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Il libro di don Compiani presentato dal deputato Fontana, dal senatore Montini e da padre Costanzo Natali

Venerdì 4 dicembre, alle ore 17, presso la  Sala Mercanti della Camera di Commercio di Cremona (via Baldesio, 2) sarà presentato un interessante sussidio pastorale edito dalla San Paolo per conto del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.

Si tratta del contributo del sacerdote cremonese don Maurizio Compiani, all’interno della collana ufficiale promossa per celebrare il Giubileo straordinario della Misericordia. Il volume, La Confessione Sacramento della Misericordia, offre alcune riflessioni di taglio squisitamente biblico, oltre che pastorale, per meglio comprendere il Sacramento della Confessione la cui pratica presenta oggi una diffusa disaffezione nella società attuale.

L’incontro sarà introdotto e guidato dall’on. Cinzia Fontana, deputato cremonese, che aprirà con una riflessione su “Il Giubileo, invito universale alla Misericordia”; all’on. Walter Montini competerà la presentazione del piano generale dei sussidi ufficiali predisposti per il Giubileo (trattasi di otto volumi), ed in particolare del contributo di don Maurizio Compiani; a Padre Costanzo Natali, frate francescano confessore presso il convento di via Brescia, la riflessione conclusiva sul tema: “Misericordia e Sacramento del Perdono”.

Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, in un breve scritto ha ringraziato don Compiani per la competenza e la sensibilità nello stendere queste pagine: “Ci auguriamo – scrive il presule – che la lettura e la riflessione di questo strumento pastorale possa far cogliere la gioia di Dio nel perdonare e la forza della misericordia come segno della sua vicinanza e tenerezza”.




Diocesi: le proposte di pellegrinaggio per il 2016

È tradizione, alla fine dell’anno, presentare la programmazione dell’Ufficio pastorale del turismo, in modo tale che le parrocchie, le associazioni ecclesiali e i singoli possano, a loro volta, pensare, per tempo all’adesione ad una delle iniziative diocesane; non sfugge a nessuno la particolarità di questa stagione ecclesiale che stiamo vivendo, incentrata sulla celebrazione dell’Anno Santo della Misericordia, voluto da Papa Francesco dall’8 dicembre fino al 20 novembre 2016, che ha nel pellegrinaggio a Roma e alle chiese giubilari della diocesi una delle esperienze che più lo qualifica.

Dunque poniamo l’attenzione a questa proposta, ricordando innanzitutto un invito rivolto a tutta la chiesa cremonese per domenica 13 dicembre, quando mons. Dante Lafranconi, in qualità di amministratore apostolico, aprirà la “porta della misericordia” della Cattedrale, in contemporanea con le celebrazioni dei santuari di Caravaggio, Castelleone, Casalmaggiore. Senza dimenticare le due proposte di pellegrinaggio a Roma: quella di febbraio dal 22 al 24 (cliccare qui per i dettagli della proposta per gruppi e per singoli) e quella di ottobre dal 10 al 13.

L’attenzione al tema della misericordia sarà anche sviluppata negli altri pellegrinaggi dell’anno. Anzitutto quello a Santiago de Compostela, con un percorso inusuale che porta alla scoperta del cosiddetto “cammino portoghese”. Quindi quelli a Lourdes di febbraio nei giorni della prima apparizione (il programma) e di aprile (il programma) e settembre (il programma). Ancora a settembre quello in Terra Santa e quello di un giorno a Lucca, dove la tradizione venera il S. Volto (il programma). Per concludersi con quello tradizionale a Caravaggio per l’inizio dell’anno pastorale.

Accanto ai pellegrinaggi la proposta del turismo religioso denominata “orizzonti di fede”, che intende leggere i segni del sacro nella storia, nella cultura e nelle tradizioni di popoli anche lontani. Si inizia con il viaggio in Uzbekistan, con le splendide città di Kiva, Bukara e Samarcanda (il programma). Si continua con le Repubbliche Baltiche, con un itinerario che si snoda tra Riga, Vilnius e Tallin (il programmma).

Altre proposte riguardano l’Irlanda, antica terra cristiana legata al ricordo di S. Patrik e la città di Stoccolma (il programma).

Merita anche una segnalazione la proposta, pensata da un gruppo della parrocchia di Pandino, rivolta a giovani e adulti, di un pellegrinaggio a piedi, da svolgere a tappe, lungo le strade della nostra diocesi, da Cremona a Caravaggio, proposta che tocca alcuni dei santuari mariani, anche minori della nostra terra: in questo Anno Santo può avere un grande valore riscoprire in questo modo la presenza di una devozione a Maria, che attraversa i secoli e giunge anche a noi.

Tutte queste proposte hanno un grande obiettivo, che poi è il significato che la pastorale ecclesiale da all’esperienza del turismo, quello cioè di incontrare popoli e culture, di dialogare ed incontrasi intorno ai grandi valori che, lungo i secoli, hanno costruito le grandi civiltà; se pellegrinaggio vuol dire forte esperienza di fede, nella riscoperta del volto misericordioso del Padre, turismo significa “ponti” tra popoli e culture per costruire la pace; un dono da chiedere, un impegno che non possiamo disattendere.

don Roberto Rota
responsabile Segretariato diocesano pellegrinaggi




Mons. Burgazzi canonico del Capitolo Vaticano e Don Pietta a Casalmorano come collaboratore

Nelle celebrazioni di domenica 12 aprile sono state annunciate due nomine: una vaticana e una diocesana. Il Santo Padre Francesco ha nominato il cremonese mons. Cesare Burgazzi canonico del Capitolo della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano. L’investitura si terrà domenica 26 aprile alle ore 16. Il vescovo Lafranconi, invece, ha nominato don Luigi Pietta collaboratore parrocchiale delle comunità di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Barzaniga e Azzanello.
Biografia dei sacerdoti

Mons. Cesare Burgazzi classe 1958, originario della parrocchia di S. Imerio, a Cremona, è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982. Il primo incarico pastorale è stato come vicario a Bonemerse; nel 1984 il trasferimento a Cremona, sempre come vicario, nella parrocchia di S. Giorgio in S. Pietro al Po.

Laureato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense, il 5 novembre 1992 è chiamato al servizio della Sante Sede come addetto presso la Sezioni Affari Generali della Segreteria di Stato.

Nel 1994 la nomina a officiale dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, di cui nel 2004 è diventato minutante. Nel 2010 il trasferimento, sempre come minutante, alla Prima Sezione – Affari Generali della Segreteria di Stato, dove dal 2011 ricopre il ruolo di capo ufficio.

Il 28 dicembre 1993 inizia il servizio come cerimoniere pontificio della Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano.

Il 4 febbraio 1998 è insignito del titolo di monsignore quale Cappellano di Sua Santità; e dal luglio 2012 come Prelato d’Onore di Sua Santità.

Dal 1996 era coadiutore del Capitolo della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, di cui ora Papa Francesco l’ha nominato canonico.

Don Luigi Pietta è nato a Sesto Cremonese il 2 agosto 1946. Ordinato sacerdote il 21 giugno 1975, ha ricoperto l’incarico di vicerettore del Collegio Gregorio XIV. Nel 1978 il trasferimento a Pandino, in qualità di vicario.

Nel 1985 è stato promosso parroco e gli è stata affidata la comunità di Derovere. Dal 1990, inoltre, è stato anche guida spirituale di Vidiceto (Cingia de’ Botti) e amministratore parrocchiale di Cella Dati.

Nel 1994 il trasferimento, sempre come parroco, nel Viadanese, a Cicognara. Dal 2003 al 2006 è stato quindi parroco di Gombito e S. Latino.

Sacerdote “fidei donum” dal 2006 al 2007, ha poi proseguito il proprio ministero pastorale nelle Marche, a Porto S. Giorgio.

Nel 2009 il ritorno in diocesi e l’impegno pastorale come collaboratore parrocchiale a Soresina. Nel marzo 2012 la nomina a collaboratore parrocchiale delle comunità di Soncino. Lo scorso anno una nuova esperienza come “fidei donum”.

Rientrato in diocesi, mons. Lafranconi l’ha nominato collaboratore parrocchiale delle Parrocchie di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Barzaniga e Azzanello, guidate dal parroco don Antonio Bandirali con il supporto, in qualità di collaboratore, del camilliano padre Giuseppe Ripamonti.




Intervista al vescovo eletto Antonio: «Curiamo la gioia del Vangelo come ci indica Papa Francesco»

Giovedì 26 novembre, per la prima volta, mons. Antonio Napolioni, vescovo eletto, è giunto a Cremona per conoscere mons. Lafranconi, visitare la Cattedrale e il Seminario e incontrare i giornalisti. A margine della conferenza stampa, tenuta nei locali della Curia vescovile, abbiamo rivolto a don Antonio alcune domande. Di seguito la trascrizione dell’intervista audio che, pertanto, mantiene il tono colloquiale.

Nel suo primo messaggio alla Chiesa cremonese, lei ci ha presentato il suo motto “Servire il Signore nella gioia” (dal Salmo 99, 2), ripensando a “quando, giovane educatore scout, scoprii che la gioia del servizio traeva il suo fascino proprio dal Signore Gesù”. Ci potrebbe brevemente narrare l’origine della sua vocazione?

«Intanto confesso che questo motto non l’ho confezionato in questi giorni solo in vista del ministero episcopale, ma è stato il tema dei corsi di esercizi spirituali che ho predicato in questi ultimi anni, quando mi è stato chiesto di fare una sintesi di ciò in cui credevo, ciò che sentivo vero, e ho riletto così la mia vita anche per dialogare con preti e seminaristi. Devo dire che da ragazzo, come tanti ragazzi, c’era la voglia di fare. La voglia di fare manifesta dei talenti e anche un desiderio e un’aspirazione. In che cosa questo desiderio di esprimersi e di realizzarli trovava veramente appagamento. Era il mondo Scout quello che ho frequentato con più passione e si sa che gli Scout sono famosi per i distintivi, per le “patacche”, per i ruoli: era un gioco di ruolo all’inizio, poi è diventata la vita, il “grande gioco della vita” come lo chiamava il fondatore. Fino a scoprire che è la vita che è vocazione: una vita che non può essere più fatta a pezzi: sto bene quando sto con gli Scout, ma poi in famiglia, ma poi con gli amici, ma poi a scuola… A volte, purtroppo, viviamo questi compartimenti stagni che non ci fanno decollare secondo un disegno di Dio. Quando, invece, si scopre che la gioia sta in tutte le piccole cose che si richiamano l’una l’altra e dentro queste piccole cose c’è Lui, un Tu che merita di essere amato più della ragazza con la quale magari avevi fatto un’esperienza, più di quella passione educativa, ti rende abitabile una solitudine, ti rende capace di un distacco. Sono questi alcuni flash di quello che è stato un percorso che poi, a 21 anni, mi ha portato in Seminario. Devo dire con la grazia di un discernimento veloce: io ci ho messo poche settimane a capire che era questa la mia strada. Vi confesso anche che il Signore mi ha dato la grazia di non dubitare mai un momento che la mia vita sarebbe stata quella di essere prete».

Sempre nel suo messaggio, lei dichiara: “dedicherò tanto del mio tempo ai preti, ai diaconi, ai seminaristi”; e, a proposito di questi ultimi, afferma: “ci impegneremo ancora a sviluppare il seminario”. I nostri sembrano essere tempi davvero difficili per il sorgere di vocazioni al sacerdozio. Ha già in mente qualche linea di pastorale per favorire il sorgere di nuove vocazioni?

«Se avessi le ricette sarei Papa, quindi non ho ricette. La passione per i preti e i seminaristi è legata anche al fatto che per ben 17 anni ho lavorato in Seminario e quindi so per esperienza la complessità e la bellezza di questo percorso, e quindi quanto è necessario aver cura delle vocazioni che già abbiamo perché ne vengano altre. È la cura della gioia dei presbiteri: più i sacerdoti, i diaconi, i genitori, i laici consacrati e le famiglie sono felici di essere credenti e lo trasmettono con naturalezza, più le nuove generazioni sentiranno il fascino del Vangelo e di spendere la vita per Cristo. Non credo ci siano altre ricette, se non quella di aver cura quotidianamente della gioia del Vangelo, come dice il Papa».

Ripensando alla sua esperienza di parroco, lei sottolinea la scelta di fare “della comunità cristiana una famiglia di famiglie”: con questa indicazione lei si pone in piena continuità con il vescovo Dante Lafranconi e con le indicazioni del recente Sinodo dei Vescovi sulla Vocazione e Missione della famiglia. Può dirci qualcosa in più su questo suo impegno?

«Faccio solo un esempio: quante volte la nostra pastorale è ritmata, nei tempi e nei modi, a volte sui preti e non sulla vita delle famiglie. Gli orari, le modalità, l’attenzione ai bambini: quante volte magari spacchiamo la famiglia piuttosto che raccoglierla tutta intera. E allora facciamo un incontro feriale dopo cena: può venire il papà o la mamma se va bene. Se, invece, valorizzassimo di più quei tempi e quei modi che permettono alla famiglia di godere dello stare in parrocchia, perché c’è chi si prende cura dei piccoli, perché c’è una relazione fraterna, c’è lo scambio di esperienze, c’è la calma necessaria… Se la pastorale stressa chi la vive non può produrre frutti! Invece, Gesù ci ha invitato a sederci, ci ha chiamati anche al riposo e al ristoro; sarebbe bello che una famiglia di famiglie non aggravasse di compiti ulteriori, ma nutrisse il bisogno di verità e speranza che c’è nel cuore di tanta gente. Anche qui, non ci sono tecniche, ma, più che altro, uno stile che faccia sì che, quando si torna a casa la domenica sera, si senta che si è più ricchi di prima, più contenti e più capaci di affrontare la fatica della settimana».

Lei non è mai stato, prima di oggi, a Cremona o nel suo territorio; conosce la nostra città solo in riferimento a don Primo Mazzolari e ai suoi scritti. Ci può dire come ha conosciuto questo nostro grande prete e che cosa l’ha affascinato nei suoi scritti?

«L’ho conosciuto grazie ai preti formatori che avevamo in Seminario. Un piccolo particolare: don Vincenzo Ossolazzi, il vicerettore che avevamo e che poi abbiamo seguito da parroco qualche anno dopo, ha scritto “Lettera alla parrocchia” riprendendo la “Lettera alla parrocchia” di don Primo Mazzolari e riaggiornandola. Come dire che quel sogno di parrocchia, quel sogno e quell’esperienza di una Chiesa per tutti, di una Chiesa – si dice oggi – povera per i poveri, ma in realtà capace di stare con tutte le esperienze umane che quotidianamente bussano o protestano nei confronti di Dio, quello ha un’attualità sempre forte. Quindi sapere che questa terra è segnata da questa memoria mi dà tanta speranza. Non ha senso curare un processo di beatificazione per gloriarci di una memoria del passato se non ne assumiamo lo stile e non ne riscopriamo l’attualità».

Con piacere abbiamo constatato che lei usa i moderni mezzi digitali. Che idea si è già fatto, attraverso di essi, della nostra diocesi?

“Non li uso moltissimo. Certamente anche i miei amici di Camerino-San Severino sono rimasti colpiti da come la Chiesa cremonese sia all’avanguardia. Quindi vi faccio i complimenti per il nuovo portale, per il sito, per l’aggiornamento continuo. E anche questo mi rassicura, nel senso che c’è una comunità in cui i talenti di ciascuno vengono valorizzati per andare incontro alle tante necessità del nostro tempo. Proprio perché è finita l’epoca del prete factotum: figuriamoci del vescovo factotum».

Ha già immaginato, a grandi linee, come sarà concretamente il suo ministero di vescovo?

«Non più di tanto: le grandi linee sono quelle scritte nel Vangelo, nelle raccomandazioni che ho ricevuto dal Nunzio apostolico; spero di incontrare anche il Papa e penso che anche una sola parola di Papa Francesco sarà importante. Sapere che la mia nomina viene direttamente da lui, che ha seguito la mia vicenda e la vicenda della chiesa di Cremona e quindi ha ritenuto lui di farci sposare, mi mette ancora di più in ascolto del suo magistero: quindi prendiamo l’Evangelii Gaudium e, come ha detto al Convegno di Firenze, ristudiamola e approfondiamola insieme, perché lì c’è veramente una scossa per la Chiesa di tutto il mondo, e a maggior ragione per la Chiesa italiana».

Ascolta l’intervista a mons. Napolioni




Don Assensi a Martignana don Bislenghi ad Annicco Trasferiti anche tre vicari Pezzali a Casalbuttano Maffezzoni a Sabbioneta e Schiavon alla Beata Vergine

Durante le celebrazioni eucaristiche di domenica 19 luglio sono stati annunciati alcuni importanti provvedimenti del vescovo Lafranconi riguardati cinque sacerdoti diocesani. Anzitutto don Gino Assensi, già rettore del Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, è stato nominato parroco di «Santa Lucia» in Martignana Po in sostituzione di don Fabio Santambrogio trasferito a Calcio; inoltre don Antonio Bislenghi, finora vicario di Sant’Imerio in città, è stato promosso parroco di San Giovanni Battista Decollato in Annicco, in sostituzione di don Franco Zangradi che si è dimesso per raggiunti limiti d’età. Diversi spostamenti anche tra i vicari: don Alessandro Maffezzoni, attuale vicario di Casalbuttano-San Vito, è stato nominato vicario di Sabbioneta-Villa Pasquali-Breda Cisoni-Ponteterra; don Davide Schiavon, finora vicario a Sabbioneta-Villa Pasquali-Breda Cisoni-Ponteterra, è stato nominato vicario alla Beata Vergine di Caravaggio in città; don Davide Pezzali, infine, finora vicario alla Beata Vergine di Caravaggio in città, è stato trasferito, sempre in qualità di vicario, a Casalbuttano-San Vito.
Biografia dei sacerdoti interessanti alle nomine
Don Gino Assensi è nato a Sabbioneta (Mn) il 14 agosto 1955. Ordinato sacerdote il 23 giugno 1979, ha celebrato la sua prima Messa a Commessaggio, suo paese d’origine. Il primo incarico ministeriale è stato come vicario a Cremona, nella parrocchia Ss. Clemente e Imerio (1979-1983); quindi il trasferimento, sempre come vicario, a Bozzolo (1983-1988). Nel 1988 la promozione a parroco, con il vescovo Assi che gli ha affidato la comunità di Quattrocase, frazione di Casalmaggiore. Incarico al quale, dal 1993, ha affiancato anche quello di parroco della vicina parrocchia di Vicomoscano. Nel 1995 è di nuovo a Cremona, come parroco di Cavatigozzi. Negli stessi anni è anche responsabile per la Sezione Musica per la liturgia dell’Ufficio liturgico diocesano. Nel 2003 il ritorno in terra mantovana come parroco di Cicognara. Dall’anno successivo diventa parroco moderatore della neonata unità pastorale di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po. Nel 2007 mons. Lafranconi l’ha nominato rettore del Santuario S. Maria del Fonte presso Caravaggio, incarico che ha mantenuto fino al 2015.

Don Antonio Bislenghi è nato Bozzolo il 20 ottobre 1972 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2001 mentre risiedeva nella parrocchia dei Santi Antonio e Ambrogio in Tornata. È stato vicario a Pizzighettone dal 2001 al 2008 e a Sant’Imerio in città (2008-2015).

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Don Alessandro Maffezzoni è nato a Cremona il 9 dicembre 1978 ed è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004 mentre risiedeva nella comunità cittadina di Sant’Ambrogio. È stato vicario a Sant’Imerio in città (2004-2008) e a Casalbuttano-San Vito (2008-2015).

Don Davide Schiavon è nato a Soresina il 3 gennaio 1976 ed è stato ordinato sacerdote il 13 giugno 2009 mentre risiedeva nella parrocchia di Castelleone. Nel 2009 la nomina a vicario di Sabbioneta, Villa Pasquali, Ponteterra e Breda Cisoni.

Don Davide Pezzali è nato a Casalmaggiore il 15 aprile 1985 ed è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 2011 mentre risiedeva a Salina di Viadana. Nel 2011 è stato nominato vicario della Beata Vergine di Caravaggio in città. Don Pezzali è anche assistente spirituale del movimento di Comunione e Liberazione.




Mons. Abbiati nominato delegato ad interim per il santuario di Caravaggio A don Marco Tizzi affidato anche Commessaggio con don Grassi collaboratore

Domenica 19 aprile sono stati annunciati altri importanti provvedimenti riguardati sacerdoti cremonesi. Anzitutto attraverso una breve nota dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali è stato comunicato che «mons. Dante Lafranconi ha nominato delegato vescovile ad in­terim per il Santuario di “Santa Maria del Fonte” presso Caravaggio mons. Carlo Abbiati con l’’incarico di svolgere provviso­riamente le funzioni che competono al Rettore». Nella nota si legge altresì che «Il Vescovo ringrazia don Gino Assensi per la dedi­zione con cui ha adempiuto il suo mandato in questi anni». Inoltre il presule ha nominato parrocco di Sant’Albino in Commessaggio don Marco Tizzi, parroco di Belforte e di Gazzuolo, mentre don Bruno Grassi, finora parroco in solido dell’unità pastorale di Calvatone, Tornata e Romprezzagno è stato nominato collaboratore parrocchiale di Belforte, Gazzuolo e Commessaggio.
Biografie dei sacerdoti

Mons. Carlo Abbiati è nato a Milano il 7 febbraio 1939 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1962 mentre risiedeva a Cassano d’Adda. È stato vicerettore del Seminario Vescovile dal 1962 al 1966, economo del seminario dal 1966 al 1987 e responsabile dell’ufficio Caritas dal 1985 al 1987. Dal 1987 al 1997 è stato parroco della parrocchia cittadina di Sant’Agata e dal 1988 al 2000 è stato incaricato diocesano della Federazione Nazionale del Clero Italiano. Dal 1997 è economo diocesano, direttore dell’opera di religione Sant’Omobono e assistente diocesano dell’istituto “Figlie di Sant’Angela Merici”. Dal 2004 è Canonico del Capitolo della Cattedrale e dal 2007 è membro del Consiglio presbiterale diocesano.

Don Marco Tizzi è nato a Sabbioneta (Mn) il 25 gennaio 1948 ed è stato ordinato sacerdote il 17 luglio 1971. È stato vicario nella comunità di S. Maria Assunta e S. Cristoforo in Castello a Viadana (1971-1979) e a Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore (1979-1994). Nel 1994 la promozione a parroco di San Bartolomeo apostolo in Belforte, frazione di Gazzuolo (MN). Nel 2012 mons. Lafranconi gli ha affidato anche la comunità parrocchiale di Santa Maria Nascente in Gazzuolo. Dal 2003 al 2012 è stato vicario della zona pastorale decima.
Don Bruno Grassi è nato a Casalmaggiore il 16 febbraio 1968 ed è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1993. È stato vicario a Rivarolo Mantovano (1993-1998), a San Pietro al Po a Cremona (1998-2002) e a Vailate (2002-2005). Dal 2005 è parroco in solido dell’unità pastorale che comprende le comunità di Calvatone, Romprezzagno e Tornata. Parroco moderatore di predetta unità pastorale è don Vincenzo Cavalleri.

 




Don Fabio Santambrogio nuovo parroco di Calcio e a Viadana arriva don Cipro della diocesi di Como come sacerdote collaboratore

A tre mesi dalla prematura scomparsa di don Massimo Morselli, il vescovo Dante ha provveduto alla nomina del nuovo parroco di “San Vittore Martire” in Calcio: si tratta di don Fabio Santambrogio, attuale guida della comunità casalasca di “Santa Lucia” in Martignana di Po. Il sacerdote, classe 1968, guiderà una comunità di oltre 5.000 abitanti, ma potrà contare sull’aiuto del vicario don Matteo Bottesini e del collaboratore parrocchiale don Carlo Merisi. Inoltre con decreto in data 1 giugno 2015, mons. Lafranconi ha nominato don Enzo Cipro, sacerdote della diocesi di Como, collaboratore parrocchiale di “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Maria Annunciata”, “Ss. Martino e Nicola” e “S. Pietro apostolo” in Viadana.
Biografia di don Santambrogio

Don Fabio Santambrogio è nato a Milano il 25 maggio 1968 ed è stato ordinato sacerdote a Verona nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria) il 25 maggio 1996. È stato vicario in diocesi di Roma prima nella comunità cittadina di S. Maria Assunta (2004-2007) e poi a San Paolo in Genazzano (2007-2008). Dal 2008 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale a Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e a Isengo. Nel 2009 è stato incardinato in diocesi ed è stato nominato vicario parrocchiale di Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e di Isengo dove è rimasto fino al 2013 quando è stato promosso parroco di Santa Lucia in Martignana di Po.

 




La professione tra i Memores Domini della cremonese Marta Ruggeri

Un’altra bella notizia per il mondo cremonese. Sabato 28 novembre Marta Ruggeri (Cremona, 1985) ha fatto la professione come Memor Domini. L’Associazione Laicale Memores Domini riunisce persone di Comunione e Liberazione che seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo. I fattori portanti della vita dei Memores sono la contemplazione, intesa come memoria tendenzialmente continua di Cristo, e la missione, cioè la passione a portare l’annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini.

Il Memor Domini è un laico che liberamente vive una esistenza totalmente immersa nel mondo con una totale responsabilità personale e che si impegna alla missione vivendo il proprio lavoro professionale come il luogo della memoria di Cristo. Gli associati intendono seguire una vita di perfezione cristiana praticando i consigli evangelici – obbedienza, povertà, verginità – come, in continuità con la tradizione della Chiesa, li ha intesi e insegnati don Luigi Giussani. I Memores  – chiamati anche “Gruppo adulto” – vivono comunitariamente in Case il cui scopo, sostenuto dal clima di silenzio, dalla comune preghiera e dalla condivisione fraterna, è l’edificazione vicendevole nella memoria di Cristo in vista della missione.

Marta ha cominciato sei anni fa il noviziato, anche se la vocazione, racconta, “è nata in me dieci anni fa”, quando frequentava la Facoltà di Lettere presso l’Università Cattolica di Milano.  “Per me fare la professione è un dono grande. Significa aderire a Cristo nella forma della dedizione verginale, secondo il carisma dei Memores. Che nel concreto significa aderire allo Statuto dell’Associazione e dare così forma alla mia vocazione: vivere per Cristo nel mondo, nel lavoro, nella realtà quotidiana di tutti i giorni”.

Non ci sono voti a livello religioso, ma è comunque un “sì” definitivo a Gesù, ci tiene a precisare Marta. Ora la giovane continuerà il suo mestiere di insegnante e abiterà a Milano, in Casa con altre sei donne del “Gruppo adulto” (altre tre ragazze fanno “riferimento” in quella casa, ma vivono all’estero).

L’ASSOCIAZIONE MEMORES DOMINI
L’Associazione ha origine a Milano nel 1964 e, dopo essersi diffusa in varie Diocesi italiane, il 14 giugno 1981 viene eretta canonicamente dal Vescovo di Piacenza, mons. Enrico Manfredini. L’8 dicembre 1988, i Memores Domini sono approvati dalla Santa Sede, che riconosce loro personalità giuridica come Associazione ecclesiale privata universale.




Don Antonio Mascaretti nominato nuovo rettore del Santuario di Caravaggio Accettata la rinuncia di don Zangrandi ad Annicco

Con decreto in data 13 giugno 2015, mons. Dante Lafranconi ha nominato rettore del Santuario “Santa Maria del Fonte” in Caravaggio, don Antonio Mascaretti (nella foto), finora parroco di Santa Maria Annunciata al Boschetto e di Santa Maria Nascente al Migliaro (Cremona). Il sacerdote, che succede a don Gino Assensi, rimarrà alla guida dell’Istituto diocesano sostantamento clero. In data 3 giugno 2015, il vescovo di Cremona ha accettato la rinuncia di don Franco Zangrandi alla guida pastorale della parrocchia di “San Giovanni Battista Decollato” in Annicco, pregandolo di continuare a svolgere il servizio pastorale fino a diverso provvedimento.
Biografia di don Mascaretti
Don Antonio Mascaretti è nato a Caravaggio (BG) l’8 settembre 1965. Dopo aver conseguito la laurea in Economia Aziendale all’università Bocconi di Milano è entrato nel Seminario diocesano. Il 21 giugno 1997 è stato ordinato sacerdote e nel settembre dello stesso anno ha iniziato il suo ministero di vicario parrocchiale presso la comunità di Cristo Re in Cremona dove è rimasto fino al 2004 quando mons. Lafranconi lo ha nominato vicario della parrocchia S. Maria Immacolata e San Zeno in Cassano d’Adda (MI). Dal luglio 2009 è parroco di S. Maria Annunciata al Boschetto (Cremona), dal 2011 è presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero e dal 2012 si occupa anche della comunità di Santa Maria Nascente al Migliaro.
Biografia di don Zangrandi
Don Franco Zangrandi è nato a Cremona il 28 maggio 1940 ed è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1964 mentre risiedeva a Casalbuttano. È stato vicario ad Annicco (1964-1974) quindi parroco a Zanengo (1974-1982) e a Olmeneta (1982-1989). Dal 1989 è parroco di Annicco e dal 2003 è anche amministratore parrocchiale di Grontorto. Dal 1990 al 2003 è stato amministratore parrocchiale di Farfengo.



Censimento delle esperienze e dei gruppi missionari operanti in diocesi

Il Centro Missionario, diretto da don Maurizio Ghilardi, sta compiendo un piccolo censimento delle esperienze missionarie presenti nella diocesi al fine di poter riunire in un incontro quanti operano nei gruppi missionari parrocchiali (là dove ancora ne esistono) e tutti coloro che (gruppi di giovani, famiglie o singoli laici) hanno svolto un particolare servizio presso una missione durante gli anni 2013-2015.

A tal proposito è giunto a tutti i parroci l’invito a segnalare generalità, telefono o e-mail di ciascuna persona impegnata in questo settore o almeno di un referente nel caso si tratti di gruppi.

«Spesso alcune persone della nostra diocesi – scrive don Ghilardi – si muovono con associazioni laicali, istituti religiosi oppure con missionari che conoscono direttamente; non importa, ciò che è necessario in questo momento è comprendere quante persone, per poi poterle incontrare, si sono in qualsiasi modo impegnate in un’esperienza simile».

Il responsabile del Centro diocesano aggiunge poi un’ulteriore richiesta: alle parrocchie che ospitano dei profughi nelle proprie strutture occorre segnalare la nazionalità e l’appartenenza religiosa.

Questi dati vanno inviati, possibilmente prima delle feste natalizie, a missioni@diocesidicremona.it oppure donmauri@tin.it.