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Chiesa di casa, focus sui cattolici d’origine straniera

Nel nuovo appuntamento di Chiesa di Casa si è parlato di migranti. Hanno dialogato con Riccardo Mancabelli due ospiti: don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la Pastorale dei migranti, e Guillaume Yao, della comunità cattolica francofona di origine africana.

In particolare, don Maurizio si è soffermato sulla presenza straniera dei cattolici nella nostra diocesi: «Quella romena è la rappresentanza più datata, ma nel corso del tempo anche quella africana ha assunto numeri importanti e, per altro, si sono suddivise le comunità: quella di lingua francese e quella anglofona». Inoltre, in piccola parte, vi è la presenza di fedeli ucraini di rito greco-cattolico.

«Per diverso tempo – spiega ancora don Ghilardi – sì è cercato di accompagnare le comunità con risorse locali; finalmente siamo arrivati a presenza di due cappellani etnici dedicati a questo servizio: uno per la comunità francofona e uno per l’anglofona». Due comunità, quindi, in continuo dialogo con la realtà locale, che tuttavia dispongono di momenti dedicati, ad esempio la Messa in lingua nella chiesa del Migliaro, a Cremona.

Un’opportunità come questa non è una novità, come aggiunge l’incaricato diocesano: «Se pensiamo agli italiani all’estero, tutt’oggi c’è un cappellano cattolico che li accompagna. Ciò ha il valore di far sentire meno il distacco affettivo dalle proprie radici». Dunque, un evidente desiderio di integrarsi si fonde al bisogno di non prescindere dalla propria origine.

Origine fatta di una vivacità di spirito che queste comunità portano anche sul territorio cremonese: «Per noi la Messa è una festa, una grazia, siamo felici di andare in Chiesa», afferma Guillaume Yao.

Inevitabile domandarsi se effettivamente i migranti riescano ad inserirsi nel tessuto diocesano delle parrocchie: «Nel nostro caso è molto integrata la comunità francofona. Ma comunque, in linea di massima, queste persone frequentano la Messa della propria comunità locale» spiega don Maurizio. A tal proposito, Guillaume si è espresso sull’accoglienza delle parrocchie: «Prima abbiamo avuto difficoltà, perché non trovavamo un modo di vivere la nostra fede. Abbiamo parlato con il vescovo e adesso abbiamo iniziato a ritrovarci anche tra di noi. Per quanto riguarda l’inserimento nelle parrocchie, non abbiamo difficoltà. Io, per esempio, frequento la parrocchia di Longardore». Guillaume è anche ministro straordinario dell’Eucaristia e le sue figlie frequentano il cammino di catechesi in parrocchia.

La trasmissione si è conclusa con l’augurio che la complessità del tema non esaurisca il dialogo anche all’interno alla diocesi, affinché la Giornata del migrante e altre iniziative analoghe non siano solo brevi parentesi di ascolto e presa di coscienza.