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Zona 1, dal 15 febbraio al Santuario di Caravaggio in quattro giovedì sera gli esercizi spirituali ignaziani

Quattro giovedì sera, dal 15 febbraio al 7 marzo, presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio. Si articola così la proposta di esercizi spirituali di Quaresima per la Zona pastorale 1: esercizi spirituali ignaziani, che hanno lo scopo di condurre “chi fa gli Esercizi” a riscoprirsi figlie e figli amati, per vivere una sequela sempre più matura e autentica del Cristo crocifisso e risorto. L’iniziativa è promossa dalla Zona pastorale 1 della Diocesi di Cremona insieme al Centro ignaziano di spiritualità (Cis) dell’Italia Nord-Ovest.

Il titolo di questo percorso – “La nudità necessaria” – potrebbe creare qualche perplessità o perfino scalpore. In realtà si tratta di riconoscere, all’interno di un cammino di preghiera guidato a partire da alcuni passi biblici sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, la “nudità” associata alla nostra umanità creaturale. Questa è sì esperienza negativa di fallimento, ma anche risorsa, in quanto permette la spoliazione da sé di fughe, silenzi e paure che da sempre vogliono soffocare la Buona Novella.

Il cammino per quattro giovedì (15, 22 e 29 febbraio e 7 marzo), dalle 21 alle 22.15 presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, inviterà tappa dopo tappa a vivere un percorso che desidera condurre ad abbracciare uno stile nuovo per seguire il Maestro, rinnovato appunto dalla pienezza del mistero pasquale.

La possibilità di chiedere e ottenere un accompagnamento personale con una guida formata, al fine di avere un confronto sugli esercizi proposti, costituisce poi un ulteriore elemento per rileggere la propria relazione con il Cristo Risorto.

Gli Esercizi sono offerti a tutti i giovani e gli adulti delle 25 parrocchie dalla Zona pastorale 1, ma anche a coloro che desiderano introdursi al cammino quaresimale per prepararsi a celebrare la Pasqua.

La partecipazione è libera e gratuita. Per meglio organizzare gli incontri ed il materiale a supporto della preghiera, è richiesta l’iscrizione compilando tutti i campi del modulo on-line accessibile dl link ec.europa.eu/eusurvey/runner/2024_Z1_eserciziQuaresimaCaravaggio.

 

Locandina degli esercizi spirituali ignaziani




“Una vita da Oscar – Lettere a Dio”, una lettura animata alla veglia per la vita della zona pastorale 1

Alla vigilia della 46ª Giornata nazionale per la vita, la Zona pastorale 1, grazie alla collaborazione tra la Commissione di pastorale giovanile e la Commissione catechesi zonali, promuove per la serata di sabato 3 febbraio, alle 20.45, nell’auditorium del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio una occasione di preghiera e riflessione, dal titolo “Una vita da Oscar – Lettere a Dio”.

Una veglia che assume la forma di una lettura animata, riprendendo liberamente le vicende di Oscar e la dama in rosa, romanzo breve scritto da Eric-Emmanuel Schmitt nel 2002. Il libro narra la storia di un bambino malato di leucemia, soprannominato ironicamente “Testa d’uovo” dagli amici per via della sua testa pelata, che si appresta a vivere i suoi ultimi giorni di vita in ospedale, raccontati attraverso alcune lettere scritte a Dio.

Due personaggi in scena e tre voci fuori campo, per la rappresentazione organizzata e rappresentata da giovani e adulti della zona. Un’occasione di preghiera e riflessione, trasmettendo il significato e il valore della vita, anche nei suoi ultimi istanti.

L’ingresso sarà libero e gratuito.

Locandina della veglia a Caravaggio

 

“Una chat per la vita”, la presentazione del libro del Movimento per la vita di Varese ha aperto gli eventi della 46ª Giornata della vita

Giornata per la Vita, a Cremona un programma ricco di iniziative

 




Veglia della vita, a Caravaggio in scena la storia di Oscar e le sue lettere a Dio

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Caro Dio, mi chiamo Oscar, ho dieci anni, ho appiccato il fuoco al gatto, al cane, alla casa (credo persino di aver arrostito i pesci rossi) ed è la prima lettera che ti mando perché finora, a causa dei miei studi, non ho avuto tempo. Ti avverto subito: detesto scrivere. Bisogna davvero che ci sia obbligato. Perché scrivere è soltanto una bugia che abbellisce la realtà. Una cosa da adulti. La prova? Per esempio, prendi l’inizio della mia lettera: avrei potuto esordire dicendo: «Mi chiamano Testa d’uovo, dimostro sette anni, vivo all’ospedale a causa del cancro e non ti ho mai rivolto la parola perché non credo nemmeno che tu esista». Ma se ti scrivo una roba del genere, fa un brutto effetto e ti interesseresti meno a me. E io ho bisogno che t’interessi.

Inizia così un piccolo prezioso libricino dal titolo Oscar e la dama in rosa, dello scrittore drammaturgo francese Éric-Emmanuel Schmitt, del 2002. Racconta la storia di un bambino di dieci anni ricoverato in ospedale per un forma  grave di leucemia e di una volontaria dolcissima, che per lui e solo per lui, è nonna Rosa. Oscar scopre casualmente che per lui non c’è più possibilità di cura e trova in nonna Rosa una compagna di strada per quelli che saranno gli ultimi giorni della sua vita.

Che cosa c’entra il libro di un autore francese con la Giornata della vita? Tutto parte da un gioco che nonna Rosa propone a Oscar: quello di scrivere a Dio delle lettere immaginando di vivere, ogni giorno, dieci anni della sua vita. Nonna Rosa forza un pochino Oscar in questo gioco perché lui dice, come i suoi genitori, di non credere in Dio, ma Oscar si fida e si affida a Nonna Rosa assecondandola in questo gioco fino ad arrivare a chiedere a Dio di venire a trovarlo. Nasce così un racconto intenso dolcissimo e commovente, ma anche a tratti divertente e scanzonato nei racconti di Oscar delle sue avventure in ospedale o nelle storie, inventate, di nonna Rosa.

Percorrere le pagine di questo  testo equivale a fare un viaggio attraverso tutte le età della vita, dalla giovinezza all’età adulta fino alla vecchiaia, dall’adolescenza con la fase dell’innamoramento (Oscar si innamora di una bellissima bambina ricoverata in ospedale), al rapporto con gli amici, con l’amore, con i genitori, con la malattia, con Dio e con le gioie e i dolori che ogni fase della vita porta in sé.

In questo viaggio nonna Rosa accompagna Oscar a recuperare il rapporto con i suoi genitori, a scoprire che Dio è molto più vicino di quello che pensa, a capire che la vita è degna di essere vissuta a pieno e fino in fondo in ogni sua fase.

Ecco, era proprio questa l’idea immaginata quando la commissioni Catechesi e Pastorale giovanile della Zona pastorale 1 hanno ipotizzato, insieme, come proporre una riflessione in occasione della Giornata della vita e cioè mettere in evidenza come ciascuna fase della vita è degna e meritevole di essere sostenuta, valutata, apprezzata, da quando inizia a quando si spegne.

È nata così l’idea di mettere in scena questo testo come una occasione di riflettere ascoltando, vedendo, vivendo una esperienza. Ne è nato uno spettacolo bello, dolce e commovente, dove le voci dei lettori che impersonavano Oscar e nonna Rosa si intrecciavano ai movimenti in scena dei personaggi di Oscar e nonna Rosa, alle immagini proiettate e ad alcune “provocazioni”.

Un racconto che si conclude con l’ultima lettera a Dio che non è di Oscar, perché lui se n’è andato, ma di nonna Rosa:

Grazie di avermi fatto conoscere Oscar. Grazie a lui ero divertente, inventavo delle leggende. Grazie a lui ho riso e ho conosciuto la gioia. Mi ha aiutata a credere in te. Sono piena di un amore ardente, me ne ha dato tanto che ne ho per tutti gli anni a venire“.

E aggiunge:

“P.S. Negli ultimi tre giorni, Oscar aveva posato un biglietto sul suo comodino. Credo che ti riguardi, Ci aveva scritto: SOLO DIO HA IL DIRITTO DI SVEGLIARMI”.

Lo spettacolo è andato in scena sabato 3 febbraio nell’auditorium del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio. La serata si è conclusa con una raccolta di offerte che sono state destinate al Comitato Maria Letizia Verga per la cura delle leucemie infantili.

Mary Tomasi

 

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Lo riconobbero nello spezzare il pane: i catechisti della Zona 1 in preghiera all’inizio dell’Avvento

Lunedì 4 dicembre presso il Santuario di Caravaggio si è rinnovato il consueto appuntamento con i catechisti della Zona pastorale 1 per un intenso momento di riflessione e preghiera all’inizio dell’Avvento.

Nonostante il tempo non proprio clemente e i primi fiocchi di neve della stagione, sono stati numerosi i catechisti e gli operatori pastorali che hanno partecipato alla celebrazione preparata dalla Commissione Catechesi zonale. La veglia, presieduta dal vicario zonale mons. Giansante Fusar Imperatore e animata dal coro che settimanalmente anima l’adorazione eucaristica in basilica, ha avuto come filo conduttore una delle frasi conclusive del brano evangelico dei discepoli di Emmaus che accompagna l’anno pastorale: “Lo riconobbero nello spezzare il pane”. Ed è stata proprio la metafora del pane ad accompagnare, con parole e gesti, nello svolgimento della celebrazione, suddivisa in quattro momenti, ciascuno accompagnato da una lettura biblica e da uno spazio per la riflessione personale.

“Pane. Un alimento semplice. Pochi ingredienti: farina, acqua, lievito e un pizzico di sale. Gesti meccanici, ripetitivi, come la vita quotidiana per renderli un impasto uniforme. E poi il tempo. Tempo affinché questo poco, questo quotidiano sia attraversato dal fuoco della Grazia per divenire quel boccone croccante e gustoso, il cui profumo inebria e il cui sapore appaga. Un po’ quello che è avvenuto nella pienezza dei tempi quando il Figlio ha scelto la piccolezza della nostra umanità, l’umiltà delle periferie, affinché lo Spirito del Padre lo plasmasse ancor prima di quel segno ricevuto al Giordano e manifestato in pienezza nella tomba vuota.”

Quanto questo movimento, quello dell’Incarnazione, ricalchi anche la nostra esistenza, le nostre vite, lo si è provato a rappresentare attraverso la preghiera, gesti e simboli.

Anzitutto ponendo ai piedi del presbiterio la lanterna consegnata a ogni vicario zonale in Cattedrale, a Cremona, nella veglia di apertura dell’anno pastorale presieduta dal card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Segno della comunione della Chiesa diocesana.

Poi il segno visibile del primo momento è stata la farina (lo scarto) che è stata versata in una ciotola, passandola al setaccio per evidenziarne lo scarto, mentre risuonavano le parole del racconto della genealogia di Gesù dal Vangelo di Matteo (Mt. 1,1-17).

“Nella mietitura e nella lavorazione del grano si produce molto scarto rispetto alla quantità di farina che si ottiene. Eppure questo non spaventa l’agricoltore che sapientemente riconosce ciò che vale e lavora per ottenerlo. Nella nostra vita anche noi siamo chiamati a riconoscere come Dio sappia portare avanti la Storia della Salvezza… nonostante gli scarti!”.

Nel secondo momento segno visibile è stata l’acqua (il desiderio) che è stato versato nella ciotola con la farina, mentre veniva proposto il racconto di Luca sulla figura del Battista (Lc 3,7-14) .

In mezzo al poco della vita c’è qualcuno che, nonostante tutto, desidera. Guarda cioè il cielo, incrocia lo sguardo del Battista e cerca altrove ciò che non riesce a trovare e a darsi da sé.

Ma per fare in buon pane è necessario metterci il lievito (l’attesa), che è stato versato nella ciotola nel terzo momento ascoltando il racconto di Simeone dal Vangelo di Luca (Lc 2,25-35): “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua perché perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

Particolarmente significativo è stato l’ultimo gesto quando, dopo aver aggiunto il sale (l’annuncio), tutti gli ingredianti – la farina, l’acqua, il lievito e il sale – sono stati mescolati, impastati, preparati per diventare pane, mentre risuonavano le parole del prologo del Vangelo di Giovanni (Gv.  1.1,18): “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

“E dopo l’attesa, ecco che vediamo concretizzato ciò a cui abbiamo aspirato e il sapore  prende la forma dell’annuncio. Un pane senza sale è un pane insipido, il mistero dell’incarnazione va letto come un tutt’uno con il mistero della redenzione”.

Le offerte raccolte nella veglia di preghiera sono state destinate alla Custodia Francescana di Terra Santa per sostenere le comunità cristiane e le opere segno che queste mettono a servizio di tutti nella terra del Santo, in un momento così difficile della storia contemporanea.

Altri due gesti significati hanno caratterizzato la serata: un rappresentante per ogni  comunità parrocchiale ha ricevuto una ostia magna da portare in parrocchia con l’invito ad utilizzarla durante la celebrazione dell’Eucarestia nella notte di Natale. Le stesse sono state fatte pervenire anche alle comunità delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda e del Santuario di S. Maria del Fonte, due luoghi simbolo della zona pastorale 1. Queste ostie sono state prodotte da alcuni detenuti nel carcere di Opera all’interno del progetto “Il senso del pane”.

All’uscita dalla basilica ad ogni partecipante sono stati consegnati due piccoli pani: uno per sé e uno da donare, con l’invito di mangiarlo, nutrirsene, perché la vita spirituale, anche attraverso un piccolo segno, rimandi alla vita tutta intera, incarnata anche nei bisogni (quello del nutrimento) del quotidiano.

Anche l’impasto preparato nel momento della preghiera con farina, acqua, sale e lievito, non è andato sprecato: dopo il necessario tempo di attesa per la lievitazione è diventato pane buono, profumato, fresco, fragrante, pane che nutre, sfama, consola, pane da spezzare, dividere, condividere.

Mariangela Tomasi




Lo riconobbero nello spezzare il pane: i catechisti della Zona 1 in preghiera all’inizio dell’Avvento

Lunedì 4 dicembre presso il Santuario di Caravaggio si è rinnovato il consueto appuntamento con i catechisti della Zona pastorale 1 per un intenso momento di riflessione e preghiera all’inizio dell’Avvento.

Nonostante il tempo non proprio clemente e i primi fiocchi di neve della stagione, sono stati numerosi i catechisti e gli operatori pastorali che hanno partecipato alla celebrazione preparata dalla Commissione Catechesi zonale. La veglia, presieduta dal vicario zonale mons. Giansante Fusar Imperatore e animata dal coro che settimanalmente anima l’adorazione eucaristica in basilica, ha avuto come filo conduttore una delle frasi conclusive del brano evangelico dei discepoli di Emmaus che accompagna l’anno pastorale: “Lo riconobbero nello spezzare il pane”. Ed è stata proprio la metafora del pane ad accompagnare, con parole e gesti, nello svolgimento della celebrazione, suddivisa in quattro momenti, ciascuno accompagnato da una lettura biblica e da uno spazio per la riflessione personale.

“Pane. Un alimento semplice. Pochi ingredienti: farina, acqua, lievito e un pizzico di sale. Gesti meccanici, ripetitivi, come la vita quotidiana per renderli un impasto uniforme. E poi il tempo. Tempo affinché questo poco, questo quotidiano sia attraversato dal fuoco della Grazia per divenire quel boccone croccante e gustoso, il cui profumo inebria e il cui sapore appaga. Un po’ quello che è avvenuto nella pienezza dei tempi quando il Figlio ha scelto la piccolezza della nostra umanità, l’umiltà delle periferie, affinché lo Spirito del Padre lo plasmasse ancor prima di quel segno ricevuto al Giordano e manifestato in pienezza nella tomba vuota.”

Quanto questo movimento, quello dell’Incarnazione, ricalchi anche la nostra esistenza, le nostre vite, lo si è provato a rappresentare attraverso la preghiera, gesti e simboli.

Anzitutto ponendo ai piedi del presbiterio la lanterna consegnata a ogni vicario zonale in Cattedrale, a Cremona, nella veglia di apertura dell’anno pastorale presieduta dal card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Segno della comunione della Chiesa diocesana.

Poi il segno visibile del primo momento è stata la farina (lo scarto) che è stata versata in una ciotola, passandola al setaccio per evidenziarne lo scarto, mentre risuonavano le parole del racconto della genealogia di Gesù dal Vangelo di Matteo (Mt. 1,1-17).

“Nella mietitura e nella lavorazione del grano si produce molto scarto rispetto alla quantità di farina che si ottiene. Eppure questo non spaventa l’agricoltore che sapientemente riconosce ciò che vale e lavora per ottenerlo. Nella nostra vita anche noi siamo chiamati a riconoscere come Dio sappia portare avanti la Storia della Salvezza… nonostante gli scarti!”.

Nel secondo momento segno visibile è stata l’acqua (il desiderio) che è stato versato nella ciotola con la farina, mentre veniva proposto il racconto di Luca sulla figura del Battista (Lc 3,7-14) .

In mezzo al poco della vita c’è qualcuno che, nonostante tutto, desidera. Guarda cioè il cielo, incrocia lo sguardo del Battista e cerca altrove ciò che non riesce a trovare e a darsi da sé.

Ma per fare in buon pane è necessario metterci il lievito (l’attesa), che è stato versato nella ciotola nel terzo momento ascoltando il racconto di Simeone dal Vangelo di Luca (Lc 2,25-35): “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua perché perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

Particolarmente significativo è stato l’ultimo gesto quando, dopo aver aggiunto il sale (l’annuncio), tutti gli ingredianti – la farina, l’acqua, il lievito e il sale – sono stati mescolati, impastati, preparati per diventare pane, mentre risuonavano le parole del prologo del Vangelo di Giovanni (Gv.  1.1,18): “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

“E dopo l’attesa, ecco che vediamo concretizzato ciò a cui abbiamo aspirato e il sapore  prende la forma dell’annuncio. Un pane senza sale è un pane insipido, il mistero dell’incarnazione va letto come un tutt’uno con il mistero della redenzione”.

Le offerte raccolte nella veglia di preghiera sono state destinate alla Custodia Francescana di Terra Santa per sostenere le comunità cristiane e le opere segno che queste mettono a servizio di tutti nella terra del Santo, in un momento così difficile della storia contemporanea.

Altri due gesti significati hanno caratterizzato la serata: un rappresentante per ogni  comunità parrocchiale ha ricevuto una ostia magna da portare in parrocchia con l’invito ad utilizzarla durante la celebrazione dell’Eucarestia nella notte di Natale. Le stesse sono state fatte pervenire anche alle comunità delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda e del Santuario di S. Maria del Fonte, due luoghi simbolo della zona pastorale 1. Queste ostie sono state prodotte da alcuni detenuti nel carcere di Opera all’interno del progetto “Il senso del pane”.

All’uscita dalla basilica ad ogni partecipante sono stati consegnati due piccoli pani: uno per sé e uno da donare, con l’invito di mangiarlo, nutrirsene, perché la vita spirituale, anche attraverso un piccolo segno, rimandi alla vita tutta intera, incarnata anche nei bisogni (quello del nutrimento) del quotidiano.

Anche l’impasto preparato nel momento della preghiera con farina, acqua, sale e lievito, non è andato sprecato: dopo il necessario tempo di attesa per la lievitazione è diventato pane buono, profumato, fresco, fragrante, pane che nutre, sfama, consola, pane da spezzare, dividere, condividere.

Mariangela Tomasi




Tempo del Creato, a Caravaggio la proiezione del docu-film “La lettera”

Venerdì 15 settembre, presso l’auditorium San Bernardino di Caravaggio, si è svolta la seconda iniziativa promossa nel Tempo del Creato dal gruppo Laudato si’ della Zona pastorale 1 in sinergia con la Pastorale sociale e del lavoro con la proiezione del film “La lettera” richiesto dal Papa al Movimento Laudato si’ per rendere più vivo il significato del messaggio e le ragioni che hanno portato il Francesco a scrivere questa enciclica.

La proiezione è stata preceduta dal saluto di Iuri Catellani, assessore alla cultura del Comune Caravaggio che ha patrocinato l’evento, e dall’assessore alla cultura del Comune di Vailate, Marina Angela Doneda. Eugenio Bignardi, a nome della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi, ha introdotto la visione del film.

Dopo la proiezione, durante il dibattito, è intervenuto il prof. Paolo Falbo, responsabile del Circolo Legambiente Serio e Oglio, che, traendo spunto dalla immagini del docu-film, ha illustrato la situazione del territorio della Bassa Bergamasca in merito al problema del consumo di suolo: autostrade, centri commerciali, poli logistici, serre. In un territorio di 20 km quadrati si sono già insediati oltre 20 poli logistici ed altri 30 sono in cantiere. Questa attività – è stato sottolineato – oltre che togliere terreno fertile per la produzione di cibo, diretta o indiretta, impermeabilizza grandi superfici, aumenta la temperatura del suolo, deturpa il paesaggio.

Vista la difficoltà a trovare ascolto presso le Istituzioni e gli organismi politici che dovrebbero pianificare e contrastare questi fenomeni, si sta pensando di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per la regolamentazione dell’uso del suolo in regione Lombardia. Sarà questo un cammino su cui il gruppo zonale Laudato si’ si impegnerà nel prossimo futuro, in collaborazione con tutti “gli uomini e donne di buona volontà” – come dice Papa Francesco nell’enciclica e come messo in evidenza nel film – per prendersi cura e custodire il creato.




Gli animatori dei Grest della Zona 1 in preghiera al Santuario di Caravaggio

Sono stati circa una settantina gli adolescenti animatori dei Grest della Zona pastorale 1 che nella serata di martedì 30 maggio si sono ritrovati al santuario di Caravaggio per un momento di preghiera guidato da due dei quattro diaconi che saranno ordinati presbiteri a metà giugno: don Andrea Bani e don Jacopo Mariotti.Al centro della riflessione proposta ai ragazzi il brano del buon samaritano, che sarà il testo che guiderà la prossima estate di bambini e ragazzi nel corso del Grest.

Attraverso un linguaggio simbolico proposto attravero un dipinto di Picasso raffigurante la scena del buon samaritano, due boccali contenenti olio e vino e un sacchetto di monete, don Andrea ed don Jacopo hanno stimolato l’attenzione dei ragazzi provocandoli sulla necessità di prendersi cura dei bambini dei ragazzi che saranno loro affidati.

La serata, promossa dalla Pastorale giovanile della Zona 1, si è conclusa con un momento di cena condiviso presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio che ha visto i ragazzi stringersi in modo festoso e cordiale attorno ai due giovani che il prossimo 10 giugno saranno ordinati preti.




«Diciamo sì alla vita che vince»: i giovani della Zona 1 in cammino verso la Pasqua

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«In questa Settimana Santa diciamo sì alla vita che vince. Lo ha fatto Gesù prima di noi. Ora facciamolo anche noi nella nostra vita».

La voce di Linda Fanton, suora francescana del Gesù Bambino di Assisi, si fa spazio nel buio. È uno spiraglio di luce e di buone notizie nel cuore dei tanti giovani che hanno scelto di partecipare alla Veglia delle Palme, organizzata dall’equipe di pastorale giovanile della zona 1 nel santuario della Madonna del Riposo a Pandino. Si sono dati appuntamento lo scorso sabato.
Davanti agli occhi il crocifisso di san Damiano, di fronte al quale Francesco ricevette la chiamata del Signore. «È un’icona, che ci guarda. Ci regala lo sguardo glorioso e amante di Gesù, nonostante la sofferenza. È un dono, ci racconta che non c’è niente di definito e di definitivo. Neanche la morte». Nulla. Tranne l’amore di Dio: «I suoi occhi ci fanno sentire amati, così come siamo. Donano forza, libertà, forza di ripartire. Di entrare appieno nell’esistenza». Di vivere veramente.
Con un corpo, il suo, nudo, ferito. Ma risorto. «È lì, davanti a noi. È qui, in noi. Perché ciascuno di noi ha bisogno di riempirsi gli occhi di vita». Nel momento del suo limite, quello della morte, Gesù mostra un corpo luminoso: «È lo specchio del vostro corpo. Lo viviamo come un dono? Dovremmo, perché il nostro corpo è lo specchio della nostra storia. Delle gioie, delle sofferenze, delle ferite, dei segni. Siamo noi. È ciò che ci rende reali». Umani, imperfetti, «è dove risiede la felicità. Per scovarla Gesù ci invita a guardarci con i suoi occhi».

Serve anche «stare dentro alle mancanze, perché dentro un corpo imperfetto potremo vivere la perfezione dell’amore». È l’amore di Dio «che va oltre la morte».
Lo stesso che convince Maria a restare ai piedi della croce. Dopo aver visto suo figlio acclamato dalle folle come re e ora morente, Maria resta. «Anche noi lo facciamo ogni volta che non scappiamo dalle paure e siamo pronti a sostenere ed accogliere il dolore. Nostro e degli altri». Ché, oltre il buio, c’è la luce.

C’è musica per l’anima di ciascuno di noi. Pura armonia. In una serata piena di canzoni, di voci, di pensieri, ha vinto la vita. La vita di giovani che, in un periodo complicato, rispondono al rumore delle armi con il silenzio della pace e la fioca luce di un lumino nel buio della notte. Perché tante luci insieme aprono uno spiraglio. Di luce. E di speranza. È la forza di chi ha scelto di vivere veramente. «Morire è più facile, ma vivere appieno, è il dono più bello: diciamo sì alla vita. Oltre il buio, c’è sempre un passo fatto nell’amore di Dio».




Zona pastorale 1, il 1° aprile Veglia delle Palme al Santuario a Pandino

Sarà il Santuario della Madonna del Riposo, a Pandino, a ospitare la “Veglia delle Palme” proposta per i giovani della Zona pastorale 1, in programma sabato 1° aprile alle 21.

L’evento, pensato organizzato dall’équipe zonale di pastorale giovanile, si evolverà in tre momenti. Ad aprire la veglia, un momento musicale, caratterizzato dall’esecuzione dal vivo e dal canto di alcuni brani. A seguire, il momento della catechesi, guidata da suor Linda Fanton, delle Suore Francescane di Gesù Bambino di Assisi, a partire dalla figura del Crocifisso di san Damiano, icona davanti alla quale san Francesco ricevette la chiamata del Signore. In conclusione il momento di preghiera comunitaria.

Scarica la locandina




Domenica 26 febbraio Rosario per la pace al Santuario di Caravaggio

Torna anche a febbraio il Rosario serale che, il 26 di ogni mese, si tiene presso il Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio. L’evento, in programma alle 20.45, caratterizzato dalla processione aux flambeaux, domenica 26 febbraio intende in particolare rivolgere a Maria una accorata preghiera per la pace.

L’iniziativa mensile, voluta per commemorare l’evento dell’apparizione della Madonna di Caravaggio, avvenuto il 26 maggio del 1432, avrà questo mese un significato ancor più speciale volendo invocare il dono della pace nei giorni dell’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina. Per tale occasione, il Rosario per la Pace, presentato con il tema “Nessuno può salvarsi da solo”, sarà opportunità di meditazione e preghiera per le vittime di un conflitto che non vuole cessare.

Fiaccole che saranno accese durante la Benedizione della luce, che avverrà sul piazzale del Santuario. Seguirà la recita del Rosario, che si concluderà poi nella navata maggiore della basilica, in fronte alla statua della Madonna. Sarà quindi il momento del canto delle litanie e della Benedizione finale.

L’evento è promosso in sinergia con la Zona pastorale 1 della Diocesi e in collaborazione con diverse realtà ecclesiali del territorio, quali Azione Cattolica, Acli, Comunione e Liberazione, insieme anche agli scout Agesci e del Masci, in collaborazione con Caritas Cremonese e Pastorale sociale e del lavoro, insieme alla commissione zonale Laudato si’.