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«Commuoviamoci dinanzi alla piccolezza di Dio»

Nella tarda mattinata di venerdì 23 dicembre si rinnovata la bella tradizione degli auguri del Vescovo ai membri della Curia diocesana e degli organismi collegati. Per la prima volta presenti anche i membri del Consiglio per gli affari economici diocesano. A fare gli onori di casa il vicario generale, don Massimo Calvi, che ha formulato gli auguri di un buon primo Natale tutto cremonese a mons. Napolioni: «Al suo arrivo in diocesi – ha esordito il sacerdote – ci ha consegnato due immagini: il sogno e il cantiere. La Curia, in effetti, è già un cantiere per i tanti cambiamenti in atto. Ci auguriamo, che con la nostra collaborazione serena e leale, si possanno tradurre i sogni in tanti progetti concreti, in cammini di vita pastorale effettivi».

Dal canto suo mons. Napolioni ha ribadito di sentirsi bene a Cremona e di aver avuto dei bravi collaboratori – sia passati sia attuali – che lo hanno ben introdotto nella vita della Chiesa diocesana. Ha poi sottolineato la congiuntura negativa che sta vivendo il nostro Paese e l’Europa intera, soprattutto a causa della mancanza di lavoro per le giovani generazioni, e ha voluto ricordare anche i diversi sacerdoti che sono mancati in questi suoi primi mesi di episcopato, tra questi una menzione speciale per don Giampaolo Rossoni.

Il vescovo Antonio ha poi ripreso alcuni stralci del discorso di papa Francesco alla Curia Romana del giorno precedente. In particolare si è soffermato sull’incipit: «Il Natale è la festa dell’umiltà amante di Dio, del Dio che capovolge l’ordine del logicamente scontato, l’ordine del dovuto, del dialettico e del matematico. In questo capovolgimento sta tutta la ricchezza della logica divina che sconvolge la limitatezza della nostra logica umana». E così ha commentato: «La traiettoria dei nostri sforzi deve portarci a fare a gare per diventare sempre più piccoli rispetto agli altri, solo così assomiglieremo a Dio e faciliteremo i processi vitali».

Mons. Napolioni ha poi ripreso la citazione del monaco contemporaneo padre Matta el Meskin fatta dal Papa al termine del suo intervento: «Donaci di non crederci grandi nelle nostre esperienze. Donaci, invece, di diventare piccoli come te affinché possiamo esserti vicini e ricevere da te umiltà e mitezza in abbondanza. Non ci privare della tua rivelazione, l’epifania della tua infanzia nei nostri cuori, affinché con essa possiamo curare ogni orgoglio e ogni arroganza. Abbiamo estremo bisogno […] che tu riveli in noi la tua semplicità avvicinando noi, anzi la Chiesa e il mondo tutto, a te. Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. C’è una concorrenza spietata tra governi, tra Chiese, tra popoli, all’interno delle famiglie, tra una parrocchia e un’altra: chi è il più grande tra di noi? Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme». Da qui l’invito formulato a tutta la Curia cremonese: «Commuoviamoci per essere stati visitati dalla piccolezza di Dio».

Il breve cordiale incontro si è concluso con lo scambio degli auguri in maniera personale e un piccolo rinfresco offerto da una pasticceria del centro.

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