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La notte di Natale un cero acceso per Siria e Medio Oriente

“Preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse altre parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace”. Sono le parole di Papa Francesco durante l’Angelus della prima domenica di Avvento.

Un messaggio che l’Ufficio missionario diocesano propone a tutta la Diocesi con l’invito a riprendere il gesto compiuto dal Papa accendendo un cero in casa, oppure mettendolo alla finestra, in occasione della notte di Natale.

«Chiediamo ai parroci – spiega don Maurizio Ghilardi, responsabile dell’Ufficio missionario diocesano – che mettano a disposizione nelle loro chiese dei ceri che possano consumarsi durante tutta la notte santa di Natale al fine di sensibilizzare la comunità cristiana nei confronti di un conflitto che ha già messo a dura prova la comunità umana della Siria».

«È vero che non è un gesto che risolve la questione così complessa e intricata di un conflitto che non ha mai fine – continua don Ghilardi – ma è un richiamo, un tenere sveglia l’attenzione, una manifestazione di solidarietà e vicinanza soprattutto attraverso la preghiera».

L’auspicio è che a tutti i partecipanti alle Messe di mezzanotte venga consegnato un cero, acceso, da portare a casa come espressione di continuità nella preghiera.

Un’altra possibilità è quella di ricevere e portare nelle proprie case e chiese la luce della pace che giunge direttamente dalla Grotta di Betlemme e che domenica 16 dicembre alle ore 16.30 sarà “distribuita” dal MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (Leggi per saperne di più).

“Maria, donna dell’attesa e della preghiera, – sono ancora le parole di Papa Francesco – ci aiuti a rafforzare la nostra speranza nelle promesse del suo Figlio Gesù, per farci sperimentare che, attraverso il travaglio della storia, Dio resta fedele e si serve anche degli errori umani per manifestare la sua misericordia”.




Formazione catechisti: il calendario degli incontri

Tra le proposte formative in programma nel mese di gennaio e febbraio per gli operatori pastorali non manca naturalmente uno sguardo privilegiato per la catechesi. Anche quest’anno la formazione dei catechisti vede uno stretto rapporto tra zone e proposta diocesana: il discernimento operato nei territori diventa così proposta formativa mirata che tiene conto delle esigenze e dei cammini peculiari delle singole zone.

 

 

Nei lunedì 14, 21 e 28 gennaio le zone 3 e 4 (alle 21 rispettivamente in Seminario a Cremona e all’oratorio di Sospiro) vivranno tre incontri che mettono a tema gli anni “Verso i sacramenti” del progetto diocesano di iniziazione. Si tratterà di focalizzare meglio le dimensioni e le esperienze che le fasi biblica, liturgico-comunitaria ed esistenziale permettono di vivere e lo stretto rapporto tra itinerario dei ragazzi e degli adulti.

 

Sempre nei lunedì 14, 21 e 28 gennaio per la zona 2 l’appuntamento sarà invece alle 20.45 all’oratoriodi Casalbuttano dove i catechisti approfondiranno l’intreccio tra catechesi e liturgia e l’uso della Scrittura nel cammino di iniziazione.

 

Per la zona 5 l’appuntamento sarà nei lunedì 14 e 21 gennaio e 4 e 11 febbraio all’oratorio di Casalmaggiore (ore 20.45). Un’occasione per aiutare catechisti e preti che ancora devono attivare il percorso diocesano ad entrare nella logica dell’itinerario e fornirà le indicazioni concrete perché nel prossimo anno pastorale ogni comunità o unità pastorale possa partire con il primo anno.

La zona 1 infine vivrà sabato 23 febbraio a Masano (ore 15) un pomeriggio di workshop dove saranno presentati materiali ed esperienze a cui i catechisti potranno attingere per incrementare il loro bagaglio di metodologia catechistica.

 

 

 

Brochure generale delle proposte formative zonali
Zona 2        Zona 3        Zona 4




Nello Scavo a TDS, il giornalismo dei volti che apre alla speranza

L’ospite dell’ultimo incontro di Traiettorie di Sguardi che si è tenuto domenica 16 dicembre è stato Nello Scavo, reporter internazionale, giornalista di Avvenire e scrittore. Definito – dai più – esperto di migrazione, anche se questa etichetta gli va un po’ stretta.

La sua attività inizia, infatti, negli anni ’90 in Sicilia ai tempi di una delle più terribili guerre di mafia. Successivamente si interessò del conflitto nei Balcani, che sollevò una grande solidarietà a livello europeo: migliaia di persone furono portate legalmente in Italia per essere salvate dalla guerra, e da parte di tutta Italia e degli italiani arrivarono aiuti.

Perché oggi, invece, nei confronti dei migranti siamo diventati così egoisti? Due sono gli elementi che sottolinea Nello Scavo: «Innanzitutto il fatto che negli anni ’90 si stava economicamente meglio, e dunque i migranti non erano percepiti come minaccia al nostro benessere, e seconda cosa, non c’era una propaganda così serrata sul tema dell’insicurezza che sembra essere frutto della sola immigrazione».

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Ma per andare vicino alla verità è necessario incontrare le persone. Ed è questo che spinge la sua attività di giornalista. «Il giornalista oggi deve raccontare di più lo sguardo di chi ha di fronte. Abbiamo oggi la presunzione di sapere tutto senza approfondire.

L’ipertrofia informativa è come la nebbia , impedisce di vedere bene i contorni delle cose. Le storie allora diventano fondamentali perché pur essendo a sé, sono rappresentative di una storia più grande. Anche se spesso queste storie sono scomode e urtano la sensibilità del lettore».

Questo giornalismo però può salvare quella parte di paese che vuole vederci meglio.

Come possiamo da lettori districarci? «Come per gli acquisti su internet – risponde con un esempio il giornalista di Avvenire – siamo sempre molto attenti prima di acquistare o prima di scegliere il ristorante in cui andare, leggiamo recensioni, facciamo ricerche… Allo stesso modo dovrebbe essere per le informazioni. Perché di fatto non abbiamo nessun filtro. Beviamo qualsiasi cosa».

«Una delle grandi menzogne del nostro tempo – fa notare ad esempio Scavo – è che i migranti e le donne del corno d’Africa che arrivano in Libia non sanno a cosa vanno incontro. In realtà si è scoperto che le donne prima di partire si iniettano un anticoncezionale che dà una copertura per un certo numero di mesi. Quindi sono consapevoli, ma allora perché partono se sanno a cosa vanno incontro? Incontrando queste persone nei campi libici piuttosto che sulla rotta dei Balcani si scopre che hanno qualche motivo in più per venire in Italia che non la speranza di un maggior guadagno. Il fenomeno migratorio è complesso, perché non è solo fatto di persone e storie ma anche di interessi internazionali che si intrecciano ai conflitti dei paesi di provenienza dei migranti».

Tuttavia se il giornalista non trovasse un briciolo di speranza nelle storie che racconta, non avrebbe nessuna ragione per lasciare famiglia e figli e andare in luoghi non turistici. «Se parte è perché trova speranza. Sono queste storie di speranza che tengono in piedi il senso del lavoro di giornalista. E sono queste storie che vanno lette per continuare ad approfondire alcuni temi che rischiano di essere semplificati e banalizzati o anche, come spesso accade, manipolati».

Se la buona informazione è uno dei pilastri della democrazia, – conclude dunque Scavo – allora «serve una nuova alleanza tra chi scrive e chi legge per evitare le fake news e soprattutto la manipolazione di alcune notizie».




L’inaugurazione della nuova Curia con gli auguri del Vescovo

Ha assunto un significato speciale, quest’anno, il tradizionale appuntamento per gli auguri di Natale che il vescovo rivolge ogni anno agli incaricati degli Uffici diocesani e al personale della curia. L’occasione dell’incontro di venerdì 21 dicembre, infatti, è stata propizia per la presentazione della ristrutturazione dei locali all’interno del palazzo vescovile.

Ad introdurre la mattinata è stato il vicario generale don Massimo Calvi ha rivolto al vescovo Antonio «gli auguri fraterni di un Natale sereno e proficuo a nome di tutti gli uffici». «Il rinnovamento dei locali della curia – ha osservato il vicario generale- dice la volontà di offrire luoghi adatti per un servizio sempre più puntuale per tutti coloro che entreranno in questi uffici, così come la recente apertura degli uffici presso il Centro Pastorale è segno di un nuovo spirito di collaborazione per la vita pastorale della diocesi». Presenti anche tutte le maestranze che hanno contribuito al rinnovamento degli ambienti della curia e degli uffici amministrativi che anche il vescovo, nel suo intervento, ha ringraziato insieme a tutti i collaboratori diocesani.

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«Nel mio primo anno  a Cremona – ha ricordato sorridendo mons. Napolioni – nelle linee pastorali avevo definito la nostra Chiesa come un cantiere… ed effettivamente ci siamo presi molto sul serio. E il lavoro continua non solo per le necessità strutturali, ma per le idee e le possibilità di pastorale, di cultura e di fraternità che si generano in questa concretezza».

Sullo sfondo il cantiere aperto del Museo diocesano, grande opera che sta prendendo forma. «Anno dopo anno cresce la famigliarità e cresce l’operosità – ha aggiunto il Vescovo – mossa dalla voglia di speranza e di dare testimonianza di ciò che abbiamo ricevuto come dono da Dio che non può essere frenata». Così l’augurio natalizio è quello di «avvicinarci insieme alla Messa del 25 dicembre». E dopo la preghiera finale mons. Napolioni ha impartito la sua benedizione sui luoghi rinnovati della curia «e sulle persone che qui lavorano».

A conclusione della mattinata un momento conviviale con l’aperitivo offerto personalmente dal vescovo a tutti gli invitati.

 




Don Bandirali nominato amministratore parrocchiale di San Pietro al Po

Il vescovo Antonio Napolioni ha nominato in data 3 gennaio 2019 don Antonio Bandirali amministratore parrocchiale della parrocchia di San Pietro al Po in Cremona, a seguito dell’improvvisa scomparsa del parroco don Stefano Moruzzi, avvenuta lo scorso 27 dicembre.

Leggi qui l’articolo sulle esequie

Don Antonio Bandirali è già parroco della comunità di S. Imerio, sempre in città, che ha intrapreso il cammino per la costituzione di una unità pastorale insieme alla Cattedrale e proprio a San Pietro al Po. In questo percorso si inserisce dunque la nuova nomina di amministratore.

Domenica 13 gennaio il Vescovo presiederà l’Eucaristia nella chiesa di San Pietro al Po alle ore 10.30, cogliendo così l’occasione per presentare ufficialmente alla comunità don Antonio nel suo nuovo incarico.


Profilo di don Antonio Bandirali

Don Antonio Bandirali, classe 1965, originario dei Castelleone, è stato ordinato presbitero il 9 giugno 1990.

È stato vicario a Cremona, nella parrocchia di S. Bernardo (1990-1994) e a Pizzighettone nella parrocchia di S. Bassano (1994-2001). Nel 2001 è stato scelto per guidare le comunità di Pozzaglio e Castelnuovo Gherardi. Prima come amministratore parrocchiale e poi come parroco, sino ad assumere il ruolo di parroco moderatore dell’unità pastorale di Olmeneta, Pozzaglio, Casalsigone e Castelnuovo Gherardi nel 2010.

Dal 2011 al 2017 è stato parroco di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Barzaniga e Azzanello, oltre che vicario zonale dell’allora Zona 3. Nel 2017 il trasferimento alla parrocchia dei Ss. Clemente e Imerio a Cremona, parrocchia che ha avviato il percorso di unità pastorale con la Cattedrale e San Pietro al Po, di cui oggi don Bandirali è stato nominato amministratore.




Nasce Gesù per le strade

Gesù per le strade…: sono parole di un bel canto di alcuni anni fa. È anche il titolo della lettera pastorale che in questi giorni ho inviato alla Chiesa di Cremona, per farci scuotere da quanto emerso nel Sinodo dei giovani vissuto in diocesi. E’ anche una splendida chiave di lettura del Natale, la sostanza degli auguri che sono lieto di rivolgere a tutti, grazie all’ospitalità di questi mezzi di comunicazione.

Sì, perché se non parla di Gesù a Natale un vescovo, chi ne deve parlare?

Di Gesù per le strade ce n’è tanto, se è vero che il Figlio eterno di Dio si è fatto uomo, presente in ogni persona umana, e – come ha voluto lui – particolarmente riconoscibile nei poveri e negli scartati, i più simili al bambino nato nella stalla e all’uomo crocifisso fuori le mura della città. Un Gesù nascosto, a volte calpestato, ma ineliminabile dalla realtà.

Gesù per le strade dobbiamo, però, anche portarcelo: quello vero, fatto di fiducia nella vita e di prossimità fraterna, fatto di speranza e di tenerezza. La gioia del Vangelo è troppo vera e grande per tenerla chiusa tra noi, nelle chiese e nelle “cose di chiesa”. Auguro ai cristiani un Natale entusiasticamente missionario, che contagi di amabile verità un mondo in cui troppi usano il nome e le cose di Gesù per far soldi o per avere voti. O peggio, per costruire muri e seminare paura.

Auguro a ciascuno una sosta di silenzio e riflessione, per riscoprire che la pace non va armata, perché ha una sorgente affidabile e una santa forza, nel cuore visitato dalla consolazione di Dio. Sostare per sentire quanto Dio ama e benedice chi trasmette la sua pace agli altri, costruendo rapporti improntati alla benevolenza e al rispetto.

Un pensiero speciale lo rivolgo ai bambini e agli anziani, custodi del segreto del Nascente, maestri di stupore, fragili icone dell’amore di Dio. Visto coi loro occhi, il Natale è quello buono! Quello che ci fa seguire Gesù per le strade del futuro.

+ Antonio Napolioni
vescovo di Cremona

Il messaggio d’auguri (.pdf)




Le parole di don Primo: il 14 dicembre ultimo appuntamento della rassegna

Si avvia alla conclusione la rassegna “Le parole di don Primo”, progetto organizzato da Comune di Cremona, Diocesi di Cremona e Fondazione Don Primo Mazzolari nell’ambito del programma cultura dedicato al Novecento. Venerdì 14 dicembre, alle ore 21, al Teatro Monteverdi (via Dante, 149) si terrà la rappresentazione “Siamo tutti mendicanti” che vede protagonisti l’Associazione Giorgia e gli allievi della classe IV AS dell’Istituto d’Istruzione Superiore “L. Einaudi” di Cremona. La regia è di Fabrizio Caraffini di Teatro Itinerante. Interverrà il vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni.

“Siamo tutti mendicanti” rilegge il pensiero complessivo di Don Mazzolari sviluppando alcuni dei temi portanti, quali la povertà, l’accoglienza, le nostre chiusure e le barriere che creiamo o che dobbiamo superare. Lo spettacolo si raccorda nel finale con il noto libro “La più bella avventura”, ampio commento alla parabola evangelica del figliol prodigo, con cui don Primo Mazzolari indicava al Cattolicesimo italiano la necessità di aprirsi ai “lontani”. Pur senza nominarli, i protestanti, ma anche i modernisti, i liberi pensatori e gli spiriti critici nella Chiesa, erano gli interlocutori immaginati da Mazzolari durante la stesura del libro. Il libro fu condannato nel 1935 con lettera del Sant’Offizio, ma successivamente ne fu riconosciuto il valore: “La più bella avventura, sia per i contenuti che per le reazioni suscitate dalla sua pubblicazione, appare un testo esemplare della temperie spirituale e culturale attraversata dal cattolicesimo italiano tra le due guerre mondiali”.

Lo spettacolo nasce dunque da una riflessione condivisa sulla figura di don Primo Mazzolari, che ha coinvolto in prima persona gli attori, importante valore aggiunto di questo percorso. Tutti hanno potuto dare il loro speciale e unico contributo in un’ottica, come sempre, inclusiva. L’Associazione Giorgia riassume così l’esperienza: “Le parole di don Primo ci hanno condotto a cercare il vero significato delle nostre parole, permettendoci di ritrovare il valore dei gesti in un percorso che ci ha accompagnato a scoprire il cammino dal presepio alla croce”. Fondamentale anche la collaborazione con l’I.I.S. Einaudi: “Lo spettacolo è inserito nel progetto LAIVin di Fondazione Cariplo che promuove la pratica e la fruizione di musica e teatro e il protagonismo culturale degli studenti delle scuole superiori”.

“Siamo tutti mendicanti” sarà replicato martedì 18 dicembre, alle ore 21, sempre al Teatro Monteverdi, con ingresso gratuito. Sono previste anche due repliche mattutine per le scuole, l’11 e il 14 gennaio 2019. Gli interessati possono prenotare la loro partecipazione scrivendo a associazione.giorgia@gmail.com.

Sempre il 14 dicembre sarà pubblicato sul quotidiano La Provincia di Cremona l’ultimo dei dieci fumetti sulla vita di don Primo, a cura del Centro Fumetto “Andrea Pazienza”.

Locandina

Associazione Giorgia

L’associazione nasce nel 1997 per ricordare Giorgia, un’amica che ha vissuto l’esperienza della propria disabilità all’insegna della condivisione e dell’impegno per gli altri. Giorgia opera nel campo dell’inclusione effettuando interventi di supporto rivolti a persone con fragilità e, in particolare, da oltre 10 anni, offre alla cittadinanza laboratori di teatro integrato, che vedono la compresenza in scena di giovani disabili e normodotati e dove la ricchezza della varietà umana si incontra, creando nuove sfumature. L’inclusione e la creazione di relazioni significative, insieme alla possibilità di offrire spunti di riflessione sul tema della diversità intesa come patrimonio comune, rappresentano i motivi fondanti dell’esperienza associativa.




Apericena in carcere con gli “apprendisti cuochi” di Ca’ del Ferro

Si svolgerà mercoledì 12 dicembre, a partire dalle ore 17, l’evento finale del corso professionalizzante per addetto cucina organizzato nella Casa Circondariale di Cremona da Consorzio Sol.Co Formazione, nell’ambito del progetto RE-START.

In queste settimane i partecipanti – detenuti che avevano già avuto esperienze di studio e di lavoro nell’ambito della ristorazione e della trasformazione agroalimentare – hanno avuto la possibilità di affinare le loro competenze grazie ad attività d’aula e di laboratorio, con la supervisione di professionisti del settore, tra cui lo Chef Alessandro Bellingeri ed il tecnologo alimentare Antonio Elia.

Per valorizzare l’impegno degli allievi e per sottoporre il frutto del loro percorso ad una più ampia “giuria”, la Casa Circondariale, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Nazareth (che gestisce all’interno del carcere un laboratorio di trasformazione agroalimentare impiegando al lavoro alcuni detenuti), aprirà le porte del teatro ai cittadini, ai volontari, al personale interno ed alle autorità per un apericena che varrà come prova finale per la certificazione delle competenze dei detenuti impegnati nel corso.

Sulla tavola imbandita ci saranno i piatti cucinati dai provetti chef e valutati dai certificatori, che il pubblico sarà invitato ad assaggiare: pietanze di valore perché, oltre a raccontare di un buon lavoro, narreranno storie di riscatto.




“La più bella avventura”, don Primo parla all’oggi

 Si è conclusa nella serata di venerdì 14 dicembre la rassegna delle letture “Le parole di Don primo“. L’ultimo appuntamento si è tenuto presso il teatro Monteverdi di Cremona.

È una rilettura del testo “La più bella avventura” attraverso il linguaggio teatrale della Compagnia teatrale Intrecci della Associazione Giorgia che, in collaborazione con la classe 4^AS dell’istituto Einaudi di Cremona, ha presentato lo spettacolo dal titolo “Siamo tutti mendicanti”, ispirato alle parole del prete di Bozzolo e in particolare al libro tra i più noti e – all’epoca della pubblicazione – più discussi della bibliografia mazzolariana.

Musiche, gesti e volti sul palco rendono concrete e presenti le parole di don Primo, lette da Federico Benna. Una riflessione artistica ed emotiva che accende i riflettori sull’altro, sulla apertura agli ultimi e ai lontani che ha caratterizzato il pensiero e l’azione vigorosa del sacerdote cremonese.

Dopo la rappresentazione diretta dal regista Fabrizio Caraffini, ha preso la parola il vescovo Antonio Napolioni che ha proposto una intensa riflessione su “La più bella avventura”, il “testo forse più scomodo e provocante di don Primo – ha commentato -. Ci viene come affidato in compito, per le vacanze come lettura, per la vita come responsabilità concreta”.

Ascolta qui l’intervento del Vescovo

Il vescovo ha riflettuto sulla storia travagliata e sulla dirompente forza profetica di questo libro che rappresenta il commento di don Mazzolari alla parabola del figliol prodigo: “Mazzolari ribalta il consueto schema interpretativo della parabola: il fratello maggiore non si accorge che la festa al prodigo è l’inizio di un futuro basato sulla potenza della misericordia. La salvezza cristiana è offerta a tutti senza esclusioni, tenendo conto della distinzione tra peccato e peccatore, tra errori ed erranti. Il testo contiene un forte invito alla Chiesa e a ogni cristiano a mettere al primo posto l’amore incondizionato verso il prossimo, a praticare senza paura il dialogo con tutti”.

Attraversando i passaggi del libro e ricordandone le vicende editoriali che lo portarono fino alla censura ecclesiastica mons. Napolioni affronta i temi forti del messaggio di don Primo: l’attenzione agli ultimi, la misericordia, il rinnovamento della Chiesa. “Attraverso le vicende della famiglia del prodigo, – osserva – Mazzolari indicava la possibilità di una Chiesa interiormente libera perché misericordiosa nei confronti dell’umanità, Chiesa meno ostile al mondo perché più fedele al Vangelo, Chiesa aperta all’umanità perché segue l’esempio della carità di Cristo”. “Emerge un cristianesimo insieme esigente e misericordioso, basato sulla certezza dell’amore del Padre che salva prodigo e maggiore”

E l’attualità della interpretazione s di Mazzolari è sottolineata dal Vescovo nel rimando al magistero dei papi della contemporaneità, da Giovanni Paolo II a Francesco, di cui cita alcuni testi che mostrano una impressionante continuità con il pensiero di Mazzolari per “la sintonia di contenuti e la somiglianza di linguaggio”: “Gesù «aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente» (EG 270).

E poi di nuovo le parole de “La più bella avventura”: “E’ nel prete mal vestito e grossolano, che guardiamo con aria dispregiativa e insultante. Intorno ai Santi illustri si scrivono tanti libri: per la santità anonima, nella quale siamo provvidenzialmente immersi e protetti, non c’è né il tempo né la voglia di uno sguardo”. 

“Sembra proprio di leggere pagine della recente Gaudete et exsultate di papa Francesco – conclude il vescovo – e invece è il nostro don Primo”.

Al termine della serata il saluto del Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e l’annuncio di un nuovo appuntamento dedicato a don Primo Mazzolari, con l’intervento di don Luigi Ciotti in comune il prossimo 12 gennaio.




«Una Chiesa sinodale che valorizzi il vissuto reale»

Riscoprire il «metodo del discernimento», per vivere da cristiani autentici la propria professione e insieme l’appartenenza alla comunità dei discepoli: una «Chiesa non clericale, ma sinodale», senza chiusure, aperta al dialogo e alla collaborazione per valorizzare il vissuto reale, e rendo così visibile la comunità. Questo l’invito che il vescovo Antonio Napolioni ha rivolto alle associazioni dei professionisti cattolici nel tradizionale incontro in vista del Natale, quest’anno vissuto però con alcune inedite caratterizzazioni.

A cominciare dal fatto che il Vescovo abbia voluto incontrare insieme le unioni dei Giuristi, dei Medici e Farma­cisti, degli Imprenditori e Dirigenti dell’Ucid, insieme anche al Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic). L’appuntamento è stato nel pomeriggio di venerdì 14 dicembre presso la sala Bolognini di Palazzo Vescovile. Non per la Messa – e qui un’ulteriore novità – quanto piuttosto per un incontro/confronto nello spirito dell’Avvento.

Lo spunto per la riflessione è stata la figura del lombardo papa Montini, recentemente proclamato santo. “Con san Paolo VI cultori dell’uomo” il titolo dell’intervento del Vescovo che, dopo aver ricordato i tratti salienti della figura di questo santo, ha colto alcuni spunti di meditazione dalla sua enciclica programmatica “Ecclesiam Suam” e dal discorso di chiusura del Concilio. Sino a giungere a tre domande, rivolte ai presenti aprendo il confronto. «Oggi, noi, in questo contesto, ciascuno secondo la sua vocazione sociale e professionale, come possiamo promuovere questo stile di dialogo fiducioso e costruttivo?». E ancora: «Che cosa “coltiviamo” dell’uomo?». E «Che cosa chiediamo alla Chiesa locale perché ci aiuti?».

Nel confronto franco e familiare che ne è seguito è stato ricordato il legame particolare tra Montini e il territorio cremonese: per le estati passate dai parenti a Pieve d’Olmi, per aver chiamato don Mazzolari a predicare a Milano nella Grande Missione del 1957 e per il fatto che tra i maggiori suoi studiosi ci sia il professore cremonese Massimo Marcocchi. Tra i temi emersi quelli del lavoro, dei giovani, della formazione e dell’immigrazione; i bisogni che determinano diritti e la necessità di valorizzare maggiormente le capacità di pensare e vedere. Suggestioni confluite in un semplice ma intenso momento di preghiera.

L’incontro si è concluso con lo scambio degli auguri insieme a un brindisi, con in sottofondo alcune canzoni natalizie proposte dal coro Psallentes di Soresina, che ha accompagnato con il canto anche il precedente momento di preghiera.

Insieme ai professionisti cattolici erano presenti gli assistenti delle rispettive associazioni: don Massimo Calvi, don Maurizio Lucini e mons. Vincenzo Rini.

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