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Don Primo Mazzolari, uomo di fede che fa fermentare vita

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Sono passati 65 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959. Ma la sua testimonianza è viva più che mai. Soprattutto a Bozzolo, sua ultima parrocchia, dove domenica 7 aprile è stata celebrata la Messa in sua memoria, presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese mons. Enrico Trevisi, alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, del parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, e di numerosi sacerdoti diocesani, tra cui don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, postulatori per la causa di beatificazione di don Mazzolari.

E proprio l’auspicio che, «per l’anno del Giubileo che si avvicina», «il segno forte e chiaro di don Primo su temi attualissimi possa trovare il riconoscimento che attendiamo» è stato espresso dal sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio nel saluto sul sagrato prima della celebrazione, in cui ha voluto ricordare l’impegno di monsignor Trevisi sul versante educativo, con un ricordo particolare alla coincidenza della sua ordinazione sacerdotale a pochi giorni dalla proprio elezione alla Camera e alla sua «attenzione sostanziale a quell’importante palestra formativa dei giovani laici nella società civile» che portò a dar vita in diocesi a una scuola di alta formazione per l’impegno sociale e politico, «una vera e propria scuola che ha regalato al territorio energie e risorse per un impegno diretto nella vita politica e sociale», ha ricordato Torchio.

Il saluto del sindaco Torchio

 

La Messa si è aperta con le parole di mons. Napolioni: «Il senso di festa prevale su ogni forma di distacco, di distanza, che la vita ci impone. Il compito del vescovo di Cremona oggi non è solo quello di salutare i “pezzi grossi”, ma anche quello di salutare i gioielli di famiglia, che non sono solo i sacerdoti o i preti che diventano vescovi, ma tutte le relazioni che si creano». Nelle parole del vescovo di Cremona anche il saluto alla Fondazione “Don Primo Mazzolari” rappresentata in particolare dal nuovo presidente Matteo Truffelli.

Il saluto del vescovo Napolioni

 

Nell’omelia, il vescovo Trevisi ha citato la testimonianza di don Primo Mazzolari, uomo di fede, anche travagliata, e paladino della pace. «Oggi c’è la guerra, c’è la possibilità di vedersi inondati di sfollati». «E per me, che sono a Trieste, sulla rotta balcanica, queste parole hanno un sapore particolare – ha raccontato Trevisi –. E allora, come diceva don Primo: “Non bisogna chiudere la porta a nessuno, ma bisogna vigilare”».

Un “coro a tre voci”, tra la missione di don Mazzolari, il mondo di oggi e il Vangelo del giorno. Come nella prima apparizione del Cristo risorto ai discepoli, «chissà se anche noi riusciamo ad assaporare la grande gioia di incontrare il Signore – ha detto il vescovo di Trieste –. La situazione odierna, come ai tempi di Mazzolari, ci fa trovare riuniti in un cenacolo, proprio come gli apostoli». E come Tommaso, che non crede finché non vede le ferite nelle mani del Signore, «anche noi sentiamo l’emozione del sentirci cercati da Gesù».

«Anche se ci sono lampi di Pentecoste, talvolta la fede è desolata – ha concluso mons. Trevisi –. Siamo quindi chiamati a questa testimonianza di fede, che fa fermentare la vita. E di cui Mazzolari ne è l’esempio».

L’omelia del vescovo Trevisi

 

L’Eucaristia si è conclusa con il saluto del parroco, don Luigi Pisani, e con il un momento di preghiera sulla tomba del Prete d’Italia, sepolto proprio all’interno della chiesa parrocchiale di Bozzolo.

A concludere le iniziative per il 65° anniversario della morte di don Mazzolari, sabato 13 aprile (ore 10), presso l’Università Cattolica di Brescia, ci sarà il convegno di studi dedicato a “Don Primo Mazzolari, la politica, la Democrazia Cristiana” promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari in collaborazione con le Raccolte storiche – Archivio per la Storia dell’educazione in Italia, della medesima Università.

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“I confini come luoghi di pace”, anche una delegazione cremonese al convegno nazionale Caritas

Anche una delegazione di Caritas Cremonese, con il direttore don Pierluigi Codazzi e gli operatori Alessio Antonioli e Andrea Carini (in foto con il il presidente di Caritas Europa, mons. Mons. Michael Landau) è presente a Grado dove, dall’8 all’11 aprile, si svolge il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, centrato sul tema “Confini, zone di contatto e non di separazione”. Il confine, dunque, come luogo simbolico positivo, che evoca incontro e convivenza pacifica anziché scontro, conflitto e divisione. E dunque non è casuale la scelta della location di Grado, in diocesi di Gorizia, a rappresentare concretamente questo ideale. Circa 600 i partecipanti al convegno: delegati rappresentanti di 218 Caritas diocesane.

 

Una missione congiunta di ricerca e soccorso nel Mediterraneo

Dal 2014 ad oggi almeno 20.000 persone sono morte nel Mar Mediterraneo e i numeri aumentano giorno dopo giorno. Mentre nel mondo 108 milioni di persone sono costrette a lasciare le loro case a causa di guerre, persecuzioni, violenze, violazioni dei diritti umani. «La questione sta prendendo sempre meno spazio sui media a livello europeo, ma questo non può essere accettato e deve finire. L’Europa deve forse parlare di nuovo di una missione congiunta europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo». È l’appello lanciato da monsignor Michael Landau, presidente di Caritas Europa, durante la seconda giornata del 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane a Grado. Il presidente di Caritas Europa, network di 49 organizzazioni in 46 Paesi europei che interloquiscono con i responsabili politici nazionali ed europei in difesa dei poveri e vulnerabili, si è rivolto ai 600 delegati da 218 Caritas diocesane descrivendo una situazione mondiale ed europea attraversata da intensi cambiamenti dovuti a guerre, pandemie, cambiamenti climatici, migrazioni. Tutto ciò in vista delle elezioni europee che si svolgeranno l’8 e 9 giugno prossimo.  Caritas Europa ha anche diffuso nei mesi scorsi un memorandum ai candidati con cinque priorità, tra cui il salario minimo per i lavoratori, la difesa del welfare, dei diritti dell’infanzia e dei migranti e rifugiati. Mentre su Gaza monsignor Landau chiede, in una intervista al Sir, «un cessate il fuoco umanitario» che consenta di far entrare gli aiuti in sicurezza.

Leggi l’intervista del SIR al Presidente di Caritas Europa

 

 

I confini come luoghi di pace

Sullo sfondo la laguna e il mare calmo di Grado e il fatto che Gorizia e Nova Gorica, le due città contigue in Italia e Slovenia, sono state scelte entrambe come Capitale europea della cultura 2025: proprio perché rappresentano un territorio transfrontaliero dove l’incontro e lo scambio sono vissuti realmente e quotidianamente. Proprio nella piazza Transalpina di Gorizia il 9 aprile è stata una preghiera per la pace con testimonianze significative e una celebrazione eucaristica nella chiesa del Sacro Cuore.

I confini positivi. «Passeremo un confine, ormai superato dalla storia e che non c’è mai stato fino al Novecento, che divide le due città Gorizia e Nova Gorica, due realtà che l’anno prossimo saranno insieme capitale europea della cultura. Un evento che per il solo fatto di essere stato pensato come possibile è già per noi una grazia. Comprendete quindi che parlare di confini come zone di contatto e non di separazione per noi che abitiamo e viviamo qui non è una questione di principio o di studio, ma è qualcosa che tocca la nostra carne, il nostro cuore e la nostra mente. È per noi un tema necessario», ha affermato nella sua introduzione monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana: «Se non ci fossero i confini saremmo tutti più poveri, privi di punti di vista diversi. I confini sono anche positivi, perché garantiscono una diversità e un approccio complesso al mondo». A livello ecclesiale, ha proseguito il presidente di Caritas italiana, «dobbiamo riconoscere che a volte ci sono confini tra uffici e servizi della curia con il rischio di una pastorale frammentata e iniziative non coordinate che piovono sulle parrocchie. Ci sono però tentativi interessanti di lavoro condiviso». Ma il confine più arduo è «tra operatori e volontari Caritas e gli ultimi, perché siamo in due situazioni diverse, chi aiuta e chi ha bisogno di aiuto. Ma è un confine che va superato». Il suo suggerimento è capovolgere i ruoli ossia «pensandoci noi come gli affamati, gli assetati, gli stranieri che hanno bisogno di aiuto».

“Le due vie: la giustizia e la carità”. «La Chiesa è immersa in una dinamica d’amore concreto e senza confini», ha detto invece monsignor Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e presidente della Conferenza Episcopale Triveneto: «E nella nostra società è chiamata sempre più a mostrare e indicare che c’è sì la giustizia ma c’è anche la carità – le due dimensioni non vanno confuse ma vanno tenute insieme – e che la vita dell’uomo non può essere ridotta ad una concezione materialista o spiritualista che, di fatto, porterebbero a ridimensionare o umiliare la dignità dell’uomo stesso».

“La nuova frontiera (ma è vecchia) è il controllo delle menti e dei comportamenti”. «Cosa succede se con le vecchie forme di abuso di potere e con quelle nuove nel territorio di internet e dell’intelligenza artificiale veniamo privati di dati personali, profilati, manipolati, replicati senza permesso?», si è chiesto poi padre Luciano Larivera, gesuita e direttore del Centro culturale Veritas di Trieste, in una lunga disamina sui confini e le frontiere reali e virtuali: «La nuova frontiera (ma è vecchia) è il controllo delle menti e dei comportamenti, spesso disinformando, nel senso di non dare le informazioni e le conoscenze rilevanti, e non tanto con fake news; e pure inondando di stimoli soprattutto visivi, che emozionano, eccitano ma disabilitano il pensiero critico. Quante dipendenze verranno indotte e rafforzate con i nuovi consumi di massa, con lo smarrimento dei confini personali». Tra quelli che ha definito «territori di sconfinamento» su cui interrogarsi padre Larivera ha indicato «il biopotere degli Stati (e di alcuni privati): fino a dove si può estendere il potere sulla vita umana? Fin dove obbligare a vaccini o trattamenti sanitari salvavita? Si sdoganerà ovunque il suicidio assistito, l’eutanasia, la maternità surrogata? Quale sarà la frontiera delle nuove sostanze psicotrope? Qual è il soft border etico e legale per la sperimentazione sugli embrioni umani, sul Dna dei nascituri? Intelligenza artificiale e robotica saranno usate per sviluppare nuovi patrimoni genetici e cyborg cioè nuove specie di uomini e donne? Magari per combattere nuove guerre o colonizzare Marte. Ma questa è vera evoluzione umana?».

“Confidare anziché confinare”. «Invece che “confinare” (chiudere l’altro dove lui è e chiudere me dove io sono) un buon metodo è “confidare”, cioè rinchiudere nell’altro qualcosa di mio (un segreto, un dono, una presenza che parla), per cui il problema non sono i confini, ma ciò che si muove tra i confini. Confidare è già uscire da un confine», ha suggerito don Matteo Pasinato, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Vicenza. “Dal ‘limite’ umano non ci toglierà nemmeno l’intelligenza artificiale – ha osservato -. E dunque teniamo caro il nostro “limite”, onoriamolo, onorando il fatto che non siamo una macchina».

Patrizia Caiffa (AgenSir)




“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica

 

Le Intelligenze artificiali, il loro impatto evidente (e anche quello silenzioso) sulle nostre abitudini e sulle nostre relazioni, e la questione etica che scaturisce dalla loro sempre maggiore presenza in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro all’istruzione, dalla cura all’informazione, dalla cultura all’industria dello spettacolo, sono uno dei temi più dibattuti e rilevanti della nostra epoca. 

E proprio questo tema sarà affrontato e approfondito nell’incontro dal titolo “Dov’è il sapiente?” Le intelligenze artificiali tra algoritmi e libertà che l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cremona con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Riflessi magazine organizzano per venerdì 10 maggio 2024 in occasione del 5° anniversario del periodico digitale diocesano e della 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2024 che Papa Francesco ha dedicato proprio al tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana.

Cuore dell’evento del 10 maggio 2024 vedrà, presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica a Cremona, sarà l’intervento di padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, Professore di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e autore di pubblicazioni di alto valore scientifico in materia di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, tra cui il più recente Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali. Tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi) padre Benanti è Presidente della Commissione AI per l’informazione del Governo italiano e unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

«Cercare di rendere visibile e comprensibile l’azione di questi strumenti onnipresenti e chiedersi cosa fare per gestirli e come non estromettere l’uomo dal decidere» è l’obiettivo dell’ultimo libro di padre Paolo Benanti ; «Cosa la macchina può fare senza il controllo umano? Che decisioni può prendere? Come gestire gli eventuali esiti nefasti di questa delega? Ma soprattutto come far sì che la persona rimanga sempre al centro di quei processi vitali per la sopravvivenza della nostra specie e per una pacifica convivenza sociale?»: queste alcune delle domande cruciali che orienteranno il suo intervento al Campus Santa Monica, al termine del quale risponderà anche alle domande che gli verranno poste dagli studenti degli atenei universitari presenti a Cremona: dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica sull’impatto delle nuove tecnologie sull’economia e il mondo del lavoro; dal Politecnico di Milano sullo sviluppo tecnologico delle IA generative; da Musicologia (Università di Pavia) sul rapporto tra gli algoritmi e la produzione creativa con le ricadute sul mercato e sulla fruizione dei prodotti culturali; dal corso di Fisioterapia dell’Università di Brescia sui cambiamenti tecnici apportati alla pratica delle professioni di cura e assistenza e ai riflessi che questi potranno avere sul rapporto operatore-paziente all’interno dei percorsi di cura.

L’evento del 10 maggio si pone a conclusione di un ciclo di incontri dal titolo eloquente Intelligenza Artificiale chi sei? promosso dal Centro Pastorale del Campus di Cremona in sinergia con la Direzione di Sede di Piacenza-Cremona e il Corso di Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale della Facoltà di Economia e Giurisprudenza che ha già proposto quattro incontri nei mesi di febbraio e marzo, nei quali i docenti dell’Ateneo hanno affrontato il grande tema secondo prospettive molteplici (psicologica, educativa, sociologica, religiosa) in un’Aula Magna sempre gremita, a dimostrazione del grande interesse suscitato da una delle più grandi sfide che interroga la contemporaneità.

Un interesse condiviso anche da territorio attraverso la partecipazione di molteplici realtà istituzionali, associative e produttive che sostengono la realizzazione dell’evento, a partire dal Comune di Cremona che concede il patrocinio all’iniziativa e la Fondazione Comunitaria della Città di Cremona che la sostiene con un proprio contributo. Accanto agli organizzatori un gruppo di main sponsor: Credito Padano, Coldiretti Cremona, Fondazione “Elisabetta Germani”, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Padania Acque; tra gli sponsor anche Associazione degli Industriali di Cremona, Cattolica Assicurazioni, Cisl “Asse del Po”, Confcooperative Cremona, Microdata Group e Movimento Cristiano Lavoratori. Datitech e Polografico offrono supporto tecnico alla realizzazione dell’evento che sarà presentato e raccontato anche grazie alle media partnership con Cremona1, Cremona Oggi e con il quotidiano La Provincia.

Nell’occasione Riflessi Magazine presenterà anche il secondo volume cartaceo che raccoglie una selezione delle sue “Pagine scelte” pubblicate nel 2023 e in questa prima parte del 2024 sull’edizione digitale www.riflessimag.it, con reportage, interviste e storie, sempre arricchite da un prezioso apparato fotografico, che regalano un ritratto unico del territorio, attraverso i riflessi di meraviglia racchiusi tra le pieghe della nostra quotidianità.




Dal 5 al 12 agosto il pellegrinaggio diocesano a Lourdes con il Vescovo

Sono ufficialmente aperte le iscrizioni al pellegrinaggio diocesano a Lourdes, in programma dal 5 al 12 agosto e organizzato dal Segretariato diocesano pellegrinaggi con il supporto tecnico dell’agenzia ProfiloTours. Una proposta rivolta a singoli fedeli e gruppi delle parrocchie che desiderano unirsi al vescovo in queste giornate di preghiera, dialogo, cultura. La proposta di pellegrinaggio va a sostituire l’idea originaria, con meta la Terra Santa, sospesa a motivo della delicata situazione che si sta vivendo in quei luoghi.

Il pellegrinaggio diocesano a Lourdes, guidato dal vescovo Antonio Napolioni, andrà a impreziosire proposta dall’Unitalsi. Così, oltre ai giorni trascorsi nei sacri luoghi mariani, il percorso sarà arricchito dalle visite a Saragozza, dove sorge il santuario dedicato a Nostra Signora del Pilar, a Barcellona con la maestosa Sagrada Familia e a Montserrat con l’imponente monastero benedettino e il santuario mariano. Un viaggio intriso della presenza materna della Beata Vergine Maria, che accompagnerà i fedeli nei vari luoghi visitati.

Il viaggio avrà inizio il prossimo 5 agosto, con la partenza in pullman da Cremona verso a Nimes, in Francia. Già dal giorno seguente si arriverà a Lourdes, dove i fedeli resteranno fino al 9 agosto prendendo parte, unitamente all’Unitalsi, alle celebrazioni proposte dal Santuario.

Dalla Francia ci sarà poi lo spostamento, attraverso i Pirenei, verso la Spagna, con l’arrivo, sempre il 9 agosto, a Saragozza: nel pomeriggio su visiterà la Basilica di Nostra Signora del Pilar, uno dei più famosi e frequentati santuari di Spagna, fondato, secondo la tradizione, da Giacomo il Maggiore dopo che Maria, ancora vivente a Gerusalemme, gli era apparsa non in spirito ma con il suo corpo, seduta su un pilastro (pilar). Per questo è stata considerata come Madre dei popoli ispanici da Papa Giovanni Paolo II. La Basilica è la prima chiesa dedicata a Maria della storia.

Il giorno successivo, il 10 agosto, avverrà lo spostamento a Barcellona, dove ci sarà occasione per visitare la Sagrada Familia e le meraviglie della città, tra cui quelle realizzate da Antoni Gaudì. L’11 agosto è in programma la tappa al monastero di Santa Maria de Monserrat, prima del ritorno verso l’Italia.

Durante il viaggio di rientro è prevista una sosta a Montpellier, dove i pellegrini passeranno l’ultima notte prima del rientro a Cremona.

La quota di partecipazione è di 1.490 euro, con un supplemento di 400 euro per la camera singola. La quota comprende il viaggio in pullman, l’alloggio in albergo con pensione
completa, dal pranzo del 1° giorno al pranzo del 8° giorno, le visite e le escursioni come da programma, le guide locali dal pomeriggio del 5° giorno alla mattina del 7° giorno, gli ingressi alla Basilica di nostra Signora del Pilar, alla Sagrada Familia, e a Montserrat, l’accompagnatore, le radioguide, l’assicurazione sanitaria, l’assicurazione bagaglio, l’annullamento viaggio e la copertura Cover Stay.

«Per quanto riguarda la Terra Santa – precisa don Matteo Bottesini, incaricato diocesano per il Segreteriato pellegrinaggi – sebbene sia stato necessario sospendere il pellegrinaggio, non abbiamo trascurato il nostro impegno di solidarietà e vicinanza ai cristiani di quelle terre. In collaborazione con il Coordinamento nazionale pellegrinaggi, che unisce diversi Segretariati diocesani, abbiamo donato 5.000 euro alla Custodia di Terra Santa, per sostenere le attività dei Francescani, e altri 5.000 euro al Patriarcato latino di Gerusalemme».

 

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Locandina del pellegrinaggio diocesano dell’agosto 2024

 

 

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Pellegrinaggi e viaggi 2024, «Uno sguardo nel passato, per alimentare il presente e progettare il futuro»




Essere mamme e papà: ultimi posti per il weekend a Tonfano dedicato alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni

Ancora alcuni posti disponibili per il weekend promosso a Tonfano dall’Ufficio diocesano di Pastorale familiare e riservato alle coppie che hanno bambini da 0 a 6 anni. Appuntamento dal 12 al 14 aprile presso Casa di Nostra Signora, nella frazione di Marina di Pietrasanta, in Versilia. “Da lunedì a domenica: mamme e papà tra giochi, emozioni, scoperte, capricci, pianti e risate” è il titolo della proposta, che sarà guidata dalla psicoterapeuta cremonese Marianna Bufano.

Le iscrizioni, fino a esaurimento degli ultimi posti disponibili, contattando l’Ufficio Famiglia: scrivendo a famiglia@diocesidicremona.it oppure telefonando allo 0372-495011.

Per consentire una serena partecipazione agli incontri da parte di entrambi i genitori saranno presenti educatori che garantiranno un servizio di baby sitter, animazione e compiti per i bambini e i ragazzi presenti.

La proposta va dalla dalla cena del venerdì (ma è possibile arrivare anche il sabato mattina entro le 9) fino al pranzo della domenica.

A ogni famiglia sarà assegnata una camera con bagno. In presenza di bambini piccoli la struttura dispone anche di lettini da viaggio e seggioloni: è richiesto, al momento dell’iscrizione, segnalare la specifiche necessità.

La quota giornaliera è di 90 euro per coppia; bambini fino a 3 anni gratuito; dai 3 agli 8 anni 27 euro al giorno e 32 euro dagli 8 ai 13 anni con sconto fratelli del 10%.

Brochure delle proposte 2024 per le famiglie

 

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65° della morte di don Mazzolari, domenica Messa a Bozzolo con il vescovo Enrico Trevisi

Doppio appuntamento nell’ambito del 65° anniversario della morte del servo di Dio don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959.

Domenica 7 aprile nella chiesa parrocchiale di Bozzolo, dove fu parroco sino alla morte, sarà celebrata una solenne Eucaristia presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese Enrico Trevisi, alla presenza anche del vescovo di Cremona Antonio Napolioni. Una ricorrenza promossa dalla Parrocchia di Bozzolo e dalla Fondazione Don Primo Mazzolari in sinergia con la Diocesi di Cremona.

Un ulteriore appuntamento sarà sabato 13 aprile presso l’Università Cattolica di Brescia con il convegno di studi dedicato a “Don Primo Mazzolari, la politica, la Democrazia Cristiana” promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari in collaborazione con le Raccolte storiche – Archivio per la Storia dell’educazione in Italia, della medesima Università.

«Le numerose relazioni in programma tracceranno un quadro articolato del modo con cui don Mazzolari guardò e visse la politica del proprio tempo – afferma Matteo Truffelli, presidente della Fondazione Mazzolari –. Oggetto principale del Convegno sarà il rapporto che il parroco lombardo intrattenne con la Democrazia Cristiana e con molti dei suoi principali esponenti». Una particolare attenzione, inoltre, sarà riservata al legame che don Mazzolari ebbe con alcuni dei protagonisti più significativi della politica bresciana dei suoi anni.

«Sono diverse – prosegue Truffelli – le motivazioni che hanno spinto la Fondazione Mazzolari a scegliere questo tema per il suo consueto annuale convegno storico. Vale la pena ricordare, innanzitutto, che a cavallo tra il 2023 e il 2024 ricorre l’ottantesimo anniversario della nascita della Democrazia Cristiana, nonché il trentesimo del suo scioglimento. Al di là dei legittimi differenti giudizi che possono essere formulati su quella esperienza politica, è indubbio che essa abbia avuto un ruolo decisivo nel dare forma alla democrazia italiana e nell’indirizzare lo sviluppo sociale, culturale e politico non solo del nostro Paese, ma anche dell’Europa. Eppure, la storia della Dc necessita ancora di essere compresa e interpretata in maniera adeguata». Il Convegno si propone di portare un contributo in tal senso, prestando particolare attenzione all’apporto che a quella storia venne dato da don Mazzolari, «sia attraverso le sue pubbliche e spesso sferzanti prese di posizione, sia attraverso la fitta rete di relazioni che egli intrecciò con il partito e con molti suoi esponenti: un rapporto fatto di amicizia, sostegno personale e vicinanza spirituale, ma anche di serrati confronti sul piano politico».

Una seconda ragione che ha spinto a mettere al centro del convegno la storia della Democrazia Cristiana e l’apporto che a essa diede Mazzolari «può essere individuata nella convinzione che il modo con cui don Primo si rapportò al partito dei cattolici italiani, ma più ampiamente a tutte le forze politiche del proprio tempo, fu caratterizzato da un’aspettativa alta nei confronti della politica, a cui Mazzolari guardava con un atteggiamento partecipe ma anche esigente, sia dal punto di vista morale che da quello della richiesta di affrontare e risolvere i reali problemi del Paese. Un modo di interpretare la ragion d’essere della politica di cui oggi si avverte con forza l’importanza». Proprio per questo il convengo sarà concluso da una tavola rotonda «che vedrà confrontarsi tra loro alcuni significativi esponenti del cattolicesimo di oggi, con l’intento di promuovere una riflessione sulle possibili modalità di valorizzazione dell’eredità mazzolariana nell’attuale contesto sociale e politico».

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Annunciazione, lunedì 8 aprile il Vescovo al Santuario della Fontana di Casalmaggiore

Ricorre quest’anno l’8 aprile la solennità dell’Annunciazione del Signore, occasione come sempre di festa per il Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore e per la comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio.

In occasione festa patronale del Santuario la Messa delle 18 sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Accanto a lui concelebreranno il superiore della comunità francescana, padre Francesco Serra, il parroco di Casalmaggiore, don Claudio Rubagotti. Prenderanno parte alla celebrazione anche gli altri frati della comunità e il diacono permanente Luigi Lena, che presterà il proprio servizio all’altare. Al termine della celebrazione, alla quale sono invitati tutti i sacerdoti della zona, ci sarà occasione per un momento conviviale negli spazi del convento.

Altra celebrazione del giorno patronale sarà al mattino alle ore 8.30.

La giornata sarà opportunità per tutti i fedeli del territorio, e non solo, di vivere la solennità dell’Annunciazione guardo alla Madre, regina di Casalmaggiore e patrona del Casalasco.




Adolescenti a Roma, la seconda giornata alla riscoperta dei Sacramenti

Photogallery del secondo giorno di pellegrinaggio

 

Dopo le fatiche dell’arrivo e le prime uscite in alcuni dei luoghi più suggestivi di Roma, nella giornata di martedì 2 aprile gli adolescenti della Diocesi di Cremona hanno continuato il loro pellegrinaggio tra cultura e preghiera. La giornata, infatti, si è sviluppata in un itinerario di fede. Punto di partenza è stato il momento di riflessione comunitario a Santa Maria Maggiore, una delle prime chiese del mondo dedicate alla Vergine. Circondati dagli splendidi mosaici dorati di Jacopo Torriti, lungo il perimetro della navata centrale e nella raffigurazione dell’Ascensione nell’abside, i giovani, in rispettoso silenzio, hanno  meditato sulla figura della Madre di Dio. «Maria ci può aiutare a essere maestra e modello per essere splendidamente piccoli e meravigliosamente grandi insieme, in un modo bello; perché lei si è dichiarata piccola come una serva, e Dio l’ha dichiarata grande», è stato il pensiero di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale.

Finita la preghiera, i ragazzi hanno potuto anche visitare la chiesa e le reliquie della mangiatoia, dove il san Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Saramento di Ricolta d’Adda, ebbe l’ispirazione di fondare il la congregazione dedicata all’adorazione e al servizio ai più fragili.

Il numeroso gruppo si è poi spostato nella basilica di San Giovanni in Laterano, la “chiesa bianca”, sede della cattedra del vescovo di Roma (il Papa) e, dunque, la “madre” di tutte le altre dell’urbe (della città) e dell’orbe (del mondo). Accompagnati dagli sguardi delle monumentali statue marmoree degli apostoli, i ragazzi hanno vissuto il secondo momento di preghiera, dedicato ai sacramenti e alla loro riscoperta, dando così nuovo significato e profondità al Battesimo, alla Comunione e alla Cresima. «Senza cibo non si vive, sarebbe pericoloso vivere senza stimolo della fame; vale così anche per la sopravvivenza della fede se non viene nutrita con i sacramenti, Confessione e Comunione. Pensate dunque a ringraziate il Signore per la fede, ma anche per gli “alimenti” per tenerla viva», ha detto don Fontana ai circa 400 ragazzi degli oratori cremonesi.

Prima del pranzo e del pomeriggio libero, i pellegrini si sono infine ritrovati vicino al Colosseo, alla Domus Aurea, nel parco del Colle Oppio, dove gli animatori Federazione Oratori Cremonese hanno spiegato l’ultima grande attività di gruppo: ogni oratorio ha realizzato un’opera d’arte (da riprendere in massimo dieci secondi) con per titolo “la fede è una buona notizia che non possiamo tenere per noi”, quasi a riepilogare il cammino spirituale della giornata come una testimonianza condivisa.

A conclusione di questa seconda tappa sulle orme dei primi discepoli della Chiesa è stata quindi celebrata la Messa in Santa Maria in Trastevere, presieduta da don Piergiorgio Tizzi, “aiutato” nell’omelia da don Pierluigi Fontana e don Stefano Montagna per permettere ai giovanissimi pellegrini di comprendere l’aspetto più affascinante quanto complesso della fede. «Anch’essa ha bisogno di segni; nelle chiese che abbiamo visitato oggi c’erano oggetti di vario genere; purtroppo, a volte facciamo fatica a vederne le tracce perché siamo “distratti” da tante altre passioni», ha detto il vicario dell’unità pastorale “Maria della Speranza” di Cremona. Così i sacerdoti della città hanno arricchito l’omelia con una proposta particolare: mostrare tre piccoli “segni” e condividerne altrettanti brevi racconti di vita personali, così da incoraggiare i ragazzi e le ragazze «a cercare di essere germogli di speranza nelle proprie quotidianità». 

Proprio l’aspetto della fede è quello più evidente nei partecipanti e nei loro accompagnatori quando il pellegrinaggio romano sta per concludersi. «Con questa esperienza – ha detto Elisabetta di Sant’Ilario – mi sono accorta che la fede è qualcosa da coltivare ogni giorno e si può partecipare alla Messa con più entusiasmo». Per Lorenzo, accompagnatore del gruppo dell’unità pastorale “Città di Casalmaggiore”, «mi ha colpito la grande organizzazione della Federazione Oratori Cremonesi e i loro eventi e, da un punto di vista umano, la compattezza e la condivisione di bei momenti dei ragazzi. Mi porto a casa l’impegno di ascoltare di più le loro esigenze». Alessandra e Luca, di Rivolta d’Adda, mettono l’accento sul rapporto con la Messa come momento culminante della propria spiritualità. 

Mercoledì 3 aprile ultima giornata del pellegrinaggio vivendo l’udienza generale in Piazza San Pietro insieme a Papa Francesco.

 

Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera




Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera

Photogallery completa del primo giorno di pellegrinaggio

 

Nonostante il maltempo fin dalle prime luci dell’alba, sono quattrocento circa i ragazzi e le ragazze partiti nella mattinata di lunedì 1° aprile da tutta la Diocesi verso Roma per il pellegrinaggio conclusivo del loro percorso di mistagogia.

«Siamo qui per concludere il loro percorso iniziato con il Battesimo con un gesto importante: la professione della nostra fede sulla tomba degli apostoli» ha ricordato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e per la Pastorale vocazionale. «Il senso di questi giorni è quello di metterci in movimento e in cammino per le strade della capitale e della città che ha visto la testimonianza dei santi e martiri che hanno annunciato la loro fede. L’idea è aiutare questi ragazzi a far germogliare la propria fede per diventare poi nella chiesa delle piante che portano dei frutti maturi». Un percorso animato anche grazie ai volontari della Federazione Oratori Cremonesi, con una serie di attività tra divertimento e spiritualità che culmineranno con l’udienza con il papa in Vaticano.

Nel lunedì di Pasquetta i giovani partecipanti sono così partiti in treno dalle stazioni di Parma, Fidenza e Milano negli orari comunicati ai vari gruppi. Le immancabili occhiaie della leva mattutina, le ultime raccomandazioni dei genitori e poi via, in viaggio verso la capitale, in un clima comunque elettrizzante per molti di loro. «Per me si tratta della prima volta a Roma – racconta ad esempio Alma di Viadana –. Me la immagino piena di cose stimolanti. Il pellegrinaggio sarà un’esperienza che potrà arricchire ognuno di noi». 

Dopo i primi arrivi e le sistemazioni nei rispettivi alloggi, i pellegrini si sono dati appuntamento ai piedi della scalinata della basilica di Santa Maria in Ara Coeli per celebrare l’Eucarestia, prima tappa che ha dato inizio ufficialmente al cammino di fede nella Città Eterna. Nonostante il maltempo abbia seguito il gruppo fin da Cremona, l’entusiasmo degli adolescenti non è venuto meno, grazie al primo grande gioco di benvenuto proposto dagli animatori Focr di salire i suoi 124 scalini a suon di domande e risposte verso l’antichissima chiesa. 

«Non dobbiamo tenere Gesù a distanza» ha detto poi don Andrea Bani, vicario dell’unità pastorale di Viadana e il sacerdote più giovane degli accompagnatori a Roma, nel corso della breve omelia nello splendido presbiterio della basilica e davanti ai giovani pellegrini inzuppati. «La gioia e il timore, letti nel Vangelo di oggi, possono essere due sentimenti che sono parte della nostra vita: l’entusiasmo di iniziare un’avventura nuova ma allo stesso tempo esserci qualcosa in noi che paralizza. Anche noi di fronte di ad un’avventura nuova, quando ci viene chiesto di fare un passo in più verso il Signore e gli altri, possiamo avere paura di non sapere cosa ci sta chiedendo, dove ci sta conducendo, cosa possiamo trovare negli altri». L’incontro gioioso con il Signore e muoversi in direzione del prossimo sono il modo migliore di vivere la relazione di fede con lui, come avvenne per le donne di ritorno di corsa dal sepolcro. «Il Vangelo ci suggerisce che per fare esperienza di lui, bisogna andare incontro agli altri – ha ribadito don Andrea – non fuggire da loro o ripiegarsi nelle proprie sicurezze. Tante volte crediamo di coltivare una fede intimistica; è importante certo coltivare una fede propria, tuttavia non dobbiamo restare indifferenti all’esterno perché le donne e i discepoli, quando Egli appare loro, lo abbracciano. Vogliamo avere quindi questo desiderio di ascoltare Gesù e incontrarlo e non rimanere a distanza, di coltivare questa relazione grazie agli altri con lui che ci dice “non temere”». Senza ignorare gli ostacoli della falsità e dell’inganno verso la buona notizia, «dobbiamo avere il desiderio di conoscere Gesù perché Lui è vivo, fai il tifo per noi e vuole donarci tutta la sua amicizia in numerosi occasioni della nostra vita, lasciandoci coinvolgere da lui e dal suo amore».

Terminata la Messa, la pioggia ha concesso tregua ai giovanissimi partecipanti per godersi il fascino di Roma di notte. Ad aiutare i vari gruppi oratoriani della diocesi a camminare per le strade del centro storico sono stati gli animatori Focr, i quali hanno dato appuntamento in luoghi carichi di bellezza quali Piazza di Spagna, Piazza Navona, il Pantheon e il Campidoglio per svolgere qualche attività all’insegna del movimento e della cultura. Poi il rientro ai propri soggiorni per il riposo in vista delle importanti visite della seconda giornata romana. 




Il Papa agli adolescenti a Roma: «Possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana»

 

«Con la forza dello Spirito Santo, che nella Cresima vi conferma come battezzati, figli di Dio e membri della Chiesa, possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana». L’augurio diretto di Papa Francesco ai quattrocento adolescenti delle diocesi di Cremona durante l’udienza generale di mercoledì 3 aprile in piazza San Pietro ha concluso il pellegrinaggio diocesano di tre giorni sulle orme dei primi cristiani e sulla bellezza di testimoniare la propria fede.

«Partecipare alla catechesi con il Papa è stata un’occasione preziosa come sempre», ha commentato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale e guida del grande gruppo arancione che ha colorato le strade antiche e affascinanti della capitale. Per molti di questi ragazzi si è trattato della prima l’opportunità di vedere il Pontefice non soltanto da vicino ma anche di ascoltare la sua parola dal vivo e di farlo insieme a una piazza gremita di persone.

Proprio la sua breve riflessione è stata accolta con attenzione dagli adolescenti che hanno concluso gli anni della Mistagogia accompagnati dai loro sacerdoti e catechisti.

 

© Foto Vatican Media / Sir

 

Il Papa ha continuato il ciclo di catechesi sui vizi e le virtù, e ha incentrato la sua riflessione sul tema della giustizia, «la virtù sociale per eccellenza». Infatti, secondo Francesco, essa «non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana; stabilisce con gli altri rapporti sinceri: realizza il precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere: sì, sì, no, no; il di più viene dal Maligno».

Prima della conclusione dell’udienza generale, con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica, Francesco ha rinnovato l’auspicio e la preghiera per la fine dei conflitti nel mondo raccontando la storia di giovane soldato morto in guerra in Ucraina a 23 anni e di cui aveva tra le mani il suo piccolo vangelo tascabile, invitando la piazza ad un momento di silenzio. 

 

Photogallery completa del terzo e ultimi giorno

 

Al termine dell’udienza generale, il Papa ha salutato di persona alcuni dei pellegrini presenti e tra loro don Francesco Fontana insieme ad alcuni collaboratori di Federazione Oratori Cremonesi, don Valerio Lazzari e don Giuseppe Valerio (i due diaconi che saranno ordinati sacerdoti l’8 giugno prossimo), il seminarista Leone Maletta e la novizia Bianca Donida, i quali gli hanno consegnato il libretto e la bandana arancione del pellegrinaggio.

«È stato un incontro molto cordiale: ha ascoltato chi eravamo e quando ha scoperto che eravamo di Cremona, ci ha ricordato che siamo bravi a fare il torrone – racconta don Fontana –. Gli abbiamo risposto che la prossima volta non mancheremo di portarglielo».

 

Il testo integrale della catechesi di Papa Francesco

 

I gruppi, infine, si sono ritrovati nel piazzale o all’interno della basilica di San Pietro per l’ultimo gesto: la professione di fede, accompagna dalla consegna ai ragazzi delle croci benedette da Francesco.

Poi l’inizio del viaggio di rientro e i primi bilanci. «Il camminare è il gesto tipico dei cristiani, i quali cercano di mettere le proprie orme su quelle di Gesù. L’itinerario, dal titolo “germogli di fede”, oltre a muoversi fisicamente in diverse tappe lungo Roma, puntava ad arrivare qui per accompagnare i ragazzi a pronunciare la loro fede, proprio in questo luogo della testimonianza dei primi cristiani e dove oggi la voce del papa risuona» riassume don Francesco Fontana.

Per Andrea, uno dei referenti del gruppo di Sospiro, «da questa esperienza spero di portare a casa la quantità necessaria di acqua per far sì che questi germogli possano rimanere in vita e, chissà, magari un giorno sbocciare». Lorenzo, educatore degli adolescenti di Maristella: «Li ho visti molto presi dalle iniziative della Focr e girando Roma abbiamo messo alla prova il nostro il nostro fisico e il nostro spirito. È stato molto interessante pregare insieme, accompagnati dalle parole e dall’esempio dei nostri don».

Grande soddisfazione tra i ragazzi per tutte le attività svolte e per il programma dei tre giorni; tratto comune tra le emozioni degli adolescenti è la visita alle splendide chiese della capitale.

«Mi è piaciuto tutto quello che abbiamo fatto – dice Gianluca di Viadana – perché siamo stati tutti insieme e abbiamo vissuto la parola di Gesù. Torno a casa con più cultura e con più spiritualità da coltivare».

Anche per don Giuseppe Valerio, dopo l’emozione della “benedizione speciale” del Papa in vista della sua ormai prossima ordinazione, è fondamentale la condivisione di quest’esperienza di fede con gli adolescenti: «Abbiamo pregato, riso e camminato insieme e questo fa bene a loro, ma fa bene anche soprattutto a noi che ci prepariamo a vivere questo ministero: perché non è un ruolo solo per te stesso ma è qualcosa che tocca la vita di tante persone e di tanti ragazzi. Qualcosa che mi è stato donato e che a mia volta devo donare agli altri».

Una fonte d’ispirazione per coltivare, curare e far crescere quei germogli verdi di fede delle giovani generazioni nella Chiesa cremonese.

 

 

Il video integrale dell’udienza (Vatican Media)

 

 

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