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Colletta alimentare: raccolte 50 tonnellate di generi alimentari

«È stata una giornata eccezionale, di grande entusiasmo, che ha visto lavorare, nonostante il freddo, per moltissime ore oltre mille volontari. E tra questi tantissimi giovani e famiglie con bambini. Proprio un ragazzino a San Giovanni in Croce mi ha commosso per la sua passione nell’invogliare le persone a fare la spesa». È un bilancio pienamente positivo quello tracciato da Leonardo Ronchini, uno dei responsabili cremonese della Colletta alimentare che si è svolta sabato 28 novembre dinanzi a oltre 50 supermercati della provincia. «Nonostante abbiamo notato meno gente a fare la spesa, forse a causa anche della concomitante festa del torrone – continua Ronchini – abbiamo raccolto lo stesso quantitativo dello scorso anno: ben 50 tonnellate di generi alimentari a lunga scadenza».

Accanto ai volontari con la loro caratteristica casacca gialla anche un nutrito gruppo di Alpini: «La loro presenza è stata importantissima, sia per l’aiuto che ci hanno dato sia per quel senso di sicurezza che riescono ancora a trasmettere alle gente comune: “se gli Alpini hanno dato la loro disponibilità significa che la cosa è seria” era il commento di molti».

Ma le sorprese sabato 28 non sono terminate: «In maniera inaspettata all’Esselunga di Cremona sono arrivati alcuni giocatori della Vanoli che per alcune ore hanno lavorato sodo. Anche di queste presenze la gente è stata molto contenta. Devo ringraziare la squadra per la sensibilità dimostrata: lunedì scorso durante la partita vittoriosa contro il Pistoia ad alcuni volontari è stata data la possibilità di spiegare al pubblico il senso della colletta».

Già nella serata di sabato le 50 tollennate di alimenti erano già sistemate nei bancali e riposte nel magazzino di via Mantova offerto per due mesi dai signori Ferraroni e Bernuzzi: «Entro la metà di gennaio – conclude Ronchini – distribuiremo tutto a circa 30 enti caritativi del territorio, tra di essi spiccano Caritas diocesana, Cucine Benefiche, tutte le Conferenze parrocchiali della San Vincenzo, Casa Famiglia S. Omobono, la cooperativa La Zolla».

 

DA 19 ANNI A FIANCO DEI POVERI
La Giornata della colletta alimentare da 19 anni è l’evento di solidarietà più partecipato  in Italia con oltre 135.000 volontari dislocati dinanzi a 11.000 punti vendita. Nel 2014 nel nostro paese sono state raccolte 9.201 tonnellate di alimenti grazie alle donazione di 5.500.000 italiani.

La Giornata è quanto mai indispensabile in questo momento critico: i dati Istat pubblicati a luglio 2015 per il 2014 parlano chiaro: in Italia risultano in condizione di povertà assoluta 4.102.000 individui, di questi 1.866.000 risiedono nel Mezzogiorno, 2.044.000 sono donne, 1.045.000 sono minori, 857.000 hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, 590.000 sono anziani. Dati riproposti proprio dall’Istat all’inizio di questa settimana per sottolineare un dato né in salita né in discesa rispetto al 2013. Un dato in parte positivo, quindi, anche se non lo è rispetto alla media dell’Unione Europea con la quale ha uno scarto di quattro punti percentuali in più. Stiamo parlando – come pubblicato dall’Ansa il 23 novembre 2015 – “del 28,3% della popolazione, secondo le stime Istat, e del fatto che nel 2014 una persona su 4 in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale, che il 19,4% è a rischio povertà, che l’11,6% vive in famiglie gravemente deprivate e che il 12,1% in famiglie a bassa intensità lavorativa”.

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Giorni di intensa spiritualità mariana in Cattedrale con la Madonna pellegrina di Loreto che ha fatto tappa a Cremona nell’ambito della Giornata dell’Adesione dell’Unitalsi

Domenica 29 e lunedì 30 novembre ha fatto tappa a Cremona la statua della Madonna pellegrina di Loreto, accolta in Cattedrale nell’ambito della Giornata dell’adesione dell’Unitalsi, che come consuetudine è stata celebrata nella prima domenica di Avvento. Una presenza, quella della statua della Vergine in città, di particolare significato per l’associazione cremonese che proprio nei giorni scorsi ha visto il rinnovo delle cariche sociali, con la presidenza assunta da Maria Enrica Lambri.

“L’inizio del mandato del nuovo Consiglio, nasce sotto la visita della Madonna di Loreto nella nostra bella Cattedrale e questo conferma ancora una volta che Maria, che ha voluto questa Associazione, accompagnerà i nostri passi per essere nella Chiesa il cuore pulsante di amore verso i fratelli che sono nella sofferenza”. Con queste parole Maria Enrica Lambri, presidente neo eletta della Sottosezione di Cremona dell’Unitalsi, ha commentato la Peregrinatio della Madonna di Loreto.

Domenica 29 novembre, in una Cremona invasa di turisti venuti per visitare la “Festa del Torrone” tante persone sono entrate in Cattedrale non solo per ammirare le bellissime opere pittoriche in essa contenute, ma una volta vista la statua, molte si sono lasciate andare a raccontare alla Mamma Celeste le loro pene e le loro angosce in un silenzioso raccoglimento.

Presenti sempre i volontari dell’Unitalsi che, in concomitanza con la Peregrinatio Marie, nella Messa delle 11 presieduta dal parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini, e concelebrata dall’assistente diocesano dell’Unitalsi, don Maurizio Lucini, e da don Franco Morandi, hanno celebrato la Giornata dell’Adesione, ossia il rinnovo del proposito di mettere il proprio tempo a disposizione di questa associazione ecclesiale e quindi della Chiesa.

Durante l’omelia, mons. Franzini, nel sottolineare il concetto espresso dal Vangelo sulla necessità di vegliare e di pregare, ha anche attirato l’attenzione dei presenti sulla figura di Maria, la donna dell’attesa perché possa aiutare i suoi figli a pregare aprendo il cuore anche alla solidarietà con i fratelli. Ha sottolineato altresì il servizio che l’Unitalsi da sempre svolge a favore degli anziani e dei malati.

Dopo le Comunioni, Lambri Maria Enrica è salita all’ambone per la recita della preghiera di impegno:

Padre Misericordioso,
i fratelli e le sorelle che a motivo della sofferenza fisica o spirituale sono particolarmente uniti al Mistero della passione del tuo figlio Gesù, occupano un posto privilegiato nel cuore della Chiesa nostra Madre, fa che noi che siamo membra vive dello stesso corpo, avvertiamo la necessità e l’urgenza di correre in loro soccorso, perché facendo parte di una associazione ecclesiale come l’Unitalsi ci sentiamo impegnati ad offrire loro il nostro tempo e le nostre capacità, per alleviare i disagi e le difficoltà e ridonare loro un sorriso ed una speranza nuova che viene solo dalla fede.
Con l’aiuto della Vergine Maria Madre della Chiesa noi desideriamo impegnarci nel servizio di carità e di amore verso i nostri fratelli più bisognosi per aiutarli nelle loro necessità e condividere con loro il peso della sofferenza.
Lo Spirito Santo ci aiuti a vivere il dono dell’amore servizievole in armonia con il Vangelo ed il Magistero della Chiesa.

La sottosezione cremonese consta di 48 soci effettivi, circa 60 soci ausiliari, senza contare gli ammalati (una cinquantina) e i pellegrini che vengono accompagnati nei pellegrinaggi a Lourdes, Loreto e Caravaggio.

Alle 17 si è tenuta l’elevazione musicale con dei brani organistici, proposti alla tastiera del Mascioni dal maestro Fausto Mantovani, e che hanno cerato una atmosfera particolare. Alle ore 17.30 la recita dei Vespri con il Capitolo della Cattedrale. E alle 18 la Messa a chiusura della giornata densa di emozione e di presenza continua dei volontari unitalsiani accanto alla Madonna Lauretana. Nonostante la Piazza del Duomo vedeva le manifestazioni legate alla Festa del Torrone, il clima di preghiera non è stato disturbato, complice anche la devozione che tante persone hanno per Maria.

Lunedì 30 novembre dopo le Messe che hanno visto una notevole partecipazione di fedeli, è proseguito il peregrinare davanti alla Statua della Vergine in un clima di silenzio interrotto dalla preghiera del Santo Rosario recitato dai volontari dell’Unitalsi.

Alle 11.45 mons. Franzini con l’accompagnamento di don Lucini hanno officiato la celebrazione del congedo della effige della Madonna di Loreto, quindi in processione è stata accompagnata al di fuori della Cattedrale per essere portata nel Duomo di Crema.

La Peregrinatio della Madonna di Loreto, che sta coinvolgendo tutte le diocesi lombarde, è stata fortemente voluta dalla Sezione regionale dell’Unitalsi per festeggiare i 95° anniversario di Fondazione.

Photogallery della duegiorni (Foto Gaimarri)

Il programma completo della Peregrinatio in terra lombarda (pdf)

L’elezione del nuovo Consiglio dell’Unitalsi Cremonese




Tutta Regona ha accolto il parroco San Vincenzo Grossi Messa del Vescovo Lafranconi

È tornato trionfalmente nella sua Regona, quella piccola parrocchia di campagna che in poco meno di dieci anni egli seppe trasformare, secondo una felice definizione di mons. Bonomelli, nel “conventino della diocesi”. A pochi giorni dalla canonizzazione la comunità di San Patrizio, insieme alle altre quattro dell’unità pastorale di Pizzighettone, ha accolto, nel pomeriggio di sabato 7 novembre, l’urna con le reliquie di San Vincenzo Grossi, sacerdote cremonese fondatore dell’istituto “Figlie dell’Oratorio”, ma soprattutto parroco santo della quotidianità. Alle 16 la reliquia è giunta in paese accolta dal parroco don Enrico Maggi, dal vicario don Andrea Lamperti Tornaghi, dal collaboratore don Andrea Bastoni, dalle autorità cittadine, dalla banda locale e da moltissime persone, così tante da non riuscire ad entrare in chiesa per la preghiera. In serata, alle 21, mons. Lafranconi, attorniato da una trentina di sacerdoti, ha celebrato la solenne Eucaristica nella memoria liturgica di San Vincenzo Grossi. Presenti molti fedeli dell’unità pastorale e delle “Figlie dell’Oratorio” con la madre generale Rita Rasero. Al centro della chiesa tra un tripudio di fiori la grande urna con il corpo del santo rivestito di finissimi paramenti bianchi.

Ascolta l’omelia di mons. Lafranconi
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La lunga teoria di ministranti e sacerdoti è stata aperta dal vicario don Lamperti Tornaghi che portava in mano il cero pasquale accesso, segno di Cristo Risorto che continua a mostrare la sua potenza e la sua luce nella vita dei santi.

Dopo il saluto liturgico ha preso la parola Giancarlo Bissolotti che a nome del consiglio pastorale ha dato il benvenuto al Vescovo sottolineando la grande responsabilità di avere un santo in casa che sprona a continuare l’opera di evangelizzazione e di educazione delle nuove generazioni.

La celebrazione è proseguita poi con l’aspersione del popolo con l’acqua benedetta, chiaro richiamo al battesimo, il sacramento che chiama tutti alla santità, alla piena figliolanza di Dio.

Nell’omelia mons. Lafranconi si è soffermato in modo particolare sullo zelo pastorale di don Vincenzo nella piccola comunità di Regona. Pur essendo giovanissimo – aveva solo quattro anni di Messa – egli si impegnò subito per l’educazione della gioventù, anche andando incontro a critiche aspre dei suoi confratelli. Tale opera formativa egli non la volle compiere da solo, per questo si attorniò di alcune donne che formarono la prima comunità delle Figlie dell’Oratorio. «Egli aveva capito – ha commentato il presule – che sopratutto le ragazze aveva bisogno di guide sagge e sicure».

Ricordando poi un fatto accaduto in paese – l’aggressione di don Vincenzo da parte di tre uomini e il suo desiderio di mettere tutto a tacere – il Vescovo ha rimarcato come il male si posso vincere anche con il silenzio, il perdono, il bene. Per mons. Lafranconi la spettacolarizzazione della violenza e dei fatti efferati, compiuta molto spesso in maniera dolosa dai mezzi di comunicazione, non fa altro che amplificare il malessere che serpeggia nella società. Non si tratta di abdicare a un giusto sentimento di giustizia, ma di evitare di fare da gran cassa a tutto ciò che è negativo e che abbruttisce l’uomo.

La celebrazione è continuata con la preparazione della mensa da parte di alcune suore di don Grossi: prima la tovaglia, poi i fiori con i ceri e infine i doni consegnati al vVescovo: il pane e il vino necessari per il sacrificio eucaristico.

Al termine dell’Eucaristia mons. Lafranconi si è recato dinanzi all’urna per recitare la preghiera al santo e per ascoltare l’inno composto da Domenico Spelta, direttore della schola cantorum di Regona che ha impreziosita la Messa con alcuni brani polifonici di grande impatto.

Prima della benedizione conclusiva il parroco don Maggi ha ringraziato mons. Lafranconi per la sua presenza e ha chiesto a don Grossi due grazie: la santità dei sacerdoti e una maggiore coesione dell’unità pastorale.

Per tutta la notte la chiesa di Regona è rimasta aperta per l’adorazione dei fedeli. Il mattino seguente, dopo la recita delle lodi, l’urna è partita alla volta di Vicobellignano. Don Vincenzo, infatti, fu parroco in questa frazione di Casalmaggiore dal 1883 fino alla sua morte (1917). La comunità riunita accoglierà il santo in mattinata e alle 11 si riunirà nella chiesa di Santa Maria Assunta per la solenne Eucarestia presieduta da mons. Lafranconi. Prima che l’urna lasci il paese per continuare il transito verso Gombito, alle 16.30 è prevista la celebrazione del Vespro.

Alle 18.15 l’urna sarà accolta nella piazza di Gombito alla presenza del sindaco con la giunta riunita e delle forze dell’ordine. Nella chiesa parrocchiale, poi, sarà celebrato il Vespro con il canto gregoriano e verrà esposta l’Eucarestia per l’adorazione che continuerà tutta la notte. Proprio in questo paese dal 1918 al 1923 il nipote di don Vincenzo, Ubaldo Grossi, ricoprì il ruolo di parroco – dopo essere stato vicario a Vicobellignano insieme allo zio sacerdote. A Gombito, inoltre, fu parroco anche don Angelo Bernabè fino al 1918, quando venne inviato a Vicobellignano per succedere al defunto don Vincenzo Grossi.

Lunedì, dopo la messa delle 8.30, le reliquie di san Vincenzo partiranno alla volta di Maleo.




Domenica e lunedì in Cattedrale la Madonna pellegrina di Loreto

In queste settimane la Madonna pellegrina di Loreto sta sostando nelle dieci diocesi lombarde accolta dai volontari e dagli amici dell’Unitalsi, la benemerita associazione che si preoccupa di accompagnare e assistere i malati nei loro viaggi nei maggiori santuari mariana, Lourdes soprattutto. La statua è giunta il 7 novembre scorso e si accomiaterà dalla nostra regione il 5 dicembre. «L’auspicio  – spiegano i responsabili regionali – è che tutti i volontari e amici aprano non solo le chiese delle loro comunità, ma anche il loro cuore, per accoglierla con affetto filiale questa Madre misericordiosa».

Il mese di novembre è stato particolarmente importante per l’Unitalsi lombarda: in ogni sottosezione del suo territorio gli unitalsiani sono stati chiamati a rinnovare gli organi rappresentativi (Presidenti e Consigli di Sottosezione) che dovranno gestire i vari gruppi per i prossimi anni. Proprio per accompagnare gli unitalsiani in questo passaggio delicato della vita associativa la Beata Vergine Maria, con la Statua lignea della Madonna di Loreto, si è fatta pellegrina in Lombardia.

Sul finire degli anni Trenta del secolo scorso, viste le particolari situazioni politiche che rendevano sempre più difficile il pellegrinaggio in Francia al Santuario di Lourdes, l’Unitalsi scelse proprio il Santuario di Loreto come luogo verso il quale convergere i propri treni di ammalati, sacerdoti e medici, personale di assistenza e pellegrini, rinnovando la decennale tradizione di pellegrinaggio compiuto insieme a coloro che per età, malattia, disabilità sarebbero stati impossibilitati a compiere questo gesto di fede, di speranza e di servizio fraterno vicendevole.

Il Santuario di Loreto – meraviglioso tempio in stile rinascimentale, ricco di opere d’arte e di devozione – accoglie al suo interno alcuni muri appartenenti a una abitazione della Palestina ai tempi della dominazione romana. Una tradizione risalente ai secoli XIII/XIV, confermata da significativi ritrovamenti archeologici e storici, afferma che queta casa giunse nella terra marchigiana dalla Terra Santa come oggetto di venerazione, poiché erano le mura della casa di Nazareth abitata dalla Vergine Maria prima dell’Annunciazione, e poi da tutta la famiglia di Giuseppe, Maria e Gesù. All’interno di queste mura, nel Santuario, è collocata la Statua lignea della Beata Vergine, oggetto di secolare venerazione da parte di pellegrini di tutto il mondo.

Questo simulacro così caro agli unitalsiani lombardi è giunto il 7 novembre nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, dove è stato degnamente accolto dall’abate mons. Erminio De Scalzi e da qui ha iniziato il proprio viaggi da pellegrina (Peregrinatio Mariae) toccando le più importanti città della regione, sempre attorniata dagli unitalsiani della zona e venerata in liturgie spesso presiedute dai Vescovi lombardi.

Proveniente da Mantova, la statua giungerà nella Cattedrale di Cremona nella mattinata di domenica 29 novembre, data in cui si celebra la Giornata dell’adesione dell’Unitalsi. Alle 11 il parroco, mons. Alberto Franzini, presiederà una solenne Eucaristia (diretta streaming sul nostro portale e su Cremona1 – canale digitale 211) che vedrà la presenza dell’assistente diocesano dell’Unitalsi don Maurizio Lucini e di numerosi barellieri e dame nella loro caratteristica divisa guidati dalla nuova presidente Maria Enrica Lambri. In prima fila non mancheranno certamente gli ammalati provenienti da molte parrocchie e istituti della diocesi. La Cattedrale, anche per la concomitante festa del torrone, resterà aperta tutto il giorno: i fedeli, dunque, potranno sostare in preghiera anche durante la pausa pranzo. Alle 17 sarà proposta un’elevazione spirituale durante la quale brani d’organo suonati dal maestro Fausto Caporali si alterneranno a letture tratte da testi dei Padri della Chiesa; seguirà alle 17.30 il canto dei Vespri del Capitolo e alle 18 la Messa vespertina. La statua potrà essere venerata anche la mattina di lunedì 30 novembre: alle 9 e alle 10 sarà celebrata la Messa; quindi alle 11.45 vi sarà il congedo della statua che partirà alla volta di Crema.

Sabato 5 dicembre il simulacro giungerà in Duomo a Milano, dove verrà onorata in un Pontificale presieduto dal cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, alla presenza dell’Arcivescovo di Loreto, di tutti i sacerdoti assistenti delle varie sottosezioni lombarde, di persone ammalate e disabili accompagnate dal personale unitalsiano.

Scarica il programma completo della Peregrinatio in terra lombarda (pdf)

L’elezione del nuovo Consiglio dell’Unitalsi Cremonese

 
GIORNATA DELL’ADESIONE

Come ogni anno, nella prima domenica del tempo di Avvento, l’Unitalsi celebra la Giornata dell’Adesione. Un rito semplice, ma essenziale, profondo, importante, che coincide con l’avvio del nuovo anno liturgico. In tutte le regioni italiane, nelle diverse sezioni e sottosezioni, Domenica 29 novembre 2015 l’Unitalsi celebra il suo SI, condividendo il valore di questa esperienza, dove ciascun socio offre un contributo indispensabile ed una testimonianza di impegno e di attenzione verso chi è nel bisogno, per vivere davvero la prossimità, la vicinanza, il contatto del cuore, in questo anno di grande grazia che coincide con il Giubileo della Misericordia. “L’augurio che possiamo scambiarci reciprocamente – ha detto Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale Unitalsi – è che la Giornata dell’Adesione, cosi come tutte le giornate della storia dell’Unitalsi e di chi la abita, sia davvero pregna di Vangelo, immagine di un progetto di vita associativa da inseguire senza riserve e senza compromessi, perché il Signore ha disposto che “quelli che annunziano il Vangelo vivano del Vangelo”.




A Roma per la canonizzazione di Grossi

Anche la Diocesi di Cremona con il suo Vescovo domenica 18 ottobre sarà in piazza S. Pietro per la canonizzazione del sacerdote cremonese don Vincenzo Grossi. Diversi i gruppi presenti, con differenti programmi di viaggio.

 

La proposta diocesana

Il Segretariato diocesano pellegrinaggi, attraverso l’agenzia ProfiloTours, ha predisposto per l’occasione un programma di viaggio, in sinergia con le Figlie dell’Oratorio (la congregazione fondata da don Grossi) e la Diocesi di Lodi (dove l’istituto religioso ha la propria casa madre).

Il pellegrinaggio diocesano vede coinvolte le realtà legate alla figura del nuovo santo o alla presenza delle sue suore: Cremona, Pizzighettone, Sesto Cremonese e Viadana.

La partenza dei pellegrini è fissata la mattina di sabato 17 ottobre. Nel pomeriggio a Roma, nella basilica di Santa Prassede, il momento di spiritualità che darà ufficialmente inizio al pellegrinaggio.

A caratterizzare la mattinata di domenica sarà la solenne cerimonia di canonizzazione del Santo pizzighettonese in piazza San Pietro. Nel pomeriggio tempo per relax e turismo, con una visita panoramica guidata alla città.

L’ultimo momento previsto per il gruppo cremonese nella Capitale sarà lunedì 19 ottobre. I pellegrini cremonesi, insieme a mons. Lafranconi, si ritroveranno con i fedeli lodigiani guidati da mons. Maurizio Malvestiti e la delegazione delle Figlie dell’Oratorio con la nuova generale, madre Rita Rasero, per la Messa di ringraziamento, prevista nella basilica di S. Giovanni dei Fiorentini. Al termine, la visita alle “Camere di san Filippo Neri”. Dopo il pranzo, la partenza alla volta di Cremona, dove il rientro è previsto in serata.

 

Giovani e famiglie pizzighettonesi

Dalle parrocchie in riva all’Adda anche una proposta di pellegrinaggio – dal titolo “La via è aperta: bisogna andare” – per adolescenti, giovani e famiglie. Una prima modalità di partecipazione, rivolta ad adolescenti e giovani, prevede la sistemazione in palestra; la seconda è pensata, invece, per adulti e famiglie. Per entrambi i gruppi il pernottamento è previsto presso il Collegio Internazionale Seraphicum di Roma (zona Eur).

La partenza da Pizzighettone venerdì 16 ottobre alle 13.30: in serata l’arrivo a Roma.

La giornata di sabato 17 sarà dedicata alla visita della città: le famiglie potranno muoversi in autonomia, mentre per i ragazzi è previsto un itinerario unitario.
Domenica 18 il gruppo parteciperà in piazza S. Pietro alla Messa di canonizzazione. Dopo il pranzo, la partenza per il rientro.

 

Il pellegrinaggio di Vicobellignano

Anche la parrocchia di Vicobellignano ha predisposto un pellegrinaggio che, facendo tappa in alcune località italiane di interesse religioso e culturale, avrà il proprio culmine nella celebrazione di canonizzazione.

Nella prima mattina di sabato 17 ottobre è prevista la partenza del gruppo da Vicobellignano. In mattinata tappa ad Arezzo, antica città etrusca e romana, terra di vescovi-conti e di famiglie guerriere le cui torri punteggiano ancora il centro medievale.

In serata l’arrivo a Roma, dove domenica mattina è prevista la partecipazione alla Messa di canonizzazione in piazza S. Pietro.

Nel pomeriggio di domenica 18 ottobre il trasferimento a Bolsena, dove nel 1263 avvenne il più famoso miracolo eucaristico della storia, che ha dato origine alla festa del Corpus Domini.

Nella mattinata di lunedì 19 ottobre è in programma la visita alla grandiosa abbazia di Monte Oliveto Maggiore, uno dei principali complessi monastici d’Italia. Tappa a Siena per il pranzo e tempo libero per la visita della città; quindi il rientro a Vicobellignano.




Mons. Lafranconi: “È l’uomo che fa il volto della società”

È un vero e proprio cambiamento d’epoca quello che la società sta vivendo. Tante le sfide da poter cogliere come opportunità. Lo ha sottolineato il vescovo Lafranconi nel tradizionale incontro di inizio Avvento con i rappresentanti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale. Una lunga e articolata riflessione che ha preso spunto dal Convegno ecclesiale nazionale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Proprio Cirsto risulta, infatti, l’esemplare originale di cui ogni uomo è copia, e nello stesso tempo il criterio per giudicare l’uomo e tutto ciò che è umano.

Si è aperto con alcune citazioni del discorso di Papa Francesco al recente Convegno ecclesiale nazionale il tradizionale incontro tra il Vescovo e i rappresentanti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro diretto da Sante Mussetola. L’appuntamento è stato presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona nella mattina del 29 novembre, come ormai tradizione nella prima domenica di Avvento.

Tra i presenti non mancavano il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, con alcuni assessori e consiglieri, alcuni membri del Consiglio provinciale, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luciano Pizzetti, e il consigliere regionale Carlo Malvezzi. E ancora il capo di Gabinetto della Prefettura, Beaumont Bortone, insieme al vicequestore vicario Gerardo Acquaviva e altri rappresentanti delle forze di polizia.

Al centro dell’incontro il tema del Convegno di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E proprio sulla figura di Gesù, Dio che si fa uomo nel Natale, si è soffermato mons. Dante Lafranconi nella propria riflessione, con un riferimento anche all’immagine del cristo Glorioso raffigurato nella cupola del duomo toscano, al quale Papa Francesco aveva guardato per sottolineare le realtà di re e giudice del Figlio di Dio, ma anche la sua condizione umana e di povertà espressa nell’ “Ecce homo” con cui Pilato lo mostra da condannato alla folla.

Gesù Cristo, dunque, come riferimento per l’uomo, ha evidenziato mons. Lafranconi sottolineandone una duplice funzione: da un lato l’esemplare originale di cui ogni uomo è copia; dall’altro il criterio per giudicare l’uomo e ciò che è umano. “Gesù Cristo punto di riferimento per ogni uomo – ha sottolineato – perché si è fatto uomo come tutti: sia per coloro che lo accettano che per quelli che lo rifiutano, per i quali non cessa di essere uomo”.

In questa prospettiva l’amministratore apostolico, sulla falsariga del discorso pronunciato dal Pontefice a Firenze, si è soffermato su tre termini.

Anzitutto l’umiltà, che porta all’apprezzamento e alla stima dell’altro. “Nella mia vita – si è domandato il Vescovo – è vero che io considero gli altri superiori a me stesso? O il mio essere uomo procede su parametri diversi: la ricerca del prestigio, del consenso, …?”

Quindi il disinteresse. “Spesso il proprio interesse – ha spiegato –fa dimenticare quello degli altri, o induce a creare una comunanza di interessi non sempre veri”. Da qui l’invito a cercare davvero il bene dell’altro: nei rapporti interpersonali, così come in quelli istituzionali. E qui un piccolo sfogo del Vescovo sul termine “opposizione” usato in politica. “Come se la funzione della minoranza – ha detto – fosse quella di andare contro, invece di cercare il bene vero in un confronto capace di aiutare chi è al governo a fare un passo oltre. Quando supereremo questo linguaggio erroneo? E soprattutto quando supereremo questa dinamica?”.

Infine il termine “beatitudine”. L’uomo beato è quello che ispira la propria condotta a quella di Gesù, dando così un senso a tutto ciò che deve affrontare nella propria vita”.

Un Cristo giudice – quello rappresentato nel duomo di Firenze – ma anche condannato a morte, che dunque invita a riconoscere ogni uomo cosi come si presenta, anche con le proprie povertà. Mons. Lafranconi ha fatto esempi molto concreti: da quanti vivono forme di disabilità a coloro che hanno compiuto malvagità, da chi è deturpato dal vizio o dalla malattia, da chi è malridotto da alcool e droga o sfregiato dalla violenza di altri uomini. In ogni caso del tutto simili a quel Gesù che Pilato ha mostrato alla folla dicendo “Ecce homo”. Proprio guardando a questo Gesù sfigurato – ha precisato il Vescovo – “riconosco che nessun uomo può essere considerato materiale di scarto”. Un riconoscimento della realtà umana in tanti uomini sfigurati che – ha ricordato il Presule – viene riconosciuta in tante espressioni di volontariato e di servizio. Da qui, con un riferimento al prossimo Giubileo della Misericordia, l’attenzione si è postata sulle opere di misericordia corporali e spirituali.

Guardare al Cristo come esempio di umanità, dunque, ma anche come criterio di giudizio, come ricorda il capitolo 25 del Vangelo di Marco (quello che avrete fatto a questi piccoli l’avrete fatto a me). “Non dimentichiamo, ed è bello pensare – ha detto in questo senso – che il criterio che costituirà la base del nostro essere gudicati e questo. Non c’è differenza di riferimento tra chi l’ha conosciuto e chi non l’ha conosciuto”.

Ma come tutto questo incide sulla vita sociale? Anzitutto tenendo presente la fondamentale dignità dell’uomo. Con due prospettive.

La prima quella di un impegno spicciolo, senza etichette, ma contrassegnato da scelte personali consapevoli, nelle quali ciascuno “l’uomo fa il volto della società in cui vive, dando il proprio contributo perché questa società sia una famiglia di persone che si stimano e si aiutano reciprocamente”. “Questa presenza, non connotata socialmente – ha sottolineato – ma segnata dal vivere una coscienza rettamente ispirata ai valori umani è tanto più importante in un clima democratico. Perché non si costituisce nessuna società veramente umana con l’apporto democratico di tutti se il tessuto umano non porta dentro di sé il desiderio e l’impegno per il bene. Abbiamo tutti quanti sotto gli occhi le conseguenze dell’esportazione della democrazia. Se non c’è una mentalità che aiuti ogni persona a riconoscere la propria dignità, la propria responsabilità, a sentirsi parte attiva di questo tessuto organico che è il corpo sociale, quello che può garantire alla meno peggio è un regime totalitario”. E ancora: “Si apre davanti a questa nostra era un percorso che è estremamente affascinate: quello di far crescere la consapevolezza della dignità di ogni persona in tutti i popoli, in tutte le culture, in tutte le forme istituzionali, in ogni pase. In fondo mi sembra il costante richiamo di questi vaggi del Papa nelle periferie”.

Ma è possibile dare un contributo alla società umana anche affrontando i cambiamenti in atto tenendo fermi i criteri di quell’umanesimo espresso in Gesù Cristo. “Sul piano del pensiero e dell’agire – ha detto ancora mons- Lafranconi – perché insieme creano cultura e cercano le strade per andare incontro al riconososcimento e all’affermazione delle dignità di ogni uomo. Da questo punto di vista io credo che viviamo il nostro tempo, con tutti i suoi cambiamenti, non tanto pensando che costituiscono problemi, ma belle sfide!”. Per usare l’espressione di Papa Francesco, non un’epoca di cambiamento, ma il cambiamento di un’epoca.

E qui il Vescovo ha voluto soffermarsi sulla principali sfide di fronte a cui l’uomo si trova oggi, pur nella consapevolezza che se da un lato offrono meravigliose opportunità sino ad ora impensate, dall’altra, però, devono essere affrontate con attenzione e consapevolezza. Come nel caso delle biotecnologie o delle questioni legate alla procreazione.

Poi la necessità di azzerare le discriminazioni, “che, pero, non vuol dire parificare tutto e tutti”, anzi “riconoscere ogni individualità”. Dal tema della famiglia a quello dell’immigrazione, davanti al quale “non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte ai pericoli, ma non possiamo neppure chiudere le frontiere”. Sino ad arrivare al tema dell’ecologia, nella consapevolezza che tali sfide si possono affrontare solo con il dialogo, che non può essere sinonimo di negoziazione.

Il pensiero di mons. Lafranconi è quindi tornato a quell’umanesimo nuovo che trae ispirazione ed esempio dal Cristo. E qui, con un accenno agli attentati di Francia e all’attenzione premurosa dimostrata dai parigini nei confronti di quanti erano rimasti coinvolti loro malgrado negli attacchi, anche un’iniezione di speranza guardando a quelle tante persone che nella propria esistenza vivono almeno un po’ di questa una nuova umanità. “Questi segni – ha concluso l’amministratore apostolico – dicono il riconoscimento della dignità di ogni uomo e quella radice profonda che vede in ogni uomo la possibilità di andare incontro a chi è smarrito. Anche questo è un segno bello di speranza che, unita alla continuità dell’opera di Dio in noi, ci dà la sicurezza che si possono affrontare le sfide di oggi e anche trovare quelle strade che, anche se lunghe, portano a soluzioni buone”.

 

Relazione di mons. Dante Lafranconi

 

Al termine dell’articolato intervento del Vescovo, durato poco meno di un’ora, Sante Mussetola ha voluto ringraziare mons. Lafranconi, al termine del suo episcopato, per quanto fatto in questi anni in ambito sociale. È quindi seguito il dibattito con gli interventi di alcuni dei presenti.

 

Intervento di Sante Mussetola

 

A rompere il ghiaccio è stato l’imprenditore Gianni Mainaridi, già presidente dell’Ucid, seguito da Rocco Rossetti, esponente del Partito Cristiano Europeo, e da un membro del coordinamento di Banca Etica. Ha quindi preso la parola il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, seguito dal consigliere regionale Carlo Malvezzi. Da ultimo al microfono è andato Erminio Trevisi, docente dell’Università Cattolica e membro della Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro.

 

Dibattito e conclusione di mons. Lafranconi

 

La mattinata si è quindi conclusa nella cappella del Centro pastorale diocesano dove mons. Lafranconi ha presieduto l’Eucaristia. La Messa è stata concelebrata da don Irvano Maglia, delegato episcopale per la Pastorale e direttore del Centro pastorale diocesano.

 

Omelia di mons. Dante Lafranconi

 

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L’ordinazione episcopale del cremasco mons. Franco Manenti. Presente anche il vescovo Lafranconi

Festa di Chiesa e festa di popolo nella diocesi sorella di Crema: il vicario generale e parroco della Santissima Trinità, mons. Franco Manenti, nel pomeriggio di domenica 22 novembre è stato ordinato vescovo. Eletto il 17 ottobre titolare della Chiesa di Senigallia, vi farà il suo ingresso il 10 gennaio. A concelebrare questa solenne liturgia anche l’amministratore apostolico di Cremona Dante Lafranconi, accompagnato dal segretario e cerimoniere don Flavio Meani e da alcuni sacerdoti docenti dell’Istituto superiore di scienze religiose colleghi del nuovo vescovo. Presente anche il rettore del Seminario, don Enrico Trevisi.

Occasione doppiamente significativa, quella di oggi: il nuovo presule che ha scelto come motto “È vicino a voi il Regno di Dio” ha infatti ricevuto la consacrazione nella solennità di Cristo, re dell’universo. “Provvidenziale coincidenza” la definisce nell’omelia il vescovo di Crema, Oscar Cantoni, che subito dopo sottolinea come “oggi siamo chiamati a contemplare il volto di Cristo crocifisso e risorto, centro del tempo e Signore della storia”. E sempre in tema di concomitanze: nella solennità di Cristo re, la cattedrale di Crema venera anche il crocefisso “miracoloso”. Curioso poi l’avvicendamento di presuli tra il nostro territorio e la regione ecclesiastica Marche: mentre Crema dona un vescovo a Senigallia, la diocesi di Camerino – San Severino offre un presule a Cremona. E’ il vescovo eletto Antonio Napolioni.

 

Accanto a monsignor Cantoni, ieri, stanno una decina di confratelli. Tra questi, i 4 “conconsacranti”: innanzitutto Giuseppe Orlandoni, amministratore apostolico di Senigallia e predecessore di monsignor Manenti; poi i presuli di origine cremasca: Carlo Ghidelli, arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona, Rosolino Bianchetti, vescovo di Quiché (Guatemala) e Franco Croci, titolare di Potenza Picena. Numerosissimi i sacerdoti. E tantissimi cremaschi a gremire sia la cattedrale, sia la vicina sussidiaria di San Bernardino collegata in diretta audiovideo. Senza dimenticare i ben 150 senigalliesi che non hanno voluto mancare l’occasione.

 

Liturgia eucaristica solenne, dunque: animata dal canto della Missa de Angelis, a significare l’unità della Chiesa locale con quella universale; e impreziosita dal rito di consacrazione episcopale, “effusione di grazia” sul nuovo presule. Che presiderà la diocesi marchigiana “con il mandato del Papa”, ricorda la formula di presentazione dell’eletto, ma solo dopo che lo stesso – secondo “l’antica tradizione dei santi padri” – ha assunto l’impegno di adempiere il ministero degli apostoli. Scaturisce da qui la preghiera di ordinazione: rivolta al Dio che ha “costituito capi e sacerdoti” per non “lasciare mai senza ministero” il suo “santuario”, affinchè quello stesso Dio “effonda” sull’eletto lo “Spirito” trasmesso “ai santi apostoli che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa”. Parole solenni, quella della liturgia, accompagnate dall’imposizione delle mani e seguite dai riti esplicativi: l’unzione del capo con il sacro crisma, la consegna del libro dei Vangeli, dell’anello e del pastorale, e l’imposizione della mitria. Monsignor Manenti è vescovo, e accede alla pienezza del sacerdozio. A suggellare questa sua nuova condizione, lo stesso “Tu es sacerdos” composto dallo zio defunto – omonimo, compaesano di Sergnano, e per decenni maestro di cappella in Duomo – per l’ordinazione presbiterale, il 28 giugno 1975. Ad eseguirlo, prima dello scambio di pace del nuovo presule con i confratelli, la polifonica “Francesco Cavalli” della cattedrale diretta da Alberto Dossena, accompagnata all’organo da Luca Tommaseo e alla tromba Gioele Uberti Foppa.

 

Durante l’omelia, al “caro don Franco” monsignor Cantoni aveva chiesto “la totale donazione di sè” e il “quotidiano martirio d’amore” per la sua Chiesa, sull’esempio del “pastore dei pastori” che “non si stanca mai di trasmettere sgli uomini la ricchezza soprannaturale del suo amore”. Subito dopo, gli aveva ricordato che quello vescovile “non è un titolo d’onore ma di servizio”, e che egli dovrà essere “servo dei servi di Dio”, lontano dal fascino delle “apparenze immediate”. E lo aveva invitato a seguire l’esempio “dei grandi pastori che hanno illuminato la Chiesa di Crema”: il cardinale Marco Cè, patriarca di Venezia originario della diocesi, e il vescovo Carlo Manziana da cui il nuovo vescovo ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.

 

Mons. Manenti prende la parola dopo la Comunione, e le sue parole diventano subito un inno di gratitudine alla famiglia e alla Chiesa di Crema. “Ricordo i miei genitori – dice visibilmente emozionato –: un padre muratore che ha rinunciato a costruirsi la casa per far studiare noi 4 figli; e una madre che al già gravoso lavoro domestico ne aggiungeva altro fuori. Li immagino oggi, felici in Paradiso”. Poi il ricordo di “questa cattedrale, nella quale 40 anni fa sono stato ordinato prete, per poi servirla 10 anni nel ruolo di coadiutore”. Il suo pensiero va quindi ai numerosi sacerdoti e ai vescovi che l’hanno accompagnato nel dispegarsi della sua vocazione. Infine ai parrocchiani della Santissima Trinità “che ora provano sentimenti contrastanti: di gioia, perchè il loro parroco è diventato vescovo; e di tristezza, perchè se ne va”. Quindi un saluto ai fedeli giunti da Senigallia (“Terra forse un po’ lontana”), guidati da sindaco e vicesindaco. Per tutti, l’accorato appello a “proseguire nella preghiera”.

 

Dopo la consacrazione ecclesiale, martedì sarà la volta di una decisamente più laica: presso il Rotary club Crema, il vescovo Franco riceverà la massima onoreficenza del sodalizio quale illustre cittadino che – attraverso il servizio al prossimo – porterà lontano il nome della città e della provincia.
Marcello Palmieri
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Foto “La Nuova Immagine” di Crema



Al Teatro San Carlo di Caravaggio «La Scelta». In scena testimonianze dalla guerra nell’Ex Jugoslavia

Coraggio, fratellanza e umanità sui campi di battaglia durante la guerra nell’Ex Jugoslavia. Queste le tematiche al centro dello spettacolo «La Scelta. E tu cosa avresti fatto?», che sabato 28 novembre, alle ore 21, sarà proposto al teatro «San Carlo» presso l’Oratorio «San Luigi Gonzaga» di Caravaggio. L’evento è  organizzato dalla Caritas della zona pastorale prima e della parrocchia dei Santi Fermo e Rustico.

Marco Cortesi e Mara Moschini porteranno sulla scena il racconto di quattro storie vere raccolte dalla dottoressa Svetlana Broz – nipote del capo di governo jugoslavo Josip Broz, meglio conosciuto come Tito – che ha lavorato come medico durante il sanguinoso conflitto.

Si tratta un esempio di teatro civile, in cui vengono raccontate testimonianze di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla complicità dell’odio, aiutando amici e bisognosi nel tragico e disumano contesto della guerra. Un’occasione per rinnovare il valore della fratellanza e della dignità dell’uomo, difese, anche con piccoli gesti, a costo della vita stessa.

La Scelta è uno spettacolo ideato e interpretato da Marco Cortesi e Mara Moschini che, dopo 350 repliche sui palcoscenici italiani e esteri, è arrivato anche in libreria nella versione libro+DVD.

 

Marco Cortesi
Marco Cortesi è attore e regista. Diplomato presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, sviluppa la sua produzione teatrale come attore monologante di teatro civile alternando il lavoro come autore e attore in tv (con il programma “Testimoni” per Rai Storia da lui ideato e interpretato). Tra i suoi lavori teatrali, nati da un’attenta indagine d’inchiesta, “Le donne di Pola”, monologo sulla guerra nella Ex- Jugoslavia con oltre 350 repliche, un libro ed un DVD, “L’Esecutore”, un documentario-teatrale in formato Libro+DVD sull’ultimo boia di Francia, scritto da Paolo Cortesi e liberamente ispirato ad una storia vera (Infinito Edizioni) e “La Scelta”, quattro storie vere dal conflitto di Bosnia basato sul libro “I Giusti nel Tempo del Male” della Dott.ssa Svetlana Broz (Ed. Erickson) ora un libro+DVD per Edizioni Erickson. Il suo ultimo lavoro “Rwanda” sulle vicende del genocidio rwandese del 1994 ora in tournèe.

 

Mara Moschini
Fin da giovanissima Mara Moschini si dedica al mondo del teatro e del musical. Ha partecipato in qualità di attrice a 10 episodi della seconda serie del programma TV “Testimoni” in onda su Rai Storia (ideata e interpretata da Marco Cortesi). E’ coautrice e interprete degli spettacoli e dei film-documentari prodotti da MC – Teatro Civile; tra questi: “La Scelta”, basato sul libro “I Giusti nel Tempo del Male” della Dott.ssa Svetlana Broz (Ed. Erickson), ora disponibile in formato Libro+DVD (Edizioni Erickson), il film-documentario liberamente ispirato ad una storia vera “L’Esecutore” (scritto da Paolo Cortesi per la regia di Marco Cortesi) sulle memorie dell’ultimo boia di Francia, edito da Infinito Edizioni in formato Libro+DVD. Firma inoltre la regia dello spettacolo di teatro civile e narrazione “Rwanda” in collaborazione con Marco Cortesi sulle vicende del genocidio rwandese del 1994.




Il saluto al Vescovo di AC, CL e Neocatecumeni

Al nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, tre tra le maggiori aggregazioni ecclesiali operanti in diocesi hanno indirizzo un saluto e un augurio: l’Azione Cattolica, Comunione e Liberazione e il Cammino Neocatecumenale. Ne pubblichiamo interamente i messaggi.

 

Azione Cattolica: «Confermiamo il nostro impegno al servizio delle persone»

L’Azione Cattolica di Cremona accoglie con gioia il nuovo Vescovo Antonio, da poco nominato e che si appresta a guidare la nostra Chiesa particolare. Questo momento di cambiamento nella storia della Chiesa cremonese ci interpella e ci stimola a ripensare e confermare il nostro impegno al servizio delle persone che incontriamo nella quotidianità della nostra esperienza, e verso le quali testimoniamo la gioia della Buona Notizia di Gesù.

Al nuovo Vescovo consegniamo le nostre esperienze come strumento di evangelizzazione ma anche opportunità di crescita e formazione di un laicato responsabile, disponibile, attento ai cambiamenti della società e alle nuove domande degli uomini, delle donne, dei giovani, dei ragazzi e di quanti cercano il Signore.

Ci uniamo quindi in preghiera per ringraziare il Signore per questo nuovo dono e per pregarlo affinché conceda al Vescovo Antonio la sapienza per guidare la Chiesa e mettere a frutto i doni e i talenti che essa porta. Ringraziamo il Signore anche per il Vescovo Dante, che ci ha accompagnato in questi anni, perché gli conceda serenità e ancora nuove opportunità di servizio gioioso alla Sua missione.

La Presidenza diocesana di Azione Cattolica

 

Comunione e Liberazione: «La fede in Gesù unica risposta al grido di felicità dell’uomo»

Eccellenza Reverendissima, a nome della comunità diocesana di Comunione e Liberazione La ringrazio di aver risposto alla chiamata del Signore che La condurrà a guidare e servire la Chiesa cremonese come successore del Vescovo Dante Lafranconi, nel solco ininterrotto della successione apostolica.

Siamo rimasti colpiti dal messaggio che ci ha paternamente inviato nell’imminenza della Sua nomina, soprattutto laddove ci richiama al fatto che “… Veramente la realtà è sempre superiore alle nostre idee, ai nostri schemi. Specie quando si lascia fecondare dalla fantasia dello Spirito, che sempre ama e guida la sua Chiesa, anche in questo tempo. Allora lo sconcerto umano può scomparire, e il dono della fede apre all’obbedienza …” e dove ci invita a “… tenere fisso lo sguardo su Gesù, che ci viene incontro, ci precede sempre …”.

Queste parole sono state l’ennesima occasione per porci quella fondamentale domanda, rivoltaci anche recentemente da Papa Francesco allo stadio di Firenze: “ chi è Gesù per gli uomini e le donne di oggi? … Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16.15)”.

Chi è Gesù per me? Attraverso l’incontro con il Carisma donato da Dio a don Luigi Giussani abbiamo riconosciuto che la fede in Gesù Cristo è l’unica possibilità di risposta a quel grido di felicità e salvezza che alberga nel nostro cuore e nel cuore di ogni uomo, di ogni tempo e luogo.

Gesù è entrato per sempre nella storia umana e vi continua a vivere, con la sua bellezza e potenza, in quel corpo fragile e sempre bisognoso di purificazione, ma anche infinitamente ricolmo dell’amore divino, che è la Chiesa” (Papa Benedetto XVI).

Non desideriamo altro, attraverso tutti i nostri limiti, che vivere con la Chiesa e per la Chiesa e servire con tutto noi stessi, in filiale obbedienza a Lei, questa Chiesa cremonese, assicurandoLe la nostra preghiera ed il nostro sostegno nella Sua nuova missione episcopale.

In attesa di presto incontrarLa, ci affidiamo alla Madonna, perché ci aiuti ogni giorno a diventare degni delle promesse di Cristo. “Veni Sancte Spiritus, Veni per Mariam”.

Avv. Paolo Achille Mirri
Responsabile Fraternità di Comunione e Liberazione Diocesi di Cremona

 

Cammino Neocatecumenale: « Siamo pronti a metterci in gioco per una Chiesa in uscita»

Carissimo Vescovo Antonio, quando arriverà nella Sua diocesi di Cremona troverà anche noi, i fratelli delle comunità del Cammino Neocatecumenale.

Ci troverà nella parrocchia cittadina di S. Ilario e in altre due parrocchie, dislocate ai punti estremi della diocesi, quasi a voler comprendere tutto quanto il territorio: Viadana e Cassano d’Adda.

E ci troverà – se vorrà fare un giro per la città nelle domeniche del tempo pasquale – nelle piazze, per cantare, ballare, portare annunci e testimonianze. Sa, noi siamo particolarmente attratti dall’ “odore delle pecore”, è tipico del nostro carisma cercare le persone là dove le persone vivono e si muovono e raggiungerle con lo stesso annuncio di salvezza che ha raggiunto noi.

Salutiamo con riconoscenza il Vescovo Dante, che ci ha voluto bene e ci ha sempre incoraggiato.

Accogliamo con entusiasmo Lei, Vescovo Antonio, e siamo ansiosi di averla in mezzo a noi. Venga a trovarci, La aspettiamo.

Conoscerà le nostre famiglie, i nostri figli, vedrà questo piccolo popolo che si è radunato intorno ad un annuncio risuonato per la prima volta ormai 25 anni fa (era il 1990).

Siamo pronti a metterci in gioco perché la Chiesa sia sempre più una Chiesa “in uscita”. Eccellenza, può contare su di noi!

Cammino Neocatecumenale – Cremona




Mons. Lafranconi a Soresina: “La Vita consacrata testimonianza della signoria e della libertà di Cristo”

Nel pomeriggio di sabato 21 novembre, in occasione della Giornata mondiale “pro orantibus”, a favore cioè delle monache di clausura, l’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi ha presieduto la celebrazione del Vespro nella chiesa del Monastero della Visitazione di Soresina insieme alle claustrali visitandine e alle rappresentanti degli altri ordini religiosi presenti in diocesi. La celebrazione, che quest’anno ha assunto un particolare significato collocandosi nell’ultimo scorcio dell’Anno della Vita consacrata, è avvenuta in comunione spirituale con l’altro monastero di clausura presente in diocesi: quello delle Domenicane di S. Sigismondo, a Cremona.

La Chiesa ormai da più di 50 anni ha scelto il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, per celebrare la giornata “pro Orantibus”. L’esempio della Santa Bambina che con determinazione si ritira nel Tempio di Gerusalemme, lasciando i genitori, dice con eloquenza la bellezza della Vita Consacrata, quale grande e preziosa grazia sia la vocazione religiosa, l’essere cioè chiamati da Dio “a donarsi interamente a Lui sommamente amato, per essere con nuovo e speciale titolo destinati al servizio e all’onore di Dio” (Lumen Gentium 44a).

A introdurre la celebrazione il saluto di suor Luisa Ciceri, delle Adoratrici del SS. Saramento di Rivolta d’Adda responsabile diocesana dell’USMI: “Nel sì di Maria – ha detto la religiosa – il nostro sì, nella sua adorazione la nostra adorazione. Mentre ringraziamo il Signore di essere qui insieme a celebrare la liturgia, affidiamo a Lui in modo particolare le Sorelle Visitandine che oggi rinnovano l’offerta della loro esistenza. Unite a loro, preghiamo perché, come ci chiede il Papa, tutte noi possiamo essere donne di speranza, che sanno aspettare il domani di Dio, cogliendo i segni di resurrezione nei drammi della storia, la nostra di oggi. Davvero la nostra esistenza sia intercessione, vita gioiosamente offerta per la salvezza del mondo”.

Con l’esposizione dell’Eucaristia per l’adorazione si sono quindi aperti i primi Vespri di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, presieduta dall’amministratore apostolico mons Dante Lafranconi.

Accanto al vescovo emerito, il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, il vicario don Andrea Piana e il collaboratore parrocchiale don Andrea Ottoni, oltre naturalmente al cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

In chiesa diverse rappresentanze di suore delle varie congregazioni presenti in diocesi e molti parrocchiani sensibili alla vita del loro Monastero. E naturalmente non mancavano le padrone di casa, le monache visitandine, dietro la grata posta al fianco dell’altare.

Nella sua riflessione mons. Lafranconi, dopo aver guardato alla regalità di Cristo Re, si è soffermato sulla libertà data da Dio all’uomo e con il riferimento all’Alto che libera da un possibile “delirio di onnipotenza”. “Pensate quanto è significativa questa testimonianza di libertà – ha sottolineato –, come testimonianza della signoria del Signore Gesù, nel nostro contesto sociale, dove spesso la libertà è intesa come poter carpire a Dio la possibilità di fare tutto quello che voglio, senza badare agli altri e neppure al senso della mia esistenza e della mia storia. La Vita consacrata è testimonianza della signoria di Cristo perché la esprime negli stessi termini con cui l’ha espressa Lui”.

È stata dunque una occasione “per ringraziare il Signore del dono della Vita consacrata, testimonianza della signoria e della libertà di Cristo. E siamo qui per chiedere al Signore per tutti i consacrati la grazia di vivere in pienezza questo segno di testimonianza, espressa attraverso i voti”.

Al termine dell’omelia è stato il momento del rinnovo dei voti da parte delle claustrali. Per le visitandine, infatti, la Giornata “pro orantibus” coincide anche con il giorno del rinnovo dei propri voti. “Ogni anno, il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, dopo tre giorni di raccoglimento, tutte le Sorelle rinnovano pubblicamente, benché soltanto per devozione, i loro voti di religione”: così si legge nelle Costituzioni dell’Ordine della Visitazione di S. Maria. Una consuetudine voluta dai Santi fondatori, Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, e che da più di 400 anni è fedelmente osservata. Significativa la data scelta dai Santi Fondatori, poiché la Madonna nel mistero della sua Presentazione al Tempio è la precorritrice, il modello e la patrona delle anime che si consacrano al Signore nella Vita Religiosa.

Una consuetudine di cui si conserva memoria nel grande Libro del Monastero, dove ogni monaca, nelle pagine a lei riservate, scrive di volta in volta: “Io ho confermato i miei Voti in questo giorno della Presentazione della Madonna 21 novembre … Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen” e vi appone la propria firma.

Dopo la benedizione eucaristica, e le parole di saluto del parroco, il saluto delle suore con il Vescovo e un rinfresco offerto dalle Visitandine.

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Omelia del vescovo Lafranconi