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Il 13 gennaio a San Luca Messa presieduta dal vescovo Guido Marini a 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini

Sabato 13 gennaio ricorrono i 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini, giovane chierico barnabita originario di Cavallara (in diocesi di Cremona e provincia di Mantova) morto in concetto di santità a soli 22 anni dopo essere riuscito a pronunciare la professione religiosa solenne. La sua figura sarà ricordata nella chiesa dei Barnabiti a Cremona con la Messa che alle 18 sarà presieduta dal vescovo Guido Marini (in foto qui accanto), già cerimoniere pontificio e oggi vescovo di Tortona. Proprio nella chiesa di San Luca sono custodite le spoglie del venerabile Serafino Ghidini, che in giovane età maturò la propria vocazione frequentando il circolo giovanile “Zaccaria” dei Barnabiti cremonesi.

Il significativo anniversario sarà occasione per rinnovare, in maniera solenne, la devozione a Serafino Ghidini, dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II nel 1994, e al quale è intitolata l’unità pastorale che comprende la sua parrocchia d’origine, nel Mantovano: l’unità pastorale “Servo di Dio Serafino Ghidini” di Cavallara, Correggioverde, Dosolo, Sabbioni di San Matteo, San Matteo delle Chiaviche e Villastrada.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Marini, sarà animata con il canto dal coro gregoriano “S. Antonio Maria Zaccaria” insieme al coro polifonico “Il Discanto”, accompagnati all’organo dal maestro Marco Brunelli.

L’invito a prendere parte alla celebrazione è stato rivolto dal superiore della comunità di San Luca, padre Emilio Redaelli, alle vicine comunità dei Chierici regolari di San Paolo (meglio conosciuto come Barnabiti), al vicario generale della Diocesi di Cremona mons. Massimo Calvi, al delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi e al parroco dell’unità pastorale Cittanova don Irvano Maglia, insieme ad altri sacerdoti diocesani e non.

 

Il vescovo Guido Marini

Mons. Guido Marini è nato a Genova il 31 gennaio 1965. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica al Liceo “C. Colombo” è entrato in Seminario. Ordinato sacerdote il 4 febbraio 1989 dal cardinale Giovanni Canestri, ha proseguito gli studi a Roma presso la Pontifica Università Lateranense, dove ha conseguito il dottorato In utroque Iure con una tesi inerente il problema dei rapporti Chiesa e Stato agli inizi del 1900. Nel 2007 ha conseguito la laurea breve in Psicologia della comunicazione presso la Pontificia Università Salesiana.

Dal 1988 al 1995 è stato segretario particolare del cardinale Giovanni Canestri, dal 1995 al 2002 del cardinale Dionigi Tettamanzi e dal 2002 al mese di agosto del 2003 del cardinale Tarcisio Bertone. Dei cardinali Tettamanzi e Bertone, come anche del cardinale Angelo Bagnasco, è stato maestro delle celebrazioni liturgiche, costituendo il Collegium Laurentianum, un’associazione di volontari per il servizio d’ordine e d’accoglienza della Cattedrale di Genova, soprattutto in occasione delle celebrazioni liturgiche diocesane.

Dal 2003 al 2005 è stato direttore dell’Ufficio diocesano per l’Educazione e la Scuola, con specifica competenza per l’insegnamento della religione cattolica.

Il 29 settembre 2007 Papa Benedetto XVI lo ha insignito del titolo di prelato d’onore di Sua Santità, mentre il 1º ottobre lo ha nominato maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, succedendo all’arcivescovo Piero Marini.

Il 17 gennaio 2019 Papa Francesco lo ha nominato responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, contestualmente inserita nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, affidandogli anche il compito di redigerne il nuovo statuto.

Il 29 agosto 2021 è stato nominato vescovo di Tortona, diocesi di cui ha preso possesso il 7 novembre, dopo l’ordinazione episcopale avvenuta il 17 ottobre nella basilica di San Pietro in Vaticano.

 

Il venerabile Serafino Ghidini

Serafino Maria Ghidini nacque il 10 gennaio 1902 a Cavallara (Mn). Inviato a Cremona come garzone in una cartoleria ebbe modo di conoscere e frequentare il Circolo giovanile Zaccaria voluto dei Barnabiti a San Luca. Il suo desiderio di diventare religioso, osteggiato dal padre, socialista convinto, si fortificò man mano nella preghiera e nello studio personale dopo le ore di lavoro. Nel 1919 riuscì finalmente a ottenere il consenso dei suoi genitori. La sua testimonianza di fede divenne realtà ancor più evidente quando iniziò a manifestarsi la malattia che l’avrebbe portato giovanissimo alla tomba.

Dopo un anno di studio a Milano, fu ammesso al noviziato dei Barnabiti di Monza, dove il 1° novembre 1923 pronunciò i voti religiosi. Avrebbe quindi dovuto recarsi a Lodi per completare gli studi liceali, ma per l’aggravarsi della malattia fu costretto al ricovero all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Rimase in ospedale ottanta giorni. Prima di morire in concetto di santità, il 13 gennaio 1924, riuscì a pronunciare la sua professione religiosa solenne.

Il processo di beatificazione fu stato promosso dai Padri Barnabiti. L’inchiesta diocesana, aperta il 9 marzo 1967, fu chiusa il 21 marzo 1975 e il decreto sugli scritti fu emesso il 28 maggio 1977. Dopo il Congresso dei teologi dell’11 gennaio 1994 e la sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi del 19 aprile 1994, con l’approvazione delle virtù eroiche del 2 luglio 1994, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato venerabile il chierico Serafino Ghidini.




Vita consacrata, giornata di spiritualità per le suore straniere in servizio in diocesi

Mercoledì 3 gennaio, presso l’Istituto della Beata Vergine di via Cavallotti, a Cremona, si è tenuto l’incontro tra le religiose straniere che prestano servizio in diocesi e il vescovo Antonio Napolioni. Un appuntamento ormai diventato tradizionale nei primi giorni dell’anno quello promosso dall’Usmi, attraverso la responsabile diocesana madre Giuliana Arsuffi.

Il momento di spiritualità è stato contrassegnato anche dalla condivisione di esperienze, mettendo in luce le attese insieme anche alle difficoltà, espresse con familiarità e confidenza al vescovo Napolioni, affiancato nell’occasione dal delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi.

Dal Messico a Malta, dal Congo al Kenya e all’Etiopia, dall’Albania all’India. Sono solo alcune delle nazionalità di origine delle suore presenti in diocesi, una variegata rappresentanza che ha dato voce alla Chiesa di tutto il mondo, arricchita dalle diverse tradizioni religiose oltre che dai carismi dei vari istituti religiosi. Un momento di ascolto e confronto che ha visto anche la testimonianza di alcune suore italiane che sono state in missione.

Tra le maggiori criticità è emerso il problema della lingua per chi giunge in Italia. Dal vescovo l’invito a perseguire una piena integrazione, che si deve concretizzare non solo attraverso il prezioso servizio svolto dalle suore all’interno degli istituti religiosi, ma che deve sempre più coinvolgere le religiose nella vita delle comunità parrocchiali, aiutandole a sentirsi a pieno parte della Chiesa locale e coinvolte attivamente nella sua vita, con il beneficio anche di un reciproco arricchimento.

In questo senso il vescovo ha rinnovato l’invito a religiose e religiosi a prendere parte, insieme al clero diocesano, all’incontro plenario del 22 febbraio in Seminario, quale ulteriore occasione per riflettere e confrontarsi insieme sulla dimensione umana della vocazione e del servizio.

Il 2 febbraio, nella Giornata mondiale della Vita consacrata, tutte le religiose e i religiosi, invece, sono attesi in Cattedrale per vivere insieme l’Eucaristia nella quale rinnovare le proprie promosse religiose, festeggiando anche i più significativi anniversari di professione.




Soresina, Santo Stefano con il Vescovo Napolioni al monastero della Visitazione

 

Come da tradizione nella giornata di Santo Stefano il vescovo Napolioni ha fatto visita al Monastero della Visitazione di Soresina, dove ha presieduto la Messa con la comunità claustrale e numerosi fedeli che non hanno fatto mancare la loro presenza e la loro preghiera per questo momento di incontro con le monache, così vicine e presenti nella vita della comunità cristiana.

Presiedendo la celebrazione eucaristica, insieme al parroco don Angelo Piccinelli e a mons. Giuseppe Quirighetti, sacerdote soresinese in servizio alla Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, il vescovo Antonio ha voluto essere vicino alle sorelle del Monastero ringraziandole della loro vita, della loro preghiera e per la loro fraternità.

«La fantasia dell’amore di Dio è sorprendente perché egli ha in serbo per noi un amore operoso, che agisce, inventa, accompagna. C’è come un fiume di Grazia che ci raggiunge. Tutto in questi giorni parte da Maria, piena di Grazia. Pieno di grazia anche questo giovane, questo primo martire: significa che la pienezza di Grazia è per tutti. . ciò che Dio ha in mente per noi: riempirci di Grazia».

«È la Grazia di Dio che inzuppa il terreno, lava ogni realtà e ridà vita. E allora impariamo a pregare non dicendo “fammi questa grazia”, ma “venga la tua grazia in me, fa che io viva della tua grazia, cioè grazia a Te”».

Dopo la Santa Messa il vescovo Antonio ha incontrato in modo semplice e privato le sorelle visitandine in parlatorio, scambiandosi gli auguri natalizi, prima di una visita al presepe che le stesse monache hanno allestito all’interno della clausura, nella sala di comunità.

 

 




Vita fraterna e autorità, il Vescovo a Lenno per la formazione per le responsabili delle comunità delle suore Adoratrici

Nella giornata di venerdì 17 novembre il vescovo Antonio Napolioni è intervenuto a Lenno in occasione delle giornate di formazione (16-19 novembre) promosse dall’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda per tutte le responsabili delle comunità delle Adoratrici in Italia e nel mondo.

Il tema del corso, guidato da don Marco Greca, sacerdote guanelliano, ruota attorno a “Vita fraterna e autorità” per porre all’attenzione un aspetto così essenziale come il servizio del guidare e animare le comunità.

Presenti nella casa delle Adoratrici di Lenno le superiore delle comunità italiane, camerunensi e senegalesi. Seguono invece online le responsabili delle comunità congolesi e dell’Argentina.

Rispondendo alle domande poste dalle suore, il vescovo Antonio Napolioni, ri ritorno dell’assemblea Cei di Assisi, ha condiviso il cammino della Chiesa italiana: una Chiesa che non vuole correre, perché «non si tratta di moltiplicare i programmi ma di camminare insieme, con tutto il popolo, anche se questo vuol dire rallentare il passo».

Sempre parlando dello stile nuovo di Chiesa che sta nascendo, mons. Napolioni ha evidenziato la necessità di puntare sulla «pastorale dei sentimenti» che oggi più che mai va affiancata alla pastorale dei progetti. È la relazione con Dio e con le persone al cuore delle attività ecclesiali, il bisogno di dialogare, di ascoltarsi, di conversare nello Spirito e nella verità.

In questa logica, alla domanda su come lui ha vissuto e vive il suo essere posto in autorità, il vescovo ha aperto il cuore per raccontare come, da quando aveva 13 anni ed era capo-squadriglia nel mondo degli scout, fino ad oggi in cui è a guida della Chiesa che è in Cremona, ha dovuto crescere «nell’imparare a servire la libertà di ogni fratello», nel continuo confronto tra il desiderare il bene per l’altro e accettare che spesso questo bene strida con la libertà altrui. «E allora – ha ripetuto il vescovo – in campo educativo non comandi niente, ti metti in fianco, e crescendo in autorevolezza ti fai compagno di strada di coloro che ti sono affidati».

Ancora monsignor Napoleoni ha evidenziato la necessità di vigilare sulle tentazioni che ogni padre o madre può vivere verso i figli, naturali o spirituali che siano, nella continua ricerca dell’equilibrio «tra ruolo e persona, per evitare che il primo schiacci la seconda è che la persona usi il suo ruolo per se stessa».

La mattinata è continuata con la celebrazione insieme della Messa, durante la quale il Vescovo a ribadito l’esigenza evangelica di essere vivi e capaci di generare vita. Questo, in sintesi, il compito di ogni responsabile a cui è affidata una comunità.




A Sant’Imerio la Messa per i 120 anni delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù

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Sono passati 120 anni da quanto, nel 1903, le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, giunsero a Cremona, su richiesta dell’allora vescovo Geremia Bonomelli. L’anniversario, che ricorre il 1° novembre, è stato festeggiato con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni nel pomeriggio di lunedì 30 ottobre nella chiesa parrocchiale di Sant’Imerio, naturalmente alla presenza della comunità religiosa che dal 1930 gestisce la struttura di via Altobello Melone, oggi riservata all’ospitalità degli anziani.

Insieme alla suore carmelitane (in città le religiose sono una decina) era presente la comunità parrocchiale, con il parroco don Antonio Bandirali, e la fraternità di Cremona del Movimento carmelitano dello Scapolare, una realtà – quella di questa associazione di fedeli laici rivestiti dello scapolare e appartenenti alla Famiglia Carmelitana – presente dal 1995 a Sant’Imerio, dove il legame con il carisma carmelitano risale però già agli inizi del 1612, quando la consacrazione della chiesa avvenne unitamente all’annesso convento dei Carmelitani scalzi (il primo insediamento dell’Ordine nella Provincia lombarda con i frati che rimasero in questo convento fino all’inizio del 1800).

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha sottolineato che «le sorelle Carmelitane del Cuore Divino di Gesù hanno intuito, grazie alla loro fondatrice, che è possibile vivere tutto l’amore di Dio in mezzo ai piccoli, con una passione e con una dedizione che modella e purifica il cuore». Chiaro il riferendosi alle origini dell’Ordine, con un’attenzione riservate in particolare ai più piccoli. Così è stato anche a Cremona. «Ora vivete questo amore soprattutto fra gli anziani – ha proseguito il Vescovo –. E mi piace sottolineare quello che il Papa ci ricorda: l’alleanza fra nonni e nipoti. L’inizio e la fine della vita: fra chi è debole perché è anziano e chi è debole perché ancora giovane».

Il Vescovo ha poi messo in guardia da un pericolo che si fa sempre più concreto nella società odierna: «C’è una grande paura che le nostre società invecchiate crescano nell’invidia e nella paura dei giovani, nell’odio verso le nuove generazioni. Si è inceppato un flusso vitale nelle nostre comunità, con il rischio di massacrare tanto i giovani come gli anziani. Accade spiritualmente: bambini troppo viziati o troppo stressati diventano adulti troppo in fretta e non si godono l’infanzia per davvero».

Monsignor Napolioni ha quindi ringraziato le suore Carmelitane: «Io vi ringrazio, la comunità vi ringrazia e vi benedice. Ma ha anche bisogno di imparare da voi. Per avere sempre le suore, i preti, gli educatori, occorre che la comunità si prenda cura della vita, faccia spazio al senso del dono, e non lasci che prendano spazio i nuovi cattivi pensieri. Che l’Eucaristia che stiamo celebrando ci corregga il cuore e lo riscatti».

 

Ascolta l’omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

Dopo la celebrazione, che ha visto l’esposizione di una reliquia della fondatrice, madre Anna Maria Teresa Tauscher van de Bosch, il Vescovo ha raggiunto la Casa S. Giuseppe e S. Lorenzo, in via Altobello Melone 33, per un momento di incontro con gli ospite e di festa per il 120° di presenza a Cremona delle suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù.

 

Le Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù e Cremona

L’ideale Carmelitano affascinò il cuore di una giovane protestante convertita al cattolicesimo, Anna Maria Teresa Tauscher van de Bosch. Nata il 19 Giugno 1985 a Sandow (attualmente in Polonia) da genitori luterani profondamente credenti, primogenita di otto figli. Maria crebbe e fu educata nella fede dei suoi antenati, ma non aderì mai volentieri al protestantesimo, per cui il 30 ottobre 1888 nella chiesa dei Santi Apostoli (Colonia) entrò a far parte della Chiesa cattolica. Questa decisione nella sua vita le procurò tante sofferenze: fu espulsa dalla casa paterna e licenziata dal suo lavoro. Senza casa e abbandonata da tutti andò in cerca di alloggio e di occupazione. Dopo tante ricerche, con l’aiuto di Dio, trovò una famiglia che la accolse come dama di compagnia. Il suo cammino di fede intanto proseguiva intrepido e generoso sulle vie di Dio, verso un ideale di totale consacrazione al Signore. Desiderava infatti farsi religiosa nel Carmelo Teresiano, ma il Signore aveva altri disegni per lei: lei stessa avrebbe fondato una nuova congregazione. Cosi avvenne che a Berlino nel 1891 aprì la prima casa per bambini, denominata “Casa per i senza casa”.

Le “Serve del Divin Cuore di Gesù” (primo nome dell’attuale istituto delle Carmelitane del Divin Cuor Gesù) giunsero in Italia e a Cremona su richiesta dell’allora vescovo di Cremona, mons. Geremia Bonomelli. Una presenza inizialmente rivolta all’assistenza di bambini e ragazzi nella casa di via Belvedere 9 (oggi via Ettore Sacchi 15), fondata ufficialmente il 1° novembre 1903.

Per il numero sempre crescente di bambini e la ristretta capacità ricettiva della prima Casa, dal 1927 iniziarono le trattative per l’acquisto dell’ampio stabile disponibile nella parrocchia Sant’Imerio, in via Altobello Melone 33, che si conclusero nel 1930.

Con il passare del tempo sorse la necessità di portare cure e assistenza agli anziani. Così il 10 agosto 1981 la superiora di Cremona, suor Cecilia Cesinaro, chiese di poter trasformazione dell’edificio di via Altobello Melone in ambiente di accoglienza di anziane signore autosufficienti. L’assistenza alle signore anziane iniziò il 7 novembre 1983 in concomitanza con la continuazione dell’assistenza ai bambini e ragazzi, che cessò definitivamente nel giugno 1989. Dal 1° gennaio 2017, la Casa “San Giuseppe e San Lorenzo” è gestita dalla “Casa di Procura della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”, che si occupa di tutte le attività apostoliche della “Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”.




Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù: festa per i 120 anni di presenza a Cremona

Giorni di festa, a Cremona, per le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, presenti in città da 120 anni. Questo speciale anniversario, che ricorre il 1° novembre, sarà festeggiato dalla comunità religiosa lunedì 30 ottobre: nel pomeriggio, infatti, alle 17, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di Sant’Imerio. Dopo la celebrazione, lo spostamento verso la Casa S. Giuseppe e S. Lorenzo, in via Altobello Melone 33, per un momento conviviale conclusivo.

Le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, fondate da madre Teresa di san Giuseppe, al secolo Anna Maria Teresa Tauscher van de Bosch, giunsero in Italia nel 1903, su richiesta dell’allora vescovo di Cremona, mons. Geremia Bonomelli. Una presenza inizialmente quelle delle “Serve del Divin Cuore di Gesù” (primo nome dell’attuale istituto delle Carmelitane del Divin Cuor Gesù) rivolta all’assistenza di bambini e ragazzi con la casa di via Belvedere 9 (oggi via Ettore Sacchi 15), fondata ufficialmente il 1° novembre 1903. Per il numero sempre crescente di bambini e la ristretta capacità ricettiva della Casa, dal 1927 iniziarono le trattative per l’acquisto dell’ampio stabile disponibile nella parrocchia Sant’Imerio, in via Altobello Melone 33, che si conclusero nel 1930.

Co il passare del tempo sorse la necessità di portare cure e assistenza agli anziani. Così il 10 agosto 1981 la superiora di Cremona, suor Cecilia Cesinaro, chiese di poter trasformazione dell’edificio di via Altobello Melone in ambiente di accoglienza di anziane signore autosufficienti. L’assistenza alle signore anziane iniziò il 7 novembre 1983 in concomitanza con la continuazione dell’assistenza ai bambini e ragazzi, che cessò definitivamente nel giugno 1989. Dal 1° gennaio 2017, la Casa “San Giuseppe e San Lorenzo” è gestita dalla “Casa di Procura della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”, che si occupa di tutte le attività apostoliche della “Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”.

120 anni di dedizione al prossimo, soprattutto ai più fragili, che hanno sempre trovato nella casa cremonese, e nello spirito della Congregazione, un sostegno sicuro e amorevole.

«Nel fondare il Carmelo del Divin Cuore di Gesù, Madre Maria Teresa di San Giuseppe si propose di servire la Chiesa e di beneficare il mondo – spiega suor Fatima Maradiaga –. La fondatrice voleva che le Carmelitane del Divin Cuore di Gesù fossero nel mondo messaggere e strumenti dell’amore di Gesù. ”Angeli di consolazione e di pace per gli uomini sofferenti, disperati e senza fede”». E conclude: «Dopo 120 anni i tempi sono cambiati, ma lo spirito, l’amore e lo zelo di lavorare per la salvezza delle anime rimangono sempre gli stessi. Ogni giorno chiediamo l’intercessione della nostra beata madre Teresa di San Giuseppe per aiutarci a portare avanti questa opera che Dio le ha affidato».

Ancora oggi le attività della Casa di via Altobello Melone, rivolte agli anziani autosufficienti di ambo i sessi, cercano ispirazione e portano avanti gli insegnamenti e il carisma della Fondatrice. A ogni anziano, residente e non residente, sono offerti accoglienza, assistenza e cura mediante adeguate prestazioni socio-assistenziali, finalizzate a mantenere e recuperare autonomia fisica, psichica e sociale; a prevenire e a rimuovere situazioni di disagio psico-fisico e di esclusione sociale; a soddisfare i bisogni primari e a realizzare per ognuno la migliore qualità di vita possibile.

Più di un secolo di servizio alla comunità cremonese, guardando anche al futuro di una Chiesa che è di tutti e per tutti.

 

Le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù

L’ideale Carmelitano affascinò il cuore di una giovane protestante convertita al cattolicesimo, Anna Maria Teresa Tauscher van de Bosch. Nata il 19 Giugno 1985 a Sandow (attualmente in Polonia) da genitori luterani profondamente credenti, primogenita di 8 figli. Maria crebbe e venne educata nella fede dei suoi antenati, ma non aderì mai volentieri al protestantesimo, per cui il 30 ottobre 1888 nella chiesa dei Santi Apostoli (Colonia) entrò a far parte della Chiesa cattolica; questa decisione nella sua vita le procurò tante sofferenze: venne espulsa dalla casa paterna e licenziata dal suo lavoro. Così senza casa e abbandonata da tutti andò in cerca di alloggio e di occupazione. Dopo tante ricerche, con l’aiuto di Dio, trovò una famiglia che la accolse come dama di compagnia. Il suo cammino di fede intanto proseguiva intrepido e generoso sulle vie di Dio, verso un ideale di totale consacrazione al Signore; desiderava infatti farsi religiosa nel Carmelo Teresiano, ma il Signore aveva altri disegni per lei: lei stessa avrebbe fondato una nuova congregazione. Cosi avvenne che a Berlino nel 1891 aprì la prima casa per bambini, denominata “Casa per i senza casa”. Nel 1902 Mons. Geremia Bonomelli vescovo di Cremona giunse a Berlino e in quella occasione chiese alla madre di fondare anche a Cremona una “casa per i senza casa”.




Martedì 17 ottobre giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione. Online i sussidi liturgici

La Presidenza della CEI ha deciso di promuovere una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione. La data scelta è martedì 17 ottobre, in comunione con i cristiani di Terra Santa secondo le indicazioni del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari, ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.

In un momento di grande dolore e forte preoccupazione per l’escalation di violenza in Medio Oriente, l’invito della Presidenza della CEI è rivolto alle comunità diocesane perché aderiscano all’iniziativa. Per l’occasione è stato predisposto uno schema di adorazione eucaristica (cliccare qui per scaricare il sussidio CEI).

L’ufficio liturgico diocesano, inoltre, ha predisposto uno schema di Preghiera universale da usare il 17 ottobre nelle celebrazioni in parrocchia (cliccare qui per scaricare la Preghiera universale)

Nel frattempo, domenica 15 ottobre, in tutte le celebrazioni eucaristiche, può essere adottata questa intenzione:

“Padre misericordioso e forte: ‘tu non sei un Dio di disordine, ma di pace’. Spegni nella Terra Santa l’odio, la violenza e la guerra, perché rifioriscano l’amore, la concordia e la pace. Preghiamo”.

La sera di sabato 14 ottobre, invece, la Diocesi di Cremona invita a pregare per la pace in occasione del Rosario aux flambeau che il vescovo Antonio Napolioni presiederà alle 21 al Santuario di Caravaggio.

Due ulteriori occasioni di preghiera sono in programma a Cremona nella giornata del 17 ottobre.

 

Rosario per la pace sabato sera al Santuario di Caravaggio

Il 17 ottobre anche a Cremona in preghiera per la pace: “Pausa digiuno” in Cattedrale e veglia a San Pietro al Po

Dichiarazione della Presidenza CEI dopo l’attacco a Israele: “Tacciano le armi e si convertano i cuori!”




Beata Vergine del Rosario, domenica 1° ottobre speciali occasioni di spiritualità nella chiesa di San Sigismondo

La prima domenica di ottobre è per tradizione dedicata alla Beata Vergine Maria del Rosario. In questo contesto a Cremona, nella chiesa di San Sigismondo, la comunità claustrale domenicane promuove alcune iniziative di spiritualità dedicate a questa ricorrenza. La storia del Rosario, infatti, è intimamente legata ai Domenicani, l’Ordine dei Frati Predicatori. Due sono gli appuntamenti in programma domenica 1° ottobre nella chiesa di largo Bianca Maria Visconti.

Alle 11 l’Eucaristia sarà presieduta da padre Michele Lasi, domenicano del Convento di Bergamo, affiancato dal cappellano don Daniele Piazzi. Al termine della Messa sarà recitata la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei: la prima domenica di ottobre e l’8 maggio, infatti, sono le due date in cui la Chiesa rivolge questa supplica alla Vergine del Rosario.

Un ulteriore occasione di spiritualità e riflessione sarà nel pomeriggio alle 15, quando ci sarà la preghiera del Rosario cui seguirà una catechesi dettata da padre Lasi. A questo momento sono invitati particolarmente i fedeli che, in gruppo o singolarmente, recitano quotidianamente il Rosario. All’uscita della chiesa sarà offerto a ciascuno un piccolo omaggio a ricordo di questa giornata mariana. L’orario dei Vespri rimane invariato anche il 1° ottobre: come in ogni domenica alle ore 17.

In questa domenica, dedicata a Maria Regina del Rosario, ci sarà anche un particolare ricordo per i due seminaristi, Valerio Lazzari e Giuseppe Valerio, che proprio la sera del 1° ottobre in Cattedrale saranno ordinati diaconi.

«I figli di san Domenico – ricordano le monache di san Sigismondo – sono per tradizione custodi e propagatori di questa devozione mariana. La più antica ed esplicita testimonianza l’abbiamo con il domenicano catalano Romeo di Levya († 1261) di cui la cronaca racconta: “non poteva saziarsi della dolcissima Salutazione angelica che recitava migliaia di volte… e si addormentò nel Signore stringendo tra le mani una cordicella annodata con la quale era solito contare mille Ave Maria ogni giorno”. Ma è solo nel 1470 che, grazie al fervente domenicano Alano de la Roche, il Rosario assume la forma che oggi conosciamo».

«La corona del Rosario – precisano ancora le Domenicane – è il compendio di tutto quanto il Vangelo e per questo si può definire come scuola di vita spirituale e itinerario di contemplazione. Nel Rosario ci facciamo accompagnare da Maria attraverso gli eventi più importanti con i quali il Verbo di Dio si è inserito misericordiosamente nella vicenda umana e ha operato la nostra redenzione, ci ha mostrato il volto amoroso del Padre, ci ha liberati dalla morte eterna e ci ha aperto le porte del Paradiso. Nella ripetizione litanica del “Rallegrati Maria” lodiamo incessantemente Cristo il cui nome si va via via scolpendo nell’anima dell’orante».

La comunità claustrale di Cremona, oltre che quotidianamente, recita il Rosario anche ogni domenica con i fedeli che frequentano la chiesa di S. Sigismondo: alle 17 si cantano i Vespri, cui segue la recita del Rosario con il canto e la processione della Salve Regina.

Il sito del Monastero domenicano di Cremona




Domenica a Milano la professione perpetua di suor Michela Consolandi

Nel pomeriggio di domenica 10 settembre, alle 15.30 presso la basilica di sant’ Agostino, a Milano, la cremonese suor Michela Consolandi emetterà la professione perpetua nella congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fondata da san Giovanni Bosco e santa Domenica Maria Mazzarello.

Suor Michela, classe 1991, originaria della parrocchia di Cumignano sul Naviglio, ha iniziato il suo cammino a San Donato Milanese nel 2013 con l’ingresso in aspirantato per poi entrare, nell’ottobre del 2014, nel postulato a Torino. Il cammino di formazione è continuato con due anni di noviziato a Castel Gandolfo al termine dei quali, il 6 agosto 2017, ha emesso la prima professione.

La prima obbedienza l’ha condotta a Castellanza e poi a Milano dove ha perfezionato gli studi. Dal settembre 2022 risiede nella comunità di Brescia, dove è insegnate presso la scuola Maria Ausiliatrice e collabora per la pastorale giovanile con la parrocchia salesiana adiacente, oltre a incarichi vocazionali con i giovani del movimento salesiano.

Fin da piccola suor Michela ha vissuto l’esperienza della vita di parrocchia e di oratorio, con il servizio all’altare e il ruolo di animatrice al Grest e in oratorio. Crescendo l’impegno è continuato con responsabilità e passione. Un cuore sempre in ricerca e il desiderio di mettersi in gioco hanno fatto nascere tante domande sul proprio futuro e sulla vita. «Sentivo l’inquietudine di scegliere una strada», dice suor Michela. L’esperienza che ulteriormente le ha aperto il cuore alla chiamata è stata la Gmg di Madrid, vissuta nel 2011 con un gruppo di amici della parrocchia e con il movimento giovanile salesiano, fino a quel momento sconosciuto.  Tornata da Madrid, infatti, ha preso il via il cammino di discernimento vocazionale, aperto a valutare la strada che il Signore le chiedeva di percorrere. Fino alla scelta di iniziare l’aspirantato presso le Figlie di Maria Ausiliatrice. «Mi ha colpito il loro modo di vivere il Vangelo – ricorda la giovane religiosa – nella gioia e nello spirito di famiglia, la loro capacità di stare con i giovani con profondità , semplicità e positività».

La comunità Parrocchiale di Cumignano e tutta l’unità pastorale TI.CU.VI.GE (Ticengo, Cumignano, Villacampagna e Genivolta) si stanno preparando con la preghiera e la gioia a questo evento di Chiesa. Suor Michela ha mantenuto un legame bello e riconoscente con la sua parrocchia e con al Chiesa diocesana che l’ha generata alla fede.

Nei giorni precedenti la professione, l’unità pastorale ha proposto tre serate di preghiera, aperte a tutti: il 4 settembre la lectio divina, il 5 settembre l’ora mariana e il 6 settembre l’adorazione eucaristica. Insieme alla preghiera, l’occasione di riflettere sul tema vocazionale.

Tutta l’unità pastorale è in fermento per questo evento di famiglia e di Chiesa. Una testimonianza di vita preziosa soprattutto in questi tempi in cui sembra impossibile pensare al per sempre. La professione perpetua di suor Michela, infatti, ricorda a tutti che il Signore continua a chiamare, per una vita spesa nella gioia e nel servizio a Dio e ai fratelli.

Locandina della professione perpetua

 

 

A San Sigismondo la veglia di preghiera per le vocazioni guardando alla Gmg insieme ai giovani




A Milano la professione perpetua di suor Michela Consolandi, originaria di Cumignano sul Naviglio

Nel pomeriggio di domenica 10 settembre si è celebrata a Milano, nella basilica di Sant’Agostino, la professione perpetua di suor Michela Consolandi nell’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La giovane religiosa, classe 1991è originaria della parrocchia di Cumignano sul Naviglio, nella zona pastorale 2 della diocesi di Cremona. La celebrazione è stata scandita dall’ascolto della Parola di Dio, dal rito delle professione e dalla liturgia eucaristica.

Il dialogo tra Gesù Risorto e Pietro sul lago di Tiberiade ha dato lo spunto a don Roberto Dal Molin, ispettore dell’Ispettoria lombardo emiliana, che ha presieduto la concelebrazione, per mettere in evidenza alcuni spunti preziosi. «La vocazione – ha detto il sacerdote – nasce dallo stupore di un incontro: è il Signore! Come esclama il discepolo amato… c’è bisogno di un progressivo entrare in intimità con il Signore per poterlo riconoscere e accogliere quella domanda di senso che si è affacciata nella vostra vita. Entrambi cercavate una sistemazione della vita che non fosse banale, che non fosse quella adatta a tutti, come se fossimo fatti in serie. Ma cercavate il vostro posto nel mondo».

Il celebrante ha continuato la sua omelia rivolgendosi ai tanti giovani presenti ricordano come il Signore dona tutto, ma è esigente: chiede di corrispondere al suo amore. E poi di nuovo rivolgendosi a suor Michela e a John (salesiano originario del centr’Africa) ha invitato a considerare la professione perpetua non come un premio per il superamento di una tappa formativa, ma l’inizio di una adesione sempre più esigente al Signore. «La vita consacrata è essere nel mondo come memoria vivente del modo di esistere e di vivere di Cristo».

La celebrazione è così entrata nel vivo con il rito della professione. Gli impegni assunti dai professandi, la prostrazione con il canto delle litanie dei santi e la professione recitata singolarmente. Suor Michela ha pronunciato il suo “sì” con il dono in piena libertà di se stessa, per sempre, seguendo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza secondo le costituzioni dell’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fatta davanti alla delegata della madre generale dell’istituto e di due testimoni. Altro gesto simbolico molto forte è stata la consegna del nardo alla neo professa. Come disse don Bosco alle prime professande: “Fra le piante molto piccole ve n’è una assai profumata: il nardo. Ma perché il nardo faccia sentire il suo buon odore deve essere ben pestato”. Consegnandolo a suor Michela le è stato augurato di essere buon profumo di Cristo pestato dentro la sua Pasqua.

La liturgia eucaristica ha suggellato e compiuto la celebrazione. Al termine non è mancata la festa, prima nel cortile a fianco alla basilica con i giovani, i parrocchiani dell’unità pastorale di Cumignano, Villacampagna, Ticengo e Genivolta, i parenti, le suore e i salesiani presenti. Suor Michela si è poi recata a Brescia, dove risiede, e la festa è continuata con i bambini e i genitori della scuola, la comunità delle suore e i familiari e amici della parrocchia cremonese che l’hanno raggiunta.

Una giornata di grazia. Il racconto della giornata corre il rischio di essere un semplice resoconto di un evento come un altro. Ma chi l’ha vissuto ne ha percepito invece la bellezza e ne ha gustato la gioia. Una gioia profonda e liberante che brillava negli occhi di suor Michela. E che è diventata contagiosa. Una scelta di vita definitiva e radicale come la vita religiosa, che implica il “per sempre”, è considerata dai più fuori da ogni logica umana. È proprio quella logica diversa che ne fa il segno anticipatore del Regno.

La festa per suor Michela continuerà domenica 17 settembre, quando rientrerà nella sua parrocchia, a Cumignano, per partecipare all’Eucaristia domenicale.

 

Biografia di suor Michela

Classe 1991, originaria della parrocchia di Cumignano sul Naviglio, ha iniziato il suo cammino a San Donato Milanese nel 2013 con l’ingresso in aspirantato per poi entrare, nell’ottobre del 2014, nel postulato a Torino. Il cammino di formazione è continuato con due anni di noviziato a Castel Gandolfo al termine dei quali, il 6 agosto 2017, ha emesso la prima professione.

La prima obbedienza l’ha condotta a Castellanza e poi a Milano dove ha perfezionato gli studi. Dal settembre 2022 risiede nella comunità di Brescia, dove è insegnate presso la scuola Maria Ausiliatrice e collabora per la pastorale giovanile con la parrocchia salesiana adiacente, oltre a incarichi vocazionali con i giovani del movimento salesiano.

Fin da piccola suor Michela ha vissuto l’esperienza della vita di parrocchia e di oratorio, con il servizio all’altare e il ruolo di animatrice al Grest e in oratorio. Crescendo l’impegno è continuato con responsabilità e passione. Un cuore sempre in ricerca e il desiderio di mettersi in gioco hanno fatto nascere tante domande sul proprio futuro e sulla vita. L’esperienza che ulteriormente le ha aperto il cuore alla chiamata è stata la Gmg di Madrid, vissuta nel 2011 con un gruppo di amici della parrocchia e con il movimento giovanile salesiano, fino a quel momento sconosciuto.  Tornata da Madrid, infatti, ha preso il via il cammino di discernimento vocazionale, aperto a valutare la strada che il Signore le chiedeva di percorrere. Fino alla scelta di iniziare l’aspirantato presso le Figlie di Maria Ausiliatrice.