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Concerto pasquale in Cattedrale con il Polifonico

La musica sacra dell’Ottocento (soprattutto in Italia) finisce con il subire uno sdoppiamento tra forme espressive più legate alla tradizione e alla liturgia e altre condizionate dal processo di secolarizzazione in atto nella società come pure dai mutati indirizzi estetici indotti dalle poetiche romantiche e poi decadentiste. Il concerto di Pasqua del Polifonico la sera di giovedì 20 aprile in Cattedrale ha indagato proprio questi confini, con pagine di Brahms e Puccini, facendone poi sintesi con due bei componimenti di Federico Mantovani, ormai da qualche anno guida dell’ensemble cremonese accompagnato, per l’occasione, dall’Orchestra Filarmonica Italiana.

I ruoli solistici, invece, sono stati affidati al tenore Cosimo Vassallo e al baritono Valentino Salvini. Insieme hanno fornito una bella prova su un programma impegnativo, proprio perché dalle caratteristiche tanto eterogene, dove per ogni brano occorre far emergere un suo proprio carattere. Perché se Brahms traduce in musica un invito alla pace interiore e alla fede in Dio, affidato ad un andamento lento e sereno della melodia, dove le line evocali si intrecciano in un contrappunto sempre cantabile, in Puccini – con la “Messa di Gloria” – la partitura appare godere di una nuova autonomia estetica, che la allontana (forse) dalla celebrazione del sacro e la avvicini quasi alla scena lirica, con corrispondenze con Edgar e anche il Madrigal dall’atto due di Manon Lescaut. Muoversi con il giusto equilibrio – nell’interpretazione – sul confine tra musica liturgica (intesa in senso più tradizionale) e richiami operistici è un merito straordinario del Polifonico e del suo direttore, capace di lasciare spazio anche all’esuberanza dell’orchestra.

Perfetta la prova dei solisti, così come merita un plauso il coro, capace di reggere nella intonazione e nella tenuta espressiva anche quando la tessitura alta e la scrittura di Puccini nascondono più di qualche insidia. Infine i due brani di Federico Mantovani. In questa occasione non si è trattato di componimenti inediti ma comunque capaci di trarre forza nel confronto con il resto del programma del concerto. Così nell’ “O salutaris Hostia”, dalla Canatat dedicta a don Primo Mazzolari, solisti – riproposto anche come bis -, coro e orchestra si intersecano nell’esposizione del tema, armonizzato con soluzioni moderne e di forte impatto emotivo. E non meno intenso è l’ “Alleluia” tratta dal “Canto di misericordia” In questo modo l’esecuzione da semplice ancorché perfetta ipotiposi musicale s’eleva ad orizzonte, illimitato, dell’anima.

“Questo concerto completa la Pasqua – ha affermato il Vescovo nel proprio saluto – e si unisce ai tanti momenti importanti di queste settimane”. Mons. Napolioni ha voluto richiamare la “partecipazione della comunità”, non solo ieri sera ma anche ai riti della Settimana Santa e alla processione di venerdì scorso in particolare. Prendendo spunto dalla musica, ha quindi richiamato l’importanza della bellezza, come elemento identitario ma anche di coesione di una comunità. Al coro e al suo direttore, infine, ha voluto testimoniare gratitudine e apprezzamento sincero, senza rinunciare a testimoniare la sua preferenza per pagine che interrogano l’animo umano e lo sostengono con la Fede. Una raccomandazione richiusa nell’invito, per le prossime esibizioni, a proporre “Meno Puccini e più Mantovani”.
Alla elevazione musicale del Coro Polifonico hanno assistito diversi sacerdoti cremonesi, insieme ad alcuni preti di Fano, in questi giorni in visita in diocesi.

Alessandro Bardelli

 

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