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Dalle DAT all’eutanasia, il «diritto di morire» minaccia la dignità della vita (VIDEO)

È stata una serata molto partecipata, proseguita ben oltre il termine degli interventi dei relatori con numerose domande suscitate da un tema di stretta attualità come quello delle DAT ed eutanasia, affrontato con competenza e passione dal professor Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente nazionale del comitato Difendiamo i nostri figli, e l’avvocato Piercarlo Peroni, co–responsabile della sezione di Brescia del comitato.

Le interviste ai relatori

La serata (il video integrale è disponibile sul sito diocesidicremona.it), moderata dalla giornalista Francesca Morandi, è stata organizzata dal comitato Difendiamo i nostri nigli di Cremona, in collaborazione con l’associazione ProVita&Famiglia, il Movimento per la Vita e il Centro di aiuto alla vita, a pochi giorni dal termine (24 settembre), imposto dalla Corte Costituzionale al Parlamento italiano, per affrontare e disciplinare la riforma dell’articolo 580 del Codice penale, relativo al reato di “istigazione o aiuto al suicidio”. Il professor Gandolfini affronta il tema da un punto di vista laico, chiarendo il significato reale di termini chiave come eutanasia, suicidio assistito, accanimento terpeutico… Tocca poi all’avvocato Pieroni ad approfondire le implicazioni legislative. Al centro delle argomentazioni la Legge 219/2017, sulle disposizioni anticipate di trattamento: «Una legge inutile – osserva Gandolfini – perché il diritto al consenso informato in Italia esiste dal 1993». I relatori mettono così in guardia da una «strategia ideologica» che mira a rendere accettabili anche concetti con profonde e complesse implicazioni etiche e morali, stravolgono la prospettiva della cura. Portando esempi noti della cronaca recente (dj Fabo, Alfie Evans, Vincent Lambert…) illustrano il cosiddetto effetto del piano inclinato secondo cui – spiega Peroni – «si utilizza un caso eclatante per rendere accettabile e comune un comportamento». Tra gli affondi sulla legge 219 in particolare il riferimento all’interruzione dei trattamenti di idratazione e alimentazione artificiale: «Non si interrompe una terapia, ma una cura, per cui (come nel 2005 scriveva il Consiglio nazionale di bioetica) la sospensione è considerata una forma particolarmente crudele di abbandono del malato». «La Costituzione tutela la vita – osserva Peroni – ma con questa legge si cerca di introdurre il “diritto a morire”. Purtroppo la diga è aperta». In gioco c’è la dignità della vita umana. Soprattutto quella più fragile.

Il video integrale della serata