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Dal 28 luglio al 3 agosto il Giubileo dei Giovani: Veglia e Messa a Tor Vergata

Si terrà a Roma da lunedì 28 luglio a domenica 3 agosto 2025, il Giubileo dei Giovani: ad annunciarlo don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) della Cei, chiudendo il 9 maggio a Sacrofano (Roma) i lavori del XVIII Convegno nazionale di Pastorale giovanile sul tema “Domine, quo vadis?”, “Signore, dove vai?”.

«La macchina organizzativa – ha riferito don Pincerato – è già in moto per individuare i luoghi di accoglienza». Il Giubileo dei giovani sarà connotato da tutti «gli elementi tipici di ogni Giubileo, quindi vivere il pellegrinaggio, attraversare la Porta santa, fare la Professione di Fede e avvicinarsi al sacramento della Riconciliazione. Il Giubileo, del quale oggi è attesa la pubblicazione della Bolla di indizione – ha ricordato – non è l’incontro con il Papa».

Il responsabile della pastorale giovanile della Cei ha poi fornito alcune prime informazioni pratiche: «A settembre verrà consegnato un sussidio realizzato dai vari Uffici e Servizi della Cei per aiutare la preparazione di eventi che potranno essere realizzati nelle diocesi. Per quanto riguarda le iscrizioni al Giubileo dei Giovani queste dovrebbero aprirsi nel prossimo settembre e passeranno attraverso il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. I costi dei pacchetti saranno stabiliti con lo scopo di favorire la partecipazione di quanti più giovani possibili. Si tratta – ha precisato don Pincerato – di informazioni che ci verranno comunicate dal Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita. Le iscrizioni dovrebbero chiudersi nella prossima primavera».

Per ciò che riguarda i giovani italiani al Giubileo «la Cei sta pensando ad un evento per loro che dovrebbe avere luogo di mercoledì o giovedì nella zona di Centocelle (Roma). Il martedì dovrebbe, invece, tenersi un momento di accoglienza offerto dai giovani della città di Roma ai loro coetanei del mondo; il mercoledì e il giovedì saranno dedicati al pellegrinaggio a san Pietro e al passaggio della Porta santa. Il venerdì è riservato al sacramento della Riconciliazione. La Veglia del sabato sera e la Messa della domenica 3 agosto, entrambi con il Papa, si terranno a Tor Vergata».

Il tema del Giubileo, come da tradizione, viene scelto dai Pontefici per cercare di leggere e di rispondere alle esigenze culturali dei tempi: «Quello voluto da Papa Francesco per il Giubileo del 2025 è “Pellegrini di speranza”. È una occasione – ha ribadito don Pincerato – per “sostare” con i nostri giovani sul tema della fede andando a riprendere documenti come “Spe Salvi” di Benedetto XVI e i testi e i discorsi di Papa Francesco di questi anni. Speranza, dal punto di vista biblico, è equivalente di fede. Il tema vuole essere anche un monito che ci ricorda che, a livello culturale, esiste il rischio che possano toglierci la fede, la speranza e la possibilità di incontrarci con Dio. I percorsi che faremo l’anno prossimo – ha concluso il responsabile del Snpg – avranno l’obiettivo di far fare ai giovani l’esperienza di Dio. Il Giubileo diventerà così un punto di un cammino nel quale accompagnare i giovani».

Daniele Rocchi (AgenSir)




Il 1° maggio la consueta apertura del complesso monastico di San Sigismondo a Cremona

Anche quest’anno il 1° maggio a Cremona ci sarà la consueta apertura del chiostro e del refettorio del monastero di San Sigismondo (in largo Bianca Maria Visconti 3), solitamente inaccessibile perché sotto clausura. L’occasione avrà quest’anno un significato particolare in quanto ricorrono proprio del 2024 i 1.500 anni del martirio di san Sigismondo, la cui memoria liturgica ricorre appunto il 1° maggio.

La giornata si svolgerà come ormai di consueto: dalle ore 9 alle ore 10.30 e dalle ore 14 alle ore 17.30, si potrà visitare il complesso di San Sigismondo nella sua interezza, con l’accesso straordinario alle cappelle laterali, al presbiterio, al chiostro e al refettorio normalmente non fruibili grazie all’impegno dell’Associazione “Amici del Monastero” e con l’accoglienza dei turisti da parte dei volontari legati alla comunità monastica domenicana che metteranno a disposizione artistiche confezioni di lavanda, coltivata in Monastero. L’accesso al complesso monastico da parte di gruppi e singoli è libero e gratuito, ma con la possibilità comunque di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano.

Dal punto di vista celebrativo alle 11 ci sarà la Messa solenne presieduta da mons. Pietro Bonometti, canonico del Capitolo della Cattedrale; alle 18 il canto dei Secondi Vespri.

Per quanti lo desiderano le visite potranno essere accompagnate dalle guide turistiche garantite dall’Associazione Amici del Monastero: le visite avranno una durata di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti e senza necessità di prenotazione.

Si tratta di un’occasione importante per poter ammirare da vicino alcuni capolavori del Manierismo cremonese, ma anche la notevole e inaccessibile Ultima Cena di Tommaso Aleni, realizzata nel 1508 e custodita nel refettorio del monastero. L’opera si ispira al passo del vangelo di Giovanni in cui Cristo, incalzato dalle domande dei discepoli, rivelò il suo traditore dicendo: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”. E, puntualmente, l’Aleni lo ritrae mentre sta afferrando il boccone con le dita della mano sinistra. L’affresco di San Sigismondo è uno dei capolavori del pittore e documenta la cultura figurativa cremonese del primo decennio del ‘500 in alternativa alle proposte più strutturate e moderne di Boccaccio Boccaccino, ispiratore dell’Aleni e prima scelta della committenza cittadina.

Oltre ai capolavori del manierismo cremonese, il complesso di San Sigismondo consente di apprezzare anche alcuni capolavori tardo-barocchi, tra cui si distinguono gli interventi di Robert de Longe. L’esordio in città dell’artista fiammingo si fa proprio coincidere con il cantiere artistico di San Sigismondo, che lo vede impegnato in prima battuta nella decorazione della cappella dedicata a Santa Teresa d’Avila a partire dal 1673, come suggerisce la presenza dello stemma di Desiderio Ambrogini, abate di San Sigismondo dal 1673 al 1698, dipinto tra i girali di foglie d’acanto che ornano le lesene. Verso la fine del secolo, si collocano gli interventi nelle cappelle di San Filippo Neri, dell’Angelo custode e nella controfacciata della chiesa, con le raffigurazioni della Fama e della Giustizia che incorniciano lo stemma di Carlo II d’Asburgo, ultimo degli Asburgo di Spagna e morto nel 1700.

La prossima giornata aperta per il complesso monastico di San Sigismondo sarà come sempre la terza domenica di settembre, nel ricordo della dedicazione della chiesa, avvenuta il 15 settembre 1600 per opera del vescovo Cesare Speciano.




1ª Giornata mondiale dei bambini, appuntamento diocesano a Caravaggio nel giorno dell’Apparizione

Ricorrerà nel weekend del 25 e 26 maggio la 1ª Giornata mondiale dei bambini, istituita da Papa Francesco e annunciata, nella sua prima edizione, lo scorso febbraio. Così, sulla scia della Giornata che si svolgerà in Vaticano, anche la Diocesi di Cremona celebrerà questa ricorrenza invitando tutte le famiglie a prendere parte all’evento diocesano che si svolgerà al Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, il prossimo 26 maggio, proprio nel giorno della festa dell’apparizione di Maria a Giannetta.

Il programma della Giornata si aprirà con la celebrazione della Messa domenicale, nelle proprie parrocchie o alle 11.30 nella basilica del Santuario. I prati del santuario ospiteranno quindi il pranzo al sacco di tutti i gruppi e le famiglie, prima del momento di preghiera al sacro Fonte, in programma alle 14.30.

A seguire, presso il Centro di spiritualità, ci sarà spazio per l’animazione per tutti, con lo spettacolo “Viaggiando s’impara”, realizzato dalla compagnia “TeatroDaccapo”: uno spettacolo comico caratterizzato da grande dinamismo e gioco scenico, arricchito da continui cambi di personaggi, dove il tema del viaggio è presentato non dal punto di vista strettamente storico o geografico, ma è animato dallo spirito di avventura, esperienza e valorizzazione di ciò che ci sta intorno, dove il corpo e lo spazio intorno diventano occasione di scoperta e conoscenza.

 

Il trailer dello spettacolo

 

Al termine dello spettacolo ci sarà, per i bambini, il racconto della storia dell’Apparizione a Giannetta. Quindi, alle 17, le campane a festa annunceranno il momento dell’Apparizione a cui seguirà la benedizione per tutti e la conclusione della giornata.

Tutti invitati, dunque, per celebrare anche in Diocesi questa nuova e significativa ricorrenza. Una giornata – come sottolineato dal Pontefice nel suo messaggio del 2 marzo – dedicata a bambine e bambini, «gioia dell’umanità e della Chiesa, in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena, che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra». Con lo sguardo rivolto alle generazioni del futuro, senza però dimenticare tutti coloro che vivono situazioni di sofferenza e fragilità, «tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia – si legge ancora nel messaggio del Santo Padre –. Ascoltateli, anzi ascoltiamoli, perché nella loro sofferenza ci parlano della realtà, con gli occhi purificati dalle lacrime e con quel desiderio tenace di bene che nasce nel cuore di chi ha veramente visto quanto è brutto il male».

 

 

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Una firma, migliaia di gesti d’amore

Domenica 5 maggio torna la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Nelle circa 25.500 parrocchie del Paese, infatti, ai fedeli sarà ricordato che il sostegno economico della Chiesa è affidato a loro e che la firma per la destinazione dell’8xmille del gettito Irpef è uno degli strumenti essenziali. Anche quest’anno la Conferenza Episcopale Italiana ripropone lo slogan lanciato lo scorso anno: “Una firma che fa bene”. Un’affermazione declinata su una serie di piccoli o grandi gesti di altruismo, che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.

«Una comunità cresce ed è viva quando può contare sul contributo di ciascuno – osserva Mons. Ivan Maffeis, presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica –: la corresponsabilità passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi, che esprime appartenenza, fraternità effettiva e condivisione». «Grazie ai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica – aggiunge – i territori delle diocesi e delle parrocchie che sono in Italia possono far tesoro di risorse che vanno a beneficio di tutti, indistintamente. Gli interventi spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori; dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti».

Solamente nell’anno 2023 sono stati assegnati oltre 243 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 13 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 ad interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 403 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 352 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche la tutela dei beni culturali ed ecclesiastici anche con interventi di restauro per continuare a tramandare arte e fede alle generazioni future oltreché sostenere l’indotto economico e turistico locale.

La firma non costa nulla al contribuente ed è un diritto di tutti coloro che percepiscono un reddito: chi presenta il 730, chi presenta il modello Redditi, ma anche chi possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare alcuna dichiarazione. Anche questi ultimi, infatti, possono esprimere la propria preferenza per la destinazione dell’8xmille.

A breve, così come ogni anno, sarà pubblicato sui siti www.8xmille.it e rendiconto8xmille.chiesacattolica.it il rendiconto dettagliato di tutto il denaro utilizzato nell’anno precedente. Firmare è dunque una scelta di responsabilità per ogni credente, ma spesso lo è anche da parte di chi non crede, perché sa che quelle risorse vengono utilizzate per il bene di tutta la comunità, cattolica e non, e poi rendicontate. Solamente nel 2022 (secondo gli ultimi dati disponibili) sono stati oltre 11 milioni e mezzo i cittadini che lo hanno fatto. Potranno essere ancora molti di più, nella misura in cui le comunità cristiane faranno la propria parte attivamente affinché ciascuno eserciti responsabilmente questo diritto di scelta.

Per informazioni sulle modalità di firma: www.8xmille.it/come-firmare/




A Cremona il IV Centeneraio della Santa Casa di Sant’Abbondio: ricco calendario di iniziative

Da 400 anni i cremonesi custodiscono, presso la chiesa di Sant’Abbondio, un piccolo spazio di Terra Santa. Nel centro di Cremona c’è qualcosa di così prezioso da essere punto di riferimento per generazioni di credenti dal 1624, anno in cui fu eretta una copia della casa dove a Nazareth viveva Maria. Uno spazio sacro, di silenzio e meditazione, meta il 2 maggio di un tradizionale pellegrinaggio dalla Cattedrale (in caso di maltempo ritrovo direttamente a Sant’Abbondio alle ore 21) guidato dal vescovo e che quest’anno suggellerà l’apertura ufficiale di un anno giubilare. La celebrazione di mercoledì sera sarà trasmessa in diretta tv su Cremona1 (canale 19) e sui canali web e social della Diocesi.«Si tratta di un evento cittadino, non certo solo parrocchiale – spiega il parroco di Sant’Abbondio, don Andrea Foglia – anche perché la Madonna nera è copatrona di Cremona. La devozione è un fatto privato e insieme comunitario».

Per questo il 2 maggio segnerà l’avvio di una serie di iniziative che, a livello pastorale, vedranno tutte le parrocchie della città impegnate in un cammino di riflessione a una sola voce, inserendo questo IV centenario a pieno nell’anno che il Papa ha voluto dedicare alla preghiera, anche in preparazione al Giubileo del 2025.

Il centro della meditazione per i cremonesi sarà il messaggio che il vescovo consegnerà alla città proprio giovedì sotto forma di lettera pastorale. Un punto di partenza, una pista di lavoro – nelle intenzioni del vescovo – per crescere nella fede e nella consapevolezza di ciò che il santuario custodisce: il mistero. «Non è – continua don Foglia – un santuario mariano come tanti altri, che mette al centro solo la figura della Madonna, ma richiama tutta la famiglia di Nazareth, con Gesù e Giuseppe. La casa di Nazareth è il luogo dell’incarnazione e dunque ha anche una fortissima valenza cristologica oltre che mariana». Per tutto il mese di maggio, le parrocchie, recitando secondo le proprie consuetudini il Rosario, potranno seguire «un sussidio preparato da don Daniele Piazzi con 4 tracce di preghiera in cui si mediteranno i misteri legati proprio alla Santa Casa. La prima traccia è sulle case che Gesù ha abitato, la seconda sulle case dove Gesù è passato e ha dimostrato la sua potenza divina, la terza sulla famiglia di Gesù e la quarta sulla sua genealogia».

Quindi dal 6 all’8 settembre il vescovo Napolioni presiederà un pellegrinaggio cittadino a Loreto per vivere un’esperienza di comunità. E sempre a settembre (dall’8 e fino al 12 ottobre) «sarà allestita presso il Museo diocesano – continua don Foglia – una mostra sulla figura di san Giuseppe, custode della Santa Casa di Nazareth, con opere provenienti dal Museo lauretano di Sant’Abbondio».

In ottobre (il secondo mese mariano) la storica statua della Madonna nera sarà trasferita in Cattedrale dove «si terrà un appuntamento settimanale – aggiunge il sacerdote – nei cinque martedì sera, per una scuola di preghiera guidata dal vescovo». A fine mese, quindi, con una solenne processione la statua sarà riportata nel santuario di Sant’Abbondio.

Per sottolineare il quattrocentesimo anniversario dell’unico santuario mariano in città, ci sarà spazio anche per convegni, conferenze e spettacoli. In autunno si terrà, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, un ciclo di conferenze sulla storia della Santa Casa. I temi affrontati, in collaborazione con la Società storica cremonese, saranno l’origine del santuario, il fenomeno delle copie, la figura di Giovan Pietro Ala e la fondazione di Sant’Abbondio, le Madonne coronate del Capitolo Vaticano e l’incoronazione di Sant’Abbondio, le varie celebrazioni nei secoli e il nucleo originario degli ex voto (1624-1630). A fine novembre, invece, la teologa Isabella Guanzini proporrà una conferenza sulla figura di Maria e il suo significato anche per i non credenti. Infine, presso la chiesa di Borgo Loreto l’8 dicembre sarà proposto lo spettacolo teatrale In nome della Madre, tratto dall’omonimo testo di Erri De Luca.

Una curiosità: anche l’effige della Madonna faceva parte delle «Madonne vestite», cioè quelle statue che portavano un abito di colore diverso a seconda del tempo liturgico. Proprio in occasione del IV centenario della Santa Casa, per la statua della Madonna nera sarà confezionato un abito con tessuti antichi, per mostrarla come era un tempo, prima di fine 1800, quando a tutte le statue furono tolti gli abiti.

 

Il calendario del IV Centenario Lauretano

 

Apertura del centenario
Pellegrinaggio delle parrocchie della città di Cremona dalla Cattedrale al Santuario Lauretano di S. Abbondio, giovedì 2 maggio alle ore 21.00 con il vescovo Antonio

Rosario del mese di maggio
Nel mese di maggio le parrocchie di Cremona sono invitate a pregare il Rosario meditando i “Misteri della Santa Casa” (le case di Gesù, la sua famiglia, la sua genealogia) attraverso un sussidio dedicato, unite spiritualmente grazie a un’unica traccia di preghiera

Pellegrinaggi parrocchiali
Da maggio a dicembre ognuna delle parrocchie della città è invitata a compiere il pellegrinaggio alla Santa Casa

Pellegrinaggio a Loreto
Dal 6 all’8 settembre il vescovo Antonio presiede il pellegrinaggio al santuario di Loreto per le parrocchie di Cremona

Mostra al Museo Diocesano
Dall’8 settembre al 12 ottobre al Museo Diocesano di Cremona, mostra sulla figura di san Giuseppe, custode della Santa Casa di Nazareth, con esposizione di opere provenienti dal Museo Lauretano di S. Abbondio

Conferenze storiche
In autunno, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, in collaborazione con la Società Storica Cremonese, ciclo di conferenze sulla storia della Santa Casa di S. Abbondio: il santuario di Loreto, la sua origine e il fenomeno delle “copie”; la figura di Giovan Pietro Ala e la fondazione di S. Abbondio; le “Madonne coronate” dal Capitolo Vaticano e l’incoronazione di S. Abbondio; le varie celebrazioni nel corso dei secoli; il nucleo originario (1624-1630 ca.) delle tavolette ex voto di S. Abbondio

Scuola di preghiera
Nel mese di ottobre, la statua della Madonna Lauretana di S. Abbondio viene trasferita in Cattedrale dove, nei cinque martedì del mese alle ore 21.00, il vescovo Antonio guida la Scuola di preghiera.
A fine mese, con una solenne processione dalla Cattedrale, la statua viene riportata al Santuario di S. Abbondio, concludendo con la celebrazione dell’Eucaristia

Conversazione sulla figura di Maria
A fine novembre la teologa Isabella Guanzini propone una conferenza sulla figura di Maria e il suo significato anche per i non credenti

“In nome della Madre”
Domenica 8 dicembre, alle ore 16.00, nella chiesa di Borgo Loreto lo spettacolo teatrale “In nome della Madre” tratto dall’omonimo romanzo di Erri De Luca

 

 

“Al cuore della nostra città”, lettera pastorale per il 4° centenario del Santuario lauretano




“Al cuore della nostra città”, lettera pastorale per il 4° centenario del Santuario lauretano

Avrà un significato particolare quest’anno a Cremona il tradizionale pellegrinaggio cittadino del 2 maggio al Santuario lauretano presso la chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio. Non segnerà solo ufficialmente l’apertura del mese mariano, ma inaugurerà il 4° centenario della Santa Casa cremonese. Proprio in questa occasione sarà disponibile la lettera pastorale “Al cuore della nostra città. Nel IV centenario del Santuario Lauretano in Cremona” scritta per l’occasione dal vescovo Antonio Napolioni.

L’appuntamento è fissato per le ore 21 in Cattedrale: da qui si snoderà la processione con i flambeaux che percorrerà piazza del Comune, largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, corso Matteotti, vicolo Lauretano e piazza S. Abbondio. La preghiera mariana sarà guidata dal vescovo Antonio Napolioni e vedrà la presenza del Capitolo della Cattedrale e, insieme alle proprie comunità, i sacerdoti della zona pastorale 3.

In caso di maltempo il ritrovo sarà alle 21 direttamente a Sant’Abbondio (seguono aggiornamenti). La celebrazione sarà trasmessa in diretta tv su Cremona1 (canale 19) e sui canali web e social della Diocesi.

Ad accogliere vescovo e pellegrini nella chiesa di Sant’Abbondio sarà il parroco don Andrea Foglia.

Conclusa la preghiera del Rosario il vescovo terrà l’omelia, quindi, al canto del Magnificat, accompagnato dai sacerdoti presenti, si recherà all’interno del santuario per l’omaggio alla Madonna Nera.

Al termine della celebrazione anche tutti i fedeli potranno accedere alla Santa Casa e sostarvi in preghiera e sarà in distribuzione la lettera pastorale dedicata al Santuario lauretano con il programma degli eventi che accompagneranno i prossimi mesi, fino a dicembre. Il volumetto delle linee pastorali ha in copertina la statua della Vergine incoronata con il Bambino in primo piano, sullo sfondo un’immagine panoramica della città vista dal cielo.

 

Storia del Santuario lauretano di Cremona

La storia del Santuario lauretano di Cremona risale agli inizi del 1600. Il giureconsulto e nobile cremonese Giovan Pietro Ala, molto devoto alla Madonna nera, visitava ogni anno il santuario di Loreto. Con l’avanzare dell’età si accorse che la lontananza e i disagi del viaggio non gli avrebbero permesso di recarsi più a Loreto, così decise di costruire una copia della casa di Nazareth, conservata a Loreto, all’interno del cimitero di Sant’Abbondio, contiguo alla chiesa omonima. Due padri teatini andarono di persona a Loreto per riprodurre con disegni le misure esatte e le fattezze della Santa Casa. La posa della prima pietra risale al 1° marzo 1624 quando alcune fonti storiche riportano dello scavo delle fondamenta e parlano della costruzione delle mura in piena somiglianza alla Santa Casa di Loreto. Ci vollero 36 giorni per completarla, un tempo relativamente breve grazie al meteo favorevole che accompagnò la realizzazione dei lavori.

Quella di Sant’Abbondio è una delle copie più antiche della casa di Maria. Anzi, fu essa stessa modello per altre copie che si diffusero in tutta Italia e anche all’estero. A Pozzaglio, nel Cremonese, ne esisteva una sotto la custodia dei Barnabiti, ma oggi non ne resta traccia perché fu demolita.

Il 21 gennaio 1625, su istanza di Giovan Pietro Ala, fu emesso il pubblico decreto secondo il quale la città veniva posta sotto la protezione della Santissima Vergine della Santa Casa. È da allora che i cremonesi si recano presso il santuario che si trova nel centro della città.

La statua della Madonna nera fu scolpita – non si conosce il nome dell’autore – sempre nel 1624. E da quella data campeggia sopra l’altare della Santa Casa. È noto che nel 1630 fu portata in processione per scongiurare l’ingresso della peste manzoniana in città. Proprio per questa epidemia morì Giovan Petro Ala che, per sua volontà, fu sepolto nel cimitero di Sant’Abbondio.

La Santa Casa e il Museo lauretano conservano ancora oggi una preziosa raccolta di ex voto. Sono circa cento pezzi, in gran parte risalenti agli anni immediatamente successivi alla fondazione della Santa Casa. Per lo più si tratta di piccoli quadretti dipinti con la scena del miracolo. Gli autori sono presumibilmente personaggi ospitati nella residenza dei teatini. Si tratta di opere dall’indubbio valore storico oltre che religioso.

 

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Inclusione, tutela e formazione: a “Chiesa di Casa” le sfide per il mondo del lavoro

 

La giornata del primo maggio è associata alla festa dei lavoratori. E anche nel mondo ecclesiale in questa occasione si tenta di dare rilievo alle tematiche relative al mondo del lavoro, che intrecciano inequivocabilmente la vita della comunità civile e religiosa. Con questo spirito mercoledì 1 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia presso l’azienda “Italcoppie Sensori S.r.l.” di Malagnino, incontrando i titolari, i dipendenti e le rispettive famiglie, e insieme anche la rappresentanza del mondo economico e lavoratori del territorio.

Un’attenzione particolare sulla giornata dedicata ai lavoratori è stata posta anche nella nuova puntata di “Chiesa di Casa”, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona.

«Il mercato del lavoro deve essere regolato – ha spiegato Giuseppe De Maria, già segretario generale Cisl Asse del Po e ora membro della Commissione diocesana della Pastorale sociale e del lavoro – perché prevede il coinvolgimento delle persone e non è semplicemente assimilabile a uno scambio di cose. Da qui è nata l’esigenza di una contrattazione tra le parti che definisce, oltre alla parte salariale, anche gli aspetti normativi».

La tutela della persona, prima che la riflessione sul lavoro e sulla sua retribuzione in sé, è stata spesso sottolineata dagli ospiti della trasmissione. Enzo Zerbini, della cooperativa sociale “Il Calabrone” di Cremona, ha posto l’accento sulle occasioni che, in chiave positiva, le aziende possono offrire ai lavoratori. «Certamente il lavoro non è tutto, ma per tante persone assume un ruolo fondamentale. In questo senso, ci sembra importantissimo parlare di inclusione, tanto che cerchiamo di dare la possibilità di spendere le proprie competenze anche a tante persone che hanno alle spalle o ancora vivono situazioni di fragilità».

In questo senso, allora, parlare di lavoro assume un significato diverso. Dalle riflessioni degli ospiti, infatti, emerge un’idea non semplicemente legata alla praticità, ma che supera i confini delle capacità puramente concrete. E il mercato del lavoro stesso sembra andare in questa direzione.

«Oggi viviamo un momento storico particolare – ha raccontato Daniele Daturi, fondatore dell’agenzia per il lavoro “Al Centro” – perché aziende sono sempre più alla ricerca di persone desiderose di formarsi. Di conseguenza, sorge poi un grande interrogativo legato all’inserimento delle nuove generazioni, che affrontano e incontreranno una realtà molto diversa rispetto a chi li ha preceduti. È uno sguardo in prospettiva, che è chiamato a cambiare in modo molto rapido. Per questo motivo diventano sempre più importanti le soft skills, ossia quelle competenze umane che permettono alle persone di stare davvero nella realtà».

Se il primo maggio parla di tradizione, la festa che si celebra inneggia al cambiamento. Un’evoluzione è quindi richiesta, procedendo nell’ottica di una maggiore inclusione, tutela e formazione delle persone che, quotidianamente, abitano il mondo del lavoro.




“Di cosa è fatta la speranza”, il 3 maggio all’Ospedale di Cremona

Si terrà presso nel pomeriggio di venerdì 3 maggio, alle 18, presso l’aula magna dell’Ospedale di Cremona, l’evento di presentazione del libro “Di cosa è fatta la speranza” (2023, edizioni Bompiani), romanzo biografico dedicato alla vita di Cicely Saunders, la donna che inventò le cure palliative. L’evento è promosso dal Centro culturale Sant’Omobono di Cremona, in collaborazione con l’Azienda socio-sanitaria territoriale di Cremona, l’ufficio della Pastorale della salute della Diocesi di Cremona e l’Associazione cremonese per la cura del dolore.

Oltre all’autore, Emmanuel Exitu, all’incontro interverranno anche Alessio Faliva, direttore dell’unità operativa di Terapie del dolore e Cure palliative dell’ospedale, don Maurizio Lucini, assistente spirituale dell’Hospice, e Antonio Auricchio, presidente dell’Associazione cremonese per la cura del dolore.

Infermiera, assistente sociale e poi medico, Cicely Saunders ha lottato tutta la vita per restituire dignità ai malati terminali, che fino agli anni 70 del Novecento erano abbandonati dai medici perché “non c’è più niente da fare”. Per lei, invece, c’era ancora molto da fare. E, contro la medicina ufficiale di allora, guidata dalla fede e dal suo spirito scientifico, lo fece: realizzò il miracolo bilanciato di unire l’amore per l’uomo e la passione per la medicina fondando nel 1967 a Londra il primo hospice moderno.

Cristiano Guarneri, presidente del Centro culturale Sant’Omobono, nello spiegare le ragioni di questa proposta, evidenzia come «Attraverso questa grande storia, scritta magistralmente da Exitu, si capisce come la sofferenza umana possa essere accompagna da empatia, ascolto e osservazione. Sono “medicinali” potenti quanto i farmaci. C’è bisogno di qualcuno che li renda concreti. La speranza, infatti, ha bisogno di noi, «è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere».

Il romanzo offre molteplici spunti per mettere a tema domande radicali che interessano ogni persona: «La morte e il dolore fanno parte della vita – dice Guarneri – è possibile attraversarli fino in fondo? Dove nasce la speranza che sostiene nel dolore e rende la vita possibile e degna di essere vissuta fino all’ultimo? La persona malata può scoprire una utilità e un bene nel vivere anche la fase terminale della sua vita? Perché le cure palliative sono così importanti? Quale deve essere il ruolo della medicina nella cura dei malati non guaribili?».

Cicely Saunders lavorò per la diffusione delle cure palliative. Spiega l’importanza di queste terapie il dottor Alessio Faliva, che sottolinea come «affrontare una malattia grave e la sua progressione rappresenta una sfida immensa, non solo per il paziente, ma anche per i suoi cari. In questo contesto, le cure palliative assumono un ruolo fondamentale, offrendo un supporto olistico che va oltre la mera gestione dei sintomi fisici. Si tratta di un approccio che mira a migliorare la qualità della vita residua, garantendo benessere e dignità al paziente e ai suoi familiari. Ogni istante assume un valore inestimabile, spingendo a trarre il massimo dalle esperienze e dai rapporti con le persone care. Le cure palliative non solo alleviano la sofferenza, ma offrono anche l’opportunità di riconciliarsi con sé stessi e con i propri cari. È un tempo prezioso per riflettere sulla propria esistenza, esprimere emozioni e dare voce a desideri spesso inespressi. Le cure palliative ci insegnano che la vita è un dono prezioso, da vivere con intensità e consapevolezza, anche di fronte alla malattia e alla morte».

Secondo don Maurizio Lucini in gioco non vi è soltanto la scelta tra un approccio medico piuttosto che un altro, ma il coraggio di uno sguardo diverso nei confronti della sofferenza: «il dolore e il processo del morire», «ma anche ogni limite e fragilità – sostiene don Lucini – sono un appello di cura, di attenzione e di amore che coinvolge una comunità. La vera domanda allora è: siamo disposti ad essere compagni di viaggio di coloro che stanno attraversando la valle della sofferenza? Le risposte che daremo come singoli o società determineranno le modalità dei nostri compagni di viaggio nell’affrontare il loro percorso esistenziale. In hospice ho incontrato persone che appena arrivate chiedevano di morire, poi si sono sentite amate, il dolore è stato alleviato, e hanno sperato di vivere».

Locandina dell’evento




«Maria è di casa in città»: la processione del 2 maggio ha aperto il Giubileo del Santuario Lauretano

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«Umile abitazione testimonianza dell’avvenimento più grande della storia: l’incarnazione», il Santuario lauretano custodito nella chiesa di Sant’Abbondio, a Cremona, compie 400 anni dalla sua fondazione. Per questo giovedì sera la tradizionale processione cittadina di inizio maggio dalla Cattedrale fino alla parrocchia di Sant’Abbondio ha assunto un significato particolare che ha preso corpo in una lettera pastorale destinata alla città di Cremona, di cui la Vergine lauretana è co-pratrona. Lo ha ricordato il vescovo Antonio Napolioni, durante la celebrazione, facendo sue le parole che san Giovanni Paolo II rivolse all’arcivescovo di Loreto in occasione del 7° centenario del santuario delle Marche: «Il centenario non è un avvenimento cronologico, ma è un momento di grazia, in cui si fa memoria riconoscente del passato e ci si protende con rinnovato dinamismo verso il futuro».

Ed è con questo spirito che i fedeli della città si sono ritrovati giovedì sera in Cattedrale per meditare sulla figura di Maria, la Vergine di Nazareth «segno di consolazione e di sicura speranza per tutti noi pellegrini sulla terra». Presso la chiesa madre, il vescovo con i canonici del Capitolo, i parroci della città, i seminaristi, religiosi e religiose, con il sindaco Gianluca Galimberti (immagine della comunità civile) e i fedeli laici ha acceso, dal cero pasquale, le candele che hanno accompagnato la processione. Quindi è seguito un cammino per le strade del centro verso quella che Napolioni ha definito «cuore della nostra città», la ricostruzione fedele della casa di Maria a Nazareth, voluta nel 1624 da Gian Pietro Ala. Il nobile prevedendo di non poter più viaggiare per le difficoltà legate all’età, fece erigere una struttura identica a quella di Loreto a fianco della chiesa di Sant’Abbondio e si adoperò perché la Madonna nera diventasse patrona della città. Protettrice di Cremona, dunque, da 400 anni, nei quali «ha insegnato ai cremonesi la virtù dell’accoglienza e lo stile della solidarietà che «hanno colpito positivamente» il vescovo Napolioni «chiamato a essere cremonese di adozione».

 

 

Il percorso a piedi dalla Cattedrele, suggestiva immagine del cammino di ogni vita, è stato scandito dalla recita del Rosario secondo la prima delle 4 tracce lauretane predisposte dall’Ufficio liturgico diocesano, in un libretto che servirà alle parrocchie della città per pregare (siamo nell’anno che Papa Francesco ha dedicato alla preghiera) uniti spiritualmente durante il mese di maggio. I misteri erano incentrati sulle «case di Gesù»: da quella di Betlemme a quella di Nazareth, da Cafarnao per arrivare, attraverso la casa «di un tale» a quella dove Cristo ha celebrato la Pasqua. La preghiera è stata intervallata dai canti del coro Sicardo, guidato dal maestro Fulvio Rampi, che ha poi accompagnato il resto della celebrazione in Sant’Abbondio. I fedeli, infatti, una volta che la processione è arrivata nella parrocchiale, hanno occupato gli spazi della chiesa in maniera composta, lasciando che si raggiungesse con gli altoparlanti anche chi era rimasto nella piazzetta, non riuscendo a entrare nella chiesa gremita.

 

 

Dopo la proclamazione delle litanie è seguita l’omelia del vescovo che ha reso pubblica la sua intenzione di donare a Cremona, con la lettera pastorale Al cuore della nostra città, un forte messaggio di speranza, ma anche di impegno religioso e civile. In un tempo in cui, esattamente come nel 1624, «è difficile arrivare in Terra Santa». Ma proprio perché questi viaggi oggi sono difficili è importante «peregrinare nella vita concreta di chi ci sta attorno – ha detto Napolioni –. Infatti se andare nei luoghi santi consentiva di stare dove Gesù aveva camminato, noi stiamo dove sta Gesù oggi», tra la gente. E da qui la riflessione del vescovo si è sviluppata seguendo, anche se per cenni, la traccia della riflessione scritta nella lettera pastorale, consegnata simbolicamente a fine omelia nelle mani del sindaco e poi distribuita ai fedeli presenti.

E se «entrare nella Santa Casa è entrare nella verità ultima», cioè l’Incarnazione, questo spazio sacro è anche il luogo della famiglia, quella di Nazareth ma anche di «tutte le famiglie». La comunità deve riscoprirsi «Chiesa domestica», nata tra le case e cresciuta nel tempo. Ci sono case «molto speciali – ha detto Napolioni – in cui la condivisione spicca perché sollecitata dal dolore». Il pensiero è andato agli ospedali, al carcere, alla Casa dell’accoglienza della Caritas e a tutte le case dove si accoglie il bisogno. «Maria è di casa in città», ha ricordato il vescovo. Ed ecco che «i credenti sanno affidare all’intercessione della Madonna quanti hanno responsabilità istituzionali delicate, da cui dipende in vari modi il progresso sociale per la libertà e dignità di ciascuno». Monsignor Napolioni si è rivolto così ai cittadini chiamati al «duplice esercizio di democrazia da non disertare»: le elezioni amministrative ed europee. L’obiettivo: il bene comune e «un impegno per cui ciascuno si senta di casa in città, valorizzando le diversità, i percorsi di integrazione con crescente corresponsabilità» promuovendo la «cultura dell’incontro». Infatti se «la santa casa è la più piccola della città è quella in cui tutti si sentono abbracciati» e camminano insieme (gli appuntamenti per sottolineare le celebrazioni saranno tanti) verso il Giubileo del 2025.

 

A Cremona il IV Centeneraio della Santa Casa di Sant’Abbondio: ricco calendario di iniziative




Festa dei lavoratori, mercoledì 1° maggio la Messa del Vescovo alla Italcoppie Sensori di Malagnino

Alcune immagini dell’attività di Italcoppie

 

Come ormai consuetudine, il 1° maggio, nella festa dei lavoratori, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia in un’azienda del territorio. A ospitare la celebrazione quest’anno sarà l’azienda Italcoppie Sensori di Malagnino, fondata nel 1978 da Canzio Noli e attualmente guidata dai figli Pietro e Mario, specializzata nella produzione di sonde di temperatura. La celebrazione diocesana, che vedrà la partecipazione delle rappresentanze istituzionali e del mondo economico, imprenditoriale e lavorativo, è in programma presso l’azienda di Malagnino alle ore 10.30 di mercoledì 1° maggio.

L’occasione, promossa dall’Ufficio della Pastorale sociale e del lavoro, costituirà un invito alla preghiera e alla riflessione sul tema “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”, proposto a livello nazionale dalla Commissione episcopale della CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.

«Un tema assolutamente attuale e importante – precisa Eguenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro – . Ognuno partecipa con il proprio lavoro alla grande opera divina del prendersi cura dell’umanità e del creato. Lavorare quindi non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri».

«Consapevoli delle difficoltà di questo momento – prosegue Bignardi – vogliamo incontrarci per riflettere e pregare per il lavoro, i lavoratori, gli imprenditori, per i formatori, le istituzioni e per le nostre comunità». E conclude: «Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia».

L’iniziativa, che ogni anno coinvolge le realtà imprenditoriali del territorio, quest’anno è stata resa possibile grazie alla disponibilità di Italcoppie Sensori. «La proposta di accogliere la Messa del Vescovo è una possibilità che ho trovato davvero interessante – spiega Pietro Noli, amministratore di Italcoppie Sensori –. Anche in altre occasioni, come l’anniversario della fondazione, abbiamo celebrato la Messa negli spazi della nostra impresa, quindi mi è sembrato bello poter celebrare così la festa del 1° maggio, sia in ambito aziendale, sia come occasione per far crescere la comunità del paese, in cui operano molte aziende con cui si potrebbero avviare sinergie importanti».

La giornata di mercoledì 1° maggio sarà, dunque, caratterizzata dalla visita del vescovo Antonio Napolioni agli spazi dell’azienda, cui farà seguito alle 10.30 la celebrazione dell’Eucaristia, concludendo la mattinata con un momento conviviale offerto da Italcoppie Sensori.

Ideale prosecuzione della celebrazione diocesana del 1° maggio sarà l’incontro promosso il 15 giugno dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro insieme ad Acli provinciali, Cisl Asse del Po, Confcooperative ed altre realtà del territorio, per approfondire il tema del lavoro quale occasione di partecipazione.

 

 

Nata nel 1978, Italcoppie è un’azienda che produce sensori di temperatura, utilizzati in centinaia di applicazioni: nei macchinari industriali, come nelle presse a iniezione o nelle macchine da caffè professionali; nei congelatori a bassa temperatura o nei quadri di controllo; per le misurazioni del liquido di raffreddamento o nella fusione dell’alluminio.

L’azienda conta oggi oltre 500 dipendenti, suddivisi in quattro stabilimenti presenti in tre continenti (in Italia a Malagnino, in Tunisia a Hammamet, in Brasile a Manaus e in Germania a Neustadt an der Weinstraße e a Hagen), per una produzione complessiva di circa 6 milioni di sonde all’anno e un fatturato consolidato di circa 50 milioni di euro.

Oltre ai quattro stabilimenti, l’azienda può vantare uno sviluppato dipartimento di ingegneria ubicato a Cremona e a Portile, nel comune di Modena.

Punto di forza di Italcoppie Sensori è l’integrazione verticale: la lavorazione del metallo, lo stampaggio a iniezione e l’assemblaggio delle sonde avviene “in casa”. Il pieno controllo su ogni fase della produzione permette di rispondere in modo flessibile alle richieste dei clienti.

«Italcoppie – ricorda Mario Noli, responsabile tecnico dell’azienda – nasce dall’iniziativa di uno studente di nostro padre, ai tempi professore di disegno, che è stato coinvolto in questo progetto. Dopo parecchi anni la nostra famiglia è rimasta da sola a condurre l’azienda e, negli anni ’90 e 2000, ha iniziato un veloce processo di sviluppo che ha fatto crescere l’azienda sia dal punto di vista delle dimensioni che della visibilità nel panorama europeo». «Nel 2008 – prosegue – abbiamo deciso di ampliarci anche al di fuori del territorio cremonese, aprendo uno stabilimento in Tunisia e poi in Brasile e acquisendo, l’anno scorso, un’azienda dello stesso settore in Germania». Un percorso che continua da oltre quarant’anni, e senza mai smettere di guardare al futuro: «La prospettiva è sicuramente la crescita – conclude Noli –, in termini numerici e in termini di qualità del prodotto».

 

Eugenio Bignardi con i titolari di Italcoppie

 

 

Festa del primo maggio. Cei: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”