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Centinaia di donne ai Centri di Aiuto alla Vita di Cremona e Casalmaggiore

Nella città di Cremona i centri di aiuto alla vita sono due, ma si muovono come un unico organismo: all’ospedale, al settimo piano, lo stesso dei reparti di ostetricia e ginecologia, i volontari accolgono i dubbi delle mamme nei giorni in cui c’è l’accettazione per possibili pratiche abortive; in via Milano, vicino al Seminario, c’è spazio per il centro d’ascolto e per raccogliere tutto il materiale che serve per accompagnare la crescita dei bimbi nei loro primi tre anni di vita: pannolini, omogeneizzati, vestiti, passeggini…

«Nel percorso di accompagnamento 0–36 mesi – spiega Paolo Reggiani, presidente del Cav – seguiamo attualmente circa 300 situazioni, anche attraverso la rete del progetto Gemma e di un progetto nostro che abbiamo intitolato alla fondatrice Lina Ghisolfi. Ogni anno circa 100 famiglie si rivolgono a noi per un sostegno in situazioni di difficoltà materiale o psicologica». Un numero che negli anni è diminuito notevolmente, anche per l’impatto degli aborti farmaceutici che purtroppo portano donne e ragazze anche giovanissime fuori dal raggio d’azione dei Cav: «Le pillole non sono vendibili alle minorenni, ma è facile intuire che anche una ragazzina con un’amica di poco più grande possa accedere al farmaco, senza avere però la possibilità di qualcuno che spieghi loro ciò a cui stanno andando incontro».
Il numero che meglio di tutti però rappresenta il cuore dell’impegno quotidiano dei volontari è quello delle vite salvate: anche quest’anno 8 bimbi sono salvati dalla prospettiva di una interruzione di gravidanza. «Sembrano numeri limitati – commenta Reggiani – ma nella sostanza il vero obiettivo del nostro operato. E questo ci porta una carica di entusiasmo per il proseguo della nostra attività, proprio grazie alla affermazione del valore della vita che non si misura solamente con dei numeri».

Dal Cav di Casalmaggiore, invece, nel 2018, sono passate 40 donne decise a portare avanti una gravidanza anche se in condizioni di forte disagio. Le braccia dei 13 volontari (soprattutto donne) si spalancano e accompagnano alla vita. Ma anche dentro la vita. Perché quando il bisogno è di altra natura la sede di via Mazzini non chiude le porte. Per questo il numero di famiglie che ha ricevuto supporto dal Cav è anche superiore: circa 100 famiglie sono state ascoltate, aiutate, sostenute, accompagnate. «Perché la vita è sempre un bene – dicono quelli del Centro – soprattutto quella più indifesa». Lo è quella di un bimbo che deve ancora venire alla luce, quella della madre che lo custodisce dentro di sé mentre fuori deve già fare i conti con difficoltà economiche e fragilità psicologiche e personali legate anche agli ambienti in cui vive. Così alle porte del Cav bussano donne sole, abbandonate dal partner o dalla famiglia di orgine, giovani coinvolte in relazioni anomale o irregolari, cittadine immigrate senza assistenza sanitaria, famiglie senza lavoro o monoparentali con redditi insufficienti al mantenimento di un figlio, persone con difficoltà intellettive, donne vittime di maltrattamenti e violenze. Tutte trovano la comprensione e l’accoglienza dei volontari che attraverso la rete solidale cresciuta attorno al Centro offrono aiuti materiali (quest’anno sono stati distribuiti 140 pacchi di indumenti, alimenti per la prima infanzia, pannolini, carrozzelle, lettini…) ma anche un affiancamento specifico attraverso la collaborazione di consulente etico e di specialisti (medici, legali, assistenti sociali, picologi…) raggiunti attraverso i consultori Ucipem di Viadana e di Cremona.