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Dalla Acli di Cremona un gruppo di pellegrini per Oscar Romero

Intense, come per i pellegrini giunti a Roma per la canonizzazione di don Francesco Spinelli e degli altri cinque beati, sono state le giornate del gruppo che a nome della Acli provinciali di Cremona, si è recato a Roma per la canonizzazione del vescovo martire salvadoregno Oscar Arnulfo Romero.

L’assistente spirituale don Antonio Agnelli li ha preceduti venerdì 12 ottobre a Roma, dove negli studi di TV2000 ha fatto un breve intervento su Romero nella trasmissione “Il diario di Papa Francesco”, accanto ad ospiti davvero significativi: il premio nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, che conobbe Romero, il sacerdote salvadoregno Correo Fredis Sandoval, e la donna miracolata per intercessione del santo vescovo, Cecilia Flores, col marito, a cui è stato dato giustamente ampio spazio nella trasmissione. Data ormai per spacciata, dopo il terzo parto, il marito, pregando Romero ottenne la grazia della sua guarigione.

Il sabato 13 ottobre è stato dedicato all’incontro con amici salvadoregni, tra cui anche alcuni membri della cittadina di Ciudad Barros, che diede i natali al santo salvadoregno. In serata un piacevole inatteso incontro in Piazza S.Pietro con il cardinale Pietro Parolin segretario di Stato vaticano che si è intrattenuto brevemente ma cordialmente, con noi, parlando di Mons. Romero e anche Primo Mazzolari.

La domenica 14 ottobre il gruppo ha partecipato con tutti i pellegrini giunti a Roma, alla celebrazione della Eucaristia di canonizzazione ed ha poi incontrato i missionari che lavorano in El Salvador, Mariella Tapella, laica di Pax Christi, e Rutilio Sanchez, che ha concelebrato accanto a don Antonio Agnelli.

Particolarmente emozionante è stata lunedì mattina, 15 ottobre, sia la S.Messa di ringraziamento per la canonizzazione, quanto l’udienza particolare concessa alla delegazione salvadoregna da Papa Francesco in aula Paolo VI, pure egli santo, legato a Romero, che incoraggiò con grande forza e vicinanza.

Il cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chavez, amico di Mons. Romero e suo collaboratore, ha presieduto la concelebrazione eucaristica. Prima ha mostrato la reliquia del nuovo santo, il cingolo insanguinato che Papa Francesco, insieme ai paramenti appartenuti a Paolo VI ha voluto indossare per a celebrazione della canonizzazione.

Nell’omelia ha sottolineato che Romero è santo perché martire della chiesa, della sua dottrina sociale applicata però nella concretezza delle situazioni storiche anche conflittuali. Da lui, pastore dei poveri e di tutti ha invocato per El Salvador, ancora segnato da povertà e violenza, la pace, la giustizia la solidarietà.

Il momento della celebrazione della S.Messa è stato poi ulteriormente arricchito dall’arrivo di Papa Francesco. I salvadoregni lo hanno accolto con un entusiasmo e calore immenso, facendo ricordare le parole di Romero in un’altre omelia del 18 novembre 1979, qualche mese prima di essere ucciso sull’altare, “con este pueblo no cuesta ser buen pastor” (con questo popolo non è difficile essere un buon pastore).

Il Papa ha poi tenuto un significativo discorso, indicando Romero santo come esempio di predilezione per i poveri e bisognosi e testimone della misericordia di Dio, segno di unità nella pluralità che caratterizza il popolo di Dio. Esempio radicale di umiltà, impegno e dono di sé per il Vangelo. Ha poi aggiunto a braccio, che Romero ha guidato grandi e piccoli e che lo aveva impressionato al suo ingresso una donna di 90 anni che gridava e applaudiva come se ne avesse 15. Questa, ha aggiunto è la forza del popolo di Dio.


Chi è Oscar Romero

Oscar Romero è il primo santo del dopo Concilio Vaticano II, martire, ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava la S.Messa nella cappella del piccolo ospedale “Divina provvidenza”.

Egli ha sempre annunciato che la salvezza è dono che viene dall’alto, senza Dio, egli afferma in una sua omelia, non riusciamo a capire chi siamo. Però, seguendo la parola di vita di Gesù, Figlio del Dio vivente, non è possibile chiudere gli occhi sulla realtà.

In un’altra delle sue straordinarie omelie disse che il gran male di El Salvador era l’adorazione della ricchezza, del denaro e del potere. Toccare questi fili voleva dire rimanere fulminati.

Uccidendolo i mandanti, forse alcuni ancora in vita, hanno pensato di farlo tacere per sempre. Ora invece la sua voce, sostenuta dallo Spirito Santo è diffusa in tutto il mondo ed è sostegno degli umili, impoveriti, scartati che cercano nel Vangelo il senso della vita ma anche la forza per lottare per la loro dignità incancellabile di figli e figlie di Dio e che possono pregarlo ed invocarlo perché attraverso la sua intercessione si realizzi nella storia il regno di Dio.