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Da San Bassano a Roma, una spedizione di carità

Sono le ore 7 di sabato 4 febbraio quando da San Bassano parte un convoglio di aiuti umanitari con direzione Roma. Stavolta i volontari dell’associazione “Pellegrini con Gioia” possono contare su un aiuto speciale, la partecipazione di un gruppo di adolescenti dell’oratorio di San Bassano che hanno accolto la proposta insieme al parroco dell’unità pastorale “Mons. Angelo Frosi”, don Daniele Rossi.

«È da marzo del 2015 che cibo e vestiti vengono consegnati alle varie realtà bisognose della Capitale, ma questa volta è diverso – ha raccontato Claudia, una delle volontarie di San Bassano, al momento della partenza –. Gli sguardi trepidanti degli adolescenti tradiscono non poca emozione e, perché no, sicuramente anche quella del parroco, fortemente entusiasta di dar la possibilità ai suoi ragazzi di toccar con mano quella che san Paolo definisce la più grande delle tre virtù teologali, la carità».

La spedizione umanitaria del weekend della prima settimana di febbraio ha visto la distribuzione degli aiuti a realtà differenti. A cominciare dal monastero delle Clarisse. Momenti di ascolto molto toccanti hanno segnato questa prima tappa. Ad accogliere la delegazione di San Bassano suor Elena, responsabile e guida delle ventiquattro monache di clausura, affiancata da suor Veronica di 29 anni e suor Maddalena di 31.

Una volta depositati i generi alimentari e dopo un momento di dialogo con le monache riguardo la loro esperienza, la loro missione e la loro vocazione, i ragazzi hanno raggiunto la Congregazione delle Missionarie della carità, fondate da Madre Teresa di Calcutta, santa che ha dedicato la proprio vita all’aiuto dei bisognosi.

Dopo un’iniziale momento di preghiera in cappella, la delegazione ha poi raggiunto il convitto, composto da mensa e dormitori strutturati in 50 posti letto, messi a disposizione delle persone senza dimora. Anche qui si è proceduto con la consegna di altrettanti prodotti alimentari e alla distribuzione dei pasti presso la mensa.

I ragazzi hanno poi raggiunto i portici che affacciano verso le mura della Basilica di San Pietro. In questo caso l’anello di congiunzione è stata Daniela, collaboratrice con l’associazione durante la missione dei convogli umanitari. Lei è chiamata “angelo dei senza tetto”, uomini e donne che vivono giorno e notte per le vie della Capitale.

«In poco tempo siamo stati raggiunti da molte persone e, quasi, sembravano non bastare i numerosi scatolini di brioches, barrette, biscotti, coperte e vestiti invernali che ognuno dei volontari stava distribuendo – ha spiegato Claudia –. La verità nei loro occhi, le condizioni precarie e le loro parole non ci hanno lasciati indifferenti. Le loro parole erano soprattutto contrastanti, ma utili a far emergere la cruda realtà che vivono». Ha quindi concluso: «Davvero non basterebbero mille parole per spiegare l’intensità vissuta in questo fine settimana, in cammino per le vie di Roma, passo per passo, condividendo tanti pensieri e, perché no, trovandoci anche raccolti in un’osteria del centro per gustare un buon piatto di amatriciana o la cacio e pepe. Raccontiamo di noi, confrontandoci sulle esperienze vissute nella concretezza pienamente consapevoli che, alla fine, ciò che conta di più, sono proprio le parole del Profeta Isaia citate nella Prima Lettura condivisa a Roma durante la Messa la Domenica mattina: “ Non consiste forse il digiuno che voglio, nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?”».