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Con la Messa natalizia in Università Cattolica accolta la reliquia della beata Armida Barelli a Santa Monica

«Per noi, come università è un momento importante, è il riconoscimento di questa straordinaria donna che si è impegnata per tutta la vita nell’ambito della cultura, del volontariato, nell’ambito dell’azione cristiana». Si è aperta con queste parole, riferite alla beata Armida Barelli, pronunciate da don Maurizio Compiani, assistente spirituale della sezione cremonese dell’Università cattolica del Sacro Cuore e incaricato diocesano per la Pastorale universitaria, la Messa natalizia celebrata nella cappella del campus Santa Monica dell’Università Cattolica.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, alla presenza di studenti, docenti, responsabili di ateneo e responsabili delle residenze universitarie che hanno gremito la cappella del campus, si è aperta con la lettura, da parte di una studentessa, della biografia della fondatrice dell’ateneo beatificata da Papa Francesco lo scorso 30 aprile, le cui reliquie sono state accolte nelle sedi dell’Università Cattolica di tutta Italia, tra cui la proprio la nuova sede di Cremona.

«Il campus di Santa Monica custodisce questa sfida: un’aula speciale, che rende possibile l’acquisizione di una sapienza più integrale. E il genere letterario che qui si usa è quello del silenzio, dell’ascolto, della poesia, cioè della creatività spirituale, oltre che intellettuale», ha detto il vescovo durante la sua omelia in cui mette in guardia dalla tentazione degli uomini di «impossessarsi» della giustizia di Dio «e in nome di questo Dio si facciano “religiosamente” giustizieri gli uni degli altri». Una denuncia, quella di mons. Napolioni, alle notizie che oggigiorno, e ogni giorno, saturano le menti e le coscienze di ognuno: «Sentire che delle ragazze che vogliono studiare vengono ammazzate, violentate e incarcerate nel mondo perché offendono Dio, oggi, nel 2022 – ha proseguito –, ci devono far raccapricciare».

Ma allora – ha quindi aggiunto continuando a commentare il brano del profeta Isaia proposto dalla liturgia – viene naturale chiedersi «perché questo brano viene letto proprio durante il periodo di Avvento?». E la risposta è ben presto detta dal vescovo: «Viene letto perché, attraverso lo scandalo, attraverso questo rischio di essere al servizio di un Dio despota e a nostra volta violenti propagandisti di questa sua autorità, si risvegli in noi un sussulto di coscienza». E ha proseguito: «La risposta a questo sussulto è proprio quel Bambino, che rappresenta la differenza e la novità cristiana davanti alla tentazione umana di farci delle religioni che ci rendano vincenti, ci diano potere. La novità di un Dio che rivela la sua onnipotenza attraverso la tenerezza, l’umiltà e il perdono».

 

 

E anche il Vangelo del giorno costituisce uno spunto su cui il vescovo Napolioni ha costruito la sua omelia. Viene narrato il racconto in cui Giovanni il Battista, all’inizio della sua missione, vuole verificare chi sia colui per il quale sta dando la sua vita, e manda a chiedere a Gesù: “sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?” «Gesù stava guarendo molti da malattie, infermità e spiriti cattivi e dice loro: “Andate e raccontate ciò che avete visto e udito”. «Neppure Gesù sa rispondere alla domanda del Battista, perché anche Gesù prende progressivamente coscienza della Sua missione. Non è il “manichino” di Dio, non è il prodigio di Dio, ma è l’avventura umana di Dio, che entra nella nostra storia e ne assume la fragilità, il rischio della libertà».

«Gesù non risponde chiaramente alla domanda, perché lascia la porta aperta a tutti noi, che siamo “quell’altro Gesù” – ha concluso –. Gesù ha iniziato un’opera e, attraverso il dono dello Spirito, fa sì che ogni ragazzo, ogni ragazza, ogni docente, ogni vocazione, sia un prolungamento della Sua missione d’amore nel mondo. Lui ha inaugurato un’umanità nuova in cui ognuno trova realizzazione nell’identificarsi con la presenza di Gesù. Questo è il Natale che auguro a me stesso e a voi».

Al termine della celebrazione, l’annuncio, da parte di don Compiani, dell’appuntamento del prossimo 22 aprile, in cui Papa Francesco accoglierà in udienza tutte le istituzioni che hanno contribuito alla beatificazione di Armida Barelli, delle quali anche l’Università Cattolica fa parte.