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“Dal sogno al segno”, il percorso per giovani della Zona 1

“Dal sogno al segno” è il titolo del percorso che i giovani della zona 1 affronteranno quest’anno. L’equipe di pastorale giovanile della zona ha deciso di proporre i grandi temi trattati dai Vescovi lombardi nella lettera scritta in seguito al dialogo sinodale “Giovani e Vescovi” del 2021. Temi che accompagneranno tutto il percorso che andrà da ottobre a maggio 2023.

«I Vescovi hanno intitolato la lettera “Dal segno al sogno” – spiegano dall’équipe di pastorale giovanile della zona 1 – e noi vorremmo fare un passaggio contrario: chiedere ai vari ospiti delle serate di partire dal sogno che li ha portati a raggiungere un obiettivo, a fare una determinata esperienza, raccontandoci il loro segno. Come Marta e Maria, anche noi proviamo a riflettere sul binomio contemplazione-azione che accompagna lo stile di vita dei giovani».

Gli incontri tornano con la formula estesa che si era ridimensionata nel periodo di pandemia: prima dell’incontro con gli ospiti, i giovani hanno la possibilità di condividere un momento disteso davanti a un’apericena.

Domenica 23 ottobre si è svolto il primo incontro: “Dal sogno al segno, per riunire i figli di Dio che erano dispersi” [Gv 11, 52]. A accompagnare i partecipanti è stata Francesca Morgante, educatrice dell’Ufficio Educazione Mondialità del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e responsabile del progetto Time Out, insieme a Giulia Guarino, studentessa universitaria che ha partecipato al cammino Giovani e Missione proposto dall’animazione PIME e nell’estate 2022 ha trascorso un mese in Camerun.

Due giovani che hanno mostrato quanto sia necessario aprire l’orizzonte e indossare lenti nuove per guardare all’altro con occhi nuovi, cambiare prospettiva. È infatti spesso facile cadere nella tentazione di osservare il mondo con gli occhi dei media che ci mostrano solo una parte della realtà. Occorre allenarsi a percepire le cose in modo diverso.

In una seconda parte, invece, parlando di segno, Giulia ha raccontato la sua esperienza in Camerun, le aspettative e lo stupore di fronte alla realtà. Ma soprattutto il rientro a casa: come può, un giovane, rimettersi in gioco, alla luce della crescita personale avvenuta durante un’esperienza di missione all’estero? Se la missione è stare con gli altri, è relazione, si è chiamati, tutti i giorni, prima di fare, di stare con i più fragili, con gli altri che vivono i nostri stessi luoghi.

«Ringraziamo, quindi, Francesca e Giulia – concludono dall’équipe di pastorale giovanile della zona 1 – per averci raccontato cosa è per loro l’intercultura, la conoscenza dell’altro e l’escludere di avere sempre in mano la ragione, ascoltando realmente l’altro, e per averci ricordato di trovare le nostre lenti, quelle che ci permettano di guardare con occhi nuovi le relazioni che già viviamo».

Locandina con le date del percorso