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Imperdonabili? Domenica a Pandino prosegue il percorso per i giovani della Zona 1

Imperdonabili? Questo il titolo del nuovo incontro per i giovani della zona pastorale 1, domenica 16 febbraio, alle 20.45 all’oratorio di Pandino. A guidare la riflessione sarà la psichiatra Silvia Landra della casa circondariale di Bollate, che aiuterà a leggere le varie sfaccettature del perdono che ha modo di toccare con mano ogni giorno nel carcere milanese. A tracciare il filo rosso tra le serate, l’esortazione apostolica Christus vivit che stimolerà ulteriormente la riflessione.

L’appuntamento è dalle 19.45 con possibilità di iniziare in modo informale la sera con l’apericena.

Locandina




Il fuoco delle relazioni autentiche che riaccende la vita dove la speranza sembrava spenta

Una veglia per celebrare la Vita, anche quella che sembra perduta e senza speranza. Particolarmente toccanti si sono rivelati gli interventi che hanno fatto da cuore alla celebrazione guidata da don Marco Leggio e svoltasi la sera di sabato 1 febbraio presso la chiesa parrocchiale di Arzago d’Adda , quale momento comunitario di preghiera della Zona pastorale 1.

La testimonianza è stata affidata a suor Chiara Rossi, delle Adoratrici di Rivolta d’Adda, e alla giovane Virginia, provenienti dalla comunità di Marzalengo che ospita una quindicina di ragazze che si stanno impegnando ad uscire dalle difficoltà, dal disagio e dalla tossicodipendenza. «Per introdurre quanto quotidianamente facciamo, viene forte il richiamo del versetto del  Salmo delle lodi domenicali che recita: “Luci e tenebre benedite il Signore”, – così ha esordito suor Chiara –  ciò che viviamo ogni giorno, infatti, è  proprio la grazia di queste vite che tornano a rinascere. La vita può tornare a rifiorire ed è un miracolo grande mettersi al fianco di queste persone».

Accoglienza e relazioni sono le parole chiave che danno concretezza all’azione di sostegno esercitata dalla comunità: «Accogliere è dire che noi ci siamo, significare che ci sono delle persone che possono prendersi cura di te. – ha precisato suor Chiara – Le relazioni ci fanno felici, le relazioni sono la vita eterna».

Delicate e coinvolgenti, si sono rivelate le parole di Virginia, ragazza ventenne ritornata alla vita dopo un anno di accoglienza a Marzalengo: «Da piccola sono stata costretta a mettere da parte le mie esigenze di bambina per lasciare spazio a quelle di mia madre ammalata psichica; – ha spiegato la giovane, ricordando  gli anni non felici della sua infanzia – più mettevo da parte le mie esigenze di bambina e più aumentava il mio disagio, come  una torre che mattone dopo mattone cresce e poi alla fine è destinata a crollare». Rovinosa fu la caduta nella tossicodipendenza. «La droga era acqua gelida che spegneva il fuoco del mio cuore. Si era fatto il ghiaccio in me – ha testimoniato la ragazza –. A Marzalengo ho trovato persone che non mi hanno giudicata ma mi hanno teso una mano, ho incontrato persone meravigliose».  «Prima vivevo le giornate sperando che fossero le ultime, – ha concluso – ora torno a sentire bruciarmi un fuoco dentro e mi sento di nuovo viva».




“Giovani dislocati”, la Zona I riunita a Misano per il terzo appuntamento

«Oggi assistiamo a una tendenza a “omogeneizzare” i giovani, a dissolvere le differenze proprie del loro luogo di origine, a trasformarli in soggetti manipolabili fatti in serie. Così si produce una distruzione culturale». Ancora una volta, è stata una provocazione di questo tipo, lanciata da Papa Francesco nella Christus vivit, a permettere di comprendere la necessità di affrontare un tema così interessante, ma al contempo spesso tacito, sottinteso, come i luoghi abitati dai giovani oggigiorno. Il titolo scelto per l’incontro organizzato dalla Commissione di pastorale giovanile della Zona Pastorale 1, “Giovani dislocati”, intendeva sottolineare la tendenza alla mobilità, oggi più che mai diffusa fra i ragazzi, sia in un raggio d’azione più ristretto, come per i pendolari o per chi lavora vicino a casa, sia più ampio, come nel caso degli studenti fuori sede o di coloro che hanno vissuto un’esperienza di studio o di lavoro all’estero per un periodo di tempo fissato.

La serata ospitata dall’oratorio di Misano Gera d’Adda è iniziata, come di consueto, con un allegro momento conviviale, ed è proseguita con una discussione iniziale sull’argomento, in cui i giovani sono stati guidati dalle Angela Moscovio, componente della commissione “Fuorisede” di Azione Cattolica e responsabile della commissione diocesana giovani per la diocesi di Milano, e Marta Antonini, giovane ragazza di Rimini, trasferitasi nella città meneghina per motivi di studio. Entrambe hanno presentato, in modo puntuale e molto concreto, le difficoltà e i pregi della vita da fuori sede, mettendo in evidenza, in consonanza con il tema dell’incontro, i luoghi che questi studenti si trovano ad abitare. Parlando del livello di accoglienza da parte delle comunità ospitanti, spesso non all’altezza delle aspettative, Angela ci ha parlato dell’idea di creare una commissione ad hoc, che possa aiutare i “giovani dislocati” ad inserirsi in un contesto nuovo, e sicuramente complesso, come può essere quello della città di Milano.

Successivamente, tutti i giovani presenti all’incontro sono stati suddivisi in sette gruppi di discussione, formati da persone che vivono, o hanno vissuto, scenari differenti (partecipanti al progetto Erasmus, fuori sede, pendolari, stabili e con luogo di studio/lavoro vicino a casa), permettendo, in questo modo, un confronto complesso e variegato sui punti di forza e di debolezza dei diversi luoghi che i giovani hanno l’opportunità di popolare oggi.

Infine, la platea ha ripreso la conformazione iniziale e c’è stata la possibilità di porre le ultimissime domande alle due ospiti prima dei saluti finali.




Misano di Gera d’Adda, proseguono gli appuntamenti dedicati ai giovani della zona I

Domenica 19 gennaio, all’oratorio di Misano di Gera d’Adda, i giovani della zona pastorale 1 sono attesi per il terzo incontro dedicato ai 19/30enni. Un percorso che quest’anno vede al centro dell’attenzione la Christus Vivit di papa Francesco. Con “Giovani Dislocati” sarà data voce a una esperienza di fuorisede della diocesi di Milano che vede, ogni anno, tanti giovani che dai loro paesi e dalle loro parrocchie si spostano per questioni di studio e di lavoro.

Mettendosi in ascolto di Angela Moscovio, membro della commissione del progetto “Fuorisede”, si proverà a capire quanto un giovane porti con sé le proprie radici, quanto riesca ad inserirsi e a trovare una nuova comunità nel paese in cui si trasferisce.

L’appuntamento è per le ore 19.45 per l’apericena insieme, sempre occasione di condivisione e incontro.

Locandina dell’evento




In preparazione al Natale i giovani della Zona 1 in ascolto della Parola

Il metodo di preghiera proposto dal cardinal Martini ha guidato il secondo incontro dei giovani 20/30enni della zona pastorale 1. Il desiderio, per questo momento in tempo di Avvento, è stato quindi quello di scendere nella profondità della Parola di Dio per scorgerne anche i più piccoli dettagli.

Domenica 22 dicembre, una cinquantina di giovani hanno accolto la proposta delle Suore Adoratrici, presso Casa Famiglia, a Rivolta d’Adda, a lasciarsi condurre alla scoperta delle tappe per mettersi in preghiera. All’attenzione del gruppo c’era il brano dei discepoli di Emmaus che non hanno saputo riconoscere Gesù quando si è fatto loro compagno di viaggio.

Con l’aiuto delle novizie Serena, Silvia, Silvia, Valentina e Veronica i giovani sono stati stimolati da alcune domande per leggere la Parola, e per leggerla nella quotidianità.

Senza dimenticare l’invocazione allo Spirito Santo che aiuta a predisporre il cuore ad accogliere al meglio il Signore, le parole-guida rappresentate attraverso alcuni workshop sono state chi, cosa, dove e quando.

Al termine della meditazione, certamente inusuale rispetto a come la si pensa di solito, il gruppo si è spostato in Chiesa dove, per l’occasione, è stata allestita la tavola di Emmaus, dove Gesù si è mostrato nel pane eucaristico, come se ogni presente fosse invitato a parteciparvi. Proprio in questo luogo, ognuno è stato chiamato a trovare la propria parola d’ora, quella che più ha racchiuso il senso dell’incontro, per ciascuno.

Dopo questo spazio di silenzio e intimità con il Signore, i giovani hanno cenato, condividendo la bellezza dello stare insieme e del ritrovarsi. Gli incontri zonali, infatti, sono occasione di tappe di un percorso insieme, intrecciato ai momenti vissuti nelle singole parrocchie e comunità. In particolare, questo incontro che aveva al centro la Parola di Dio, ha dato modo di vivere un momento intenso, comunitario, ma, al tempo stesso, estremamente personale, in cui ognuno potesse trovare il proprio tempo e il proprio bagaglio da portare a casa, che ciascuna Parola può suscitare.

Allora l’incontro si è concluso con la condivisione delle singole parole d’oro che, unite a gruppetti, hanno formato delle profonde e riflessive frasi che i giovani hanno “donato” alle suore, in un quadernino pronto a visitare altre comunità che vorranno accogliere la bella proposta PAROLAdoro, per mettersi in ascolto del Signore.

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“PAROLAdoro”, domenica appuntamento a Rivolta d’Adda per i giovani dalla Zona 1

Papa Francesco istituendo la Domenica della Parola di Dio, che sarà celebrata la terza domenica del Tempo ordinario, ha voluto sottolineare in modo deciso come la stessa sia uno strumento vitale per il cristiano: la Parola di Dio è la parola che, con forza e delicatezza allo stesso tempo, esplicita tutta la nostra esperienza umana. In quella Parola scopriamo Dio, lo conosciamo in profondità come origine e fonte della nostra vita.

Tante volte con fatica “spezziamo” il pane della Parola con i giovani che incontriamo, forse a volte li sottovalutiamo come se fossero incapaci di aprirsi a proposte impegnative con Dio. Ma, come ricorda sempre Papa Francesco, «occorre solo trovare gli stili e le modalità appropriati per aiutarli a introdursi in questa esperienza di così alto valore» Christus vivit – n. 224).

Nasce così quest’anno “PAROLAdoro”, un incontro itinerante, guidato dalle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, per giovani e adolescenti capace di intercettarli nella loro vita quotidiana. Un’iniziativa giovane per conoscere il valore e il gusto dell’amicizia con Gesù attraverso workshop sulla Parola di Dio.

“PAROLAdoro” Perché la Parola di Dio è una Parola “d’oro” per la vita, ma al tempo stesso una Parola che “adoro” perché la posso riconoscere viva e vera nella storia di ciascuno.

La proposta è rivolta a tutte le Parrocchie che desiderano condividere questa proposta con i propri giovani, la proposta è flessibile nei tempi e modalità a seconda del contesto (per maggiori info contattare l’indirizzo suorstefania@suoreadoratrici.it).

A dare inizio al tour “PAROLAdoro” saranno i giovani della zona 1 che domenica 22 dicembre, dalle 17.30 alle 21, presso la Casa famiglia “Spinelli” a Rivolta d’Adda, si incontreranno per gustare la Parola. Una Parola che a distanza di pochi giorni prenderà corpo in quel Bambino, una Parola destinata a rimanere tra loro e tra noi: “il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14).

Locandina dell’evento




L’accoglienza come scelta di un’umanità controcorrente

“Umanità: voce del verbo accogliere” è il titolo del primo incontro del percorso proposto per i giovani della zona pastorale 1. Oltre un centinaio di ragazzi hanno affollato l’oratorio S. Tarcisio di Covo per entrare a far parte di quelle storie di incontri che avrebbero poi costituito il comune denominatore della serata. Due le testimoni che hanno portato la propria esperienza sul tema della accoglienza a cui va il ringraziamento di tutta la zona: Paola e Benedetta .

“Quelle dei migranti sono storie di incontro tra le persone e le culture” è l’estratto della Christus Vivit di Papa Francesco che apre la serata, introducendo la bellezza della relazione come trait d’union tra le due testimonianze che, pur diverse tra loro, trovano come elemento fondamentale la relazione con l’altro. Paola racconta infatti come ha rivalutato la propria storia e il proprio punto di vista dopo i primi incontri con i richiedenti asilo che ogni giorno si affacciano agli uffici della Caritas di Crema dove lavora come psicologa e come ha potuto constatare che sono proprio le differenze ciò che in realtà unisce. L’ unità nella diversità è ciò che ha sperimentato anche Benedetta al liceo d’eccellenza di Rondine, quando passando un anno con ragazzi provenienti da zone di guerra che si trovavano a condividere la propria quotidianità, ha potuto sperimentare ciò che definisce una “trasformazione creativa del conflitto”.

Immersi nel contesto mediatico contemporaneo, queste testimonianze suonano come voci fuori dal coro che sicuramente possono restituire speranza a quelle comunità che ancora si spendono per costruire legami e unirsi nell’accoglienza del diverso. Le scelte controcorrente comportano però una continua maturazione nella consapevolezza che non può rimanere confinata all’ambiente professionale o scolastico ma coinvolge ogni aspetto della vita.

Se è la famiglia che infatti ha spinto Benedetta nella decisione di intraprendere il suo quarto anno liceale a Rondine, la giovane racconta di aver preso consapevolezza giorno dopo giorno della bellezza della sua scelta. In questa presa di posizione sicuramente la fede non passa in secondo piano. Il costante esercizio nella carità e l’opportunità di ritagliarsi spazi di riflessione sono elementi che Paola identifica come essenziali per affrontare i momenti più difficili senza lasciarsi travolgere dalle difficoltà che inevitabilmente l’incontro con l’altro comporta.

Il tono semplice dell’incontro con narrazioni che partono dall’esperienza quotidiana non ha lasciato indifferenti i giovani presenti che ancora una volta hanno scelto di infittire l’intreccio di storie che legano non solo chi arriva da molto lontano ma anche chi vive in comunità molto vicine tra loro come quelle della stessa zona.




Don Codazzi agli operatori della carità della Zona 1: «Dobbiamo essere segni di speranza, a partire dalle nostre comunità»

Un momento di confronto, di formazione e di programmazione riservato agli operatori e ai volontari che sono a contatto con povertà, sofferenze e malattie per progettare insieme l’animazione della carità nelle unità pastorali e nelle parrocchie della zona pastorale 1. Si è svolto nella mattinata di sabato 16 novembre all’oratorio di Mozzanica, su iniziativa della Caritas diocesana, in occasione della Settimana della carità e alla vigilia della terza Giornata mondiale dei poveri.

“La speranza dei poveri non sarà mai delusa”: questo il tema-guida dell’incontro condotto dal direttore di Caritas Cremonese don Pierluigi Codazzi con l’ausilio dell’operatore del Centro d’ascolto Alessio Antonioli  e alla presenza del vicario zonale don Marco Leggio, parroco di Antegnate. Fra i presenti anche don Mario Martinengo, parroco di Agnadello.

La prima riflessione è stata tratta dal salmo 9: «Dio non abbandona nessuno – ha detto don Codazzi –, ma trovare il modo per non abbandonare nessuno è compito nostro. Compito nostro è anche rigenerare la speranza nelle nostre comunità. Noi dobbiamo essere segni di speranza per le persone che incontriamo, ma anche per la comunità intera». Il termine comunità ha fatto spesso capolino nella discussione, perché «prendersi cura del fratello ultimo e povero significa anche prendersi cura delle nostra comunità».

«Ci chiediamo – ha proseguito il direttore della Caritas dando un altro spunto di riflessione – chi siano i poveri all’interno della nostra comunità?». Le risposte sono state molteplici. Le povertà non sono solo quelle di anziani e malati, ma anche di chi è soggetto a dipendenze (quelle generate da sostanze, ma anche dal gioco, ad esempio), degli individualisti. Poi vi sono le povertà di relazione e di formazione. Tutte problematiche complesse, di fronte alle quali il volontario, l’operatore e la Caritas sono chiamati a chiedersi, come ha fatto notare Alessio Antonioli, di che cosa abbiano davvero bisogno i poveri oggi. Compito non semplice da affrontare, perché a volte il loro grido di povertà è silenzioso e per ascoltarlo, come ha detto don Pier, «occorre dotarsi di antenne particolari».

Diversi gli interventi dei presenti, anche piuttosto schietti. Come quello di un volontario che ha invocato una presenza più assidua dei sacerdoti accanto ai laici per un supporto formativo. Ma al riguardo don Martinengo ha ribadito come i laici siano perfettamente in grado di assumersi responsabilità.

Da ultimo, ampio spazio è stato dedicato alla fase organizzativa del lavoro di quest’anno.




Con la missionaria Buscemi un’occasione per leggere e comprendere il Sinodo dell’Amazzonia (AUDIO)

Il Sinodo per l’Amazzonia, conclusosi a Roma lo scorso 27 ottobre, rappresenta sicuramente un evento di fondamentale importanza per la vita della Chiesa universale. Vivace è infatti il dibattito che sta animando all’interno della comunità ecclesiale, mentre numerose e complesse sono le prospettive aperte dai suoi lavori.

Si è quindi rivelato particolarmente utile per fare chiarezza e liberare il campo da equivoci ed errate interpretazioni, l’incontro svoltosi nella serata di lunedì 11 novembre, presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, organizzato per la Zona Pastorale 1 dalla associazione Amici del Brasile in sinergia con l’Ufficio Missionario Diocesano. Relatrice di eccezione è stata Maria Soave Buscemi, da oltre vent’anni missionaria laica fidei donum in Brasile, formatrice al Cum di Verona e che, per conto del Repam ( Rete Ecclesiale Panamazzonica), ha partecipato agli incontri per la stesura del documento preparatorio del Sinodo.

«Come abbiamo camminato nel Sinodo? – ha premesso Buscemi , che da anni vive nella prelatura di San Felix do Araguaia, vicino al parco indigeno dello Xingu in Amazzonia, nel Mato Grosso – Il metodo è fondamentale per aprire processi. I giornalisti interrogano spesso sui risultati finali di tanto lavoro ma si tratta di un punto di vista non corretto. Dobbiamo essere più preoccupati di aprire processi piuttosto che di ottenere risultati e in America latina si è registrata una forte esperienza di cammino partecipativo. Un percorso entusiasmante ma che non privo di difficoltà e di incertezze: «Nessuno dei 104 vescovi padri sinodali aveva mai vissuto un Sinodo. Ci siamo dovuti preparare anche in cose concrete, affrontando molte difficoltà e tenendo conto che in un lavoro sinodale non è importante arrivare per primi ma arrivare insieme. Il Sinodo non vive di processi democratici ma di attività di discernimento». Oltre 85.300 le risposte pervenute da oltre trecento assemblee sparse su tutto il territorio amazzonico, che comprende oltre al Brasile (che ne detiene circa il 67%), altri nove Paesi : «Si è ascoltato quello che le comunità avevano da dire, con un complesso processo di discernimento che non era per nulla scontato» . Ne è innanzitutto uscito un grido di dolore: «Le popolazioni locali gridano: ci stanno ammazzando!» è stato il monito della relatrice. «Ad agosto è bruciata una porzione di Amazzonia grande come l’intera Germania e non si è fatto nulla per cercare di spegnere le fiamme e ridurre i danni . La finanza internazionale succhia quello che può da quello sconfinato territorio, senza chiedersi se sia effettivamente necessario.

Un’altra evidenza emersa è il diritto dei popoli indigeni ad una propria teologia. «Occorre superare un latente colonialismo che ancora caratterizza i nostri rapporti con le popolazioni locali – ha evidenziato Maria Soave Buscemi – E’ necessario andare oltre le distinzioni tracciate tra noi e loro, tra cultura e folclore, tra arte ed artigianato, tra lingua e dialetti». La Chiesa, in tale contesto, deve diventare fidata compagna di cammino di quella gente che è costretta a vivere in un contesto geografico molto particolare e che rende molto difficile l’esercizio quotidiano della fede. «Esistono comunità che da diciotto anni non possono assistere ad una Messa, la media amazzonica di partecipazione all’eucarestia si attesta su una volta all’anno- sono i crudi dati di una realtà tanto complessa – Chi anima di fede queste comunità? Per il 70% si tratta di donne, spesso madri di famiglia, alle quali tocca il compito di tenere viva la fede con la presenza alla celebrazione della Parola. L’Amazzonia chiede che la Chiesa non sia solo pastorale di visita ma che sappia essere testimone di una pastorale di presenza stabile» .

Quali sono quindi, le proposte sinodali per l’area amazzonica? «Sono essenzialmente quattro i cammini di conversione della Chiesa che vengono richiesti – ha concluso Buscemi – conversione pastorale, culturale, ecologia e sinodale».

Ora la parola è passata a Papa Francesco al quale toccherà fare sintesi e dare voce ad un lavoro tanto articolato, frutto di un grande impegno di ascolto e discernimento.

Ascolta l’intervento




Fidanzati e Giovani Sposi, i percorsi di Famiglia Buona Novella a Cremona e nella Zona 1

Una proposta pensata per coppie di fidanzati che non sono ancora in procinto di sposarsi. Si tratta di un percorso per approfondire le fondamenta per una felice e duratura relazione di coppia. A proporlo è l’associazione Famiglia Buona Novella in due sedi: Cascina Moreni a Cremona (“Fidanzati in relazione”) e a Brignano e Agnadello per la Zona 1 (“Giovani innamorati”)

Quando inizia una storia d’amore comincia un tempo prezioso: il tempo dello “stare insieme”, quello del fidanzamento. Un arco di tempo più i meno lungo che viene donato per avere la possibilità di conoscere l’altro. È in questa relazione a due che si gioca il futuro di una possibile e prossima famiglia. Il percorso ha lo scopo di fornire alcuni strumenti che riteniamo possano essere utili per affrontare con serenità una relazione amorosa.

I percorsi sono costituiti da incontri mensili, guidati da equipe di coppie di sposi.

La modalità degli incontri prevede il ritrovo alle ore 19 per l’apericena, dalle ore 20 alle ore 21:30 l’incontro di gruppo e a seguire ci sarà la possibilità di fermarsi per confrontarsi anche personalmente con le coppie accompagnatrici.

L’itinerario “FIDANZATI IN RELAZIONE” è proposto presso l’associazione Famiglia Buona Novella a Cremona in via pennelli, 5 (c/o Cascina “Fabio Moreni”). Per informazioni e iscrizioni agli itinerari: scrivere a info@famigliabuonanovella.it oppure telefonare a Sara 338 1031260 o Stefano 348 7112553S

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L’itinerario “GIOVANI INNAMORATI” è proposto in zona 1 ad Agnadello presso l’oratorio e a Brignano Gera d’Adda presso il Santuario Madonna dei Campi. Per l’adesione contattare: don Daniele 338 1403310 o don Francesco 338 6467362 o Alberto e Nadia 339 3244068

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Famiglia Buona Novella propone inoltre il cammino “Giovani sposi”, un itinerario pensato per coppie di sposi nei primi anni di matrimonio, per crescere nella relazione di coppia e per approfondire il Sacramento del Matrimonio alla luce della parola di Dio.

I percorsi sono costituiti da incontri mensili, guidati da equipe di coppie di sposi.
La modalità degli incontri prevede il ritrovo alle ore 19 per l’apericena, dalle ore 20 alle ore 21:30 l’incontro di gruppo e a seguire ci sarà la possibilità di fermarsi per confrontarsi anche personalmente con le coppie accompagnatrici.

L’itinerario “GIOVANI SPOSI” è proposto presso l’associazione Famiglia Buona Novella a Cremona in via pennelli, 5 (c/o Cascina “Fabio Moreni”)
Per informazioni e iscrizioni agli itinerari: scrivere a info@famigliabuonanovella.it
oppure telefonare a Sara 338 1031260 o Stefano 348 7112553S

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