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Il 25 aprile in Seminario la Giornata diocesana dei ministranti

È in arrivo la tradizionale Giornata diocesana dei ministranti, in programma quest’anno giovedì 25 aprile. Una occasione pensata per tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che prestano servizio all’altare nelle proprie parrocchie. L’evento, che sarà ospitato nel Seminario vescovile di Cremona, coinciderà quest’anno con la Festa diocesana di Rosarianti e Fortes in fide. Queste due associazioni di preghiera, nate agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, si ritrovano con cadenza mensile nelle parrocchie in cui sono presenti per recitare il Rosario per le vocazioni presbiterali; una volta all’anno, il 25 aprile, tutti i gruppi si riuniscono in Seminario per un pomeriggio di preghiera e di incontro con i seminaristi.

Così, la giornata del prossimo 25 aprile avrà inizio proprio con la recita del Rosario, in programma alle 14. L’arrivo dei ministranti, ai quali è chiesto di portare con sé la propria veste, è fissato per le 14.45, appena prima della Messa delle 15 nella chiesa del Seminario. A presiedere l’Eucaristia, come di consueto, sarà il vescovo Antonio Napolioni.

Ministranti, Rosarianti e Fortes in Fide saranno ancora riuniti per il momento della merenda, nel cortile del Seminario. Al termine del momento conviviale, le associazioni di preghiera si sposteranno nel salone Bonomelli per la tombola, mentre i chierichetti saranno impegnati in un gioco ambientato negli spazi del Seminario. Un’attività che sarà incentrata sulla scoperta di alcuni dei santuari presenti in diocesi, due per ogni zona. Attraverso il gioco, ragazzi e ragazze potranno conoscere e approfondire questi luoghi di culto della diocesi, a volte non molto conosciuti.

L’evento, il cui termine è previsto per le 18, vedrà coinvolta tutta la comunità del Seminario – organizzatrice dell’iniziativa – con i collaboratori e in sinergia con la Federazione Oratori Cremonesi e anche grazie all’impegno dei ministranti più grandi provenienti dalle varie zone pastorali. Un appuntamento per approfondire la propria fede e dare ancora più senso al proprio impegno in parrocchia.

«È la prima volta che queste due feste coincidono – spiegano gli organizzatori –.  Sarà bello passare un pomeriggio negli stessi luoghi, ampi e accoglienti del Seminario, facendo cose diverse, ma accomunati dalla stessa amicizia per il Signore». Con l’auspicio però che le occasioni di incontro siano molte altre, che si possa «pensare a proposte per i chierichetti, e non solo, che non siano solo il ritrovo all’evento diocesano annuale».

Ogni gruppo parrocchiale è invitato a formalizzare l’iscrizione dei propri ministranti entro lunedì 22 aprile sulla pagina dedicata del sito della Federazione oratori. È richiesta una quota di partecipazione di 2 euro a persona, da versare all’ingresso.




Il CSI di Cremona porta lo sport in carcere

Nell’ultima settimana di marzo ha preso corpo uno dei progetti a cui sta lavorando il CSI di Cremona, grazie a un bando finanziato da Fondazione Comunitaria, con la finalità di promuovere l’attività sportiva a favore di persone che vivono situazioni di disagio e di svantaggio, sia fisico che sociale.

Uno degli ambiti individuati per la realizzazione del progetto è l’attività presso la Casa Circondariale di Cremona e, dopo diversi incontri, superate le difficoltà di carattere organizzativo e burocratico, grazie anche all’entusiasmo e alla disponibilità con cui la direttrice Rossella Padula ha accolto la proposta, si è giunti a un accordo ed è partita la macchina organizzativa.

Al momento, grazie alla collaborazione di istruttori qualificati, sono partite le attività del Tennis Tavolo e del Basket, con cadenza settimanale.

L’accoglienza è stata molto positiva, c’è entusiasmo, voglia di mettersi in gioco e quel pizzico di agonismo che ha dato la spinta per l’organizzazione di un primo torneo di Tennis Tavolo, per ora tra detenuti (in programma il 26 aprile dalle ore 9 alle 12.30), con la speranza in un prossimo futuro di organizzare amichevoli e tornei con squadre partecipanti al Campionato del CSI cremonese. Gli istruttori sono stati positivamente colpiti da tutto questo e sono quindi motivati a proseguire questa nuova avventura.

Sicuramente una bella e nuova sfida, che rientra nella mission del CSI, all’insegna del motto “sport per tutti” che caratterizza da ormai quasi 80 anni la proposta sportiva del CSI anche a livello locale.

L’attività di Tennis Tavolo si svolge il giovedì dalle 14:30 alle 16:30, con un gruppo di 24 persone.

L’attività di Basket si svolge il mercoledì dalle 12:30 alle 13:30 e il giovedì dalle 9:30 alle 11:30, con un gruppo di circa 16 persone, che si alternano in base ai loro impegni.




“Primavera Organistica Cremonese”, domenica nel Duomo di Casalmaggiore Paolo Bottini suonerà in concerto l’organo “Bossi/Giani”

Domenica 28 aprile alle ore 16 nel Duomo di Casalmaggiore l’organista cremonese Paolo Bottini suonerà in concerto l’organo “Bossi/Giani” (1862/2010) per presentare il suo doppio cd monografico dedicato alla musica originale per organo del grande operista Giacomo Puccini nell’ambito della rassegna concertistica “Primavera Organistica Cremonese” promossa dall’Accademia Maestro Raro.

 




Con Cosper e Nazareth percorsi di “messa alla prova” personalizzati per avviare dinamiche di giustizia riparativa

A Cremona c’è già un mediatore penale, figura dedicata alla mediazione tra vittima e reo, all’interno dell’équipe educativa che si occupa dei percorsi di messa alla prova di minori autori di reato. Le cooperative Nazareth e Cosper, protagoniste del progetto “Tra Zenit e Nadir” sul territorio di Cremona, anche così si stanno attrezzando – cogliendo proprio la spinta del progetto nazionale coordinato dall’Istituto Don Calabria in partnership con CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) – per introdurre una modalità educativa diversa, più orientata ad elementi caratterizzanti la Giustizia Riparativa, nei percorsi in atto di messa alla prova. A partire dalle azioni già in corso sul territorio che prevedono un approccio non standardizzato, ma su misura dei ragazzi coinvolti, e che – dove c’è spazio – coinvolge anche le loro famiglie.

In un anno, le cooperative cremonesi si sono occupate dei percorsi di messa alla prova di 45 ragazzi. Un numero in aumento, non per forza sintomo della crescita dei reati giovanili, ma sicuramente esito del ricorso maggiore a questa tipologia di strumento. “I casi che arrivano – commenta Luca, educatore della Cooperativa Cosper e mediatore penale – sono sempre più complessi. Noi, sulla base delle disposizioni dei Tribunali e in raccordo con i servizi territoriali, accompagniamo i ragazzi durante il periodo di messa alla prova che può estendersi anche un anno dopo il termine della stessa. Il reato, spesso, è solo una parte, talvolta piccola, delle difficoltà di questi giovani. Per questo mettiamo in campo progettualità che vadano oltre la questione giuridica e che, dove possibile, coinvolgano anche le famiglie”.

Nella buona parte dei casi, il reato o i reati sono concentrati in un periodo circoscritto della vita dei ragazzi, espressione di un disagio molto più ampio. “Come equipe educativa – commenta Luca – ci accorgiamo della grande necessità dei ragazzi di avere qualcuno che li ascolti e che stia in relazione con loro, adulti significativi che non giudichino, ma che siano disponibili al confronto. Per questo le fasi dei colloqui individuali, l’accompagnamento presso i servizi e in tribunale, i gruppi di parola, l’aiuto scolastico e i momenti informali restano un punto fondamentale dei percorsi. Così facendo lavoriamo sul progetto di crescita, cercando di mettere dei piccoli mattoncini che possono diventare solide basi per il futuro, e creiamo spazi affinché i ragazzi possano riflettere anche sui reati commessi”.

È stato così per Dylan, 21 anni di Cremona. Bocciato più di una volta negli istituti tecnici, ha concluso il percorso professionale in Pasticceria e Panificazione. Da sempre appassionato di sport, pratica da anni MMA, sport di arti marziali miste. Ha ottenuto diversi titoli, tra cui un titolo mondiale e uno italiano, e l’abilitazione come istruttore. “Di questo sport mi piace tutto – ci dice – Mi sento me stesso. Occhi neri e costole incrinate fanno parte del gioco. Il mio obiettivo è andare via dall’Italia e praticare l’MMA a tempo pieno”. Nel frattempo, Dylan lavora in una pasticceria in città: “metto via i soldi per il mio progetto”, spiega. Nella sua storia, breve ma intensa, anche un percorso di messa alla prova. “Quando ero ancora minorenne un ragazzo ha insultato pesantemente me e la mia famiglia in un gruppo whatsapp – racconta – Non ho mai risposto. Poi, un giorno l’ho incontrato e ci siamo picchiati. Mi ha denunciato. Io l’ho denunciato a mia volta”. Da lì, la questione è passata per vie legali e Dylan ha chiesto al Giudice la messa alla prova. “Sono un fighter, non un criminale – dice – Ho chiesto la messa alla prova perché me l’ha suggerito il mio avvocato, ma è stata un’esperienza importante”. Per sei mesi, a contatto ogni giorno con l’educatore, Dylan ha fatto esperienze di volontariato, anche allenando ragazzi che volevano avvicinarsi al suo sport, ha frequentato una ciclofficina sociale e ha vissuto esperienze di socializzazione significative.

“In questo periodo – spiega l’educatore Giorgio Coppiardi – Dylan ha anche affrontato situazioni personali e familiari pesanti e ha sempre dimostrato serietà, costanza e un approccio umano e pacato alle cose. Dylan sa vedere le potenzialità nelle persone, anche in quelle che hanno storie complesse”. Alla fine, il Giudice ha valutato positivamente il suo percorso, da cui è uscito con la fedina penale pulita e con la voglia di essere testimone e guida per altri ragazzi. “Tre settimane fa – conclude, sorridendo – un ragazzo in messa alla prova ha iniziato ad allenarsi ad MMA. Ci sono altri ragazzi con storie difficili che vengono in palestra. Anche partendo da ciò che ho vissuto io, sto loro dietro, valorizzo i loro talenti in modo che non si facciano distrarre da cose sbagliate e continuino a perseguire i loro obiettivi di vita. Faccio io l’educatore!”. “Il ragazzo con cui mi sono picchiato? – dice alla fine – Se lo vedo, lo saluto. Lui si gira dall’altra parte, ma per me è una storia chiusa, non porto rancore. Da quella ‘ragazzata’ e dalla messa alla prova, ho fatto un percorso che mi ha consentito di essere oggi quello che sono”.




Riflessi, un’edizione «a tutta velocità»

I mesi e le edizioni scorrono rapidamente e Riflessi Magazine arriva sul rettilineo che lo porterà a tagliare il traguardo dei 5 anni (e 50 edizioni digitali) con un numero dedicato proprio al tema della velocità.

SFOGLIA L’EDIZIONE

Tra le pagine dell’edizione numero 49 una riflessione sulla frenesia del contemporaneo, nella comunicazione, nelle relazioni, nel «paradigma della competizione che ci condiziona anche quando non ne sentiamo il bisogno, nella formazione delle opinioni, nell’impiego del tempo libero, nella dinamica dei rapporti umani; l’ineluttabilità del progresso, l’insufficienza del presente. Il terrore della noia».

Non solo però uno sguardo critico, ma – come nello stile del mensile diocesano, fatto di parole, immagini, suoni e link da navigare con curiosità – anche la ricerca di valori positivi, di storie da conoscere e incontrare nella quotidianità che ci circonda: chi corre veloce su un circuito da gara che tra pochi giorni ospiterà un gran premio della Superbike, chi progetta bici cargo per essere più efficienti ed ecologici nella consegna dei pacchi in contesti urbani, dal tempo della cura ritrovato grazie all’Intelligenza Artificiale in rsa, al moto millenario degli astri riprodotto in pochi secondi sulla volta del planetario del Torrazzo, dalle partite-lampo negli scacchi alla corsa come stile di una vita, in fin dei conti, lenta. «C’è passione nella velocità –si legge infatti ancora nell’introduzione – un cambio di rotta, l’ispirazione così difficile da catturare, la naturale tensione al cambiamento. La velocità è giovane, romba come il motore di una supercar, batte come un cuore innamorato e cambia all’improvviso. È la vita: rallenta, si ferma, riparte. Come le emozioni sfiorano la nostra vita con il tocco di un istante che non c’è modo di fermare, eppure resta come il flash impresso sulla retina, eco di un ricordo che rimane nella memoria. Rapide, ma non effimere: parole, sguardi inattesi, verità riconosciute… Erano attimi in fuga, rimarranno per sempre».




Buona la prima per “Mettiti nei miei panni” nel campus di Cremona dell’Università Cattolica

Foto Università Cattolica del S. Cuore

 

È una prima volta assoluta quella di “Mettiti nei miei panni”, che è arrivata martedì 23 aprile nel campus di Cremona dell’Università Cattolica. L’iniziativa è promossa dai Servizi per l’inclusione d’ateneo per sensibilizzare ma anche per provare in prima persona le difficoltà legate alle diverse forme di disabilità. E dopo il grande successo delle ultime edizioni, abbraccia per la prima volta anche il campus di Santa Monica. L’invito è a mettersi nei panni di chi ogni giorno affronta le sfide della disabilità, ma anche a scoprire le innumerevoli risorse messe in atto per superarle, aprirsi a un mondo di esperienze e di prospettive, che spesso sfuggono a chi non le vive direttamente.

Nel campus cremonese è stato possibile prendere parte, insieme agli studenti, ai docenti e al personale tecnico – amministrativo, a delle vere e proprie simulazioni (role taking) di limitazione visiva o motoria, accompagnati da studenti con disabilità nelle vesti di tutor e volontari. Si potrà, inoltre, partecipare a laboratori per sperimentare le difficoltà relative ai deficit uditivi, conoscere e provare le maggiori tecnologie accessibili: sistemi di ingrandimento per la lettura, per l’accesso al computer, come mouse e joystick, ma anche modalità di comunicazione basate su puntatori oculari o a scansione.

«Mettiti nei miei panni non è solo una giornata di sensibilizzazione, ma è un vero e proprio invito a fare un’esperienza concreta – racconta il professor Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità e DSA – sono gli stessi tutor con disabilità che aiutano i loro compagni a capire cosa significhi affrontare la loro realtà partecipando alle attività di role taking. Molti, mettendosi nei panni degli altri, si rendono conto che con il contributo di ciascuno, la vita può essere più facile per tutti».

In questi anni il lavoro dei Servizi per l’inclusione in Università Cattolica ha cercato di promuovere sempre più la cultura dell’inclusione che come – spiega D’Alonzo – «si costruisce sulle fondamenta del binomio carità e competenza. Il semplice desiderio di aiutare è troppo poco, occorre molto di più. “Mettiti nei miei panni” offre a tutti i partecipanti spunti di riflessione critica e una significativa esperienza umana».

L’iniziativa, promossa dai Servizi per l’inclusione d’Ateneo e finanziata utilizzando il fondo per studenti con disabilità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è gratuita e realizzata in collaborazione con Leonardo Ausilionline e patrocinata dal Coordinamento atenei lombardi per la disabilità.




Domenica sera in Cattedrale concerto in memoria del maestro don Dante Caifa. L’evento in diretta su Cremona1

Maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona, don Dante Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. Fondatore del Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 ha ricostituito la Cappella musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997. Una vita dedicata alla musica e alla Chiesa cremonese che, a 21 anni dalla morte, lo ricorderà nel “Concerto in memoria di mons. Dante Caifa” che domenica 21 aprile, alle 21, è in programma proprio nella Cattedrale di Cremona. L’evento sarà trasmesso in diretta tv su Cremona1 (canale 19).

Tre cori coinvolti, accompagnati da maestri d’organo d’eccezione: la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino di Soncino, diretti da Giorgi Scolari, il coro “Il Disincanto” di Cremona, diretto da Daniele Scolari, e il Coro della Cattedrale di Cremona, diretto da don Graziano Ghisolfi.

Un ricco programma musicale, che si aprirà con il “Nun komm” der Heyden Heyland BWV di Johann Sebastian Bach, un solo di organo eseguito dall’organista titolare della Cattedrale, Fausto Caporali. A seguire, cinque esecuzioni di opere scritte proprio da monsignor Caifa: il coro della Cattedrale si cimenterà nella Missa brevis “De Angelis” per assemblea, un esecuzione con coro a tre voci dispari e organo; la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino eseguiranno invece Al Signore che entrava Santa Chiesa di Dio; saranno inoltre eseguiti il Victimae Paschali per soprano, coro a quattro voci miste e organo, con l’interpretazione del coro “Il Disincanto” e del Trittico per soprano e organo, con protagonisti l’organista Alberto Pozzaglio e il soprano Ilaria Geroldi. A chiudere il programma due esecuzioni a cori riuniti: la Messa detta “Balossa”, scritta da Caifa per assemblea, coro a tre voci pari e organo, e il Magnificat di Lorenzo Perosi, per coro a quattro voci dispari e organo.

L’esecuzione sarà inframezzata da un intervento di Roberto Fiorentini che presenterà e approfondirà gli studi di monsignor Caifa sui Salmi di Rodiano Barrera e le Lamentazioni di Marc’Antonio Ingegneri.

Un concerto promosso perché non passasse in silenzio il ricordo di un sacerdote che ha contribuito così tanto, con la sua permanenza qualificata, al panorama della Chiesa cremonese. Un musicista vero, con la musica nel cuore, che ha lasciato un patrimonio che si vuole così ripresentare alla comunità affinché non vada perduto e dimenticato.

La locandina del concerto

 

Profilo di don Caifa

Nato a Vescovato il 22 dicembre 1920, don Caifa fu ordinato sacerdote nel 1943: l’hanno successivo mons. Cazzani lo assegnò alla Cattedrale come vicario dopo una breve esperienza a Pieve d’Olmi.

Grazie agli studi al liceo musicale pareggiato di Piacenza e poi al conservatorio di Parma conseguì i diplomi di Musica Corale (1949) e Composizione (1951). Il prete musicista ottenne anche il compimento inferiore in Organo.

Nominato maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona nel 1964 (sostituì il grande Federico Caudana). Insegnante di musica in Seminario, mons. Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese.

Dopo aver fondato nel 1968 il Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 mons. Caifa ha ricostituito la Cappella Musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997.

Musicista di grande talento, grande improvvisatore, insegnante di Musica in Seminario, ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. A lui si deve la riscoperta a Cremona della polifonia classica (Monteverdi e Ingegneri in particolare) e del grande repertorio corale dopo l’impostazione lirico-romantica di Caudana.

Nel 1986 fondò insieme al cav. Giovanni Arvedi e altri membri del Comitato per l’Organo della Cattedrale la scuola d’organo che ha contribuito a formare decine di organisti diocesani e alla quale l’Associazione Marc’Antonio Ingegneri, emanazione diretta istituita nel 1994 con Caifa presidente, assicura tutt’oggi continuità.

Musicista raffinato e di raro talento, le sue musiche – prevalentemente dedicate alla pratica corale – sono state raccolte e pubblicate, poco prima della morte (avvenuta a Cremona il 5 agosto 2003), in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale (1943-2003) nell’antologia:
 “Messe, mottetti e varie composizioni” a cura di Marco Ruggeri
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Il 25 aprile in Seminario la festa di Rosarianti e Ministranti, con l’invito a essere sempre «evangelizzanti»

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Ministranti, Rosarianti e Fortes in fide. Ma prima di tutto «evangelizzanti», perché «occorre portare il Vangelo a tutti e costruire un regno di giustizia e di pace», a partire dall’incontro con la Sorgente di gioia, «l’annuncio della salvezza e l’amicizia del Signore». È l’invito e insieme l’augurio che il vescovo Antonio Napolioni ha voluto esprimere giovedì in Seminario celebrando in un unico momento comunitario l’annuale Giornata delle associazioni che pregano per le vocazioni sacerdotali, abitualmente fissata per il 25 aprile, e la Festa diocesana dei ministranti, quest’anno anticipata nella medesima occasione.

Durante la Messa vissuta nel primo pomeriggio nella chiesa del Seminario, riflettendo sull’unicità dell’appuntamento condiviso, monsignor Napolioni ha sottolineato come il senso della preghiera o del servizio vengono meno se si dimentica la sorgente da cui scaturiscono, «come se tutto finisse lì». Il Vangelo «apre la mente e la fantasia dello Spirito Santo e ogni occasione è adatta per dire sì al Signore, nonostante la pigrizia e la fatica contro cui dobbiamo lottare». Per essere dunque “evangelizzanti” e portare il Vangelo a tutti, è quindi necessario «lasciarci evangelizzare», ovvero conoscere e assaporare la gioia «di essere salvato, essere amico del Signore, guardare agli altri con più fiducia».

Ministranti e Rosarianti, insomma, «fanno rima con avanti», ha osservato con ironia il vescovo: «Ogni giorno possiamo scrivere una nuova pagina del nostro diario con Gesù che profuma di Vangelo». E allora «quando serviamo a Messa o facciamo una preghiera è l’inizio di una vita che deve continuare a scorrere».

 

Omelia del vescovo Napolioni

 

Una quarantina tra Rosarianti e Fortes in fide, insieme a circa un centinaio di chierichetti giunti dalle diverse parti della diocesi, tutti con indosso le proprie vesti, diverse da parrocchia a parrocchia. Un incontro iniziato, dopo la recita del Rosario, alle 15 con l’Eucaristia, nella memoria liturgica di san Marco evangelista. Significativo il momento dello scambio della pace che bambini e ragazzi hanno portato a tutti i presenti e, alla fine, la foto ricordo collettiva.

Il pomeriggio, animato dalla comunità del Seminario, è proseguito con un momento di festa, differenziato tra adulti e ragazzi: i primi impegnati in una tombolata, i secondi in una serie di «sfide» di abilità e concentrazione organizzate in diverse aree del Seminario e che sono state occasione per far conoscere alcuni dei santuari presenti in diocesi. Un breve cenno storico e poi via al gioco tra staffette, telefoni senza fili, piramidi umane e scioglilingua.

«L’idea è stata quella di ritrovarsi insieme e dare la possibilità ai vari gruppi di chierichetti di conoscersi tra loro», ha detto don Valerio Lazzari, referente diocesano per i ministranti. «La giornata di oggi è la prima fatta in questo modo – sottolinea don Marco D’Agostino, rettore del seminario – ed è bello pensare che tutti noi siamo chiamati, attraverso i nostri servizi, ma soprattutto attraverso la nostra testimonianza, a raccontare la nostra fede».




Un, due, tre… musei! Grazie a una convezione con gli oratori alla scoperta delle meraviglie artistiche con Abbonamento Musei

“Un, due, tre… Musei!”, si intitola così il progetto di Regione Lombardia, sostenuto da Fondazione Cariplo e organizzato in collaborazione con Abbonamento Musei e con la rete degli Oratori delle Diocesi Lombarde, che quest’anno si rivolge alle famiglie con bambini e bambine dai 6 ai 13 anni, portando avanti un obiettivo primario, quello di avvicinare il pubblico dei più giovani alla scoperta delle meraviglie della Lombardia.

L’idea è quella di regalare ai più piccoli che frequentano gli oratori lombardi circa 8mila Abbonamenti Musei Junior, della durata di 365 giorni, e 8mila Abbonamenti Musei speciali, della durata di due mesi, a un genitore/tutore per ogni nucleo familiare. Alla scadenza, l’accompagnatore potrà rinnovare la card a una tariffa agevolata.

Gli oratori sono veri e propri avamposti di socialità e inclusione ed è proprio qui, che – come sostiene il coordinatore degli Oratori Diocesi Lombarde don Stefano Guidi – la dimensione culturale può e deve diventare un ulteriore stimolo di crescita di ragazzi e adolescenti. Un modo per vivere la bellezza e creare comunità dove i bambini sono chiamati ad esprimersi liberamente e a diventare i protagonisti di un cambiamento culturale come dichiarato da Alberto Garlandini e Simona Ricci, rispettivamente presidente e direttrice di Abbonamento Musei.

L’iniziativa vede coinvolti ben 218 musei, diffusi su tutto il territorio lombardo, con un palinsesto fitto di attività culturali, che insieme creano un sorprendente itinerario alla scoperta del patrimonio meno conosciuto.

Anche nel territorio della Diocesi di Cremona si trovano alcuni luoghi tutti da scoprire.

Il tour in città può iniziare infatti dal Museo Archeologico San Lorenzo, un museo interattivo allestito in una chiesa del XIII secolo e ospitante i resti di una domus romana.

Si prosegue con un museo davvero unico, il Museo del Violino, il quale espone una collezione unica al mondo, attraverso installazioni multimediali e un ricco corredo documentale.

Il percorso prevede inoltre la riproduzione della bottega di un liutaio, un ambiente audio immersivo e uno “scrigno dei tesori”, dove sono custoditi gli strumenti dei più importanti maestri cremonesi.

Sempre nel centro della città si trova il Museo Civico Ala Ponzone – Pinacoteca, ospitato dal 1928 nel palazzo Affaitati; il museo deve il suo nome al marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, entomologo in pensione e collezionista, che lasciò in eredità alla sua città natale le sue collezioni d’arte. Tra le opere esposte si ritrovano anche un Caravaggio (San Francesco in meditazione) e un Arcimboldo (L’ortolano).

Spostandosi poco fuori città si trova un’antica cascina che ospita il Museo Civico della civiltà contadina “Il Cambonino Vecchio”, il cui ruolo è quello di valorizzare il lavoro della civiltà rurale italiana, così da non dimenticare mai le nostre origini, la storia e le tradizioni. Qui si possono respirare ancora oggi tantissime testimonianze della vita contadina, ogni ambiente del museo racconta una vera e propria storia.

Con la card di Abbonamento Musei è possibile visitare in provincia di Cremona anche: il Museo Archeologico “Platina” (Piadena) e il Museo Diotti (Casalmaggiore). Sempre nella frazione di Casalmaggiore si trova un museo unico al mondo: il Museo del Bijou. Esso custodisce gli oggetti di bigiotteria prodotti dalle industrie locali fra fine ’800 e il 1970, per un totale di oltre 20 mila pezzi fra collane, bracciali, anelli, orecchini, ciondoli, cinture e occhiali, i quali raccontano un secolo di moda, dall’era vittoriana agli hippies.

Inoltre, presso il sito archeologico di Calvatone-Bedriacum, ha sede il Visitors Centre “Maria Teresa Grassi”, polo di divulgazione delle ricerche e degli scavi archeologici condotti in loco dall’Università di Milano. In estate, gli archeologi dell’università accompagneranno i visitatori negli scavi archeologici, avvalendosi anche di supporti 3D e pannelli multimediali.

Infine, doppia possibilità anche nel territorio mantovano della diocesi, a Sabbioneta, con il Palazzo Ducale, il più antico tra gli edifici costruiti da Vespasiano, realizzato tra il 1560 e il 1561, e la chiesa dell’Incoronata, che doveva fungere da cappella palatina e da pantheon per la dinastia e per tale ragione fu affidata alla cura dei frati Serviti, presenti a Sabbioneta dal 1448.

Gli abbonamenti si possono richiedere tramite la compilazione del questionario al link: https://it.surveymonkey.com/r/un_due_tre_musei

Per informazioni: www.abbonamentomusei.it/progetto/un-due-tre-musei/




Veglia per le vocazioni, il Vescovo: non è una «campagna acquisti» ma osare il proprio «sì»

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«Non c’è una campagna acquisti da vivere, né stasera né mai. C’è la nostra esistenza, che è vocazione!». Si è aperta con questa riflessione del vescovo Antonio Napolioni la veglia diocesana per le vocazioni, che ha avuto luogo nella serata di venerdì 19 aprile nella Cattedrale di Cremona.

Canti, preghiere e letture hanno scandito l’iniziativa dedicata ai giovani della diocesi e incentrata sul tema «Fare casa a Emmaus». Clou della serata sono stati i due momenti di dialogo e di confronto in cui i presenti si sono raccontati, guidati da alcuni «testimoni di vocazione», tra cui il vescovo, alcuni sacerdoti, frati, suore e coppie di sposi, esempi di una vocazione che non è solo quella sacerdotale. Seduti ai tavoli allestiti nelle navate laterali del Duomo, i giovani, nel loro conoscersi e confrontarsi, in base a come si sentivano in questo periodo della loro vita hanno scelto tra cinque tappe, quelle vissute anche dai discepoli di Emmaus prima, durante e dopo la rivelazione di Cristo: il disorientamento, l’incontro, l’esperienza cruciale, la crisi prima della scelta e la scelta di essere testimoni.

«Mi arrabbio quando ci si concentra solo su una vocazione – ha detto il vescovo nell’omelia conclusiva –. Vi immaginate una Chiesa fatta di soli preti?». Un invito a pensare anche a tutte le altre vocazioni: da quella dei consacrati, delle famiglie, delle istituzioni. «Il mondo è mandato avanti da uomini e donne che osano, nell’essere imperfetti, ma disponibili – ha aggiunto –. Uomini e donne che osano il sì».

Così, facendo riferimento proprio al Vangelo che racconta dei discepoli di Emmaus, letto appena prima dal diacono don Giuseppe Valerio, monsignor Napolioni ha spiegato: «È giusto che ci riaccostiamo così al Vangelo, partendo da noi, non facendo le cose di Chiesa perché bisogna farle, ma perché c’è un cuore che batte». Un cuore pieno di inquietudine, che deve essere necessaria nei giovani, , come sottolineato anche da Papa Francesco. «Quel giorno, quei due discepoli erano più scoraggiati che inquieti – ha aggiunto il vescovo –. Allora Gesù ha riacceso la loro inquietudine».

La riflessione si è quindi conclusa con un augurio: «Questo Vangelo ce lo abbiamo davvero davanti. Torniamo a casa consapevoli che questa strada ci si riproporrà sempre, che il viandante prenderà mille volti». «Allora ripartiremo e saremo testimoni al di là di ciò che avevamo preparato».

La veglia si è chiusa con la recita della preghiera per la 61ª Giornata mondiale per le vocazioni, che si celebra domenica 21 aprile, e con il saluto di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale. «Un grazie a tutti noi che abbiamo partecipato, perché se fosse mancato anche solo uno sarebbe stato diverso. E grazie a tutti coloro che hanno dato il proprio contributo e che si sono lasciati incontrare».

 

La riflessione del Vescovo