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I Vescovi lombardi preoccupati per Caravaggio: un patrimonio storico, religioso e ambientale che richiede tutela

Al termine di una riunione svoltasi martedì 16 aprile a Milano, la Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Lombarda, organo presieduto da monsignor Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia, ha elaborato la seguente nota.

Il patrimonio ambientale della zona in cui si trova il Santuario Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, è sempre stato tutelato e rispettato, tanto che nel corso degli anni il territorio circostante è stato considerato «area agricola di salvaguardia». In alcune parti del territorio sono stati infatti posti vincoli urbanistici e paesaggistici che hanno consentito di preservare le aree agricole che per 600 anni hanno circondato il Santuario, diventando tutt’uno con esso. Anche il reticolo dei canali, alimentati dai fontanili, tipici della zona, ha caratterizzato l’area: il nome di Santa Maria del Fonte evidenzia che l’apparizione della Madonna è avvenuta presso una sorgente che dava acqua alla terra e alle persone che vi lavoravano.

Tuttavia, da alcuni anni tale patrimonio è minacciato da iniziative e decisioni che sembrano non tener conto della rinnovata consapevolezza, fatta propria dal legislatore e dagli stessi cittadini, sui temi della tutela ambientale e paesaggistica, non considerando l’origine secolare di questo monumento e del territorio circostante.

Il riferimento, in particolare, è al progetto di realizzazione di un’ampia zona industriale nel Comune di Misano Gera d’Adda, nella quale potrebbe essere costruito un imponente polo logistico a soli 500 metri circa di distanza dal Santuario. Progetto che preoccupa vari soggetti, come dimostra il fatto che sabato 20 aprile, proprio a Caravaggio, farà tappa una manifestazione del Coordinamento “Salviamo il suolo”, che rappresenta un gruppo di associazioni, circoli, comitati e cittadini.

Il progetto di trasformazione di porzioni importanti del territorio in aree industriali o commerciali, sottraendole all’uso agricolo, riguarda in verità varie zone del territorio della Bassa Bergamasca e aree limitrofe. Processo che negli ultimi anni ha portato il fenomeno del consumo di suolo a valori assai elevati, rispetto al quale assume un’importanza centrale il tema di un’efficace pianificazione, regolazione e controllo da parte delle Istituzioni competenti, in modo da armonizzare le diverse esigenze (produttive, abitative, ambientali e paesaggistiche) nella costante ricerca del bene comune.

Nel caso del Santuario di Caravaggio i nuovi insediamenti produttivi andrebbero a insistere su un territorio fragile e strettamente legato a un monumento che, rassicurante e maestoso, rappresenta un elemento costitutivo e caratterizzante dell’intera area. È opportuno tra l’altro ricordare che, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Vergine a Caravaggio, il 26 maggio dello scorso anno l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a nome della Conferenza Episcopale Lombarda, ha annunciato il riconoscimento del Santuario Santa Maria del Fonte quale Santuario regionale (leggi qui).

Si ricorda inoltre che, nel gennaio del 2022, Regione Lombardia e Conferenza Episcopale Lombarda sottoscrivevano un protocollo d’intesa per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali di interesse religioso (leggi qui). In questo documento si metteva in risalto l’impegno reciproco per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei beni di interesse religioso e la reciproca disponibilità a tutelare questo patrimonio. In conseguenza di ciò, veniva sancito l’impegno reciproco alla tutela, al recupero e alla fruibilità dei tali beni.

Infine, giova sottolineare che la Costituzione italiana contiene l’impegno alla salvaguardia ambientale: l’articolo 9 prevede infatti che la Repubblica tuteli «l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Un impegno confermato dal Codice dei Beni Culturali (D. Leg.vo 42/2004) che si prefigge lo scopo di promuovere la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale come espressione della memoria di una comunità e dei suoi territori e nel contempo fattore di sviluppo degli stessi. Il Codice include tra i beni culturali quelli paesaggistici, che racchiudono i valori storici, culturali ed estetici di un territorio (art. 2).

Per tutti questi motivi riteniamo necessario che le Istituzioni si assumano la responsabilità di regolamentare questi fenomeni e assumano la tutela di realtà quali il Santuario Santa Maria del Fonte e del suo territorio. Non solo tutela del monumento, ma anche dell’ambiente e del paesaggio che sono un tutt’uno con esso.

Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici
Conferenza Episcopale Lombarda




Giornata dell’Università Cattolica del S. Cuore: “I giovani tra disincanto e desiderio”

Domenica 14 aprile si celebra la 100ª Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si tratta di un richiamo ai credenti per un attivo impegno nel sostenere e promuovere l’Ateneo, la cui presenza nella società riveste un ruolo di primaria importanza sia nel campo della ricerca e della trasmissione del sapere, sia nell’ambito formativo ed ecclesiale.

Fondata a Milano il 7 dicembre 1921, l’Università Cattolica del Sacro Cuore è tra i più importanti atenei cattolici d’Europa e del mondo e vanta una reale dimensione nazionale grazie ai suoi cinque campus: Milano, Brescia, Cremona, Piacenza e Roma, dove è presente anche il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.

Oltre 40mila studenti di dodici facoltà fruiscono di un’offerta formativa composita e multidisciplinare. Alla didattica di riconosciuto prestigio si affiancano servizi di qualità, costante attenzione al territorio, apertura internazionale e un’intensa attività scientifica con circa 5.000 pubblicazioni ogni anno in dieci aree disciplinari.

1.318 docenti in organico in Italia e oltre 40mila gli studenti: 29.302 a Milano, 4.494 e Brescia, 3.578 per Piacenza-Cremona, 9.727 a Roma.

Le Facoltà sono Economia (Milano e Roma), Economia e Giurisprudenza (Piacenza e Cremona), Giurisprudenza(Milano), Lettere e Filosofia (Milano e Brescia), Medicina e Chirurgia (Roma), Psicologia (Milano e Brescia), Scienze agrarie, alimentari e ambientali (Piacenza e Cremona), Scienze bancarie, finanziarie e assicurative (Milano-Brescia), Scienze della formazione (Milano, Brescia e Piacenza). Scienze linguistiche e letterature straniere (Milano e Brescia), Scienze matematiche, fisiche e naturali (Milano-Brescia), Scienze politiche e sociali (Milano e Brescia).

La Giornata 2024 ha come slogan “I giovani tra disincanto e desiderio” e interroga sulla domanda di futuro delle nuove generazioni. A tal proposito si rimanda a quanto scrive per l’occasione l’Arcivescovo Delpini (leggi il testo completo), che con uno stile, arguto e a tratti provocatorio, impegna tutti a una seria riflessione.

 

Locandina della Giornata dell’Università Cattolica 2024

 

Con l’Università Cattolica una risposta alla domanda di futuro dei giovani

Il 14 aprile la Giornata dell’Università Cattolica. Presidenza Cei: “I giovani cercano luoghi in grado di alimentare i loro desideri e che non soffochino la loro speranza”

“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica




Associazione collaboratori familiari del clero, a Caravaggio la giornata regionale di spiritualità

La recita delle Lodi seguita da un momento di riflessione e dalla celebrazione della Messa al mattino; di nuovo un incontro e una riflessione al pomeriggio. Questi i momenti che a Caravaggio, al Santuario di Santa Maria del Fonte, martedì 16 aprile hanno scandito la giornata regionale di spiritualità dell’Associazione collaboratori familiari del clero.

Un centinaio i presenti fra i quali la presidente nazionale Brunella Campedelli e la segretaria nazionale, nonché responsabile per la Diocesi di Milano, Maria Pia Caccia. A presiedere l’incontro, aperto dal saluto di Eliana Marcora, responsabile regionale dell’associazione, è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni che, nell’auditorium del centro di spiritualità del Santuario, ha guidato la meditazione mattutina esortando i presenti a “Riflettere Cristo, luce del mondo, Cristo che è il nuovo, che è il futuro di noi come Chiesa intesa come famiglia di famiglie, di noi che non dobbiamo aver paura che il mondo scopra quanto Dio lo ami”.

Alle 11.30 monsignor Napolioni ha presieduto l’Eucaristia in basilica. Accanto a lui hanno concelebrato una dozzina di sacerdoti tra cui don Pierluigi Diaco, assiste spirituale nazionale dell’associazione.

Nell’omelia il vescovo ha fatto riferimento al martirio di santo Stefano, episodio narrato nel Vangelo del giorno. «Per essere così pieno di Spirito Santo – si è chiesto – a quante Messe avrà partecipato Stefano? Gli Atti non ce lo dicono. A qualcuna, ma gli è bastata. Quel nutrimento lo ha trasformato, lo ha unito talmente a Gesù da essere, Stefano stesso, un altro Cristo che genera a sua volta altri Cristi». «Signore – ha proseguito il vescovo – fa che questo nostro incontro ci faccia talmente bene da farci tornare a casa forti, coraggiosi, umili, appassionati di te, che costantemente guidi la storia». E ancora: «Che questa Eucaristia trovi ciascuno di noi a farsene portatore con la vita. Allora sì che saremo anche noi dei piccoli martiri».

Dopo pranzo il secondo momento di riflessione, ristretto ai collaboratori spirituali, agli incaricati diocesani e ai vertici associativi, ancora nell’auditorium del centro di spiritualità.

«Le nuove sfide di una società e di un mondo in continua evoluzione – ha detto nella sua relazione Maria Pia Caccia – ci portano a nuove sfide. L’invito del Concilio a leggere e interpretare i segni del tempo con fiducia, alla luce della Parola di Dio e della Tradizione, rimane un obbligo e un impegno per tutti. Il nostro impegno non è per cambiare le verità della fede o per adeguarle alla nostra esistenza, ma siamo noi che dobbiamo cambiare per capire i segni dei tempi e per concretizzare i nostri pensieri in un’evoluzione personale e nella Chiesa».

Al termine della giornata si sono svolte le elezioni per la nomina del presidente regionale per il prossimo biennio: l’associazione Collaboratori Familiari del Clero della Lombardia ha confermato nell’incarico Eliana Marcora, al suo secondo mandato.




Festa del primo maggio. Cei: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”

“Il lavoro per la partecipazione e la democrazia” è il titolo del messaggio dei vescovi italiani per la Festa dei lavoratori, che si celebra il 1° maggio 2024. Il documento, a firma della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, porta la data del 24 gennaio, ma è stato diffuso il 28 febbraio. Il messaggio mette in luce tre aspetti: “Lavorare è fare ‘con’ e ‘per'”, “Il ‘noi’ del bene comune: la priorità del lavoro”, “Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia”. Di seguito il testo completo.

 

Lavorare è fare “con” e “per”

“Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5,17). Queste parole di Cristo aiutano a vedere che con il lavoro si esprime “una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre” (Laborem exercens, 26). Ognuno partecipa con il proprio lavoro alla grande opera divina del prendersi cura dell’umanità e del Creato. Lavorare quindi non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri, quasi nutriti da una radice di gratuità che libera il lavoro dall’alienazione ed edifica comunità: “È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana” (Centesimus annus, 41).

In questa stessa prospettiva, l’articolo 1 della Costituzione italiana assume una luce che merita di essere evidenziata: la “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e di donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico. È particolarmente significativo che le Chiese in Italia siano incamminate verso la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio), sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Senza l’esercizio di questo diritto, senza che sia assicurata la possibilità che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia.

 

Il “noi” del bene comune: la priorità del lavoro

Come ricorda Papa Francesco in Fratelli tutti, per una migliore politica “il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare – perché promuove il bene del popolo – è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze” (n.162). Le politiche del lavoro da assumere a ogni livello della pubblica amministrazione devono tener presente che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro» (ivi). Occorre aprirsi a politiche sociali concepite non solo a vantaggio dei poveri, ma progettate insieme a loro, con dei “pensatori” che permettano alla democrazia di non atrofizzarsi ma di includere davvero tutti (cfr. Fratelli tutti, 169). Investire in progettualità, in formazione e innovazione, aprendosi anche alle tecnologie che la transizione ecologica sta prospettando, significa creare condizioni di equità sociale. È necessario inoltre guardare agli scenari di cambiamento che l’intelligenza artificiale sta aprendo nel mondo del lavoro, in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile.

 

Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia

“A ciascuno il suo” è questione elementare di giustizia: a chiunque lavora spetta il riconoscimento della sua altissima dignità. Senza tale riconoscimento, non c’è democrazia economica sostanziale. Per questo, è determinante assumere responsabilmente il “sogno” della partecipazione, per la crescita democratica del Paese.

Le istituzioni devono assicurare condizioni di lavoro dignitoso per tutti, affinché sia riconosciuta la dignità di ogni persona, si permetta alle famiglie di formarsi e di vivere serenamente, si creino le condizioni perché tutti i territori nazionali godano delle medesime possibilità di sviluppo, soprattutto le aree dove persistono elevati tassi di disoccupazione e di emigrazione. Tra le condizioni di lavoro quelle che prevengono situazioni di insicurezza si rivelano ancora le più urgenti da attenzionare, dato l’elevato numero di incidenti che non accenna a diminuire. Inoltre, quando la persona perde il suo lavoro o ha bisogno di riqualificare le sue competenze, occorre attivare tutte le risorse affinché sia scongiurato ogni rischio di esclusione sociale, soprattutto di chi appartiene ai nuclei familiari economicamente più fragili, perché non dipenda esclusivamente dai pur necessari sussidi statali.

Un lavoro dignitoso esige anche un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale, che sono i concreti segnali di giustizia di tutto il sistema socioeconomico (cfr. Laborem exercens, 19). Bisogna colmare i divari economici fra le generazioni e i generi, senza dimenticare le gravi questioni del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori immigrati. Fino a quando non saranno riconosciuti i diritti di tutti i lavoratori, non si potrà parlare di una democrazia compiuta nel nostro Paese. A questo compito di giustizia sono chiamati anche gli imprenditori, che hanno la specifica responsabilità di generare occupazione e di assicurare contratti equi e condizioni di impiego sicuro e dignitoso.

I lavoratori, consapevoli dei propri doveri, si sentano corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese, partecipando con tutti gli strumenti propri della democrazia ad assicurare, non solo per sé ma anche per la collettività e per le future generazioni, migliori condizioni di vita. La dimensione partecipativa è garantita anche dalle associazioni dei lavoratori, dai movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e con gli uomini del lavoro che, perseguendo il fine della salvaguardia dei diritti di tutti, devono contribuire all’inclusione di ciascuno, a partire dai più fragili, soprattutto nelle aziende.

Le Chiese in Italia, impegnate nel Cammino sinodale, continuano nell’ascolto dei lavoratori e nel discernimento sulle questioni sociali più urgenti: ogni comunità è chiamata a manifestare vicinanza e attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori il cui contributo al bene comune non è adeguatamente riconosciuto, come anche a tenere vivo il senso della partecipazione. In questa prospettiva, gli Uffici diocesani di pastorale sociale e gli operatori, quali i cappellani del lavoro, promuovano e mettano a disposizione adeguati strumenti formativi. Ciascuno deve essere segno di speranza, soprattutto nei territori che rischiano di essere abbandonati e lasciati senza prospettive di lavoro in futuro, oltre che mettersi in ascolto di quei fratelli e sorelle che chiedono inclusione nella vita democratica del nostro Paese.

La Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

 

Scarica il testo del Messaggio




Il 14 aprile la Giornata dell’Università Cattolica. Presidenza Cei: “I giovani cercano luoghi in grado di alimentare i loro desideri e che non soffochino la loro speranza”

“Dobbiamo prendere sul serio la domanda di futuro che oggi non è solo dei giovani, ma certamente essi la sentono in modo più urgente e, per alcuni versi, drammatico”. Lo sottolinea la Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel messaggio per la 100ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebrerà domenica 14 aprile sul tema “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”.

“In questi ultimi anni – osservano i vescovi – un susseguirsi di eventi sta modificando in profondità la percezione della realtà e dell’esperienza umana, soprattutto in rapporto al futuro. Guardando in particolare al mondo giovanile si registra una situazione di grande incertezza che oscilla tra paure e slanci, smarrimento e ricerca di sicurezze, senso di solitudine e rincorsa ad abitare i social media”. “Ci troviamo ad affrontare scenari imprevedibili, determinati dai cambiamenti climatici, dai devastanti conflitti in corso, dai precari equilibri internazionali, dalle criticità economiche. A questi macro-fattori – prosegue il messaggio – si aggiungono le situazioni personali e contingenti percepite in modo più diretto dai giovani come la mancanza di lavoro, la fragilità dei legami affettivi, i rapidi cambiamenti sociali determinati dalle innovazioni tecnologiche, la crisi demografica che fa dell’Italia un Paese in progressivo e rapido invecchiamento”.

“Tra disincanto e desiderio – rilevano i vescovi – è l’orizzonte entro cui si muove la vita dei giovani oggi. C’è tutta la disillusione rispetto a un futuro che non offre certezze e finisce per scoraggiare e demotivare. Nello stesso tempo, però, resta forte la ricerca del senso da dare alla propria esistenza, del posto da assumere nel mondo e delle strade da percorrere per non sentirsi vecchi prima del tempo. I giovani sono il termometro di una società in deficit di speranza e incapace di vivere il presente come piattaforma reale e concreta per costruire il futuro. Tutto sembra consumarsi nel vissuto quotidiano senza più considerare il futuro, troppo fluido e confuso, mentre dovremmo costruirlo assieme valutando in tale prospettiva le scelte di oggi”. “Il mondo universitario – viene sottolineato – risente di questo scenario anche a causa degli strascichi, non del tutto assorbiti, lasciati dalla pandemia”.

“I giovani cercano luoghi che siano in grado di alimentare i loro desideri, che sappiano dare concretezza ai loro sogni e che non soffochino la loro speranza”, si legge ancora nel messaggio della Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel messaggio per la 100ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. “L’Università Cattolica del Sacro Cuore – ricordano i vescovi – è nata sulle macerie di una guerra mondiale e in un quadro sociale e politico di grande incertezza. L’Ateneo ha preso forma grazie alla intraprendenza di padre Agostino Gemelli e della beata Armida Barelli, in una stagione certamente non più facile dell’attuale e da oltre cento anni con la sua proposta formativa, originale e integrale, vuole essere uno spazio fecondo e creativo per dare ai giovani non tanto aspettative per il futuro quanto certezze per un presente da protagonisti e da veri artefici di un domani che sia più sostenibile, fraterno e pacifico per tutta l’umanità”.

“Sono però necessarie alcune condizioni per non rendere evanescente il futuro e per radicarlo piuttosto in un vissuto ricco di senso e di solide prospettive umane e spirituali”, ammoniscono i presuli. “La prima condizione – spiegano – è legata alla natura ecclesiale dell’Ateneo che, lungi dall’essere un mero fattore nominale, esprime il convergere di una comunità ben più ampia di quella tipicamente accademica. L’Università Cattolica è nata e cresciuta grazie al contributo materiale e spirituale dei cattolici italiani. La sua matrice popolare, anche se oggi non si registra la mobilitazione del passato, si manifesta nel suo essere comunità educante di respiro nazionale e nel suo essere sotto molteplici aspetti a servizio della comunità ecclesiale, sia curando la formazione delle nuove generazioni sia offrendo un rilevante apporto culturale alla presenza dei cattolici nel Paese. L’attuale cammino di ripensamento sinodale della vita e della missione della Chiesa potrà certamente ricevere un prezioso contributo da questa presenza culturale e formativa a servizio della comunità ecclesiale e della società in Italia”.

“Compito di un Ateneo cattolico, alla luce delle indicazioni offerte dal Magistero di Papa Francesco, è quello di aiutare i giovani: a essere artefici di uno sviluppo davvero sostenibile e attento alle necessità di tutti, soprattutto i più poveri ed emarginati; a essere protagonisti di una cultura della fratellanza che sappia valorizzare le differenze e disarmare con la solidarietà la violenza che sta distruggendo relazioni e convivenze tra popoli; a ridisegnare il volto dell’umano sfigurato da visioni e modelli che snaturano il senso degli affetti, la dimensione trascendente della vita umana, la domanda di verità e di bene che abita il cuore di ogni donna e di ogni uomo”. Sottolinea la Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel messaggio per la 100ª Giornata per l’Università Cattolica, testo in cui i vescovi indicano alcune condizioni perché il compito educativo e formativo dell’Ateneo possa dispiegarsi pienamente e con frutto. Una dimensione da tenere in considerazione è quella “legata alle sfide poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche. Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale interpellano la comunità scientifica e la società civile sotto diversi profili. È certamente doveroso valorizzare le tante opportunità offerte sapendo, allo stesso tempo, valutare le implicazioni etiche, culturali, sociali ed economiche”.

“Ricerca scientifica, valutazione etica, processi formativi, implicazioni socioculturali richiedono, pertanto, una visione d’insieme e un approccio transdisciplinare”, ammoniscono i presuli: “Sono le caratteristiche proprie di una comunità accademica plasmata da un approccio davvero unitario e universale, come quello che scaturisce da un sentire autenticamente cattolico, aperto cioè alla totalità e attento a tutti i valori in gioco”. La terza e ultima condizione, osserva la Presidenza Cei, “è costituita dall’urgenza che i giovani non solo ritrovino fiducia e speranza, ma siano davvero consapevoli e protagonisti di un cambiamento non meno epocale nelle valutazioni e nelle scelte rispetto a quanto sta accadendo in ambiti decisivi per il presente e il futuro dell’umanità”.

I vescovi concludono assicurando: “Accompagniamo, quindi, con l’affetto e la preghiera la missione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nella consapevolezza che, come ha detto Papa Francesco, ‘è forse quell’umanesimo chiaro, quell’umanesimo che fa capire che l’uomo ha dei valori e che vanno rispettati: questa è forse la cosa più bella e più grande delle vostre università’ (Udienza per il centenario della Federazione internazionale delle Università Cattoliche, 19 gennaio 2024)”.

Alberto Baviera (AgenSir)

 

Il testo integrale della Giornata




Verso le elezioni, dai Vescovi lombardi un appello in tre punti

Il 13 e 14 marzo presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio i Vescovi della Lombardia si sono incontrati per la sessione di lavoro della Conferenza episcopale lombarda i in previsione del prossimo Consiglio permanente della CEI. Con loro hanno partecipato a una sessione di lavoro anche i 34 Incaricati regionali e Assistenti dei vari settori della pastorale della regione.

Si sono condivisi i risultati della recente Visita ad limina e la gioiosa esperienza dell’incontro con Papa Francesco che ha stimolato a una pastorale capace di dire il volto bello di una Chiesa che accoglie tutti.

Infine, in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali, i Vescovi vogliono condividere con tutti queste loro riflessioni per guardare insieme al bene comune delle nostre città e dell’Europa.

 

Un appello in tre punti

 

1. Primo 

L’assunzione di responsabilità da parte dei cristiani e delle persone serie, capaci, oneste in politica è particolarmente urgente in questo tempo.

L’interessamento e l’impegno diretto in politica è una doverosa espressione della cura per il bene comune. L’indifferenza che induce all’astensionismo, il giudizio sommario che scredita uomini e donne impegnati in politica sono atteggiamenti che devono essere estranei alla comunità cristiana.

Sono chiamati a farsi avanti uomini e donne che siano voce coraggiosa e sapiente, profetica e realistica per dire:

no alla guerra assurda e disastrosa, noi cerchiamo la pace giusta e possibile;

no alla follia delle armi che guadagna nel distruggere, noi chiediamo che ci siano risorse per costruire e curare;

no alla diseguaglianza scandalosa che con sperperi irresponsabili rovina i popoli, ignora i poveri e distrugge il pianeta, noi siamo assetati di giustizia e dedicati alla solidarietà;

no all’ambigua tolleranza che apre le porte al denaro sporco che si moltiplica sfruttando le debolezze umane, incrementando dipendenze, approfittando del sovraindebitamento, noi pratichiamo e insegniamo la legalità;

no alla cultura individualistica e libertaria che legittima l’aborto come diritto e non rispetta la vita di persone fragili, noi chiediamo che la legge difenda i più deboli;

no a una gestione delle risorse della comunità che trascuri i bisogni primari della casa, del lavoro, della formazione, noi proponiamo alleanze per condizioni di vita dignitose per tutti.

2. Secondo

Le elezioni europee ed amministrative sono un esercizio doveroso di democrazia e di responsabilità civile che coinvolge tutti i cittadini e sollecita anche il manifestarsi di disponibilità al servizio delle istituzioni. La comunità ecclesiale guarda con stima a coloro che, anche sacrificando tempo ed energie personali e familiari, scelgono di dedicarsi al bene comune.

I cristiani che ricoprono responsabilità in ambito politico e amministrativo devono trovare nella comunità cristiana il contesto propizio per alimentare la loro fede nell’ascolto della Parola di Dio, per motivare il loro servizio al bene comune, per trovare negli insegnamenti della Chiesa e nel confronto fraterno il contesto propizio per un saggio discernimento.

Compito dei pastori è formare le coscienze, motivare l’impegno, incoraggiare le responsabilità, astenersi dal prendere posizioni nel confronto tra i partiti e le persone che si presentano per raccogliere il consenso dell’elettorato.

3. Terzo

Le strutture delle parrocchie e degli altri soggetti ecclesiali non possono essere utilizzate per la campagna elettorale.

La comunità cristiana, associazioni e movimenti devono sentirsi incoraggiati a promuovere di propria iniziativa opportuni confronti su temi sociali e iniziative di formazione per suggerire criteri di discernimento in ogni ambito della vita, anche in quello politico e amministrativo.

Si deve valutare l’opportunità che i candidati nelle elezioni amministrative e politiche sospendano incarichi pastorali per evitare di essere motivo di divisione nelle comunità cristiane e per favorire la libertà di tutti sia nel proporsi sia nel votare.

Conclusione

Verranno giorni di pace? Sarà possibile una società più giusta? Sapremo costruire una città, un paese, un’Europa dove sia desiderabile abitare insieme? Noi che andiamo a votare diciamo alla gente di oggi e alle generazioni future: sì, sarà possibile, perché ciascuno di noi, secondo le sue responsabilità, competenze e ruoli mette mano adesso all’impresa di aggiustare il mondo!

+ Mario E. DelpiniArcivescovo di Milano
+ Francesco BeschiVescovo di Bergamo
+ Marco BuscaVescovo di Mantova
Oscar Card. CantoniVescovo di Como
+ Maurizio GervasoniVescovo di Vigevano
+ Daniele GianottiVescovo di Crema
+ Maurizio MalvestitiVescovo di Lodi
+ Antonio NapolioniVescovo di Cremona
+ Corrado SanguinetiVescovo di Pavia
+ Pierantonio TremoladaVescovo di Brescia




Patto Ue migrazione e asilo, mons. Perego (Migrantes): «Fallimento della solidarietà europea»

“Il Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati, approvato al Parlamento europeo a Bruxelles, avrebbe dovuto modificare le regole di Dublino, favorire la protezione internazionale in Europa di persone in fuga da disastri ambientali, guerre, vittime di tratta e di sfruttamento, persone schiacciate dalla miseria, con un impegno solidale di tutti i Paesi membri dell’Unione europea nell’accoglienza, il ritorno alla protezione temporanea come si era visto con gli 8 milioni di migranti in fuga dall’Ucraina, un monitoraggio condiviso tra società civili e Istituzioni del mar Mediterraneo per salvare vite nel Mediterraneo. Invece l’Europa – mentre continuano le tragedie nel Mediterraneo – a maggioranza di voti si chiude in se stessa, trascura i drammi dei migranti in fuga, sostituisce la vera accoglienza con un pagamento in denaro”. Lo ha dichiarato il cremonese mons. Gian Carlo Perego, presidente della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni) e della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana.

Inoltre l’Europa “pretende ancora di più dai Paesi di frontiera, come l’Italia: controlli più veloci, ritorni nel primo Paese di sbarco di chi si muove in Europa senza un titolo di protezione internazionale, rimpatri facilitati in Paesi terzi non sicuri, chiudendo gli occhi su esternalizzazioni dei migranti. Indebolendo, non da ultimo, la tutela delle famiglie e dei minori”.

Mons. Perego sottolinea: “Il Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati segna così una deriva nella politica europea dell’asilo e il fallimento della solidarietà europea, che sembra infrangersi come le onde contro i barconi della speranza. Confidiamo che l’art. 10 della nostra Costituzione rimanga come presidio sicuro per tutelare i richiedenti asilo. Le prossime elezioni europee saranno un banco di prova importante per rigenerare l’Europa a partire dalle sue radici solidali e non piegarla a nazionalismi e populismi che rischiano di dimenticare la nostra comune storia europea”.

Gianni Borsa (AgenSir)




8xmille. Al via dal 14 aprile la nuova campagna

Una firma che permette di realizzare gesti concreti di solidarietà e prossimità. Un fatto che si fa immagini e parole nella nuova campagna dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che quest’anno sarà lanciata domenica 14 aprile. Uno strumento a corredo dell’impegno sul territorio, condotto dalle diocesi, per la diffusione della conoscenza delle opere, attraverso gli incaricati e gli uffici comunicazioni sociali, che sono i nuovi “registi” della promozione. La nuova campagna, infatti, si muove su due piani: uno nazionale e uno regionale.

Su una dimensione nazionale, diverse rilevazioni hanno dimostrato che la campagna pubblicitaria aumenta il ricordo spontaneo e che incentiva la percezione della Chiesa cattolica vicina alla gente. Tra le novità di quest’anno, l’anticipazione dell’inizio della diffusione degli spot e l’articolazione in due momenti differenti. Tra marzo e aprile, si sta svolgendo una “pre-campagna”. Si tratta di un’attività sviluppata per i nativi digitali: articoli di approfondimento sulle opere e sulle attività protagoniste degli spot, cui segue un’attività di display geolocal, attività pubblicitaria legata al territorio. Idea che nasce dalla considerazione che ciò che è vicino ha un maggiore impatto. Quindi, quel contenuto è visualizzato solo sui device di chi vive nella zona dell’opera scelta. Poi, da domenica prossima, il via alla diffusione degli spot sui vari media, dalla tv ai giornali.

Quest’anno, sono 7 le opere al centro della campagna nazionale, che da nord a sud spazia dalla carità al restauro fino al sostentamento dei sacerdoti.

A livello diocesano, è fondamentale il ruolo degli uffici delle comunicazioni sociali: “Con gli economi e con il vescovo devono individuare le opere più belle da mettere in evidenza e poi realizzare un comunicato stampa sulle opere finanziate. Hanno il compito anche di attivare i media locali – i giornali Fisc e il circuito Corallo -. Saranno a loro disposizione anche alcune le pagine dei giornali digitali locali di City News. Questo dà la possibilità di parlare a un target che non è solo quello del mondo cattolico”, spiega il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni, originario di Cassano d’Adda. “Il racconto della prossimità non sarebbe possibile senza il contributo dell’8xmille – spiega il presidente della Fisc, Mauro Ungaro -. I volti delle persone con le loro storie sono per noi l’ordinario ma diventano lo straordinario perché portano in un mondo segnato da generosità. Un mondo sorprendente ma che fa parte della quotidianità. Vogliamo continuare ad aiutare a scoprire quello che si realizza con l’8xmille nella prossimità”. L’importanza di un impegno corale è stata espressa anche da Alessia Caricato, direttrice de Il Corallo, che ha realizzato un video di rendicontazione dell’impegno condiviso con la Fisc: “I territorio sono i diretti beneficiari”, ribadisce. E, infatti, nel 2023 sono stati diffusi 146 video in 30 tv locali su opere sostenute con fondi 8xmille.

Il coinvolgimento di quanti si occupano di informazione e comunicazione a livello diocesano è un tassello importante, come spiega il direttore dell’Ucs Cei, Vincenzo Corrado: “Permette di toccare con mano e prendere sempre più coscienza dell’impegno nella narrazione del buono che viene messo a punto, attraverso l’8xmille, nelle nostre comunità. È quel bene che ha bisogno di essere coltivato quotidianamente e costantemente perché possa portare sempre più frutti maturi. E, in questo caso, – sembra un paradosso ma non lo è – è di rendere ancora più forti anche la comunicazione e l’informazione”.

Fondamentale, dunque, diventa l’impegno a “spiegare l’importanza della firma attivando tutta la comunità a promuovere il sostegno della Chiesa”.

Filippo Passantino (AgenSir)




Pasqua. Gli auguri del Presidente e del Segretario CEI

Pubblichiamo il messaggio di auguri per la Pasqua a firma del card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e di mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei.

 

 

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”. (Is 52,7)

 

Stiamo sperimentando delle tenebre profondissime che avvolgono migliaia di persone, in tanti luoghi nel mondo, in particolare in Ucraina e in Terra Santa. Quanta desolazione! Non possiamo abituarci alla guerra, ai combattimenti che non risparmiano deboli e innocenti, soprattutto i bambini: dovremmo sempre guardare attraverso le loro lacrime, attraverso il pianto dei più piccoli. È da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto questo sia inaccettabile.
Dimoriamo in un tempo triste, in cui la morte occupa le pagine dei giornali. Pensiamo alle violenze sulle donne, alla cattiveria frutto di prepotenze che segnano anche gli ambiti più delicati dell’esistenza, come quelli familiari e affettivi. Il rapporto tra uomo e donna sembra quasi avvelenato dall’istinto del possesso e dall’evocazione della morte. Ma il Risorto porta nel mondo la bellezza di una vita nuova, la creatività paziente della nuova creatura. Una novità, la più grande. Il mondo, oggi così deturpato, può essere ricostruito e trasformato da uomini e donne che vivono le più grandi ragioni di vita e di speranza.

Vorremmo che l’annuncio della pace corresse di terra in terra, di popolo in popolo. Vorremmo che arrivasse presto la fine dei conflitti e che si aprisse il tempo della fraternità. Il profeta Isaia ci aiuta a guardare avanti con speranza cristiana e a lavorare ogni giorno per costruire la pace. Per noi cristiani si tratta di impegnarci a preparare la venuta del Regno, a far sì che il Signore sia riconosciuto e amato. Nel mistero pasquale il Signore si è già rivelato nella sua gloria manifestando l’amore infinito del Padre per ogni creatura. Possa il mistero della Pasqua raggiungere tutti noi e insegnarci ad amare senza confini, a porre segni concreti di vita là dove c’è la morte, a trasformare in luoghi di pace le terre oggi segnate dall’inimicizia.

Allora, auguri di tanta luce. Pasqua è la luce che vince le tenebre: nessuno è spettatore, ma tutti attori. Nella Pasqua non c’è una via di mezzo: o si è con Gesù e si resta con l’amore, con la luce, con una forza che sconfigge quelle terribili tenebre oppure si diventa complici del male… Questa è la Pasqua di Gesù che apre la via del cielo e fa risorgere, oltre il limite della morte. Scegliamo questa luce, viviamo di questa luce. La via che conduce alla vita piena e alla verità completa è una Presenza che viene e cammina al nostro fianco. L’augurio è che tutti possano incontrare questo misterioso Viandante, l’unico capace di dare un senso alla nostra esistenza, di bruciare il cuore e aprire gli occhi. Perché il Risorto illumina gli occhi del cuore. Buona Pasqua!




In viaggio con gli artisti alle “Ragioni della speranza”, dal 13 aprile su Rai1 con mons. Dario Viganò

“Come gli artisti rappresentano la fede”: da sabato 13 aprile, alle ore 16.30 su Rai Uno, monsignor Dario E. Viganò torna alle “Ragioni della speranza” (storico programma della prima rete Rai, frutto della collaborazione tra il servizio pubblico e la Conferenza episcopale italiana, dedicato al commento del Vangelo della domenica) con un nuovo ciclo in cui le immagini sono poste al servizio della Parola e in varie forme l’arte è espressione silenziosa e al tempo stesso eloquente per rendere visibile l’invisibile.

Dopo il successo registrato lo scorso anno, monsignor Dario E. Viganò riunisce arte e Vangelo in un itinerario alla scoperta di borghi, chiese, musei e territori. Dal 13 aprile lungo un inedito percorso racconterà il modo con cui gli artisti nei secoli hanno rappresentato e rappresentano la fede, avendo come riferimento alcune delle città d’arte italiane custodi di inestimabili tesori. Le riprese e le nuove puntate di “Le ragioni della speranza”, regia di Maria Amata Calò, testi di Carmela Redatti, e consulenza di Tomaso Strinati, storico dell’arte, programma prodotto da Laura Misiti e don Gianni Epifanni, cominciano da Bergamosabato 13 aprile (“I discepoli di Emmaus” di Arcobas a Torre de’ Roveri), cui seguiranno (20 aprile) i mosaici tardo-antichi del mausoleo di Galla Placidia (“Il Buon Pastore) a Ravenna; quindi Il “Cristo re” di Lorenzo Lotto (27 aprile) all’oratorio Suardi di Trescore Balneario (Bergamo); poi il 4 maggio il grande labirinto della Masone, nel Parmense, quale allegoria della vita; l’11 maggio, in Svizzera, nel Canton Ticino, la cappella di S. Giovanni Battista, a Mogno, opera dell’architetto Mario Botta; il 18 maggio, a Venezia, nella chiesa di S. Maria della Salute, la “Pentecoste” di Tiziano; quindi “La Trinità” di Guido Reni, il 25 maggio,  conservata a Roma nella chiesa della Trinità dei Pellegrini; infine, l’1 giugno, ricorrenza del Corpus Domini, San Cristo, a Brescia, prima chiesa al mondo dedicata esclusivamente all’eucaristia.

Monsignor Dario Edoardo Viganò, che condurrà le puntate di “Come gli artisti rappresentano la fede”, sacerdote ambrosiano, ordinato dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1987, è vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, docente incaricato di etica e deontologia dei media all’Alta scuola di specializzazione in comunicazione dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e docente di semiotica del cinema e degli audiovisivi e di semiotica e comunicazione d’impresa alla facoltà di Scienze della comunicazione dell’università Lumsa di Roma.