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Ottant’anni dal Codice di Camaldoli: conciliare gli ideali della dottrina sociale e la ricostruzione del Paese

Ricorrono quest’anno gli 80 anni dalla stesura del “Codice di Camaldoli”, pietra miliare dell’impegno politico dei cattolici alla luce della Dottrina Sociale. Proprio in questi giorni, dal 21 al 23 luglio, un Convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Comunità di Camaldoli, dalla Conferenza Episcopale Toscana, da Camaldoli Cultura e da Toscana Oggi proprio al Monastero di Camaldoli (Ar), ne riprende i contenuti e ne ripropone l’importanza anche all’interno del contesto attuale.

Il cosiddetto “Codice di Camaldoli” è un documento di grande importanza nella storia del movimento cattolico italiano del Novecento. Esso cominciò a prendere forma, attraverso un’articolata serie di enunciati, nel luglio 1943, in singolare coincidenza con le drammatiche vicende che, dal bombardamento di Roma, portarono alla destituzione di Mussolini. Proprio in quelle giornate dense di storia, nel Cenobio di Camaldoli si svolse una riunione di teologi e di intellettuali cattolici che era stata preparata a lungo nei mesi precedenti, a partire dal celebre richiamo all’azione di Pio XII nel Radiomessaggio del Natale 1942. Le considerazioni condivise a Camaldoli vennero rielaborate nei mesi successivi da un gruppo di lavoro guidato da Sergio Paronetto, nel plumbeo scenario della Roma occupata, e, pronte nella primavera del 1944, furono infine condensate nel testo Per la comunità cristiana, pubblicato nell’aprile del 1945. Cominciò allora – per così dire – un’altra storia del Codice di Camaldoli.

Dall’oblio in cui fu relegato – sebbene molte delle sue riflessioni e intuizioni si ritrovino nel contributo dei cattolici all’Assemblea costituente – esso riemerse solo a partire dagli anni Ottanta, divenendo oggetto di un’attenzione crescente ma anche di riletture agiografiche e parziali, ispirate più da un nostalgico interesse politico che da autentiche ragioni storiografiche. Nel progressivo declino dell’unità politica dei cattolici, i tentativi di “ritornare” al Codice hanno cercato di rispondere all’esigenza di riprendere un discorso comune sui fondamenti morali dell’impegno politico cristiano.

Oggi si può guardare alla vicenda del luglio 1943 e alla sua lunga e complessa storia successiva con maggiore rigore scientifico. Gli studi offrono infatti un ampio spettro di considerazioni sulla carica progettuale del Codice, sull’originalità di alcuni suoi contenuti, sulla sensibilità dimostrata dagli estensori verso approcci metodologici differenti, dalla sociologia alla spiritualità, all’economia, al diritto. Sono stati chiariti molti aspetti della fase di preparazione del convegno del luglio 1943 e delle successive tappe della redazione romana del testo, pubblicato nell’altrettanto singolare coincidenza della Liberazione.
Si è potuto così meglio comprendere come nelle aspirazioni comuni dei redattori ci sia stata la volontà di conciliare gli ideali della dottrina sociale cristiana e le mete concrete per avviare la ricostruzione del Paese dopo l’immane catastrofe bellica.
Essi si posero con molta serietà il problema della propria autonomia rispetto a impostazioni di carattere politico. Ritenevano infatti che le opzioni politiche dovessero essere effettuate dai singoli senza coinvolgere la Chiesa. Ritenevano urgente contribuire a che i singoli cristiani potessero liberamente e responsabilmente assumere una loro posizione nei confronti dei valori irrinunciabili per la coscienza cristiana. Come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel magistrale discorso tenuto a Cuneo il 25 aprile scorso, 78° anniversario della Liberazione, essi erano mossi dall’intento “di riflettere sul futuro, dando vita a una Carta di principi, nota come ‘Codice di Camaldoli’, che lascerà il segno nella Costituzione. Con la proposta di uno Stato che facesse propria la causa della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini”. Osservato attraverso la scrupolosa lente degli storici, fuori dal fuoco della controversia politica, lo stile di questa presenza laicale e di questo impegno intellettuale dei cattolici italiani nel riflettere sul futuro resta dunque ancora oggi, a ottant’anni di distanza, esemplare e affascinante.

Tiziano Torresi




Il ricordo di mons. Bettazzi. Il cardinal Zuppi (Cei): «Rendiamo grazie per la sua testimonianza e il suo impegno per il Concilio Vaticano II»

“In occasione dell’Assemblea generale della Cei, lo scorso maggio, abbiamo menzionato mons. Bettazzi con quel senso di gratitudine che si deve ai padri, proprio come voleva essere chiamato. Nel dialogo con Papa Francesco, presentando i nuovi vescovi e quelli emeriti, il pensiero è andato a lui in modo spontaneo, consci della sua saggezza e della sua paternità: ultimo padre italiano del Concilio”. Così il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha ricordato mons. Luigi Bettazzi, morto ieri all’alba all’età di 99 anni.
Per 33 anni vescovo di Ivrea, per 17 presidente di Pax Christi, è stato padre conciliare, promotore di pace e di dialogo con tutti.

“Il cordoglio – afferma il porporato – viene espresso da tutta la Chiesa in Italia. Personalmente, anche per due ragioni: in quanto presidente della Cei, ma anche come arcivescovo di Bologna, sede di cui Bettazzi è stato vescovo ausiliare dal 1963 al 1966”. “Mentre affidiamo alla misericordia infinita del Padre la sua anima, rendiamo grazie per la sua testimonianza – si apprestava a celebrare il 77° anniversario di ordinazione sacerdotale e il 60° di episcopato – e per il suo impegno per il Concilio vissuto con libertà e amore per la Chiesa”, ha proseguito il card. Zuppi, rammentando come “il sorriso, la gentilezza, la fermezza, l’ironia, la capacità di leggere la storia e di portare il messaggio di pace sono stati i suoi tratti essenziali. Quegli stessi tratti che ci lascia come eredità preziosa per camminare al fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo”. Insieme all’invito da lui stesso più volte rilanciato, specialmente nel suo incarico attivo e propositivo in Pax Christi: “Dovremmo arrivare a farci tutti la mentalità di pace, mentre abbiamo tutti la mentalità della violenza. Dovremmo arrivare a far crescere anche nel popolo cristiano, direi prima di tutti in quello, la mentalità vera della pace contro ogni forma di violenza, come ha fatto Gesù”.




Meeting di Rimini: dal 20 al 25 agosto. Il presidente Mattarella alla giornata conclusiva

Il Meeting di Rimini, giunto quest’anno alla sua 44ma edizione, si terrà dal 20 al 25 agosto nella Fiera di Rimini. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha confermato la sua presenza nella giornata conclusiva, venerdì 25 agosto. Con il titolo “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, la manifestazione sarà ricca di tavole rotonde, mostre, spettacoli e iniziative culturali e verrà anche trasmessa in diretta su più canali digitali e in più lingue. Il programma, presentato oggi presso l’Ambasciata della Santa Sede in Italia, è consultabile al seguente link https://meetingrimini.news/cartellastampa_Roma.
“Il partenariato tra il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e il Meeting di Rimini si rafforza ogni anno di più”, ha dichiarato il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Il Meeting rappresenta un’occasione unica per raccontare l’impegno dell’Italia a sostegno dell’articolata strategia di diplomazia della crescita che ho voluto al centro dell’azione del Ministero degli Esteri. Una strategia che vede l’Italia sempre più protagonista nel mondo e attrice di pace, stabilità e sviluppo. Al Meeting illustreremo – attraverso un grande spazio espositivo – quanto realizza la Cooperazione italiana, con i suoi partner nazionali, europei ed internazionali, per affrontare le grandi sfide globali del nostro tempo, parlando in primo luogo alle nuove generazioni”.
“Vogliamo mettere al centro dell’attenzione l’amicizia, i rapporti buoni e creativi, le relazioni positive e costruttive”, ha spiegato il presidente della Fondazione Meeting Bernhard Scholz. Un’attenzione “urgente in un mondo segnato da individualismo e solitudine esistenziale e con una situazione geopolitica caratterizzata da vecchi e nuovi conflitti, da guerre atroci anche al centro del nostro continente”. Un tema principale del Meeting, ha proseguito, “sarà il lavoro, in modo particolare il lavoro come fattore decisivo di integrazione degli immigrati”.
Ogni giornata sarà arricchita dal contributo di personalità di primo piano dal mondo istituzionale, culturale, accademico e imprenditoriale, nonché esponenti della Chiesa e di fedi e culture diverse. La relazione sul tema del Meeting sarà tenuta lunedì 21 agosto da monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo metropolita di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Tra le presenze istituzionali anche la presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra e il presidente della Cei cardinale Matteo Maria Zuppi, che racconterà l’impegno di papa Francesco e della Santa Sede per l’amicizia sociale, la pace e la fratellanza fra i popoli.




Settimana Sociale dei Cattolici in Italia: il documento preparatorio verso Trieste

È disponibile online sul sito www.settimanesociali.it il Documento preparatorio della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (clicca qui per il download), in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. Partecipazione e pace, lavoro e diritti, migrazioni, ecologia integrale, economia che metta al centro l’uomo e la natura sono i temi “Al cuore della democrazia” che faranno da filo rosso al tradizionale appuntamento promosso dalla CEI.

Pensata come un processo più che come un evento, la Settimana Sociale entra nel vivo con la pubblicazione del Documento preparatorio che aiuterà a riflettere e a individuare idee da realizzare per “partecipare tra storia e futuro”. “Il futuro del Paese – sottolinea il Documento – richiede persone capaci di mettersi in gioco e di collaborare tra loro per rigenerare gli spazi di vita, anche i più marginali e affaticati, rinforzando la capacità di scegliere democraticamente e di vivere il potere come un servizio da condividere. È una sfida che riguarda tutti i cittadini: tutte le voci di una comunità devono trovare parola, ascolto e sostegno, per elaborare pensiero e avviare percorsi di partecipazione, per trasformare il presente e liberare più bellezza nel futuro”.

In vista di una Settimana Sociale che vuole essere “un crocevia di persone e progetti diversi, un luogo per condividere il presente e immaginare insieme il futuro, ricercando sempre nuove vie per costruire il bene comune”, Diocesi e territori, aggregazioni laicali e famiglie religiose, cittadini e fedeli sono chiamati a confrontarsi sul tema della democrazia, a partire da alcune domande presenti nel Documento. Così da dare un contributo significativo al Cammino sinodale – di cui la Settimana Sociale è parte integrante – e allo sviluppo del Paese.

In quest’ottica, la scelta della sede non è casuale: Trieste è città di confine, proiettata verso l’Europa e aperta verso Est, con una presenza storica di tante Confessioni cristiane e religioni diverse; una terra segnata da divisioni politiche che ne hanno attraversato la storia, con luoghi che ricordano dove porta la negazione della democrazia, dalla Risiera di San Saba alle Foibe. “Vogliamo capire – spiega il Documento – qualcosa di più di questi confini che uniscono e dividono, di questa Europa e del suo sogno di pace tante volte tradito, del mondo che vi arriva a piedi – piedi feriti dal cammino e provati dalla fatica – dopo aver percorso le strade della guerra e della disperazione”.

L’importanza dell’apertura alla multiculturalità e al pluralismo così come del dialogo sono richiamati in modo plastico dal logo, che raffigura dei baloon che si intrecciano: l’intersezione delle forme e dei colori crea una croce, simbolo delle radici e dei valori che sono alla base dell’appuntamento.

La comunità – fattore chiave del cambiamento proposto – è invece rappresentata dall’immagine scelta per la 50ª edizione che, riecheggiando le grafiche degli anni ‘60, in particolare dell’optical art, utilizza elementi geometrici semplici per generare, grazie alla loro ripetizione, un grande cuore fatto di persone.




Consiglio permanente: Cei, pace e preghiera per l’Ucraina. Approvate le Linee guida per la “fase sapienziale” del Cammino sinodale

Foto Siciliani – Gennari/SIR

Una “sessione breve ma intensa” quella del Consiglio episcopale permanente che si è riunito straordinariamente sabato 8 luglio, con 10 vescovi in presenza a Roma e 21 in video collegamento (2 assenti giustificati), per condividere, discutere e approvare le Linee guida per la “fase sapienziale” del Cammino sinodale delle Chiese in Italia. La riunione è stata presieduta dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che in apertura dei lavori ha espresso gratitudine per la vicinanza e l’affetto manifestatigli in occasione delle visite compiute a Kiev e Mosca quale Inviato del Santo Padre. Nel comunicato finale della Cei, si precisa che il cardinale si è detto “commosso per la partecipazione e la preghiera delle comunità ecclesiali e di tante persone”, definendo questi sentimenti “una conferma di quanto la Chiesa faccia propria l’ansia di pace che è di tutti”. Nella situazione attuale, ha affermato facendo riferimento al contesto di conflitto, “è predominante l’aspetto umanitario che, liberato da qualsiasi strumentalizzazione, rappresenta una via per proteggere i più deboli e favorire una grammatica di dialogo e di pace”.

I vescovi hanno rinnovato al presidente la loro solidarietà orante, ribadendo “la volontà di pace e il desiderio di essere operatori di riconciliazione con la preghiera, l’accoglienza e la carità operosa”. Il Consiglio permanente si è quindi concentrato sul documento per la tappa sapienziale del percorso sinodale, mettendo in luce la bellezza del camminare e la necessità di farlo secondo indicazioni chiare, utili a procedere nella direzione auspicata da Papa Francesco. Dopo i primi due anni di ascolto narrativo, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di fedeli in tutta Italia, il Cammino dovrà ora proseguire con la fase dedicata alla lettura spirituale delle narrazioni emerse per poi culminare in quella profetica (2024-2025). In quest’ottica, il tempo del discernimento aiuterà a individuare quali dinamiche ecclesiali devono essere modificate per promuovere la missione, rendendo alcuni meccanismi più snelli e più capaci di annuncio del Vangelo.
Nei diversi interventi è stato sottolineato come il frutto più importante di questi anni sia proprio la riscoperta della bellezza della comunità cristiana e di dirsi appartenenti al popolo di Dio in cammino per annunciare il Vangelo. Secondo i vescovi, “tale bellezza deve diventare sempre di più giudizio comune e azione di evangelizzazione”.
Il Consiglio permanente ha dunque approvato le Linee guida con le integrazioni emerse durante i lavori, insieme al cronoprogramma che scadenzerà le tappe successive del Cammino. Entrambi i testi verranno consegnati alle Chiese in Italia nei prossimi giorni.

 

 




Papa Francesco istituisce la Commissione dei nuovi martiri testimoni della fede

“Elaborare un Catalogo di tutti coloro che hanno versato il loro sangue per confessare Cristo e testimoniare il suo Vangelo”. Questo il compito affidato dal Papa alla “Commissione dei Nuovi Martiri – Testimoni della Fede”, costituita presso il Dicastero delle Cause dei Santi in vista del prossimo Giubileo del 2025.

“I martiri nella Chiesa sono testimoni della speranza che deriva dalla fede in Cristo e incita alla vera carità”, si legge nella lettera di Papa Franscesco, che chiede alla nuova Commissione di continuare la ricerca, “già iniziata in occasione del Grande Giubileo del 2000, per individuare i Testimoni della Fede in questo primo quarto di secolo e per poi proseguire nel futuro”.

“I martiri infatti hanno accompagnato in ogni epoca la vita della Chiesa e fioriscono come frutti maturi ed eccellenti della vigna del Signore anche oggi”, ricorda infatti il Papa nella lettera, ribadendo che i martiri “sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli”.

Il Papa cita la celebrazione ecumenica del 7 maggio 2000, che vide raccolti al Colosseo rappresentanti delle Chiese e comunità ecclesiali da tutto il mondo, “per evocare, assieme al vescovo di Roma, la ricchezza di ciò che io stesso ho successivamente definito ecumenismo del sangue”.

“Anche nel prossimo Giubileo ci ritroveremo uniti per una simile celebrazione”, annuncia Francesco, che precisa: “Con tale iniziativa non si intendono stabilire nuovi criteri per l’accertamento canonico del martirio, ma continuare l’iniziato rilevamento di quanti, a tutt’oggi, seguitano ad essere uccisi solo perché cristiani”. Si tratta, quindi, di “proseguire la ricognizione storica per raccogliere le testimonianze di vita, fino allo spargimento del sangue, di queste nostre sorelle e questi nostri fratelli, affinché la loro memoria spicchi come tesoro che la comunità cristiana custodisce”.

“La ricerca riguarderà non soltanto la Chiesa cattolica, ma si estenderà a tutte le confessioni cristiane”, spiega inoltre il Papa: “Anche in questo nostro tempo, nel quale si assiste ad un cambiamento d’epoca, i cristiani continuano a mostrare, in contesti di grande rischio, la vitalità del Battesimo che ci accomuna. Non pochi, infatti, sono coloro che, pur consapevoli dei pericoli che corrono, manifestano la loro fede o partecipano all’Eucarestia domenicale. Altri vengono uccisi nello sforzo di soccorrere nella carità la vita di chi è povero, nel prendersi cura degli scartati dalla società, nel custodire e nel promuovere il dono della pace e la forza del perdono. Altri ancora sono vittime silenziose, come singoli o in gruppo, degli sconvolgimenti della storia. Verso tutti loro abbiamo un grande debito e non possiamo dimenticarli”.

L’operato della Commissione permetterà così “di affiancare ai martiri, riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa, le testimonianze documentate – e sono molte – di questi nostri fratelli e sorelle, all’interno di un panorama vasto in cui risuoni l’unica voce della martyria dei cristiani”, grazie al “contributo attivo delle Chiese particolari nelle loro articolazioni, degli istituti religiosi e di tutte le altre realtà cristiane, secondo i criteri che la stessa Commissione elaborerà”.

Ecco i nomi dei componenti della nuova Commissione: prefetto, card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi; presidente, mons. Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle Cause dei Santi; vicepresidente, prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant’Egidio; segretario, mons. Marco Gnavi, parroco della Basilica di Santa Maria in Trastevere e già Segretario della Commissione “Nuovi Martiri” del Grande Giubileo del 2000. Gli altri membri sono: padre Dominique Arnauld: don Kokou Mawena Ambroise Atakpa; suor Nadia Coppa; prof. Gianni La Bella; professoressa Maria Lupi: p. Dinh Anh Nhue Nguyen;  diacono Didier Rance; don Roberto Regoli; don Angelo Romano; padre Arturo Sosa Abascal.

M. Michela Nicolais (AgenSir)




Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: concessa l’indulgenza plenaria

Indulgenza plenaria per la prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, in programma la quarta domenica di luglio. A concederla è la Penitenzieria apostolica, accogliendo la proposta presentata dal card. Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.

L’indulgenza plenaria – si legge nel relativo decreto – viene concessa alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) “ai nonni, agli anziani e a tutti i fedeli che, motivati dal vero spirito di penitenza e carità, parteciperanno il 25 Luglio 2021, in occasione della Prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, alla solenne celebrazione che il Santissimo Padre Francesco presiederà nella Basilica Papale Vaticana oppure alle diverse funzioni che si svolgeranno in tutto il mondo, i quali potranno applicarla anche come suffragio alle anime del Purgatorio”.

L’indulgenza plenaria è inoltre concessa ai quei fedeli che, in quello stesso giorno,  “dedicheranno del tempo adeguato a visitare in presenza o virtualmente i fratelli anziani bisognosi o in difficoltà (come i malati, gli abbandonati, i disabili e simili)”.

Potranno infine ugualmente conseguire l’Indulgenza plenaria, “premesso distaccamento a qualsiasi peccato e l’intenzione di adempiere appena possibile le tre consuete condizioni, gli anziani malati e tutti coloro che, impossibilitati di uscire dalla propria casa per grave motivo, si uniranno spiritualmente alle funzioni sacre della Giornata mondiale, offrendo al Dio Misericordioso le loro preghiere, dolori o sofferenze della propria vita, soprattutto mentre si trasmetteranno tramite i mezzi televisivi, radiofonici ma anche tramite i nuovi mezzi di comunicazione sociale le parole del Sommo Pontefice e le celebrazioni”.

M. Michela Nicolais (Agensir)




Conferenza episcopale lombarda, passeggiata tra le bellezze della natura e nella lode al Creatore sull’Alpe di Siusi

È nella suggestiva cornice dell’Alpe di Siusi che si sta svolgendo la sessione estiva della Conferenza episcopale lombarda, in programma dal 3 al 6 luglio a Castelrotto, la più grande località della regione dolomitica dell’Alpe di Siusi, caratterizzata dalle sue case affrescate nel centro storico, tanto da farne uno tra i “Borghi più belli d’Italia”. Martedì 4 luglio i lavori dei vescovi lombardi sui diversi temi pastorali all’ordine del giorno hanno lasciato spazio a una passeggiata sull’Alpe di Siusi che è stata l’occasione per una giornata vissuta dal vescovo Antonio Napolioni e dagli altri vescovi lombardi in fraternità tra le bellezze della natura e nella lode al Creatore.




Il card. Zuppi a Mosca. L’invito della CEI “ad accompagnare con la preghiera la visita”

Il 28 e 29 giugno, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato della Santa Sede, compirà una visita a Mosca, quale inviato di Papa Francesco. Lo si legge in un comunicato della Santa Sede, in cui si precisa che “scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”.

In merito alla notizia della visita a Mosca del card. Zuppi, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI, ha rinnovato “l’invito alle comunità ecclesiali e, in particolare, ai monasteri presenti sul territorio nazionale ad accompagnare con la preghiera la visita a Mosca che il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, compirà quale Inviato di Papa Francesco nei giorni 28 e 29 giugno”. E ancora: “Auspichiamo che questa nuova iniziativa possa contribuire al raggiungimento di una giusta pace. Con le parole del Santo Padre ci rivolgiamo alla Vergine Maria: Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace” (Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, 25 marzo 2022)“.

 




I patroni della Gmg di Lisbona: in 13 volti le guide e i compagni per le nuove generazioni

Ogni Gmg ha i suoi patroni, testimoni scelti per quello che essi possono comunicare ai giovani pellegrini di tutto il mondo. Volti legati al significato del raduno mondiale oppure al patrimonio religioso e spirituale del Paese ospitante. Sono, insomma, i “portabandiera” della Gmg agli occhi dei ragazzi e del mondo. Se Cracovia 2016 ne contava due e con Panama 2019 si era arrivati a otto, Lisbona 2023 ha 13 patroni (anzi 14 con Maria). Sono tutti testimoni che “hanno dimostrato che la vita di Cristo riempie e salva i giovani di ogni epoca”, ha scritto il cardinale Manuel Clemente, patriarca di Lisbona, nella presentazione delle figure scelte. “Patrona per eccellenza della Gmg – nota il porporato – è la Vergine Maria”, che “insegna ai giovani tutti i tempi e luoghi a portare Gesù agli altri che lo aspettano”.
Altro patrono principale, di tutte le Gmg, è san Giovanni Paolo II, il fondatore della Giornata dedicata alla gioventù. Altro patrono “tradizionale” della Gmg è san Giovanni Bosco, dichiarato da Giovanni Paolo II “Padre e maestro della gioventù”. Nell’elenco dei patroni della Gmg 2023 c’è poi san Vincenzo, diacono e martire del VI secolo, protettore della diocesi di Lisbona.
Ci sono poi santi partiti da Lisbona per annunciare Cristo: sant’Antonio di Padova (o da Lisbona), san Bartolomeo dei Martiri, domenicano e arcivescovo di Braga, san Giovanni di Brito, gesuita lisbonese missionario in India.
Poi alcuni beati sempre di Lisbona: Giovanna del Portogallo, Giovanni Fernandes, Maria Clara del Bambino Gesù.
Infine, i beati Pier Giorgio Frassati, Marcello Callo, Chiara Badano e Carlo Acutis.
Nella sede del Col, il Comitato organizzatore locale che ha la sede in Rua do Grilo a Lisbona, c’è una cappellina dove i volontari e i collaboratori che stanno lavorando all’organizzazione della Gmg si ritrovano per i momenti di preghiera comuni. Davanti all’altare sono state poste le reliquie di quasi tutti i patroni: in questo modo essi stanno di fatto già “accompagnando” il cammino di avvicinamento delle decine di migliaia di giovani da tutto il mondo che si ritroveranno a Lisbona in agosto.

Matteo Liut, giornalista di Avvenire (da agensir.it)