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“Futuro prossimo”: domenica a Cremona la festa del volontariato

Domenica 1 ottobre a Cremona, dalle 10 alle 19 in Piazza del Comune, si svolgerà la 29ª edizione della Festa del volontariato cremonese, denominata “Futuro prossimo. Volontariato, giovani, prossimità”. L’evento non intende essere mera vetrina espositiva dell’associazionismo, bensì momento sentito e partecipato, a testimonianza dell’operosità vitale dell’impegno quotidiano di volontarie e volontari mossi dal desiderio di “fare bene per il bene comune”.

Proprio come hanno fatto giovani e giovanissimi volontari e volontarie che contribuiranno in maniera significativa ad animare questa edizione della Festa proponendo ai visitatori performance, animazioni, esperienze e riflessioni frutto del loro impegno di partecipazione in una prospettiva di dialogo con l’associazionismo “storico” cittadino e con la cittadinanza tutta. Così, per un’intera giornata, la centralissima piazza cittadina e la Loggia dei Militi si trasformeranno in una sorta di “salotto dell’associazionismo” in cui i visitatori saranno accolti da ben 108 organizzazioni del Terzo Settore e da 8 tra Enti ed Istituzioni della città per un totale di 116 realtà territoriali coinvolte. Un salotto brulicante di proposte avvincenti rivolte ai visitatori che passeranno in rassegna le 100 postazioni distribuite tra Duomo e Palazzo Comunale nonché sotto la Loggia dei Militi.

La Festa torna nel cuore di Cremona dopo un anno di pausa, il 2020, dovuto alla pandemia e dopo una graduale ripresa della manifestazione che ha visto le due precedenti edizioni – nel 2021 e nel 2022 – sotto forma di Festa Diffusa in alcuni quartieri cittadini. Sarà dunque un’occasione non solo per conoscere l’attività delle associazioni e ricevere informazioni e orientamento, a fronte di specifici bisogni, attraverso l’incontro e il dialogo con i volontari e le volontarie presenti in piazza, ma anche, per chi lo desiderasse, per scoprire come farsi coinvolgere attivamente nella pratica del volontariato. Una possibilità di “contagio” che consente quindi di rileggere “in positivo” la difficile esperienza della pandemia che, “pur e proprio” nella gravità della situazione, ha visto un’ampia partecipazione giovanile alla vita della comunità in termini di solidarietà, vicinanza e prossimità. Prezioso quindi il sostegno di Regione Lombardia alla manifestazione e, in generale, a progetti che intendono implementare la partecipazione attiva di ragazze, ragazzi e giovani alla “cura” della comunità per la costruzione del futuro, un futuro “prossimo”.

La manifestazione si inserisce in “Cremona d’estate”, programma realizzato nell’ambito dell’iniziativa “Restiamo insieme” di cui alla D.G.R. n. 364/2023 promossa e finanziata da Regione Lombardia. “Cremona d’estate” vede come capofila il Comune di Cremona, referente organizzativo della manifestazione realizzata in partenariato con Soc. Coop. Cosper e Soc. Coop. Meraki.

Comitato Promotore dell’evento, oltre al Comune di Cremona, il CSV Lombardia Sud ETS e il Forum Provinciale del Terzo Settore di Cremona. La Festa si avvale inoltre del contributo di Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona.

Accanto a Piazza del Comune e alla Loggia dei Militi, Cortile Federico II sarà lo spazio deputato ad ospitare un nutrito programma di micro-eventi articolati in incontri, performance, animazioni, laboratori, esposizioni che avranno per protagoniste e protagonisti i volontari e le volontarie delle associazioni oltre che i referenti e le referenti dei progetti e delle realtà che queste proposte hanno elaborato e realizzato in maniera creativa ed entusiasta.

Quindi, alle ore 10, tutte e tutti ai nastri di partenza per l’avvio della manifestazione con il tradizionale taglio del nastro in Cortile Federico II alla presenza del Comitato Promotore e dei Rappresentanti delle Istituzioni Locali; il momento sarà accompagnato dall’esibizione del Complesso Bandistico Citta’ di Cremona. Seguirà, sempre in Cortile Federico II, una nutrita serie di micro-eventi che si articoleranno nel corso dell’intera giornata.

 

 

Di seguito, il programma.

Ore 10.15 – Cittadini Attivi e Beni Comuni, consegna di riconoscimenti ai cittadini cremonesi protagonisti dei Patti di Collaborazione, a cura del Comune di Cremona; a seguire, la consegna di attestati di “Cittadino Attivo” a ragazze, ragazzi e giovani coinvolti nei percorsi cittadini del progetto Ci sto? Affare fatica! a cura del Comune di Cremona/Centro Quartieri Beni Comuni con Soc. Coop. Cosper.

Ore 11.15 – Oltre la danza, performance di ballo integrato a cura dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cremona in collaborazione con ASD Liberi e Forti di Castelleone.

Ore 12.00 – Arrivano i nostri!, arrivo della camminata di 33km dal Giardino della Libellula di Cumignano sul Naviglio a P.zza del Comune di Cremona, iniziativa a cura del Patto di Comunità “Fare Legami per vie d’acqua e di terra”- La Libellula APS.

Ore 12.15 –  30 minuti di… benessere, attività di yoga della risata, mindfulness, meditazione e yoga nidra a cura di Confluenze Armoniche Asd.

Anche per una meritata pausa pranzo sarà possibile rimanere “in festa” grazie al Bistrottino della Soc. Coop. Gamma.

E nel pomeriggio le iniziative riprenderanno alle ore 14.45 con un “fuori programma” – la presentazione, a cura di Università Cattolica del Sacro Cuore e Politecnico di Milano, del Progetto Social Care finanziato da Fondazione Cariplo per poi proseguire come da scaletta. 

Ore 15.00 – Minibasket. Io sto con i bambini, presentazione del libro del prof. Maurizio Mondoni   a cura del Comitato territoriale CSI di Cremona APS.

Ore 15.45 – L’alveare dei Volontari, presentazione del Progetto di Volontariato Estivo e Tour tra le associazioni aderenti al servizio Volontariato e Scuola dedicato a dirigenti scolastici e insegnanti, a cura di CSV Lombardia Sud ETS.

 Ore 16.00 e ore 17.00 – ArtisticaMente, esibizione di acrobatica, ginnastica ritmica con piccoli attrezzi e ginnastica artistica al suolo a cura di Artistica Gymnica Cremona ASD, con un breve intervento di La Bussola della Mente Funzionale

Ore 16.15 –  Fate il nostro gioco, iniziativa di sensibilizzazione sul Gioco d’Azzardo Patologico (GAP)  a cura di ATS VAL PADANA in collaborazione con Taxi 1729

Ore 17.15  – Auser VolontariAmo! e Auser Bottega delle idee giovani, letture e racconti di esperienze a cura di giovani volontari e volontarie AUSER  a cui seguirà la consegna del “buon impegno” e delle borse di studio  del Progetto Ho uno spazio nella testa.

Ore 18.00 – Danza!, coreografia a cura di RDB Blue Company

Ore 18.30 – Tacabanda!, concerto della Junion Band.

Inoltre, per tutta la giornata, Cortile Federico II ospiterà esposizioni e animazioni:

  • Attraverso la finestra del cuore, immagini di volontariato e prossimità
  • Tiramisù… e gli ingredienti li metti tu, flussi di pensieri che raccontano una comunità
  • Le paure non sono più un luogo comune, sondaggio sulla percezione della sicurezza in città, esposizione e animazioni a cura di Volontari e Volontarie del Servizio Civile Universale;
  • L’alveare dei Volontari esposizione a cura di CSV Lombardia SUD ETS Progetto Volontariato Estivo;
  • Pensieri giovani sulla città esposizione a cura di Soc. Coop. Cosper nell’ambito del Progetto CRevolution – Progetto Giovani SMART Regione Lombardia.

E ancora, presso la Loggia dei Militi, per l’intera giornata sarà possibile partecipare attivamente allo scambio gratuito di libri all’insegna dello slogan “prendi un libro, porta un libro” grazie alla Cargo-Bike del Progetto Bookcrossing a cura di ASST Cremona

Ma la Festa sarà arricchita, come ogni anno, da eventi collaterali che la precedono e la seguono.

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Il 14 ottobre a S. Ilario il ricordo del professor Gabbani: uomo di chiesa, di scuola e costruttore di umanità

“Piervincenzo Gabbani. Uomo di chiesa, di scuola, costruttore di umanità”. È questo il titolo dell’incontro promosso dall’Azione Cattolica dell’unità pastorale Cittanova di Cremona e in programma nel pomeriggio di sabato 14 ottobre alle 17.15 presso il chiostro di S. Ilario (via Garibotti 2). Al centro la figura del professor Gabbani, per tanti “il preside”, scomparso nel marzo 2020 all’età di 94 anni.

Uomo di fede, attivo nella parrocchia di sant’Ilario, nell’Azione cattolica, come presidente dell’Associazione genitori, presidente per molti anni del Circolo culturale Sant’Antonio Maria Zaccaria; docente e preside, prima dell’Istituto Vacchelli di Cremona e, una volta in pensione, del liceo Vida, che ha diretto dal 1993 al 2005.

L’incontro, coordinato dalla professoressa Luisa Tinelli, vedrà intervenire il professor Franco Verdi, il professor Gianfranco Berneri e il professor Gianluca Galimberti.

«Una comunità viva – precisano i promotori dell’evento – è capace di gratitudine verso chi ha contribuito a generarla. Questo incontro intende ricordare quanto sia stata preziosa la sua intelligenza, la sua capacità di collaborazione e di organizzazione. L’eredità che lascia all’attività educativa e formativa, alla Chiesa cremonese e alla comunità civile possa essere oggetto di riflessione per progettare il futuro».




La cura della relazione di coppia, il 6 ottobre al via il nuovo percorso con Famiglia Buona Novella  

Capita spesso che la relazione tra un uomo e una donna abbia dei momenti di fatica: un problema di lavoro, discussioni in famiglia, preoccupazioni per spese impreviste. Allora è il tempo di regalarsi un’esperienza per rigenerarsi insieme, in coppia e come coppia.

“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante” (A. de Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”).

Il percorso “Prendersi cura della propria relazione di coppia” promosso dall’associazione Famiglia Buona Novella di Cremona rappresenta un’occasione preziosa per prendersi del tempo per tornare a gioire della meravigliosa semplicità dello stare insieme. Questo itinerario è rivolto alle coppie che sentono il bisogno di ridare slancio al proprio rapporto, aprirsi fra loro, ai figli, agli altri e pensano che ci sia sempre margine di miglioramento nella propria relazione. Il percorso non è né una terapia, né un gruppo di muto-aiuto; non si è tenuti a condividere in gruppo i vissuti personali o di coppia. Possono partecipare tutte le coppie: sposati religiosamente, civilmente o conviventi.

Sono previsti sei incontri guidati da una équipe costituita da counsellor familiari secondo il seguente calendario: 6, 13 e 27 ottobre, 10 e 24 novembre e 15 dicembre. Gli incontri si terranno il venerdì sera, dalle 20.45 alle 22.30 presso la sede di via Pennelli 5, a Cremona.

Per informazioni scrivere a info@famigliabuonanovella.it oppure telefonare a Sara 338-1031260 o Gabriella 338-9171291. Iscrizioni sul sito dell’associazione, cliccando qui.




Beata Vergine del Rosario, domenica 1° ottobre speciali occasioni di spiritualità nella chiesa di San Sigismondo

La prima domenica di ottobre è per tradizione dedicata alla Beata Vergine Maria del Rosario. In questo contesto a Cremona, nella chiesa di San Sigismondo, la comunità claustrale domenicane promuove alcune iniziative di spiritualità dedicate a questa ricorrenza. La storia del Rosario, infatti, è intimamente legata ai Domenicani, l’Ordine dei Frati Predicatori. Due sono gli appuntamenti in programma domenica 1° ottobre nella chiesa di largo Bianca Maria Visconti.

Alle 11 l’Eucaristia sarà presieduta da padre Michele Lasi, domenicano del Convento di Bergamo, affiancato dal cappellano don Daniele Piazzi. Al termine della Messa sarà recitata la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei: la prima domenica di ottobre e l’8 maggio, infatti, sono le due date in cui la Chiesa rivolge questa supplica alla Vergine del Rosario.

Un ulteriore occasione di spiritualità e riflessione sarà nel pomeriggio alle 15, quando ci sarà la preghiera del Rosario cui seguirà una catechesi dettata da padre Lasi. A questo momento sono invitati particolarmente i fedeli che, in gruppo o singolarmente, recitano quotidianamente il Rosario. All’uscita della chiesa sarà offerto a ciascuno un piccolo omaggio a ricordo di questa giornata mariana. L’orario dei Vespri rimane invariato anche il 1° ottobre: come in ogni domenica alle ore 17.

In questa domenica, dedicata a Maria Regina del Rosario, ci sarà anche un particolare ricordo per i due seminaristi, Valerio Lazzari e Giuseppe Valerio, che proprio la sera del 1° ottobre in Cattedrale saranno ordinati diaconi.

«I figli di san Domenico – ricordano le monache di san Sigismondo – sono per tradizione custodi e propagatori di questa devozione mariana. La più antica ed esplicita testimonianza l’abbiamo con il domenicano catalano Romeo di Levya († 1261) di cui la cronaca racconta: “non poteva saziarsi della dolcissima Salutazione angelica che recitava migliaia di volte… e si addormentò nel Signore stringendo tra le mani una cordicella annodata con la quale era solito contare mille Ave Maria ogni giorno”. Ma è solo nel 1470 che, grazie al fervente domenicano Alano de la Roche, il Rosario assume la forma che oggi conosciamo».

«La corona del Rosario – precisano ancora le Domenicane – è il compendio di tutto quanto il Vangelo e per questo si può definire come scuola di vita spirituale e itinerario di contemplazione. Nel Rosario ci facciamo accompagnare da Maria attraverso gli eventi più importanti con i quali il Verbo di Dio si è inserito misericordiosamente nella vicenda umana e ha operato la nostra redenzione, ci ha mostrato il volto amoroso del Padre, ci ha liberati dalla morte eterna e ci ha aperto le porte del Paradiso. Nella ripetizione litanica del “Rallegrati Maria” lodiamo incessantemente Cristo il cui nome si va via via scolpendo nell’anima dell’orante».

La comunità claustrale di Cremona, oltre che quotidianamente, recita il Rosario anche ogni domenica con i fedeli che frequentano la chiesa di S. Sigismondo: alle 17 si cantano i Vespri, cui segue la recita del Rosario con il canto e la processione della Salve Regina.

Il sito del Monastero domenicano di Cremona




A Gallignano l’ingresso di don Paolo Tomasi: «La storia è passato, presente e futuro»

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Le vie di Gallignano, frazione di Soncino, si sono decorate di ghirlande bianche e d’oro per festeggiare il nuovo parroco, don Paolo Maria Tomasi, il cui ingresso è avvenuto nel pomeriggio di sabato 24 settembre, alle 18.30, nella chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da una quindicina di sacerdoti.

Il corteo che ha accompagnato il neoparroco è partito dal cortile dell’oratorio ed è arrivato sul sagrato della chiesa parrocchiale dove, ad attenderlo, c’era il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina. «Oggi la comunità è in festa» ha esordito il primo cittadino. «Due settimane fa abbiamo salutato con affetto don Lino (don Pasquale Viola, il precedente parroco, ndr) e ora tutta la comunità ti accoglie con gioia. Durante il tuo servizio a Soncino ho potuto conoscerti e apprezzarti di persona per la tua grande umanità, il tuo sguardo verso i più bisognosi e per la tua cultura. Ti auguro uno stupendo percorso». L’affetto e la stima reciproca sono stati sanciti da un abbraccio accompagnato dall’applauso dei presenti.

 

Il saluto del sindaco Gallina

 

Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne, presieduta dal vescovo di Cremona che ha voluto salutare «con affetto» don Viola e ringraziarlo «per la grinta che lo ha caratterizzato» in tanti anni di servizio pastorale. Molti i fedeli rimasti in piedi durante la celebrazione nella chiesa gremita.

Il vicario zonale, don Giambattista Piacentini, ha letto il decreto di nomina di don Tomasi, seguito dal canto eseguito dal coro parrocchiale. La Messa è proseguita con i riti esplicativi di aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco.

Un rappresentante del consiglio pastorale ha poi dato il benvenuto al nuovo parroco a nome di tutti: «Sarai per noi padre, guida e fratello. Arricchisci la nostra comunità, sobria e umile, con i tuoi valori. Ti affidiamo i bambini e i giovani e ti chiediamo di seminare in terreni che sono poco fertili».

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Mons. Napolioni, nella sua omelia, ha ricordato che il compito di un parroco è aiutare la comunità che gli è affidata a domandarsi «cosa vuole dire Gesù a ognuno di noi, senza aver fretta di tirar fuori la morale o usare il Vangelo in base alle proprie idee». La Chiesa aiuta a conoscere Dio attraverso l’ascolto, ha proseguito il Vescovo: «Come Maria, che ascolta con la mente e con il cuore». Luogo dell’incontro con il Signore è quindi la chiesa, dove ognuno, durante la preghiera personale, può chiedere a Dio di insegnargli ad ascoltarlo. La Sua risposta è l’invito a «cercarlo per le strade, nelle case e nella storia della gente». Dopo l’ascolto e la ricerca – ha concluso il vescovo Napolioni – il compito del parroco è insegnare ai fedeli a «imitare san Paolo, la cui vita è talmente impastata di Dio che può dire che vivere è Cristo e morire un guadagno».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione eucaristica è terminata con il saluto del nuovo parroco. «La storia della mia vita – ha esordito don Tomasi – da questa sera si inserisce in quella della vostra comunità e diventa la nostra storia». Poi ha proseguito: «La storia è passato, del quale sono grato per la mia famiglia, la mia parrocchia d’origine e quelle nelle quali ho prestato servizio; e per i presbiteri che sono qui oggi e la cui presenza mi rinfranca. La storia è presente e questo ci spinge a rimetterci in gioco nel cammino. Gesù con le parabole ci insegna che, anche quando siamo in attesa, la fede ci spinge sempre ad agire e a non rimanere indifferenti». E ancora: «La storia è anche futuro, che è donato e che è sempre una sorpresa di Dio. Noi siamo pellegrini che davanti a loro hanno due linee guida: la Parola che è luce e il pane spezzato che troviamo durante la Messa». Don Tomasi ha concluso il suo saluto augurando a tutti i suoi parrocchiani «buona avventura, quella più bella che ci sia: ritrovare nella propria vita la via che riconduce al Padre che ci aspetta nella misericordia e nella Pasqua senza fine».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato organizzato un rinfresco in oratorio per celebrare convivialmente l’arrivo del nuovo parroco.

 

 

Profilo biografico del nuovo parroco

Don Paolo Maria Tomasi, classe 1957, originario di Fontanella, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1981. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Castelleone. Dal 1995 al 2005 è stato parroco di Quattrocase e cappellano all’Ospedale Oglio Po. Dal 2005 al 2012 è stato parroco di Romanengo e, tra il 2006 e il 2009, amministratore parrocchiale di Ticengo. Dal 2012 al 2022 è stato parroco in solido di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato, e dal 2014 al 2022 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2022 era collaboratore parrocchiale di Casaletto di Sopra, Melotta, Isengo e Soncino. Ora il Vescovo gli ha affidato la comunità di Gallignano, frazione di Soncino, al posto di don Pasquale Viola, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età.

 

 

Saluto di don Tomasi sul giornalino parrocchiale

E Gallignano sia!

Carissimi fratelli e sorelle nella fede della parrocchia San Pietro apostolo in Gallignano, mi rivolgo con affetto nel salutarvi come vostro Parroco nominato dal Vescovo Antonio che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e ringrazio anche a nome vostro perché ha voluto mantenere un parroco per una parrocchia, anche se piccola, la nostra.  Riprendo un cammino già tracciato dai preti che mi hanno preceduto, in particolare Don Persico, Don Ennio, Don Peppino e Don Lino, che avete appena salutato con tanto affetto e riconoscenza e nei confronti suoi anch’io ho un legame importante perché è stato il mio vicario e, in quegli anni, ho fatto la scelta di entrare in Seminario per verificare la mia vocazione alla vita presbiterale.

Dopo la mia ordinazione (20 giugno 1981), la prima Santa Messa nella mia amata parrocchia di Fontanella. Lì ho tessuto per vent’anni alternandoli con il tempo del Seminario. Nel cimitero sono sepolti i miei genitori, i miei nonni, tante persone che ricordo con affetto. Ho due sorelle, quattro nipoti e tre zii. Due miei fratelli sono morti. Il mio primo incarico mi è stato affidato dal Vescovo Fiorino: vicario a Castelleone (1981-1995), poi il vescovo Giulio mi ha nominato Parroco di Quattrocase di Casalmaggiore e Cappellano all’Ospedale Oglio-Po (1995 – 2005). Dal Vescovo Dante ho avuto due nomine: Parroco a Romanengo (2005- 2012) e Coparroco nell’unità pastorale di Vescovato  (2012-2022). Dopo l’anno pastorale a Soncino, ecco la nomina del Vescovo Antonio a Gallignano.

Arrivo in mezzo a voi sereno, consapevole dei miei limiti ma ricco soprattutto dell’amore con il quale il Signore ha accompagnato e accompagna la mia vita. Arrivo in mezzo a voi con la mia umanità  e con il mio essere cristiano che vuole condividere la proposta del Vangelo con la comunità che ha una storia bella di servizio alla parrocchia e di crescita nella fede.

Camminiamo insieme, ognuno con le proprie responsabilità, io consapevole che essere parroco vuol dire anche essere pastore, pastore secondo il cuore di Dio che vuole il bene delle sue pecorelle, in particolare di quelle che sono più deboli, fragili, sole. Prego ogni giorno il Signore affinché mi aiuti ad essere pastore secondo il suo cuore e di custodire e far crescere quella “carità pastorale” che è l’avere attenzione a tutti. Prego per questa nuova comunità che imparerò a conoscere e, sempre, nella preghiera, ricordo le comunità che  ho incontrato nel mio cammino presbiterale.

Mi affido anche le vostre preghiere e davvero, disponiamoci insieme, nel modo migliore, a percorrere quella strada che si chiama “sequela di Cristo” come singoli, come famiglie, come Chiesa che vive in Gallignano, ma respira l’essere nella Diocesi e nella cattolicità del popolo di Dio.

San Pietro ci protegga con l’autorità del suo essere apostolo. Sant’ Imerio sia pure lui a intercedere per noi e la Vergine Madre che, in particolare, onoriamo nel santuario di Villavetere, ci aiuti a rimanere in ascolto della parola di Dio e ci incoraggi a fare quello che il suo figlio Gesù ci chiede. Ci auguriamo, gli uni gli altri, buona avventura nella fedeltà a Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Con affetto e stima, un saluto fraterno

Don Paolo vostro Parroco

 

 

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La parrocchia della Beata Vergine accoglie don Spreafico. «Mettiamoci pure all’opera senza paura: possiamo cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù»

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L’ingresso di don Andrea Spreafico come parroco della parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio è avvenuto nella mattinata di domenica 24 settembre nella chiesa di viale Concordia, a Cremona.

La celebrazione dell’Eucarestia, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, è stata preceduta dal saluto dell’assessore Barbara Manfredini, che a nome dall’Amministrazione comunale di Cremona ha accolto il nuovo parroco, ricordando la disponibilità del Comune a collaborare nel rispetto dei diversi ruoli, assicurando il sostegno e sottolineando l’importanza di costruire modelli innovativi per dare impulso alla solidarietà e alle scelte sociali.

 

Il saluto dell’assessore Manfredini

 

In chiesa molti i parrocchiani provenienti dalle parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po, insieme ai familiari hanno voluto accompagnare il sacerdote nella nuova parrocchia cittadina.

All’inizio della Messa, accompagnata dai canti del coro parrocchiale, il vescovo di Cremona ha subito rivolto un suo pensiero a don Riccardo Vespertini, cappellano del vicino ospedale e nominato collaboratore parrocchiale, purtroppo assente perché momentaneamente malato.

La celebrazione è quindi  iniziata con la lettura del decreto di nomina da parte di don Pietro Samarini, vicario zonale, al quale è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo e quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Andrea.

Una rappresentante della parrocchia ha preso poi la parola per riportare il saluto rivolto ai due sacerdoti che iniziano a svolgere il loro lavoro nella comunità: «Siamo un quartiere di periferia con una popolazione multietnica, di famiglie con bambini piccoli e di anziani: i luoghi più significativi sono il carcere, l’ospedale e il monastero di clausura – ha quindi proseguito nel suo saluto – abbiamo reciprocamente delle aspettative: noi desideriamo guide sicure, pastori avveduti e lungimiranti che mettano al centro le persone più che le cose da fare e che sappiano ascoltare più che organizzare: che ci aiutino a vivere la nostra periferia nella visione di Chiesa a cui costantemente ci chiama Papa Francesco. Pensiamo che voi desideriate trovare una comunità accogliente, laici capaci di comprensione e condivisione».

 

Il benvenuto della parrocchia

 

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare il comune bisogno di comunione: «Il Vangelo di oggi ci invita a cercare Gesù nella collaborazione con don Riccardo, con i parroci vicini, con il vescovo: c’è tanto bisogno di comunità perché nessuno vive chiuso dentro i confini dei quartieri. – ha quindi continuato il vescovo nella sua riflessione – fare il parroco insieme a una comunità che è in cammino in ascolto della Parola, nella ricerca del Signore e nel cogliere ogni frammento di vita nel Corpo di Cristo è la cosa più bella che ci possa capitare. Per questo auguro a don Andrea e a tutti voi di essere un prete e cristiani felici».

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è proseguita con la liturgia eucaristica, al termine della quale don Andrea ha rivolto alcune parole ai presenti: «Il mio saluto è un augurio: ai miei nuovi fratelli e sorelle della “Beata” dico che non abbiamo tempo da perdere, non possiamo buttare via le mie e le vostre fatiche, anzi le porteremo ogni domenica sull’altare del Signore perché il suo Spirito le trasformi nel suo Corpo. Mettiamoci pure all’opera senza alcuna paura: abbiamo il permesso di cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per concludere la mattinata di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio per festeggiare insieme e scambiare le prime parole di conoscenza con il sacerdote appena accolto.

 

 

Profilo dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Ha iniziato il proprio ministero come vicario ad Agnadello. Nel 2003 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Antegnate, dove è stato quindi vicario dal 2006 al 2013. Nel 2013 è stato nominato parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Dal 2017 è incaricato diocesano per il Sostegno economico alla Chiesa.

 

 

Don Riccardo Vespertini, classe 1966, originario della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a San Bassano (2000-2002) e Rivolta d’Adda (2002-2011). Nel 2011 è stato nominato parroco in solido di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Silo de’ Mariani e Villarocca. Dal 2011 è anche assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

 

Saluto del nuovo parroco sul giornalino parrocchiale

Cari amici della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, scrivo queste parole il 28 luglio, mentre i bus ci portano a Cesenatico per l’ultima gitaa del Grest 2023. Sono passati ormai tre mesi dal giorno del colloquio con il Vescovo e ne mancano poco meno di due alla nostra vita insieme. Vorrei condividere con voi i pensieri che ultimamente mi abitano. Si tratta per me di un tempo di grande trambusto sia fisico che spirituale. Fisico, perché oltre al Grest c’è un trasloco a più passaggi e il riordino delle ultime questioni aperte a Cicognara, Cogozzo e Roncadello… Il trambusto spirituale è certamente più rilevante: 10 anni su 50 sono una parte consistente dell’intera vita: ci sono gli affetti verso le persone più vicine e c’è il rammarico per non avere completato come si doveva il lavoro… I distacchi non li vuole nessuno, fanno soffrire tanto… Ma sono essenziali per cambiare e imparare e “fare la differenza”… Il Signore Gesù ci ha salvati proprio grazie al suo doppio “distacco”: dal Cielo, incarnandosi, e dalla vita, accettando per noi e per tutti il tradimento e il sacrificio della Croce. Guardando invece avanti non vi nascondo i sentimenti di trepidazione per l’impresa che ci aspetta. Nella prima domenica d’autunno il vescovo Antonio mi consegnerà la cura della comunità: io diventerò per voi il quarto parroco della storia della Beata Vergine di Caravaggio e voi la mia seconda parrocchia da servire con responsabilità piena. Dal confronto con don Giulio e don Davide, che ringrazio per la gentilezza e la limpidezza del tatto, ho compreso che si tratta di una comunità molto diversa da tutte le altre: per la chiesa moderna, per gli immensi spazi interni ed esterni, per l’anla frequentazione dei ragazzi delle superiori, per la presenza variegata di tutte le etnie del mondo, per la sua storia recente e per essere nata completamente “dal basso”… Se per alcuni tutto questo può sembrare limite o sfortuna, io penso invece che si tratti dei nostri punti di forza: – ci serve proprio una Chiesa moderna – e non parliamo di muri. Il Figlio di Dio non ci ha lasciato una mummia da museo alla quale bloccare l’inesorabile degrado… Ma ci ha chiesto di essere il suo Sacramento vivente nel mondo in cui ci ha posti a vivere. Ecco perché occorre che impariamo “la lingua” di questo mondo, senza vergogna o schifo di nulla e soprattutto senza paura di cambiare qualsiasi cosa, pur di condurre alla gioia del Vangelo. E la nostra Chiesa ha ancora tanta strada da percorrere… – gli spazi immensi sono il segno della massima apertura e disponibilità: significa che c’è posto per tutti alla Beata Vergine, come nei banchetti di nozze delle parabole che racconta Gesù… Starà a noi fare in modo che si riempia non a casaccio come una cantina intasata, ma con ordine e aiutando ciascuno a trovare la sua motivazione. Quindi: invitati tutti… Ma con la “veste Bianca”! – se l’oratorio è considerato un punto di ritrovo per tanti ragazzi è segno che la prima parte del lavoro è già andata a buon fine. Sappiamo che si diventa grandi solo quando si impara a servire: con loro andremo di sicuro in questa direzione. – la presenza variegata di etnie e religioni: significa confronto, arricchimento, prospettive nuove, sfide, provocazioni… Insomma terreno fertile per conoscere il nuovo e per fare la nostra proposta di vita alla maniera del primo miracolo di Pietro Giovanni nel giorno di Pentecoste al tempio: “quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo…”. Ci servirà la stessa Fede degli Apostoli e lo stesso Spirito di Dio. – non siamo l’antica Comunità della Cattedrale o quella prestigiosa di Sant’Agata… Ma una parrocchia di periferia nata solo 56 anni fa “dal basso”… La storia recente renderà meno pesanti i fardelli delle tradizioni (morte) e ci renderà più leggeri per affrontare il futuro… Mentre le “non nobili” origini ci ricorderanno che la salvezza dell’intero universo è incominciata dal sì di una ragazza povera nella sua casetta di Nazareth… E dopo nove mesi in una cantina per le pecore di Betlemme… Tutto questo ci aiuterà a ricordare la vera postura della nostra missione. Visto? Abbiamo tutte le carte per vivere una meravigliosa avventura: quella di costruire insieme una bella fraternità… Di rendere reale e concreto nel piccolo della nostra periferia il sogno del Signore Gesù: portare nella festa del Padre il maggior numero di invitati: ma da fratelli, non concorrenti; da amici, non traditori; da figli titolari, non da schiavi spaventati. E quella ragazza di Nazareth, dalla Fede smisurata e capolavoro dello Spirito Santo, quella che colora di blu la nostra chiesa… Lei che è partita dal basso delle periferie e ora è Assunta nella gloria della nostra Cattedrale, non mancherà di farci da madrina in questo santo viaggio insieme. Ci vediamo presto!

don Andrea S.

 

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L’augurio del Vescovo a don Luca Bosio in tre verbi: «Capire, cercare e vivere»

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Le comunità di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido hanno accolto con grande entusiasmo don Luca Bosio, nuovo parroco dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, che alle 18.30 del pomeriggio di sabato 23 settembre ha preso si è insediato ufficialmente.

Un grande applauso ha accolto l’arrivo del sacerdote che, in processione, affiancato dal vescovo Antonio Napolioni e da alcuni altri sacerdoti, in particolare il collaboratore parrocchiale don Gian Paolo Mauri, ha ricevuto il saluto delle Amministrazioni comunali, rappresentate dai sindaci dei paesi che formano l’unità pastorale «Mons. Antonio Barosi»: il sindaco di Casteldidone Pierromeo Vaccari, il primo cittadino di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari, quello di Solarolo Rainerio (con la frazione San Lorenzo Aroldo) Vittorio Ceresini e il sindaco di Voltido Giorgio Borghetti. A dare voce a tutti è stato il sindaco Asinari che ha evidenziato come le comunità siano pronte ad affidarsi alla nuova guida spirituale cariche di un forte sentimento di gratitudine verso don Umberto Zanaboni e una forte nostalgia del precedente parroco, don Diego Pallavicini, ma soprattutto sicure del grande legame che si formerà all’insegna del lavoro e della collaborazione con don Bosio.

 

Il saluto del sindaco Asinari

Accompagnati dai fedeli, dalle autorità e dai numerosi sacerdoti, il vescovo e il nuovo parroco hanno fatto il loro ingresso nella chiesa di San Giovanni in Croce. Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne presieduta dal Vescovo di Cremona. Dopo la lettura del decreto di nomina si è intonato il canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa è proseguita con l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco, seguiti dal saluto di Alessandra Nolli, in rappresentanza dell’intera unità pastorale.

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Nella sua omelia mons. Napolioni, riferendosi al nuovo parroco, ha detto che «il primo verbo dei tre che consegno a don Luca è “capire” Gesù. Perché Gesù a volte pensiamo di averlo capito, ma magari lo abbiamo rivestito dei nostri costumi». Ha poi aggiunto che «il secondo verbo è “cercare” il Signore: per capire il Signore bisogna cercarlo. Perché c’è, è dappertutto e il Regno di Dio è in mezzo a voi». Ha poi concluso con il terzo verbo: «vivere», sottolineando che «il Cristo morto e risorto si nasconde in noi, vive in noi, palpita in noi e spinge dentro il cuore, di ragazzi e adulti. Chiama per quanto ama e cambia lo sguardo sulla vita: dallo sguardo dei programmi e dei risultati alla logica dei frutti».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione si è conclusa con il saluto alla comunità del nuovo parroco, che con un filo di emozione nelle sue parole ha detto che «ringrazio Gesù, che da una vita non mi fa mancare la sua benevolenza e la sua misericordia». E ancora: «Tutti quelli che cercano Dio possono cercarlo e anche trovarlo». Con un affidamento speciale a Maria, a san Giuseppe, a san Giovanni Battista, a san Lorenzo, a san Michele – ha detto ricordando i patroni delle parrocchie – e anche a testimoni quali padre Antonio Barosi (missionario del Pime originario di Solarolo Rainerio ucciso in Cina il 19 novembre 1941), cui è intitolata l’unità pastorale, e padre Valentino Bosio (missionario della Congregazione dei preti della missione originario di San Giovanni in Croce). «Affido alla loro intercessione che questo desiderio rimanga sempre vivo e possa vedere che il Signore lo realizza in mezzo a noi».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Alla fine della Messa, in sagrestia sono state apposte le firme sull’atto di immissione davanti ai testimoni, lasciando quindi spazio ai saluti nell’informalità all’interno dell’oratorio parrocchiale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1977, originario di Sospiro, don Luca Bosio è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 2002. È stato vicario nella parrocchia “S. Michele Vetere” in Cremona (2002-2011) e in quella di Rivolta d’Adda (2011-2019). Dal 2019 era vicario della parrocchia di Buzzoletto e di quelle di Viadana (“S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Pietro apostolo” e “Ss. Martino e Nicola”).

 

 

Il saluto di don Luca Bosio sul bollettino pastorale

Un saluto ai miei futuri parrocchiani, che ancora non conosco, ma che già porto nel cuore! Questo accade non perché sono “buono”, ma perché Gesù fa così a chi lo segue: gli allarga il cuore e gli fa desiderare di poter amare chi incontra, chiunque sia. Ed è una promessa che Gesù realizza per tutti, per il parroco e per la sua comunità.

Per quale scopo Gesù ha iniziato la Chiesa? Per quale scopo ha voluto riuniti in comunità i credenti in Lui? Perché si aiutino l’un l’altro, secondo le diverse vocazioni e i carismi, a conoscere sempre meglio Dio e la Sua misericordia; affinché, conoscendo Dio e la Sua misericordia, ne provino stupore e l’accolgano; affinché, accogliendola, la possano condividere “fino agli estremi confini della terra”.

Monsignor Antonio Barosi e padre Valentino Bosio, nostri conterranei, lo hanno fatto, offrendo l’intera esistenza, raggiungendo confini lontanissimi; ciascuno di noi lo può fare: vivendo il cammino di fede nella comunità, riceve e accoglie l’amore di Dio e lo porta ai confini degli estremi bisogni di chi abita accanto a lui. “Guardate l’umiltà di Dio e aprite il cuore al Signore” (canto di Lourdes, 29 luglio 2023).

Noi possiamo fare tante e diverse iniziative di bene, ma è Gesù la radicale risposta di bene che il cuore di un uomo attende. Ce lo mostra l’avvenimento della visita di Maria alla cugina Elisabetta, narrato nel vangelo di Luca: Maria porta ad Elisabetta Gesù, nel suo grembo, ed è la presenza di Gesù che fa sussultare di gioia e di speranza chi lo incontra, “perché il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo” (Don Giussani, 30 maggio 1998).

Percorriamo insieme il cammino che Dio ci darà da compiere, mettiamo in gioco il meglio di noi, facciamoci perdonare il peggio, e Dio farà la Sua opera per noi e con noi. Buona strada, fratelli!

Don Luca

 

 

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Don Alberto Martinelli: «Più ci diamo una mano e più diventiamo famiglia del Signore che sa dare una buona testimonianza»

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La comunità di Bonemerse ha accolto nel pomeriggio di sabato 23 settembre don Alberto Martinelli come nuovo parroco. Sul sagrato della chiesa parrocchiale il sindaco Luca Ferrarini ha dato il benvenuto al vescovo e al nuovo parroco, parole che non hanno tralasciato il riconoscimento della parrocchia come importante realtà della vita del paese, sottolineando anche l’impegno da parte dell’Amministrazione comunale per una sincera collaborazione.

 

L’intervento del sindaco Ferrarini

 

Subito dopo in chiesa è iniziata la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da diversi sacerdoti. Tra loro anche don Giuseppe Salomoni, già collaboratore al Cambonino che d’ora in poi aiuterà don Martinelli nella nuova parrocchia.

Nelle prime file i familiari del nuovo parroco, che lo hanno voluto accompagnare in questo nuovo percorso, insieme ai fedeli della comunità del Cambonino dove il sacerdote è stato parroco per dieci anni.

Alla lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Antonio Pezzetti è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo. Quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Alberto.

Un rappresentante della parrocchia ha quindi salutato il nuovo parroco dando spazio all’entusiasmo, alle aspettative e al timore davanti alle novità: «Sta a noi riempire i nostri spazi con occasioni di incontro e di preghiera: possa tu accompagnare e benedire questo nuovo inizio per costruire insieme una nuova storia di fede e di via».

 

Il saluto della comunità

 

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare: «Se vogliamo un futuro del Cristianesimo non affidiamolo solo al buon senso e alla tradizione, perché non ha speranza un Cristianesimo così. Infatti il Cristianesimo è sempre rinato dai santi, dai piccoli e dalla fantasia con cui Dio ha messo nel cuore di chiunque il suo Spirito e la sua presenza».

«Insieme a don Alberto – ha quindi affermato – vi mando anche don Giuseppe, che lo segue per amicizia dalla parrocchia del Cambonino, dove ha collaborato per oltre vent’anni». «Che devono fare questi preti? Non devono far capire il Vangelo a chi non lo vuol capire, ma cercare il Signore: innanzitutto dentro di sé, ma anche in ogni angolo della parrocchia. In ogni angolo, in ogni ragazzo, in ogni malato, in ogni italiano e straniero e anche in chi crede di non avere nulla a che fare con Dio. Insieme a tutti voi». «Diventiamo esploratori della Parola – ha quindi invitato mons. Napolioni – lasciamoci stupire dai mille segni della Sua presenza che ci circondano».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è quindi continuata con la liturgia eucaristica e dopo le Comunioni ha visto il nuovo parroco prendere la parola per un saluto alla sua nuova comunità. In particolare ha voluto mettere in luce l’aspetto comunitario: «Più ci diamo una mano e più diventiamo famiglia del Signore che sa dare una buona testimonianza: il bene arriva perché quando ci si vuole bene le cose si risolvono e la comunità cresce»

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per concludere il pomeriggio di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio. Incontri di commiato insieme alla festa e alle prime parole di conoscenza tra i nuovi sacerdoti e la comunità di Bonemerse, insieme anche a quelle di Bagnara e Gerre Borghi, frazioni del Comune di Cremona comprese nella parrocchia di S. Maria Nascente, ora affidata alla cura di don Alberto Martinelli.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1966, originario della parrocchia “S. Sigismondo” in Cremona, don Alberto Martinelli è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1998-2004), “S. Agata” in Cremona (2004-2008) e Pizzighettone e Gera d’Adda (2008-2013). Inoltre tra il 2005 e il 2008 è stato segretario dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Dal 2013 era parroco della parrocchia “Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona. Prende il testimone da don Mario Bardelli diventato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria.

 

 

Saluto di don Alberto Martinelli sul giornalino parrocchiale

Chiamati a mettere Gesù al centro

Grande sarebbe la tentazione di pronunciare dei discorsi, di dire qualcosa di molto importante o di programmatico, ma un nuovo parroco quando arriva, volente o non, è sempre l’ultimo e un po’ come uno straniero di passaggio. Arrivo in questa comunità cristiana che ha già una sua storia, vita e ricchezza, e per questo ringrazio don Mario che mi ha preceduto e tutti i parroci e preti che qui a Bonemerse hanno prestato servizio. In questa storia ora mi inserisco anch’io. Attraverso il vescovo, il Signore mi manda qui per condividere, per tutto il tempo che ci sarà dato, la passione per Lui e per tutti i fratelli e sorelle.

E mi vengono in mente le parole del parroco di San Sigismondo, don Giuseppe Boroni Grazioli, che mi accompagnò in seminario, e prima di entrare mi disse: “Strano compito quello del prete. Non ha niente di suo da dare, tranne i difetti e le incapacità. Non ha niente da inventare; gli è stato consegnato il Vangelo, che è di Cristo Gesù. Ed è tanto più prete quanto più si dimostra servo fedele al Vangelo. Quindi di non preoccuparmi, perché il prete non deve far nulla, tranne annunciare qualcosa che non è suo, ma è del Signore. Più uno cerca di vivere quello che annuncia e più diventa un vero cristiano, un autentico discepolo del Signore. Prima di essere prete dovrai essere un uomo vero, un buon marito, un ottimo padre, un gioioso educatore alla luce del Signore, allora diventerai un bravo prete”. Cosa che ha sempre cercato di fare nella sua vita. Messaggio che ho sempre tenuto in mente e che ho cercato di mettere in atto.

Potete immaginare i sentimenti che provo iniziando a fare il parroco in una nuova realtà. Già da ora vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera e di aiutarmi nell’essere guida di questa comunità. Nel cuore porto la tristezza di dover lasciare la comunità del Cambo, per l’esattezza la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe nel quartiere Cambonino in Cremona. Ma c’è anche la gioia e la speranza di poter servire il Signore in questa, per me nuova, comunità di bona emerse. Nell’amore a Dio e al prossimo c’è tutto il programma di vita del discepolo di Gesù. Né di più, né di meno. In questi anni di vita sacerdotale ho maturato la convinzione profonda che la chiesa appartiene al Signore e che fare la sua volontà e la cosa più importante.

Ma cosa significa fare oggi, qui a Bonemerse, la volontà di Dio? Non ci sono ricette facili. Nessuno ha risposte preconfezionate, a portata di mano. Nella sfida della trasmissione della fede siamo chiamati a lavorare assieme, verso una sempre più grande collaborazione, sinergia, valorizzando tutti i carismi e scoprendone di nuovi. Insieme dunque siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita e della nostra comunità. Insieme, seguendo i suoi passi, vivendo la bella avventura di essere suoi discepoli e amici: nell’annuncio del Vangelo, che a tutti deve essere proclamato, senza distinzioni, senza paure, fedeli alla Parola di Dio e attenti ai segni dei tempi; nella celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti, come una comunità-famiglia che qui arriva e che da qui parte per portare al mondo la speranza e la gioia di questo incontro; nell’urgenza di scoprire le nuove frontiere della carità perché nessuno sia lasciato fuori o in disparte e perché ogni persona, vicina o lontana, possa sentirsi nella nostra parrocchia come a casa sua. Come in una famiglia. Il Signore ci trovi disponibili a incontrarlo nella Parola di Dio, nella preghiera comunitaria e personale, nel fratello e sorella che è sempre busseranno alla porta delle nostre case.

Ciao a tutti e che il Signore possa sempre dire bene di noi.

Don Alberto

 

 

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Inaugurato il Bistrot del campus di Santa Monica, a servizio degli studenti e della città

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Con un aperitivo si è inaugurato ufficialmente, nel pomeriggio di lunedì 25 settembre, il Bistrot interno al campus di Santa Monica dell’Università Cattolica di Cremona che, con il nuovo anno accademico, vede la gestione affidata alla cucina e al bar del Seminario vescovile di Cremona. È questo l’esito di un’evoluzione delle convenzioni legate alla ristorazione già strette tra Università Cattolica del Sacro Cuore e Seminario Vescovile, che confermano e danno concretezza alla comunanza di progettualità e valori che legano l’Ateneo con la Diocesi e il territorio.

Con la nuova gestione il campus può disporre di un servizio di ristorazione che prevede anche menù composti da piatti caldi, oltre che una variegata offerta di prodotti freddi, tra cui panini, insalate e i dolci preparati dalla forneria interna “Dolce Casa”. Il Seminario vanta una consolidata esperienza nel settore della ristorazione, erogando un servizio mensa a favore di dodici scuole paritarie del territorio.

Lo spazio del Campus è accessibile a tutta la cittadinanza, che è invitata a visitare gli spazi esterni e, in occasione di alcuni eventi utilizzare il Bistrot per colazioni, pranzi, aperitivi, oppure per una pausa; o ancora acquistare i prodotti di pasticceria della forneria “Dolce Casa”.

«Gli studenti – sottolinea il vicedirettore del campus, Matteo Burgazzoli – hanno già avuto modo di segnalare il proprio apprezzamento nei primi giorni di avvio dell’anno accademico. Anche a nome del direttore di sede Angelo Manfredini, ringrazio il vescovo e il rettore del Seminario per il fondamentale sostegno offerto dalla Diocesi e dalle sue articolazioni all’Università e più in generale ai giovani e agli studenti». E aggiunge: «L’ulteriore sottolineatura di apertura alla città va letta nel segno di un desiderato scambio di esperienze e di inclusiva convivenza tra i cittadini, gli studenti e tutta la comunità, dando così attuazione al principio di “campus aperto” previsto dall’Accordo di programma siglato anche con la Provincia di Cremona, il Comune di Cremona e la Fondazione Arvedi-Buschini in relazione alla ristrutturazione del Complesso di Santa Monica».

«Il progetto ristorativo offerto dal Seminario – spiega don Marco D’Agostino, rettore del Seminario – si caratterizza per l’attenzione al sociale, al femminile e all’inserimento di persone con fragilità. Tutto questo porta a una soddisfazione maggiore, perché vedere persone che fanno del loro lavoro una possibilità di vita, a servizio della comunità, è ancora più bello. In un momento in cui servono, nella società e nella Chiesa, le forze di tutti, anche dei più piccoli e dei più deboli, veder sbocciare nuove potenzialità, fa ben sperare. E pensare che gli ambienti abitati dai giovani siano ricchi di vita e di gioia fa bene e risana anche gli adulti».




Mercoledì sera alle Acli intervento di Francesco Gesualdi, alunno di don Milani nella scuola di Barbiana

Nel centenario della nascita di don Lorenzo Milani Cremona non poteva dimenticarne la figura. Per questo la Tavola della pace, insieme alla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona, promuove mercoledì 27 settembre alle ore 21 presso la sede delle Acli, in via cardinal Massaia 22, l’iniziativa pubblica “Don Lorenzo Milani, attualità di un profeta”. Interverrà Francesco Gesualdi, alunno di don Milani nella scuola di Barbiana, impegnato oggi sui grandi temi della giustizia sociale e della giustizia ambientale, fondatore a Vecchiano del Centro nuovo modello di sviluppo.