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Il 31 maggio ad Arzago la testimonianza del card. Ernest Simoni, per oltre 25 anni in carcere in Albania

Sarà il cardinale Ernest Simoni, prete albanese sopravvissuto a oltre 25 anni carcere e di lavori forzati, a chiudere il mese di maggio per le parrocchie di Arzago d’Adda e Casirate d’Adda, concludendo il percorso dell’unità pastorale guidata da don Matteo Pini sul tema della speranza.

Venerdì 31 maggio il cardinale presiederà alle 20.30 la Messa nella chiesa parrocchiale di Arzago, dove alle 21.15 offrirà quindi la propria testimonianza sul tema della speranza, riprendendo la tematica proposta alla comunità per il cammino quaresimale.

Classe 1928, originario dell’Arcidiocesi di Shkodrë-Pult (Scutari – Albania), fu considerato un “nemico del popolo” ai tempi della dittatura comunista di Enver Hoxha e per questo arrestato nella notte di Natale del 1963 mentre celebrava la messa a Barbullush. Confinato in una cella d’isolamento con una condanna a diciotto anni, ai suoi compagni di prigionia gli aguzzini ordinarono di registrare la sua “prevedibile rabbia” contro il regime, ma dalla bocca del sacerdote uscirono sempre e solo parole di perdono e di preghiera. Condannato a morte, la sua pena fu commutata in venticinque anni di lavori forzati nelle gallerie buie delle miniere di Spac e poi nelle fogne di Scutari.

Anche in questa drammatica situazione non perse la fede e neppure interruppe il suo ministero sacerdotale: riuscì ogni giorno, di nascosto, a celebrare la Messa e confessare gli altri carcerati, divenendo padre spirituale di alcuni di loro e distribuendo anche la comunione, con un’ostia cotta di nascosto su piccoli fornelli, mentre per il vino fece ricorso al succo dei chicchi d’uva.

Liberato il 5 settembre 1990, appena fuori dal carcere confermò il perdono ai suoi aguzzini, invocando per loro la misericordia del Padre.

Secondo albanese a ricevere la porpora (nel 2016), il card. Simoni ha commosso il mondo e, in particolare, Papa Francesco quando, il 21 settembre 2014, nella Cattedrale di Tirana, ha raccontato davanti al Pontefice le violenze e le vessazioni subite per ventisette anni durante la dittatura comunista.

Il cardinale Simoni è oggi l’unico sacerdote vivente testimone della persecuzione perpetuata dal regime comunista in Albania e, nonostante l’età, con il suo instancabile apostolato in Italia, in Albania e nel mondo porta la testimonianza della Chiesa del silenzio d’Albania perseguitata nello scorso secolo a motivo della fede in Cristo.



Caritas italiana: al servizio degli ultimi con iniziative che fanno crescere le comunità

Si è svolta lunedì 3 giugno a Roma, nella sede della CEI, la presentazione del Bilancio sociale 2023 di Caritas Italiana. Il documento, riferito alle attività dell’anno passato, rende conto – in una logica di trasparenza – dell’utilizzo e della valorizzazione delle risorse a disposizione e dell’impatto pedagogico, sociale e di sostenibilità di quanto operato da Caritas Italiana, in ordine al proprio mandato di promozione dello sviluppo umano integrale.

Il Bilancio sociale 2023 non è in primo luogo un documento di rendicontazione finanziaria e operativa, ma soprattutto uno strumento di comunicazione in un’ottica di animazione di comunità. Riflette infatti l’impegno Caritas in una prospettiva di “ecologia integrale”, in cui la solidarietà e la responsabilità collettiva si definiscono come pilastri per costruire un mondo più equo e inclusivo.

«L’impegno di Caritas Italiana e della rete Caritas nazionale e internazionale non conosce confini perché vede in primo luogo le persone». Lo ha sottolineato il presidente mons. Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia, nell’introdurre l’incontro. «L’impegno nel corso dell’anno passato si è sviluppato in Italia come all’estero, sempre nell’ottica dell’accompagnamento delle persone e delle comunità, della promozione della pace e della riconciliazione. Viviamo in un mondo in cui tutto è in relazione. Il Bilancio sociale esprime il nostro sentirci responsabili e cercare di fare la nostra parte, con particolare attenzione a chi si trova in una situazione di vulnerabilità».

L’ultimo anno è stato segnato da una serie di incertezze e sfide che hanno condizionato il mondo, mostrando quanto sia importante un impegno collettivo e unitario. All’interno del Bilancio sociale 2023 la doppia dimensione della sfida e dell’impegno Caritas come animatrice di comunità, a livello nazionale e internazionale, viene messa in rilievo da specifiche tematiche e focus: in Italia, sottolineando la realtà dei “working poor” – coloro che, nonostante abbiano un impiego, vivono in condizioni di povertà.

Il fenomeno del lavoro povero, nel corso del 2023, ha visto la risposta forte di 59 Caritas diocesane che hanno presentato e attuato progetti in ambito lavoro con i fondi CEI 8xmille. Progetti che ci restituiscono una fotografia dei rispettivi territori accomunata da situazioni di crisi socioeconomica e precarietà occupazionale per una fascia sempre più ampia di popolazione. È importante sottolineare come l’impegno nella testimonianza della carità si attua ogni giorno anche grazie agli oltre 84mila volontari che operano nei servizi Caritas.

In ambito internazionale la “terza guerra mondiale a pezzetti” sembra non avere fine: dall’Ucraina alla Terra Santa al Sudan, in un mondo che non trova pace, Caritas Italiana, in coordinamento con la rete delle Caritas nazionali e delle Chiese sorelle, è stata impegnata in progetti di risposta alle emergenze, come in Turchia, dove il terremoto del 6 febbraio 2023 ha causato oltre 50mila morti, ma anche in progetti di sviluppo per contrastare i cambiamenti climatici, come nel Bangladesh colpito da tifoni e inondazioni. Oppure in progetti di pace e riconciliazione, come il Centro giovani a Damasco, in una Siria ferita da una guerra lunga oltre 13 anni. Ma anche in programmi di impegno a favore di migranti e rifugiati come i Corridoi umanitari, universitari e lavorativi, che declinano in maniera concreta le parole di Papa Francesco “accogliere, proteggere, promuovere, integrare”.

«La pubblicazione del bilancio sociale è per Caritas Italiana un’occasione di verifica e di rilancio», ha detto il direttore nazionale don Marco Pagniello nel concludere l’incontro. «Ci fermiamo a vedere e a far vedere quanto le nostre opere e le nostre azioni hanno fatto crescere le comunità, quanto le hanno fatte diventare protagoniste sui territori, soggetti attivi di una carità realmente generativa. La solidarietà non è solo una virtù, ma diventa sempre più principio fondante della vita sociale quando più riusciamo a fare rete con tutti coloro a cui sta a cuore il bene comune».

Alla presentazione – moderata da Chiara Bottazzi (servizio Comunicazione) – oltre a mons. Carlo Roberto Maria Redaelli e a don Marco Pagniello, rispettivamente presidente e direttore di Caritas Italiana, sono intervenuti don Claudio Francesconi (economo CEI), Marco Marcocci (presidente di Confcooperative Roma), Stefano Consiglio (presidente di Fondazione Con il Sud), Giulia Longo (Caritas Turchia) e Isabella Mancino (Caritas diocesana di Rimini).

 

Scarica l’intero Bilancio sociale 2023




Corpus Domini, il 30 maggio la processione cittadina nel quartiere Borgo Loreto

In occasione della solennità del Corpus Domini, nella serata di giovedì 30 maggio si terrà a Cremona la tradizionale celebrazione cittadina presieduta dal vescovo e al termine della quale si terrà la processione eucaristica per le vie della città. L’appuntamento quest’anno è a Borgo Loreto, nella chiesa della Beata Vergine Lauretana e S. Genesio, quale occasione per valorizzare ulteriormente il 4° centenario del Santuario lauretano di Cremona.

L’appuntamento è alle 21 nella chiesa parrocchiale di Borgo Loreto per la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dai sacerdoti della zona pastorale 3.

Dopo le comunioni, per le vie del quartiere si snoderà la processione eucaristica: dietro alla Croce si disporranno i fedeli, seguiti dai religiosi, i ministranti, i sacerdoti concelebranti e, sotto il baldacchino, il vescovo Napolioni con il Santissimo Sacramento; infine le autorità cittadine con il Gonfalone della città. La processione percorrerà via Legione Ceccopieri, via Rosario, via Emanuale Sardagna, piazza Patrioti, via Carlo Cattaneo e di nuovo per via Legione Ceccopieri fino a raggiungere nuovamente la chiesa parrocchiale dove il vescovo impartirà la solenne benedizione eucaristica.

«La proposta di celebrare il Corpus Domini a Borgo Loreto, nell’unità pastorale “Madre di Speranza”, – spiega don Pietro Samarini, vicario zonale della zona pastorale 3 – arriva direttamente dal vescovo, che ha chiesto che una delle due processioni cittadine annuali fosse fatta in periferia, per dare un segnale di una Chiesa “in uscita”». Da qui la scelta del quartiere di Borgo Loreto, anche per un’ulteriore motivazione. «Non solo potrà essere una concreta testimonianza di una Chiesa vicina alle realtà sociali e parrocchiali che si interfacciano con le fragilità delle situazioni di periferia – continua don Samarini –. È stata scelta la chiesa di Borgo Loreto, intitolata alla Beata Vergine Lauretana proprio nell’anno in cui ricorre il quarto centenario dalla costruzione del Santuario lauretano di Cremona».

La celebrazione è organizzata dalla Zona pastorale 3 e promossa con il supporto dell’unità pastorale “Madre di Speranza”, con l’intera comunità coinvolta nella preparazione e nella gestione dell’evento cittadino. Ad animare la Messa e la processione saranno, infatti, i cori delle parrocchie dell’unità pastorale.

 

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Il 31 maggio a Castelnuovo del Zappa conclusione del mese mariano con Rosario e concerto di Marco Ruggeri

L’unità pastorale “Madonna della Speranza” comprendente le comunità parrocchiali di Castelverde, Costa S. Abramo, Castelnuovo del Zappa, Marzalengo e S. Martino in Beliseto, si appresta a vivere un anno all’insegna della musica e della spiritualità. In occasione del centenario della costruzione e del collaudo del grande organo “Manzoli e Rossi” della chiesa di S. Archelao in Castelverde è stato approntato un ricco programma di concerti che mira a riscoprire, valorizzare e gustare tutti gli organi storici presenti nell’unità pastorale.

Il primo concerto si terrà venerdì 31 maggio, nella chiesa di S. Michele Arcangelo in Castelnuovo del Zappa. La piccola comunità – che ha dato i natali al vescovo Virginio Dondeo del quale quest’anno si celebra il 50° della morte – ospiterà il maestro Marco Ruggeri che alle 21.15 offrirà un concerto sul grazioso organo di autore anonimo del XVIII secolo. Ruggeri, oltre ad essere un valente docente, un apprezzato organista e autore di libri sugli organi della diocesi, presenterà un interessante programma che attinge ad alcune significative pagine del repertorio romantico organistico e della riforma ceciliana che ispirò arie meditative e brani devozionali.

Il concerto sarà preceduto alle 20.45 dalla recita del Rosario presso la grotta di Lourdes che si affaccia sul sagrato della chiesa di S. Michele. È tradizione, infatti, che i fedeli dell’unità pastorale guidata da don Giuliano Vezzosi si ritrovino il 31 maggio nella piccola frazione di Castelverde per concludere insieme il mese mariano partecipando anche ad una elevazione di musica sacra.

Il programma degli altri eventi è in via di definizione: in occasione della sagra del prossimo ottobre si terrà un concerto a Costa S. Abramo sull’organo Bernasconi 1894, mentre in novembre, per la festa patronale di S. Martino in Beliseto, verrà offerta una esibizione musicale, ma non di organo perché lo strumento ha bisogno di un profondo intervento di restauro. In concomitanza con la festa di San Biagio, all’inizio di febbraio 2025, ci si sposterà a Marzalengo per gustare il suono dell’organo Inzoli.

Momento centrale di questo ricco programma musicale sarà, però, l’8 dicembre 2024, solennità dell’Immacolata Concezione: il maestro Fausto Caporali, organista titolare della Cattedrale di Cremona, si esibirà alle tastiere del “Marzoli e Rossi” in S. Archelao. In quell’occasione verrà presentato anche il libro dedicato agli organi dell’unità pastorale curato dal maestro Marco Ruggeri e fortemente voluto dai fratelli Giorgio e Daniele Scolari e dal maestro Fabio Amadini, assessore alla cultura del Comune di Castelverde. Il libro, che sarà stampato da Fantigrafica, sarà un prezioso strumento per i castelverdesi e non per conoscere dei veri e propri tesori artistici conservati nelle cinque chiese dell’unità pastorale. Tra le varie iniziative in programma anche la costituzione di un Comitato che avrà il compito di promuovere queste meritorie attività dall’alto valore culturale.




Giornata mondiale delle Migrazioni. Il Messaggio del Papa: “L’incontro con il migrante è incontro con Cristo”

“Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche nel suo popolo, nel senso che si identifica con gli uomini e le donne in cammino attraverso la storia – in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati –, come prolungando il mistero dell’Incarnazione”. Lo scrive il Papa, nel messaggio per la 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata il 29 settembre, sul tema: “Dio cammina con il suo popolo”.

“Per questo, l’incontro con il migrante, come con ogni fratello e sorella che è nel bisogno, è anche incontro con Cristo”, spiega Francesco: “Ce l’ha detto lui stesso. È lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito”.

“In questo senso, i poveri ci salvano, perché ci permettono di incontrare il volto del Signore”, commenta il Papa, che conclude il suo messaggio con una preghiera “per tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di condizioni di vita degne”: “Dio, Padre onnipotente, noi siamo la tua Chiesa pellegrina in cammino verso il Regno dei Cieli. Abitiamo ognuno nella sua patria, ma come fossimo stranieri. Ogni regione straniera è la nostra patria, eppure ogni patria per noi è terra straniera. Viviamo sulla terra, ma abbiamo la nostra cittadinanza in cielo. Non permettere che diventiamo padroni di quella porzione del mondo che ci hai donato come dimora temporanea. Aiutaci a non smettere mai di camminare, assieme ai nostri fratelli e sorelle migranti, verso la dimora eterna che tu ci hai preparato. Apri i nostri occhi e il nostro cuore affinché ogni incontro con chi è nel bisogno, diventi un incontro con Gesù, tuo Figlio e nostro Signore”.

M. Michela Nicolais (AgenSir)

Messaggio per la 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2024




A Chiesa di casa in cammino sulle strade dell’anima

 

C’è un’esperienza comune a tanti, che molti vivono soprattutto durante l’estate: il viaggio. Un luogo, forse un tempo, che ha forti legami con la realtà umana, sia che lo si intenda in senso metaforico, sia che si guardi ad esso da un punto di vista più concreto e pratico. A livello semplicistico, si tratta di uno spostamento da un punto ad un altro. Normalmente, finalizzato al raggiungimento di una meta. Eppure, pare esserci un oltre. Nella puntata di questa settimana del talk diocesano Chiesa di Casa don Matteo Bottesini, incaricato diocesano del Segretariato pellegrinaggi, ha sottolineato come «ogni viaggio è innanzitutto un’esperienza interiore. Poi, nel caso di un pellegrinaggio, si concretizza in un cammino condiviso con una comunità, con il fine di vivere una particolare situazione a livello spirituale e di fede».

C’è dunque uno spostamento di focus: viaggio, nella sua essenza, non ha significato solo alla luce del punto di arrivo, ma acquisisce valore come occasione di crescita.

«Questa vale anche e soprattutto – ha spiegato Tiziano Guarneri, presidente della Sottosezione cremonese dell’Unitalsi – per i nostri pellegrinaggi. Ciò che muove gli ammalati, le persone fragili e i loro accompagnatori a mettersi in cammino è solitamente il desiderio di vivere o riscoprire un certo percorso di fede. In modo analogo per i volontari la motivazione viene spesso dalla volontà di concretizzare il carisma della carità che, per un credente, ha un valore particolare e fondamentale».

Quella del viaggio, o del cammino, non è però una dinamica che si limita alla sola sfera religiosa, intesa in senso stretto. C’è una dimensione di intimità e profondità che può essere esperita e colta a trecentosessanta gradi. A testimoniarlo sono state le parole di Paolo Loda, giornalista cremonese. «Affrontando il Cammino di Santiago si vive la possibilità di riconnettersi alla propria interiorità. La lontananza dalla frenesia del quotidiano aiuta, così come gli incontri e le relazioni che si costruiscono. Sono convinto, infatti, che nulla di quello che accade durante il Cammino sia casuale, ma che ci capiti non ciò che desideriamo, bensì ciò di cui abbiamo bisogno. E in questo viaggio possiamo davvero riscoprirci in modo serio e radicato».

Il sentiero tracciato dagli ospiti di Chiesa di Casa sembra chiaro: quella del viaggio è un’esperienza umana forte e significativa, che tocca il soggetto nella sua essenza e specificità.

«Oggi c’è un grande desiderio e una notevole ricerca del “cammino” – ha concluso con Bottesini – anche da parte dei giovani. Questo dice di una sete di ricerca, di un bisogno di staccare per superare qualche difficoltà o per cercare risposte alle proprie domande più profonde. Il fatto di viaggiare, poi, spesso spinge ad incontrare la propria dimensione spirituale e questo, tante volte, si intreccia con il cammino di fede di ciascuno o dell’intera comunità».




Il 29 maggio la Messa nel ricordo di Fabio Moreni

Una testimonianza che ha lasciato il suo segno nel tempo. È quella di Fabio Moreni, assassinato, il 29 maggio 1993, insieme a Sergio Lana e Guido Puletti, a Gornij Vakuf, in Bosnia Erzegovina, per mano del comandante Paraga, durante una missione umanitaria a sostegno delle popolazioni colpite dalla guerra nei Balcani.

A 31 anni dalla disgrazia, mercoledì 29 maggio a Cremona, presso Cascina Moreni, sarà celebrata la Messa in suffragio del volontario cremonese e dei suoi compagni. La celebrazione, in programma alle 19, sarà presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.
Al termine della Messa, il vescovo e i sacerdoti concelebranti si recheranno per un momento di preghiera sulla tomba di Fabio Moreni, le cui spoglie sono custodite all’interno della cappella della cascina lungo la tangenziale di Cremona che porta il suo nome.



Università Cattolica, il 30 maggio a Milano la camera ardente del magnifico rettore. Venerdì lutto di tutto l’Ateneo

Nella giornata di giovedì 30 maggio sarà allestita a Milano, nella Cappella del Sacro Cuore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (largo Agostino Gemelli 1) la camera ardente del magnifico rettore, professor Franco Anelli: la Cappella resterà aperta dalle ore 10 alle 19 per consentire la visita di quanti vorranno sostare in preghiera presso il feretro.

Le esequie si svolgeranno nella giornata di venerdì 31 maggio: per questa data è proclamato il lutto di Ateneo, con la conseguente sospensione di tutte le attività didattiche, accademiche e istituzionali.

Sono previsti due momenti di commiato.

Alle 10 di venerdì 31 maggio, presso l’Aula Magna della Sede di Milano, si terrà un incontro di preghiera e di congedo riservato alla comunità universitaria. Dopo l’orazione di suffragio guidata dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, presidente dell’Istituto Toniolo, prenderanno la parola il pro-rettore vicario, il direttore generale e una rappresentanza degli studenti.

I funerali si svolgeranno alle ore 15 nella Cattedrale di Piacenza, città d’origine del professor Anelli. Le esequie saranno presiedute dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.




Lutto in Cattolica: si è spento il professor Daniele Rama

Si è spento nel pomeriggio di martedì 28 maggio il professor Daniele Rama, ordinario di Economia ed estimo rurale e direttore dell’Alta Scuola di Management ed Economia Agro-alimentare dell’Ateneo.

Laureatosi nel 1978 in Scienze Agrarie all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Piacenza, dal novembre 1992 Daniele Rama ha dedicato il suo generoso impegno accademico e scientifico alle tematiche dell’agro food, con particolare riferimento al settore lattiero caseario, prima come professore associato e, dal 2003, come ordinario.

Il preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, professor Marco Trevisan, tratteggia il ricordo del collega Rama partendo dalla «sua straordinaria umanità e intelligenza, espressa in ogni circostanza».

«Ricercatore e scienziato il cui valore è riconosciuto a livello non solo nazionale, allievo dei professori Giovanni Galizzi e Renato Pieri, Daniele Rama è stato un docente particolarmente apprezzato dagli studenti, sia dei corsi di laurea che dei master dell’Alta Scuola di Management ed Economia Agro-alimentare SMEA, di cui è stato sempre l’anima, fino ad arrivare alla sua direzione, a partire dall’anno accademico 2016/17».

«Ho lavorato a fianco di Daniele Rama per circa trent’anni – ricorda il prof. Paolo Sckokai, direttore del Dipartimento di Economia Agro-alimentare e docente delle stesse discipline – e ne ho sempre apprezzato la grande umanità e pacatezza, nonché la straordinaria capacità di interagire con i portatori di interesse, con i quali aveva conquistato una straordinaria autorevolezza».

Il funerale avrà luogo giovedì 30 maggio alle ore 10 nella chiesa di S. Ilario a Cremona.




Messa del Vescovo per l’anniversario della Dedicazione della Cattedrale, «il vestito della comunità dei credenti»

Si è celebrata la mattina di lunedì 3 giugno, alla presenza dei canonici del Capitolo, la festa della Dedicazione della Cattedrale, avvenuta il 2 giugno 1592, sotto il titolo di Santa Maria Assunta e di Sant’Omobono, per mano del vescovo Cesare Speciano. La celebrazione, slittata quest’anno al giorno successivo a motivo della concomitanza del 2 giugno con la solennità del Corpus Domini, è stata presieduta, proprio nel Duomo di Cremona, dal vescovo Antonio Napolioni.

È stato il saluto del presidente del Capitolo, mons. Antonio Trabucchi, ad aprire la Messa nella solennità della Dedicazione, definendo la Cattedrale un laboratorio: nel nome di Maria, e quindi «di trascendenza e misericordia»; di sant’Omobono, cioè un laboratorio «di carità e preghiera»; e nel nome di sant’Antonio Maria Zaccaria, per un laboratorio «di nuova evangelizzazione».

Cattedrale che è laboratorio, ma è anche abito, come ha sottolineato il vescovo nell’omelia. Un abito riempito da Gesù, con «il suo corpo eucaristico e il corpo ecclesiale». «La nostra Cattedrale è il vestito che la comunità dei credenti indossa – ha spiegato mons. Napolioni –. Un vestito double face». E ha aggiunto: «Non si sa se sia più bella fuori o dentro. A me piace di più nel suo interno, perché quando entro mi fa sentire rivestito, riscaldato».

Un luogo di adorazione, del suo patrimonio artistico e di quello spirituale. Luogo di «un’avventura spirituale interiore e fraterna, quella della sequela di Gesù, di cui questa dimora è il vestito bello, che ci permette di avere tanta speranza».

Una chiesa che ha attraversato i secoli, essendo infatti l’ampliamento della costruzione iniziata nel 1107, edificata sull’area di un edificio ancora più antico. «Se ha attraversato lo sfide del tempo – ha evidenziato il vescovo –, vuol dire che nemmeno le forze degli inferi, il male, prevarranno sui piccoli che si affidano al Signore, sulla logica delle beatitudini, sulla possibilità di risorgere da ogni cenere che la fede mette al centro della nostra visione della vita». «Da qui possiamo ripartire affinché questa esperienza tocchi ogni realtà – ha concluso –, contagi i fratelli e le sorelle e racconti la fedeltà e la misericordia del nostro Dio».