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Quarto anniversario dell’ordinazione episcopale del vescovo Antonio

Giovedì 30 gennaio ricorre il quarto anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Antonio Napolioni e del suo ingresso in Diocesi di Cremona. Una ricorrenza preziosa occasione per la Chiesa Cremonese per stringersi attorno al proprio Pastore con l’affetto e la preghiera. Ad multos annos vescovo Antonio!

 

 

Rivivi tutti i momenti dall’annuncio della nomina all’ingresso in Diocesi




Nelle Zone si concludono i percorsi formativi dedicati agli operatori pastorali: lunedì e venerdì gli ultimi incontri

La visita pastorale, che con il mese di gennaio entrerà nel vivo con i giorni di presenza del Vescovo nelle comunità, è preziosa occasione per intercettare il cammino delle comunità parrocchiali, impegnate da alcuni anni a crescere nella comunione tra loro e a ravvivare lo slancio per una nuova evangelizzazione. In alcuni casi, il Vescovo renderà ufficiale la costituzione di una vera e propria unità pastorale, in altre realtà saranno definite nuove collaborazioni.

Siamo tutti convinti che non si tratti di porre mano a una ristrutturazione territoriale delle parrocchie, ma di crescere – tutti – in un nuovo stile di comunione ecclesiale in territori ricchi di tradizione cristiana, ma bisognosi di nuovi percorsi di annuncio del Vangelo. Non basteranno quindi i decreti e le decisioni dall’alto a realizzare questa autentica «conversione pastorale»; serviranno protagonisti appassionati, autentici discepoli, preti, laici, religiosi, uomini e donne, generazioni diverse, uniti in un cammino di nuovo discernimento spirituale per interpretare i segni dei tempi alla luce della fede in Cristo.

Ecco perché è fondamentale la formazione permanente di adulti nella fede, veri e autentici discepoli–missionari.

Dopo i tre appuntamenti vissuti all’inizio dell’anno pastorale, dedicati all’ascolto della Parola, la seconda proposta formativa prevede, tra i mesi di gennaio e febbraio 2020, nelle cinque Zone pastorali, percorsi offerti ai diversi operatori pastorali impegnati nell’ambito caritativo (tre incontri sul tema del «prendersi cura»: del fratello, della comunità, del creato), agli animatori liturgici («A servizio della Parola»), ai membri dei Consigli per gli affari economici (questioni amministrative legate ai beni culturali e al sostegno economico alla Chiesa) e a quanti sono impegnati nell’ambito educativo (tre serate su «I linguaggi emotivi nell’età evolutiva»). A questi si aggiungeranno poi due weekend (il 28 e 29 febbraio e il 22 e 23 maggio) proposti a preti, laici e religiosi impegnati nell’ambito dell’educazione sul tema del discernimento e dell’accompagnamento spirituale.

Un modo per dare risposta alla richiesta emersa dai giovani in occasione del Sinodo diocesano che li ha visti protagonisti e che è stata ripresa nella Lettera pastorale Gesù per le strade: la necessità di aiutare gli adulti a «esserci» e «stare al fianco» dei giovani come figure autorevoli, capaci di essere significativi nella fede.

Don Gianpaolo Maccagni
vicario episcopale per la pastorale

 

 




“Domenica della Parola”, domenica 26 gennaio la ricorrenza istituita dal Papa

La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani trova la sua conclusione e il suo culmine nella domenica che Papa Francesco ha voluto dedicare alla Parola di Dio.La fede nasce dall’ascolto e l’ascolto si caratterizza come incontro. Dio infatti ha parlato e continua a parlare, ma nessun invito è sufficiente se il cuore non si apre ad accogliere. E La Parola di Dio da considerare è, prima di tutto, una persona: il Figlio che il Padre invia: “Lui è la rivelazione” (Gv 1,18).

È Parola viva e vivente in carne e sangue che si comunica a noi. È Parola che si fa testo nelle S. Scritture insegnando ciò che la potenza dello Spirito suggerisce. È Parola che si fa luce e carità da scoprire nei fratelli e nei poveri. È Parola che dà vita e che perciò si celebra quale fonte che origina, sostiene e smuove il dinamismo della Chiesa, di ogni credente e della storia dell’umanità intera.

Il sussidio predisposto dall’Ufficio Liturgico per domenica 26 gennaio suggerisce più modi per valorizzare la Parola di Dio nella S. Messa. Si tratta di proposte semplici e immediate per ricordare a ogni fedele l’importanza dell’incontro, dell’ascolto e della comunione con il Verbo incarnato, il Cristo crocifisso e risorto, la sorgente da cui tutto fluisce.

Don Maurizio Compiani

 

Il 26 gennaio “Domenica della Parola di Dio”, l’invito del Papa a comprendere sempre di più le Sacre Scritture




La ricerca della verità nella svolta dei tempi. In Seminario le riflessioni del prof. Marco Guzzi al clero (Audio)

Si è tenuta la mattina di giovedì 6 febbraio l’assemblea plenaria del clero diocesano, momento di formazione programmato nel calendario pastorale. L’evento, ospitato in Seminario, dopo un momento di introduzione e di preghiera iniziale insieme al vescovo Antonio Napolioni, è stato caratterizzato dall’intervento del prof. Marco Guzzi, docente presso l’Università Salesiana di Roma.

Il relatore, già intervenuto in diocesi nel 2016, ha sviluppato il tema “La verità è incarnata. Riflessioni su globalizzazione, segni dei tempi e nuova evangelizzazione”. Un lucido percorso che si è avvalso di abbondanti citazioni del magistero degli ultimi Pontefici e di papa Francesco per argomentare l’urgenza della ricerca della verità, tema “sovversivo” nel clima culturale della post-modernità.

La ricerca della verità, a partire del riconoscimento degli spazi di non-verità della vita di ciascuno, può salvare l’esistenza. L’autentica conversione della mente alla verità chiede la conversione di tutto ciò che è non-vero, e l’accoglienza – incarnata nella vita – dell’umanità pienamente realizzata in Gesù, il Cristo. Oltre ogni relativismo e oltre ogni assolutezza astratta.

Di seguito è possibile riascoltare l’audio integrale dell’intervento del prof. Guzzi.

 




Nuove date per il pellegrinaggio diocesano in Armenia e Georgia: sarà dal 28 agosto al 6 settembre

Sono già aperte presso l’agenzia turistica diocesana ProfiloTours le iscrizioni per il pellegrinaggio diocesano che il vescovo Antonio Napolioni guiderà in Armenia e Georgia dal 28 agosto al 6 settembre.

«La meta del pellegrinaggio diocesano 2020 – spiega don Roberto Rota, responsabile del Segretariato diocesano pellegrinaggi – saranno le terre dell’Armenia e della Georgia, luoghi dove sono nate fin dall’inizio del quarto secolo comunità cristiane vivaci, passate lungo i secoli attraverso persecuzioni e prove di ogni genere, individuabili nella tipica e severa architettura dei monasteri. Continuiamo così, dopo Russia e Grecia, l’incontro con realtà lontane con le quali condividiamo la fede in Cristo, pur nella differenza dei riti, verso una piena comunione di tutti i credenti». 

 

Il programma

La partenza è prevista per venerdì 28 agosto, dal ritrovo con trasferimento in aeroporto e l’arrivo a Yerevan.

L’itinerario inizierà proprio con la visita alla “città rosa”, Yerevan, capitale dell’Armenia. Nel pomeriggio è in programma l’escursione a Garni, centro culturale ellenistico del paese e antica residenza estiva dei reali armeni, la visita al tempio romano dedicato a Elio e al monastero della roccia di Geghard, ubicato in un profondo e altrettanto spettacolare canyon.

Domenica 30 agosto tappa al monastero di Khor Virap, luogo di prigionia di San Gregorio Illuminatore a causa della sua fede cristiana, dal quale è anche possibile avvistare il maestoso monte Ararat. Si proseguirà poi per Noravank, un complesso di chiese sulla cima di un precipizio, con cena in un ristorante tipico con musica e folklore.

Lunedì 31 agosto di pellegrinaggio sarà arricchito dall’escursione a Zvartnots e Echmiadzin, sede dei Katolikos, i patriarchi della chiesa apostolica ortodossa armena, e considerato il luogo più sacro di tutto il paese. Saranno visitate, inoltre, la cattedrale e le chiese dei martiri Hripsime e Gayané. Nel pomeriggio rientro a Yerevan, visita al monumento commemorativo del genocidio e del museo e sosta al mercatino Vernissage.

Martedì 1° settembre il programma prevede la partenza per visitare la biblioteca Matenadaran che espone oltre 17mila antichi manoscritti e sosta al complesso Cascade, spostamento verso nord per il lago Sevan e visita del monastero situato sulla penisola del lago. Pranzo in ristorante e partenza per la regione di Lori dove si visita il monastero di Goshavank. Arrivo in serata a Dilijan, con successiva stemazione in albergo, cena e pernottamento.

Mercoledì 2 settembre partenza per il confine georgiano e visita al Monastero Fortezza di Ahktala. Ripresa del viaggio verso il confine, ingresso in Georgia e incontro con la guida locale. Proseguimento verso nord, sulla Strada Militare georgiana, la strada storica che porta alle Montagne del Caucaso e prosegue fino alla Russia. Pranzo a Mtskheta, l’antica capitale della Georgia (la città ed i suoi monumenti architettonici sono inclusi nella lista del Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco). Visita del monastero di Jvari (VI sec.) e della cattedrale di Svetitskhoveli (XI sec.). Si continua lungo la strada che costeggia il fiume Aragavi fino a Gudauri, famosa località sciistica georgiana. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento.

Giovedì 3 settembre seguente saranno visitate Stepansminda, valicando il passo Jvari,  e la chiesa Sameba, che si raggiunge in circa 25 minuti di Jeep 4X4 e sita in bella posizione a 2170 metri di altitudine con una meravigliosa visita del monte Kazbeghi. Pranzo e nel pomeriggio si arriva alla fortezza spettacolare di Ananuri (XVI – XVII sec). Dopo la visita partenza per Tbilisi, la capitale della Georgia. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento.

Quella di venerdì sarà una giornata di escursione alla città di Uplistsikhe che risale al IX sec. a.C. Qui si trova una grande sala per i riti religiosi pagani, una serie di altre stanze e una chiesa del IX sec. Pranzo a Gori, città famosa per aver dato i natali a Stalin. Rientro a Tbilisi e visita del Museo Nazionale della Georgia.

Il penultimo giorno sarà caratterizzato dalla visita della città di Tblisi con i suoi monumenti storici: chiesa di Metekhi; le terme sulfuree dalle cupole in mattone; la Fortezza di Narikal del IV secolo, una delle fortificazioni da cui si gode un ampio panorama della città; la cattedrale di Sioni del VII secolo e la Chiesa di Anchiskhati.

Domenica 6 settembre ultima giornata di pellegrinaggio: quindi il rientro in Italia.

Locandina del pellegrinaggio

 

Le iscrizioni

Le iscrizioni sono già aperte presso l’agenzia turistica diocesana ProfiloTours di piazza S. Antonio Maria Zaccaria, a Cremona (tel. 0372-406592; e-mail info@profilotours.it). La quota di partecipazione è di 1.580 euro con 210 euro di tasse aeroportuali; supplemento camera singolo 450 euro. Compreso il viaggio in aereo e pernottamento, visite guidate e assicurazione. Possibilità di trasferimento da/per l’aeroporto in Italia al costo di 50 euro. È necessario il passaporto con validità residua di almeno sei mesi dalla data di partenza. Ulteriori informazioni visitando il sito internet www.profilotours.it.




Il Vescovo ai giornalisti: «Raccontate e conservate il patrimonio di umanità che nobilita la convivenza»

Il 24 gennaio la Chiesa celebra la memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Come ogni anno il vescovo Napolioni rivolge un saluto e un pensiero «a quanti operano a servizio dell’informazione sul territorio diocesano», richiamando il tema scelto da Papa Francesco per il suo Messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia”.

«Sempre più – scrive il vescovo nella nota indirizzata ai direttori e ai professionisti dell’informazione locale – si rende evidente, nella vita delle persone e della collettività, la decisiva traccia che le notizie imprimono alla qualità del vivere insieme, alla percezione della realtà, alla genesi o al superamento delle tensioni. Un carico di responsabilità sociale che vi vede professionisti».

In una società sempre più definita, attraversata, a volte sovrastata da un flusso informativo frenetico e disorientante, il vescovo pone lo sguardo su ciò che di bello e di buono può e deve emergere anche grazie al lavoro di chi racconta la realtà sui mezzi di comunicazione: «È bello quando il vostro lavoro racconta e conserva ciò di cui, nel presente e nel futuro, possiamo andare fieri: il patrimonio di umanità che nobilita la convivenza, il coraggio della solidarietà, la forza della verità. Perché queste “cose” esistono nonostante le apparenze».

L’augurio che il vescovo rivolge ai giornalisti è proprio questa «quotidiana scoperta, affinché diventi disciplina da applicare alla professione».

A conclusione del suo saluto, monsignor Napolioni dà appuntamento agli operatori dell’informazione per la primavera del 2020, quando – come già nel 2019 – l’Ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali promuoverà un incontro dedicato ai professionisti del territorio.

Intanto nella serata di lunedì 27 gennaio, proprio  nell’ambito della festa patronale dei giornalisti, il Vescovo visiterà la Casa della Comunicazione, per un momento di preghiera e un incontro informale con lo staff e i collaboratori che contribuiscono quotidianamente alle edizioni dei media diocesani.




“Solo cose belle – Lo scandalo del plurale”, il quarto appuntamento di Tds arricchito dalle testimonianze di Francesca e Primo

Il primo incontro di Traiettorie di sguardi del nuovo anno si apre con un importante monito: “il mondo cambia nella misura in cui ognuno di noi cambia”. Sono le parole di don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, dal 1968 impegnata a contrastare emarginazione e povertà. Ospiti della serata sono Francesca Benzi e Primo Lazzari, esponenti dell’Associazione e testimoni di un percorso di vita fatto di famiglia e condivisione. Da 43 anni, infatti, la loro è una genitorialità aperta e accogliente nei confronti di persone che, a causa di molteplici disagi fisici o psichici, necessitano di vivere il dono della famiglia. Una famiglia “normale”, come sottolinea più volte Francesca, in cui, tra le incombenze quotidiane, si venga amati per quello che si è e che risponda al profondo bisogno di appartenenza che abita in ognuno di noi. L’occasione è stata donata loro grazie all’incontro tra Primo, allora in servizio civile come obiettore di coscienza, e don Oreste, il quale gli propose di occuparsi di un ragazzo con schizofrenia, fino ad allora affidato ad un prete poi partito per una missione all’estero. A partire da quel momento, sotto la guida del sacerdote, iniziarono questo cammino di accoglienza e condivisione, aprendo le porte di casa ai “matti”.

Le difficoltà iniziali furono molte, prima fra tutte la diffidenza del resto della comunità. A mostrarcelo, l’incipit di Solo cose belle, film di recente produzione che tenta di narrare l’incontro tra i membri di una casa-famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII e i cittadini di un piccolo paese della Romagna tra pregiudizi, timori e perplessità. Nei primi anni della casa-famiglia raccolta intorno a Francesca e Primo, inoltre, la moderna Legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi ha reso la loro esperienza di apertura e inclusività ancora più difficile, per gli altri, da metabolizzare. Ciò soprattutto durante la scelta dei due volontari di sposarsi e concepire propri figli senza rinunciare a quella che, a tutti gli effetti, era diventata per loro una scelta di vita, la “genitorialità aperta”. Quella che secondo molti sarebbe stata una scelta poco saggia si è, invece, rivelata un prezioso contributo affettivo e spirituale per la vita delle loro tre figlie “di pancia”. A raccontarcelo è proprio Greta, la più piccola delle tre, ora mamma di Giona e affidataria di altri giovani ragazzi: nonostante alcuni momenti di fragilità durante l’infanzia dovuti perlopiù all’incomprensione altrui, il bisogno di amore e di famiglia dei suoi fratelli “adottivi” è sempre stato per lei concretezza e quotidianità.

Ascolta le testimonianze

Francesca e Primo vivono un percorso di vita condivisa che presuppone libertà per ciascuno dei membri della famiglia. Per questo motivo hanno dovuto fare i conti anche con il rifiuto. Primo cita la logica dello “spreco d’amore” di cui parla il Cardinal Martini, sottolineando le difficoltà insite nella logica stessa dell’amore: una logica basata non sul dare e avere, bensì sullo spreco, sul dono senza immediato ritorno. Si tratta della “fatica della fraternità”, quella che dà il titolo al percorso di Tds di quest’anno, “Fratelli o Coltelli”, e che ci chiede di percepirci non come isole, ma come comunità.

Don Tonino Bello afferma che l’uomo è un angelo con una sola ala, per volare serve abbracciarsi. Con questa certezza Primo e Francesca continueranno la loro esperienza di vita condivisa con gli ultimi.

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Oratori, educatori professionali e cooperative: percorsi di formazione con la Focr

La collaborazione della Federazione oratori cremonesi con le Cooperative di area educativa e di ispirazione cattolica continua anche per il 2020 attraverso un tavolo di confronto e coordinamento. Lo ricorda l’ultimo numero del “Mosaico” che tra le prospettive di pastorale giovanile per la Diocesi cremonese focalizza il delicato ed avvincente capitolo delle collaborazioni educative professionali. Nella prima parte dell’anno, come già da qualche tempo, Focr e Cooperative del territorio sviluppano una collaborazione importante per accompagnare e formare gli Operatori che lavorano durante l’anno e nel periodo estivo in Oratorio.

Scarica il numero di gennaio-febbraio 2020 del Mosaico dedicato alle figure professionali

Per facilitare le Parrocchie e le Unità pastorali ad orientarsi rispetto ai percorsi di inserimento di figure educative professionali, la Focr ha elaborato un progetto di riferimento utile per approfondire le fattispecie di inserimento, le precondizioni e le conseguenze pastorali, giuridiche ed economiche per le Parrocchie e Unità pastorali che intendono avvalersi di soggetti cooperativi o liberi professionisti.

Leggi qui e scarica:

Il progetto diocesano di riferimento

La lettera di presentazione della proposta per le Parrocchie e gli organi di Partecipazione

Il foglio di progetto locale

Le informazioni e i moduli di accesso al Fondo diocesano di sostegno agli educatori

Anche per il 2020 è inoltre prevista – in accordo con le Cooperative che partecipano al Tavolo di confronto – una formazione specifica per gli Operatori che si affianca a quella istituzionale delle singole realtà e agli accompagnamenti in loco che il Progetto di riferimento indica.

Vedi qui e scarica Il percorso formativo per gli Educatori: Modulo A e Modulo B

Sottolineiamo in particolare la serata di mercoledì 11 marzo: in Focr alle ore 21 è previsto un incontro di approfondimento e confronto sulle relazioni educative in oratorio cui sono invitati gli educatori e i sacerdoti responsabili e altri volontari che hanno in oratorio un ruolo di coordinamento e guida.




La difesa del Creato passa dalla difesa e generazione della vita. Educhiamo i nostri figli ad una ecologia integrale

In merito al contenuto dell’opuscolo distribuito a Cremona, e successivamente ritirato, dal titolo “Fai una spesa responsabile!” in cui viene indicato il fare «meno figli» tra le «azioni individuali più efficaci per mitigare i cambiamenti climatici» esprimiamo il nostro dissenso.

Fare figli non incide sui cambiamenti climatici. Farsi carico della difesa del clima e custodia del creato è un impegno per tutti, richiede scelte concrete e coraggiose senza cadere nel riduzionismo: “Visto che sulla Terra siamo in tanti e consumiamo, riduciamo il numero di chi consuma”
La difesa del Creato passa dalla difesa e generazione della Vita. La lotta ai cambiamenti climatici deve partire dal rivedere l’attuale modello economico, altamente energivoro e divoratore di risorse, basato sulla cultura dello scarto applicata tanto ai beni di consumo che alle persone. La domanda che dobbiamo invece porci è di altro tipo: qual è la mia attuale impronta ecologica e come potrei ridurla? Qual è l’impatto sul clima del mio stile di vita? Come educo i figli alla difesa della Creazione?
Da qui nasce la risposta, scomoda, che ci deve interrogare e non è semplice da attuare: la sobrietà e la cultura della cura. Dobbiamo educare e fare crescere figli secondo un nuovo modello che parta dalla ecologia integrale così come richiamato da Papa Francesco, capaci di vedere i segni dei tempi, capaci di mettere in pratica, nella vita di tutti i giorni, l’attenzione e la cura della creazione a partire dalla famiglia, scuola, lavoro, politica, società. Ognuno deve fare la propria parte ma questo implica responsabilità e comprensione delle interazioni tra le scelte e lo stile di Vita. Tutto è interconnesso.
Citando il numero 222 dell’Enciclica Laudato si’ «La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. È importante accogliere un antico insegnamento, presente nella Bibbia. Si tratta della convinzione che “meno è di più”. Infatti il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, rendersi presenti serenamente davanti ad ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità offerte dalla vita senza attaccarci a ciò che abbiamo ne rattristarci per ciò che non possediamo».
Gruppo diocesano Laudato Si’ – Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro




“Solo cose belle” domenica al Maristella per TDS

Domenica 19 gennaio, alle 18.30, a Cremona, presso l’oratorio del Maristella, si terrà un nuovo incontro del percorso diocesano “Traiettorie di sguardi”. Nel corso della serata – dal titolo “Solo cose belle – lo scandalo del plurale” – sarà proposto l’omonimo film, una commedia italiana uscita nei cinema lo scorso maggio e incentrata sul tema dell’accoglienza e dell’incontro con l’altro e il diverso.

Il lungometraggio di Kristian Gianfreda racconta di una realtà dura da accettare per la gente di un borgo romagnolo assai diffidente nei confronti del “diverso”: ecco dunque innescarsi reazioni a catena, condite da sospetti, lacrime, risate che fanno venire alla luce la bellezza dell’accoglienza e l’importanza della solidarietà.

Ospiti della serata Francesca Benzi e Primo Lazzari, membri dell’associazione Papa Giovanni XXIII, realtà fondata da don Oreste Benzi nel 1968 e da allora attiva nella lotta all’emarginazione e alla povertà.

Sono invitati tutti i giovani della città e della diocesi.

Al termine dell’incontro seguirà anche una cena condivisa.

Brochure del percorso