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Il 6 dicembre incontro natalizio del Vescovo alle Acli

Nel pomeriggio di mercoledì 6 dicembre, alle 17, presso la sede provinciale di via cardinal Massaia 22, a Cremona, le Acli Cremonesi incontrano il vescovo Antonio Napolioni in preparazione al Natale. Dopo i saluti della presidente provinciale, Carla Bellani, e dell’assistente don Antonio Agnelli, prenderà la parola il Vescovo. Nell’occasione Antonio Vezzosi presenta i tre murales esposti in sede realizzati dal pittore naif Franco Mora.

A tal proposito un particolare ringraziamento, oltre all’autore Mora per la sua prestazione gratuita, alle Presidenze dei Circoli Acli e loro soci di Martignana di Po “Enrico Anelli”, Crema, Rivolta d’Adda, Soncino “Padre Mario Zanardi”, Pizzighettone “Casa del Lavoratore mons. A. Squintani”, Calvatone “Centro Diurno Anziani Aurora”, Bosco ex Parmigiano “Enrico Anelli”, Ca’ de’ Soresini “S. Pietro Martire”, Cremona “Padre Silvio Pasquali”, Cappella “S. Agata Vergine”, Chieve, Crotta d’Adda “Il Pellicano”, Roncadello, Tornata “Centro Diurno Anziani” e Vescovato “Don Giuseppe Mori”. Inoltre, il ringraziamento alle ditte che a vario titolo hanno collaborato al successo dell’iniziativa: Panguaneta Spa di Sabbioneta, Se.Ve. Trasporti-Traslochi snc di Vicoboneghisio, Manghi Mauro Falegnameria di Casalmaggiore.

 

Il pittore Franco Mora

Nasce a Guastalla (RE) il 27 gennaio 1949. Vive e lavora a Viadana (MN) con studio in frazione Salina, Via Martelli, 21 Tel. 0375.85345 – Cell. 348/9329983 – email: francomorafm@libero.it
Inizia a dipingere nel 1973. Guastallese di nascita, ma viadanese di adozione, Franco Mora è, come si usa dire, figlio d’arte, anche il padre Berto, infatti, fu valente pittore. Uno degli esponenti più veri, più genuini della pittura naïve italiana, fra i più noti e ammirati per freschezza e originalità inventiva su tutto il territorio nazionale. Col pennello e con i colori racconta storie fantastiche, ricche di poesia e di partecipazione. Mora è stato il fondatore, nel 1979, del G.I.M.N. (Gruppo Itinerante Murales Naïf) i cui intenti sono stati quelli di diffondere, soprattutto dove era sconosciuta o quasi, l’arte ingenua, realizzando in molte cittadine dello stivale, decine e decine di murales. Un pioniere in questo campo; dal1993, sciolto il G.I.M.N., ha continuato a fare il globetrotter per l’Italia, eseguendo oltre 250 grandi murales. L’iniziativa di Franco Mora si è ampliata, propagata su tutta l’asta della Penisola al punto di richiamare l’attenzione di numerosi mass media: televisione nazionale, reti private, giornali, riviste. Attraverso le sue opere ha saputo lanciare anche messaggi, entrare nel sociale, fare cultura. Anche il mondo della scuola si è interessato a lui, molte sono state le esperienze con bambini delle scuole elementari e materne, di gran parte d’Italia, al fine di realizzare percorsi didattici all’insegna della fantasia, del colore e della semplicità, allestendo con loro mostre e dipingendo grandi pannelli. Suoi dipinti sono stati inoltre usati come strumenti didattici nei libri di testo per le scuole elementari dalle Case Editrici Minerva e Fabbri. Ad avvalorare questo suo sistema didattico, nel 1993, ospite di RAI 1, nel Teatro Fellini di Cinecittà a Roma, in diretta televisiva di quattro ore realizza un grande pannello murale, nella trasmissione televisiva “Telethon“, coadiuvato da bambini colpiti da distrofia muscolare. Proprio per effetto di queste prerogative Franco Mora è stato chiamato ad affrescare mega pareti di alcuni reparti ospedalieri.




Strumenti di comunicazione e scuole paritarie sotto la lente del Consiglio presbiterale

Impegnativa sessione per il Consiglio presbiterale diocesano, riunitosi con il Vescovo Antonio nella mattinata di giovedì 30 novembre in Seminario a Cremona. All’ordine del giorno la condivisa riflessione su due tematiche che si impongono all’attenzione della Chiesa locale: il riassetto degli strumenti della comunicazione e le scelte relative alle scuole paritarie cattoliche.

Il percorso di prolungata verifica dell’efficacia pastorale del settimanale cartaceo e le analisi della sostenibilità economica dello strumento hanno condotto a deciderne la conclusione, prevista a fine dicembre. La decisione è stata illustrata nel dettaglio ai membri del Consiglio dal responsabile dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali don Enrico Maggi, che ha proposto di valutare l’opportunità di privilegiare un investimento pastorale della Diocesi che consenta lo sviluppo e il consolidamento degli altri strumenti di comunicazione (centro televisivo, radio, portale internet, social media). Il Consiglio ha espresso tuttavia un parere favorevole alla promozione del quotidiano cartaceo Avvenire, che nella edizione domenicale potrebbe ospitare due pagine relative all’informazione ecclesiale e giungere agevolmente ai fedeli già abbonati al settimanale. Inoltre ha sottolineato che, accanto all’informazione, sia opportuno verificare la possibilità di un nuovo prodotto di carattere formativo, periodico e strutturato monograficamente su tematiche pastorali. Il responsabile dell’Ufficio ha invitato a sostenere la trasformazione in corso, anche favorendo una riflessione nelle comunità cristiane.

La riunione è proseguita con la relazione del responsabile della pastorale scolastica diocesana, don Giovanni Tonani, che ha aggiornato i presenti sulla situazione delle scuole paritarie gestite dalla Cooperativa Cittanova nel territorio diocesano. Al suo intervento è seguita la relazione di don Marco D’Agostino, nuovo presidente dalla Cooperativa, che ha motivato le scelte recentemente attuate al fine di garantire la futura sostenibilità economica del comparto. Il Consiglio ha espresso il suo sostegno all’opera educativa tenacemente proposta dalle realtà scolastiche gestite dalla Chiesa locale, comprendendone tuttavia la gravosità gestionale che impone oculatezza e progettualità sul lungo periodo.

La riunione si è conclusa con la proposta della settimanale residenziale a Sestri Levante, nel prossimo gennaio, dedicata alla formazione dei presbiteri.




Don Germiniasi dopo 15 anni visita la parrocchia brasiliana dove iniziò il suo servizio

Manca un centinaio di chilometri e siamo sulla linea dell’Equatore, nello stato amazzonico del Parà all’estremo nord dove il Brasile è bagnato dall’oceano Atlantico e a Natale Gesù non viene mai al freddo e al gelo, in una cittadina tranquilla quasi insignificante: Magalhães Barata, un comune che non arriva a diecimila abitanti.

Qui, a quattro ore di aereo da Sao Paulo, portone di entrata per chi viene dall’Europa, inizia il mio viaggio che per me ha un significato diverso perché non son venuto da turista, ma semplicemente per incontrare volti e luoghi già noti e rivedere persone con cui ho sognato, sorriso e sofferto. Ritorno a casa perché è un po’ casa mia; qui ci sono nato e cresciuto come prete “Fidei donum”, imparando a balbettare i primi strafalcioni di portoghese in mezzo alla gente semplice e umile che, per incoraggiare chi viene di fuori, anche se lo capisce poco, lo elogia come uno che sa parlare molto bene.

Magalhães, come dimenticare? Certo, dopo quindici anni di assenza, molte cose sono cambiate: i bambini di allora, oggi son già mamme e papà, strade nuove son nate disboscando la foresta, qualcuno ha aumentato il suo negozio, il cellulare non è più cosa esclusiva per pochi privilegiati, ma in altre cose sembra che il tempo si sia fermato. È Magalhães dalle casette di taipa, pareti dall’orditura in legno e imbottite di fango che il sole compatta e consolida da sembrare cemento. Magalhães dalle strade di terra battuta che le forti piogge erodono e scavano in solchi profondi. Magalhães della povera gente, dove ancora la banca non è arrivata perché mancano i soldi, dove molti sono i malati ma non c’è ospedale e si muore ancora per il morso di un serpente, paese di pescatori e barcaioli, dove gamberi e granchi fanno parte del quotidiano, dove la luna, che fa alzare la marea due volte al giorno, permette alle barche di prendere il largo per la pesca.

Magalhães dalle bacche esotiche più diverse come l’açaì e il tucumã, dove si lavora ancora la mandioca col tipitì per farne la farina puba cotta al forno, dove si trovano ancora, agli incroci delle strade, il tacacà e il vatapà, cibi di origene afro-indigena, dai gusti strani per noi europei, per non parlare della maniçoba, di cui mai sapremo apprezzarne i venti giorni di cottura nel paiolo, per essere pronta nei giorni di festa.

Magalhães, dove ad ogni angolo pullula vita, giochi di bambini spensierati, padri di famiglia senza lavoro, giovani senza futuro, bambine già donne. Magalhães dal calore equatoriale che ti cuoce il cervello e dal calore umano che scalda il cuore e ti fa sentire amato.

A Novembre si rincorrono i giorni più belli e attesi di una comunità in festa che celebra con solennità la sua patrona, la Madonna di Nazareth, devozione arrivata coi conquistatori portoghesi. Giorni di messe allo spuntar del sole, processioni e regate in cui l’immagine è portata pellegrina, di comunità in comunità a piedi, in auto e su barche addobbate. Nessuna comunità deve rimanere fuori, tutte sono visitate dalla Vergine che passa di strada in strada, porto in porto tra canti, preghiere, applausi, fuochi di artificio e processioni a non finire. E, proprio in una di queste, sotto il sole superbo dell’equatore, mentre accompagnavo una folla di devoti che si accalcava movendo nel tumulto una nuvola di polvere, mi si avvicinò una donna di mezza età, sconosciuta, che mi asciugò il volto, pregandomi di tenere quel fazzoletto come ricordo. Mi son sentito Gesù davanti alla Veronica, tanto piccolo davanti ad un gesto tanto grande e gratuito che non sapevo come ricompensare. Confesso che non ho trattenuto le lacrime e conservo quel fazzoletto che profuma di tenerezza, come una reliquia.

Magalhães non finisce mai di stupirmi, la più piccola tra le città di Giuda, dove manca tutto perfino lo specchio in bagno, l’acqua nella doccia, i duecento venti wolts nelle prese elettriche, la benzina al distributore, ma resta sempre la pupilla degli occhi di Dio. Qui uno straniero si é sentito amato. Qui Gesù è nato.

don Maurizio Germiniasi




Dal 27 agosto al 3 settembre pellegrinaggio con il vescovo Antonio nella “Santa Russia”

“La santa Russia”, questo lo slogan del pellegrinaggio diocesano che, accompagnato dal vescovo Antonio Napolioni, dal 27 agosto al 3 settembre 2018 farà tappa a Mosca, San Pietroburgo, Novgorod, Vladimir, Suzdal e Sergjev Posad. «Penso sia la prima volta – afferma don Roberto Rota, responsabile del Segretariato Diocesano Pellegrinaggi – che un pellegrinaggio della Diocesi di Cremona faccia tappa in Russia. Un paese, fino a qualche decennio fa, sconfinato, sigillato al mondo occidentale e che, nell’immaginario collettivo, rappresentava la somma di tutto ciò che poteva esistere nel mondo di male, contro Dio e contro la Chiesa. Poi, caduto il muro di Berlino nel 1989, abbiamo iniziato a conoscere lo spessore e l’apertura mentale di uno statista del calibro di Micael Gorbaciov che, con un innovativo programma di governo ha finalmente spalancato le porte di questo immenso paese, realizzando quanto aveva detto Giovanni Paolo II nel discorso di inizio del pontificato, il 21 ottobre 1978: “Non abbiate paura ad aprire i confini degli stati, i sistemi economici e politici a Cristo”».

Da quegli anni la Chiesa in Russia ha potuto rialzare la testa, dopo il periodo buio del regime comunista e quello cesaropapista degli Zar, periodi di persecuzioni violente, di emarginazione e di deportazioni, periodi di mancanza di libertà per una società e per una chiesa che celebrava, in sordina, il millennio della fede cristiana di quella che era diventata la “terza Roma”, erede delle tradizioni bizantine.

La Chiesa Ortodossa, presenza maggioritaria nel mondo russo, ha forgiato, lungo i secoli, la spiritualità di un popolo: monaci dall’aspetto rude, a volte provati da una vita fatta di rinunce e penitenze, in una terra già di per sé aspra, sono i modelli, anche oggi, della gente, sono i maestri di una spiritualità sapienziale che a noi appare forse superata, ma che attrae ancora. Quanta spiritualità nei “Racconti di un pellegrino russo”, negli spaccati di vita dei protagonisti dei romanzi di Dostoevskij e di Tolstoj:  hanno fatto storia, anche in occidente, tramandandoci epopee di popolo e vicende di famiglie, sempre innervante da una religiosità che non è venuta mai meno.

Ma esiste anche la Chiesa Cattolica latina in passato quasi del tutto scomparsa e che Giovanni Paolo II ha riorganizzato, costituendo nuove diocesi: scelta non indolore con accuse reciproche che ha rallentato il dialogo ecumenico, oggi in ripresa con nuovi interlocutori, più disponibili;  come esiste anche una Chiesa Cattolica di rito greco, detta uniate, rimasta sempre fedele al Papa di Roma e passata attraverso persecuzioni e vessazioni di ogni genere, aggregata durante il periodo stalinista “a forza” alla chiesa ortodossa.

«Il nostro itinerario – conclude don Rota – cercherà di intercettare l’anima della “Santa Russia”, di quel “polmone” indispensabile per decifrare il cammino bimillenario della fede cristiana. Oltre che a San Pietroburgo, l’antica capitale voluta dallo Zar Pietro il grande,  a Mosca, oggi città moderna e cosmopolita, faremo tappa in luoghi dai quali traspare l’antica religiosità russa: da Novgorod con il suo Cremlino medievale ancora oggi interamente circondato da mura che racchiudono cattedrali e palazzi, fino a  Sergiev Posad, il monastero della Trinità di  S. Sergio di Radonez, uno dei luoghi più importanti del mondo ortodosso; da Suzdal, il villaggio che più di ogni altro  ha conservato le caratteristiche antiche, con le tipiche chiese in legno e monasteri che custodiscono ricchezze straordinarie, fino a Vladimir nella cui cattedrale è conservata l’icona più venerata della Madre di Dio, opera del più noto tra gli artisti russi che è Andrei Rublev. Mi auguro che questa nuova proposta possa incontrare simpatia e adesione, in modo tale che la nostra chiesa cremonese, accompagnata dal suo pastore, possa approfondire la conoscenza di una tradizione religiosa e di una grande civiltà, che è pure “un mondo di Vangelo”».

Informazioni e iscrizioni presso l’agenzia viaggi e turismo ProfiloTours di Cremona, piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2 (tel. 0372-460592, e-mail profilocr@tin.it, www.profilotours.it).

 

Il programma del pellegrinaggio

Il pellegrinaggio si aprirà ufficialmente martedì 28 agosto a San Pietroburgo: al mattino il tour panoramico della città percorrendo la Prospettiva Nevskij, la principale e monumentale arteria della città su cui si affacciano la Cattedrale della Madonna di Kazan, la Cattedrale di San Salvatore sul sangue versato e la chiesa cattolica di Santa Caterina d’Alessandria; si proseguirà quindi con la piazza del Palazzo d’Inverno, la Cattedrale di Sant’Isacco per terminare davanti al complesso monastero dello Smol’nyj (non sono previsti ingressi nel tour panoramico). Nel pomeriggio visita del museo dell’Hermitage, uno dei più importanti musei del mondo per la vastità e il numero delle opere d’arte ospitate.

La seconda giornata sarà caratterizzata dall’escursione a Novgorod (3 ore circa da San Pietroburgo) sede del più antico principato dell’antica Russia. Intera giornata di visite: il magnifico Cremlino dalle possenti mura, la Cattedrale di Santa Sofia, il Museo delle icone, di cui Novgorod fu prestigiosa scuola d’origine. A completamento delle visite della città il bel quartiere in cui vivevano gli artigiani e commercianti di Novgorod al quale, nell’antichità, facevano capo tutti i mercanti del nord per gli scambi di prodotti, soprattutto pellame, lino, pepe e canapa. Rientro a San Pietroburgo.

Giovedì mattina, ancora a San Pietroburgo, la visita della fortezza dei Santi Pietro e Paolo, edificio costruito da Pietro il Grande nel 1703 e trasformato ben presto in prigione di stato. E alla Cattedrale dove si trovano le tombe di molti zar e zarine tra cui Pietro I e la grande Caterina II. Dopo il pranzo la partenza per Mosca, con trasferimento in treno veloce.

Il 31 agosto a Mosca previsto l’ingresso al Cremlino, l’antica cittadella al centro di Mosca, con visita di due Cattedrali e del tesoro dell’Armeria (soggetta ad autorizzazione) e passeggiata sulla celebre Piazza Rossa su cui si affaccia la cattedrale di San Basilio che, sin dall’epoca della sua costruzione nel 1554, rappresenta il cuore di Mosca e simbolo della Russia (spiegazione della guida all’esterno e ingresso individuale). Inoltre visita alla Galleria Tretyakov che ospita la più grande collezione di belle arti russe al mondo al termine visita della metropolitana, una delle più belle del mondo con discesa in alcune stazioni maggiormente artistiche.

Sabato mattino partenza per Sergiev Posad (70 km da Mosca), dove si trova l’antico monastero fortificato della Trinità di San Sergio, culla e cuore della confessione ortodossa russa. Visita del complesso, fondato da Sergio di Radonež, il più grande riformatore monastico della Russia medievale. Nel pomeriggio il gruppo proseguirà per Suzdal, dove è previsto il pernottamento.

La mattinata di domenica 2 settembre sarà dedicata alla visita di Suzdal: l’imponente cremlino, i monasteri dove si coglie l’anima dell’antica Russia e il museo dell’architettura lignea. Si proseguirà per Vladimir, fortificata nel 1108 dal principe Vladimir Monomach. Dopo pranzo visita della Cattedrale della Dormizione con i magnifici affreschi di Andrej Rublëv, quindi il ritorno a Mosca per il pernottamento.

Lunedì 3 settembre, dopo la colazione, il trasferimento in aeroporto per il rientro in Italia.

 




Aperte le iscrizioni per la settimana residenziale del Clero a Sestri Levante dal 21 al 26 gennaio

“Il presbitero: uomo credente, nella corresponsabilità ecclesiale”. Questo il titolo della prima settimana residenziale per il Presbiterio diocesano in programma a Sestri Levante dal 21 al 26 gennaio 2018, presso l’Opera Madonna del Grappa.

Come sottolinea il Vescovo nella lettera indirizzata ai preti, «la nostra formazione permanente e il clima di fraternità tra sacerdoti sono priorità indiscutibili dell’attuale momento ecclesiale. Oltre al ritmo dei ritiri diocesani e degli incontri zonali, alla personale regola di vita spirituale e ai tempi forti degli esercizi, per dilatare gli spazi dell’amicizia e le forme della corresponsabilità, sulla scia di quanto fanno da anni anche altre diocesi italiane… vi invito con convinzione a regalarci lo stare insieme una settimana (5 giorni scarsi) per diventare “più presbiterio».

«Le nostre comunità ci guadagneranno – scrive ancora il Vescovo – se il piccolo sacrificio di una nostra assenza per aderire a questa proposta, ci consentirà di fare una bella esperienza di comunione presbiterale, per ravvivare la speranza nel ministero, per confortarci a vicenda e ri-esprimere la nostra fede personale ed ecclesiale, per sperimentare concretamente la fraternità, per condividere alcune scelte significative per il cammino delle nostre comunità parrocchiali».

La bellezza del luogo, la ricchezza del programma, il dinamismo del metodo di lavoro, il clima di fede, certamente aiuteranno.

La scheda di iscrizione è da far pervenire entro il 31 dicembre presso il Centro pastorale diocesano di Cremona oppure da inviare per mail a pastorale@diocesidicremona.it. Ulteriori informazioni contattando il 338-4722620.

 

Brochure con invito del Vescovo e programma dettagliato

Scheda di iscrizione




“Le parole di don Primo”: a Cremona un 2018 ricco di iniziative

Letture diffuse, convegni, prodotti editoriali e una sala dedicata all’interno del palazzo comunale di Cremona. Da gennaio a dicembre 2018 all’ombra del Torrazzo programma ricchissimo di iniziative per il progetto “Le parole di don Primo” dedicato a don Primo Mazzolari e redatto da Comune di Cremona, Diocesi e Fondazione “Don Primo Mazzolari”, in sinergia con il Comune di Bozzolo, dentro al complessivo progetto culturale della città per il 2018.

La presentazione ufficiale la mattina di lunedì 11 dicembre nella conferenza stampa in Comune, a Cremona, alla presenza del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, del vescovo Antonio Napolioni e di Sergio Cagossi, vicepresidente della Fondazione Mazzolari. Sono intervenuti anche il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio, Michele Ginevra (del settore Cultura del Comune) e don Federico Celini (coordinatore del Tavolo pastorale per la Comunicazione e la cultura della Diocesi).

 

Gli interventi alla presentazione

«Le parole di don Primo Mazzolari – è la dichiarazione del Vescovo – conservano, immutata nei decenni, vibrante tensione religiosa e civile e ancora suscitano emozione e rendono pensosi. Questo progetto che induce a mettersi in ascolto della sua voce e del suo travaglio interiore, visitando luoghi e memorie, riscoprendo freschezza e fascino del suo vissuto, aiuta l’uomo e il credente del nostro tempo a “dar credito” all’anima e alla sorgente perenne del Vangelo. Un efficace antidoto contro la mediocrità. Ringrazio cordialmente l’Amministrazione comunale di Cremona, gli ideatori dell’itinerario che nel prossimo anno affiancherà idealmente il cammino del processo diocesano per la beatificazione di don Mazzolari, e quanti vorranno partecipare agli appuntamenti in programma».

«Volevamo un progetto che potesse essere proposta di riscoperta di don Primo Mazzolari da parte di tutta la città – ha detto il Sindaco di Cremona -. Ringrazio moltissimo la Diocesi, il Vescovo, i sacerdoti suoi delegati, la Fondazione don Primo Mazzolari e lo staff Cultura del Comune, con cui abbiamo costruito un progetto capace di coinvolgere tantissimi soggetti e realtà associative, protagonisti di studio, approfondimento e quindi di presentazione delle parole di don Primo a tutta la città. Durante tutto l’anno e in molti luoghi di Cremona. Perché le parole di don Primo, quindi la sua vita, il suo pensiero, la sua testimonianza possano interpellare le coscienze di tanti di noi, interrogarci davvero, spingerci al cambiamento. Anche solo il lavoro di preparazione, che dura ormai da un anno, è stato davvero un lavoro di crescita bellissimo. Nell’anno 2018, in cui il progetto culturale di Cremona è dedicato al Novecento, riscoprire don Primo attraverso le sue parole significa recuperare un patrimonio di senso e di valore, per capire chi è ancora oggi questo nostro sacerdote, uomo di fede, di coraggio e speranza, uomo della nostra terra e di tutte le terre dove parla un desiderio di spiritualità incarnata e di umanità, e che cosa ancora don Primo racconta su temi fondanti come la coscienza, la pace e la povertà, a credenti e non credenti, alla comunità civile ed ecclesiale. Poiché oggi del coraggio di don Primo, della sua capacità profetica, della sua visione acuta e profonda della realtà e dell’animo umano abbiamo un enorme bisogno».

 

Gianluca Galimberti (sindaco Cremona)

Mons. Antonio Napolioni (vescovo Cremona)

Sergio Cagossi (Fondazione Don Mazzolari)

Michele Ginevra (Settore Cultura del Comune)

don Federico Celini (Comunicazione e cultura della Diocesi)

Giuseppe Torchio (sindaco Bozzolo)

 

Il programma degli eventi

Il programma comincia il 13 gennaio 2018 (alle 16 nella sala Consulta di Palazzo comunale) con la presentazione da parte dei Vescovi di Cremona e di don Bruno Bignami dell’Epistolario dal titolo “Un’obbedienza in piedi”, un’antologia di circa 300 scritti che ricostruisce per la prima volta in modo completo l’epistolario tra don Primo Mazzolari e i suoi vescovi Geremia Bonomelli, Giovanni Cazzani e Danio Bolognini.

Da febbraio a dicembre, in programma le letture pubbliche diffuse in città dei testi di don Primo a cura, ogni volta, di una diversa realtà. Si parte con “Dalla missione di Ivrea” che sarà letto il 16 gennaio alle ore 21 in Cattedrale a cura della Federazione Oratori Cremonesi.

Momento importante a marzo (il 2 alle ore 21) con la lettura, sempre in Cattedrale, di “Tu non uccidere” curata dal grande attore Dario Cantarelli e preceduta dalla presentazione del vescovo Antonio Napolioni.

Ad aprile (il 20 alle 18) spazio agli “Scritti politici” che saranno letti nella sala Quadri di Palazzo comunale, sede del Consiglio comunale, da parte dei gruppi scout e anticipati da un intervento del sindaco Gianluca Galimberti.

Il 25 maggio alle ore 18 appuntamento al Boschetto, alla cascina San Colombano dove don Primo è nato il 13 gennaio 1890, per la lettura di “Tra l’argine e il bosco” curata dal Coordinamento Teatro.

Mentre l’8 giugno alle 10 l’evento si terrà nell’ex chiesa del Foppone e sarà dedicato al testo “La parola ai poveri” a cura della Tavola per la Pace e della Casa dell’Accoglienza.

“Nostro fratello Giuda” è la lettura in programma il 29 giugno, questa volta nel chiostro della chiesa di Sant’Abbondio, ancora a cura dell’attore Dario Cantarelli, nel contesto del Porte Aperte Festival.

Il 14 settembre (alle ore 18), invece, sarà l’attore e doppiatore Luca Violini a leggere brani di “Impegno con Cristo” nello straordinario contesto di palazzo Fodri.

Mentre il 12 ottobre (sempre alle 18) la lettura di “Lettere a una suora” sarà ambientata nella chiesa di San Sigismondo in collaborazione con la comunità delle Monache Domenicane e curata da Adelaide e Walfrido Ricci.

Gli ultimi due appuntamenti sono: il 9 novembre alle ore 18 con “Preti così” presso la Biblioteca del Seminario a cura di alcuni seminaristi.

Infine, il 14 dicembre alle ore 18 al teatro Monteverdi “La più bella avventura”, interpretato dall’Associazione Giorgia.

Nel programma anche un importante convegno curato dalla Fondazione Don Primo Mazzolari dal titolo “Dalla trincea alla parrocchia: il ritorno della Grande Guerra e la memoria” che avrà tappa a Udine (8 e 9 aprile) e a Cremona (3 novembre).

In occasione del progetto “Le parole di don Primo”, la sala ex violini di palazzo comunale che quest’anno è stata “intonata” a Claudio Monteverdi dentro le Celebrazioni Monteverdiane per i 450 anni dalla nascita, il prossimo anno sarà dedicata a don Primo con un allestimento studiato per far conoscere la vita, le opere e i luoghi del sacerdote cremonese (dal 10 marzo al 29 aprile).

Sono previste, infine, due iniziative editoriali: la produzione di un documentario su don Primo Mazzolari curato dall’emittente “Cremona1” in sinergia con il centro di produzione televisivo diocesano e la realizzazione, da parte del Centro Fumetto “A. Pazienza” di alcuni fumetti su don Primo in collaborazione con il quotidiano “La Provincia”.

Un programma ricchissimo, ma aperto ad altre iniziative che possono emergere dalla città e dal territorio, nel desiderio di riscoprire e di valorizzare la figura di don Primo a partire dalle “sue parole” che sono testimonianza storica e di comunità.

Ma c’è da segnalare anche una importante convegno che si sta preparando presso l’Unesco. Ne ha dato notizia proprio il vescovo Napolioni in occasione della conferenza stampa.

Scheda completa delle iniziative




Il legame tra padre Silvio Pasquali e il missionario piacentino padre Opilio Negri

Prosegue in India il processo diocesano verso la beatificazione del cremonese padre Silvio Pasquali, missionario del Pime in India e fondatore, nell’anno 1914, della congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna (da qualche anno presenti anche in Diocesi di Cremona). Allo scopo di acquisire ulteriori informazioni sulla vita del Servo di Dio, la commissione storica appositamente costituita dalla diocesi di Hyderabad si è recentemente recata nei luoghi in cui il sacerdote cremonese ha iniziato la sua missione.

Padre Pasquali era giunto in India il 20 ottobre 1897 e, dopo qualche mese di preparazione nella casa generalizia del Pime, era stato inviato a Raichur, dove andava a sostituire un altro sacerdote italiano, il piacentino padre Opilio Negri che, dopo nove anni di permanenza in quella sede, era stato spostato presso la cittadina di Beed (a quei tempi Bhir).

L’intesa e la simpatia reciproca tra i due religiosi furono subito forti. Così fu lo stesso padre Negri a presentare ai fedeli il nuovo missionario di cui tessé le lodi. Da parte sua, padre Pasquali vedeva in padre Negri un fratello maggiore, di cui ammirava soprattutto la sobrietà e lo zelo instancabile.

Per l’amicizia che li legava entrambi, padre Pasquali fu molto addolorato dalla repentina scomparsa di padre Negri, avvenuta il giorno di San Giuseppe del 1900. In quell’anno l’India era stata colpita da una grave siccità che, tra l’altro, aveva favorito il diffondersi del colera. Per prestare soccorso ai malati padre Negri era partito per visitare le comunità più colpite, ma durante uno di questi viaggi contrasse la malattia che lo portò rapidamente alla morte.

Così, in una lettera alle “Missioni Cattoliche”, padre Pasquali ricordava l’amico piacentino: “Chi avrebbe mai pensato che il povero padre Negri ci sarebbe stato tolto così presto… Egli era morto sul campo mentre attendeva a soccorrere i poveri affamati, a raccogliere i fanciulli, privati dei lor parenti dalla fame e dal colera. Egli era stato riconosciuto maturo per il cielo e Dio l’ha chiamato a sé per dargli il premio delle sue fatiche. Il dolore per la perdita fu sentito vivamente non solo dai missionari, che perdevano il migliore dei loro confratelli, ma ancora dai cristiani, specialmente in Raichur e sulla linea ferroviaria, dove per molti anni aveva esercitato il suo instancabile zelo, e dove ancor gode una stima che difficilmente potrà essere superata… Era quindi necessario che un altro missionario partisse per compiere l’opera sua. Essendo stato da mons. Vescovo io stesso designato, il giorno 28 dello scorso marzo, accompagnato dal mio catechista, mi misi in viaggio. Da Raichur a Beed, oltre un giorno di viaggio per treno, occorrono tre giorni e qualche volta di più coi carri…”.

Proprio a Beed si è recata la Commissione storica per far conoscere a quella comunità il lavoro che si stava portando avanti in onore di padre Pasquali e nell’occasione essa ha potuto verificare che il ricordo dei due missionari italiani era ancora presente in diverse famiglie.

La visita e la preghiera sulla tomba di padre Negri hanno concluso la visita che, anche grazie all’incontro con il Vescovo locale, ha costituito un momento importante per approfondire il legame tra la congregazione delle Suore catechiste di Sant’Anna e le comunità che avevano visto all’opera il Fondatore.




I catechisti della Zona 1 in preghiera al Santuario di Caravaggio

“Preghiamo questa sera, per non perdere l’entusiasmo di accogliere e di donare Gesù, luce del mondo, aiutati dalle parole del Papa che a Bozzolo, il 20 giugno scorso, ci ha invitati a vivere nel fiume della vita e del dono di Dio che è la sua Parola e la sua Grazia, nella cascina delle nostre comunità cristiane, chiamate a crescere in fraternità, e nella pianura delle sfide missionarie che la realtà ci pone e a cui non possiamo tardare a rispondere”. Con queste parole del vicario zonale, don Marco Leggio, si è aperta la veglia di preghiera dei catechisti della Zona 1 che si è svolta la sera di lunedì 27 novembre al Santuario di Caravaggio, per il tradizionale incontro in prossimità dell’ Avvento.

Le  tre “icone” usate da Papa Francesco nel discorso di Bozzolo, e fatte proprie dal vescovo Antonio nelle linee pastorali 2017/18 , hanno offerto lo spunto per riflettere e pregare: il fiume, simbolo sul primato della potenza della grazia di Dio che scorre incessantemente verso il mondo; la cascina, cioè la Chiesa che accoglie, ospita nel calore dei rapporti e dalla quale, però, bisogna anche uscire; la pianura, spazio delle sfide missionarie e per la presenza dei cristiani nella realtà del mondo.

L’assemblea – animata dai canti del coro di Caravaggio, diretto da Sara Carminati – ha poi ascoltato don Daniele Rossi, vicario di Agnadello e incaricato per la pastorale giovanile nella Zona, e ha pregato per il Sinodo diocesano dei giovani.

La preghiera a Maria proposta dal Papa nell’ Evangelii Gaudium ha concluso la parte comunitaria della celebrazione mentre – come per ogni momento precedente – una lampada veniva accesa e posta ai piedi dell’ altare.

Due le novità di quest’anno: innanzitutto l’adorazione eucaristica personale proposta ai presenti fino alla mezzanotte: ogni autentico annuncio del Vangelo nasce dall’incontro personale con il Risorto che dona se stesso e invita: “fate questo in memoria di me”.

La seconda novità è l’incontro del vescovo Antonio con i catechisti, sempre al santuario di Caravaggio, per la presentazione e il confronto sulla lettera pastorale “Da un inizio a un nuovo inizio”. Appuntamento dunque la sera di martedì 5 dicembre, sempre alle 21, questa volta presso il Centro di spiritualità del Santuario.

Locandina dei due eventi

Photogallery della veglia del 27 novembre




Sostentamento Clero: sostituire la logica dell’uno con la legge dei tanti

Domenica 26 novembre, nella solennità di Cristo Re, ricorre la Giornata nazionale delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti diocesani. Facciamo il punto sulla raccolta con le dichiarazioni, rilasciate all’AgenSir, dall’arcivescovo di Otranto mons. Donato Negro, presidente del Comitato CEI per il Sostegno economico alla Chiesa, e da Matteo Calabresi, direttore del Servizio promozione CEI.

mons. Donato Negro

 

Eccellenza, l’Offerta è il gesto concreto con cui ogni fedele può accompagnare i sacerdoti nella missione. In tempi di impoverimento, di muri e individualismo, i preti sono in grado di diventare promotori di carità e coesione sul territorio?

«La testimonianza di misericordia quotidiana dei sacerdoti, l’aver dedicato l’intera vita al Vangelo e ai fratelli offre l’orizzonte di un’esistenza che può essere aperta agli altri, che ridona la forza di sperare pur nelle difficoltà materiali ed esistenziali. La misericordia che annunciano riapre la partita. È il sostituire la logica dell’uno con la legge dei tanti, rendendo possibile la pace e abitabile la terra. È condurre una vita libera dalle smanie del possesso, libera perché ha imparato a condividere».

Quando alla Chiesa sono affidati beni, la sua libertà sta nel condividerli per gli ultimi, per i progetti di annuncio e di servizio della comunità.

«La presenza dei sacerdoti si rivela così un dono per la società intera, e interpella i fedeli su come ricambiare questo dono, li spinge a domandarsi da dove vengono le risorse per la missione dei parroci, a scoprire che sono loro affidati e che è importante farlo. Anche con piccoli importi, ma in tanti».

Mons. Negri, in una riflessione sul sovvenire, che si articola in 8xmille e Offerte per il clero, ha scritto che “il dono è e fa la Chiesa”.

«C’è Chiesa laddove il dono si risolve in condivisione e reciprocità. L’Offerta è il nostro grazie a chi ci parla del Dio fatto uomo, a chi ridà ogni giorno freschezza al cammino cristiano. La logica del dono fa sì che la Chiesa “sovvenga”, “sopraggiunga” cioè in soccorso dell’altro, “facendo memoria” dell’Evento di grazia che continuamente la genera alla responsabilità e alla condivisione. L’Offerta per i sacerdoti è una missione che deriva dall’unzione battesimale. Una “grazia speciale” che richiede ad ognuno di vivere nella corresponsabilità e nella solidarietà».

 

Matteo Calabresi

Calabresi, un 2017 positivo per le Offerte si avvia al rush finale, con le ultime settimane dell’anno in cui si concentra oltre il 70% delle donazioni a sostegno di 35 mila preti diocesani in Italia. Su che cosa punterete?

«Da novembre 2016 ad oggi la partecipazione è tornata in crescita. Ma è un risultato che viene da lontano: già l’anno scorso abbiamo ridotto il calo delle Offerte che penalizzava da tempo la raccolta. Il salto di qualità è frutto del consolidamento della fiducia tra i donatori, della formazione con incontri nelle parrocchie sul sovvenire organizzati in oltre una diocesi su quattro. Abbiamo spesso trovato informazioni confuse, pochi sapevano che ai sacerdoti non provvede, come si dice genericamente, “il Vaticano”, ma che sono affidati ai fedeli. Informazioni chiare, rendiconti sulla remunerazione di un sacerdote, hanno riportato il dialogo dal percepito alla realtà».

Dove cresce la trasparenza, crescono le Offerte…

«Per questo l’azione prosegue sui media: dalla rivista “Sovvenire” al web e ai social, diamo conto delle opere dei sacerdoti oggi con storie e video da tutta Italia. Dalla pagina Facebook “Insieme ai sacerdoti” alla Mappa 8xmille (8xmille.it), che fa trasparenza geolocalizzando dove è arrivato l’aiuto. Dal 26 novembre tornerà inoltre in onda lo spot tv Offerte per i sacerdoti, girato nella parrocchia romana di Sant’Ugo a Val Melaina. Al centro c’è un sacerdote in cui è facile identificare il proprio, disponibile 24 ore su 24 per il popolo di Dio».

Il 2018 segnerà il trentennale del Sovvenire. Come far arrivare a tutti il messaggio della Giornata nazionale Offerte, ampliando la platea dei donatori?

«La formazione nelle parrocchie, con la raccolta anagrafica e l’informazione sui media, daranno ulteriori buoni frutti. Il rapporto tra sacerdoti e comunità si rinvigorisce. Se prima l’uditorio era timido nel parlare di gestione economica, l’incontro formativo suscita una forte richiesta di partecipazione e di sostegno alla missione dei parroci, dal più lontano al proprio. Mettere in luce la loro opera fa crescere la coesione delle comunità e la fiducia nei sacerdoti».




Unitalsi, nella solennità di Cristo Re celebrata la Giornata dell’adesione

Si è svolta domenica 26 novembre, nella festa di Cristo Re dell’Universo, la Giornata dell’Adesione dell’Unitalsi. L’appuntamento, per la sottosezione di Cremona, è iniziato con la Messa delle 11 in Cattedrale, presieduta dal parroco mons. Alberto Franzini, insieme all’assistente diocesano don Maurizio Lucini, davanti ad un’assemblea numerosa che si è ritrovata per condividere insieme una giornata di preghiera e allegria. 

«Chiudiamo l’anno liturgico contemplando la Signoria di Cristo, il Crocifisso risorto su tutte le cose, su ogni vita, su tutta la storia. Solo Lui, che ha offerto la vita al servizio dell’uomo in obbedienza al Padre, può essere il vero Capo dell’umanità. Sono presenti a questa nostra liturgia eucaristica i membri dell’Unitalsi diocesana cremonese, preghiamo per loro, per tutti i volontari, preghiamo in modo particolare per gli ammalati assistiti dai volontari unitalsiani che, uniti alla Passione del Signore, possano contemplarlo nella sua Gloria». Queste le parole con cui mons. Franzini ha accolto le sorelle, i barellieri e gli ammalati-disabili presenti. Parole che ben sottolineano il particolare carisma dell’Associazione, fatta di fedeli che in forza della loro fede e del loro particolare carisma di carità, si propongono di incrementare la vita spirituale degli aderenti e di promuovere un’azione di evangelizzazione e di apostolato, in riferimento al messaggio del Vangelo e al Magistero della Chiesa.

L’Unitalsi attua questi principi svolgendo un servizio verso e con gli ammalati e i disabili, promuovendo il culto mariano mediante la preparazione, la guida e la celebrazione di pellegrinaggi a Lourdes e ai Santuari Italiani ed Internazionali. L’Associazione opera attraverso volontari che si impegnano a prestare servizio gratuito in spirito di autentica carità cristiana, in sintonia con le scelte pastorali dell’autorità ecclesiastica.

Al termine della Messa, prima della benedizione, la presidentessa diocesana Maria Enrica Lambri è salita all’ambone per la recita della preghiera di impegno:

Padre Misericordioso, i fratelli e le sorelle che a motivo della sofferenza fisica o spirituale sono particolarmente uniti al Mistero della passione del tuo figlio Gesù, occupano un posto privilegiato nel cuore della Chiesa nostra Madre, fa che noi che siamo membra vive dello stesso corpo, avvertiamo la necessità e l’urgenza di correre in loro soccorso, perché facendo parte di una associazione ecclesiale come l’Unitalsi ci sentiamo impegnati ad offrire loro il nostro tempo e le nostre capacità, per alleviare i disagi e le difficoltà e ridonare loro un sorriso ed una speranza nuova che viene solo dalla fede.

Con l’aiuto della Vergine Maria Madre della Chiesa noi desideriamo impegnarci nel servizio di carità e di amore verso i nostri fratelli più bisognosi per aiutarli nelle loro necessità e condividere con loro il peso della sofferenza. Lo Spirito Santo ci aiuti a vivere il dono dell’amore servizievole in armonia con il Vangelo ed il Magistero della Chiesa.

La liturgia è stata animata dal Coro della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali.

La Giornata dell’impegno è poi continuata con il pranzo comunitario alla Casa dell’Accoglienza e con un momento di festa nella sede dell’associazione, presso il Centro pastorale diocesano.

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Storia e fisionomia dell’Unitalsi

L’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) è una organizzazione ecclesiale composta esclusivamente da volontari che a proprie spese assistono e accompagnano gli ammalati, i disabili e i portatori di handicap nei pellegrinaggi a Lourdes e nei vari Santuari Internazionali.

La sua nascita ha una storia molto speciale: nel 1903 Giuseppe B. Tomassi, affetto da una forma gravissima di artrite, si recò a Lourdes per dimostrare che le apparizioni erano un’invenzione e con l’intenzione di suicidarsi con la sua pistola proprio davanti alla grotta di Massabielle. Giunto lì però qualcosa lo scosse a tal punto rinunciò al folle gesto, poi prese la sua pistola, la consegnò al suo Vescovo accompagnatore, mons. Radini Tedeschi, dicendo : “La Signora ha vinto”.

Ritornato indietro decise che anche qui in Italia gli ammalati e sofferenti avrebbero dovuto avere il privilegio di andare a pregare davanti alla Grotta di Lourdes cosicché fondò l’U.N.I.T.A.L., associazione che fu poi benedetta da Papa Pio X nel 1904.

Oggi l’Unitalsi è un’organizzazione che conta circa 300mila aderenti in tutta Italia, 19 Sezioni regionali composte a sua volta da 290 Sottosezioni diocesane e 2 delegazioni nella Repubblica di S. Marino. I suoi volontari, detti anche “barellieri” e “sorelle”, sono animati da uno spirito di servizio e di carità dove colui che viene assistito viene accolto come in una grande “famiglia” dove ci consideriamo tutti amici e fratelli in eguale misura, senza distinzione di condizione fisica e ceto sociale.

L’attività dell’UNITALSI non si ferma solo ai pellegrinaggi Mariani a Lourdes, Loreto e Fatima, ma continua presso le nostre Sezioni e Sottosezioni dove si organizzano giornate speciali per i nostri amici ammalati, condividendo insieme sia momenti di preghiera e sia momenti di gioia.

Inoltre L’UNITALSI a livello nazionale è impegnata e  sta investendo in numerosi progetti che serviranno per essere sempre più vicini ai fratelli più bisognosi, perché il nostro caposaldo principale è l’attenzione per i malati, per i disabili, i portatori di handicap di ogni età e provenienza,il tutto animato dallo spirito di carità e servizio.

Il gruppo diocesano dell’Unitalsi è composto da circa 260 persone: 50 barellieri, 50 dame, 60 malati e 100 amici che solitamente partecipano ai pellegrinaggi regionali, tra di essi anche diversi sacerdoti e seminaristi e molti giovani.

Infine ricordiamo che per i giovani è possibile effettuare il Servizio Civile di Volontariato Nazionale, in accordo con il Ministero preposto, presso la nostra organizzazione.

Per informazioni rivolgersi alla sede dell’Unitalsi cremonese, in via S. Antonio del Fuoco 9 A (presso il centro pastorale diocesano di Cremona): tel. e fax 0372-458946, e-mail cremona@unitalsilombarda.it, sito internet www.unitalsicremona.info.