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Adolescenti a Roma, la seconda giornata alla riscoperta dei Sacramenti

Photogallery del secondo giorno di pellegrinaggio

 

Dopo le fatiche dell’arrivo e le prime uscite in alcuni dei luoghi più suggestivi di Roma, nella giornata di martedì 2 aprile gli adolescenti della Diocesi di Cremona hanno continuato il loro pellegrinaggio tra cultura e preghiera. La giornata, infatti, si è sviluppata in un itinerario di fede. Punto di partenza è stato il momento di riflessione comunitario a Santa Maria Maggiore, una delle prime chiese del mondo dedicate alla Vergine. Circondati dagli splendidi mosaici dorati di Jacopo Torriti, lungo il perimetro della navata centrale e nella raffigurazione dell’Ascensione nell’abside, i giovani, in rispettoso silenzio, hanno  meditato sulla figura della Madre di Dio. «Maria ci può aiutare a essere maestra e modello per essere splendidamente piccoli e meravigliosamente grandi insieme, in un modo bello; perché lei si è dichiarata piccola come una serva, e Dio l’ha dichiarata grande», è stato il pensiero di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale.

Finita la preghiera, i ragazzi hanno potuto anche visitare la chiesa e le reliquie della mangiatoia, dove il san Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Saramento di Ricolta d’Adda, ebbe l’ispirazione di fondare il la congregazione dedicata all’adorazione e al servizio ai più fragili.

Il numeroso gruppo si è poi spostato nella basilica di San Giovanni in Laterano, la “chiesa bianca”, sede della cattedra del vescovo di Roma (il Papa) e, dunque, la “madre” di tutte le altre dell’urbe (della città) e dell’orbe (del mondo). Accompagnati dagli sguardi delle monumentali statue marmoree degli apostoli, i ragazzi hanno vissuto il secondo momento di preghiera, dedicato ai sacramenti e alla loro riscoperta, dando così nuovo significato e profondità al Battesimo, alla Comunione e alla Cresima. «Senza cibo non si vive, sarebbe pericoloso vivere senza stimolo della fame; vale così anche per la sopravvivenza della fede se non viene nutrita con i sacramenti, Confessione e Comunione. Pensate dunque a ringraziate il Signore per la fede, ma anche per gli “alimenti” per tenerla viva», ha detto don Fontana ai circa 400 ragazzi degli oratori cremonesi.

Prima del pranzo e del pomeriggio libero, i pellegrini si sono infine ritrovati vicino al Colosseo, alla Domus Aurea, nel parco del Colle Oppio, dove gli animatori Federazione Oratori Cremonese hanno spiegato l’ultima grande attività di gruppo: ogni oratorio ha realizzato un’opera d’arte (da riprendere in massimo dieci secondi) con per titolo “la fede è una buona notizia che non possiamo tenere per noi”, quasi a riepilogare il cammino spirituale della giornata come una testimonianza condivisa.

A conclusione di questa seconda tappa sulle orme dei primi discepoli della Chiesa è stata quindi celebrata la Messa in Santa Maria in Trastevere, presieduta da don Piergiorgio Tizzi, “aiutato” nell’omelia da don Pierluigi Fontana e don Stefano Montagna per permettere ai giovanissimi pellegrini di comprendere l’aspetto più affascinante quanto complesso della fede. «Anch’essa ha bisogno di segni; nelle chiese che abbiamo visitato oggi c’erano oggetti di vario genere; purtroppo, a volte facciamo fatica a vederne le tracce perché siamo “distratti” da tante altre passioni», ha detto il vicario dell’unità pastorale “Maria della Speranza” di Cremona. Così i sacerdoti della città hanno arricchito l’omelia con una proposta particolare: mostrare tre piccoli “segni” e condividerne altrettanti brevi racconti di vita personali, così da incoraggiare i ragazzi e le ragazze «a cercare di essere germogli di speranza nelle proprie quotidianità». 

Proprio l’aspetto della fede è quello più evidente nei partecipanti e nei loro accompagnatori quando il pellegrinaggio romano sta per concludersi. «Con questa esperienza – ha detto Elisabetta di Sant’Ilario – mi sono accorta che la fede è qualcosa da coltivare ogni giorno e si può partecipare alla Messa con più entusiasmo». Per Lorenzo, accompagnatore del gruppo dell’unità pastorale “Città di Casalmaggiore”, «mi ha colpito la grande organizzazione della Federazione Oratori Cremonesi e i loro eventi e, da un punto di vista umano, la compattezza e la condivisione di bei momenti dei ragazzi. Mi porto a casa l’impegno di ascoltare di più le loro esigenze». Alessandra e Luca, di Rivolta d’Adda, mettono l’accento sul rapporto con la Messa come momento culminante della propria spiritualità. 

Mercoledì 3 aprile ultima giornata del pellegrinaggio vivendo l’udienza generale in Piazza San Pietro insieme a Papa Francesco.

 

Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera




Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera

Photogallery completa del primo giorno di pellegrinaggio

 

Nonostante il maltempo fin dalle prime luci dell’alba, sono quattrocento circa i ragazzi e le ragazze partiti nella mattinata di lunedì 1° aprile da tutta la Diocesi verso Roma per il pellegrinaggio conclusivo del loro percorso di mistagogia.

«Siamo qui per concludere il loro percorso iniziato con il Battesimo con un gesto importante: la professione della nostra fede sulla tomba degli apostoli» ha ricordato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e per la Pastorale vocazionale. «Il senso di questi giorni è quello di metterci in movimento e in cammino per le strade della capitale e della città che ha visto la testimonianza dei santi e martiri che hanno annunciato la loro fede. L’idea è aiutare questi ragazzi a far germogliare la propria fede per diventare poi nella chiesa delle piante che portano dei frutti maturi». Un percorso animato anche grazie ai volontari della Federazione Oratori Cremonesi, con una serie di attività tra divertimento e spiritualità che culmineranno con l’udienza con il papa in Vaticano.

Nel lunedì di Pasquetta i giovani partecipanti sono così partiti in treno dalle stazioni di Parma, Fidenza e Milano negli orari comunicati ai vari gruppi. Le immancabili occhiaie della leva mattutina, le ultime raccomandazioni dei genitori e poi via, in viaggio verso la capitale, in un clima comunque elettrizzante per molti di loro. «Per me si tratta della prima volta a Roma – racconta ad esempio Alma di Viadana –. Me la immagino piena di cose stimolanti. Il pellegrinaggio sarà un’esperienza che potrà arricchire ognuno di noi». 

Dopo i primi arrivi e le sistemazioni nei rispettivi alloggi, i pellegrini si sono dati appuntamento ai piedi della scalinata della basilica di Santa Maria in Ara Coeli per celebrare l’Eucarestia, prima tappa che ha dato inizio ufficialmente al cammino di fede nella Città Eterna. Nonostante il maltempo abbia seguito il gruppo fin da Cremona, l’entusiasmo degli adolescenti non è venuto meno, grazie al primo grande gioco di benvenuto proposto dagli animatori Focr di salire i suoi 124 scalini a suon di domande e risposte verso l’antichissima chiesa. 

«Non dobbiamo tenere Gesù a distanza» ha detto poi don Andrea Bani, vicario dell’unità pastorale di Viadana e il sacerdote più giovane degli accompagnatori a Roma, nel corso della breve omelia nello splendido presbiterio della basilica e davanti ai giovani pellegrini inzuppati. «La gioia e il timore, letti nel Vangelo di oggi, possono essere due sentimenti che sono parte della nostra vita: l’entusiasmo di iniziare un’avventura nuova ma allo stesso tempo esserci qualcosa in noi che paralizza. Anche noi di fronte di ad un’avventura nuova, quando ci viene chiesto di fare un passo in più verso il Signore e gli altri, possiamo avere paura di non sapere cosa ci sta chiedendo, dove ci sta conducendo, cosa possiamo trovare negli altri». L’incontro gioioso con il Signore e muoversi in direzione del prossimo sono il modo migliore di vivere la relazione di fede con lui, come avvenne per le donne di ritorno di corsa dal sepolcro. «Il Vangelo ci suggerisce che per fare esperienza di lui, bisogna andare incontro agli altri – ha ribadito don Andrea – non fuggire da loro o ripiegarsi nelle proprie sicurezze. Tante volte crediamo di coltivare una fede intimistica; è importante certo coltivare una fede propria, tuttavia non dobbiamo restare indifferenti all’esterno perché le donne e i discepoli, quando Egli appare loro, lo abbracciano. Vogliamo avere quindi questo desiderio di ascoltare Gesù e incontrarlo e non rimanere a distanza, di coltivare questa relazione grazie agli altri con lui che ci dice “non temere”». Senza ignorare gli ostacoli della falsità e dell’inganno verso la buona notizia, «dobbiamo avere il desiderio di conoscere Gesù perché Lui è vivo, fai il tifo per noi e vuole donarci tutta la sua amicizia in numerosi occasioni della nostra vita, lasciandoci coinvolgere da lui e dal suo amore».

Terminata la Messa, la pioggia ha concesso tregua ai giovanissimi partecipanti per godersi il fascino di Roma di notte. Ad aiutare i vari gruppi oratoriani della diocesi a camminare per le strade del centro storico sono stati gli animatori Focr, i quali hanno dato appuntamento in luoghi carichi di bellezza quali Piazza di Spagna, Piazza Navona, il Pantheon e il Campidoglio per svolgere qualche attività all’insegna del movimento e della cultura. Poi il rientro ai propri soggiorni per il riposo in vista delle importanti visite della seconda giornata romana. 




Ad aprile tre iniziative per i ministranti di tutta la diocesi

Una figura importante nella vita liturgica di ogni comunità è sicuramente quella del ministrante, un ruolo fondamentale svolto in particolare da bambini e bambine, ragazzi e ragazze, con anche alcune presenze più mature, che – come sottolineato in passato dal vescovo Antonio Napolioni – sono «sempre allegri e disposti a prendersi l’impegno di servire Messa ogni domenica». Per loro la Diocesi di Cremona, grazie alla sinergia tra la Federazione oratori cremonesi e Pastorale vocazionale, sono state organizzate tre iniziative, che vanno ad ampliare l’annuale proposta della Festa diocesana di primavera.

Il primo appuntamento è riservato ai ministranti che frequentano le scuole superiori: per loro domenica 7 aprile è stato organizzato un pellegrinaggio a Bologna, alla Basilica del Santuario di San Luca. La partenza di prima mattina dai diversi punti della diocesi: da Antegnate alle 7, da Cremona (piazza della Libertà) alle 8 e da Casalmaggiore alle 8.45. All’arrivo a Bologna è previsto un percorso in centro città, visitando San Petronio e Piazza Maggiore, Santo Stefano, nel complesso delle 7 chiese, San Domenico, la Torre degli Asinelli e Garisenda. Dopo il pranzo al sacco, è prevista la salita a piedi a San Luca (5 km di cammiunata), dove sarà celebrata l’Eucaristia. Il rientro è previsto tra le 18 e le 20. Le iscrizioni al pellegrinaggio sono da effettuare in modo individuale nella sezione dedicata del sito FOCr entro lunedì 1° aprile.

Sabato 13 aprile, invece, ragazze e ragazzi dai 17 anni in su saranno convocati in Seminario, dalle 15 alle 19, per la essere protagonisti della preparazione della tradizionale Festa diocesana dei ministranti. Sarà chiesto ai “grandi”, infatti, di mettersi a servizio dei più piccoli, preparando i giochi e l’animazione. Per segnalare la propria presenza occorre compilare l’apposito modulo sul sito FOCr.

Per tutti i ministranti, dai più piccoli ai più grandi, l’appuntamento sarà quindi per la tradizionale Festa diocesana, che quest’anno cambia data. Rispetto a quanto comunicato in precedenza, l’evento avrà luogo in Seminario nel pomeriggio di giovedì 25 aprile, dalle 14.45 alle 18.30: tutti i ministranti sono invitati a partecipare a questo grande momento di condivisione, preghiera, amicizia e divertimento.

«Quest’anno la data della Festa dei ministranti è diversa e coincide con un’altra festa in programma in Seminario, quella dei gruppi di preghiera per le vocazioni, le “Rosarianti” – spiegano gli organizzatori –. Sarà bello passare un pomeriggio negli stessi luoghi, ampi e accoglienti del Seminario, facendo cose diverse, ma accomunati dalla stessa amicizia per il Signore».

Ogni gruppo parrocchiale è invitato a formalizzare l’iscrizione dei propri ministranti entro lunedì 22 aprile sulla pagina dedicata del sito della Federazione oratori. Ogni partecipante  dovrà portare la propria veste. È richiesta una quota di partecipazione di 2 euro a persona, da versare all’ingresso.

Tre preziose iniziative pensate e progettate dalla Diocesi per coloro che dedicano il loro tempo e il loro impegno alla Chiesa, nel servizio alla liturgia nelle diverse comunità. Perché, come sottolineano gli organizzatori, «il servizio all’altare è per molti ragazzi e ragazze un’occasione di partecipare attivamente alla celebrazione della nostra fede, ma anche il modo di mettersi a servizio della comunità cristiana e, soprattutto, di esprimere, non solo a parole, la propria disponibilità al Signore».




Crescere insieme con “il bello dello sport”

 

“Mens sana in corpore sano”. Un detto latino sempre attuale, che richiama a una dimensione umana particolare, ovvero quella dell’attività fisica, sportiva. Molto spesso la si pensa legata quasi esclusivamente al mondo dei giovani, bambini e ragazzi, o dei professionisti. A ricordarne il valore autentico e profondo sono stati gli ospiti della nuova puntata di Chiesa di Casa, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona, interamente dedicata allo sport.

«È certamente un impegno – ha spiegato Veronica Signorini, triatleta e nutrizionista – ma porta un valore aggiunto. Incentiva alla costanza, alla dedizione; aiuta ad organizzarsi e a fare ordine nella propria vita, a qualsiasi livello venga praticato».

L’attenzione all’impegno che lo sport porta con sé è certamente una questione fondante per qualsiasi disciplina. La dedizione che richiede è seria, soprattutto quando si hanno degli obiettivi. Da questa considerazione è nato, qualche anno fa, il libro Se aveste fede come un calciatore, di don Marco D’Agostino, rettore del Seminario di Cremona. L’idea dopo un incontro: «Osservando la grande motivazione che ho sempre visto in Alessandro Bastoni, che è stato mio alunno, ho notato alcuni parallelismi tra l’esperienza sportiva e quella di fede: la passione che lui ha sempre dimostrato, insieme al suo impegno, era sostenuta da una motivazione e un richiamo molto forti. Questi aspetti non sono particolarmente dissimili da alcuni aspetti della vita cristiana».

E sulla stessa lunghezza d’onda si è articolata anche la riflessione di Andrea Devicenzi, atleta paralimpico – celebre per le sue imprese in giro per il mondo –, coach e formatore. «La pratica sportiva prevede un cammino costante, ma fatto di piccoli passi, come la fede. Non si può pretendere di avere tutto subito, perché serve cura, attenzione, disponibilità ad accogliere imprevisti e fatiche. Ed è il cammino stesso a migliorare la performance e la vita dell’atleta, non semplicemente il raggiungimento dell’obiettivo».

Secondo gli ospiti di Chiesa di Casa, dunque, la vera essenza dello sport non risiede nel traguardo. Per Veronica Signorini, anzi, «quello di assolutizzare il fine è un rischio concreto. Penso soprattutto al mio lavoro da nutrizionista: c’è chi si fa prendere dalla smania del peso, dimenticando che quel valore in sé non conta nulla. Dietro a quella cifra c’è un insieme di cose che, invece, fa la differenza».

Il richiamo, dunque, è a uno sguardo più ampio, capace di cogliere il legame stretto tra attività sportiva, cura del corpo e vita. «Ho la fortuna di fare sport da quando ero piccolo – ha raccontato Devicenzi – e sono convinto che questo mi renda, giorno dopo giorno, un uomo, un marito e un padre migliore, perché mi dà la forza di affrontare i problemi, mi spinge a conoscermi meglio e mi stimola a cercare la parte migliore di me».

In questo senso, don Marco D’Agostino ha concluso con un appello al mondo adulto: «I nostri ragazzi hanno bisogno di vedere che ci interessiamo a loro, che la scuola ha a cuore, oltre alla didattica, anche lo sport che praticano. In questo modo capiranno che non si vivono vite diverse in base alla situazione, ma che tutti noi siamo chiamati a essere persone intese nella loro totalità, pur abitando realtà differenti».




Oltre 300 adolescenti partiti all’alba per il pellegrinaggio a Roma e l’incontro con papa Francesco

Sono oltre 300 i ragazzi e le ragazze che all’alba del 1° aprile sono partiti in treno alla volta di Roma, per l’ormai tradizionale pellegrinaggio organizzato dalla Federazione oratori cremonesi e dedicato ai gruppi di terza media a conclusione della Mistagogia. Un viaggio di tre giorni, fino al 3 aprile, tra la spiritualità e le bellezze della Capitale che si concluderà partecipando all’udienza generale in Piazza San Pietro.

«L’obiettivo pastorale è quello di una proposta coinvolgente per ragazzi e ragazze che terminano il loro percorso di Mistagogia – spiega don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi –, che non è una conclusione, ma segna l’introduzione in un nuovo percorso, quello dedicato agli adolescenti».

Una significativa occasione, dunque, per i giovanissimi della Diocesi, che, accompagnati da parroci, vicari, catechisti ed educatori, saranno coinvolti tra tappe, visite culturali, momenti di preghiera e naturalmente l’incontro con Papa Francesco, seguendo un percorso preparato per loro e ispirato al titolo del pellegrinaggio: «Noi, germogli di fede».

Queste le tappe del pellegrinaggio che il portale diocesano racconterà giorno per giorno, anche con un’agenda social che scandirà tutti i momenti del viaggio attraverso il profilo Instagram ufficiale della Diocesi di Cremona, con dirette, stories e post in tempo reale, seguendo l’hashtag #germoglidifede:

Lunedì 1 aprile: arrivo previsto per le 13.30 circa, pranzo al sacco e sistemazione negli alloggi. Nel pomeriggio il ritrovo alla basilica di S. Maria in Ara Coeli per la celebrazione eucaristica di apertura del pellegrinaggio. Dopo cena, poi, serata di giochi con l’itinerante “Caccia alla Focr” fra Trinità dei Monti, piazza Navona, Pantheon e Campidoglio

Martedì 2 aprile: visita della città con itinerario culturale e spirituale tra Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano e il Colosseo. Chiuderà la giornata, alle 18.00 la Messa nella basilica di S. Maria in Trastevere.

Mercoledì 3 aprile: È il giorno dell’udienza papale in Piazza San Pietro. La mattinata si chiderà con la professione di fede di tutti i giovani i pellegrini. Pranzo libero e partenza nel pomeriggio, per rientrare in diocesi a tarda sera.




In una Pasqua senza tregua, l’invito del vescovo Napolioni a «Fare Pasqua senza tregua!»

Una giornata di festa, nonostante il tempo uggioso e ventoso, con il cielo coperto dalle nubi di pioggia. Una giornata di felicità, malgrado il clima di guerra. Si è gioiosi perché si festeggia un nuovo inizio: «celebrare la Pasqua significa ricevere l’onnipotenza dell’amore che tutto rigenera», ha detto il vescovo Antonio Napolioni nell’introdurre la Messa Pontificale di Pasqua presieduta nella Cattedrale di Cremona nella mattinata di domenica 31 marzo. Insieme a lui hanno concelebrato i canonici del Capitolo con gli studenti di Teologia del Seminario diocesano che hanno prestato servizio all’altare.

Una domenica nella quale si invita a guardare al futuro e non più al passato; perché «le cose di prima sono passate e ne sono nate di nuove», come ha ricordato il Salmo nella Veglia di Pasqua. Si spiega così la visita nel mattino di monsignor Napolioni alla Casa circondariale di Cremona per la Messa di Pasqua concludendo idealmente l’inizia diocesana di carità per la Quaresima – “Dare speranza alla giustizia” – dedicata proprio al carcere di Cremona che al pranzo di Pasqua potrà contare anche sulla generosità di tanti che hanno voluto donare alcuni dolci pasquali alle persone detenute.

Lo stesso spirito con cui si è vissuta l’indulgenza plenaria concessa al termine della solenne celebrazione in Cattedrale e il rito dell’aspersione che ha aperto la celebrazione: «un nuovo inizio – ha affermato il vescovo – di cui il mondo intero ha bisogno. A cominciare da noi credenti».

L’energia di ricominciare a vivere si esprime con la musica e la lode: ecco, dunque, il ritorno dell’Alleluia già intonato nella Veglia notturna, il Gloria e i canti accompagnati dal maestro Fausto Caporali all’organo Mascuoni e dalla tromba di Giovanni Grandi, insieme al Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi. «Siamo grati ai nostri musicisti e ai nostri cantori – ha detto il Vescovo nell’omelia – e immaginiamo quanta altra bellezza in queste ore si stia sprigionando nella liturgia cristiana, dalla più solenne alla più semplice, con quell’Alleluia instancabile che vogliamo vinca i rumori di guerra e metta a tacere le nostre passioni violente».

Eppure, nonostante risuoni l’annuncio della Risurrezione dal Vangelo di Giovanni, «le nostre speranze di vivere una Pasqua di pace non si sono realizzate», ha aggiunto subito dopo il Vescovo. «Abbiamo fatto una “Pasqua senza tregua”: senza rispetto per i luoghi santi per le memorie dei cristiani, per il Ramadan dei fratelli musulmani, per lo Shabbat in cui i figli di Israele hanno imparato a condividere il riposo stesso di Dio». Questo cupo denominatore è la guerra. «Quando c’è la guerra si giustifica tutto, si dimentica tutto, si è accecati. C’è un odio e una violenza senza tregua. Ma non nascondiamo che anche nelle nostre vite personali e familiari questa Pasqua può essere stata senza tregua – ha continuato deciso il vescovo –. Le malattie non vanno in vacanza; le croci che si portano nel silenzio, magari nel giorno della festa, si sentono di più; certe solitudini o certe separazioni, la tristezza non può essere cancellata da uno squillo di tromba per quanto entusiasmante».

E allora quale risposta scaturisce dal celebrare la morte e risurrezione del Signore Gesù? Che cosa significa recarci anche noi alla tomba vuota e sentire l’invito a farci testimoni della sua risurrezione? La risposta è altrettanto netta: «È fare Pasqua senza tregua!» afferma con forza monsignor Napolioni. «Quello che sembrava un fallimento, per noi cristiani diventa un compito! Pasqua non è questo giorno, questo pranzo o questo pontificale. Pasqua e l’agire incessante di Dio dentro la miseria umana per rigenerare vita, amore e speranza!» Questo straordinario evento e appello «è il metodo di Dio e di coloro che credono in lui. Davvero ce la faremo insieme a lui se faremo Pasqua tutti i giorni». Quel sentimento di rinnovamento, «la possibilità di rigenerare il tempo, i cammini, le relazioni attingendo tutte le volte che vogliamo a quel mistero di corpo e di sangue che è il Cristo vivente tra noi», è prima di tutto «un cambiamento del cuore e della prospettiva interiore».

Fare “Pasqua senza tregua”, allora, è «mettere mano al cambiamento con pazienza, coraggio, umiltà, con lo Spirito Santo che ci viene donato con la comunità che ci circonda». Insomma, «il nostro destino è la trasfigurazione della vita». E ancora: «Ciò che è iniziato in noi è la fioritura dell’amore, è la possibilità di lasciare una traccia che non venga lapidata, ma venga valorizzata da coloro che hanno incontrato un briciolo d’amore nella nostra esistenza». Da qui la grande sfida, il compito dei cristiani: «se il mondo ci ha fatto fare una “Pasqua senza tregua”, faremo noi “Pasqua senza tregua” – ha affermato ancora il vescovo –, senza smettere di credere, di sperare, di amare, di ricominciare a cercare le cose di lassù e a farci plasmare dallo spirito del Signore ad andare incontro gli uni agli altri, a ricominciare relazioni di pace, partendo da chi ci sta accanto».

L’augurio pasquale di monsignor Napolioni, in definitiva, è quello di benedire il Signore anche in questo tempo, «perché egli ci è fedele, egli è misericordioso, egli è creativo e ci coinvolge in questa sua nuova creazione. Facciamolo con obbedienza, fiducia ed entusiasmo infantile innocente e disarmato e disarmante. E allora la pace verrà; a caro prezzo, come è avvenuto per Cristo Gesù, ma verrà».

La Messa si è conclusa con l’indulgenza plenaria annessa alla solenne Benedizione apostolica.

 

Il video integrale della celebrazione

 

 

«Siamo fatti per lodare Dio»: nella Veglia di Pasqua l’Alleluia diventa colonna sonora della vita

Colombe per la casa circondariale dalla Quaresima di Carità: «Non dimentichiamoci di chi vivrà la Pasqua da solo»

Gli auguri del Vescovo per la Pasqua: «Passioni da far morire e risorgere»




Nelle Veglia di Pasqua otto catecumeni riceveranno i Sacramenti

Otto catecumeni adulti saranno accolti in occasione della Pasqua nella famiglia della Chiesa cremonese. Come ogni anno, infatti, la Veglia presieduta dal vescovo in Cattedrale sarà occasione per il conferimento dei sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima Comunione a uomini e donne che entreranno  così a far parte della comunità cristiana. Due donne e sei uomini con origini e storie differenti, da approfondire per valorizzare e mettere in luce un percorso di conversione culminato questa Pasqua.

Armanda Hoti è nata in Albania e da sette anni vive a Casalbellotto, frazione di Casalmaggiore. Appartenente a una famiglia musulmana non praticante, ha iniziato il suo approccio alla fede cristiana grazie alla conoscenza di persone di fede che, in Italia, le hanno offerto sostegno nei momenti del bisogno, accendendo in lei la voglia di approfondire il proprio cammino spirituale. Nella lettera che Armanda ha scritto al vescovo Napolioni in vista dei sacramenti ha scritto: «Grazie a queste amicizie i miei tre figli sono stati introdotti alla dottrina cattolica e hanno ricevuto i sacramenti. Anche io avrei il desiderio di essere battezzata, per far parte della comunità cristiana».

Un’altra storia peculiare è quella di Saturday Ehais Uwafiokun, classe 1987, e Iredia Agho, nata nel 1996, coniugi nigeriani giunti in Italia otto anni fa, ora residenti a Brignano Gera d’Adda, nella Bergamasca. Il loro desiderio di appartenenza alla Chiesa è nato dopo gli incontri al centro d’ascolto Caritas, luogo per loro inizialmente di un aiuto materiale e presto anche di un significativo supporto spirituale. Entrambi di appartenenza pentecostale, hanno rivissuto ieri il Battesimo con rito cattolico, in vista del sacramento del Matrimonio, atteso da tempo.

Uno sguardo al futuro che si evince anche dalla storia di Pasquale Sibona, di origini casertane e residente ad Antegnate, nella Bergamasca. Cresciuto nel contesto della Chiesa evangelica, ha vissuto in giovane età un progressivo allontanamento dalla vita spirituale. «Ho poi conosciuto la mia compagna, che è cattolica – ha raccontato –. Con lei mi sono riavvicinato alla Chiesa e con lei vivo il desiderio di un futuro matrimonio». In questo cammino di discernimento è risultata importante anche la figura del proprio parroco, don Angelo Maffioletti, che lo ha affiancato in questo percorso.

Hanno ricevuto i sacramenti anche altri quattro giovani d’origine nigeriana, tutti della comunità africana anglofona che a Cremona fa riferimento alla parrocchia di San Bernardo. A far loro da padrino è stato, infatti, don Patsilver Okah, sacerdote nigeriano che in diocesi ricopre l’incarico di cappellano della comunità africana anglofona. Si tratta del 34enne David Obinna Nwankwo, Iyere Miracle Aimoshor di 30 anni, Stanley Airiohuodion di 32 anni ancora da compiere e del 29enne Osariemen Omorogieva. La loro è una storia di speranza nata dopo momenti critici e sofferenze. Insieme sono arrivati a Bari dopo aver attraversato il Mediterraneo su una piccola barca nel dicembre 2021. Erano partiti dalla Libia, dopo un paio di anni di permanenza vivendo sulla propria pelle la tragedia di chi deve migrare dal proprio Paese. Sono arrivati a Cremona nel 2022, acconti presso la Casa dell’accoglienza. «Li ho seguiti come un fratello, guida e padre spirituale in questi due anni – racconta don Okah –. Ora vogliono dare tutto a Dio, riconoscenti della sua bontà verso di loro. E sono grati anche allo Stato italiano che ha dato loro l’opportunità di sognare un futuro migliore». E prosegue: «Alla domanda “perché diventate cristiani?” mi hanno risposto che mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio. Il Battesimo ci unisce in modo straordinario a Gesù, tanto da condividere la sua morte e risurrezione».




Gli auguri del Vescovo per la Pasqua: «Passioni da far morire e risorgere»

Di seguito pubblichiamo il messaggio che il vescovo Antonio Napolioni rivolge in occasione delle Pasqua attraverso i mezzi di comunicazione.

 

La Settimana Santa, la Pasqua, ripropone come al rallentatore le ore della passione, l’evento della morte e il mistero della risurrezione di Gesù. I cristiani attingono a questa fonte inesauribile senso e forza per una vita illuminata dalla fede, proiettata nella speranza, spesa nella carità. E gli altri, la gente, l’umanità, cosa possono fare della Pasqua?

Tutti gli uomini e le donne hanno passioni, desideri, sentimenti che spingono in direzioni diverse. A meno che non siano già piombati nella depressione che annichilisce, nell’indifferenza che congela, nella solitudine che estrania anche da se stessi.

La primavera è tempo di risveglio delle passioni, non solo giovanili, ma non sempre in direzione della vita, talvolta sono pressioni negative, pulsioni di morte.

Se il Figlio di Dio, Gesù, attraversa la passione, per affrontare la morte, e farne evento di salvezza con la risurrezione, questo stesso itinerario si offre a tutti, per non restare prigionieri di passioni indecifrabili o peggio dell’impassibilità.

La chiamata rivolta a ciascuno è quella di ascoltare fino in fondo le proprie passioni, farne un discernimento umile e sapiente, magari con l’aiuto di qualche fratello o sorella più avanti nel cammino dell’autenticità interiore. E riconoscere così le passioni da far morire e quelle da far risorgere.

Urge far morire, o almeno convertire, le passioni distruttive, seduttive, possessive e ossessive, che ammalano noi e intossicano di violenza (fisica o morale) le nostre relazioni.

Urge sopire le passioni di guerra e far risorgere la passione per la pace, che è armonia e dialogo, non fuga dalla realtà in illusori e traditori paradisi artificiali.

Può risorgere la passione per il bene, quello di tutti, senza il quale nemmeno il mio è vero bene. Risorga la passione per la bellezza umile, riconoscibile nei piccoli e negli emarginati in cui Cristo muore e risorge ogni giorno, a sfidare le nostre cecità.

Deve morire la passione smodata (e indotta) per le cose e risorgere la passione rispettosa per ogni incontro umano, dono gratuito e sorprendente da accogliere con stupore, come la tomba vuota del mattino di Pasqua.

Se Dio stesso, appassionato di compassione per le sue creature sbandate e smarrite, sa morire e risorgere per riaprire la storia a salvezza e compimento, perché non allearci con Lui e con tutti coloro che si fidano di Lui, per fare Pasqua così, purificando tutte le nostre passioni?

È la chance di questo tempo, difficile ma propizio per un sussulto di dignità. È l’auguro e l’impegno che la comunità cristiana vuole condividere con tutti. Buona Pasqua.

+Antonio Napolioni
Vescovo di Cremona




I riti della Settimana Santa al via con la Messa delle Palme domenica alle 10.30 dalla chiesa di S. Maria Maddalena

Con la Domenica delle Palme si aprono ufficialmente i riti della Settimana Santa. Le principali celebrazioni nella Cattedrale di Cremona saranno presiedute dal vescovo Antonio Napolioni. Per chi non avrà la possibilità di recarsi in chiesa, le celebrazioni saranno fruibili anche in diretta televisiva su Cremona1 (canale 19) e in diretta streaming sui canali web e social della Diocesi (www.diocesidicremona.it, pagina Facebook e canale Youtube ufficiali).

Domenica 24 marzo la Messa delle Palme inizierà alle 10.30 nella chiesa di S. Maria Maddalena, in via Realdo Colombo, dove avrà luogo la benedizione dei rami di palma e di olivo. Quindi, in processione, percorrendo via Aporti e via Sicardo, i fedeli raggiungeranno la Cattedrale. L’intera celebrazione potrà essere seguita in diretta tv e streaming a partire dalle 10.30.

Giovedì mattina è in programma la Messa del Crisma (in diretta solo streaming), concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi che nell’occasione rinnoveranno le promesse sacerdotali. La processione d’ingresso inizierà da palazzo vescovile alle 9.30. Pertanto i sacerdoti sono invitati a ritrovarsi per tempo presso gli ambienti della Curia, al piano terra, portando il proprio camice personale e la stola bianca. I sacerdoti che ricordano uno speciale anniversario si ritroveranno nella sacrestia delle Messe (di fronte a quel­la dei canonici) dove troveranno la casula a loro disposizione: occorre portare, invece, il camice personale.
Durante la celebrazione saranno benedetti gli oli santi e saranno ricordati gli anniversari di ordinazione: il 70° mons. Mario Barbieri; il 65° don Goffredo Crema; il 60° don Giuseppe Bettoni, don Francesco Castellini e don Mario Marinoni insieme anche al vescovo emerito Dante Lafranconi; il 50° don Gianni Cavagnoli, don Antonio Censori, don Ettore Dominoni, don Francesco Ferrari, don Emilio Garattini, mons. Luigi Nozza, mons. Valerio Tanchio, don Eugenio Trezzi, don Giuliano Valiati, don Gianfranco Vitali; il 25° don Antonio Allevi, don Paolo Arienti e don Gianpaolo Civa.
Non mancherà poi un ricordo dei presbiteri defunti nell’ultimo anno: don Giancarlo Bosio, don Emilio Bini, don Gianfranco Castelli, don Bernardino Orlandelli, don Giuseppe Bressani, don Romeo Cavedo, mons. Angelo Staffieri, don Virginio Morselli, don Pierluigi Pizzamiglio.
Al termine della celebrazione sacerdoti e diaconi sono invitati a ritrovarsi in Seminario per il pranzo comunitario (comunicando la propria presenza entro il 26 marzo al centralino della Curia: tel. 0372-495011).

Alle 18 del Giovedì Santo (28 marzo) il vescovo presiederà in Cattedrale la Messa in Coena Domini (diretta tv e streaming) con il tradizionale gesto della lavanda dei piedi a un gruppo di neocatecumeni. Al termine della Messa il Santissimo Sacramento sarà portato nella Cappella della Riposizione, dove in serata proseguirà la preghiera di singoli e gruppi.

La giornata del Venerdì Santo (29 marzo) si aprirà per il vescovo con la liturgia delle Ore presieduta alle 8.45 in Cattedrale insieme ai canonici del Capitolo. Alle 18 ci sarà quindi l’azione liturgica della Passione e Morte del Signore (diretta tv e streaming), caratterizzata dalla lettura dialogata della Passione e dall’adorazione della Croce.

Nella serata del Venerdì Santo, alle 21, per le vie del centro si svolgerà la tradizionale processione cittadina della Sacra Spina (diretta tv e streaming).

Anche il Sabato Santo (30 marzo) inizierà per il vescovo Napolioni con la liturgia delle Ore alle 8.45 in Cattedrale, in attesa della solenne veglia di Pasqua nella quale saranno conferiti i sacramenti dell’iniziazione cristiana a otto catecumeni adulti. La veglia (diretta tv e streaming) inizierà alle 21.30 nel cortile del palazzo vescovile con la benedizione del fuoco.

Il giorno di Pasqua alle 9 il vescovo Napolioni celebrerà l’Eucaristia nella casa circondariale di Cremona; quindi alle 11 in Cattedrale presiederà la solenne Messa Pontificale del giorno di Pasqua (diretta tv e streaming) al termine della quale impartirà la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria. Nel pomeriggio, infine, il vescovo sarà al Santuario di Caravaggio per la Messa delle 16.




Il Vescovo alla processione della Sacra Spina: «Il mistero dell’amore è infinitamente più grande del mistero del male»

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Cristo piegato su se stesso, nel Getsemani, un angelo che lo consola. E sullo sfondo, quasi invisibili, le sagome di coloro che, con torce e bastoni, vogliono catturarlo. È questa l’immagine che il vescovo Antonio Napolioni ha voluto riprendere durante la sua riflessione in occasione della tradizionale processione del Venerdì Santo. Parlando del “Cristo nell’orto degli Ulivi”, opera di Battistello Caracciolo, custodita nel Museo diocesano, il vescovo ha sottolineato come «la scena dipinta in secondo piano sembra portare alla luce un momento di odio. Ma non bisogna dimenticare che in primo piano c’è il volto del Signore, insieme all’angelo che Dio gli ha messo accanto. Questo ci ricorda che il mistero dell’amore è infinitamente più grande del mistero del male».

L’omelia del vescovo

Mons. Napolioni ha guidato, accompagnato dal vescovo emerito Dante Lafranconi, la tradizionale Via Crucis per le vie della città di Cremona. Insieme ai sacerdoti della città e a tanti fedeli, che non hanno voluto mancare a questo tradizionale appuntamento del Venerdì Santo. Presente anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, con la autorità cittadine che hanno chiudo il corteo con il gonfalone della città.

Un rito caratterizzato dalla preghiera e dalla devozione, accompagnato dal canto e dalle meditazioni del testo “Popolo mio, che cosa ti ho fatto?” della Conferenza Episcopale Italiana.

Quello del Venerdì Santo è dunque un cammino condiviso dall’intera comunità che, secondo Napolioni, «è il momento e il luogo in cui ritroviamo la nostra identità. In questa notte di sofferenza siamo chiamati a entrare nella storia da credenti, da figli e fratelli».

Nel giorno in cui la Chiesa ricorda i momenti più difficili e sofferti della vita umana del Figlio, non è mancato, da parte del vescovo, un messaggio di speranza. «Oggi diciamo: “Abbi pietà di noi”. È il succo della preghiera di stanotte. Queste parole ci ricordano che siamo miseri, ma non per questo esclusi dalla misericordia. Anzi, la Pasqua è la forza che può far lievitare la nostra storia».

Mons. Napolioni, ancora una volta in questa Pasqua, ha infine voluto richiamare l’attenzione sulle situazioni di sofferenza e dolore che molte persone stanno affrontando. Il vescovo ha infatti fatto sue le parole scritte da Papa Francesco che, con l’invocazione, per quattordici volte, del nome di Gesù, ha voluto pregare “per quanti nel mondo soffrono persecuzioni e patiscono il dramma della guerra”.

La celebrazione è terminata con la solenne benedizione dell’assemblea da parte del vescovo, nell’attesa di ritrovarsi, nella notte del Sabato Santo, per la celebrazione della Veglia di Pasqua.

 

Il video completo della celebrazione