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«Distanti, ma non divisi»: si è svolta online la preghiera ecumenica (VIDEO)

Il tempo di pandemia non arresta la forza della preghiera ma, al contrario, la rafforza e la rende più incisiva, soprattutto nella settimana dell’anno tradizionalmente dedicata  al tema dell’unità dei cristiani. Una suggestiva serata di riflessione, trasmessa dal portale diocesano, ha così rappresentato un motivo per ritrovarsi virtualmente ma nella solida certezza della fede, facendosi guidare dalla pagina di Vangelo scelta dalle monache del convento elvetico di Granchamp, una singolare realtà  nata in area riformata, con una specifica vocazione ecumenica.

«Ci riconosceranno se saremo uniti – ha introdotto la serata don Federico Celini, incaricato diocesano per l’ecumenismo – un momento tanto complicato e doloroso come il presente, condizionato dalla pandemia, si deve aprire nella speranza e diventare foriero di possibilità che solo se saremo uniti potremo sperimentare come efficaci».

Il professor Mario Gnocchi, già presidente del Segretariato per le attività ecumeniche, ha focalizzato l’attenzione sul verbo “rimanere”, che ricorre per ben dieci volte nei primi dieci versetti del capitolo quindici del Vangelo di San Giovanni. «Non ci è chiesto di prendere iniziativa o partire per una meta: è chiesto innanzitutto di rimanere nell’amore e nella Parola», è stato il commento del prof. Gnocchi. «L’unità dei Cristiani – ha quindi continuato – non è una conquista umana ma è espressione di una comunione che ci è donata e a cui a noi è chiesto di aprire il cuore e la mente. La nostra preghiera chiede a Dio che ci apra occhi e cuore perché siamo capaci di riconoscere questa unità e questa comunione a cui ci apriamo col Battesimo. La preghiera per l’unità è possibile perché è essa stessa preghiera».

«Viviamo questo incontro ecumenico distanti ma non per questo divisi nel riconoscersi fratelli. – ha invece esordito il Vescovo Antonio Napolioni – Rimanete nel mio cuore e produrrete molto frutto: l’immagine della vite e dei tralci rappresenta il cuore di una rivelazione che parte dall’antichità e che è fatta di dono e di tradimento, di sogno e di delusione, anche se Dio  non si non si arrende mai e il suo giudizio non è mai punitivo ma sempre pedagogico e di rigenerazione». «La preghiera ottiene sicuramente la pace del cuore, la consegna di noi stessi alla paternità di Dio, -ha proseguito il Vescovo –  la legge diventa amabile e la gioia di Dio moltiplica la gioia umana».ù

È toccato al pastore metodista Nicola Tedoldi e al padre ortodosso Doru Fociu, portare le voci della unica anche se frammentata fratellanza cristiana. «”Rimanete nel mio amore e produrrete molto frutto”: Gesù utilizza immagine della vigna per parlare della catena di relazione che unisce noi a Dio attraverso la vite» ha commentato il pastore Tedoldi, responsabile delle comunità metodiste di Cremona e Piacenza, riprendendo il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «Senza la linfa vitale della pianta il trancio è destinato a seccarsi e finire nel fuoco ma se rimane attaccato alla vite ha funzione fondamentale. Dobbiamo essere consapevoli di essere veicoli del messaggio di Cristo ai cristiani di tutte le denominazioni che si sono separati; siamo tutti tralci della medesima vite e  solo uniti  possiamo essere portatori del suo amore. – ha incisivamente evidenziato il pastore – Non ci viene chiesto di essere portatori di idee o pensieri o teologie ma di portare frutti per la gloria di Dio Padre».
«L’ecumenismo non è un cammino per portare tutti all’interno di una unica istituzione religiosa; – ha poi concluso – si tratta di un percorso volto ad accettare e riconoscere che tutte le chiese, in modi e sensibilità diverse, possono esprimere la fede in Gesù senza la pretesa di possedere la esclusiva verità. Non possiamo dirci Cristiani senza sguardo ecumenico, perché Cristo non è diviso» .

Padre Doru Fuciu, guida della comunità ortodossa rumena di Cremona, ha ribadito il richiamo all’amore vicendevole, destinato a fruttificare nella vite. «La vite è Cristo, il Padre è l’agricoltore che lavora e il figlio fa nascere i suoi tralci, che siamo tutti noi – ha evidenziato -. Siamo tutti Cristiani e viviamo in un periodo nel quale abbiamo bisogno di starci accanto ed aiutarci nel nome del suo amore».

Tre distinte voci del Cristianesimo diviso, si sono così ritrovate unite da una feconda pagina di Vangelo, dando corpo ad una preghiera corale e condivisa.  Un motivo di forte speranza, sul quale ricostruire la società sballottata dalle negatività dell’emergenza sanitaria e sociale.