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CL, a Cavatigozzi centinaia di persone per la Giornata di inizio anno

Sabato 30 settembre si è tenuta la Giornata di inizio anno di Comunione e Liberazione. Un momento comune per tracciare il cammino da seguire nell’anno che verrà. Guidata da don Julian Carron, attuale guida del Movimento, si è svolta al Forum di Milano (dove erano presenti oltre 12mila persone) ma in collegamento con decine di città italiane e all’estero. Tra queste, Cremona.

Luogo scelto per la diretta dell’evento è stata la palestra di Cavatigozzi, dove 640 giovani e adulti di CL si sono incontrati per seguire la lezione di Carron e poi celebrare la Messa.

Oltre alla comunità di cielle cremonese, erano presenti anche gli aderenti delle comunità di Brescia, Casalpusterlengo, Crema, Lodi e Mantova.

Una delle modalità più belle e caratteristiche di CL è l’amore per il canto – richiamato anche da Carron come un valore fondante e imprescindibile del “bel vivere” cristiano – ed è per questo che la Giornata è iniziata con l’ascolto di tre canti cari al Movimento: “Il Cantastorie” e i “I cieli” di Claudio Chieffo, Sou feliz Senhor (un canto popolare spagnolo) e la struggente “Negras Ombras”.

A incalzare l’erede di don Giussani è stato con una domanda chiara e precisa Davide Prosperi, uno dei responsabili di CL. “Siamo qui per una gratitudine – afferma – dopo la bellezza di quanto visto quest’estate”. Cita i volontari del Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini (“ragazzi che si sono pagati l’albergo per lavorare gratis in fiera e per servire un luogo riconosciuto come caro”), le tante testimonianze delle vacanze estive delle diverse comunità di CL nel mondo. Eppure, una volta tornati a casa, c’è il rischio di vivere un’aridità, la tentazione di pensare che in fondo la nostra vita sia poco utile. Don Giussani, ricorda Prosperi, si struggeva perché l’unica cosa che desiderava era che la sua vita non trascorresse inutilmente. E quando non è inutile, si chiede Prosperi? “Quando si corrisponde a un amore. Che piccineria pensare che l’utilità sia solo ciò che la vita può darci o che noi siamo capaci di fare. La vita diventa utile quando è obbedienza, una disponibilità alla presenza di Cristo”. E allora, domanda Prosperi a Carron, “come possiamo aiutarci a vivere la coscienza di questa dipendenza” da Dio?

La guida di CL – con il suo italiano che sempre tradisce le sue origini spagnole – elenca cinque punti decisivi per il cammino cristiano del Movimento. Il primo è il riconoscere l’avvenimento cristiano, proprio come accade in un grande amore, descritto nel canto “Negras Ombras”: “Se canto sei tu che canti, se piango se tu che piangi”. L’avvenimento, spiega Carron, è riconoscibilissimo perché fa vibrare tutto il nostro essere, il nostro cuore, le nostre energie. Non è frutto di elucubrazioni mentali, ma di una vita, di un incontro. “Un incontro talmente travolgente che l’unica cosa che desideriamo è che quel Tu non ci lasci mai”. Eppure, avverte il sacerdote spagnolo, “quando non domina la sorpresa di questo avvenimento, tutto scade in un formalismo”. Cioè un insieme di gesti formali che però non generano famigliarità con Cristo e soprattutto non generano letizia. Ed è questo il vero test del cristiano: la letizia. Il secondo richiamo di Carron è stato alla strada dell’esperienza e l’attaccamento alla storia, alle origini del Movimento. Per questo, come terzo punto, ha suggerito di “recuperare l’inizio”, di tornare cioè alla radice dell’entusiasmo che infiammava i cuori e la vita del Movimento. E cioè Cristo, non i valori o le inevitabili interpretazioni che di essi si fanno. Perché qui entra in gioco i discrimine (quarto punto) tra un cristianesimo vissuto come ideologia e un cristianesimo vissuto come cultura. Non un insieme di dogmi, ma una vita che si comunica di bocca in bocca, di incontro in incontro, di compagnia in compagnia. Un avvenimento che nella storia – proprio come duemila anni fa – si rende vivo qui e ora. Questo è il quinto punto sul quale il sacerdote insiste di più: la contemporaneità di Cristo. “Un uomo vivo lo si riconosce perché è in un rapporto continuo con Cristo, sostenuto da una compagnia umana che lo accompagna e che prolunga nel tempo l’avvenimento cristiano”. La chiosa è efficace: “O è il Dio della storia, o è il Dio dei nostri pensieri. La nostra compagnia è il luogo dove la Presenza di Cristo è riconosciuta e in forza di questo possiamo perdonare, e vivere intensamente. Cultura, carità e missione scaturiscono unite dalla fede, sono espressione dell’origine in Cristo. Sono curioso di vedere che creatività scaturirà nel rispondere a Cristo nei nostri ambienti di vita”.

Un augurio che la comunità di CL di Cremona ha raccolto con entusiasmo. E che ha affidato nell’eucarestia celebrata pochi minuti dopo da don Marco Genzini e da altri sei sacerdoti.