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Beata Vergine, una giornata inaspettata grazie alle Giornate di primavera del Fai

“Apri le porte di casa, affacciati al mondo e sarai sorpreso da ciò che ti aspetta”. Questo è successo alle Suore della Beata Vergine che, accogliendo l’invito del FAI ad aprire il portone del loro Istituto ai visitatori in occasione delle Giornate di primavera si sono trovate di fronte a centinaia di persone che desideravano conoscere la loro casa e la loro realtà culturale.

Le meraviglie della scoperta di un mondo saldamente ancorato alle proprie origini culturali e religiose è apparso in tutto il suo splendore che sa di antico e di nuovo e sempre rispondente al desiderio umano di pace, di serenità, di ordine, di bellezza conservata con affettuosa passione tra le antiche mura della casa delle religiose.

Vivere in un ambiente ricco di cultura, di arte, di sentimenti ancorati a valori perenni, conferisce stabilità e conferma una temperie di serenità e di pace.

Questo è stato il clima assaporato dai visitatori che hanno fatto un tuffo nella storia del Collegio Beata Vergine, manifestando nello stesso tempo una ricchezza di sentimento affettuoso e riconoscente alle Religiose, alle loro “antiche” insegnanti di cui conservano un ricordo vivo e ancora vibrante dei valori acquisiti al tempo della scuola.

Per le religiose ospitanti le Giornate Fai di primavera sono trascorse davvero come una festa: uno scambio di ricordi, una ventata di giovinezza, di riconoscenza per tutto ciò che ha aiutato le ex alunne a prepararsi alla vita. Per gli altri visitatori, è stata una immersione nel silenzio dei lunghi corridoi dove si respirava meraviglia, bellezza e ordine.

Per noi è stata la riscoperta di una ricchezza culturale e valoriale seminata a piene mani in ciascuna di loro, che ancora le accompagna nella vicenda quotidiana del vivere. A questo si aggiunge la consapevolezza di aver favorito un patrimonio affettivo alimentato da ricordi lieti di persone e accadimenti che ognuno portava in cuore e ci ha ridonato in questa circostanza.

In fondo l’ambiente che andiamo riscoprendo con le visite Fai non è solo quello della natura o dell’arte ma anche quello formatosi in uno stile di relazione educativa affettuosa che valorizza i doni di ciascuno e che indica anche una prospettiva valoriale che talvolta oggi viene sottovalutata ma che è da riproporre.

L’attualità dell’intuizione di madre Lucia Perotti si fa strada anche ad oggi e ravviva con frutti duraturi il quotidiano scorrere dei giorni, a volte un po’ monotono, ma sempre aperto alla bellezza e alla speranza.

La festa è sempre dietro ad una porta che si apre ad accogliere.

madre Giuliana Arsuffi

 

 

Per le Giornate Fai di Primavera straordinaria apertura dell’ex Circolo Zaccaria e del Collegio della Beata Vergine




125° delle Figlie di Sant’Eusebio, il 16 marzo tappa alla Casa madre delle Adoratrici e al Santuario di Caravaggio

C’è un legame particolare tra la Figlie di Sant’Eusebio e san Francesco Spinelli e le suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda. Per questo nell’ambito delle celebrazioni del 125° anniversario di fondazione dell’istituto vercellese farà tappa il 16 marzo proprio presso la Casa madre di Rivolta d’Adda e al Santuario di Caravaggio.

La congregazione delle suore Figlie di Sant’Eusebio (protovescovo di Vercelli e primo evangelizzatore del Piemonte, scelto come padre e modello di vita, non per motivi devozionali, ma per la testimonianza di vita cristiana) è istituto religioso femminile di diritto pontificio nato il 29 marzo 1899 a Vercelli per ispirazione di padre Dario Bognetti (Albano V. 1865 – Vercelli 1930) e madre Eusebia Arrigoni (Milano 1868 – Vercelli 1939). Mossi dalla volontà di mostrare la tenerezza del cuore di Dio all’umanità sofferente, i fondatori si resero testimoni del volto misericordioso del Padre verso gli emarginati dalla società: poveri, anziani, disabili fisici e psichici.

Proprio madre Eusebia, nel 1897, sostò per tre mesi di riflessione e discernimento presso la Casa madre delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda, seguita personalmente dal fondatore dell’istituto, san Francesco Spinelli (1853-1913).

Così rivolta d’Adda sarà una delle tappe di questo anno 2024, in cui le religiose piemontesi (oggi presenti non solo in Italia, ma anche Brasile, Perù e nella Repubblica del Congo) si preparano a celebrare i 125 anni di fondazione.

Si tratta di un viaggio-pellegrinaggio carismatico ai luoghi delle origini, guidato dal vescovo emerito di Mondovì Luciano Pacomio, che avrà luogo sabato 16 marzo con la celebrazioni delle lodi nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo in Confienza, dove il fondatore esercitò il ministero di vice parroco tra il 1893 e il 1900. Nel paese lomellino padre Dario pensò all’identità del nascente istituto e coltivò le prime vocazioni.

Si proseguirà per Rivolta d’Adda, per la visita alla Casa madre delle suore Adoratrici. Qui non mancherà una preghiera sulla tomba di san Francesco spinelli e l’Eucaristia presieduta da monsignor Pacomio.

Il gruppo proseguirà quindi alla volta del Santuario di Caravaggio per un momento di affidamento a S. Maria del Fonte, quindi il pranzo presso il Centro di spiritualità.

La giornata proseguirà poi con la visita della casa natale di Paolo VI a Concesio. Un luogo e una figura significativi visto che quando era arcivescovo di Milano, nel 1958, Giovanni Battista Montini fu nominato da Giovanni XXIII cardinale protettore della congregazione.

Locandina del pellegrinaggio del 16 marzo

Il programma completo del 125° di fondazione delle Figlie di Sant’Eusebio




San Francesco Spinelli, tanti appuntamenti in preparazione alla festa del fondatore delle Suore Adoratrici

Come ogni anno, il 6 febbraio ricorre la memoria liturgica di san Francesco Spinelli. E come ogni anno le Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda la vogliono vivere questa ricorrenza condividendo la gioia della santità del loro Fondatore.

Primi fra tutti i sacerdoti, amici di padre Spinelli per il solo fatto di essere ministri dell’altare. Proprio a loro è dedicato il primo giorno di preparazione alla festa. L’ormai tradizionale Giornata sacerdotale presso Casa Madre, a Rivolta d’Adda, vedrà i sacerdoti porsi in ascolto della teologa Gaia de Vecchi. Moralista e insegnante presso diverse Facoltà teologiche e non solo, la professoressa De Vecchi offrirà la sua riflessione portando la voce femminile della Chiesa. Seguirà la celebrazione eucaristica (portare camice personale e la stola della canonizzazione) e il pranzo condiviso. I sacerdoti sono invitati a segnalare la loro presenza alla segreteria dell’Istituto delle Adoratrici (tel. 0363/1806643 – 203).

Nei giorni successivi la festa continua con la Giornata per la vita consacrata, che vedrà radunate in Cattedrale a Cremona le Suore Adoratrici insieme a tutte le religiose e i religiosi presenti in diocesi.

Sabato 3 febbraio, invece, si caratterizza come Giornata eucaristica con la proposta dell’adorazione nella chiesa di Casa Madre dalle 21 alle 23.

Lunedì 5 febbraio Giornata mariana con la Messa delle 8 e a seguire la riflessione di don Francesco Gandioli su “Maria nella liturgia”; alle 20.30 tutti sono invitati nella chiesa di Casa madre per la recita del Rosario meditato.

La giornata di martedì 6 febbraio, celebrata presso Casa Madre come solennità, vedrà la celebrazione eucaristica alle ore 8.30 e la solenne concelebrazione alle ore 18, quest’ultima presieduta da mons. Daniele Giannotti, vescovo di Crema.

Tutti gli eventi sono aperti a quanti, debitori della santità di san Francesco Spinelli, vogliono rinnovare la loro amicizia a questo Santo e al suo Istituto, nella certezza che, come ci ha ricordato papa Francesco, “Chi frequenta i santi impara la via della santità”.




Festa nella memoria di san Francesco Spinelli. Il vescovo di Crema Gianotti: «Nell’incontro con la debolezza ha riconosciuto lo Spirito che rinnova»

 

Nella giornata di martedì 6 febbraio, l’Istituto delle Suore Adoratrici era in festa, a Rivolta d’Adda nella memoria del loro padre fondatore, san Francesco Spinelli, nell’anniversario della morte, avvenuta proprio il 6 febbraio del 1913.

Culmine delle celebrazioni è stata la Messa presieduta dal vescovo di Crema, monsignor Daniele Gianotti, e da diversi sacerdoti provenienti dalla Diocesi di Cremona, ma anche da Como e da Napoli, dove l’istituto fondato da San Francesco Spinelli è presente con le sue comunità di suore.

In apertura della funzione ha preso la parola la madre generale, suor Isabella Vecchio, che ha ringraziato i celebranti, la corale e tutti i presenti. «Mi piace pensare – ha detto – che san Francesco Spinelli, incrociando la nostra storia, scolpisce qualcosa di Dio in noi e ci lascia un sapore di eternità» ha continuato la Madre. «San Francesco ha sempre creduto la Chiesa come infallibile maestra e madre dolcissima. Nei suoi scritti ci indica l’Eucaristia come fonte a cui attingere l’accesa carità, nei più poveri ha sempre ravvisato il volto di Cristo e con le sue opere ci insegna il perdono».

«Mi sono chiesto spesso quale fosse la ragione dello scandalo che si è acceso tra chi ha sentito esprimere da Gesù la necessità per noi di mangiare la sua carne e bere il suo sangue» ha quindi introdotto la sua omelia il vescovo Gianotti. Per i contemporanei di Cristo era inimmaginabile bere il sangue di un essere vivente, in quanto ritenuto sede della vita. La carne e il sangue, soprattutto, «appaiono associati per indicare condizione di fragilità e debolezza umana». Da qui il paradosso che anticipa la croce e ribalta la logica umana di potere e invulnerabilità: «La forza di Dio si manifesta attraverso la carne e il sangue, con un corpo donato, per mezzo della vita offerta in pienezza. È a partire dal dono che si dispiega la potenza dello Spirito che dona la vita».

Il Vescovo, in conclusione dell’omelia, ha ripreso la figura di San Francesco Spinelli, che ha accolto pienamente l’insegnamento di Cristo in croce: «San Francesco ha compreso che la debolezza radicale apre la strada per la vita in abbondanza. Ha fatto esperienza della morte del Signore e del sacramento dell’Eucarestia nell’incontro con la debolezza manifestata nei nostri fratelli e sorelle più poveri, sofferenti, malati, disabili. San Francesco Spinelli ci aiuta a riconoscere che attraverso la debolezza passa lo Spirito che rinnova il mondo».




Giornata mondiale della vita consacrata, il 2 febbraio Messa in Cattedrale per “un abbraccio a Gesù”

Il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, alle 18 nella Cattedrale di Cremona si terrà la celebrazione eucaristica per la 28ª Giornata mondiale della vita consacrata. La Messa, che sarà presieduta dal delegato episcopale per la vita consacrata, don Enrico Maggi, e vedrà la partecipazione dei consacrati che operano in diocesi, sarà trasmessa in diretta streaming sui canali web e social della Diocesi di Cremona.

In questa occasione, insieme al rinnovo delle promesse, saranno festeggiati gli anniversari di professione: il 70° delle suore adoratrici Celina Maggio e Rosalia Comi; il 60° delle suore adoratrici Emilia Cattaneo, Carmela Gatti, Egidia Carrara, Giovanna Pomoni e Romilde Ravasio; il 25° delle suore della Beata Vergine Flora Matija e Rosa Gjoni.

Di seguito proponiamo la riflessione delle suore della Beata Vergine di Cremona.

 

Un abbraccio a Gesù

Una nascita predispone sempre a un accogliente abbraccio. Ciò avviene in famiglia quando si allargano le braccia e si crea uno spazio magico e concavo in cui trova rifugio e calore il piccolo nato: tutti sono attorno al nuovo arrivato per conoscerne le fattezze, per ravvisarne somiglianze e per sognare il futuro. La scena che oggi si ripete nelle nostre case è già avvenuta anche in passato e non solo tra i familiari, ma anche nei luoghi di culto dove, per la prima volta, viene portato il neonato. Anche Maria e Giuseppe ne fanno esperienza: entrati nel tempio, presentano Gesù a Simeone che si china su di Lui in un grande abbraccio protettivo, di saluto, di benvenuto, di affetto e di meraviglia. Il sacerdote del tempio, guidato dallo Spirito, intravede nel Bambino la fonte della salvezza e, soddisfatto, si rivolge a Dio con il “nunc dimittis”. La salvezza, l’amore sono ormai un flusso irrefrenabile: ci inondano e ci abbracciano. Accogliamoli nel cuore e anche noi e insieme ricambiamo l’abbraccio d’amore a Gesù.

 

Il pendolo dell’amore

Il 2 febbraio è una data importante per i consacrati, religiosi e laici, che hanno scelto di dedicare la loro vita al Signore, così come, nel tempio, avevano fatto Simeone e Anna, il cui desiderio era quello di offrire tutto di sé a Dio.

Consacrare significa rendere sacro ogni azione, ogni sentimento offrendolo a Dio accolto come unico Signore della propria vita. Ed ecco che si aprono orizzonti infiniti davanti agli occhi e nel profondo del cuore di coloro che si accostano alla grazia e accolgono questa speciale chiamata.

Agli occhi dei più può risultare riduttiva questa scelta perché ne esclude altre pure importanti, ma nell’intimo si scoprono spazi di amore e di donazione che non hanno eguali. Nella gratuità di ogni sentimento e azione, il consacrato si dirige verso Dio in cerca del suo volto quasi come un pendolo e poi ritorna verso i fratelli con la ricchezza di amore che nel frattempo ha ricevuto. Un moto continuo cui il consacrato fa riferimento scandendo il tempo della giornata, impreziosito dall’incontro con Dio nella preghiera e nella dedizione alle opere di amore cui si sente chiamato.

La pienezza di vita che ne consegue lascia meravigliati gli stessi consacrati che si aprono a ricevere la grazia della salvezza che il Signore elargisce a coloro che, con cuore umile e semplice si presentano davanti a Lui nella povertà ma anche nella generosità della loro offerta.

Ma chi è Colui che ci consacra? Che ci sceglie per portare nel mondo il suo messaggio d’amore? È un Dio che si fida ancora dell’umana creatura, che ci affida la sua salvezza, preparata davanti a tutti i popoli, che ci fa riflesso della sua luce e ci lascia la libertà di annunciare la sua parola con gli accenti del nostro amore. La sua grande fiducia non può che essere ricambiata con la totalità del nostro essere che tenta di rivelare le meraviglie del suo amore per noi.

 

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Vita consacrata, giornata di spiritualità per le suore straniere in servizio in diocesi




Vita consacrata, una «vocazione che illumina il mondo»

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È iniziata con la benedizione delle candele, in fondo alla navata centrale della Cattedrale, la celebrazione che ha visto radunati a Cremona i religiosi e le religiose che prestano servizio in diocesi. L’occasione è stata la 28ª Giornata mondiale per la Vita consacrata, celebrata venerdì 2 febbraio, come consueto nella festa della Presentazione di Gesù al tempio. L’Eucaristia è stata presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che ha portato il saluto del vescovo Antonio Napolioni, impegnato in Vaticano nell’ultimo giorno della Visita ad limina. Hanno concelebrato i religiosi camilliani, barnabiti e francescani, oltre ai canonici del Capitolo e alcuni altri sacerdoti diocesani, tra i quali il delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi.

«Il vecchio Simeone, ispirato certamente da Dio, proclama questo Bambino, che viene presentato al tempio, “luce per illuminare le genti e gloria del Tuo popolo Israele”». È presentando l’immagine di questa giornata che il vescovo emerito Dante Lafranconi ha iniziato l’omelia: «Mi sembra bello fermarci un istante – ha affermato– su questo modo con cui Simeone riconosce Gesù, che poi, nei suoi incontri con i discepoli, dirà: “voi siete la luce del mondo”». E allora è così per ogni uomo, per tutti i «credenti, che fanno proprie queste parole di Gesù, questo mandato – ha aggiunto Lafranconi –. Ci ispiriamo a Lui per dire che la nostra vita di battezzati è come il riflesso della luce, che è Gesù, e che, per mandato suo e in comunione con lui, diventiamo a nostra volta luce che illumina il mondo». «Questo è il bello della vocazione religiosa – ha evidenziato –, con la sua risposta a vivere con radicalità il Vangelo, dentro questi valori che formano un tutt’uno: verginità, obbedienza e povertà. Perché sono questi i tre valori che hanno caratterizzato la stessa vita del Figlio di Dio».

Da qui un forte appello alle donne e alle religiose del nostro tempo: «In un mondo in cui spesso la donna è oggettivizzata, in un momento in cui c’è una forte realtà che guarda alla donna così, la vostra vocazione significa che voi rappresentate una Parola vivente, una testimonianza concreta, che va controcorrente alla mentalità di oggi», ha sottolineato il vescovo emerito. Da qui l’interrogativo: «Che cosa c’è di più evangelico e di più importante che avere davanti agli occhi un modello che richiama la donna alla sua dignità?!». Ha quindi concluso: «Questo è ciò che dà senso, bellezza e pienezza alla vostra vocazione: la certezza che ovunque siate voi potete essere un segno, come era questo piccolo bambino che Simeone ha preso in mano».

La celebrazione si è conclusa con il rinnovo delle promesse e con i festeggiamenti per gli anniversari di professione: il 70° delle suore adoratrici Celina Maggi e Rosalia Comi; il 60° delle suore adoratrici Emilia Cattaneo, Carmela Gatti, Egidia Carrara, Giovanna Pomoni e Romilde Ravasio; il 25° delle suore della Beata Vergine Flora Matija e Rosa Gjoni.

 

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Giornata mondiale della vita consacrata, il 2 febbraio Messa in Cattedrale per “un abbraccio a Gesù”




Il 24 gennaio al Monastero della Visitazione di Soresina Messa con il Vescovo per san Francesco di Sales

Sarà il vescovo Antonio Napolioni a presiedere, nel pomeriggio di mercoledì 24 gennaio, la solenne Eucaristia presso la chiesa del Monastero della Visitazione di Soresina nella memoria liturgica di San Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. 

L’appuntamento nella chiesa di via Fratelli Cairoli è alle 17 per l’adorazione eucaristica, cui seguirà alle 18 la Messa presieduta dal Vescovo.

Alla celebrazione la comunità claustrale visitandina, in sinergia con l’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali, ha invitato gli operatori della comunicazione e i giornalisti, di cui San Francesco di Sales è patrono. Una tradizione che si sta consolidando negli ultimi anni.

Proprio il 24 gennaio Papa Francesco renderà noto il suo messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni (12 maggio) sul tema dell’intelligenza artificiale, cui sarà dedicato un incontro diocesano a Cremona il 10 maggio all’Università Cattolica.

Locandina dell’evento

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.




«San Francesco di Sales ha insegnato a fare dell’amore, della devozione, della tenerezza e della carità il segreto di ogni comunicazione»

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La ricorrenza di san Francesco di Sales per molti è un appuntamento fisso. Lo è per i soresinesi che ogni anno, il 24 gennaio, si stringono con affetto e riconoscenza attorno alla comunità claustrale della Visitazione che festeggia il proprio fondatore. E ormai da alcuni anni la festa delle monache dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria è vissuta insieme ai giornalisti, di cui san Francesco di Sales è patrono.

Così per molti, nel pomeriggio di mercoledì 24 gennaio, l’appuntamento è stato presso la chiesa del monastero della Visitazione di Soresina dove, dopo un intenso momento di adorazione eucaristica, il pomeriggio si è concluso con la solenne celebrazione Eucaristica delle 18 presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

Diversi i sacerdoti concelebranti: parecchi preti del circondario con il vicario zonale della Zona pastorale 2 don Giambattista Piacentini, l’incaricato dell’Area comunicazione e cultura della Curia e direttore responsabile dei media diocesani don Federico Celini, il canonico mons. Attilio Cibolini a lungo direttore di TeleRadio Cremona Cittanova, oltre naturalmente ai sacerdoti di Soresina.

Proprio il parroco, don Angelo Piccinelli, all’inizio della Messa ha ricordato i 208 anni delle monache a Soresina e che «la presenza della famiglia salesiana è tutt’una con le vicende sociali ed ecclesiali della nostra città». Poi il pensiero è stato rivolto al vescovo di Ginevra e ai suoi insegnamenti: «Il nostro Dio è il Dio della gioia; camminate nella pace; mettete la vostra mano in quella di Dio e fate tutto insieme a lui; fate tutto per amore e nella per forza». «Tutto per amore, cioè filtrato e custodito dal cuore», ha detto ancora don Piccinelli con un chiaro riferimento al tema della comunicazione e al messaggio per la prossima Giornata mondiale della comunicazioni sociali che come consueto il Papa ha reso noto il 24 gennaio. In questo senso ha sottolineato la necessità di «legare indissolubilmente l’utilizzo dell’intelligenza artificiale cosiddetta generativa all’intelligenza del cuore». E ha proseguito: «L’intelligenza artificiale non ha coscienza e non distingue il bene dal male», si tratta di un «sistema tecnologico che obbedisce agli obiettivi e agli interessi di chi lo progetta e lo possiede». «L’esempio e l’intercessione di san Francesco di Sales – ha concluso – rendano feconda la sfida in atto, perché la comunicazione sia sempre, come raccomanda Papa Francesco, pienamente umana, filtrata dal cuore, secondo verità, nella carità».

 

 

Un saluto al quale anche il Vescovo si è unito rivolgendo il proprio pensiero alla comunità parrocchiale di Soresina e alle otto monche della Visitazione, ma anche a quanti si impegnano nelle comunicazioni sociali presenti alla celebrazione, e tra loro anche alcuni collaboratori dello staff della comunicazione diocesana.

Il tema della comunicazione è tornato anche nell’omelia, nella quale monsignor Napolioni ha preso spunto in particolare dalla parabola del seminatore per «chiamare tutti noi a comunicare con Dio e con gli altri sempre meglio». Imparare a parlare e prima ancora ad ascoltare. «San Francesco – ha proseguito – probabilmente era più bravo nell’ascoltare che nel parlare: era capace di parlare, di scrivere e di annunciare proprio perché innanzitutto sapeva mettersi in silenzio davanti a Dio e con gli occhi colmi di amore e l’orecchio teso nei confronti della gente. Proprio come fa un profeta», ha detto tornando alla prima lettura e alla figura di Natan.

Poi ancora l’immagine dei terreni buoni e cattivi, a partire dal brano evangelico. Con una premessa: «Il Signore è libero e ci vuole liberi. Ed è un incontro di libertà quello tra il suo dirci quanto ci ama e il nostro potergli dire: sì, no, ma, aspetta, … Lui non smette di animare questa possibilità di incontro». Una libertà che agisce proprio come fanno i diversi terreni.

Monsignor Napolioni ha quindi voluto mettere in guarda da alcune tentazioni, e in particolare quella di «costringere, condizionare, manipolare, trasformare, pretendere». Una tentazione cui nella storia la Chiesa ha dovuto fare i conti e della quale oggi anche la società sembra contagiata, in particolare attraverso la pubblicità.

Ma «Dio semina sempre!», ha ricordato con forza il Vescovo. E ancora: «I santi come Francesco di Sales l’hanno capito e hanno insegnato a fare dell’amore, della devozione, della tenerezza e della carità il segreto di ogni comunicazione. La verità senza la carità diventa violenza. La carità senza verità buonismo».

Più che sulle parole, però, è sui fatti che si sarà giudicati, ha ricordato monsignor Napolioni. «Fatti, atteggiamenti e gesti che permettono anche a noi di dire: non finirò sui giornali, non avrò fatto notizia, ma la mia vita è bella e non la scambio con nessuno; non sarò un pezzo grosso e non deciderò delle sorti del mondo, ma senza la mia goccia d’acqua l’oceano di questo mondo non sarebbe tanto bello». E ancora: «Se riesco a dirlo anche di tutti coloro che incontro cambia la realtà». E ha concluso: «Preghiamo per chi è alle prese con le grandi sfide della società e preghiamo per noi che ne sembriamo un po’ spettatori, consumatori e vittime, ma che in realtà siamo protagonisti delle parole, dei silenzi e dei gesti che adesso qui compiamo, che tornando a casa stasera compiremo; perché lì si gioca la qualità della nostra piccola esistenza che si incastona, come una gemma preziosa, nel cuore stesso di Dio».

 

 

Al termine della celebrazione, servita all’altare dai diaconi permanenti Raffaele Ferri e Angelo Papa e con il servizio liturgico a cura dei ministranti della parrocchia, monsignor Napolioni ha chiesto di accompagnare nella preghiera la Visita ad limina che i vescovi lombardi vivranno la prossima settimana, senza dimenticare un pensiero di vicinanza per il delicato momento che sta vivendo la superiora, chiamata nei prossimi giorni a un ricovero in ospedale.

 

Comunicazioni sociali, il Papa: “Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi”




Il 13 gennaio a San Luca Messa presieduta dal vescovo Guido Marini a 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini

Sabato 13 gennaio ricorrono i 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini, giovane chierico barnabita originario di Cavallara (in diocesi di Cremona e provincia di Mantova) morto in concetto di santità a soli 22 anni dopo essere riuscito a pronunciare la professione religiosa solenne. La sua figura sarà ricordata nella chiesa dei Barnabiti a Cremona con la Messa che alle 18 sarà presieduta dal vescovo Guido Marini (in foto qui accanto), già cerimoniere pontificio e oggi vescovo di Tortona. Proprio nella chiesa di San Luca sono custodite le spoglie del venerabile Serafino Ghidini, che in giovane età maturò la propria vocazione frequentando il circolo giovanile “Zaccaria” dei Barnabiti cremonesi.

Il significativo anniversario sarà occasione per rinnovare, in maniera solenne, la devozione a Serafino Ghidini, dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II nel 1994, e al quale è intitolata l’unità pastorale che comprende la sua parrocchia d’origine, nel Mantovano: l’unità pastorale “Servo di Dio Serafino Ghidini” di Cavallara, Correggioverde, Dosolo, Sabbioni di San Matteo, San Matteo delle Chiaviche e Villastrada.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Marini, sarà animata con il canto dal coro gregoriano “S. Antonio Maria Zaccaria” insieme al coro polifonico “Il Discanto”, accompagnati all’organo dal maestro Marco Brunelli.

L’invito a prendere parte alla celebrazione è stato rivolto dal superiore della comunità di San Luca, padre Emilio Redaelli, alle vicine comunità dei Chierici regolari di San Paolo (meglio conosciuto come Barnabiti), al vicario generale della Diocesi di Cremona mons. Massimo Calvi, al delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi e al parroco dell’unità pastorale Cittanova don Irvano Maglia, insieme ad altri sacerdoti diocesani e non.

 

Il vescovo Guido Marini

Mons. Guido Marini è nato a Genova il 31 gennaio 1965. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica al Liceo “C. Colombo” è entrato in Seminario. Ordinato sacerdote il 4 febbraio 1989 dal cardinale Giovanni Canestri, ha proseguito gli studi a Roma presso la Pontifica Università Lateranense, dove ha conseguito il dottorato In utroque Iure con una tesi inerente il problema dei rapporti Chiesa e Stato agli inizi del 1900. Nel 2007 ha conseguito la laurea breve in Psicologia della comunicazione presso la Pontificia Università Salesiana.

Dal 1988 al 1995 è stato segretario particolare del cardinale Giovanni Canestri, dal 1995 al 2002 del cardinale Dionigi Tettamanzi e dal 2002 al mese di agosto del 2003 del cardinale Tarcisio Bertone. Dei cardinali Tettamanzi e Bertone, come anche del cardinale Angelo Bagnasco, è stato maestro delle celebrazioni liturgiche, costituendo il Collegium Laurentianum, un’associazione di volontari per il servizio d’ordine e d’accoglienza della Cattedrale di Genova, soprattutto in occasione delle celebrazioni liturgiche diocesane.

Dal 2003 al 2005 è stato direttore dell’Ufficio diocesano per l’Educazione e la Scuola, con specifica competenza per l’insegnamento della religione cattolica.

Il 29 settembre 2007 Papa Benedetto XVI lo ha insignito del titolo di prelato d’onore di Sua Santità, mentre il 1º ottobre lo ha nominato maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, succedendo all’arcivescovo Piero Marini.

Il 17 gennaio 2019 Papa Francesco lo ha nominato responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, contestualmente inserita nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, affidandogli anche il compito di redigerne il nuovo statuto.

Il 29 agosto 2021 è stato nominato vescovo di Tortona, diocesi di cui ha preso possesso il 7 novembre, dopo l’ordinazione episcopale avvenuta il 17 ottobre nella basilica di San Pietro in Vaticano.

 

Il venerabile Serafino Ghidini

Serafino Maria Ghidini nacque il 10 gennaio 1902 a Cavallara (Mn). Inviato a Cremona come garzone in una cartoleria ebbe modo di conoscere e frequentare il Circolo giovanile Zaccaria voluto dei Barnabiti a San Luca. Il suo desiderio di diventare religioso, osteggiato dal padre, socialista convinto, si fortificò man mano nella preghiera e nello studio personale dopo le ore di lavoro. Nel 1919 riuscì finalmente a ottenere il consenso dei suoi genitori. La sua testimonianza di fede divenne realtà ancor più evidente quando iniziò a manifestarsi la malattia che l’avrebbe portato giovanissimo alla tomba.

Dopo un anno di studio a Milano, fu ammesso al noviziato dei Barnabiti di Monza, dove il 1° novembre 1923 pronunciò i voti religiosi. Avrebbe quindi dovuto recarsi a Lodi per completare gli studi liceali, ma per l’aggravarsi della malattia fu costretto al ricovero all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Rimase in ospedale ottanta giorni. Prima di morire in concetto di santità, il 13 gennaio 1924, riuscì a pronunciare la sua professione religiosa solenne.

Il processo di beatificazione fu stato promosso dai Padri Barnabiti. L’inchiesta diocesana, aperta il 9 marzo 1967, fu chiusa il 21 marzo 1975 e il decreto sugli scritti fu emesso il 28 maggio 1977. Dopo il Congresso dei teologi dell’11 gennaio 1994 e la sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi del 19 aprile 1994, con l’approvazione delle virtù eroiche del 2 luglio 1994, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato venerabile il chierico Serafino Ghidini.




Vita consacrata, giornata di spiritualità per le suore straniere in servizio in diocesi

Mercoledì 3 gennaio, presso l’Istituto della Beata Vergine di via Cavallotti, a Cremona, si è tenuto l’incontro tra le religiose straniere che prestano servizio in diocesi e il vescovo Antonio Napolioni. Un appuntamento ormai diventato tradizionale nei primi giorni dell’anno quello promosso dall’Usmi, attraverso la responsabile diocesana madre Giuliana Arsuffi.

Il momento di spiritualità è stato contrassegnato anche dalla condivisione di esperienze, mettendo in luce le attese insieme anche alle difficoltà, espresse con familiarità e confidenza al vescovo Napolioni, affiancato nell’occasione dal delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi.

Dal Messico a Malta, dal Congo al Kenya e all’Etiopia, dall’Albania all’India. Sono solo alcune delle nazionalità di origine delle suore presenti in diocesi, una variegata rappresentanza che ha dato voce alla Chiesa di tutto il mondo, arricchita dalle diverse tradizioni religiose oltre che dai carismi dei vari istituti religiosi. Un momento di ascolto e confronto che ha visto anche la testimonianza di alcune suore italiane che sono state in missione.

Tra le maggiori criticità è emerso il problema della lingua per chi giunge in Italia. Dal vescovo l’invito a perseguire una piena integrazione, che si deve concretizzare non solo attraverso il prezioso servizio svolto dalle suore all’interno degli istituti religiosi, ma che deve sempre più coinvolgere le religiose nella vita delle comunità parrocchiali, aiutandole a sentirsi a pieno parte della Chiesa locale e coinvolte attivamente nella sua vita, con il beneficio anche di un reciproco arricchimento.

In questo senso il vescovo ha rinnovato l’invito a religiose e religiosi a prendere parte, insieme al clero diocesano, all’incontro plenario del 22 febbraio in Seminario, quale ulteriore occasione per riflettere e confrontarsi insieme sulla dimensione umana della vocazione e del servizio.

Il 2 febbraio, nella Giornata mondiale della Vita consacrata, tutte le religiose e i religiosi, invece, sono attesi in Cattedrale per vivere insieme l’Eucaristia nella quale rinnovare le proprie promosse religiose, festeggiando anche i più significativi anniversari di professione.