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“Chi è l’uomo nella tradizione cristiana?”: on-line le lezioni del corso biblico di don Cavedo

È iniziato martedì 4 ottobre 2016, al Centro pastorale diocesano di Cremona, il corso biblico tenuto da don Romeo Cavedo, teologo e biblista cremonese molto apprezzato per la chiarezza di linguaggio, la profondità di pensiero, la preparazione culturale accompagnata da un pizzico di ironia.

Quest’anno don Cavedo tratta di antropologia teologica, cercando di rispondere alle domande: “Chi è l ‘uomo secondo la tradizione cristiana?”, “Qual è la differenza – se c’è una differenza  – tra l’uomo cristiano e l’uomo non credente?”.

Il corso si tiene ogni martedì, alle ore 18, al Centro Pastorale diocesano.

 

Archivio audio delle lezioni:

Martedì 4 ottobre 2016

Martedì 11 ottobre 2016

Martedì 18 ottobre 2016

Martedì 25 ottobre 2016

Martedì 8 novembre 2016

Martedì 15 novembre 2016

Martedì 22 novembre 2016

Martedì 29 novembre 2016

Martedì 6 dicembre 2016 (non disponibile)

Martedì 13 dicembre 2016

Martedì 20 dicembre 2016

Martedì 10 gennaio 2017

Martedì 17 gennaio 2017

Martedì 24 gennaio 2017

Martedì 31 gennaio 2017

Martedì 7 febbraio 2017

Martedì 14 febbraio 2017

Martedì 22 febbraio 2017

Martedì 28 febbraio 2017

Martedì 7 marzo 2017

Martedì 14 marzo 2017

Martedì 21 marzo 2017

Martedì 28 marzo 2017

Martedì 4 aprile 2017

Martedì 11 aprile 2017

Precedenti edizioni:




Venerdì a Casalmaggiore il primo incontro vocazionale per i giovani. Sospese le adorazioni mensili in San Girolamo

Avrà luogo presso l’oratorio di Casalmaggiore per le zone 9, 10 e 11, la sera di venerdì 7 ottobre, il primo dei quattro incontri nelle macro – zone della diocesi che sarà un’occasione preziosa per il dialogo tra il Vescovo ed i ragazzi dai 16 ai 30 anni. Si parlerà soprattutto di vocazione e del trovare il proprio scopo nella vita, ma si affronteranno anche temi più ampi, tra i quali il dialogo in senso lato anche attraverso lo strumento del sinodo giovani.

L’inizio è previsto per le 19,45, con una cena a buffet (ogni oratorio porta qualcosa da condividere, tramezzini, torte salate, qualche dolce ecc.), mentre alle 21 inizierà la parte formativa vera e propria, che terminerà verso le 22,15.

Gli appuntamenti successivi, con le stesse modalità, saranno venerdì 21 presso la parrocchia della Beata Vergine a Cremona per le zone 6,7 e 8, venerdì 28 a Mozzanica per le zone 1 e 2, e venerdì 4 novembre a Soresina per le zone 3, 4 e 5.

Da segnalare che queste proposte sostituiscono le adorazioni mensili nella chiesa di S. Girolamo, a Cremona, che dunque quest’anno non si terranno, lasciando il posto nei prossimi mesi ad adorazioni itineranti, che saranno successivamente presentate.

Le altre proposte e gli ultimi aggiornamenti sulla pastorale vocazionale sono illustrate nei siti del cdv: www.vocazionicremona.it e www.diocesidicremona.it/vocazioni.

don Davide Schiavon




Primi passi di Sinodo alla Sacra Famiglia di Soncino

Una realtà educativa variegata, con oltre 250 studenti che spaziano dalla scuola per l’infanzia alle superiori. È la fotografia dell’Istituto Sacra Famiglia di Soncino, che il vescovo Antonio Napolioni ha visitato nella mattinata di lunedì 3 ottobre. L’occasione è stato l’avvio nel nuovo anno scolastico, collocato nel secondo centenario della nascita di santa Paola Elisabetta Cerioli.

Proprio santa Cerioli, nata a Soncino il 28 gennaio 1816 da una nobile famiglia, rimasta vedova realizzò la sua vocazione di dedicarsi a Dio nella educazione della gioventù e degli orfani, specialmente di famiglie contadine, fondando l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia e l’Istituto dei Padri e dei Fratelli della Sacra Famiglia.

Fu lei, pochi mesi prima della morte (avvenuta a Seriate la vigilia di Natale del 1865) ad acquistare il complesso di via Galantino, dove nel Cinquecento sorgeva il convento di S. Maria delle Grazie dei Carmelitani, oggi sede di ben tre scuole.

La visita del Vescovo è iniziata poco prima delle 10 dalla scuola dell’infanzia dove mons. Napolioni si è presentato ai bambini uno a uno, battendo loro il cinque. I piccoli, tutti con indosso i loro grembiulini colorati, insieme alle suore e alle maestre hanno proposto al Vescovo alcune canzoni.

Un clima di festa nel quale il Vescovo si è lasciato volentieri coinvolgere, scherzando con i piccoli alunni e cantando con loro.

Photogallery della visita alla scuola materna

Accompagnato da madre Firmina, la superiora, il Vescovo si è quindi spostato di poche decine di metri, al di là della chiesa, incontrando i ragazzi del liceo delle Scienze umane e del più recente Cfp per Addetto preparatore pasti, rispettivamente circa 50 e 130 studenti.

Dopo l’accoglienza nel chiostro interno, insieme al dirigente Alessio Gatta mons. Napolioni ha visitato la scuola, che conta complessivamente una 30ina di docenti.

Photogallery della visita al Liceo e al Cfp

L’appuntamento per tutti è stato quindi nella bella chiesa di S. Maria delle Grazie, vero e proprio gioiello d’arte che ha lasciato a bocca aperta il Vescovo che in questa occasione vi è entrato per la prima volta.

Qui gli studenti, insieme anche a molti soncinesi, hanno partecipato alla Messa di inizio anno scolastico presieduta dal Vescovo. Tra i concelebranti il parroco di Soncino don Mario Marinoni, il collaboratore parrocchiale don Massimo Cortellazzi, il parroco di Genivolta don Renato Onida, il segretario episcopale don Flavio Meani e due padri della Congregazione Sacra Famiglia di Orzinuovi.

Nell’omelia il Vescovo ha richiamato la necessità di una vita autentica, non impostata sull’apparire, con una maschera per piacere agli altri, tradendo così la verità. Libertà e gratuità le parole d’ordine sottolineate dal Presule, insieme al comandamento dell’amore. Amore rivolto a Dio e insieme al prossimo, tanto da rendere possibile il perdono. Solo così è possibile incarnare davvero il Vangelo, che si traduce nell’unità della grande famiglia umana. «Vi auguro con tutto il cuore – ha detto il Presule, richiamando anche l’importante testimonianza delle religiose dell’Istituto della Sacra Famiglia – di scoprire questa sorgente di vita che risorge incessantemente, e allora sarete protagonisti della rinascita delle nostre comunità».

Particolarmente suggestivo il momento dell’offertorio con la consegna del pane e del vino per l’Eucaristia accompagnati dalla danza di alcune studentesse.

La celebrazione, che è stata animata con il canto dal coro “S. Bernardino” di Soncino diretto dal maestro Giorgio Scolari, ha visto la presenza delle autorità locali: presente in particolare il sindaco Gabriele Gallina e il consigliere provinciale Giovanni Rossoni. A rappresentare l’Istituto Sacra Famiglia la Madre Vicaria.

Photogallery della Messa

L’incontro tra il Vescovo e gli studenti è quindi proseguito nella palestra della scuola. Un confronto che ha segnato una delle prime tappe del Sinodo diocesano dei giovani, di cui mons. Napolioni ha precisato il senso e gli obiettivi. Così il Vescovo ha voluto mettersi “in ascolto dei giovani” – come recita il sottotitolo del Sinodo – chiedendo agli studenti di proporre alcuni spunti di riflessione proponendo domande: «le più belle, le più dure, le più vere, le più urgenti».

Tanti i temi affrontati: da quello vocazionale, con la storia personale del vescovo Napolioni, al confronto tra religioni o alla questione del dolore. Riflessioni partite sempre da alcuni passaggi di vita dei ragazzi, con le problematiche e le aspettative di chi forse non troppo in fretta vuole diventare adulto.

Il confronto, che ha visto la presenza anche del vicario di Soncino don Fabrizio Ghisoni, è terminato con il compito affidato dal Vescovo agli studenti: disegnare (e non solo metaforicamente) la loro idea di Chiesa. La richiesta, rivolta soprattutto alle ultime classi, è stata quella di iniziare una riflessione sulla Chiesa che si desidererebbe: non per rispondere ai propri capricci, ma per trovare risposte autentiche alle domande della loro vita.

La mattinata si è conclusa con il pranzo offerto al Vescovo. E, naturalmente, preparato e servito dagli studenti del Cfp.

Photogallery dell’incontro con gli studenti




Colletta sisma, finora raccolti oltre 93.000 euro

Altre parrocchie della diocesi hanno versato presso la Curia vescovile le offerte raccolte durante la colletta del 18 settembre scorso indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale a favore delle popolazioni di Marche e Lazio colpite dal terremoto del 24 agosto scorso. Nella settimana tra il 26 settembre e il 1° ottobre sono giunti 32.548 euro cui bisogna aggiungere 11.920 euro versanti direttamente in Caritas: l’ammontare della seconda settimana è dunque di 44.468 euro. Se si sommano gli importi della prima settimana di raccolta – 48.985,53 euro – con quelli della seconda si arriva dunque alla significativa cifra di 93.453,53 euro. Sono comunque ancora diverse le parrocchie che mancano all’appello: nelle prossime settimane quindi la cifra supererà certamente quota 100.000 euro.

Una volta che tutte le comunità avranno versato il proprio contributo l’intero ammontare sarà girato direttamente a Caritas Italiana che fin dalle prime ore successive al terremoto si è resa presente per aiutare le popolazioni duramente colpite. L’obiettivo, comunque, resta quello di accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale e spirituale, della ritessitura di relazioni e comunità, del riassorbimento dei traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali. È lo “stile Caritas”: restare accanto alle persone colpite dal sisma non con un pacchetto già confezionato di interventi, ma in costante ascolto dei bisogni, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento.

Offerte versate in Curia dal 26 settembre al 1° ottobre

PARROCCHIA AGNADELLO 1.300,00
PARROCCHIE SONCINO 1.500,00
ORATORIO SONCINO 1.006,00
U.P. VESCOVATO CA’ DE STEFANI BINANUOVA GABBIONETA PESCAROLO PIEVE TERZAGNI  5.980,00
PARROCCHIA B.V. CARAVAGGIO (CR) sec. Off.     190,00
PARROCCHIE PIADENA VHO DRIZZONA 1.690,00
PARROCCHIA CASIRATE 1.637,00
PARROCHIA CASSANO CASCINE S.PIETRO    700,00
PARROCCHIA MARTIGNANA PO    500,00
PARROCCHIA CARAVAGGIO 3.500,00
PARROCHIA GALLIGNANO 1.200,00
PARROCCHIA SESTO CREMONESE     500,00
PARROCCHIA OLMENETA     470,00
PARROCCHIA PIZZIGHETTONE     854,00
PARROCCHIA GERA S.PIETRO    157,00
PARROCCHIA GERA S.ROCCO    325,00
PARROCCHIA REGONA    220,00
PARROCCHIA ROGGIONE 2.444,00
PARROCCHIA OSSOLARO    150,00
PARROCCHIA POLENGO    210,00
PARROCCHIA S.ABBONDIO (CR) 2.000,00
PARROCCHIE CASTELVEREDE CASTELNUOVO DEL ZAPPA    700,00
PARROCCHIA S.GIUSEPPE (CR)    250,00
PARROCCHIA S.AMBROGIO VESCOVO 3.115,00
PARROCCHIA S.S. PIETRO E PAOLO    600,00
PARROCHIA SCANDOLARA RIPA D’OGLIO    450,00
PARROCCHIA GRONTARDO    900,00

Offerte versate direttamente alla Caritas Cremonese dal 19 settembre al 2 ottobre

PARROCCHIA DI GRUMELLO 2.160,00
PARROCCHIA DI SOSPIRO 1.215,00
PARROCCHIA DI SAN GIACOMO AL CAMPO    180,00
PARROCCHIA DI SANT’AMBROGIO – CREMONA 2.075,00
PARROCCHIA DI SAN MARTINO DALL’ARGINE    200,00
PARROCCHIA DI BONEMERSE    900,00
PARROCCHIA DI CROTTA D’ADDA E FARFENGO    250,00
PARROCCHIA DEL RIVAROLO DEL RE    950,00
PARROCCHIA DI BRUGNOLO 2.800,00
PARROCCHIA DI VILLANOVA    490,00
PARROCCHIA DI CIVIDALE MANTOVANO    350,00
PARROCCHIA DI SPINEDA    350,00

Offerte versate in Curia dal 19 settembre al 24 settembre




Covo in festa per l’ingresso di don Lorenzo Nespoli

La giornata grigia e le poche gocce di pioggia che hanno salutato il nuovo parroco al termine della Messa di insediamento non hanno rovinato la festa a Covo, nella Bergamasca, dove, nella mattinata di domenica 2 ottobre, l’intero paese ha dato il benvenuto a don Lorenzo Nespoli.

Il giovane parroco è stato accolto intorno alle 9.45 presso largo don Galafassi, all’ex pesa pubblica. Ogni componente del paese era rappresentata: le autorità locali insieme alle diverse associazioni con i propri labari; e poi le famiglie e la gente di Covo, con i bambini del catechismo e i ragazzi della Polisportiva Juventina Covo con i propri allenatori e dirigenti, tutti con la casacca blu d’ordinanza. Non mancavano neppure i membri della Confraternita del SS. Sacramento di Calcio, dove don Nespoli è stato vicario dal 2003 al 2011.

A dare maggiore solennità al momento il corpo bandistico “Santa Cecilia” di Fara Olivana che ha animato il percorso sino a piazza Santi Apostoli. Don Nespoli ha chiuso il lungo corteo, affiancato dal suo predecessore, don Sergio Maffioli.

Giunti nei pressi della chiesa parrocchiale, mentre tutti hanno preso posto sul piazzale in attesa dell’inizio della celebrazione, don Nespoli ha vestito i paramenti nella antistante casa parrocchiale, da dove è quindi partita la processione dei sacerdoti concelebranti. Accanto al Vescovo il nuovo parroco e il vicario zonale, don Marco Leggio. Presenti anche i sacerdoti residenti: don Sesto Bonetti e l’ex parroco don Sergio Maffioli. E poi l’ex vicario don Gabriele Battaini (da qualche settimana parroco in solido a Pizzighettone), il parroco di Calcio don Fabio Santambrogio, il parroco di Sospiro don Federico Celini e don Diego Poli, parroco di Cumignano, Ticengo e Villacampagna. Non mancavano neppure il diacono permanente Gianmario Anselmi di Derovere e Nicola Premoli, seminarista covese che l’8 settembre sarà ordinato diacono.

Prima dell’ingresso in chiesa il vescovo e il nuovo parroco hanno ricevuto il saluto del sindaco Andrea Capelletti. «Confidiamo che don Lorenzo valga per due», ha scherzato guardando al fatto che d’ora in poi a Covo il parroco non sarà più affiancato da un vicario. Ricordando poi la disponibilità dei covesi nei diversi ambiti di servizio, ha garantito al nuovo parroco «collaborazione, supporto e sostegno», nella consapevolezza di avere obiettivi comuni quali il «benessere sociale, l’attenzione ai più deboli, la crescita morale ed educativa dei giovani e il miglioramento della vita dell’intera comunità».

Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte del Vescovo, ha preso la parola il vicario zonale per la lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e incensato la mensa eucaristica.

Poi hanno preso la parola due ragazze dell’oratorio: Sara Trapattoni e Laura Zappi. L’una ha salutato il Vescovo ricordando la sua recente visita a Covo, la prima di mons. Napolioni, per la festa dell’oratorio. La seconda si è rivolta a don Nespoli illustrandogli una realtà in parte già conosciuta negli anni di ministero a Calcio e per l’amicizia con don Battaini. Proprio il fatto che il nuovo parroco non sarà più affiancato da un vicario sarà una «esperienza nuova – ha detto – che coinvolgerà tutti nell’assunzione di nuove responsabilità». Questo anche grazie alle tante disponibilità generosamente offerte per la vita della parrocchia, in cui negli ultimi anni tanto si è costruito, «sia a livello di strutture che dal punto di vista umano». Con un impegno: «Tocca a noi – ha detto – lasciarci guidare da te per sognare, come ci chiede il Vescovo, una comunità nuova, una cammino, una Chiesa in uscita, vincendo le tentazioni della chiusura e dell’autoreferenzialità»

Un benvenuto suggellato anche da un dono, che una famiglia ha quindi portato a don Nespoli: una stola verde, simbolo della quotidianità che dovrà legare il nuovo parroco e i suoi parrocchiani.

Spunto per l’omelia di mons. Napolioni è stata anzitutto la pagina evangelica del giorno (Lc 17,5-10), nella consapevolezza che ciascuno è quel granello di senape chiamato a germogliare. Ma diventare grandi – ha ammonito il Vescovo – non significa contare solo su se stessi con arroganza e narcisismo. «La grande malattia del nostro tempo – l’ha definita il Vescovo –: la vita “fai fa te”. Fino a quando ce la costruiremo in casa: un laboratorio chimico per farci i figli e la vita che vogliamo. E, invece, il senso della vita è l’accoglienza di un dono. Questo è quel granello di senape piccolo, quel granello di fede che ci fa dire, anche nel dolore e nella prova: Signore, eccomi, mi affido a te; ti prego, aiutami».

La fede come un granello, da accumulare uno dopo l’altro di giorno in giorno. «Anche don Lorenzo – ha affermato mons. Napolioni – in fondo è un altro granello in più nella storia di questa comunità. Come è stato un granello don Sergio, don Gabriele e tanti altri».

“Servi inutili”, che non hanno medaglie al petto per il lavoro svolto. Anche se non guasterebbe qualche grazie in più a chi dà tanto, a cominciare dalla famiglia. «Magari tutte le mamme e tutti i papà – ha auspicato il Vescovo – ogni sera, quando hanno fatto il loro lavoro, si sentissero dire dai figli e dai parenti: grazie! Ditelo! Non costa niente!».

Mons. Napolioni ha fatto quindi proprie le parole della seconda lettura (2Tm 1,6-8.13-14) guardando al nuovo parroco: “Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani”. Il prete come «un padre, un fratello, un amico, uno strumento della Grazia di Dio» più che «un gestore o un manager», ha chiarito con forza il Vescovo.

E ancora: «Ti auguro di fare una pastorale che ravvivi te stesso, perché solo nel fare le cose che ci fanno scoprire ancora di più che il Signore è presente lo comunichiamo. Perché il Signore è vivente, non è scritto nei libri! Non è nemmeno prigioniero delle cose sacre. È nel cuore degli uomini, è nelle sofferenze e nelle gioie delle famiglie. Sarà nel contatto umile e generoso con loro che si ravviverà in te e in tutti il dono di Dio». E ha continuato: «Dio, infatti, non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non pretendo di aver conosciuto già tutti i miei preti, però credo che qui ci sia una fotografia di don Lorenzo. Sembra timido. Ma il contrario della timidezza non è la sfacciataggine». Da qui un altro augurio a don Nespoli: «Ti auguro di essere un prete e un parroco forte per quanta carità e prudenza metterai nelle cose che condividerai con questa bella comunità». Tanto da “soffrire” per il Vangelo, per le «doglie del parto per veder nascere e crescere Cristo nella vita della tua comunità».

Infine un’ultima parola d’ordine: «comunione». «Fare il parroco non è un mestiere, ma un’avventura d’amore – ha concluso il Vescovo, con una speranza –. Chissà che tanti altri ragazzi non lo possano scoprire restando accanto a te negli anni in cui ti donerai totalmente al Signore e a questi fratelli».

Al termine dell’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. La celebrazioni, animata con il canto dalla corale parrocchiale “Santa Cecilia” unita al piccolo coro dei bambini, è proseguita con la liturgia eucaristica dopo l’offertorio in cui, insieme al pane e al vino, sono stati portati all’altare un cesto (destinato poi alla casa di riposo) e un’offerta per la carità del Vescovo. Singolare il fatto che, subito dopo. a lavare le mani al Vescovo non sono stati i ministranti (oltre a quelli di Covo erano presenti quelli di Cella, Derovere e Pugnolo), ma una intera famiglia: genitori e figli insieme.

Al termine della Messa don Nespoli ha preso la parola per i saluti. Un discorso pieno di commozione, così forte da impedirgli a tratti di continuare. Dopo un riferimento alla partenza dell’apostolo Paolo (At 20,36-38) per esprimere la sua condizione d’animo di questi giorni e i tanti grazie a quanti lo hanno accompagnato la sua esperienza umana e di sacerdote, in particolare con un affettuoso richiamo alla sua famiglia e ad alcune figure di sacerdoti. Senza naturalmente tralasciare un pensiero per le comunità che ha lasciato: Cella Dati, Derovere, e Pugnolo, oltre a Sospiro con cui si è instaurata una collaborazione soprattutto per la catechesi.

Poi il nuovo parroco ha preso spunto da tre elementi per guardare al cammino che intende intraprendere con i covesi. Anzitutto, la partenza di don Battaini, a cui è andato un grande grazie per quanto fatto in oratorio, ha permesso di focalizzare l’attenzione sul tema dell’unità e della comunione: «Vi chiedo di pregare per me, per essere capace di comunione», ha affermato, nella consapevolezza che solo vivendo la comunione è possibile mostrare il vero volto della Chiesa.

Poi l’impegno alla condivisione e alla corresponsabilità, con lo spunto dato dall’imminente ordinazione diaconale del seminarista Nicola Premoli. Per richiamare il valore del servizio don Nespoli ha ricordato un passaggio dell’omelia di Papa Francesco alla Via Crucis della Gmg di Cracovia.

Quindi lo sguardo al 13 novembre prossimo, quando il vescovo emerito Lafranconi amministrerà a Covo i sacramenti dell’Iniziazione cristiana. L’occasione per ricordare che le scelte che si vivono in chiesa devono poi essere rafforzate nella vita di tutti i giorni. Un concetto espresso citando l’indimenticato parroco di Cristo Re (parrocchia d’origine di don Nespoli) don Aldo Cozzani: in chiesa non si fanno cerimonie, ma scelte di vita.

L’ultimo richiamo è stato alla coincidenza con la festa degli angeli custodi, con il nuovo parroco che ha guardato a don Maffioli e a don Bonetti augurandosi di poter sempre contare sul loro prezioso sostegno.

Dopo la Messa, la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di Marcella Rossoni (organista titolare della Parrocchia) e Valerio Scalabrino (membro della Polisportiva Juventina Covo).

Ha quindi fatto seguito, mentre dal cielo è iniziata a scendere qualche goccia di pioggia, un festoso momento conviviale nel nuovo oratorio.

In serata, invece, in chiesa parrocchiale il concerto di organo e voce in onore del nuovo parroco. La serata, presenta da Alberto Gatti, quale membro dell’Associazione culturale giovanile ORSU’ eventi che ha organizzato il concerto, con l’intervento della corale parrocchiale “Santa Cecilia” di Covo diretta da Angelo Oldoni e con all’organo Marcella Rossoni; organista solista Alessandro Roncalli.

 

Photogallery:     Accoglienza       Messa

 

Biografia del nuovo parroco

Don Lorenzo Nespoli è nato a Cremona il 5 aprile 1969 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2001 mentre risiedeva nella parrocchia cittadina di Cristo Re. È stato vicario a Soresina dal 2001 al 2003 e a Calcio dal 2003 al 2011. Nell’estate del 2011 mons. Lafranconi lo ha nominato parroco di Derovere, Cella Dati e in Pugnolo. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuova guida della popolosa comunità bergamasca dei «Santi Giacomo e Filippo apostoli» in Covo.




Il vescovo Oscar Cantoni lascia Crema per tornare nella sua Como come successore di mons. Diego Coletti

Sarà il comasco mons. Oscar Cantoni, da 11 anni alla guida della Diocesi di Crema, il successore di mons. Diego Coletti sulla cattedra di Como. La notizia è stata data nella mattinata di martedì 4 ottobre, nel giorno di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.

Papa Francesco, accettando la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Como presentata per raggiunti limiti d’età da mons. Diego Coletti, ha nominato vescovo della suddetta diocesi mons. Oscar Cantoni, trasferendolo dalla diocesi di Crema.

Queste le parole di mons. Cantoni dopo l’importante annuncio:

«Ho accolto nella fede la mia nomina a vescovo di Como come una nuova chiamata del Signore, che mi è giunta attraverso Papa Francesco. So che è stata una sua scelta personale e questo mi è bastato per tranquillizzarmi. Me lo ha esplicitamente riferito lui stesso nel breve incontro in piazza s.Pietro, all’udienza generale di sabato 10 settembre.

Sono stato invitato ad ubbidire subito, dando il mio consenso e l’ho fatto: consapevolmente e in letizia! Non mi è stato chiesto se volevo del tempo per pensarci, se mi piaceva, se me la sentivo! 

Certo: è un “eccomi” un po’ costoso, perché conosco la situazione della Chiesa che il Signore mi affida e anche le responsabilità pesanti che dovrò affrontare. So però che con la croce, il Signore dona anche la forza di portarla.

Dopo undici anni di permanenza a Crema, anche voi vi attendavate un probabile mio trasferimento. A ogni diocesi vacante, si diceva che potevo essere nella “terna” dei candidati e in effetti lo sono stato in più di una. Ma il  Signore guida la storia a suo modo: “quel che vuole il Signore, il Signore lo compie” (Salmo), realizzando a suo tempo i suoi progetti, tanto diversi dai nostri, così che io stesso ho accolto con stupore e meraviglia la mia destinazione (che non mi attendevo!).

Ogni cambiamento è una grazia. Lo dico sinceramente, perché è una occasione di rinnovamento per il soggetto che cambia, ma anche per la comunità che lascia. E’ vera l’espressione: “Ciò che non si rigenera, degenera!”. Vale anche per i parroci: una giusta turnazione ha effetti salutari su tutta la comunità, che si apre a nuove prospettive, dal momento che tutti noi, col tempo, diveniamo ripetitivi! Le ultime nomine dei preti riportano nell’atto di nomina la scadenza di nove anni!»

 

BIOGRAFIA DI MONS. CANTONI

Mons. Oscar Cantoni è nato a Lenno, in provincia e diocesi di Como, il 1° settembre 1950. Trasferitosi con la famiglia all’età di otto anni a Tremezzo (CO), entra nel Seminario diocesano nel 1970, dopo gli studi classici compiuti al Collegio Gallio di Como, retto dai Padri Somaschi. Viene ordinato presbitero nella Cattedrale di Como il 28 giugno 1975 dal vescovo mons. Teresio Ferraroni con altri dodici giovani.

Subito dopo l’ordinazione sacerdotale, gli viene affidato l’incarico di curare la pastorale vocazionale diocesana, e dal 1975 al 1999 è quindi responsabile del Centro diocesano vocazioni organizzando, lungo gli anni, vari momenti formativi e iniziative di preghiera, rivolte specialmente ai giovani.

Dal 1975 al 1982 è collaboratore parrocchiale nella parrocchia di Santa Maria Regina di Como Muggiò e dal 1983 al 1992 insegnante di Religione nelle scuole medie superiori.

Nel 1986 è nominato padre spirituale del Seminario di Como, incarico mantenuto fino al 2003, anno in cui diviene vicario episcopale per il Clero.

Ha contribuito alla nascita e allo sviluppo nella diocesi di Como dell’Ordo Virginum, che ha seguito come delegato vescovile dal 1991 al 2003.

Nei vari anni è stato più volte membro del Consiglio presbiterale e del Consiglio pastorale diocesano.

Insignito del titolo di Prelato d’onore di Sua Santità l’11 luglio 2000, è stato eletto alla sede vescovile di Crema il 25 gennaio 2005, ricevendo l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di Como per le mani del vescovo Alessandro Maggiolini il 5 marzo: ha preso possesso della Diocesi di Crema il 19 marzo 2005.

Nella Conferenza Episcopale Italiana ha svolto il ruolo di assistente del Visitatore per i Seminari dal 2005 al 2015. Attualmente è membro della Commissione episcopale per il Clero e la Vita Consacrata, referente per l’Ordo Virginum in Italia.

Nella Conferenza Episcopale Lombarda è delegato per il Centro Regionale Vocazioni e per i Seminari.

È Gran Priore di luogotenenza dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro per l’Italia Settentrionale (2010).

È presidente della Commissione per le Vocazioni della CCEE (Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae)- EVS (European Vocations service) (2012).

 

Il messaggio di saluto alla diocesi di Como del vescovo Coletti




Villa Pasquali, inaugurati i restauri della chiesa del Bibiena

La comunità cristiana di Villa Pasquali, domenica 2 ottobre, ha celebrato la lode di Dio in una solenne Eucaristia, al termine di un impegnativo intervento di restauro e consolidamento della famosa chiesa progettata dal Bibbiena, capolavoro assoluto nel panorama architettonico del ‘700 italiano.

La fastosa cornice del tempio di cui si ricordava la dedicazione, illuminato dal sole del pomeriggio che ha ulteriormente esaltato lo scenografico traforo delle volte e del catino absidale, ha accolto il Vescovo Antonio, i sacerdoti che guidano l’Unità Pastorale “Maria Madre della Chiesa” – il Parroco don Samule Riva, il Vicario don Alessandro Maffezzoni, i collaboratori don Ennio Asinari e don Vincenzo Cavalleri – e alcuni confratelli sacerdoti originari della frazione sabbionetana.

La preghiera della Comunità è stata allietata dalla corale polifonica guidata da Fabio Serini. Alla numerosa assemblea, incantata dalla singolare bellezza del luogo sacro, il parroco – introducendo la celebrazione – ha esposto i motivi profondi e spirituali che guidano i credenti a circondare la liturgia di tanta eloquente armonia: non solo un esteriore sfoggio di ricercatezza, ma la volontà di rendere culto a Dio rendendo luoghi, gesti e suoni – e la stessa celebrazione – atto artistico. Cioè aperto al mistero che, attraverso lo stupore e l’emozione, a noi si rivela.

Il Vescovo Antonio, nell’omelia, ha esortato a contemplare l’opera di Dio che ci rende una cosa sola, un solo corpo, mentre ci chiama a partecipare all’Eucaristia e ci sprona a riscoprire il grande dono dell’essere Chiesa, radunata dalla sua Parola. Una “bellezza” che supera di gran lunga le realizzazioni umane, e che resta l’orizzonte di ogni impresa umana dei credenti.

Al termine della celebrazione Mons. Achille Bonazzi, già responsabile dell’Ufficio Diocesano per i beni culturali, ha illustrato – anche a nome dell’Architetto Guido Boroni Grazioli, che con lui ha seguito con passione tutto il faticoso iter dei lavori – le peculiarità dell’intervento di consolidamento sull’edificio sacro, resosi indispensabile per il pericoloso quadro fessurativo delle murature, indebolite dal sisma che alcuni anni fa ha colpito la zona mantovana.

La realizzazione di nuove strutture leggere in metallo, in modo particolare nella zona absidale dell’edificio, il consolidamento della statica delle sezioni architettoniche più lesionate, il ripristino delle decorazione e della cromia degli interni (che pure si è rivelata non originale rispetto al progetto del Bibbiena): tutti interventi che hanno riguardato solo una parte del prezioso e fragile monumento, ancora bisognoso di interventi nel transetto e nelle cappelle laterali.

Un percorso non facile che – anche a detta di don Riva che ne ha denunciato l’assurda e inaccettabile complicazione burocratica – ha provocato il rallentamento dei progetti di restauro, con inevitabile levitazione dei costi preventivati. Un carico economico che è stato affrontato con l’aiuto dei fondi dell’8 per mille della CEI, ma che grava ancora per una considerevole entità sulla piccola comunità cristiana di Villa Pasquali.

Ai ringraziamenti rivolti dal parroco alle maestranze, ai volontari, ai benefattori – e al fraterno ricordo di don Pierino Riccardi, a lungo pastore dei villesi – è seguito l’auspicio che presto la chiesa di Villa Pasquali,  artisticamente unica, possa essere riconosciuta come monumento nazionale. Al Vescovo don Riva ha espresso anche il sogno che possa in futuro essere insignita del titolo di Basilica, anche in vista di una sua valorizzazione religiosa per il numeroso flusso turistico che da Sabbioneta raggiunge e visita il luogo sacro.

La molte parole hanno poi lasciato il posto all’armonia della musica, con lo splendido concerto dell’orchestra e coro “La Camerata di Cremona”, diretta dal M° Marco Fracassi. Mozartiano tutto il programma, in sintonia con la singolare ambientazione architettonica: l’esecuzione della “Missa brevis” K. 220 (Spatzenmesse), il brano “Sancta Maria” K.273, i “Vesperae Sollemnes de Confessore” K 339.

Un pomeriggio davvero storico, che resterà nella memoria della comunità cristiana del piccolo borgo mantovano.

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Duecento persone alla masterclass con la Cappella Sistina

Dopo lo straordinario concerto di sabato 1° ottobre in Cattedrale della Cappella Musicale Pontificia Sistina, domenica 2 ottobre nella chiesa cittadina di S. Agostino, si è svolta la masterclass per cantori e direttori, tenuta dal maestro Palombella in collaborazione con l’Ensemble Vocale del coro del Papa.

Di fronte a circa 200 cantori e direttori provenienti non solo da Cremona ma da molte località dell’Italia settentrionale, Palombella ha illustrato le proprie scelte interpretative e stilistiche, parlando di problematiche esecutive quali la tecnica vocale, la notazione, le figure retoriche, l’organico, le messe di voce. La sua lezione ha abbracciato molti aspetti, con ampia enfasi data ai documenti conciliari nei quali è richiesta una pertinenza estetica che si traduce nella necessità-obbligo di uno studio sempre approfondito e meticoloso. Simpatico il momento in cui ciascun cantore si è presentato, rivelando provenienza geografica (un inglese, un brasiliano, altri da varie parti d’Italia), titoli di studio, esperienze musicali precedenti, fra cui molte in ambito lirico-teatrale.

La S. Messa successiva, celebrata da don Giuseppe Ferri, ha visto la partecipazione dello stesso Ensemble Vocale della Sistina che ha eseguito alcuni mottetti palestriniani e si è alternato all’assemblea nel canto dell’intera messa gregoriana “de angelis”. Degna conclusione celebrativa di un evento veramente unico nella storia musicale di Cremona.

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La musica sacra elemento di unità tra i cristiani

I padiglioni di CremonaFiere, invasi dalla musica e dalla curiosità di musicisti e appassionati, hanno accolto sabato 1° ottobre il Vescovo Antonio, che ha fatto gli onori di casa aprendo il 7° Seminario Internazionale sulla musica liturgica, promosso da don Giuseppe Ferri e dal maestro Marco Ruggeri, consulenti della grande esposizione internazionale “Mondomusica”, in programma sino al 2 ottobre.

Nella sala “Guarneri del Gesù” si sono affollati specialisti, direttori di ensemble coristici, e un folto gruppo di giovani di due classi del Liceo cittadino “Aselli”, per ascoltare gli interventi di relatori di eccezione: Matthias Grunert, Maestro di Cappella della Frauenkirche di Dresda, il Maestro di Cappella dell’Abbazia di Westminster a Londra  James O’Donnell , mons. Arthur Roche Segretario della Congregazione vaticana del Culto Divino e dei Sacramenti, e mons. Massimo Palombella, Maestro della Cappella Musicale Pontificia Sistina.  Il tema del confronto tra i relatori – appartenenti a diverse confessione cristiane – è stato singolarmente accattivante: “Ut unum sint. La musica come elemento di unità tra i cristiani”.

Nella sua introduzione al dibattito don Giuseppe Ferri ha sottolineato come il linguaggio artistico sia sempre stato capace di superare distanze e colmare rigide separazioni. In modo del tutto speciale il patrimonio della musica sacra ha contribuito a coltivare un gusto e a ispirare un anelito comune, pur tra le divisioni ereditate dalla storia.

«In realtà – ha affermato Marco Ruggeri – si è sempre cercato in tutte le edizioni di questa manifestazione di promuovere la valorizzazione del patrimonio inestimabile della polifonia legata alla liturgia. L’ascolto di queste esperienze europee può essere una valida scuola anche per le realtà musicali locali, spesso in difficoltà nella gestione concreta dei gruppi di cantori, o nell’assicurare la continuità della tradizione polifonica inserita nella preghiera della Comunità».

Il Vescovo Antonio, dando il benvenuto agli illustri relatori, ha sottolineato come la lodevole iniziativa del convegno – inserito nella cornice di Mondomusica – possa aiutare l’arte musicale a non essere un settore a sé, ma a parlare al mondo, spesso travolto da rumore e incapace di silenzio. “La musica deve essere a servizio della Parola – ha affermato il Vescovo, citando Olivier Clément – la musica è la maiuscola della Parola”.

Il Seminario Internazionale avrà nella serata di sabato 1 ottobre in Cattedrale un momento di straordinaria intensità con le esecuzioni della Cappella Sistina, e nella giornata di domenica 2 ottobre – nella Chiesa di S. Agostino in Cremona, dalle 14,30 –  la prova aperta del famoso coro seguita dalla celebrazione dell’Eucaristia alle 17.

La presenza e l’attività concertistica della Cappella Pontificia Sistina in varie parti del mondo – a detta del Direttore mons. Palombella  – è stata una precisa indicazione di Papa Benedetto prima, e di Papa Francesco poi, convinti che il canto e l’armonia possano essere un efficace biglietto da visita per l’annuncio del Vangelo e la diffusione della Chiesa in tanti contesti apparentemente lontani.

La nuova evangelizzazione cerca di fare tesoro della tradizione, per aprire nuove strade di incontro, cultura  e dialogo, vero obiettivo del Seminario Internazionale in corso.




CL, in oltre ventimila al santuario di Caravaggio

Un popolo di oltre 22mila persone ha letteralmente invaso il Santuario di Caravaggio. Tra questi – anche la nutrita comunità di Comunione e Liberazione di Cremona (molti tra loro hanno anche prestato un eccellente servizio d’ordine affinché il gesto fosse ben curato).

Sabato 1° ottobre, infatti, CL ha scelto il santuario mariano per vivere il proprio comunitario pellegrinaggio giubilare. Una scelta non casuale: fu questo un luogo carissimo al servo di Dio monsignor Luigi Giussani, fondatore del Movimento. (Tanto che al termine della santa messa, il card. Angelo Scola ha ricordato che anche negli ultimi mesi di vita “il don Giuss” si faceva accompagnare in macchina davanti al cancello del santuario, per pregare la Madonna a cui era devotissimo),

Ecco quindi che sabato migliaia di aderenti lombardi di Cl, con moltissimi sacerdoti, hanno partecipato ad un pomeriggio di preghiera intensa (con letture tratte dagli scritti di Charles Peguy, canti e meditazioni) e di recita del rosario che si è concluso con l’intervento del presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carrrón e con la Celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Milano.

IMG_5096Il tema della misericordia è stato quindi il punto da cui ha preso le mosse don Carrrón per introdurre il gesto: «In mezzo ai nostri peccati, i nostri limiti, le nostre pochezze; in mezzo alle nostre molteplici cadute, Gesù Cristo ci ha visti, si è avvicinato, ci ha dato la mano e ci ha usato misericordia con noi. Con chi? Con me, con te, con te, con te, con tutti. Ognuno di noi potrà fare memoria, ripassando tutte le volte che il Signore lo ha visto, lo ha guardato, gli si è avvicinato e lo ha trattato con misericordia», ha spiegato il prete spagnolo. Che ha ricordato come la misericordia di Dio stia nel fatto che è paziente, un Dio che abbraccia tutto di noi e ci dà” il tempo di capire il cambiamento epocale che stiamo attraversando».

Tuttavia non fa sconti, don Carrrón, nemmeno quando parla di certi malumori interni al Movimento: «L’attacco all’unità di una esperienza che ci precede; il prevalere della contrapposizione di idee sull’appartenenza vissuta; lo svuotamento dell’ontologia del fatto cristiano fino a identificarlo con un insieme di idee e regole definite da noi; la riduzione del carisma a ispirazione…». Ma, chiosa il presidente della Fraternità citando don Giussani, «Il mondo è stato conquistato al cristianesimo ultimamente da questa parola riassuntiva: “misericordia”: è questa «la vera rivoluzione». “È amando che si annuncia Dio: non a forza di convincere, mai imponendo la verità, nemmeno irrigidendosi attorno a qualche obbligo religioso o morale. Dio si annuncia incontrando le persone, con attenzione alla loro storia e al loro cammino. Perché il Signore non è un’idea, ma una Persona viva”».IMG_5098

Durante la messa, infine, è stato l’Arcivescovo di Milano Scola a definire il senso di una misericordia che non abbandona mai l’uomo, nessun uomo. Proprio nel solco di quanto ricordato nelle stesse ore da papa Francesco in visita in Georgia e Azerbaijan . «Più passa il tempo, più siamo consapevoli della profondità delle radici del male nella nostra esistenza e in quella della famiglia umana. Un male che il nostro tempo esibisce con tanta crudeltà, come si vede nelle stragi di bambini per la guerra in questi giorni». Eppure, appunto, il perdono è più grande. «La Sua misericordia supera non solo il nostro timore e il nostro scetticismo, ma addirittura il nostro desiderio, esaltandolo fino alla sua vera statura. La misericordia di Dio, infatti, riscatta il nostro desiderio, lo redime, gli permette di essere finalmente se stesso e, nello stesso tempo, ce lo fa riconoscere in ogni uomo e ogni donna, abbattendo così ogni barriera e divisione».

Insomma, se – per usare un’espressione di don Giussani, “la misericordia è una cosa dell’altro mondo in questo mondo” –, è essa stessa a domandare che la nostra fede cresca attraverso una continua tensione alla conversione. Il cardinale non ha risparmiato un paterno monito al popolo di cielle. «Le parole dell’Apostolo Paolo a Timoteo – “ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato” – descrivono il contenuto della responsabilità di ciascun membro del Movimento. Non assumere la misericordia come elemento imprescindibile per la persona in autentica comunione, e quindi come criterio di attuazione pratica dell’esistenza, condurrà inevitabilmente allo scadimento nella sequela del carisma ricevuto. La misericordia, infatti, permette di salvare a priori ogni diversità, ogni sensibilità, ogni convinzione nell’orizzonte dell’unità. Per questo sempre, in ogni autentica realtà ecclesiale, la misericordia è la bussola sia di chi guida sia di chi segue».

Altrimenti, suggerisce Scola, si perde anche il senso del gesto giubilare che si sta compiendo. Ma come custodire il dono ricevuto? Con la testimonianza all’interno di ogni realtà ecclesiale. «‘Testimone’ è il nome del cristiano, descrive la sua esperienza di conoscenza della realtà e di comunicazione della verità. Infatti, senza conoscenza della realtà e comunicazione della verità non c’è propriamente testimonianza. Ravvivare e custodire il dono ricevuto è, quindi, lasciarsi possedere dalla Verità che è Gesù, secondo la forma con la quale è stata ricevuta, senza difese, senza pretese, senza pensare di essere arrivati». La fede dimostra, così, la sua bellezza e la sua convenienza condivisibile da tutti, utile a vivere ogni esperienza, come il lavoro, il riposo, gli affetti. Da qui la conclusione: «È nella Chiesa e in tutte le sue forme di realizzazione che, da duemila anni, uomini e donne di ogni etnia, cultura e ceto sociale continuano a riconoscere la bellezza di Gesù, Volto della misericordia».

Alla fine del gesto, dopo un’ultima preghiera alla Madonna, sono state raccolte le offerte per la carità del Papa. Poi ciascuno, in silenzio e in preghiera, ha fatto ritorno alla propria casa.

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