1

“Missionari in erba sulle orme di Cristo”: il mandato del Vescovo a seminaristi e novizie (audio, video e foto)

Una chiesa gremita di fedeli, quattro comunità, venti croci e quattro lampade. Non sono gli ingredienti di una serata di preghiera qualunque ma i punti salienti della celebrazione che venerdì 4 ottobre nella chiesa parrocchiale di Cicognara, ha aperto la missione vocazionale nella zona quinta della diocesi, che impegnerà nella Zona 5, fino al 13 ottobre, seminaristi del Seminario di Cremona e novizie delle suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda a cui durante il momento di preghiera è stato consegnato il mandato dalle mani del vescovo Napolioni.

Con queste parole mons. Napolioni ha inviato i giovani missionari presentandoli alle quattro comunità (le unità pastorali di Cicognara, Dosolo–San Matteo delle Chiaviche e Rivarolo Mantovano e la parrocchia di Calvatone) che li accoglieranno e che condivideranno con loro l’esperienza ideata proprio dal vescovo Antonio come segno di adesione al mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco, dal titolo: “Battezzati e inviati”.

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/318909745619659/

La celebrazione – alla presenza dei parroci delle comunità, del vicario zonale don Davide Barili, del rettore del Seminario don Marco D’Agostino e di suor Luisa Ciceri, maestra delle novizie delle Adoratrici di Rivolta d’Adda – ha coinvolto i fedeli in diversi momenti, scanditi da testimonianze, invocazioni, canti e letture. Durante le prime due parti della preghiera gli interventi di don Davide, che ha presentato il territorio e il legame tra le comunità che accoglieranno i giovani missionari, e quelli di un seminarista e di una novizia che hanno parlato di come nella loro vita, in modi e con tempi diversi, il Signore ha fatto sentire la propria chiamata ad un cammino di vocazione particolare: al sacerdozio o alla vita consacrata. A seguire la lettura di una testimonianza di una coppia di giovani medici in Togo e un passaggio della esortazione apostolica Christus Vivit di Papa Francesco, prima della lettura del Vangelo di Luca.

Nella sua omelia il vescovo Antonio ha poi ricordato il Mese missionario straordinario in cui è inserita l’esperienza di quelli che definisce con un sorriso “i missionari più straordinari che ci sono sul mercato: dei missionari in erba, dilettanti: che lo vivono per diletto. Come il grande gioco della vita per la quale – ha detto rivolto ai giovani – avete appena l’allenamento”. “Non è quello che leggete sui libri che vi rende missionari – ha aggiunto – ma ciò che state vivendo. Io vi mando perché avete il carisma della giovinezza attraversata dall’incontro con Cristo”.

A novizie e seminaristi monsignor Napolioni ha augurato “che ogni giorno capiti qualcosa di imprevisto, qualche incontro che sorprende. Vi mando ad accorgervi di quanto il Signore vi precede, magari nelle sofferenze e nel rifiuto”. E poi un invito alle comunità che li accolgono: “Non siate spettatori di questa missione. Tutti dobbiamo uscire un po’ dai soliti schemi, osare di seguire Gesù nella sua opera missionaria”.

L’omelia del Vescovo

Dopo la riflessione due sono stati i gesti caratterizzanti il terzo momento, “Gesù ci manda”: la consegna di quattro lampade, una per parrocchia, per ricordare quale debba essere la vera luce che illumini il cammino di ciascuno, e la consegna delle croci, date ai seminaristi e alle novizie non come atto simbolico, ma come invito a testimoniare fedelmente il Vangelo che ogni giorno si ascolta e ci si impegna a vivere, non solo a parole ma anche concretamente. Non a caso il titolo che si è scelto per questa missione è: «Dimmi dove vorresti andare – In equilibrio sulla Parola insieme». 

Durante la missione vocazionale, nei prossimi giorni ci saranno incontri nelle scuole elementari, medie e superiori, momenti di preghiera, visita agli anziani e agli ammalati, incontri con le diverse fasce d’età, catechesi e altre occasioni di relazione. Seminaristi e novizie saranno ospitati da alcune famiglie, con le quali avranno modo non solo di vivere insieme per qualche ora durante la giornata, ma anche di condividere un pezzo di questo percorso che sarà anzitutto di ascolto e apertura all’altro. Così la missione assume un significato più ampio rispetto a quello che a volte le attribuiamo: non solo attenzione a luoghi lontani, ma anche a realtà vicine a noi che chiedono di essere incontrate e accompagnate.

photogallery




Una pianta da far curare e far cresce per le parrocchie della Zona 5

Luogo incantato quello che ha accolto domenica 15 settembre la 14esima Giornata per la custodia del Creato, celebrata per il primo anno in maniera coesa e capillare in diocesi. Ogni zona pastorale ha dedicato una giornata al tema della biodiversità, scelto dalla CEI quale tema centrale su cui soffermarsi nell’anno pastorale in corso. Per la zona 5 l’organizzazione è stata affidata alla parrocchia di Bozzolo che, in collaborazione con altre realtà sociali ed ecclesiali, ha scelto la località Tezzoglio quale luogo di preghiera e di incontro. Ad accogliere i presenti don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, e don Paolo Tonghini, fondatore della Comunità Laudato si’ viadanese.

Hanno raccolto l’invito ad essere presenti diverse parrocchie della zona, che hanno ricevuto in dono un albero da piantare presso i propri oratori, per rispondere simbolicamente e concretamente alla campagna nazionale “60 milioni di alberi” lanciata pochi giorni fa dalla stessa Comunità Laudato si’. “Un albero per ogni italiano: 60 milioni di alberi che dal loro primo istante di vita – si legge sul comunicato stampa – realizzano la loro opera di mitigazione dei livelli di CO2 nell’atmosfera. Dall’innalzamento della temperatura derivano i problemi che affliggono oggi il pianeta: carestie, fame, guerre, migrazioni, catastrofi naturali”.

Il pomeriggio, dopo un momento di preghiera comunitaria, ha visto le testimonianze di Francesco Cecere (oasi Le Bine di Calvatone) e di Mimma Vignoli (Distretto agricolo biologico casalasco-viadanese), che si sono soffermati sulla perdita di biodiversità che il territorio locale ha subìto negli ultimi trent’anni a causa di un’agricoltura convenzionale poco attenta al bene comune e alla  salvaguardia del pianeta. A seguire, un intervento di Mauro Ferrari, sociologo delle migrazioni, attualmente interessato al tema della botanica sociale in un’ottica di ecologia delle migrazioni. A lui è andato il compito di ripensare l’accoglienza quale moto di fraternità, manifestazione che può accettare la vicinanza anche di ciò che non è necessariamente produttivo, in nome della natura sociale dell’uomo. «Con l’ambiente e con ciò che non ci è utile abbiamo un rapporto non pacificato. Lo stesso che si vive nelle relazioni tra esseri umani. Questo è dovuto a una sorta di inconsapevolezza del rapporto totalmente gratuito che possiamo godere nei confronti della natura e dell’uomo». Come a dire che si fatica a dare valore a ciò che non ha un costo (o non produce beneficio) in termini economici.

La giornata si è poi conclusa con i saluti dei vari sacerdoti presenti. Don Paolo Tonghini, dal canto suo, ha richiamato la comunità cristiana a rispondere all’appello ad agire subito rivolto da papa Francesco a “ogni persona che abita questo pianeta” per la salvezza della Terra e dell’umanità intera, perché «è ancora poca è l’attenzione su questi temi anche e soprattutto all’interno delle nostre parrocchie».

Accanto a lui è intervenuto don Maurizio Lucini, responsabile diocesano dell’area “Nel mondo con lo stile del servizio” e incaricato diocesano di Pastorale della salute, che ha richiamato alla crisi delle coscienze. «La crisi ecologica che viviamo è anche crisi umana e soprattutto delle coscienze. Tutto si può ricondurre alla crisi spirituale dell’uomo, alla sua coscienza smarrita. Momenti come quello di oggi servono per sensibilizzare le nostre comunità».

Da ultimo don Davide Barili, vicario zonale della zona 5, che ha concluso la giornata soffermandosi sul titolo dato all’iniziativa. «Dicendo che oggi si celebra la giornata per la salvaguarda del creato (e non della natura) si intende ricondurre il tutto all’artefice di ogni cosa, al creatore. Preoccuparsi di alberi e fiumi può essere una strada per tornare a Dio. O forse, per custodire il creato, occorre proprio ripartire da Lui».

Hanno aderito all’iniziativa, collaborando all’organizzazione e presenziando con loro rappresentanti, la Comunità Laudato si’ di Viadana, il Distretto agricolo biologico, la Consulta del Volontariato viadanese, l’associazione New Tabor e Slow Food Oglio-Po.




Giornata del creato, per la Zona 5 appuntamento il 15 settembre a Tezzoglio di Bozzolo

In occasione della 14esima Giornata nazionale per la Custodia del Creato, la Diocesi di Cremona ha raccolto l’invito ad occuparsi del tema della biodiversità proposto quest’anno dalla Commissione della CEI per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e da quella per l’Ecumenismo e il dialogo. Il documento di riferimento, intitolato “Quante sono le tue opere, Signore. Coltivare la biodiversità”, è stato recepito dalla Chiesa cremonese come sollecitazione a valorizzare le azioni già in essere per la salvaguardia della biodiversità e a promuovere riflessioni sulla cura della casa comune. Un tema quanto mai attuale anche in vista del Sinodo di ottobre dedicato all’Amazzonia.

Dopo gli eventi promossi a Soresina e Cremona, nel pomeriggio di domenica 15 settembre saranno coinvolte le parrocchie delle Zone pastorali 4 e 5, rispettivamente a Tidolo (Sospiro – CR) e a Tezzoglio (Bozzolo – MN). Ultimo appuntamento sarà il 29 settembre ad Agnadello per la Zona 1.

 

La proposta a Tezzoglio per la Zona 5

Le comunità del Casalasco-Viadenese sono chiamate a vivere, domenica 15 settembre, un pomeriggio di preghiera, riflessione e testimonianze a Bozzolo, in località Tezzoglio, a partire dalle ore 15.30. In collaborazione con alcune realtà locali, quali coltivatori Bio, associazioni, comitati e gruppi informali, l’evento vorrebbe richiamare le parrocchie della Zona 5 a un momento di incontro, di condivisione, di apertura alle esperienze e iniziative che il territorio propone.

«Abbiamo scelto Tezzoglio – dichiara il parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani – per la sua vicinanza al fiume e il suo essere fuori dai luoghi tipicamente ecclesiali, in modo da sottolineare il valore della natura in mezzo al territorio: l’attenzione al creato si fa in mezzo al creato». E continua: «Spesso il nostro modo di vivere ci porta alla distruzione della biodiversità. Questo appuntamento è un invito pressante ad esserci. La sollecitazione alla partecipazione viene dall’alto: da papa Francesco e dal vescovo Napolioni. Il basso troppe volte è sordo. Questo è profetico. Oggi il basso è intontito e viene sollecitato dall’alto perché viva determinate esperienze e valori».

Il ritrovo è fissato per le 15.30, lasciando spazio (dalle 16) a un momento di preghiera, riflessione e

testimonianze a cura di alcuni rappresentanti di WWF-Riserva Le Bine, Fridays for future Mn-Cr e

Distretto Bio Casalasco-Viadanese. Al termine è previsto un rinfresco con prodotti locali. Nell’area saranno allestite anche alcune bancarelle dai coltivatori del territorio.

Come ricordo della giornata, a ogni gruppo presente sarà donato un alberello da fare crescere negli spazi parrocchiali.

Non sarà, quindi, solo un pomeriggio da trascorrere insieme, ma un modo per risvegliare le parrocchie sui valori essenziali che non sempre sono oggetto di attenzione. «Le nostre parrocchie –conclude don Pisani – rischiano di chiudersi spesso nelle sagrestie, tralasciando l’attenzione al mondo. Il mondo non ci interessa più e non ci provoca. Ma il mondo ha bisogno delle esperienze e dei valori cristiani. E il Papa ci sollecita a portarli al mondo».

 

Locandina




Missione vocazionale nella Zona V con seminaristi e novizie dell’Istituto delle suore Adoratrici

Il prossimo ottobre la vocazione si fa missione. Succederà nel concreto di alcune comunità della Zona pastorale V della diocesi che accoglieranno piccole «squadre» di seminaristi e di novizie delle suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda nelle proprie comunità e nelle proprie case.

L’idea – proposta dal vescovo Napolioni e accolta con entusiasmo dal Seminario e dall’Istituto fondato da san Francesco Spinelli – risponde all’invito del Papa ad un ottobre missionario straordinario e dà forma ad una vera e propria «Missione vocazionale» che si svolgerà dal 5 al 13 ottobre nelle unità pastorali di Cicognara, Dosolo–San Matteo delle Chiaviche e Rivarolo Mantovano e nella parrocchia di Calvatone. «Si tratta – spiega il rettore del Seminario don Marco D’Agostino – di una risposta alla necessità della Chiesa di essere sempre più in uscita. Ma dobbiamo ricordarci che non siamo in uscita da soli. Così in questo caso sono due comunità in formazione che rispondono alla chiamata di mostrare agli altri come quel Vangelo che testimoniamo è lo stesso Gesù che ci ha incontrato e chiesto la disponibilità a dire sì».

Il cammino di preparazione alla Missione vocazionale nella Zona V è iniziato lo scorso aprile con una due giorni di formazione con il vescovo Napolioni per i tredici seminaristi e le sei novizie che hanno messo a confronto idee e stili di missione. A fine agosto un secondo incontro sarà dedicato all’organizzazione della settimana. Intanto si sono allacciati anche i primi contatti con le comunità che accoglieranno i giovani in ottobre.

Durante i Grest infatti seminaristi e novizie, a gruppi di quattro o cinque, hanno incontrato i ragazzi negli oratori (il 18 giugno a Dosolo e Calvatone, il 19 a Rivarolo Mantovano e il prossimo 10 luglio a Cicognara) proponendo una caccia al tesoro a tema, riservandosi poi un momento per incontrare gli animatori e chiedendo loro di essere protagonisti della missione vocazionale. Il 25 giugno si è svolto il primo incontro di presentazione della missione agli adulti con l’intervento di don Marco D’Agostino a Villastrada, nell’Unità pastorale di Dosolo. L’invito è rivolto alle altre parrocchie per organizzare serate di presentazione in occasione delle feste dell’oratorio.

La Missione sarà inaugurata sabato 5 ottobre da una veglia di preghiera comunitaria presieduta proprio da monsignor Napolioni e dal giorno seguente entrerà dentro la quotidianità delle parrocchie coinvolte. Seminaristi e novizie parteciperanno alla Messa domenicale, poi ogni giorno sarà scandito da sempre nuove occasioni di incontro: un breve momento di preghiera insieme alle fermate degli autobus da dove gli studenti delle scuole superiori partono per andare a scuola, con l’invito a ritrovarsi nel pomeriggio in oratorio per le altre iniziative, poi davanti alle scuole medie, in classe con gli insegnanti di religione degli istituti secondari del territorio e nelle case di riposo per una visita agli anziani. I giovani «missionari» sosteranno davanti alla chiesa per invitare i passanti, accompagnati dai sacerdoti prenderanno un caffé nei bar e passeranno tra i banchi del mercato, poi proporranno momenti di adorazione e preghiera rivolti agli adulti, parteciperanno agli incontri di catechismo in oratorio, incontreranno gli operatori pastorali e ascolteranno la Parola con le famiglie, anche quelle che per gli otto giorni della missione li ospiteranno nella propria casa. Saranno poi le parrocchie stesse ad invitare anche le altre comunità per dare un respiro zonale a questo cammino che proporrà temi significativi per una ricerca vocazionale a tutte le età: l’ascolto di sé e dell’altro, il rischio di affidarsi, la ricerca della felicità autentica, la fragilità e la cura, in un riferimento continuo con la Parola. «Il cuore di questa iniziativa – spiega ancora don D’Agostino – è la condivisione del cammino ordinario delle parrocchie». In questo modo anche per i giovani in cammino verso il sacerdozio e la vita consacrata sarà un’occasione di crescita e conoscenza: «La particolarità di questa missione vocazionale è quella di essere svolta da giovani che non sono ancora arrivati alla scelta definitiva, ma che possono dire che mettersi in ascolto e interrogarsi su ciò a cui Dio ci chiama è possibile». E lo dicono mettendosi in gioco, con lo stile maschile e femminile che si confrontano e si completano, in un’esperienza che non intende essere un «fuoco artificiale» che si spegne il 13 ottobre, ma che troverà una continuità durante tutto l’anno pastorale nel servizio domenicale dei seminaristi e nei percorsi educativi annuali proposti dalle Suore Adoratrici con il contributo sempre presente delle novizie. «E poi – si augura don Marco D’Agostino – sarebbe bello riuscire nei prossimi anni a proporre la missione vocazionale anche nelle altre Zone pastorali». Perché, quando «si esce» e ci si mette in cammino, la strada chiama a non fermarsi.




Festa del Grest a Rivarolo Mantovano (photogallery)

Calore (non solo del sole), sorrisi, amicizia, solidarietà tra generazioni, un pizzico di sana rivalità e qualche spunto di riflessione: anche nel 2019 il Grest è una “bella storia”. All’insegna dei valori che da sempre caratterizzano gli oratori, si è svolta nei giorni scorsi, al campo di Rivarolo Mantovano, la festa dei Gruppi estivi della Zona pastorale V.

Il pomeriggio è stato caratterizzato dai bans e dagli stand ludici proposti dagli animatori, oltre che da un momento di preghiera e dalla cena al sacco. Come dimostrano le foto scattate dall’animatrice Sofia Rosa, una giornata perfettamente riuscita per i circa trecento partecipanti. Per la cronaca, il trofeo di vincitore della gara a punti è andato al Grest di Sabbioneta.

Photogallery




Chiedimi se sono felice, conclusione con la testimonianza sul “ragazzo farfalla”

Si è concluso nei giorni scorsi, all’oratorio di Cicognara, il ciclo di incontri “Chiedimi se sono felice”. Promossa da Diocesi, Federazione Oratori Cremonesi e Azione Cattolica, e destinata ai giovani della Zona pastorale quinta. L’iniziativa puntava a rafforzare il gruppo, consolidando sul territorio l’entusiasmo nato coi lavori del Sinodo dei giovani.

La serata di Cicognara si è incentrata sul tema “Pàthei màthos: si impara solo dalla sofferenza”. A portare la loro testimonianza, Giuliano e Cesare, rispettivamente papà e zio di Riccardo Visioli, il “ragazzo farfalla”. Residente con la famiglia a Vicomoscano di Casalmaggiore, Riccardo era affetto sin dalla nascita da due gravi malattie genetiche, la sindrome di Marfan e l’epidermolisi bollosa distrofica. Nonostante la sua condizione di generale fragilità, la necessità di sostenere cure pesanti e la morte prematura della mamma, il ragazzo non aveva mai perso il sorriso, oltre alla voglia di studiare (dopo il liceo classico, si era iscritto a Lettere classiche a Bologna) e di lottare per i suoi sogni. Il decesso era sopravvenuto il 24 aprile 2018, a vent’anni d’età, a seguito di una infezione.

Giuliano e Cesare, parlando con i giovani della Zona V, non hanno nascosto quanto la sofferenza faccia male: ancora, a distanza di tempo, la voce si spezza loro nel ricordare certe situazioni. «Ma Riccardo – hanno assicurato – non voleva far sapere ai suoi cari il dolore che provava. Aveva un grandissimo spirito; e se gli capitava di lamentarsi, dopo un attimo si mostrava già tranquillo e sereno».

“Io sono fortunato – aveva scritto lui stesso – ad avere queste malattie, perché ho girato tutta Italia e conosciuto tantissime persone”. Avrebbe voluto fare l’insegnante: ha comunque lasciato un segno nelle persone che hanno avuto a che fare con lui.

Con la testimonianza dei Visioli, si è chiusa un’iniziativa reputata molto interessante e formativa da tutti i partecipanti. Ma le opportunità per i giovani del territorio non finiscono: è già possibile. infatti, aderire ad alcune proposte per l’estate (un pellegrinaggio a Lourdes dal 4 al 9 agosto, e un pellegrinaggio a Roma sulla via Francigena dal 5 all’11 agosto).

Ascolta l’audio della serata




“Il lavoro nobilita l’uomo?”: incontro per i giovani a Viadana

“Il lavoro nobilita l’uomo?”: una riflessione sul tema si è svolta venerdì 12 aprile all’oratorio viadanese di San Pietro. All’interrogativo della serata è possibile rispondere affermativamente, secondo il relatore Giuseppe Belluzzi: «La relazione con Gesù ci insegna infatti a “stare dentro” le cose della vita. Esse sono l’occasione per fare ogni giorno il nostro piccolo capolavoro».

L’incontro si inseriva nel ciclo “Chiedimi se sono felice”, promosso da Diocesi, Federazione oratori e Azione Cattolica per proseguire nella zona pastorale V il cammino post-sinodo dei giovani. Sono intervenuti una ventina di universitari e lavoratori del territorio, oltre al vicario di Viadana don Piergiorgio Tizzi.

A raccontare la sua esperienza, un giovane di Casalmaggiore: gli studi al liceo classico e nella facoltà di Lettere, durante i quali Belluzzi ha incontrato la spiritualità di Comunione e Liberazione con la sua visione dell’impegno quotidiano nutrito dalla fede; quindi la laurea e l’assunzione in una importante industria agro-alimentare di Bologna, per la quale opera nei settori marketing e commerciale. «Durante il mio cammino – ha spiegato Belluzzi – ho sempre cercato di capire dove avrei potuto trovare la mia felicità». È stato l’incontro con un sacerdote prof di religione, e con alcuni docenti e impegni universitari, a permettergli di affrontare questo percorso con maturità sino all’inserimento nel mondo del lavoro: «Il lavoro mi rende pieno, o mi ha incastrato? Sono consapevole che la felicità vale più dei soldi? Io penso di avere imparato che il lavoro davvero nobilita l’uomo: purché si abbia uno sguardo, si stia dentro il momento che si è chiamati a vivere, si punti in alto cercando le soluzioni belle, si abbia la consapevolezza che le cose migliori possono ancora arrivare, si voglia veramente servire il prossimo, fosse anche il cliente, e si cerchi sempre di interrogare il Signore per cercare di capire quale potrebbe essere il passo successivo. Nel lavoro l’uomo può davvero crescere, trovare la sua strada, capire cosa dà significato alla sua esistenza».

Il relatore ha offerto ai presenti un paragone incentrato sulla Settimana Santa: «La Passione di Gesù è il paradigma del lavoro: un giorno siamo osannati, quello dopo crocifissi. Ma in mezzo a quelle gioie e a quei dolori c’è il nostro rapporto con la resurrezione e la salvezza».

Stimolante e approfondito il dibattito. I giovani presenti hanno proposto interrogativi e offerto riflessioni personali. Sono emerse alcune obiezioni: «Come può il lavoro nobilitare le persone sfruttate e i nuovi schiavi?». Alcuni hanno sottolineato la dimensione pubblica e comunitaria del lavoro, suggerendo di non trascurare le occasioni di crescita e formazione socio-politica, e magari di approfondire l’impegno nei sindacati e nelle associazioni di categoria.

L’audio dell’intervento

Ultimo incontro, venerdì 10 maggio a Cicognara sul tema “Si impara solo dalla sofferenza”.




I gesti dell’amore conquistano i giovani della Zona V

Venerdì 15 febbraio, subito dopo – e non a caso – la celebratissima “festa degli innamorati”, i giovani della Zona V si sono riuniti presso l’auditorium dell’oratorio Maffei di Casalmaggiore per confrontarsi, guidati da una lectio proposta dal vicario don Marco Notarangelo, sul tema della corporeità e dei gesti dell’amore. L’argomento sarebbe potuto apparire estremamente riduttivo e stereotipato, pensando che tutta la serata convergesse sul banale binomio “ciò che la Chiesa impone/ciò che io voglio”. In realtà, ciò a cui i giovani hanno assistito è stato totalmente inaspettato.

Don Marco ha delicatamente e accortamente accompagnato i giovani nella spiegazione di ciò che effettivamente è la sessualità, ovvero la totalità del corpo, e di come questo corpo non si esaurisca nella sola genitalità, ma abbracci anche l’anima, lo spirito, procedendo con citazioni ed esempi presi dai grandi Dottori della Chiesa e da personaggi di spicco come papa Giovanni Paolo II.

Una inedita occasione in cui riscoprire sfumature di cui normalmente non ci si accorge, l’importanza e la gradualità dei cosiddetti “gesti d’amore”. Sguardo, carezza, baci, abbracci e rapporti intimi sono infatti le componenti di una scala che sale in gradazione in rapporto alla conoscenza dell’altro, e al crescere della propria unione. La potenza rivelatrice di occhi che si incontrano, di mani che si sfiorano con delicatezza e pudore, l’accoglienza nel proprio spazio dell’altro, per arrivare alla fusione corporea, di un amore che, come spesso è stato ribadito “è talmente grande da strabordare, per dare così la vita ad un altro cuore, un figlio”.

Questi gradi della scala della gestualità danno poi origine ad altri quattro livelli di evoluzione della relazione, che coinvolgono l’aspetto fisico, l’aspetto affettivo, l’aspetto del bene, per giungere poi infine al livello massimo, che è quello del religioso: è solo affidando il proprio amore per l’altra persona a Dio che si riesce a crescere e a compiere un meraviglioso percorso insieme. Ed è solo così che si potrà sperimentare la bellezza del donarsi completamente per raggiungere il fine più alto.




I coniugi Scaravelli e don Pezzetti testimoni per la vita a Bozzolo

La Zona 5 ha celebrato la 41ª Giornata Nazionale per la vita (3 febbraio 2019), organizzando sabato 2 febbraio una veglia di preghiera a Bozzolo che ha visto la partecipazione del Movimento per la vita, del Centro di Aiuto alla vita di Casalmaggiore coadiuvato dai parrocchiani bozzolesi e di alcuni importanti testimoni.

La serata, presieduta dal parroco don Luigi Pisani alla presenza del vicario zonale don Davide Barili e di numerosi parroci provenienti dalle parrocchie limitrofe, ha messo al centro momenti di riflessione ispirati al messaggio del Consiglio Episcopale Permanente, intervallati da canti condotti dal Coro della zona V (diretto dal M. Donato Morselli con all’organo il M. Ugo Boni) e da importanti testimonianze che hanno ricondotto alla vita reale i valori invocati con la preghiera.

La speranza nell’opera sorgiva di Dio, la vita che ringiovanisce, le generazioni solidali e l’abbraccio alla vita fragile che genera futuro, sono stati i temi salienti della meditazione per portare a riflettere sulla vita dal nascere al suo svilupparsi nelle sue numerose complessità.

La prima testimonianza ha visto la partecipazione dei coniugi Scaravelli, che hanno condiviso la tragica perdita di Marco, il loro unico figlio di soli 6 anni, che il 16 luglio 2016 se n’è andato cambiando per sempre le loro vite. A seguito di quella morte i genitori hanno preso la decisione di donare gli organi per salvare la vita ad altri bambini.

Ascolta qui la testimonianza

“il nostro Marco ha dovuto cedere di fronte a un qualcosa di troppo grande. Loretta ed io, in quell’occasione, abbiamo preso l’unica decisione che potevamo prendere, la più bella, quella che meglio rappresentava nostro figlio” racconta il padre Cristian dopo aver accompagnato i presenti nell’ascolto della loro storia passo per passo, una storia fatta di sofferenza ma anche di tanta speranza, quella donata alle famiglie che, grazie al contributo di Marco, hanno potuto dare un futuro ai loro figli.

Con la seconda testimonianza si è voluto toccare invece il tema della vita nel suo corso, anche quando questa sembra non essere compresa e accettata da tutti: l’accoglienza del migrante. A parlare don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesana. Al suo intervento è stato dato il titolo “Per aiutare la vita degli immigrati nella loro terra” al fine di suscitare una riflessione sulle necessità che spingono tanti giovani ad abbandonare il continente africano in cerca di un progetto di vita migliore. Don pezzetti ha ricordato come una delle vocazioni principali della Chiesa sia la missio ad gentes, la missionarietà che chiede di partecipare alla vita delle comunità che hanno bisogno di sostegno, dove possibile, direttamente nei paesi di appartenenza. Don Antonio ha scelto per l’occasione di presentare l’azione di un’associazione cremonese che dal 1995 opera in Africa, in particolare modo nello Stato del Kenya, Cremona for Kenya onlus, al fine di raccogliere, durante la serata, delle offerte che andranno a contribuire alla costruzione di un asilo dedicato proprio a Don Primo Mazzolari.

Ascolta la testimonianza di don Pezzetti

I membri di questa associazione cremonese si occupano di organizzare iniziative volte a sensibilizzare e informare la cittadinanza sui problemi dell’Africa e a permettere, grazie a raccolte fondi apposite, la costruzione di scuole e di istituti educativi in loco, finalizzati a crescere le giovani generazioni che popolano il Kenya.

Il messaggio lanciato dal direttore della Caritas diocesana allora è stato che alcuni progetti vanno sostenuti a distanza perché “con l’aiuto di associazioni e persone è possibile dare un segno importante che ci piace mettere in campo, sapendo che questo non basta e che è un primo passo  per dimostrare che le persone si possono aiutare anche nel paese di appartenenza”, anche se va ricordato che “in Africa si continua a crescere ma le  loro risorse sono portate via o a disposizione  di poche persone e di oligarchie. Quindi queste persone continueranno a premere e a cercare di lasciare la terra dove sono”. Allora “nello stesso tempo” -continua don Pezzetti- “ non deve chiudere la nostra coscienza il fatto che li stiamo aiutando là. Si deve aiutare là, li dobbiamo aiutare qua, ci dobbiamo aiutare a vicenda come ci chiede il Vangelo. Non c’è colore, non c’è razza, non c’è religione. Siamo fratelli e questo nostro essere tutti fratelli in Cristo ci deve chiedere quella solidarietà che il Vangelo ci insegna e che la Chiesa non si stanca di predicare e annunciare dappertutto. Noi li aiutiamo volentieri là ma non ci impegniamo a proibire che possano venire anche qua. Bisogna cercare di fare le cose nel modo più giusto perché ognuno possa vivere con dignità la propria vita”.

La terza testimonianza, che sarebbe stata volta a ragionare sull’accoglienza della vita anche di fronte a una malattia, è saltata a causa dell’assenza per cause di forza maggiore del suo relatore, il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti.

Tra una riflessione e l’altra sono stati significativi anche i gesti di alcune famiglie e di giovani che hanno portato all’altare dei ceri, simbolo di Cristo luce del mondo, e delle primule del Centro di aiuto alla vita, segno della vita del mondo.

La serata si è conclusa con la lettura di una riflessione tratta da “Impegno con Cristo” di don Primo Mazzolari ( ed. Il Crivello, 1943) dal titolo Ci impegniamo noi e non gli altri. Un invito vivido e profondo ad essere, per citare le parole che don Primo usa in Tu non uccidere, cristiani uomini di pace ma non uomini in pace.

 

 

 

 

 

 




Nel matrimonio “Insieme è più bello”

Si è tenuto venerdì 25 gennaio a Vicomoscano il terzo incontro rivolto ai giovani della zona 5 interno al percorso “Chiedimi se sono felice”. La serata, dal titolo “Insieme è più bello”, ha trattato il tema di matrimonio e affettività e ha visto la testimonianza di due giovani sposi, Chiara e Luca, che hanno condiviso con i ragazzi presenti il loro percorso di vita, dal fidanzamento alla coraggiosa scelta del matrimonio cattolico.

“Siamo stati determinati a cogliere il meglio dal nostro rapporto” è quanto Luca ha dichiarato nel  raccontare la scelta di castità che con Chiara hanno fatto dopo un percorso di conoscenza e auto-consapevolezza. Il talamo nuziale come altare in cui vivere appieno la presenza del Signore, in una relazione d’amore, permette di riscoprire il valore di ogni singolo gesto come fine a se stesso, colmo del bene che una carezza o un bacio possono rappresentare al di là di ogni ulteriore aspettativa.

Al termine del racconto Chiara e Luca sono stati incalzati dalle domande dei presenti, a cui non si sono sottratti e che hanno condotto la riflessione verso temi quali il confronto tra matrimonio cattolico e scelte alternative (come la convivenza o la sessualità prematrimoniale) e i metodi naturali per gestire in modo responsabile la fertilità di coppia.

Tanti gli spunti forniti e le riflessioni condivise, nell’unica certezza che insieme, affidandosi ciecamente al Signore,  è più bello.

Prossimo incontro il 15 febbraio a Rivarolo Mantovano con “All you need is love… Quale?”, sul tema della corporeità e gestualità dell’amore.