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Domenica sera in Cattedrale concerto in memoria del maestro don Dante Caifa. L’evento in diretta su Cremona1

Maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona, don Dante Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. Fondatore del Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 ha ricostituito la Cappella musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997. Una vita dedicata alla musica e alla Chiesa cremonese che, a 21 anni dalla morte, lo ricorderà nel “Concerto in memoria di mons. Dante Caifa” che domenica 21 aprile, alle 21, è in programma proprio nella Cattedrale di Cremona. L’evento sarà trasmesso in diretta tv su Cremona1 (canale 19).

Tre cori coinvolti, accompagnati da maestri d’organo d’eccezione: la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino di Soncino, diretti da Giorgi Scolari, il coro “Il Disincanto” di Cremona, diretto da Daniele Scolari, e il Coro della Cattedrale di Cremona, diretto da don Graziano Ghisolfi.

Un ricco programma musicale, che si aprirà con il “Nun komm” der Heyden Heyland BWV di Johann Sebastian Bach, un solo di organo eseguito dall’organista titolare della Cattedrale, Fausto Caporali. A seguire, cinque esecuzioni di opere scritte proprio da monsignor Caifa: il coro della Cattedrale si cimenterà nella Missa brevis “De Angelis” per assemblea, un esecuzione con coro a tre voci dispari e organo; la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino eseguiranno invece Al Signore che entrava Santa Chiesa di Dio; saranno inoltre eseguiti il Victimae Paschali per soprano, coro a quattro voci miste e organo, con l’interpretazione del coro “Il Disincanto” e del Trittico per soprano e organo, con protagonisti l’organista Alberto Pozzaglio e il soprano Ilaria Geroldi. A chiudere il programma due esecuzioni a cori riuniti: la Messa detta “Balossa”, scritta da Caifa per assemblea, coro a tre voci pari e organo, e il Magnificat di Lorenzo Perosi, per coro a quattro voci dispari e organo.

L’esecuzione sarà inframezzata da un intervento di Roberto Fiorentini che presenterà e approfondirà gli studi di monsignor Caifa sui Salmi di Rodiano Barrera e le Lamentazioni di Marc’Antonio Ingegneri.

Un concerto promosso perché non passasse in silenzio il ricordo di un sacerdote che ha contribuito così tanto, con la sua permanenza qualificata, al panorama della Chiesa cremonese. Un musicista vero, con la musica nel cuore, che ha lasciato un patrimonio che si vuole così ripresentare alla comunità affinché non vada perduto e dimenticato.

La locandina del concerto

 

Profilo di don Caifa

Nato a Vescovato il 22 dicembre 1920, don Caifa fu ordinato sacerdote nel 1943: l’hanno successivo mons. Cazzani lo assegnò alla Cattedrale come vicario dopo una breve esperienza a Pieve d’Olmi.

Grazie agli studi al liceo musicale pareggiato di Piacenza e poi al conservatorio di Parma conseguì i diplomi di Musica Corale (1949) e Composizione (1951). Il prete musicista ottenne anche il compimento inferiore in Organo.

Nominato maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona nel 1964 (sostituì il grande Federico Caudana). Insegnante di musica in Seminario, mons. Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese.

Dopo aver fondato nel 1968 il Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 mons. Caifa ha ricostituito la Cappella Musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997.

Musicista di grande talento, grande improvvisatore, insegnante di Musica in Seminario, ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. A lui si deve la riscoperta a Cremona della polifonia classica (Monteverdi e Ingegneri in particolare) e del grande repertorio corale dopo l’impostazione lirico-romantica di Caudana.

Nel 1986 fondò insieme al cav. Giovanni Arvedi e altri membri del Comitato per l’Organo della Cattedrale la scuola d’organo che ha contribuito a formare decine di organisti diocesani e alla quale l’Associazione Marc’Antonio Ingegneri, emanazione diretta istituita nel 1994 con Caifa presidente, assicura tutt’oggi continuità.

Musicista raffinato e di raro talento, le sue musiche – prevalentemente dedicate alla pratica corale – sono state raccolte e pubblicate, poco prima della morte (avvenuta a Cremona il 5 agosto 2003), in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale (1943-2003) nell’antologia:
 “Messe, mottetti e varie composizioni” a cura di Marco Ruggeri
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ViaVai, con la presentazione in Seminario iniziato il viaggio degli animatori nel Grest 2024

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Durante la giornata di sabato 20 aprile la Federazione Oratori Cremonesi ha incontrato in Seminario, a Cremona, gli animatori e i collaboratori che la prossima estate animeranno i Grest negli oratori di tutta la diocesi. Una presentazione suddivisa su tre turni, due pomeridiani (quello delle 17 ha visto la presenza anche del vescovo Antonio Napolioni) e uno serale.

Tutti gli incontri si sono aperti attraverso un’immersione esperienziale suddivisa per tappe, tra i diversi ambienti del Seminario. Ciascun momento è stato guidato da alcune domande significative in vista dell’inizio dell’esperienza di servizio estivo in oratorio.

La vicenda di Dante Alighieri, tema guida del Grest 2024 “ViaVai. Mi indicherai il sentiero della vita”, è stata anche l’introduzione di questo percorso sensoriale. Le luci rosse e il fumo tra i corridoi del Seminario, a richiamo dello smarrimento del poeta, insieme alla domanda “Che cosa cerco?”, sono state la provocazione iniziale a cui gli adolescenti sono stati chiamati a rispondere per iniziare il percorso di consapevolezza in vista dell’esperienza estiva da animatori.

“Dove vado?” e “Che cosa porto?” sono state le suggestioni successive della scenografia dantesca, per aiutare a riflettere sul senso dell’esperienza di servizio che, come ogni anno, il Grest rappresenta. Tra le sedie e i banchi delle classi delle scuole della cooperativa Cittanova si è riflettuto anche sulle persone importanti che accompagnano i ragazzi nel loro cammino attraverso la domanda “Con chi cammino?”, dando la possibilità di scrivere i nomi dei volti che ogni giorno accompagnano i giovani nel loro percorso di vita.

In questo percorso non sono mancati neanche momenti di pausa – segnati dalla domanda “quanto manca?” – per riflettere anche sull’importanza del fermarsi e del sapere apprezzare ogni momento dell’esperienza del viaggio.

Nella chiesa inferiore del Seminario è stato allestito il momento focale di questo percorso che ha introdotto la presentazione vera e propria dell’edizione 2024 del Grest. Qui un’ulteriore domanda: “Che cosa vedo?”. Davanti al crocefisso illuminato, circondato dal fumo dell’incenso, e grazie all’esposizione di alcune foto richiamanti il ricordo di un cammino svolto in compagnia di amici, si è potuto riflettere sull’importanza delle relazioni, umane e non, che accompagnano l’attività del servire.

Prima dell’inizio della presentazione le domande “Che cosa trovo?” e “Che cosa racconto?” hanno aiutato a verbalizzare su alcuni foglietti adesivi, da attaccare alle vetrate dei corridoi del seminario, le aspettative e il significato e l’importanza del Grest per ciascuno.

“Come riparto?” è stata infine la domanda che ha aperto la parte centrale della presentazione. L’incontro si è sviluppato nel salone Bonomelli dove i ragazzi e i loro accompagnatori hanno potuto riflettere sul tema del cammino attraverso la video intervista di Nicolò Balini, noto youtuber conosciuto con il nome di HumanSafari, coordinatore viaggi di “SiVola”, che ha dato tre consigli di viaggio: avere sempre un atteggiamento di apertura, partire leggeri e avere rispetto per la diversità dei luoghi che si vanno a visitare.

Tra i momenti di musica e canto anche l’esecuzione in anteprima dell’inno e alcuni balli del Grest 2024 eseguiti dai ragazzi dell’unità pastorale Cafarnao. Ulteriori suggestioni sono state offerte attraverso alcune performance musicali da parte del violinista Isaac Meinert e nel duetto padre-figlio proposto da Antonio e Andrea Cariani. A conclusione un momento di preghiera e riflessione davanti alla croce.

 

«ViaVai», il Grest 2024 è un cammino da fare tutti insieme




Veglia per le vocazioni, il Vescovo: non è una «campagna acquisti» ma osare il proprio «sì»

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«Non c’è una campagna acquisti da vivere, né stasera né mai. C’è la nostra esistenza, che è vocazione!». Si è aperta con questa riflessione del vescovo Antonio Napolioni la veglia diocesana per le vocazioni, che ha avuto luogo nella serata di venerdì 19 aprile nella Cattedrale di Cremona.

Canti, preghiere e letture hanno scandito l’iniziativa dedicata ai giovani della diocesi e incentrata sul tema «Fare casa a Emmaus». Clou della serata sono stati i due momenti di dialogo e di confronto in cui i presenti si sono raccontati, guidati da alcuni «testimoni di vocazione», tra cui il vescovo, alcuni sacerdoti, frati, suore e coppie di sposi, esempi di una vocazione che non è solo quella sacerdotale. Seduti ai tavoli allestiti nelle navate laterali del Duomo, i giovani, nel loro conoscersi e confrontarsi, in base a come si sentivano in questo periodo della loro vita hanno scelto tra cinque tappe, quelle vissute anche dai discepoli di Emmaus prima, durante e dopo la rivelazione di Cristo: il disorientamento, l’incontro, l’esperienza cruciale, la crisi prima della scelta e la scelta di essere testimoni.

«Mi arrabbio quando ci si concentra solo su una vocazione – ha detto il vescovo nell’omelia conclusiva –. Vi immaginate una Chiesa fatta di soli preti?». Un invito a pensare anche a tutte le altre vocazioni: da quella dei consacrati, delle famiglie, delle istituzioni. «Il mondo è mandato avanti da uomini e donne che osano, nell’essere imperfetti, ma disponibili – ha aggiunto –. Uomini e donne che osano il sì».

Così, facendo riferimento proprio al Vangelo che racconta dei discepoli di Emmaus, letto appena prima dal diacono don Giuseppe Valerio, monsignor Napolioni ha spiegato: «È giusto che ci riaccostiamo così al Vangelo, partendo da noi, non facendo le cose di Chiesa perché bisogna farle, ma perché c’è un cuore che batte». Un cuore pieno di inquietudine, che deve essere necessaria nei giovani, , come sottolineato anche da Papa Francesco. «Quel giorno, quei due discepoli erano più scoraggiati che inquieti – ha aggiunto il vescovo –. Allora Gesù ha riacceso la loro inquietudine».

La riflessione si è quindi conclusa con un augurio: «Questo Vangelo ce lo abbiamo davvero davanti. Torniamo a casa consapevoli che questa strada ci si riproporrà sempre, che il viandante prenderà mille volti». «Allora ripartiremo e saremo testimoni al di là di ciò che avevamo preparato».

La veglia si è chiusa con la recita della preghiera per la 61ª Giornata mondiale per le vocazioni, che si celebra domenica 21 aprile, e con il saluto di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale. «Un grazie a tutti noi che abbiamo partecipato, perché se fosse mancato anche solo uno sarebbe stato diverso. E grazie a tutti coloro che hanno dato il proprio contributo e che si sono lasciati incontrare».

 

La riflessione del Vescovo




Qual è il tuo posto? Il 28 aprile iniziativa al Santuario di Caravaggio

Ci sono proposte per le famiglie e i fidanzati, per i sacerdoti e i consacrati: non mancano mai nelle comunità cristiane e nella Chiesa momenti belli e formativi per le varie vocazioni. E chi la vocazione non ce l’ha? O meglio, chi crede di non averla, perché nella vita non è arrivato a nessuna di quelle che noi definiamo appunto “vocazioni”?

Le statistiche dicono che in diocesi di Cremona quasi il 45% dei nuclei familiari è monofamiliare: un fratello o una sorella che vivono soli… Diverse possono essere le ragioni: per scelta, per le circostanze della vita, per ferite che le persone si portano nel cuore. L’attenzione della Chiesa si rivolge anche a loro. La proposta vuole raggiungere queste persone in particolare, per riflettere, pregare, condividere sul senso profondo della vita e della vita cristiana.

L’incontro, che si terrà il 28 aprile al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, è aperto a tutti (anche a chi ha già fatto delle scelte vocazionali nella vita) e avrà un taglio ben preciso che aiuti a comprendere la grandezza dell’unica vera vocazione che accomuna tutti perché figli di Dio: quella del Battesimo nella comunione della Chiesa.

Nella mattinata, a partire dalle 9.30, ci sarà una testimonianza di due fratelli – Carla e Michele Liuzzi – che hanno sperimentato la guarigione del cuore dopo un dramma, come a dire che per trovare il proprio posto è importante lasciare che il Signore curi le ferite e doni la forza di essere se stessi, nella verità più profonda.

La celebrazione eucaristica al cuore della giornata aiuterà i partecipanti a raccogliere tutta la propria esistenza in Gesù, il Sì del Padre.

Nel pomeriggio, attraverso la guida di un fratello “esperto in comunione”, don Gian Battista Rizzi, tutti saranno aiutati a arrivare a riflettere sull’identità più profonda che ciascuno ha inscritto in sé, ancora prima di una scelta di vita: figli di un Padre che follemente ci ama, fratelli di tutti e con tutti innestati nella comunione del suo amore. Ci può essere vocazione più grande?

Per Informazioni e iscrizioni cliccare qui o scrivere a centro@santuariodicaravaggio.org.

 

Locandina dell’iniziativa




“Fare casa a Emmaus”, il 19 aprile in Cattedrale una serata di vocazioni

Saranno i giovani della diocesi i protagonisti della veglia che la Pastorale giovanile e vocazionale hanno organizzano, nell’ambito della 61ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, nella serata di venerdì 19 aprile: l’appuntamento è per le ore 21 in Cattedrale.

«Un incontro suggestivo all’interno del Duomo di Cremona – spiegano gli organizzatori – accompagnati dai discepoli di Emmaus, dando vita a dialoghi fraterni tra giovani e adulti nella vocazione».

La Giornata, che sarà celebrata a livello mondiale domenica 21 aprile, è costruita quest’anno sul tema “Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”. Così, sulla scia dei suggerimenti espressi nel suo messaggio da Papa Francesco a essere “popolo in cammino”, che si mette in gioco, fatto di “pellegrini di speranza e costruttori di pace”, l’evento diocesano avrà come titolo “Fare casa ad Emmaus”.

La veglia diocesana in Cattedrale prenderà il via con un momento di introduzione e preghiera, partendo dal brano evangelico dei discepoli di Emmaus, a partire dal quale saranno messe in evidenza alcuni elementi dell’esperienze vocazionale: le domande e il disorientamento, l’incontro, l’esperienza cruciale, la crisi e la scelta di essere testimoni.

Seguirà, nelle navate laterali e nei transetti della Cattedrale, un momento in cui i giovani potranno dialogare con alcuni adulti che hanno caratterizzato la loro vita con una chiara risposta alla loro chiamata, nel consacrarsi al Signore così come nel sacramento del matrimonio o con precise scelte di vita nell’ambito laicale.

La serata si concluderà con un momento di preghiera guidato dal vescovo Antonio Napolioni, che chiuderà la serata invitando i giovani a cercare la propria vocazione e a vivere al meglio il loro presente e anche il loro domani.

 

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Quaresima di carità: il bilancio dell’iniziativa di solidarietà

Venti testimonianze, oltre quindicimila euro di kit di abbigliamento, cinquecento colombe pasquali. Sono i dati delle iniziative della Quaresima di carità 2024, dal titolo “Dare Speranza alla Giustizia”, vissuta in diocesi con focus sul carcere di Cremona.

A partire dalla consegna delle colombe avvenuta presso la Casa circondariale e dal protocollo d’intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità da parte dei detenuti, sottoscritto da Caritas diocesana e Casa circondariale (in foto), abbiamo parlato con suor Mariagrazia Girola, di Servizi per l’Accoglienza, per un resoconto complessivo della attività che hanno accompagnato il cammino verso la Pasqua, coinvolgendo tante realtà parrocchiali.

Suor Mariagrazia, quante testimonianze sono state realizzate da Caritas nel periodo della Quaresima per conoscere, promuovere e sostenere l’attività a favore delle persone in carcere?

«Gli incontri, tenuti dai cappellani e dagli operatori della Caritas cremonese che svolgono servizio in carcere, richiesti sono stati una ventina. Alcuni sono già stati fatti, altri verranno effettuati nei prossimi mesi. Le testimonianze hanno raggiunto principalmente gruppi di adulti delle Parrocchie della città o delle zone limitrofe, ma hanno coinvolto anche adolescenti e ragazzi delle medie durante la consegna delle colombe pasquali. Le persone che hanno ascoltato le testimonianze hanno potuto avvicinarsi un po’ di più a questa realtà. Il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere è che al di là di ciò che una persona può avere commesso, non possono venire meno rispetto, attenzione, cura e bene della persona».

Com’è andata invece la raccolta fondi per i kit di abbigliamento?

«Molto bene. Ad oggi, sono stati raccolti 15.000 euro, ma mancano altre parrocchie e unità pastorali che consegneranno le donazioni nei prossimi giorni. Questi soldi sono serviti e serviranno per confezionare, con la collaborazione della Cooperativa sociale Gruppo Gamma che coinvolge persone con fragilità psichiche, kit di abbigliamento composti da giacca, intimo, magliette, pantaloni, felpe, salviette, ciabatte e scarpe, da consegnare ai detenuti che non hanno capi con cui vestirsi e che fanno richiesta».

Ci sono altre iniziative nelle quali è stata coinvolta Caritas durante la Quaresima 2024?

«Altre iniziative importanti che ci hanno aiutato a diffondere il messaggio di Speranza e Giustizia sono state:

  • la presenza di don Roberto Musa, cappellano del Carcere, e di Rossella Padula, direttrice del Carcere, a Chiesa di Casa, programma della Diocesi di Cremona (guarda qui);
  • l’articolo del Consorzio Solco relativo alla nostra collaborazione con la coop. Gruppo Gamma per il confezionamento dei kit dell’abbigliamento (leggi qui);
  • la preparazione di una stazione della via crucis per una parrocchia cittadina;
  • la testimonianza di don Graziano Ghisolfi, cappellano del carcere, sul piazzale del carcere durante la via Crucis cittadina dei giovani e adolescenti di domenica 24 marzo;
  • l’incontro organizzato dalla parrocchia di Soresina durante i quaresimali con don Marco Pozza, cappellano del Carcere di Padova (leggi qui)».

Dunque, risultati positivi. E ora come proseguirà l’attività di Caritas in Carcere?

«Il Vescovo Antonio nel messaggio scriveva: “Per generare speranza, occorre innanzitutto illuminare bene la realtà e liberarla da facili pregiudizi”. Ci sembra di poter affermare che il tema della giustizia abbia suscitato interesse e voglia di approfondire l’argomento e la questione, cercando di andare oltre l’immaginario comune e il pregiudizio che spesso c’è verso quella realtà. Il nostro grazie va a tutte le parrocchie, le unità pastorali, i gruppi e i singoli che hanno aderito con grande generosità al progetto della quaresima di Carità. Il contributo di ciascuno è prezioso per l’aiuto e il sostegno delle persone detenute. Un grazie anche a chi sostiene le persone detenute, i volontari e gli operatori del carcere con la preghiera.

La Quaresima è stata l’occasione per far conoscere la realtà e l’attività dei Cappellani e degli operatori Caritas. Ora, l’attività proseguirà in modo ordinario, con alcune novità. In collaborazione con gli operatori del Carcere e i cappellani, individueremo e accoglieremo detenuti che, grazie al Protocollo D’Intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità, avranno la possibilità di svolgere attività nelle strutture della nostra Caritas. Inoltre, approfondiremo la tematica delle pene alternative al carcere (Lavori di Pubblica Utilità – LPU, Messa alla Prova – MAP), con l’obiettivo di stipulare una convenzione con il tribunale di Cremona per i LPU e le MAP.

Nelle prossime settimane, precisamente sabato 11 maggio, promuoveremo un convegno di approfondimento in collaborazione con la Cappellania del Carcere, vuole essere un modo per continuare ad approfondire la tematica e coinvolgere delle comunità».




#salviamoilsuolo, il 20 aprile flash mob al Santuario di Caravaggio

Tocca anche il Santuario di Caravaggio la manifestazione promossa dal coordinamento “Salviamo il suolo”, che rappresenta un gruppo di associazioni, circoli, comitati e gruppi di cittadini uniti per la salvaguardia del suolo. L’obiettivo è quello di porre attenzione sulla necessità di salvaguardare il suolo e di proporre un documento che illustri i criteri guida per una riforma della legge sul consumo di suolo e la logistica. Nasce così la più grande mobilitazione mai realizzata a livello nazionale per la tutela dell’ecosistema suolo che nella mattinata di sabato 20 aprile farà tappa al Santuario di Caravaggio, nella Bergamasca, e successivamente nel Bresciano, al Parco delle Cave.

«In Italia si consumano al secondo 2,4 mq di suolo», – precisano gli organizzatori, che sottolineano anche come «l’ecosistema suolo risulta indispensabile strumento per la mitigazione climatica, richiesta dall’innalzamento delle temperature globali». «Nella maggior parte dei casi – viene evidenziato – anziché sfruttare le molte aree cementificate dismesse, si sacrificano terreni agricoli all’impermeabilizzazione».

L’appuntamento a Caravaggio è per le 10 all’ingresso del Santuario (viale Giovanni XXIII). Alle 10.30, negli spazi esterni del santuario, si terrà un flash mob. Durante la mobilitazione saranno fornite informazioni in merito alla questione delle logistiche e del consumo di suolo e sarà organizzata una raccolta firme per accompagnare il documento che illustra i criteri per la riforma alla legge regionale.

«Sarà un giornata – spiega Paolo Falbo, docente del Dipartimento di Economia e managament dell’Università di Brescia e e presidente del Circolo Legambiente Serio-Oglio – per invitare la politica a riappropriarsi della centralità che le compete. Il bene più prezioso che l’umanità possiede è la fertilità del suolo, che ci regala il cibo e la bellezza della nostra terra. Questa spoliazione, realizzata un pezzetto per volta, avvallata sindaco dopo sindaco, senza regia e senza alcun senso del limite, deve interrompersi».

«Oggi più che mai, con l’emergenza climatica alle porte, – afferma Barbara Meggetto di Legambiente Lombardia – è necessario fermare il consumo di suolo, ripristinare la natura e utilizzare il suolo agricolo per la sua funzione. Logistica e data center devono trovare una normativa di riferimento, rigenerando spazi già esistenti».

L’evento vedrà la partecipazione anche degli Uffici di pastorale sociale delle diocesi di Bergamo, Brescia, Crema, Cremona e Milano e dei circoli Acli provinciali.

«Il 26 maggio 2023, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Vergine alla giovane Giannetta, – ricorda Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale e del Lavoro e referente dei gruppi Laudato si’ delle Zone pastorali della Diocesi di Cremona – Santa Maria del Fonte è stato ufficialmente riconosciuto come “Santuario regionale della Lombardia”. In quell’occasione l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ne evidenziò l’importanza quale sede di una devozione “facile”, al centro del territorio lombardo, accogliente per le migliaia di pellegrini che vi si recano in preghiera. Ogni anno oltre cinquecentomila persone visitano il Santuario». E prosegue: «Ciò che affascina, oltre alla maestosità del Santuario, con la sua cupola di 64 metri, è la pace che si respira nei suoi ampi spazi, circondati dai campi e attraversati da rivoli alimentati dai fontanili. Purtroppo questo patrimonio religioso, artistico, ambientale e paesaggistico è minacciato da progetti speculativi. Recentemente il Santuario è stato insignito dello Scudo Blu, simbolo individuato dalla convenzione de L’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitti armati. Ora servirebbe uno “scudo verde”, per proteggerlo, insieme al suo territorio, dalla speculazione edilizia». E conclude: «Come Diocesi stiamo seguendo con interesse le iniziative che stanno sviluppandosi sul territorio, anche in vista della costituzione di un comitato per difendere questo patrimonio dal progetto di urbanizzazione. Riteniamo importante che la popolazione sia adeguatamente informata».




Caravaggio, una manifestazione per il santuario e il suo territorio

Una manifestazione senza colore politico, pensata non contro qualcuno (nella fattispecie il Comune di Misano), ma a favore della vita del territorio.
Questo lo scopo della mobilitazione promossa nella mattinata di sabato 20 aprile presso il santuario di Caravaggio dal comitato Salviamo il suolo (nel pomeriggio ulteriore tappa al parco Delle Cave, nel Bresciano) a salvaguardia di un territorio che potrebbe essere presto interessato dall’arrivo di una nuova logistica da circa 57mila metri quadri, individuata in territorio misanese, a nord della provinciale Rivoltana, e quindi distante in linea d’aria solo poche centinaia di metri dalla basilica di Santa Maria del Fonte, che dal maggio 2023 può vantare il titolo di Santuario Regionale della Lombardia.

La manifestazione è stata divisa in tre fasi: la prima, a partire dalle 10, dedicata alla raccolta-firme per chiedere alla classe politica di presentare una proposta di legge regionale unitaria a tutela del suolo, la seconda caratterizzata da alcuni interventi, e la terza, coreografica, incentrata su un flash mob.

È stato il rettore del santuario, monsignor Amedeo Ferrari, a intervenire per primo chiarendo che non era una manifestazione contro qualcuno, per poi aggiungere: «Speriamo che la mobilitazione di oggi faccia crescere la sensibilità per questa terra e per questo cielo, perché il cielo di Lombardia è bello quando è bello. Se saremo in molti a manifestare, oggi e in seguito, a favore del santuario vorrà dire che ci sta a cuore, che sentiamo il bisogno di un luogo di raccoglimento e di silenzio e se ci interessa tutelare il santuario è per la salute completa delle persone che hanno bisogno di recuperare la testa e l’anima, oltre che lavoro e soldi».

I numeri dicono che al santuario mariano si sono presentate circa trecento persone. Tanti o pochi, l’importante è che i partecipanti fossero uniti nel loro intento, come ha detto nel suo intervento Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «La Regione, nel 2008 – ha affermato – ha inserito nella propria normativa il suolo come bene comune, ma forse non si è guardata abbastanza intorno. Non è vero che non si può chiedere a un operatore economico di fare scelte che vadano incontro alla tutela del suolo: bisogna farlo tutti insieme!».

Dal palco Paolo Falbo, docente universitario e membro del circolo Serio ed Oglio di Legambiente, ha speso più di una parola per i sindaci, persone che spesso alla guida di un piccolo comune si trovano davanti operatori commerciali che si presentano loro con capitali e avvocati, di fronte ai quali non hanno grosse possibilità di opporsi. «Dobbiamo rinforzare – ha detto – queste debolezze e qui sta il senso della nostra proposta: chiediamo che gli insediamenti come le logistiche e i data center vengano costruiti nelle aree dismesse, ne abbiamo per migliaia di metri quadri» e che «per interventi che comportino un consumo di suolo superiore a un ettaro sia obbligatoria la valutazione d’impatto ambientale»; inoltre che «i costi derivanti dall’inurbamento conseguente ai nuovi insediamenti siano a carico degli operatori economici che lì vanno ad insediarsi», e ancora che «i grandi insediamenti siano coperti da pannelli fotovoltaici». «E chiediamo  – ha aggiunto – la negatività termica».

La chiusura è stata affidata a Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale della diocesi di Cremona: «Vogliamo capire la situazione in cui viviamo, cercando di contenere i danni già avviati e chiedendo regole per la tutela di un bene prezioso», quello rappresentato dal santuario, dalla sua storia di fede e devozione e dall’ambiente in cui è inserito.

A seguire, il flash mob nell’ala ovest del santuario, una catena umana che a un certo punto ha alzato al cielo delle lettere che sono andate a formare tre frasi: “salviamo il santuario”, “salviamo il suolo”, “basta logistiche mangia suolo”.

Hanno aderito alla manifestazione gli eco-musei della Martesana e dell’Adda, diverse associazioni e parrocchie del territorio, dei gruppi diocesani legati in particolare agli uffici di pastorale sociale di Cremona, Bergamo e Crema, che ha messo a disposizione il palco.




“Dire, fare, baciare”, il 21 aprile al Maristella l’incontro con i coniugi Oreglia

È in programma all’oratorio del Maristella, a Cremona, domenica 21 aprile, alle 16.30, “Dire, fare, baciare. Parole e gesti che avvicinano la coppia”, un incontro sulla vita di coppia e sulle bellezze della vita famigliare.

A guidare l’evento, organizzato dall’unità pastorale “Madre di Speranza”, i coniugi Nicoletta Musso e Davide Oreglia, formatori in tutta Italia, «una coppia di sposi – come loro stessi si definiscono – che ama aiutare le persone a far crescere le proprie capacità di relazione».

Il dialogo come tema principale dell’incontro, che da seguito a un percorso già avviato qualche mese fa, «come filo conduttore con il quale il Gruppo Famiglie dell’unità pastorale ha ripreso il suo cammino lo scorso ottobre – spiegano gli organizzatori –. Tanti sono i modi e le situazioni in cui una famiglia è in dialogo: dialogo nella coppia, dialogo con i figli, dialogo con la realtà sociale ed ecclesiale».

L’evento sarà aperto a tutti gratuitamente. Per consentire la partecipazione anche alle famiglie con figli piccoli, sarà attivo il servizio di babysitting per tutta la durata dell’evento.

 

Nicoletta Musso
Mediatrice famigliare – Consulente in sessuologia

Laureata in giurisprudenza, dopo aver conseguito il master presso la Pontificia Università Lateranense a Roma diventa mediatrice familiare. Inizia a lavorare con coppie e famiglie che vivono situazioni di crisi, accompagnandole nella gestione buona del conflitto e alla ridefinizione del loro equilibrio in una direzione di riconciliazione o di separazione. Contemporaneamente a questa attività inizia a costruire la sua avventura più impegnativa e stimolante: la famiglia. Con Davide Oreglia è mamma di 5 figli. Alla competenza di mediatrice affianca quella di consulente in sessuologia e di counselor per poter avere sempre più strumenti da mettere a disposizione dei suoi clienti. Con il marito tiene numerose relazioni in tutta Italia sui temi della famiglia, gestione del conflitto, della crescita ed educazione dei figli. Contemporaneamente crea un collegamento con il mondo della scuola attraverso percorsi per studenti e docenti. Diventa membro del coordinamento regionale del CNCP del Piemonte e Valle d’Aosta. Lavora e collabora con associazioni, con aziende che si occupano del benessere delle relazioni con una attenzione alla figura della donna. Entra in contatto con i social in modo più importante nel 2020. Con la collaborazione della sua famiglia e della piattaforma Briicks apre un canale youtube e inizia una formazione laboratoriale-relazionale online.

Davide Oreglia

Laureato con Laurea magistrale in Scienze politiche, Davide lavora nel mondo della Caritas dal 1999 e si è formato all’ascolto e all’accoglienza delle persone e dei nuclei familiari fragili. Insieme alla moglie, dopo aver conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia nel 1999, sono attivi formatori in tutta Italia per scoprire insieme la bellezza possibile della relazione di coppia e di famiglia. Ha partecipato negli anni, per crescita e formazione sia personale che lavorativa, a numerosi corsi e convegni su vari temi del volontariato, della promozione umana, integrazione, soggettività della famiglia, aiuto in rete, progettazione pastorale.




Una chiamata a seminare speranza

 

“Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”. Questo il titolo del messaggio di Papa Francesco per la 61ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che la Chiesa celebra domenica 21 aprile. “Creare casa” è poi lo slogan della giornata, con un chiaro riferimento al punto 217 della Christus Vivit. Un richiamo altrettanto evidente è alla quotidianità, dimensione ripresa più volte anche dal Pontefice nel suo augurio rivolto all’intera comunità cristiana.

L’attenzione alla vita di tutti giorni è stata messa in primo piano anche dagli ospiti della nuova puntata di Chiesa di casa, il talk settimanale di approfondimento della Diocesi.

«È nella vita e alla vita di tutti i giorni che il Signore chiama – ha raccontato il diacono don Valerio Lazzari, collaboratore dell’équipe diocesana di Pastorale vocazionale e che a giugno sarà ordinato sacerdote –. Se guardiamo ai primi discepoli è evidente: a semplici pescatori è chiesto di essere pescatori d’uomini». In questa dinamica, secondo Lazzari, «tutto fa parte del processo vocazionale. La nostra esperienza personale entra in gioco in modo deciso, perché i desideri e le aspirazioni si intrecciano con la nostra vocazione».

Il contatto con la realtà, dunque, risulta decisivo. Ed è questa la testimonianza del dottor Alberto Rigolli, medico cremonese con molte esperienze di missione all’stero con Medici per l’Africa Cuamm. «È bene tenere presente che parliamo di un cammino, quindi credo sia importante accorgersi che, nel proprio percorso di vita, ciò che si fa incontra, di giorno in giorno, desideri e aspirazioni. Il tutto senza porsi limiti eccessivamente rigidi e stretti, perché parliamo di qualcosa di dinamico».

Il cammino vocazionale, allora, è un percorso che prevede l’incontro con il mondo e, di conseguenza, con l’altro. «È innanzitutto nello sguardo del Signore – per suor Roberta Valeri, delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento – che si comprende la propria vocazione e si affrontano gli ostacoli. Le relazioni vere e autentiche con chi ci sta intorno, però, sono un’occasione di apertura e confronto utile a superare le prove e le fatiche che fanno naturalmente parte del cammino».

E su quest’idea di condivisione si è articolata e conclusa l’intera riflessione degli ospiti, che la più volte hanno ribadito la centralità della presenza di compagni di viaggio con cui camminare. Una dinamica cui ha fatto riferimento proprio Papa Francesco, che nel messaggio per la giornata ha voluto sottolineare questo aspetto. “La Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni porta impresso il timbro della sinodalità: molti sono i carismi e siamo chiamati ad ascoltarci reciprocamente e a camminare insieme per scoprirli e per discernere a che cosa lo Spirito ci chiama per il bene di tutti”.

L’invito del Santo Padre è chiaro e netto, e fornisce una buona interpretazione di cosa significhi “creare casa”.