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Chiesa di casa, don Zanaboni: «Una Chiesa in uscita è capace di relazioni vere»

«Una Chiesa in uscita è capace di relazioni vere». Così don Umberto Zanaboni, incaricato per la pastorale missionaria e il primo annuncio della Diocesi di Cremona, durante la quinta puntata della nuova stagione di Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale. Ospite della trasmissione, nel cuore dell’ottobre missionario, insieme a Gloria Manfredini, insegnante con numerose esperienze missionarie alle spalle, don Zanaboni ha ribadito la necessità di una comunità cristiana «capace di incontrare l’altro, di farsi prossima, di uscire dalle proprie strutture per vivere relazioni profonde».

Ed è proprio nelle relazioni che i due ospiti del settimanale di approfondimento diocesano hanno individuato il cuore dell’esperienza missionaria. «L’idea stessa di partire – ha raccontato Gloria Manfredini, reduce da un anno nella parrocchia di Jesu Cristo Resuscitado, a Salvador de Bahia, in Brasile – non è circoscrivibile a un momento preciso, ma è espressione di un’esperienza ecclesiale fatta di incontri, persone e cammini condivisi».

Le parole chiave che hanno guidato la puntata sono state lette proprio in quest’ottica. La prima – vocazione – per don Zanaboni «ha un significato molto profondo, perché ci rimanda inevitabilmente anche alla dinamica del primo annuncio: la chiamata alla missione non è il semplice desiderio di partire, ma l’invito, rivolto a tutta la Chiesa, a farsi portatori e annunciatori del Vangelo».

Lo stile proposto, dunque, sembra essere quello della concretezza, del legame con la realtà. Soprattutto quando si parla di giovani. «Ai giovani piace fare – ha sottolineato don Zanaboni – più che ascoltare grandi discorsi. Noi cristiani dovremmo impegnarci maggiormente per dar loro la possibilità di spendersi, di crescere, di capire, di mettersi in gioco».

E proprio su questo punto si è aperta la finestra della trasmissione, la consueta rubrica dedicata al mondo giovanile. A porre una domanda decisamente provocatoria è stata Marta, giovane insegnante cremonese, che nel desiderio di «fare missione» legge un rischio: la risposta di compensazione a bisogni personali.

«Non possiamo negare che questo pericolo ci sia – ha risposto Gloria Manfredini, portando la propria esperienza – ma credo che sia giusto riconoscere sempre la positività del desiderio di partire per un’esperienza missionaria. Anche perché, poi, è la realtà stessa a metterci nelle condizioni di uscire da noi stessi per rivolgerci verso l’altro».

Uscita che è stata identificata come la terza parola chiave della trasmissione. «Uscire significa muoversi, abbandonare la sicurezza data dalle nostre architetture, fisiche e metaforiche, per andare verso, per incontrare, con il sorriso, chi ci sta intorno. Ecco il cuore della missione, ecco la vocazione della Chiesa, che non è semplice erogatrice di servizi», ha ribadito don Zanaboni. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Gloria Manfredini: «Uscire significa lasciare qualcosa alle proprie spalle – casa, famiglia, amici e comfort – per provare a lasciarsi stupire da ciò che si incontra».

Nel concreto della Diocesi di Cremona questo significa «ricordarsi della presenza della nostra parrocchia di Jesu Cristo Resuscitado, in Brasile, con la possibilità di raggiungerla per dare supporto, per sviluppare progetti legati al mondo dell’educazione o dello sport», ha ricordato don Umberto Zanaboni. «Significativo può anche essere l’aiuto fornito “a distanza”, che non è il semplice invio di denaro, ma un’idea di cura e condivisione che dovrebbe essere lo stile della nostra comunità».