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Dal campo da rugby al campo sportivo dell’oratorio. La vocazione di Antonello Livrieri

L’estate è arrivata e le novità per la parrocchia di S. Stefano a Casalmaggiore non si sono fatte attendere. Il Grest “Bella storia”, partito come ogni anno con entusiasmo con più di 100 iscritti, ha riservato a bambini e famiglie un’insolita sorpresa: a coordinare gli educatori è Antonello Livrieri, volto noto del Rugby Viadana con 20 anni di carriera da professionista.

“Dopo anni vissuti sul campo da rugby, dopo aver giocato il Torneo Sei Nazioni nel 2000 e conquistato il titolo di Campione d’Italia con il Viadana Rugby nel 2002, la mia vita è cambiata, andando nella direzione dell’educazione”. Su come Livrieri, detto “Anto”, abbia dato una svolta alla sua vita, è lui stesso a raccontarci.

“Nel 2006 avevo conseguito il diploma di Master in Psicologia dello sport e la mia passione per lo studio è proseguita durante gli anni da professionista, quando ho iniziato a frequentare la facoltà di Scienze e tecniche psicologiche, specializzandomi in Psicologia clinica dell’intervento sociale. Poi l’incontro con Il Cerchio onlus di Casalmaggiore, che mi ha dato fiducia e mi ha permesso di crescere professionalmente”.

Torinese d’origine, casalasco di adozione dal 1998, nel 2010 lascia il Rugby per intraprendere la strada dell’educazione, convinto che l’attività sportiva sia una delle tante vie per accompagnare nella crescita e nello sviluppo i bambini e i ragazzi. Dal 2003 ad oggi ha gestito settori giovanili del Rugby Colorno e ha coordinato campi estivi e centri ricreativi con fasce d’età dai 5 ai 14 anni, avendo a che fare anche con quelli che definisce “ragazzi con fragilità”.

“L’esperienza del Grest è, tra le tante che ho seguito, sicuramente quella che maggiormente coniuga gli aspetti educativi con quelli relazionali, senza trascurare la componente spirituale e morale. L’accoglienza che le famiglie, la comunità e don Marco mi hanno riservato sta facendo sì che tutto vada nella giusta direzione”.

Che altro non è che la direzione della Chiesa in uscita tanto cara a papa Francesco, possibile grazie all’apertura al territorio, ai servizi educativi già attivati da altri soggetti e alla fiducia accordata ai laici, che tanto hanno ancora da dare.