Papa Francesco al Gemelli per un nuovo intervento: la vicinanza della Chiesa cremonese
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Al termine dell’udienza generale di mercoledì 7 giugno il Papa si è recato al Policlinico universitario Gemelli di Roma, dove nel primo pomeriggio sarà sottoposto in anestesia generale a un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede, precisando che l’operazione, concertata nei giorni scorsi dall’equipe medica che assiste il Santo Padre, sì è resa necessaria a causa di un laparocele incarcerato che sta causando sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti. La degenza presso la struttura sanitaria durerà diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale.
Ai primi attestati di vicinanza al Pontefice si unisce anche il pensiero della Chiesa cremonese che attraverso le parole del vescovo Napolioni, esprime «un sincero augurio al Santo Padre ed un ricordo filiale nella preghiera», auspicando una pronta ripresa che possa consentire a Francesco di tornare presto al proprio impegno pastorale a guida della Chiesa universale.
Anche la Presidenza della CEI esprime la vicinanza e l’affetto dei Vescovi e delle Chiese in Italia a Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli. “In questo ulteriore momento di prova – si legge nella nota della CEI – la Presidenza si stringe attorno al Santo Padre e invita le comunità ecclesiali a sostenerLo con la preghiera. Con l’augurio di una pronta guarigione, affida al Signore il lavoro dei medici e degli operatori sanitari”.
Si tratta del secondo intervento chirurgico a cui si sottoporrà Papa Francesco, dopo quello al colon del 4 luglio 2021, sempre nel nosocomio romano. In totale, per il Santo Padre si tratta del terzo ricovero al Gemelli dopo quelli del 2021, durato dieci giorni, e del 29 marzo 2023, a causa di una bronchite, durato tre giorni.
Radio e tv cattoliche, a Roma l’assemblea dell’Associazione Corallo con il rinnovo delle cariche
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Sono state rinnovate mercoledì 31 maggio, nel corso dell’assemblea che si è svolta a Roma, le cariche societarie dell’Associazione Corallo che riunisce emittenti radiofoniche e televisive italiane di ispirazione cattolica. Presente anche il cremonese mons. Attilio Cibolini, membro del consiglio uscente.
Sono stati eletti come componenti del Consiglio di amministrazione per il prossimo triennio: Luigi Bardelli, riconfermato presidente, Alessia Caricato come direttore, Massimo Porfiri tesoriere ed anche Francesco Cavalli, Vincenzo Corrado, Sabina Ferioli, Italo Lunghi, Daniele Morini e Vincenzo Morgante. Per il Collegio dei revisori dei conti sono stati eletti Francesco De Strobel presidente, assieme a padre Salvatore Giardina e padre Francesco Giuseppe Mazzotta.
«Le emittenti del circuito Corallo esprimono la forza e l’importanza della comunicazione cattolica – ha dichiarato Bardelli, aggiungendo –. Si tratta di realtà che, in questi ultimi 40 anni, hanno raccolto il testimone dalle campane, richiamando quanti hanno l’orecchio teso alla parola di Dio e che con le nostre emittenti hanno avuto l’occasione di diventare protagonisti».
«La Cei nelle attività delle emittenti cattoliche locali si inserisce valorizzando il più possibile quegli strumenti di comunicazione, come radio e tv locali, più vicini all’uomo e che quindi possono prendersene cura dentro i loro contesti ambientali, storici e politici». Sono state queste le parole di mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della Cei, intervenuto all’assemblea durante la quale ha sottolineato la necessità di accettare le sfide anche dell’evoluzione tecnologica definendo con chiarezza lo scopo di quello che facciamo, facendo sì che aumenti la significatività del ruolo della comunicazione all’interno della comunità cristiana. «La Chiesa è nata per comunicare e la comunicazione deve tenere conto della individualità del destinatario ricordando che comunicare non è solo raccontare ma anche educare e raggiungere gli uomini per poter aprire un futuro migliore», ha concluso mons. Baturi.
Marco Calvarese (AgenSir)
Il castelleonese don Daniele Tornelli ordinato diacono a Lugano
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Nella mattinata di sabato 9 giugno nella Cattedrale di Lugano il castelleonese Daniele Tornelli, del Seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Lugano, uno dei centri di formazione teologica del Cammino Neocatecumenale voluti da Papa Giovanni Paolo II per raccogliere le vocazioni provenienti dal Cammino Neocatecumenale per formare presbiteri per la nuova evangelizzazione, è stato ordinato diacono.
Daniele ha visto nascere la sua vocazione nel Cammino Neocatecumenale, presso la parrocchia di Sant’Ilario in Cremona, e molti fratelli del Cammino, in particolare quelli della sua comunità, lo hanno accompagnato in questa giornata: un pullman è partito da Cremona e ha raggiunto la Svizzera. Per la comunità di Castelleone, insieme alla famiglia, erano presenti il parroco don Giambattista Piacentini, il vicario don Matteo Alberti e i due diaconi permanenti: Angelo Papa e Mario Pedrinazzi.
Con a don Daniele sono stati ordinati diaconi don Daniele Furlan e don Davide Santini, del Seminario diocesano San Carlo, e quattro diaconi permanenti: Davide Adamoli, Bruno Corsini, Claudio Marazzi e Luca Turlon. A presiedere la celebrazione è stato l’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, mons. Alain De Raemy.
Dopo la celebrazione, la festa è proseguita con un pranzo in un ristorante italiano. La giornata si è quindi proseguita con la celebrazione dell’Eucarestia, in cui don Daniele ha proclamato il Vangelo e tenuto la sua prima omelia. L’Eucarestia ha segnato il culmine della festa e ha visto la partecipazione corale dei presbiteri della diocesi di Lugano e di Cremona con le comunità di Lugano e di Sant’Ilario.
Per Castelleone questo 10 giugno resterà una data da ricordare. Infatti, dopo l’ordinazione diaconale di don Daniele, in serata un altro importante appuntamento: nella Cattedrale di Cremona l’ordinazione presbiterale di don Alex Malfasi, anch’egli originario di Castelleone, con la partecipazione anche del vescovo De Raemy, legato a uno degli ordinandi cremonesi.
Profilo biografico del diacono don Tornelli
Don Daniele Tornelli, 31 anni, è originario di Castelleone, dove ha condiviso con i coetanei il consueto percorso di esperienza cristiana in oratorio e parrocchia, a fianco del quale già da adolescente ha affiancato il percorso proposto dal Cammino neocatecumenale presso la parrocchia di Sant’Ilario, a Cremona. L’esperienza concreta di conversione e di missionarietà di molte famiglie e, tra il quarto e il quinto anno di studi superiori, l’occasione di un pellegrinaggio in Terra Santa, lo hanno spinto a prendere la decisione di diventare presbitero missionario. Una scelta confermata nella Giornata mondiale della gioventù di Madrid, nel 2011. È stato destinato al Seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Lugano, dopo aver partecipato a un incontro con gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale a Porto San Giorgio nel quale gli aspiranti seminaristi sono stati sorteggiati e distribuiti nei 120 seminari Redemptoris Mater sparsi nel mondo. Dopo aver frequentato i cinque anni di studi teologici presso la Facoltà di Teologia di Lugano, è partito per un periodo di missione nel Centro internazionale Neocatecumenale prima a Porto San Giorgio e in seguito insieme all’équipe itinerante del Cammino Neocatecumenale di Puglia-Basilicata e Albania.
Il Papa ai Vescovi e ai delegati diocesani del Sinodo: «Parrocchie troppo autoreferenziali», no a «neoclericalismo di difesa»
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Nella mattinata di giovedì 25 maggio Papa Francesco ha concluso in Aula Paolo VI, in Vaticano, la 77ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, che si è svolta da lunendì presso l’Aula del Sinodo. Lo ha fatto incontrando, insieme ai vescovi italiani, anche i referenti diocesani del Cammino sinodale italiano. Insieme al vescovo Antonio Napolioni c’erano così anche Diana Afman e il diacono permanente Walter Cipolleschi, che il 25 e 26 maggio a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, hanno preso parte all’assemblea nazionale.
Sintesi dell’ultima giornata
«A volte si ha l’impressione che le comunità religiose, le curie, le parrocchie siano ancora troppo autoreferenziali». Lo ha denunciato Papa Francesco, ricevendo in udienza in Aula Paolo VI i partecipanti all’Incontro nazionale dei Referenti diocesani del Cammino Sinodale Italiano, nella giornata conclusiva dell’Assemblea dei vescovi italiani.
«Sembra che si insinui, un po’ nascostamente, una sorta di “neoclericalismo di difesa”,
generato da un atteggiamento timoroso, dalla lamentela per un mondo che non ci capisce più, dal bisogno di ribadire e far sentire la propria influenza», il monito di Francesco, che ha stigmatizzato ancora una volta l’autoreferenzialità come «malattia della Chiesa» e ha avvertito:
«il clericalismo è una perversione, ma quando il clericalismo entra nei laici, è terribile».
«Essere una Chiesa aperta», l’indicazione di rotta del Papa: «Riscoprirsi corresponsabili nella Chiesa non equivale a mettere in atto logiche mondane di distribuzione dei poteri, ma significa coltivare il desiderio di riconoscere l’altro nella ricchezza dei suoi carismi e della sua singolarità.
Così, possono trovare posto quanti ancora faticano a vedere riconosciuta la loro presenza nella Chiesa, quanti non hanno voce, coloro le cui voci sono coperte se non zittite o ignorate, coloro che si sentono inadeguati, magari perché hanno percorsi di vita difficili o complessi. E tante volte sono scomunicati a priori».
«Abbiamo bisogno di comunità cristiane nelle quali si allarghi lo spazio, dove tutti possano sentirsi a casa, dove le strutture e i mezzi pastorali favoriscano non la creazione di piccoli gruppi, ma la gioia di essere e sentirsi corresponsabili», il ritratto di Francesco. «Mai senza l’Altro con la “A” maiuscola, mai senza gli altri con cui condividere il cammino», lo slogan utilizzato dal Papa: «Fare Chiesa insieme», per il Papa, «è un’esigenza che sentiamo di urgente, oggi, sessant’anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II». «È sempre in agguato la tentazione di separare alcuni “attori qualificati” che portano avanti l’azione pastorale, mentre il resto del popolo fedele rimane solamente recettivo delle loro azioni», la denuncia. Per Francesco, «la Chiesa deve lasciar trasparire il cuore di Dio: un cuore aperto a tutti e per tutti». Di qui la necessità di un esame di coscienza:
«Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito. Fino a quando la loro presenza resterà una nota sporadica nel complesso della vita ecclesiale, la Chiesa non sarà sinodale, sarà una Chiesa di pochi».
«Essere una Chiesa “inquieta” nelle inquietudini del nostro tempo», l’ultima consegna del Papa, che ha lodato la Chiesa italiana per aver scelto, nella fase del Cammino sinodale che si è appena conclusa, di formare dei gruppi sinodali anche nelle carceri. «La comunità cristiana è provocata a uscire dai pregiudizi, a mettersi in ricerca di coloro che provengono da anni di detenzione, per incontrarli, per ascoltare la loro testimonianza, e spezzare con loro il pane della Parola di Dio», l’invito di Francesco, che ha auspicato che il Sinodo possa aiutarci a
«prendere sul serio la vulnerabilità».
L’esempio citato è quello di don Primo Mazzolari, che metteva in guardia dai «preti soffocatori di vita».
«Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia,
al passo dello Spirito, incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo», ha esordito il Papa esortando la Chiesa italiana a «continuate a camminare», lasciandosi guidare dallo Spirito, che è «il vero protagonista» del Sinodo. «Umiltà, disinteresse e beatitudine» i tratti ecclesiali già indicati come necessari nel Convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel 2015:
«Il Sinodo non è cercare le opinioni gente o mettersi d’accordo: il grande nemico di questo cammino è la paura».
«Coraggio e unità». Sono i due binari lungo i quali è chiamata a camminare la Chiesa italiana, ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia della Messa presieduta nella basilica di San Pietro. «L’unità è santa e non a caso è sempre legata alla pace, perché la guerra inizia quando si accetta la divisione, quando si provoca la divisione», la tesi di Zuppi, che all’inizio dell’omelia ha definito la guerra «una macchina da guerra fratricida» e ha menzionato «l’angoscia che grava nell’anima del popolo ucraino che anela alla pace». Non siamo «funzionari anonimi», ma «un popolo grande, che accoglie tutte le etnie perché popolo santo di Dio», l’affresco del presidente della Cei: «Nella comunione nessuno è disoccupato, e nessuno non è importante».
In Cattedrale il pellegrinaggio mariano della Diocesi di Mantova
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Giornata tutta cremonese quella di venerdì 26 maggio per il vescovo di Mantova, mons. Marco Busca. Dopo aver partecipato in mattinata, insieme agli altri vescovi lombardi, a Caravaggio alla celebrazione che ha fatto di S. Maria del Fonte (nel giorno anniversario dell’Apparizione) il Santuario regionale della Lombardia, nel pomeriggio ha guidato il pellegrinaggio mariano della Diocesi di Mantova alla Cattedrale di Cremona.
Dopo lo stop dovuto alla pandemia, quest’anno è potuta riprendere infatti la tradizione della Chiesa virgiliana di recarci in pellegrinaggio in una cattedrale o santuario dedicati alla Vergine Maria. E la scelta quest’anno è stata proprio per la Cattedrale di Cremona, intitolata a S. Maria Assunta.
Il folto gruppo mantovano è stato accolto, alle 15, dal rettore della Cattedrale, mons. Attilio Cibolini, e dal parroco della Cattedrale, don Antonio Bandirali.
Lo storico dell’arte Tommaso Giorgi ha quindi aiutato i pellegrini a conoscere la Cattedrale, la sua storia e la sua arte. Un percorso che in particolare si è soffermato sul ciclo di affreschi cinquecenteschi della navata centrale, in particolare guardando alla campata sud e alle opere di Altobello Melone, il Romanino e il Pordenone: dall’Ultima Cena e la preghiera sul monte degli Ulivi sino alla Crocifissione in controfacciata. Scene che sono subito dopo state meditate nel Rosario, pregando i misteri dolorosi del venerdì. Alle 16.30, quindi, la Messa presieduta dal vescovo Busca.
«Abbiamo veramente necessità di pregare la Madonna – sottolinea la Pastorale degli anziani della Diocesi di Mantova, che ha promosso il pellegrinaggio – per ringraziarla della possibilità che ci viene offerta ancora una volta. La invochiamo come Regina della pace perché cessino tutte le guerre, perché nel mondo si viva un clima di fratellanza e di pace. La supplichiamo perché interceda presso il Padre per i nostri malati, e perché venga consolato chi è nel dolore per la perdita dei propri cari».
Assemblea nazionale dei referenti Sinodo, la sfida di un nuovo stile di essere Chiesa per la missione
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Incoraggiati dalle parole di Papa Francesco, 330 referenti del Cammino sinodale provenienti da due terzi delle diocesi italiane (e tra di loro anche Diana Afman e il diacono permanente Walter Cipolleschi, delegati della Diocesi di Cremona) si sono ritrovati a Roma, il 25 e il 26 maggio, per confrontarsi in vista dell’elaborazione delle Linee guida per la “fase sapienziale”, secondo step tra il biennio dell’ascolto e la cosiddetta “fase profetica”. Questo strumento, che sarà presentato al Consiglio Episcopale Permanente previsto per l’8 luglio, indirizzerà e sosterrà il discernimento operativo sul territorio, in raccordo con il livello nazionale.
La sfida è infatti quella di intrecciare il vissuto diocesano con le riflessioni nazionali, in una circolarità virtuosa che valorizzi l’apporto locale arricchendolo con il contributo di esperti e di rappresentanti del mondo ecclesiale, sociale e culturale. La rete consolidata dei referenti diocesani, che costituisce la grande novità dei primi due anni di ascolto, continuerà ad operare in connessione con il Comitato Nazionale – la cui composizione è ormai definitiva – e con i Vescovi. Con questa metodologia, tutte le componenti del popolo di Dio avranno voce e saranno partecipi delle scelte condivise che verranno prese nella “fase profetica”.
Nell’incontro di Roma a cui sono intervenuti i Vescovi Antonio Mura, Claudio Giuliodori e Antonino Raspanti, i referenti diocesani hanno dunque lavorato per individuare i temi principali emersi dai Cantieri avviati sul territorio e dal dibattito nei gruppi sinodali della 77ª Assemblea Generale della CEI. “La Chiesa in Italia è viva. Non esercitiamo un ruolo, ma siamo una casa: abbiamo davanti un grande sforzo missionario”, ha affermato il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI. “Ci sono delle condizioni di possibilità. Abbiamo preso consapevolezza che c’è una questione di stile: si deve adottare uno stile nuovo di essere Chiesa per la missione”, gli ha fatto eco Mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale. “Il cammino deve essere un percorso di fede e di evangelizzazione: dobbiamo aggredire i nodi critici senza paura”, ha concluso Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI.
Con la Caritas vicini alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dalle alluvioni
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Caritas Italiana segue con apprensione quanto sta accadendo in Emilia Romagna, devastata in questi giorni da forti nubifragi e allagamenti, dopo quelli già avvenuti a inizio mese, ed esprime il suo cordoglio per le vittime e la sua vicinanza alle popolazioni colpite, in particolare a quanti sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni.
«Siamo in costante contatto con il delegato regionale Caritas dell’Emilia Romagna e con i direttori delle Caritas diocesane – dichiara don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – per avere un quadro aggiornato della situazione e individuare insieme le prime necessità a cui far fronte, in coordinamento anche con la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana e i Vescovi delle diocesi maggiormente coinvolte».
«I direttori delle Caritas diocesane dei territori più colpiti, come Cesena, Forlì, Faenza e Imola, riportano una situazione ancora caotica e in cui prevale ora l’esigenza di sgombro dell’acqua e di pulizia delle case sommerse dal fango – segnala il delegato regionale, Mario Galasso –. Molte strutture diocesane, come empori e mense sono state colpite esse stesse dalle alluvioni, nonostante questo le varie Caritas diocesane e parrocchiali sono già attive nell’ospitare famiglie e nel supportarle sui bisogni più immediati (acqua potabili, coperte, ecc…) e su questi aspetti continueremo ad operare nei prossimi giorni».
«Quella in corso è una emergenza che interpella tutti e dobbiamo prendere atto di questa realtà. Come scrive papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ – aggiunge don Pagniello –, dobbiamo sempre ricordarci che “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” e che “le soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della naturA”».
«Per questo come Caritas siamo pronti a intervenire in una prospettiva di accompagnamento che, come già sperimentato in precedenti emergenze in Italia e nel mondo, metta al centro i bisogni delle persone, in particolare di quelle che vivevano già situazioni di disagio sociale ed economico e che rischiano di rimanere escluse da altre forme di supporto», continua il direttore di Caritas Italiana. «Accanto a questo è sempre più evidente come queste crisi climatiche vadano prevenute e occorra denunciare tutte quelle azioni di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente, sia pubbliche che private, sempre più insostenibili», conclude don Pagniello.
È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza con un gesto di carità, attraverso Caritas Cremonese, con un versamento sui conti intestati a Fondazione San Facio, specificando nella causale “Alluvione Emilia Romagna” (versamenti deducibili):
conto corrente bancario IBAN: IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
conto corrente postale n. 68 411 503
Oppure direttamente alla Caritas Cremonese:
presso gli uffici di via Stenico 2B, a Cremona
con bonifico su conto corrente bancario IBAN: IT 74 E 03069 11400 100000061305.
Al momento Caritas Cremonese ha avviato una raccolta fondi (non di indumenti e altri beni materiali, difficilmente gestibili), appellandosi alla generosità dei cittadini e dei fedeli. In questa fase, non vi sono inoltre le condizioni per inviare volontari nelle aree alluvionate; le disponibilità all’intervento saranno eventualmente considerate in una fase successiva.
Dal 22 al 25 maggio anche il vescovo Napolioni in Vaticano per la 77ª Assemblea generale della CEI
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Anche il vescovo Antonio Napolioni prenderà parte, dal 22 al 25 maggio, alla 77ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. L’Assemblea, che si terrà in Vaticano presso l’Aula del Sinodo, si aprirà e si concluderà con due interventi di Papa Francesco: lunedì 22, infatti, è in programma l’incontro riservato con i Vescovi e giovedì 25 quello aperto ai referenti del Cammino sinodale. A quest’ultimo evento, che si terrà in Aula Paolo VI, per la Diocesi di Cremona prenderanno parte anche il diacono permanente Walter Cipolleschi e Diana Afman, delegati diocesani per il Sinodo.
Martedì 23, alle 9, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, aprirà i lavori con la sua Introduzione. In mattinata i Vescovi eleggeranno un vicepresidente della CEI, mentre nel pomeriggio si provvederà all’elezione dei rappresentanti della CEI alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (primo periodo 4-29 ottobre 2023; secondo periodo ottobre 2024). All’ordine del giorno anche una serie di adempimenti di carattere giuridico-amministrativo.
La giornata di mercoledì 24 sarà dedicata a un focus sul tema principale dell’Assemblea – “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Passi verso il discernimento” – e al confronto nei gruppi sinodali.
L’attenzione a mettersi in ascolto di tutti e, in particolare, degli ultimi è esplicitata anche dalla scelta di consegnare ai Vescovi una borsa “Made in Carcere”, realizzata con materiali di recupero: il segno concreto dell’impegno a offrire una seconda possibilità a persone in stato di detenzione e una nuova vita a tessuti e oggetti, all’insegna dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente.
Giovedì 25 il card. Zuppi presiederà alle ore 8.30 la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro. Quindi un secondo incontro dei Vescovi con il Santo Padre (previsto alle ore 11 in Aula Paolo VI), cui prenderanno parte anche i referenti diocesani del Cammino sinodale che proprio il 25 e 26 maggio a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, vivranno l’assemblea nazionale.
Emergenza meteo in Emilia-Romagna, dalla CEI 1 milione di euro dai fondi 8xmille per la popolazione
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La Presidenza della CEI ha disposto un primo stanziamento di 1 milione di euro, dai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte alle necessità della popolazione colpita dall’ondata di maltempo che sta flagellando l’Emilia-Romagna.
«Vogliamo esprimere, anche con questo gesto concreto, la prossimità della Chiesa in Italia alle tantissime persone che, a causa dell’alluvione e delle esondazioni, sono sfollate, avendo perso tutto o molto. Continuiamo a farci prossimi e a pregare per quanti, in questo dramma, hanno perso anche la loro vita. Siamo grati alle diocesi, alle parrocchie, agli istituti religiosi che non hanno lasciato sole le comunità dell’Emilia-Romagna», afferma il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI.
Lo stanziamento della Presidenza CEI sarà erogato attraverso Caritas Italiana che è in contatto continuo con le Caritas delle diocesi colpite da questa emergenza per monitorare la situazione e provvedere alle prime urgenze. Al momento non c’è bisogno di raccogliere cibo o indumenti, ma di liberare le abitazioni e i locali dall’acqua e dal fango in modo da far ritornare le persone nelle loro case. Si tratta poi di individuare e accompagnare soprattutto coloro che sono abbandonati e che restano esclusi dalla rete degli aiuti. Il passo successivo riguarderà la ripartenza delle attività economiche e della vita ordinaria.
Tutte le Caritas diocesane, coordinate dalla Delegazione Caritas regionale dell’Emilia-Romagna e in comunicazione costante con Caritas Italiana, sono fin dal primo momento attivate su vari fronti: l’accoglienza degli sfollati nelle sedi e nelle canoniche, il supporto alla popolazione, l’accompagnamento delle persone in situazioni di particolare fragilità e difficoltà.
In questo senso, a sostegno degli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, è possibile donare il proprio contributo mediante Caritas Cremonese, con un versamento sui conti intestati a Fondazione San Facio, specificando nella causale “Alluvione Emilia Romagna” (versamenti deducibili):
conto corrente bancario IBAN: IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
conto corrente postale n. 68 411 503
Oppure direttamente alla Caritas Cremonese:
presso gli uffici di via Stenico 2B, a Cremona
con bonifico su conto corrente bancario IBAN: IT 74 E 03069 11400 100000061305.
Al momento Caritas Cremonese ha avviato una raccolta fondi (non di indumenti e altri beni materiali, difficilmente gestibili), appellandosi alla generosità dei cittadini e dei fedeli. In questa fase, non vi sono inoltre le condizioni per inviare volontari nelle aree alluvionate; le disponibilità all’intervento saranno eventualmente considerate in una fase successiva.
8xmille alla Chiesa cattolica: una firma che fa bene
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“Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene,immaginafarne migliaia”.Questo ilclaim della nuovacampagna di comunicazione8xmilledellaConferenza Episcopale Italiana, che mette in evidenza il significato profondodiun semplicegestochepermetteogni anno la realizzazione dimigliaia diprogetti in Italia e nei Paesiin via di sviluppo.
La campagna,on airdal2maggio,mette inoltre in lucela relazione forte e significativa tra la vita quotidianadei cittadinie le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei “gesti d’amore”: piccoli o grandi gesti di altruismo che capita di fare nella vita e che non fanno sentire bene solochi li riceve, ma anche chi li compie. Ecco,quindi,cheattraversounasemplicefirma,quellaperl’8xmille,èpossibile moltiplicare la sensazione di benessere chesi prova quando si faun gesto d’amore.Come fala Chiesaogni giornoconi suoi interventiarrivandocapillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno: poveri, senzatetto,immigrati,ma anche italiani che attraversano momenti di difficoltà.
“Grazieall’8xmille–spiegaMons.GiuseppeBaturi,ArcivescovodiCagliarie Segretario Generale della CEI–consentiamo a una fascia importante di operatori di aiutare chiè in difficoltà e di attivare nuovi servizi. È un bene anche per chi lo compie. E non dimentichiamo che il welfare in Italia è determinato anche da questa rete comunitaria e solidale. L’8xmille è stato il primo strumento di democrazia fiscale che consenteal cittadino di decidere la destinazione di parte del proprio reddito destinata all’erario”. “L’obiettivodellacampagna2023–affermailresponsabiledelServizioper lapromozionedelsostegnoeconomicoallaChiesacattolica,MassimoMonzio Compagnoni–è far comprendere il valore di un gesto molto semplicecome una firma, abbinandolo a momenti della vita ditutti i giorni. Glispot ruotano intorno al concetto del ‘sentirsi bene’prendendosicura del prossimo grazie ad un’opzione, nella propria dichiarazione dei redditi,che si traduce in migliaia di progetti.Chi firma èprotagonista di un cambiamento ed è autore di una scelta solidale, frutto diuna decisione consapevole, da rinnovare ogni anno.Inogni iniziativa le risorse economiche sono messe a frutto da sacerdoti, suore, operatori e dai tantissimi volontariche,conle nostre firme,sonoil vero motoredei progetti realizzati”.
Nella campagna 2023la Chiesasiracconta attraverso otto storie di speranza e di coraggio. Gli spotmettonoin luce il valore dellagratuità e glisforzi di una Chiesa in uscita, che si prendecostantemente cura dei più deboli,donando opportunitàe fiducia, intervenendo con discrezione erispetto, operando con creatività e positività. DallaCasa della CaritàcheaSeregno,offreospitalitàai più fragilisenza fissa dimora, allamensadelleParrocchie solidalidiBrindisi,unamano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale.
DallaCasa Santa Elisabetta,un condominio solidale nel cuore di Verona per donne sole con minoriadOperaSemeFarm,una filiera eticache, nel Salento, promuove i prodotti del territorio generando valore ed occupazione, passandoper ilCentro diascolto diocesanodi Albano, un luogo accogliente e familiare perchi ha bisogno di assistenza alimentaree non solo.
Farsi prossimoconl’accoglienza ed il primo soccorso è lamission del progettoUn popolo per tuttiche,a RoccellaJonica,rappresenta unapprodo sicuro per i migranti in fuga e in cerca di un futuro migliore. Grazie alle firme, ogni anno, vengono restituitia fedeli e visitatorimoltitesori dimenticati. Come adAnconadove lachiesadiSantaMaria dellaPiazza,gioiello romanico,è sottoposta ad uninterventodi restauro conservativoper continuarea tramandare arte e fede alle generazioni future.
Dopo gli anni difficili della pandemia la campagna, quest’anno,vola all’estero per documentare come aTosamaganga,inTanzania, con il supporto dellefirme lasperanza sia giunta in aula e in corsia.Qui i medici delCuamm,la prima organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane,sono presentida oltre 50 anni esiprendono cura delle persone più vulnerabili, soprattutto delle mamme e dei bambini, fin dai primi attimi di vita.
Lanuovacampagna8xmilleèideatadall’agenziaWunderman Thompson Italiache si è aggiudicata la gara indetta dal Servizioper la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica:creatività diMassimiliano Traschitti e Antonio Codina, regia di Edoardo Lugari.Le foto sono diFrancesco Zizola.Lacasa di produzione èCasta Diva/Masi Film. Sarà pianificata su tv e webconduespotda30”eotto da15”dedicati adiversi target, Inoltre, lacampagna si svilupperà sustampa, affissione e radio.
Suwww.8xmille.itsono disponibili anche ifilmatidi approfondimentosulle singole opere mentre un’interasezione è dedicataalrendicontostorico della ripartizione 8xmille alivellonazionaleediocesano.Nell’areaMappa8xmillesonogeolocalizzatie documentatimigliaia diinterventi già realizzati, in Italia e nel mondo.Una geografiadi opere in aggiornamento, nel segno della rendicontazione e della trasparenza verso chi ha generato con la firma opere di fraternitàsecondo tredirettrici fondamentali di spesa:culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia enei Paesi in viadi sviluppo.
La Chiesacattolica ogni anno siaffida alla libertà e alla corresponsabilità deifedeli e contribuentiper rinnovare lafirmache si concretizza inrisorse per larealizzazione di operedove tanti, ogni giorno, trovano porteaperte esperanza restituita.