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«Dobbiamo contagiarci di carità»

Auguri di Natale insieme al vescovo Antonio Napolioni per gli operatori e i volontari della Caritas diocesana che, nella mattina di domenica 22 dicembre, si sono ritrovati al Centro pastorale diocesano di Cremona.

Rivolgendo il proprio saluto a tutti i presenti, monsignor Napolioni ha definito la città come un «laboratorio di sperimentazioni collaudate» che, allo stesso tempo, è mosso da grande «fantasia nella carità».

Il territorio cremonese, infatti, pullula di diverse realtà di carità: la Casa dell’accoglienza di viale Trento Trieste è solo la punta dell’iceberg di un’enorme sistema che comprende alloggi, case famiglia e centri di ascolto. Non solo migranti, dunque, ma anche ragazze madri, dipendenti da sostanze o gioco d’azzardo, anziani e pazienti psichiatrici.

Categorie sociali – ma prima di tutto persone – aiutate in modi e forme diverse dalla Caritas diocesana, in quanto «dimensioni nascoste che hanno bisogno di essere ascoltate con competenze che devono mostrarsi nei nostri territori», ha spiegato il direttore della Caritas, don Pierluigi Codazzi. Che ha aggiunto: «Il primo compito della Caritas è la formazione e l’educazione alla carità».

Idea ripresa anche dal Vescovo, secondo il quale bisogna «permettere a tutti di entrare in Paradiso e fare esperienza di carità; non solo gli addetti ai lavori – sorride indicando operatori e volontari – ma tutti noi dobbiamo contagiarci gli uni gli altri».

Il Vescovo, insieme al direttore della Caritas, ha invitato quindi non solo dipendenti e volontari, ma anche tutte le comunità a un sincero impegno nella carità, auspicando una vera crescita nella relazione e un futuro carico di speranza.

L’incontro si è concluso con un momento informale di scambio di auguri e un rinfresco, in pieno clima e spirito natalizio.

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