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Custodia del Creato: sabato 26 settembre evento alle Colonie Padane di Cremona. Alle 18 l’incontro con don Bruno Bignami

«Occorrono nuovi stili di vita alla luce della Laudato si’», hanno scritto così i vescovi italiani in occasione della 15esima Giornata nazionale per la custodia del creato, che si è celebrata lo scorso 1° settembre ma con l’invito, rivolto in particolare a parrocchie e associazioni ecclesiali, ad attivare iniziative e azioni indirizzate al rispetto e alla cura dell’ambiente, facendo di tutto il mese di settembre un’occasione di sensibilizzazione e approfondimento. In questo senso sabato 26 settembre a Cremona, presso le Colonie Padane, si svolgerà un momento pubblico per vivere insieme la natura e riflettere sui temi della custodia del creato proprio a partire dall’enciclica Laudato si‘. 

Il ritrovo per tutti è fissato alle 15.30 presso le Colonie Padane di Cremona, che i partecipanti sono invitati a raggiungere in modo ecosostenibile a piedi o in bicicletta.

Dopo un breve momento introduttivo e di preghiera, alle 16.30 saranno proposte due attività. Vi sarà la possibilità di una “camminata forestale”, una passeggiata nella zona della boscaglia di Po accompagnati dalle Guardie ecologiche volontarie e con la partecipazione della naturalista Maria Cristina Bertonazzi e del paleontologo Simone Ravara che aiuteranno a scoprire la biodiversità dell’ambiente golenale. Oppure si potrà dare il proprio contributo per la raccolta dei rifiuti nella zona, insieme ai volontari di Legambiente.

Alle 18 i temi della custodia del creato e le riflessioni offerte da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, a cinque anni dalla sua pubblicazione (24 maggio 2015), saranno approfonditi con l’intervista a don Bruno Bignami, sacerdote cremonese che ricopre l’incarico di direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI. 

Il pomeriggio si concluderà con la possibilità di condividere insieme anche il momento della cena, preparata da BonBistrot di Cremona (costo 10 euro gli adulti, 5 i bambini). Per la partecipazione al momento conviviale è necessaria l’iscrizione entro giovedì 17 settembre contattando il 347-4810421.

L’evento, che ha ottenuto il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona, è promosso dalla Commissione Laudato si’ della Zona pastorale 3.

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Giornata del Creato, don Bignami: «Ecologia integrale è capacità di creare legami»

I vescovi italiani hanno rivolto un invito, in occasione della 15esima giornata nazionale del creato: attivare iniziative e proposte – a livello locale – per sensibilizzare le persone su questa tematica. A Cremona, nel pomeriggio di sabato 26 settembre, si è svolto un incontro pubblico che ha visto porre al centro la Laudato Si’ di Papa Francesco a cinque anni dalla sua pubblicazione.

L’evento, promosso dalla commissione Laudato Si’ della città e sostenuto dal Comune di Cremona, si è svolto presso le strutture delle Colonie Padane ed ha visto la partecipazione di un buon numero di cittadini, che erano stati invitati a raggiungere il luogo in modo eco-sostenibile.

Un momento di preghiera animato anche da un coro di giovani ha aperto le attività della Giornata del Creato, segno del fatto che, alla radice di qualsiasi iniziativa c’è il desiderio di riunirsi nel nome del Signore.

Successivamente ai presenti è stata data la possibilità di partecipare a due differenti attività: da una parte alcuni hanno scelto di seguire, insieme alle Guardie ecologiche, la naturalista Maria Cristina Bertonazzi ed il paleontologo Simone Ravara per una “camminata forestale” lungo la riva del Po; altri, invece, hanno collaborato con i volontari di Legambiente per la raccolta dei rifiuti. In entrambi i casi si è voluto approfondire il legame con il territorio, con il Creato, per sensibilizzare i presenti sulle questioni più urgenti e – allo stesso tempo – alla portata di tutti.

L’evento, poi, ha avuto come momento centrale un intervento di don Bruno Bignami, sacerdote cremonese che ricopre l’incarico di direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro. A lui è stata data la parola con il compito di offrire una propria lettura della declinazione che l’esortazione del Pontefice sta avendo in questi anni.

La riflessione del sacerdote cremonese ha spaziato su più fronti, partendo dalla questione “ecologica”, sempre più attuale anche nei contesti politici e sociali internazionali, per poi soffermarsi sulla peculiarità del testo di Papa Francesco, che parla di ecologia integrale. Ed è questa, per Bignami, la caratteristica del credente: «Ecologia integrale significa, prima di tutto, capacità di creare legami. Con le persone, con il Creato, con Dio… Ecco perché penso che il primo tipo di lettura che possiamo dare della Laudato Si’ debba essere antropologico. È l’uomo che viene posto al centro, insieme a tutto il suo vissuto relazionale».

Non è poi mancato un accenno al mondo del lavoro che – guardando al futuro, al “post- pandemia” – sarà probabilmente sempre più legato a tutte quelle dinamiche che chiamano in causa ecologia e sostenibilità.

«Io non so dire cosa ci aspetta – ha concluso don Bignami – ma di certo servono maggiori investimenti in ambito formativo: abbiamo bisogno di persone, giovani soprattutto, preparati e formati. In secondo luogo è necessario sostenere tutte quelle attività che, producendo, hanno un occhio di riguardo per le persone, per l’ambiente, per il sociale, e così via. È da qui che si riparte per guardare al futuro con speranza».

Al termine dell’intervento è poi stato possibile, per tutti i partecipanti, fermarsi per la cena e concludere, nel segno della condivisione, la giornata.

L’evento organizzato dalla commissione Laudato Si’ di Cremona, dunque, ha avuto proprio lo scopo di proporre una riflessione su questioni decisamente attuali e scottanti. Ormai da anni si parla di cambiamento per la salvaguardia del creato: iniziative come questa si preoccupano non semplicemente di discuterne, ma di offrire gli strumenti per metterlo in atto.




Il Vescovo ricordando i morti dell’epidemia: «I dolori, se lo permettiamo, generano ulteriore capacità d’amare»

Una celebrazione semplice, sobria, ma dal grande significato. È la Messa che nel pomeriggio di martedì 15 settembre il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto presso il cimitero di Cremona, in suffragio di tutte le vittime dell’epidemia e di tutti coloro che sono morti in questo tempo e che, durante le settimane della piena emergenza, sono spirarti soli, senza la vicinanza dei propri cari e neppure la possibilità di un estremo saluto.

L’occasione di questa celebrazione è stata data dalla ricorrenza liturgica della Beata Vergine Addolorata, cui è dedicata la cappella del cimitero di Cremona, dove da questa settimana riprendono le celebrazioni dopo lo stop forzato iniziato nel lockdown.

Accanto al vescovo Napolioni c’erano l’emerito Lafranconi, il vicario zonale don Pietro Samarini, don Achille Bolli (cui è stata recentemente affidata la cura della cappella del cimitero) e i preti della città. Tra i presenti anche una rappresentanza istituzionale con il sindaco Gianluca Galimberti, il prefetto Vito Danilo Gagliardi e i comandanti delle forze dell’ordine.

«Certo che dobbiamo tornare alla normalità – ha affermato il vescovo Napolioni nell’omelia –, non appesantire la vita dei bambini e dei ragazzi, guardare avanti. Ma non possiamo certo dimenticare! I dolori veri accompagnano sempre il cuore e la vita di chi li ha sperimentati e generano, se glielo permettiamo, ulteriore capacità d’amare».

«Ci si può ribellare alla propria morte? – l’interrogativo rivolto ai presenti – Possiamo cancellarla dal programma della vita?». «Noi siamo certi – ha proseguito – che una sofferenza così imprevista, subdola e disumana non ha impedito ai cuori di tutti i nostri cari, specie di chi ha custodito, conservato e alimentato la fede, di consegnarsi, di dire eccomi. Non avendo vicino i familiari, certamente Maria si è fatta vicina, Gesù è andato incontro, i santi hanno interceduto. E tutti i figli di Dio si sono mobilitati: chi sulla terra nelle forme della solidarietà, del servizio, della cura e della preghiera; e chi in cielo, in modalità che non sappiamo neppure immaginare, ma che sono certamente potenti».

L’invito del Vescovo è stato quello di avere la stessa fiducia e lo stesso abbandono che ha avuto Cristo in croce, senza chiudersi in se stessi. «Quante volte devo ripetere a fratelli e sorelle provati da un grande lutto: non chiudetevi al cimitero insieme ai vostri cari, ma da lì ripartiamo perché nuove parentele spirituali, di carità, di solidarietà e di servizio sono possibili». Quindi monsignor Napolioni ha indicato il modo migliore per onorare i propri morti: «Amare i vivi, imparare la lezione ed essere più umani, più fratelli, più pieni di speranza».

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E ha concluso, facendo riferimento alla liturgia eucaristica che di lì a poco si sarebbe vissuta: «La comunione al corpo di Cristo è comunione del corpo di Cristo. Non si è cosi uniti come nell’Eucaristia, anche con chi ci ha lasciati: è il banchetto che unisce cielo e terra». E invita a «riprendere il cammino, ciascuno secondo le proprie responsabilità, con generosità, fiducia, trasformando davvero il giorno della città addolorata nella possibilità di una città che ritrova le vere ragioni della festa e dell’impegno lungo la strada che ci è tracciata davanti».

Dopo il Covid nulla potrà più essere come prima. E in qualche modo anche il Vescovo ha ripreso questa consapevolezza, con l’auspicio a essere migliori: «Avremo ancor più cura – ha detto – dei malati, degli anziani, dei defunti e di noi stessi, da credenti».

La celebrazione ha segnato anche la ripresa delle celebrazioni eucaristiche al cimitero nei giorni feriali (ogni martedì e giovedì alle ore 9) e in quelli festivi (alle 10).

 




Entrare nella vita, dirle il nostro “sì” e averne cura: i verbi dell’amore nella Veglia per la vita della Zona 3

Preghiera, ascolto della Parola, meditazione e testimonianza. La Veglia per la Vita di sabato 1 febbraio, che per la Zona 3 si è svolta nella chiesa dell’Immacolata Concezione del quartiere Maristella a Cremona, ha messo al centro della riflessione il valore della vita secondo lo sguardo cristiano.

Dopo la preghiera introduttiva guidata dal vicario zonale don Pietro Samarini, il medico Paolo Emiliani, presidente del Movimento per la Vita di Cremona, ha ricordato la necessità di «non rassegnarsi al pensiero relativista della cultura dello scarto» e di impegnarsi attivamente a favore della vita. Un esempio è offerto dal progetto Gemma promosso dal Centro Aiuto alla Vita, che in 25 anni ha reso possibile un grande miracolo: la nascita di 24mila bambini.

L’intervento del dottor Paolo Emiliani

La benedizione delle candele, segno di luce e vita, e la processione, terminata con la deposizione dei lumini ai piedi della statua della Madonna, hanno preceduto il momento centrale della Veglia di preghiera: “entrare nella vita”, “dire sì alla vita” e “avere cura della vita”. Questi tre temi, che mettono al centro la testimonianza di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di San Giuseppe, sono stati approfonditi mediante la lettura di brani del Vangelo, il commento di una celebre opera d’arte, un canto eseguito dal coro di Cremona “don Cesare Zaffanella”, e alcuni passaggi tratti dal Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della Cei  per la 42^ Giornata Nazionale per la Vita e, infine, dalla recita di una decina del Rosario.

Il brano di Vangelo del “giovane ricco” (Mt 19, 16-22) con la domanda “che cosa devo fare per avere la vita eterna?” ha interrogato l’assemblea sulla modalità di “accesso” alla vera vita. Il passo dell’”Annunciazione” (Lc 1, 26-38) ha ricordato cosa significa accettare la vita, come Maria che, con il suo “sì”, ha accolto il disegno di Dio e ha fatto la Sua volontà. La “fuga in Egitto” (Mt 2, 13-23), infine, attraverso la figura di Giuseppe, ha richiamato il desiderio di proteggere la vita.

La Veglia è proseguita con il video-racconto della storia della giovane mamma Chiara Corbella Petrillo, morta nel 2015 a soli 28 anni, la quale malata di tumore ha deciso di portare a termine la gravidanza rimandando le cure. Un esempio straordinario di amore per la vita, nonostante tutto e a dispetto della sua tragicità. Chiara ha operato una scelta coraggiosa e di fede, di accettazione della croce e del progetto di Dio.

Anche la testimonianza offerta dai coniugi Elena e Gianfranco Cottarelli (in foto con il vicario zonale), a conclusione della Veglia, è stata un inno alla vita. Dopo due anni di matrimonio, nel 2000 e nel 2001, sono diventati genitori di Irene e Pietro, maturando già il forte desiderio di diventare anche genitori adottivi. Un percorso lento e difficile, durante il quale è seguito l’arrivo di altri due figli: Elia, nato nel 2004, e Caterina nel 2007. «Dopo quattro figli – ha detto Gianfranco – abbiamo realizzato la fortuna di avere una casa, un lavoro, una famiglia e di aver vissuto sempre serenamente, allora abbiamo pensato che il modo migliore per ringraziare fosse quello di condividere, perché noi siamo in sei mentre qualcuno non ha una famiglia». Nel 2013, tramite una associazione operante in Etiopia, la famiglia si è allargata con l’adozione di Rebcca.

La testimonianza di Gianfranco Cottarelli

 

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Domenica 2 febbraio a Palazzo Cittanova incontro con la fondatrice di Dominus Production

Domenica 2 febbraio, Giornata Nazionale per la Vita, tra le iniziative promosse dalla Zona Pastorale 3 che riunisce le parrocchie cittadine, c’è anche l’incontro “C’è vita al cinema?” che vedrà l’intervento della dott.sa Federica Picchi, fondatrice e presidente di Dominus Production. Appuntamento alle 16.30 presso palazzo Cittanova.

Dominus Production è una casa di produzione e distribuzione cinematografica, nonché una casa editrice e discografica con la missione di diffondere prodotti ad alto valore artistico e culturale, con un profondo contenuto etico ed educativo. In un momento storico in cui la cultura sembra avere un peso marginale rispetto all’intrattenimento commerciale, Dominus Production ha deciso di investire cospicuamente per diffondere storie vere di umana virtù.

A distanza di 7 anni dalla sua nascita, Dominus Production ha distribuito in Italia film di grande spessore etico e valore artistico, come Cristiada, Marie Heurtin, God’s not dead, God’s not dead 2, Il missionario, Il risveglio di un gigante e molti altri ora in programmazione, tra cui Una canzone per mio padre ispirato alla storia vera del cantante Bart Millard e al suo cammino interiore che lo ha portato alla scrittura del grande successo “I can only imagine”, e Unplanned, pellicola che racconta la storia vera quella della presa di coscienza della direttrice di maggior successo della clinica abortiva più importante degli Stati Uniti, la Planned Parenthood, che comprende la grande menzogna nascosta dietro al “diritto” all’aborto.

Al momento Dominus vanta un network di più di 300 sale cinematografiche con cui collabora. Dominus ora è anche casa editrice, casa discografica e distributore home video con più di 2500 rivenditori in tutta Italia.




“Cortile dei sogni”: gli oratori della città a confronto per condividere il rilancio (VIDEO E FOTO)

Si è svolta presso l’oratorio della Beata Vergine di Caravaggio nel pomeriggio di domenica 12 gennaio 2020 la tappa zonale del percorso di ripensamento e riprogettazione del modello di oratorio, promosso da Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile con la Federazione Oratori cremonesi, titolato Cortile dei sogni.

L’incontro, rivolto ai sacerdoti e ai collaboratori d’oratorio della Zona 3, si è aperto con un momento di preghiera a cui ha fatto seguito una breve introduzione di don Paolo Arienti, responsabile dell’ufficio diocesano di pastorale giovanile.

«Ripensare l’oratorio – ha esordito don Arienti – non significa rivedere il calendario degli eventi, ma ricentrare il nostro agire attorno a Colui che dovrebbe ricoprire un ruolo centrale».

Il momento successivo, introdotto da don Pierluigi Fontana, responsabile zonale della pastorale giovanile, ha visto i presenti dividersi in due gruppi per confrontarsi e dialogare circa le questioni focali della vita dell’oratorio: catechesi, ferialità, legame con il territorio ed accoglienza.

Il dibattito ha dato modo a tutti di condividere le ricchezze presenti nelle proprie parrocchie e, allo stesso modo, le fatiche che ciascuno si trova ad affrontare.

«È questa la motivazione che ci ha spinto a proporre un incontro zonale – ha poi spiegato don Arienti – perché crediamo che dal confronto, dalla condivisione possa nascere qualcosa di buono. Nessuno è chiamato ad affrontare da solo le situazioni che gli si presentano, ma tutti noi siamo invitati a collaborare, a stringere delle alleanze che ci aiutino a camminare insieme».

Tra le questioni più urgenti è emersa quella della scarsa presenza alla vita “feriale” dell’oratorio, per alcune parrocchie; dall’altra parte sono stati messi in luce quei percorsi di mistagogia e catechesi giovanile che, ancora oggi, vedono un’ottima presenza da parte di adolescenti e giovani.

«Vivere le dinamiche ecclesiali – ha concluso don Paolo Arienti – significa proprio questo: dirsi le cose per come stanno realmente ed avere la capacità, ed il coraggio, di parlarne con intelligenza. Se vogliamo ripensare l’oratorio, che è la nostra passione, dobbiamo porci in un’ottica di condivisione».

Il ripensamento della ferialità, il potenziamento del protocollo di intesa con il Comune di Cremona e l’attenzione da dedicare al percorso di formazione giovanile “Traiettorie di sguardi” sono solo alcune delle proposte lanciate dal responsabile diocesano della pastorale giovanile per rivedere le linee guida della vita degli oratori cremonesi.

L’invito che ha concluso l’incontro è stato quello di non lasciar cadere le domande e le considerazioni emerse dal dibattito comune, di riprenderle nei contesti parrocchiali, anche in vista dell’incontro diocesano che concluderà, almeno formalmente, il Cortile dei sogni: venerdì 17 aprile, alle 18.30 presso il seminario vescovile di Cremona, si terrà l’assemblea diocesana degli oratori insieme al Vescovo Antonio Napolioni.

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Parrocchie della città: una rete di relazioni per una efficace azione di carità

“Cari Fratelli e Sorelle, vi esorto a cercare in ogni povero che incontrate ciò di cui ha veramente bisogno”: con questa provocazione di Papa Francesco si apre l’incontro dedicato alla Settimana della Carità 2019 della zona pastorale 3, presso la parrocchia Immacolata Concezione (Maristella), proposto e guidato da Don Pierluigi Codazzi, nuovo direttore della Caritas diocesana, ed Alessio Antonioli, operatore della Caritas da quasi 20 anni ed impegnato su più fronti nel campo delle politiche sociali.

Educatori, volontari ed operatori provenienti dalle parrocchie della città si sono ritrovati per raccontare le proprie esperienze di carità, dimostrando un’attenzione verso le povertà sul territorio.
Passaggio doveroso è il riconoscimento del “povero”, non solo da un punto di vista puramente economico: è povero anche la vittima di ingiustizie ed abusi, la persona sola, il dipendente da gioco o sostanze, l’anziano, un paziente affetto da patologie psichiatriche, un disoccupato, un migrante.

Nel dialogo è stato sottolineato come numerose iniziative, presenti sul territorio cittadino, si rivolgano capillarmente a tutte queste forme di povertà, attraverso centri di ascolto, San Vincenzo e Caritas, unitamente all’associazionismo in tutte le sue forme, con un’attenzione specifica alla persona che chiede aiuto.

Emerge, inoltre, il desiderio di implementare e potenziare il sistema tessendo reti complesse, prodotto della sinergia di più forze, quali parrocchie, associazioni e specifiche figure istituzionali e professionali (psicologi, educatori, assistenti sociali), per meglio intercettare e rispondere alle esigenze dei poveri.

Le parole chiave di questo ambizioso progetto sono quindi relazione ed ascolto, prerequisiti e motore di un sistema di carità efficace, intriso di quell’empatia e spiritualità troppo spesso trascurate.

Occorre insomma ripensare alla carità, sia come valore sia come progetti da concretizzare: per questo gli operatori e i volontari della zona 3 avranno alcune occasioni di riflessione (31 gennaio, 7 febbraio e 14 febbraii 2020) per ragionare insieme circa nuove modalità di “prendersi cura”.
Intanto nei prossimi giorni
, continueranno gli incontri nelle altre zone pastorali per condividere le esperienze di carità diffuse su tutto il territorio diocesano al di fuori della città, segno di comunità sempre più vive e inclusive.




Il 9 novembre camminata per il creato dalla Cattedrale a Isolello

Il Gruppo “Laudato si'” della Zona Pastorale III organizza nella giornata di sabato 9 novembre il “Cammino autunnale per il creato”, una camminata di esplorazione e conoscenza della campagna di oggi.

La partenza (che sarà confermata dopo le ultime previsioni metereologiche della vigilia) è fissata alle ore 8 da piazza del Duomo a Cremona. I partecipanti cammineranno fino al Santuario di Isolello, nel comune di Derovere. L’arrivo è previsto per le ore 11. Al Santuario sono previsti interventi e testimonianze prima del rientro in treno con partenza dalla stazione di Gazzo.

Per informazioni contattare don Irvano Maglia, parroco di San’Agata e Sant’Ilario al numero 335.8426622

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In principio c’è il legame, primo incontro di Traiettorie di Sguardi con Giusi Biaggi e don Cesare Pagazzi (audio)

Il primo incontro della nuova stagione di Traiettorie Di Sguardi, intitolata, per l’anno 2019/2020, Fratelli o Coltelli, si apre con un importante quesito: perché e come puntare sulla relazione in una società che, sempre più centrata sull’individuo, sembra additare come sconvenienti, se non addirittura scandalosi, il legame non opportunistico e la comunità?

A condividere con i presenti alcune idee significative, Giusi Biaggi, presidente del consorzio territoriale di cooperative sociali Sol.Co, e don Cesare Pagazzi, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema, Cremona, Lodi, Vigevano e Pavia ed insegnante nei Seminari Riuniti e all’Istituto Giovanni Paolo II di Roma. Seduti ai lati opposti di un intricato percorso di fili colorati, i due ospiti hanno raccontato esperienze e lanciato idee, riflessioni e considerazioni lasciando ai presenti un considerevole e significativo bagaglio di spunti su cui riflettere.

Partendo dalla sua esperienza professionale e di vita, Giuseppina ha recuperato la rilevanza del compito del terzo settore, “far sì che nessuno resti escluso”, per individuare i tre passaggi fondamentali per poter fare comunità: accorgersi di chi si ha intorno, delle gioie e delle fatiche altrui, acuire i propri sensi, in una società che, nonostante sia iperconnessa, paradossalmente conduce ad un sempre più rischioso isolamento sociale; occuparsi dell’altro, rispondere alla chiamata del fratello, denunciando le sue difficoltà e accompagnandolo nel superamento di queste; sentirsi un noi, una comunità, in cui ci si occupa reciprocamente gli uni degli altri, in cui ci si rivolge al fratello non come individui ma come pluralità in relazione, in cui è il noi che agisce, che si fa prossimo. La comunità, infatti, non si riceve, bensì si costruisce quotidianamente nei luoghi di cui ci è dato disporre.

L’intervento di Giusi Biaggi

Don Cesare, a partire dall’osservazione secondo cui l’incipit del Vangelo di Giovanni “in principio fu il Verbo” sia da intendere nel duplice significato espresso dalla parola greca logos, vale a dire “parola” e “legame”, ha, invece, riflettuto sull’immagine provocatoria della fraternità offerta dalla Bibbia: non una fraternità fiabesca, sinonimo di unione e inseparabilità, bensì una fraternità omicida, quella di Caino e Abele, in cui la paura di non essere scelto, di essere messo da parte, genera peccato, invidia e rivalità. L’incontro e la relazione con l’altro, con il fratello – inteso nella sua accezione più ampia, al di là dei soli legami di sangue -, viene qui mostrato nella sua intrinseca difficoltà, dettata dal fatto che, oltre a non potersi scegliere a vicenda, la relazione smaschera le paure più profonde dell’essere umano. La sfida contenuta nella relazione è dunque quella di riconoscere le proprie paure e non soccombere ad esse. I due ospiti hanno, dunque, terminato il loro intervento sottolineando come, solamente tramite il contatto con l’altro, l’essere umano possa comprendere se stesso nel profondo.

L’intervento di don Cesare Pagazzi




La cura del creato, atto di amore cristiano

«Una giornata brutta per noi, ma bella per la natura». Con queste parole don Irvano Maglia ha introdotto la celebrazione che ha aperto la Giornata per il creato della zona pastorale III. La pioggia non ha infatti fermato, o solo parzialmente, le attività previste presso le Colonie Padane. La Messa, animata da un gruppo di giovani della città, è stata seguita da un momento formativo e di riflessione guidato dalle testimonianze dei rappresentanti delle associazioni presenti: Legambiente, cooperativa Nazareth, Slowfood e Guardie Ecologiche.

Durante la celebrazione don Maglia ha sottolineato più volte l’importanza, per un cristiano, di prendersi cura del creato, non per un dovere estrinseco, ma per amore, quello stesso amore di cui l’uomo, per sua natura, è destinatario.

Sulla stessa linea si è mosso anche don Maurizio Lucini, responsabile dell’area pastorale dedicata al servizio (la quale ha promosso l’iniziativa), che ha ricordato quanto l’interesse per l’ecologia necessiti, per ciascuno, di una riflessione più profonda e radicata di un semplice pensiero ambientalista.

Al termine della Messa il programma ha subito una leggera modifica: anziché la passeggiata all’aperto e la raccolta dei rifiuti, i presenti hanno potuto ascoltare le parole di alcuni testimoni ed esperti.

Giusy Brignoli ha presentato le attività della cooperativa Nazareth che, oltre ad accogliere e prendersi cura di persone con fragilità, mira ad educarle e fornire loro competenze di tipo produttivo. Da qui l’idea di impegnarsi nell’agricoltura biologica e nella produzione di frutta e ortaggi.

In seguito le guardie ecologiche volontarie e le guide che avrebbero dovuto accompagnare i partecipanti lungo il Po hanno messo la loro esperienza e le loro competenze a disposizione dei presenti, raccontando le peculiarità del territorio cremonese e le bellezze che le biodiversità del nostro ecosistema presentano.

La giornata si è conclusa con il pranzo, in collaborazione con il Bon Bistrot, consumato al sacco da tutti coloro che hanno avuto il coraggio di sfidare la pioggia e il clima, decisamente avverso.

La quattordicesima giornata per il creato ha dunque avuto luogo anche a Cremona, portando con sé la consapevolezza di non proporre nulla di risolutivo, ma con l’ambizione di proporre una provocazione seria e strutturata su una tematica che non può più lasciare indifferenti.

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