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Giovani in missione: un segno e una speranza

Tra le tante persone e le numerose organizzazioni che durante l’estate partono o propongono dei servizi all’estero (che possono essere missionari, animativi o caritativi) ci sono le esperienze di alcuni giovani della nostra diocesi che ci sentiamo di evidenziare, non perché più importanti di altre ma perché possono costituire un segno e magari uno stimolo per altre persone che forse non conoscono le tante opportunità di crescita offerte dall’Ufficio missionario cremonese in collaborazione con altri Uffici missionari italiani.

Chiara Gallarini

Penso a Chiara Gallarini, Sara Tacchi ed Emma Bonvini di Castelleone che si sono suddivise in tre realtà molto diverse tra loro. Chiara, che si trova in Serbia già da fine luglio per un servizio animativo, è in un campo profughi – le cui nazionalità maggiormente rappresentate sono afghane, irachene, iraniane, siriane – con l’obiettivo di migliorare la qualità della permanenza in Serbia per questi migranti, attraverso attività di supporto psico-sociale e attività ricreative, educative e di socializzazione. Sara invece è partita per il Togo ed Emma per la Moldova dove tra i compiti che le sono stati affidati c’è anche quello di far visita ad ospiti di centri psichiatrici.

Ci sono poi alcuni giovani dell’unità pastorale guidata da don Davide Ferretti e don Marco Genzini, che anche quest’anno hanno vissuto la loro esperienza in Brasile.

Sono segni, sono speranze, sono inviti ad un’apertura, al viaggio, all’incontro. Molte altre occasioni si stanno costruendo per i mesi a venire, soprattutto con i nostri sacerdoti “fidei donum”.

a cura dell’Ufficio Missionario Diocesano

 

 

Di seguito proponiamo, attraverso le parole di Mattia, la testimonianza del gruppo guidato da don Ferretti al termine del periodo vissuto in Brasile.

Aparecida de Goiânia è una periferia di 400.000 abitanti, posta ai confini della capitale dello stato del Goiás, in Brasile.

Sono quasi 10.000 chilometri in linea d’aria dal paesino della provincia di Cremona da cui siamo partiti. Io, Alice, Claudia, Davide, Gloria e don Davide.

Un gruppo di giovani che hanno deciso di trascorrere tre settimane in Brasile con i bambini del posto, proponendo la “Colônia de férias” ogni mattina per due settimane: giochi e laboratori sullo stile dei nostri Grest diocesani. I pomeriggi invece erano dedicati alle visite nelle famiglie.

Questo programma è proposto da una decina di anni in collaborazione con l’associazione Amici dell’Ecovam di Cremona che sostiene da oltre 20 anni la missione iniziata dalle suore dell’Istituto Rifugio Cuor di Gesù e ora portata avanti in collaborazione con alcune suore brasiliane.

Prima di partire, mi sono chiesto cosa realmente mi spingesse ad attraversare l’oceano per fare cose che avrei potuto fare anche qui in Italia, con bambini in difficoltà, con anziani, con malati. Dove sta la differenza?

Il Brasile è un mosaico di umanità, mille colori di un popolo con un bagaglio di tradizioni e cultura completamente diverso dal nostro, che sperimenta condizioni di estrema povertà per molti e un’estrema ricchezza per pochi, dove i grattacieli stanno a pochi metri dalle catapecchie, dove i ricchi stanno in gabbie dorate, recintate da filo spinato e muri altissimi per nascondere e allontanare verità scomode.

Il nostro contributo al Brasile è stato insignificante. Ciò che invece ha regalato a noi è stato immenso: da una parte, la possibilità di regalare un sorriso ad un bambino anche solo per un secondo é un’esperienza che arricchisce l’anima; dall’altra, entrare a contatto con realtà lontane allarga gli orizzonti, apre gli occhi e ti permette di vivere una carità gratuita, quando invece qui ha troppo spesso il sapore di un’egoistica autocelebrazione.

Il senso della missione cristiana è quello di costruire ponti, non muri, per ricordarsi che siamo tutti parte di una chiesa universale, fatta di mille facce e mille colori e non possiamo non riconoscere che il nostro contributo al Brasile risulta insignificante rispetto a quello che abbiamo ricevuto.




A S. Sigismondo la festa di san Domenico con il vescovo emerito Lafranconi

Solenne celebrazione domenica 6 agosto in San Sigismondo, a Cremona. L’occasione è stata la festa di san Domenico di Guzman, fondatore dell’Ordine dei frati predicatori: per l’occasione la Messa delle 11 è stata presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che l’8 dicembre 2007 accolse ufficialmente a Cremona la comunità claustrale domenicana.

In molti hanno voluto partecipare alla celebrazione per far sentire alle monache l’affetto e la gratitudine per una presenza discreta e silenziosa, ma sempre più percepita come significativa e importante per la Diocesi e la Città.

Le claustrali domenicane sono ormai entrate nel cuore dei Cremonesi. A testimoniarlo basterebbero i numerosi messaggi con richieste di preghiere che i fedeli lasciano quotidianamente nella chiesa monastica ai piedi dell’immagine della Madonna. Molti sono quelli che dicono l’aiuto spirituale e il conforto avuto in momenti di dolore nel sentire le campane o al vedere il campanile di S. Sigismondo dalle finestre del vicino Ospedale. Per tanti è motivo di speranza sapere che le monache presentano al Signore le preoccupazioni, le angosce, le gioie e le attese di tutti. Ma a testimoniarlo è soprattutto la premurosa vicinanza di volontariato e di beneficenza offerti alla comunità. «Sono innumerevoli i cremonesi che ci aiutano – dice madre Lucia Soncini, priora del Monastero – e noi trasformiamo ogni giorno in preghiera la nostra gratitudine».

Da 10 anni le claustrali risiedono nel complesso monastico di S. Sigismondo e l’appuntamento della solennità di san Domenico, loro Fondatore, è uno dei più sentiti.

Per l’occasione l’Eucaristia delle ore 11 è stata presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, circondato dai numerosi ministranti che abitualmente prestano servizio nella chiesa monastica, mentre era all’organo Antonio Disingrini, fedelissimo animatore musicale della basilica.

Mons. Lafranconi nell’omelia ha evidenziato che oggi, come ai tempi di san Domenico, non pochi battezzati sembrano più attratti dal mondo e dalle sue vanità che affascinati dalla Parola illuminata e illuminante del Signore Gesù. Il Vescovo emerito ha sottolineato che non basta ascoltare la Parola, ma è necessario viverla, testimoniarla e comunicarla agli altri.

Egli ha poi ricordato che come san Domenico non si è scoraggiato e lasciato fermare dalle difficoltà incontrate nella predicazione: così anche ogni cristiano deve annunciare con gioia e coraggio la propria fede. Ogni stella è una luce e rimane tale anche per chi chiude gli occhi – ha detto mons. Lafranconi -. Così ogni credente è sale della terra e luce del nostro mondo dissipato e disorientato, anche quando gli sembra di essere di rimanere solo e inascoltato. Infine esortato a trovare, nelle ferie estive, tempo non solo per riposare o per prendere il sole, ma anche per ascoltare la Parola di Dio e per approfondire la fede con lo studio del catechismo.

Photogallery della Messa del 6 agosto

 

Prossimi appuntamenti

La festa di san Domenico continuerà con la Messa che alle ore 7 di martedì 8 agosto, memoria liturgica del santo fondatore dei Predicatori, sarà presieduta da un frate cappuccino del convento di via Brescia, a ricordo del legame di amicizia che ha legato in vita i santi Francesco e Domenico e che perdura nei rispettivi due Ordini da oltre otto secoli. A questa celebrazione la comunità claustrale ha invitato in modo particolare i sacerdoti della città, impegnati la domenica nel ministero parrocchiale e perciò impossibilitati a partecipare alla festa del 6 agosto.

Alle 18 di martedì 8 agosto il canto dei Vespri nella memoria del Fondatore.

Dopo la celebrazione di martedì 8 agosto il prossimo appuntamento è per la seconda apertura annuale del chiostro e del refettorio domenica 17 settembre.

 

Locandina delle celebrazioni del 6 e dell’8 agosto




La prima professione di Michela Consolandi nelle Figlie di Maria Ausiliatrice

Domenica 6 agosto nella parrocchia salesiana di Santa Maria della Speranza, a Roma, Michela Consolandi ha fatto al sua prima professione religiosa emettendo i voti nella famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Suor Michela, classe 1991, è originaria della parrocchia S. Giorgio, in Cumignano sul Naviglio.

Dopo un intenso e profondo cammino di discernimento, Michela ha intrapreso il percorso vocazionale tra le Figlie di Maria Ausiliatrice dopo averne conosciuto il carisma durante la GMG del 2011 a Madrid.

Il postulato a Torino e il noviziato nella casa di Castelgandolfo hanno caratterizzato le tappe della sua formazione. Durante questi tre anni lo studio, il confronto con le maestre delle novizie, una profonda conoscenza di sé e la conoscenza del carisma attraverso lo studio delle Costituzioni hanno contribuito a farle abbracciare la vita religiosa nella forma proposta da don Bosco e da madre Mazzarello.

Suor Michela viene da una bella esperienza di vita d’oratorio e di servizio generoso alla comunità parrocchiale di Cumignano, nella quale ha maturato la chiamata e ha trovato la forza per questa risposta generosa.

Ora, dopo la professione temporanea inizierà il suo servizio presso la casa di Castellanza (Va), nell’ispettoria lombarda.

In un tempo in cui il per sempre e l’impegno per Dio sono visti come fumo negli occhi per i più, la scelta di questa giovane dice che ancora è possibile scegliere il Signore. Povertà, castità e obbedienza non sono proprio così impossibili da vivere. Anche per una giovane.




Festa di san Domenico: a Cremona celebrazioni a S. Sigismondo

Domenica 6 agosto il monastero domenicano di S. Giuseppe, presso la chiesa di Sigismondo, a Cremona, festeggerà san Domenico di Guzman, fondatore dell’Ordine dei frati predicatori: per l’occasione la Messa delle 11 sarà presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che l’8 dicembre 2007 accolse ufficialmente a Cremona la comunità claustrale domenicana.

Alle 17 il canto dei Secondi Vespri presieduti dal cappellano don Gianpaolo Maccagni.

Martedì 8 agosto, nel giorno della festa liturgica di san Domenico, la comunità claustrale guidata da madre Maria Lucia Soncini, invita tutti i sacerdoti cremonesi a concelebrare l’Eucaristia delle ore 7 che, nel ricordo dell’amicizia tra san Domenico e san Francesco, sarà presieduta da un frate cappuccino del convento cremonese di via Brescia. Alle 18 il canto dei Vespri.

Locandina




«Il suo sorriso era un grande ministero»

Settantuno anni di sacerdozio, vissuti con semplicità e mitezza e il sorriso sulle labbra. Così il vescovo Antonio Napolioni ha ricordato don Francesco Lucchi, spentosi mercoledì 2 agosto all’età di 95 anni, nei funerali presieduti nella chiesa parrocchiale di Persico, dove don Lucchi è stato parroco per 27 anni, dal 1966 al 1993.

In chiesa, nella frazione di Persico Dosimo, oltre alla comunità parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano c’era una folta delegazione delle Suore Adoratrici con la superiora generale, madre Isabella Vecchio. Don Lucchi, infatti, concluso il suo ministero a Persico si trasferì a Rivolta d’Adda, dove sino al 2014 svolse l’incarico di cappellano presso la Casa Madre dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Nelle prime file i parenti più stretti, con la sorella Adelina, insieme alla quale tre anni fa si era ritirato presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti, a Cremona, dove è deceduto.

Accanto al vescovo Napolioni anche l’emerito, mons. Dante Lafranconi, e diversi sacerdoti. Tra loro il vicario generale, don Massimo Calvi, e il vicario episcopale per il Clero, don Gianpaolo Maccagni. Naturalmente non mancavano i sacerdoti di Persico: il parroco don Claudio Rubagotti e il collaboratore parrocchiale don Massimo Macalli. C’era anche don Claudio Anselmi, che a metà settembre succederà a don Rubagotti, e don Achille Bolli, cappellano della casa di riposo Arvedi.

Nell’omelia mons. Napolioni, dopo aver fatto riferimento al segno del cero pasquale, ha guardato alla coincidenza della giornata con la memoria liturgica di Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars, patrono dei presbiteri e dei parroci.

Prendendo quindi spunto dalla pagina evangelica (Mt 13,54-58), il Vescovo ha tracciato il profilo di don Lucchi, caratterizzato da «la semplicità, la mitezza e il sorriso». Senza dimenticare il felice traguardo di 71 anni di sacerdozio, vissuti anche negli ultimi tempi in modo «sempre attento e partecipe alla vita della nostra Chiesa». «Semplicità e mitezza – ha sottolineato mons. Napolioni –. In un mondo dove sembra vinca chi fa più rumore, don Francesco è un vincente alla maniera di Dio; uno che ha saputo ricevere ogni giorno il dono e l’ha messo a disposizione dei fratelli. Il suo sorriso era un grande ministero».

La prima lettura (Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37) è stata, invece, l’occasione per tracciare il profilo del prete tra la gente: non colui «che ha l’esclusiva del rapporto con Dio, ma aiuta tutti a elevarsi, sentendosi amati da Dio». E ha proseguito: «Benediciamo il Signore perché, attraverso il suo ministero, don Francesco ha elevato persone, famiglie e comunità; ci ha reso più uniti e più santi».

«Siamo certi – ha concluso mons. Napolioni – che la sua anima è nella pace, nella luce, in questo ministero di intercessione che dal Cielo continua a elevarci e dare orientamento ai nostri sforzi e ai nostri giorni. Diciamo grazie, diciamo aiutaci, diciamo il nostro eccomi alla volontà di Dio che chiama anche ciascuno di noi ad altrettanta semplicità, mitezza e serenità di spirito».

Al termine delle esequie il feretro è stato trasportato al cimitero di Cappella de’ Picenardi, suo paese natale.

 

Biografia di don Lucchi

Don Francesco Lucchi è nato a Cappella de’ Picenardi il 4 aprile 1922 ed è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1946 insieme ad altri 15 confratelli, già tutti saliti alla Casa del Padre.

Ha iniziato il suo ministero sacerdotale come vicario parrocchiale a Cicognolo. Dopo 7 anni, nel 1952, è diventato parroco di Cansero, frazione di Cappella de’ Picenardi. Nel 1955 il trasferimento, sempre come parroco a Pozzo Baronzio, dove ha prestato servizio per 11 anni, sino alla nomina di parroco di Persico, dove è stato parroco per 27 anni.

Dal 1993 al 2014 ha risieduto a Rivolta d’Adda, dove è stato cappellano dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Nel 2014 il trasferimento a Cremona dove, insieme alla sorella (in foto), si era ritirato presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti, a Cremona, nella struttura un tempo de “La Pace”.




Come Mosè faccia a faccia con Dio sul monte

Uomo amante della montagna, luogo privilegiato per ritrovarsi faccia a faccia con Dio; e insieme prete della pianura, con un ministero vissuto tra la gente e i tanti problemi della vita. Così il vescovo Antonio Napolioni ha ricordato don Giuseppe Perri, morto il 30 luglio all’età di 78 anni. I funerali nel pomeriggio di martedì 1° agosto nella chiesa parrocchiale di Sesto Cremonese, dove da prete novello, nel 1964, iniziò il proprio ministero come parroco.

Accanto ai familiari, con le sorelle e i nipoti, quanti hanno avuto modo di conoscerlo negli anni di ministero e gli amici che con lui hanno condiviso la passione per la montagna. Un aspetto che anche il Vescovo ha voluto più volte richiamare, augurandogli – prima del commiato – «di scoprire il creatore delle montagne e di esserne infinitamente più felice di quanto abbia assaporato su ogni vetta».

Accanto a mons. Napolioni anche il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, e diversi sacerdoti. Tra loro il parroco di Sesto, don Angelo Staffieri, il vicario generale, don Massimo Calvi, e il vicario per il Clero, don Gianpaolo Maccagni. Naturalmente non mancavano i compagni di Messa, che hanno preso posto ai piedi dell’altare, accanto alla bara.

Nell’omelia il vescovo Antonio ha ricordato l’ultimo incontro con don Giuseppe, a poche ore dal decesso. Pur assopito per i farmaci, anche in quell’occasione la montagna ha saputo rinvigorirlo. Intonando l’inizio del canto “Ah io vorrei tornare”, mons. Napolioni ha pregato con le parole del ritornello: “Portami tu lassù, o Signor, dove meglio ti veda”.

Il tema della montagna è ritornato con l’immagine dell’incontro faccia a faccia tra Mosè e Dio sul monte: un dialogo – ha affermato il Vescovo – che ora vede protagonista l’anima immortale di don Giuseppe che, come i discepoli, può chiedere a Gesù di spiegargli le parabole.

Poi, richiamando la necessità di fermarsi ogni giorno nell’abbraccio di Dio, il Vescovo ha voluto far eco all’ultima predicazione di don Perri, con l’invito – rivolto a tutti i presenti – a salire la montagna dell’incontro con Dio, seguendo il proprio cammino di fede.

Al termine della Messa, dopo la benedizione e l’incensazione del feretro, don Giuseppe ha lasciato la chiesa mentre veniva cantato “Signore delle cime”. L’ultimo saluto prima del trasferimento nel non lontano cimitero di Marzalengo.

Photogallery della celebrazione

 

Biografia di don Perri

Don Giuseppe Perri è nato a Soresina il 21 gennaio 1939 ed è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1964 mentre risiedeva nella comunità parrocchiale di Castelnuovo del Zappa.

Il suo primo incarico pastorale è stato come vicario parrocchiale a Sesto Cremonese, comunità alla quale è rimasto sempre fortemente legato.

Nel 1975 è stato scelto come parroco di San Pietro in Mendicate; nel 1986 il trasferimento, sempre come parroco, a Ca’ d’Andrea.

Nel 1994 è diventato parroco della comunità dei Santi Cosma e Damiano in Persico (comune di Persico Dosimo), parrocchia che ha guidato per 20 anni, sino al luglio 2014, quando ha rinunciato per raggiunti limiti d’età.

Il decesso la mattina di domenica 30 luglio presso la casa di cura S. Camillo di Cremona, dove era ricoverato da alcuni giorni.




Morto don Francesco Lucchi, aveva 95 anni

Nuovo lutto nel Clero cremonese: la mattina di mercoledì 2 agosto è morto, all’età di 95 anni, don Francesco Lucchi. Il sacerdote, classe 1922, originario di Cappella de’ Picenardi, da diverso tempo viveva con la sorella (in foto) presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di Cremona, dove è stata allestita la camera ardente. I funerali, presieduti dal vescovo Antonio Napolioni, la mattina di venerdì 4 agosto, alle 9.30, nella chiesa parrocchiale Ss. Cosma e Damiano in Persico (Persico Dosimo).

 

Don Francesco Lucchi è nato a Cappella de’ Picenardi il 4 aprile 1922 ed è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1946 insieme ad altri 15 confratelli, già tutti saliti alla Casa del Padre.

Ha iniziato il suo ministero sacerdotale come vicario parrocchiale a Cicognolo. Dopo 7 anni, nel 1952, è diventato parroco di Cansero, frazione di Cappella de’ Picenardi. Nel 1955 il trasferimento, sempre come parroco a Pozzo Baronzio, dove ha prestato servizio per 11 anni, sino alla nomina di parroco di Persico, dove è stato parroco per 27 anni.

Dal 1993 al 2014 ha risieduto a Rivolta d’Adda, dove è stato cappellano dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Nel 2014 il trasferimento a Cremona dove, insieme alla sorella, si era ritirato presso la casa di riposo di via Massarotti.




Visita a sorpresa del Vescovo al campo AC

“Fragilità: una realtà da maneggiare con cura, cuore, coraggio”: questo è il messaggio che il vescovo Antonio ha lasciato ai giovanissimi di AC, che in questi giorni stanno vivendo l’esperienza del camposcuola diocesano che ha come tema appunto la fragilità. Giunto a sorpresa presso la Villa Padri Barnabiti di Gandellino (Bg), nella mattinata di mercoledì 2 agosto il Vescovo ha voluto incontrare i ragazzi con i loro educatori e l’assistente diocesano durante l’esperienza del loro campo.

Dopo aver condiviso il pranzo e un pomeriggio di attività, la permanenza del Vescovo si è conclusa con la celebrazione dell’Eucaristia, momento nel quale mons. Napolioni ha sottolineato l’importanza, per i giovani, di essere missionari con la loro vita, anche se fragile, invitandoli ad essere “testimoni raggianti” dell’amore del Signore.

Grande è stata la gioia da parte di tutti per aver condiviso un momento così semplice e sereno con il proprio pastore, salutato dai ragazzi: “Vescovo Antonio, uno di noi!”.

Photogallery




Gemellaggio terremoto/48. Incontro con don Andrea La Regina, responsabile dei macro-progetti di Caritas Italiana

Il gemellaggio post-terremoto tra la Chiesa cremonese e l’arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche sotto la lente di Caritas Italiana, che mercoledì 2 agosto ha potuto osservare sul campo quanto messo in atto da Caritas Cremonese. L’occasione è stata la visita in terra marchigiana di don Andrea La Regina, responsabile dei macro-progetti ed emergenze nazionali di Caritas Italiana, che ha avuto modo di apprezzare anche il progetto “Diamoci una mano” realizzato in sinergia con gli Uffici di pastorale giovanile.

Proprio Caritas Italiana intende non far passare sotto silenzio il triste anniversario di questo terremoto che, a partire dalla notte del 24 agosto, con una scia di eventi sismici ha seminato morte e distruzione in intere aree dell’Appennino e dell’Italia centrale.

Poster “Costruttori di comunità”

 

Spot audio a un anno dal terremoto

 

La situazione di oggi nei territori colpiti dal terremoto è quella di centri storici fantasma, di una ricostruzione che non decolla, di detriti e paure ancora da rimuovere. Eppure le popolazioni locali sono tenaci, molti vogliono ripartire dalla loro terra: da borghi restaurati, comunità ritessute, radici storiche rivitalizzate, agricoltura, allevamento e turismo di qualità.

La realtà ecclesiale – la Conferenza episcopale italiana e i suoi organismi, tra cui Caritas Italiana – cerca di sviluppare scelte che guardano al futuro, delineando modi certi per contribuire alla ricostruzione delle comunità, fondata sull’identità di queste popolazioni, che vanno rese protagoniste delle scelte.

Grazie alla colletta nazionale del 18 settembre 2016 e a numerosissime altre donazioni, sono finora pervenuti a Caritas Italiana oltre 26 milioni di euro, incluso 1 milione messo subito a disposizione dalla CEI. Secondo una consolidata esperienza, sono stati promossi gemellaggi tra località terremotate e delegazioni regionali Caritas, quale appunto quello che sta vivendo la Diocesi di Cremona.

Contemporaneamente, Caritas Italiana si è attivata nella costruzione di luoghi polifunzionali, pensati per rendere possibili le attività religiose, culturali e aggregative delle comunità. In un anno, sono state realizzate o progettate in tutte le diocesi terremotate diverse tipologie di centri di comunità: container assemblati, prefabbricati metallici, strutture con fondamenta, in muratura, acciaio o legno.

Tra aiuti d’urgenza, costruzioni, progettazione sociale e sostegno alle delegazioni gemellate sono stati erogati già oltre 6 milioni di euro e quasi 13 milioni sono stati impegnati per ulteriori costruzioni e attività di progettazione sociale.

 

Video testimonianze a un anno dal terremoto

 

Speciale estratto da “Italia Caritas” (agosto/settembre 2017)

 

 

Tutti i diari del gemellaggio cremonese




Gemellaggio terremoto/46. Il gruppo di Bozzolo nelle Marche per il progetto “Diamoci una mano”

Scopoli – Villaggio Menotre, 31 luglio 2017

Partiti da Bozzolo, eccoci finalmente, siamo nelle Marche!

Abbiamo aspettato la partenza, ci siamo preparati per un paio di mesi e ora finalmente si comincia. Con noi il nostro vicario, don Gabriele Barbieri.

Primo giorno, dopo 500 km e un po’ di tornanti ci sistemiamo al Villaggio Menotre, a Scopoli, e prendiamo contatto con le comunità ospitanti dei nostri Grest “fuori sede”, rispettivamente Pian di Pian di Pieca (frazione di San Ginesio) e San Severino Vescovo, entrambi in provincia di Macerata.

Nelle due località, accompagnati da Nicoletta D’Oria Colonna di Caritas Cremonese e don Paolo Arienti della Federazione Oratori Cremonesi, abbiamo incontrato le persone che ci affiancheranno nelle attività di questi giorni, che con un piatto di lasagne e un sorriso cordiale hanno ascoltato le nostre proposte di programma del Grest e chiesto alcuni “inserimenti”.

Nonostante i danni provocati dal sisma siano chiaramente percepibili attraversando questi luoghi, l’accoglienza che ci è stata riservata e la disponibilità della gente del posto comunica un’incredibile energia e voglia di continuare a fare.

Andiamo a riposare, entusiasti della giornata e carichi di positività per domani.

William Donini

Photogallery

 

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