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Claudia Koll, una scelta di conversione: «Dio non mi ha tolto niente, ha benedetto la mia vita»

 

«Ho capito che non bisogna temere nulla. Perché la vita è più forte della morte. E l’amore di Dio ci guida. Mi sono innamorata della grazia di Dio perché mi trasformava, mi rendeva migliore. Perché ha reso chiari i miei rapporti con gli altri». Claudia Koll parla della sua conversione come di una scelta. «Non un sacrificio». Eppure non tradisce le parole. Piuttosto le pesa, tratta il tema che le è stato affidato con estremo rispetto. La locandina dedicata al primo evento organizzato dalla parrocchia di Arzago d’Adda campeggia all’ingresso della chiesa, gremita di persone, pronte per ascoltare un’esperienza ricca di vita, «di amore, di carità e di verità. Su questi baluardi si fonda la mia storia». Quella di Claudia Koll è un’esperienza che inizia con i riflettori puntati. Attrice, balzata agli onori delle cronache con Così fan tutte, ha calcato il palco del teatro Ariston con Pippo Baudo nel 1995 per poi approdare al piccolo schermo .

«Nella vita si sceglie. Oggi sono diversa, ma non rinnego ciò che ho fatto. Farà sempre parte di me. Dio non mi ha tolto niente, piuttosto ha compensato, ha dato senso a tutti gli aspetti della mia persona. Della mia vita: l’ha benedetta». Per questo «ho scelto di testimoniare il Signore, nonostante la fatica». La voce si abbassa. Il silenzio lascia spazio ad una consapevolezza, utile a scegliere con cura le parole, a governare le emozioni. Senza soffocarle. «Ho fatto un lungo viaggio, ma sono qui stasera, nonostante la bronchite, perché penso di avere qualcosa da dire, perché ho sperimentato la grazia di Dio. Alla base della mia esperienza c’è il rimettermi a Dio, l’essere strumento nelle sue mani. Perché io sono fatta per amare, non per odiare. L’ho capito quando ho incontrato il maligno. Aveva la voce di un’attrice famosa. Mi ha chiesto di odiare. Mi sono rifiutata. Sono fatta per amare, mi sono detta. Ho gridato la preghiera del Padre nostro e ho preso tra le mani un crocifisso. Da lì ho sentito Dio come pace. Mi sono sentita libera. Il mio peccato più grande? Aver fatto a meno di Dio, fino a quel momento». Da lì l’inizio di «un percorso di ricerca», avviato grazie «alla preghiera dei miei genitori, che mi hanno affidata, perché hanno capito che mi stavo perdendo».

 

 

La fiammella che Dio ha riacceso «è stata la mia relazione con Maria». Dopo aver varcato la Porta Santa nel 2000 «ho assistito ad un risveglio della mia coscienza. Ho cominciato a scoprire i miei limiti, ho appreso dal Signore la capacità di non interpretare più i copioni, il dolore, con le parole del passato». Ha iniziato a dire dei “no”. «A ruoli che non erano miei». Così ha sperimentato «la paura del futuro. Quando passi da una vita epidermica ad una contemplativa sperimenti novità, ma anche gli interrogativi su come continuare a vivere. Anche in quel contesto ho sperimentato la grazia di Dio, perché mi ha guidato fino ad oggi. La conversione non mi ha chiuso alla vita, mi ha fatto vivere nuove esperienze».

Dalla direzione di un’accademia di spettacolo per giovani, ai viaggi in Africa accanto ai più poveri. «Ho aiutato ragazzi con attacchi di panico a capire il loro vissuto, a trovare un punto di contatto tra le proprie emozioni ed i personaggi da interpretare». I poveri, invece, «mi hanno insegnato l’essenziale, con loro ho imparato a condividere».

Dopo la chiusura dell’Accademia, ha fondato un’associazione, “Le opere del Padre”, per sostenere gli ultimi, «coloro che hanno perso la dignità». «Ho capito che la mia relazione con Dio è fondata sull’amore per il prossimo. E allora questa associazione è stata una necessità. Perché la fede senza le opere è morta». Ma c’è un tempo e uno spazio per tutto. «Sono anche mamma». C’è tempo e spazio. Sempre. «Perché – chiosa al termine della serata il parroco don Matteo Pini – la vita vera si sente». In ogni attimo.