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Don Valsecchi alla comunità di Cavatigozzi: «Costruiamo insieme una parrocchia “del campanello”»

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«Vorrei una parrocchia del campanello e degli alunni, che si mettano alla scuola del Signore, perché illumini il cammino che oggi insieme stiamo intraprendendo», ha affermato don Alfredo Valsecchi ai parrocchiani di Cavatigozzi al termine della Messa di insediamento come nuovo parroco della parrocchia Santa Maria Maddalena di Cremona nel pomeriggio di sabato 8 ottobre.

Don Alfredo Valsecchi è stato accolto sul sagrato della chiesa parrocchiale dal sindaco di Cremona Gianluca Galimberti: «Le parrocchie rappresentano dei luoghi importantissimi di relazione, di vicinanza per le persone e anche di fede e di preghiera – ha affermato il primo cittadino –. Noi abbiamo bisogno, anche come comunità civile, che l’animo si innalzi e che sappiamo guardare tutti insieme all’uomo guardando anche al cielo». Presente anche il sindaco di Pieve San Giacomo Maurizio Morandi, paese della precedente parrocchia di don Valsecchi.

 

Il saluto del sindaco Galimberti

 

A seguire la celebrazione solenne presieduta dal vescovo Antonio Napolioni tanti fedeli, molti dei quali rimasti in piedi nella chiesa gremita.

Il vicario zonale don Pietro Samarini ha letto il decreto di nomina di don Valsecchi, cui è seguito il canto eseguito dalla schola cantorum della parrocchia.

Un rappresentante della comunità, Gianfranco Manini, ha dato quindi il benvenuto al nuovo parroco a nome di tutta la comunità. «Trova una comunità pronta a riprendere il cammino, con un nuovo compagno di viaggio, con una nuova guida segno di Gesù, il solo buon pastore – ha detto – sarà per noi padre e fratello».

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Come segno di benvenuto è stato donato al nuovo parroco un’incisione che la Vergine con il Bambino, con l’augurio che lo possa proteggere con dolcezza e amore durante il ministero a servizio della comunità di Cavatigozzi.

Mons. Napolioni ha aperto la sua omelia parlando di guerra e divisione, facendo riferimento a quanto sta accadendo fra Israele e Palestina, di nuovo in lotta in queste ore. Ha poi parlato del bisogno di scuoterci: «Anche la Chiesa ha la tentazione di sedersi, fermarsi; o peggio di guardare indietro, di ammalarsi di nostalgia». E ha proseguito: «Il nostro è tempo di missione, e la missione va a cercare chi sta peggio: non per rimproverarlo, non per giudicarlo, ma perché non aspetta altro che la buona notizia».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Al termine della Messa il saluto del nuovo parroco alla comunità: «Vorrei una parrocchia delle relazioni, dove suoniamo il campanello al cuore del fratello, dove io verrò a suonare i vostri campanelli per poter stare insieme, per poter costruire di più».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Al termine, rinfresco per tutti in oratorio, come primo momento di incontro con la comunità.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1963, originario di Vailate, don Alfredo Valsecchi è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1988. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1988-1995) e “S. Maria Immacolata e S. Zeno” in Cassano d’Adda (1995-2002). Successivamente è stato parroco di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2013 era parroco di Pieve San Giacomo. A Cavatigozzi prede il testimone da don Gianfranco Vitali, trasferito nell’unità pastorale “Mons. Angelo Frosi” formata dalle parrocchie di Cornaleto, Formigara, Gombito, San Bassano, San Latino e Santa Maria dei Sabbioni.

 

 

Il saluto del sacerdote alla nuova parrocchia

“Siete già la mia famiglia”

Carissimi parrocchiani di Cavatigozzi, quando il vescovo Antonio mi ha comunicato la mia nomina a vostro parroco, sono stati molti e confusi i sentimenti che ho provato. Su tutti, però, è prevalso quello della più sentita gioia di poter iniziare il mio nuovo ministero sacerdotale con voi. Vi assicuro che ho sentito subito voi come miei fratelli e sorelle, come famiglia in cui vivere tutto il tempo che il Signore mi vorrà concedere qui ed ora. Vorrei conoscervi già ad uno ad uno, piccoli e grandi, vicini e lontani, con le vostre storie umane e spirituali, per condividere con
ciascuno le gioie e le fatiche di questo cammino comune. So che mi occorrerà un pò di tempo e tanto impegno per diventare parte di questa famiglia: vi chiedo tanta pazienza.

Saluto con grande simpatia e stima i collaboratori parrocchiali, le famiglie, gli anziani, gli ammalati. Un caro saluto ai ragazzi e ai giovani della Parrocchia e dell’Oratorio nell’attesa di cominciare a lavorare insieme. L’oratorio deve diventare il centro di educazione alla vita e alla fede delle nuove generazioni.

Un affettuoso saluto anche al mio predecessore, don Franco, con tanta stima e tanta riconoscenza per il paziente lavoro svolto in questi venti anni con voi. Affido a Cristo Buon Pastore il mio nuovo ministero nella certezza che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”.

Invoco dal Signore la benedizione su ciascuno e sul cammino che insieme percorreremo. Un caro ricordo nella preghiera di tutti i giorni.

Arrivederci a presto.

Don Alfredo

 

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Vidalengo, mons. Fusar Imperatore: «L’impegno di crescere in un cammino di unità sia testimoniato dalla condivisione di vita di noi sacerdoti»

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«Vengo con l’umiltà di chi deve imparare a conoscervi». Così monsignor Giansante Fusar Imperatore nel suo saluto ai parrocchiani di Vidalengo al termine della Messa che nel pomeriggio di sabato 7 ottobre ne ha sancito l’ingresso ufficiale come nuovo parroco in sostituzione di don Edoardo Nisoli. Una celebrazione, quella presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, nella quale più volte sono stati richiamati i concetti di comunione e di comunità.

Accompagnato dalle note della banda musicale di Caravaggio, monsignor Giansante Fusar Imperatore è arrivato in corteo sul sagrato della chiesa parrocchiale, in piazza San Giovanni, poco prima delle 18. Lì ha ricevuto il saluto del sindaco di Caravaggio Claudio Bolandrini: «È una vigna piccola, quella di Vidalengo – ha affermato il primo cittadino – ma dal grande cuore. È una realtà semplice, ma per certi aspetti complessa, perché di confine e negli ultimi decenni è cresciuta di numero, ma soprattutto di presenze, che avvertiamo debbano essere coinvolte in un processo relazionale per diventare una vera comunità». «Il mio augurio al nuovo parroco – ha detto ancora il sindaco di Caravaggio – è di un lavoro sereno proficuo, nell’interesse anche di questo gregge che le è stato assegnato».

 

Saluto del sindaco Bolandrini

 

Subito dopo è cominciata la Messa, animata con il canto della schola cantorum parrocchiale. In presbiterio, con il Vescovo e il nuovo parroco anche il rettore del santuario di Caravaggio, monsignor Amedeo Ferrari, il vicario parrocchiale di Caravaggio don Andrea Piana e i tre collaboratori: don Bruno Grassi e i nuovi arrivati don Gabriele Filippini e don Paolo Ardemagni. Ufficialmente questi ultimi due sono stati nominati anche collaboratori della parrocchia di Vidalengo. Ha prestato servizio all’altare il diacono permanente Roberto Cavalli di Caravaggio.

Il saluto della comunità è stato affidato ad Antonio Lazzarini: «Domenica scorsa – ha detto – abbiamo dato il saluto a don Edoardo, ringraziandolo per i suoi 15 anni con noi. Oggi siamo felici di ritrovarci attorno a questa mensa». E ancora: «Tramite i vostri servizi la parrocchia aiuti noi laici ad essere più corresponsabili». «Augurandovi buon lavoro – ha concluso – vi accompagneremo con la nostra preghiera».

 

Intervento del rappresentante della parrocchia

 

Per l’occasione la comunità ha donato al nuovo parroco un calice, al vicario e ai collaboratori una stola ciascuno.

Il Vescovo ha aperto e chiuso la sua omelia parlando di guerre e di divisioni. Guerre sanguinose per una terra, come è quella fra Israele e Palestina, di nuovo, drammaticamente, attuale in queste ore. Ma anche divisioni e “guerre” che non dovrebbero esistere nemmeno nei paesi e nelle comunità. Nel mezzo, il riferimento al Vangelo e la sottolineatura del concetto di vigna del Signore, dove chiunque è prezioso. «La vigna del Signore – ha detto il Vescovo – siamo noi. Quante vigne ha Dio? Una e tutte. Una è l’umanità. Tutte perché ognuno di noi è un tralcio di questa vigna». «La vigna di cui parla il Vangelo – ha proseguito – portava grandi frutti. Non si chiede di produrre champagne, ma di essere disposti a lasciarci spremere, insieme, tutto il meglio della comunità di Vidalengo con quella di Caravaggio con quella della Diocesi con quella della Chiesa italiana?». E ha proseguito: «Avrete non un parroco soltanto, ma cinque sacerdoti che porteranno frutto per voi e con voi nella misura in cui si vorranno bene, si stimeranno, si aiuteranno, non spaccheranno le loro comunità, ma vi aiuteranno a sentirvi incoraggiati ad aprire il cuore e a dialogare». «Stasera – ha detto il Vescovo –preghiamo perché non ci siano guerre, ma noi per primi non dobbiamo farne nei paesi e nelle parrocchie».

 

Omelia del vescovo Napolioni

 

Alla fine della Messa il saluto del neo-parroco di Vidalengo. «Vengo con l’umiltà di deve imparare a conoscervi – ha detto monsignor Giansante Fusar Imperatore – e la disponibilità a spendermi anche per voi. Confido nell’aiuto dei confratelli». E ha sottolineato: «Sarà mia cura favorire la comunione fra di noi perché l’impegno chiesto ai parrocchiani di Vidalengo e di Caravaggio di crescere in un cammino di unità sia testimoniato dalla condivisione di vita da parte di noi sacerdoti».

 

Saluto del nuovo parroco

 

 

Al termine, rinfresco per tutti in oratorio. Un primo momento di incontro con la comunità. Con già un nuovo appuntamento domenica, quando monsignor Furar Imperatore presiederà la Messa delle 10 nella chiesa parrocchiale di Vidalengo.

 

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Monsignor Giansante Fusar Imperatore, classe 1956, originario di Romanengo, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. Ha iniziato il proprio ministero come vicario della parrocchia “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” in Viadana; quindi nel 1984 è stato nominato vicerettore del Seminario di Cremona. Nel 1990 ha assunto l’incarico di segretario vescovile. È stato successivamente parroco di Bozzolo (2002-2008) e della parrocchia “S. Maria Immacolata e S. Zeno” in Cassano d’Adda (2008-2021); oltre che amministratore parrocchiale di Rivolta d’Adda (2016) e della parrocchia “Cristo Risorto” in Cassano d’Adda (2019). Nel 2021 è stato nominato parroco di Caravaggio e nel 2022 vicario zonale della Zona pastorale 1. Ora è stato nominato anche parroco di Vidalengo.

 

Don Paolo Ardemagni, classe 1962, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1986. È stato vicario delle parrocchie “S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo” in Soncino (1986-1996) e “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio” in Cremona (1996-1999). Nel 1999 è stato nominato parroco di Fengo, dove è rimasto sino al 2009; negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di consulente ecclesiastico del CSI di Cremona; inoltre dal 2000 è stato anche amministratore parrocchiale di Luignano e dal 2004 anche parroco di Acquanegra. È stato successivamente parroco della parrocchia “Annunciazione” in Cassano d’Adda (2009-2017). Nel 2017 è stato nominato parroco di Robecco d’Oglio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

Don Gabriele Filippini, classe 1971, originario di Casirate d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. È stato vicario a Robecco d’Oglio (1997-2001), Fornovo San Giovanni (2001-2004) e nelle parrocchie di Sospiro, Longardore, San Salvatore e Tidolo (2004-2010). Nel 2010 è stato nominato sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari parrocchiani, mentre sto per iniziare il mio servizio come parroco anche di Vidalengo, entro volentieri nelle vostre case. È un entrare, il mio, in punta di piedi, di chi non vuole disturbare ma ha piacere di aprire un canale di dialogo che durerà il tempo che il Signore mi darà ancora da vivere e nella misura in cui vorrete aprirmi la vostra porta. Arrivo senza la pretesa di inventare cose nuove. Sono riconoscente al Signore per il lavoro che i miei predecessori hanno fatto in mezzo a voi, a partire da don Pierino (che ho conosciuto e incontrato varie volte) e poi continuato assiduamente da don Edoardo. Se è vero che non sarò parroco solo di Vidalengo (perché devo continuare il servizio anche a Caravaggio) è anche vero che avrete a disposizione ben cinque preti. So bene che non posso garantirvi la mia assidua presenza: nel mio modo di pensare il parroco dovrebbe essere colui che sta in mezzo alla sua gente, così ho imparato fin da piccolo e così mi piacerebbe fare. Le contingenze dei tempi ci impongono di pensare diversamente e siccome non posso dividermi in due, posso solo lavorare perché ogni parrocchiano affidato alle mie cure possa imparare a sentirsi “uno” con tutti coloro che il Signore chiama a costruire la comunità parrocchiale. Tutti percepiamo la consapevolezza di essere diventati pochi dopo essere stati molti, sia come numero di preti che come partecipazione dei parrocchiani alla vita della comunità, in primis la partecipazione alla messa domenicale, segno esplicito del sentirsi chiesa. Non si tratta di tornare ad essere molti ma di imparare ad essere contenti del regalo che il Signore ci ha fatto: abbiamo ricevuto il dono di sapere e di vivere l’essere famiglia intorno all’altare, dono che tanti nostri fratelli hanno messo da parte, perdendosi il meglio della vita cristiana. A noi custodire questo dono, sapendo che non è il trovarsi fisico in una chiesa ma il sentirsi parte della Chiesa che dobbiamo annunciare: valore assai annebbiato oggi, in una società che si rifugia nell’individuale. L’impegno a camminare, anche come parrocchia, in sintonie con parrocchie vicine, non può che evidenziare questo dono. È questo il senso e il dono di una comunità di preti, ben cinque, a servizio di più comunità. Non nego che lo stare insieme tra noi, impegno faticoso e non scontato, ci fa bene. Sono certo che farà bene anche al crescere di cristiani in cammino verso l’unità con il Signore Gesù. Per questo, in punta di piedi, vi chiedo: fate un po’ di posto, almeno nelle vostre preghiere, a me e ai miei collaboratori perché impariamo ad essere in cammino con le due comunità che ci sono state affidate.

 

 

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Domenica Casalbuttano accoglie don Davide Schiavon

Nel pomeriggio di domenica 8 ottobre, alle 18, nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio, la comunità di Casalbuttano accoglierà don Davide Schiavon, nuovo parroco delle parrocchia di Casalbuttano e della frazione di San Vito, oltre che moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana”, composta anche dalle parrocchie di Paderno Ponchielli, Ossolaro e Polengo.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Napolioni, sarà preceduta dal saluto del sindaco di Casalbuttano Gian Pietro Garoli sul sagrato della chiesa parrocchiale.

Nei giorni precedenti la comunità ha organizzato alcuni momenti di preghiere e riflessione sul ministero del parroco. Primo appuntamento giovedì 5 ottobre, alle 20.30, con la preghiera guidata da don Maurizio Lucini. Nella mattina di sabato 7 ottobre, dalle ore 9.30 alle 11, adorazione eucaristica con la possibilità di confessarsi. Anche nel pomeriggio, dalle ore 16.15, sarà disponibile in chiesa un sacerdote per le confessioni.

Lunedì 9 ottobre il nuovo parroco presiederà alle 20.30 la Messa in suffragio di tutti i defunti della comunità.

 

Profilo biografico di don Schiavon

Classe 1976, originario di Castelleone, don Schiavon è stato ordinato sacerdote il 13 giugno 2009. Laureato in Economia aziendale, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Breda Cisoni, Ponteterra, Sabbioneta e Villapasquali. Tra il 2016 e il 2022 è stato incaricato diocesano per la Pastorale vocazionale. Dal 2015 era vicario della parrocchia “Beata Vergine di Caravaggio” in Cremona. Sarà moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana” composta anche dalle parrocchie di Ossolaro, Paderno Ponchielli e Polengo e parroco di Casalbuttano e San Vito, dove prede il testimone da don Gianmarco Fodri e continuerà ad esser affiancato dal collaboratore parrocchiale don Giorgio Ceruti. Dal 2020 don Schiavon è vicepresidente dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del clero.

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari amici (sacerdoti e laici) dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana”,  

vi saluto col cuore e non per pura formalità e vi ringrazio in anticipo per la vostra accoglienza. Per quanto sia difficile trovare argomenti concreti quando ancora ci si conosce poco di persona, vi voglio assicurare che sono sinceramente felice di entrare a far parte della vostra famiglia: ci vengo volentieri, ho già iniziato a pregare per voi e sono desideroso di condividere un tratto della vostra storia. 

Sono certo che il Signore benedirà questa nostra esperienza comune perché, in estrema sintesi, me lo sento, per una sorta di sesto senso. È il mio primo incarico da parroco e vi chiedo quindi una buona dose di indulgenza per qualche ingenuità che è da mettere in conto e perdonare ad un neofita. Ho buoni presentimenti perché le vostre comunità, da come le hanno descritte, hanno tutte le caratteristiche per realizzare un cammino fruttuoso insieme: una fede radicata nella storia e, al tempo stesso, disposta a continuare ad imparare; un modo di intendere le relazioni ancora ricco di umanità; un tessuto sociale ancora molto ispirato al modello della famiglia.  

Proprio a quest’ultima realtà vorrei collegarmi anche io nel dare il mio contributo a ciò che realizzeremo insieme. Per quanto il concetto non sia nuovo e venga ripetuto spesso, io pure  desidero ribadire che la famiglia, davvero, è la cellula della società e della Chiesa e, quando le famiglie sono sane, ci sono buone probabilità che anche le comunità cristiane lo siano. E, in una certa misura, è vero anche l’opposto.  

La famiglia, parentale o parrocchiale che sia, sta insieme se il Signore è una presenza costante all’interno di essa. E proprio su questo aspetto si concentreranno principalmente le mie attenzioni. L’amore reciproco, il rispetto, la fedeltà, la tenuta di lungo periodo sono possibili (l’esperienza lo attesta) solo se Dio, cercato, invocato e obbedito, concede la Sua benedizione e onora della Sua presenza. 

Non illudiamoci quindi di poter realizzare qualcosa di solido e duraturo se non concederemo i giusti spazi al Signore, nella preghiera e nell’imitazione del Vangelo. Se mancano queste dimensioni, le cose, nella migliore delle ipotesi, potranno funzionare solo se ci sono persone disposte a impersonare il ruolo dei martiri, da una parte, e dei prepotenti, dall’altra. Ma noi non desideriamo questo, bensì una comunità di fratelli che si vogliono bene, dove ognuno fa la sua parte (proporzionata ai propri sforzi e calibrata sui propri talenti) e in cui c’é armonia perché a nessuno è chiesto troppo e a nessuno troppo poco.  

In aggiunta, certamente, a livello umano, saranno poi necessarie tutta una serie di attenzioni, delicatezze, gesti di “manutenzione ordinaria” nelle relazioni che, con l’aiuto di tutti, potremo mettere in atto. Spero di conoscervi presto, ma non di scoprire tutto troppo velocemente, perché anche la meraviglia e la scoperta reciproca sono un ingrediente importante, da non esaurire troppo in fretta, che dà ancora più sapore al cammino e fascino all’avventura comune. 

Vi porto già nel cuore e vi auguro di poter migliorare ogni giorno nella via del Vangelo, cosa che io per primo mi impegnerò a praticare. Da ultimo, ma non certo per importanza, un sincero e cordiale ringraziamento a don Marco, mio predecessore, per il prezioso lavoro svolto e per la cortesia e pazienza dimostrate nel passaggio di consegne. 

Grazie a tutti, con amicizia. 

Don Davide 

 

 

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La comunità del Cambonino accoglie don Arienti come nuovo parroco: «Un cammino che continua»

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Nella mattina di domenica 8 ottobre la comunità del quartiere Cambonino a Cremona ha accolto don Paolo Arienti come nuovo parroco e don Umberto Zanaboni come nuovo collaboratore parrocchiale. Il nuovo incarico di don Paolo si aggiunge a quello di parroco di S. Ambrogio in Cremona e a quello di moderatore dell’Unità Pastorale don Primo Mazzolari, di cui le due parrocchie fanno parte insieme a quelle del Migliaro e del Boschetto.

All’ingresso della chiesa dei Santi Nazario e Celso in San Giuseppe Andrea Virgilio, vicesindaco di Cremona, ha rivolto alcune parole di saluto ai nuovi sacerdoti, sottolineando l’importanza di una collaborazione tra Comune e parrocchie: «L’arrivo di un nuovo parroco crea sempre un fermento dento la comunità: don Paolo, ti auguro di proseguire il tuo percorso continuando a seminare e raccogliere».

 

 

È iniziata quindi la celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, alla quale hanno preso parte anche gli altri sacerdoti dell’Unità Pastorale don Primo Mazzolari: don Maurizio Ghilardi, parroco del Boschetto e del Migliaro e don Nicolas Diene, collaboratore dell’Unità pastorale e cappellano della comunità africana francofona. Presenti anche il vicario zonale, don Pietro Samarini e don Luigi Mantia, cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo.

Dopo la lettura del decreto di nomina e l’aspersione dell’assemblea per mano del nuovo parroco, una rappresentante della parrocchia ha rivolto alcune parole di saluto e benvenuto ai due nuovi sacerdoti: «Questo quartiere, il Cambonino, con le sue complessità e diversità, racchiude dentro ognuno di noi una fonte di luce che spesso chiede semplicemente di essere nutrita,  valorizzata, per poter splendere di più… Ed è questo che desideriamo, avere con la vostra paziente guida, la capacità di renderci più luminosi ed essere come un faro in questo mondo che purtroppo ha anche troppe tenebre».

Ha poi proseguito con un auspicio: «Il nostro augurio è quello di accoglierci tutti reciprocamente con entusiasmo e confidando nel Signore affinché ci aiuti a diventare unione rispettando ogni singolarità: dall’altare di questa chiesa, con lo sguardo avanti si vede la piazza Aldo Moro, il cuore del nostro quartiere così variegato, poi, alzando lo sguardo si vede il cielo, che è di tutti, come lo è lo Spirito Santo in chiunque lo accolga».

 

 

La celebrazione è quindi proseguita con la liturgia della Parola e con la lettura del Vangelo proclamato da don Arienti.

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha esordito con un riferimento all’attualità: «Bene è stato detto nel saluto “siamo tutti sotto lo stesso cielo”, lo stesso cielo in cui da ieri dei razzi cadono su delle città e partono degli aerei che ne bombardano altre, lo stesso cielo sotto cui da anni le guerre ci affliggono e ci impauriscono: lo dico perché la Parola di Dio è estremamente puntuale. Abbiamo letto che la vigna del Signore è la casa d’Israele. Questa storia ci accompagna da secoli e forse non ci abbandonerà mai, perché la terra ci divide con i confini e i muri, che alimentano paura e diffidenza, ma siamo fatti per crescere e diventare fratelli e sorelle del mondo intero».

«Ben vengano nuovi sacerdoti in una parrocchia, ma in modo nuovo – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona – qualcosa non cambia come l’amore per la vita e per la gente che devono avere i preti, ma può capitare che la comunità non sempre ricambi, come accade nel Vangelo dove non sempre la vigna produce buona uva».

Ha poi proseguito mons. Napolioni proseguendo con un paragone ispirato alla parabola del Vangelo: «Non siamo né la vigna acida, né la vigna spumeggiante: non ci serve una Chiesa depressa e non ci serve una Chiesa che appare senza una verità interiore, ma ci interessa quella vigna che dà del vino genuino, che rallegra la tavola di famiglia che fa prevalere il bene sul male. Il programma delle nostre parrocchie in questo tempo è più evangelico che mai e lo stesso vale per tutta la Chiesa, e cioè che sia più fatta di fratelli e sorelle che si uniscono e non si dividono».

 

 

 

La messa è quindi proseguita con il Credo, solennemente professato dal nuovo parroco, con l’offertorio animato dalla comunità Mére du Divin Amoure che ha trovato accoglienza presso la parrocchia di S. Giuseppe e con la liturgia eucaristica, alla quale è seguito il saluto di don Paolo ai fedeli presenti: «Sono già un paio di anni che stiamo camminando insieme, ci hanno affidato questo compito che è allo stesso tempo una sfida e una opportunità: oggi vediamo crescere un processo, ma non nelle persone, quanto piuttosto nei desideri condivisi di una comunità di comunità che vogliono essere qui ogni domenica attorno alla mensa della Parola e dell’Eucaristia».

Ha quindi invitato don Arienti: «Dico in modo semplice: mettiamoci alla prova, io mi impegno con gli altri presbiteri affinché non manchi niente a nessuno: non mancherà niente a nessuno. Questo inizio non è un inizio nuovo, ma è una continuazione».

 

 

Al termine della celebrazione la comunità si è ritrovata nel salone dell’oratorio per un momento di festa conviviale, occasione per conoscere il nuovo collaboratore don Umberto e iniziare ad approfondire la conoscenza insieme al nuovo parroco don Paolo.

Dopo la Messa di domenica 22 Ottobre, si terrà un momento di riflessione e condivisione presso la chiesa di S. Giuseppe per iniziare a tracciare il nuovo percorso della comunità insieme ai nuovi sacerdoti accolti.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Paolo Arienti, classe 1972, originario di Piadena è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1999. Ha iniziato il ministero sacerdotale a Cremona come vicario della parrocchia “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio”. Nel 2002 per continuare gli studi è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2004 al 2011 è stato vicario a “Cristo Re” in Cremona e segretario dell’Ufficio evangelizzazione e catechesi. Dal 2011 al 2021 è stato responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, presidente della Federazione Oratori Cremonesi e dell’associazione NOI, oltre che consulente ecclesiastico del CSI di Cremona. Dal 2017 al 2021 è stato inoltre coordinatore dell’area pastorale “In ascolto dei giovani”. Nel 2012 è stato nominato parroco in solido delle parrocchie di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato; e dal 2014 al 2018 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2000 è docente in Seminario e dal 2008 anche presso l’Istituto superiore di Scienze religiose “S. Agostino”. Nel 2021 è stato nominato parroco della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, con anche il ruolo di moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (S. Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Ora è stato nominato anche parroco della parrocchia “Ss. Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona.

 

Don Umberto Zanaboni, classe 1975, originario di Pandino, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta e dal 2008 lo è stato anche di Breda Cisoni, Ponteterra e Villapasquali; successivamente è stato vicario di Caravaggio (2009-2016). Nel 2016 è stato nominato parroco di Cella Dati, Derovere e Pugnolo, e dal 2019 è stato anche collaboratore parrocchiale di Longardore, San Salvatore, Sospiro e Tidolo. Nel 2018 è stato scelto come vicepostulatore della causa di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari e dal 2022 ricopre il ruolo di incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. Dal 2021 al 2023 è stato collaboratore parrocchiale della parrocchia “Santi Fabiano e Sebastiano martiri” in Cremona. Nel 2023 è stato nominato amministratore parrocchiale dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Ora è stato nominato collaboratore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” in Cremona, formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro.

 

 

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Domenica pomeriggio l’ingresso di don Alfredo Valsecchi a Cavatigozzi

Domenica 8 ottobre a Cremona don Alfredo Valsecchi farà il suo ingresso come nuovo parroco della parrocchia di Santa Maria Maddalena, a Cavatigozzi. La Messa di insediamento, in programma alle 15.30, sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

Don Valsecchi, prima della celebrazione, sarà accolto sul sagrato della chiesa da un rappresentante dell’Amministrazione comunale di Cremona che porgerà il primo saluto al nuovo parroco. La Messa si svolgerà poi secondo il tradizionale rito di insediamento, con la lettura del decreto di nomina, il saluto da parte del consiglio pastorale parrocchiale e il credo professato dal sacerdote. Dopo la celebrazione, la comunità di Cavatigozzi si ritroverà in oratorio per il rinfresco, un’occasione per cominciare a conoscere personalmente il nuovo parroco.

In preparazione all’ingresso di don Valsecchi, la comunità di Santa Maria Maddalena ha programmato una veglia di preghiera nella serata di giovedì 5 ottobre, alle 20.45, nella chiesa parrocchiale,guidata dal vicario zonale della zona pastorale 3, don Pietro Samarini.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1963, originario di Vailate, don Alfredo Valsecchi è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1988. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1988-1995) e “S. Maria Immacolata e S. Zeno” in Cassano d’Adda (1995-2002). Successivamente è stato parroco di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2013 era parroco di Pieve San Giacomo. A Cavatigozzi prede il testimone da don Gianfranco Vitali, trasferito nell’unità pastorale “Mons. Angelo Frosi” formata dalle parrocchie di Cornaleto, Formigara, Gombito, San Bassano, San Latino e Santa Maria dei Sabbioni.

 

Il saluto del sacerdote alla nuova parrocchia

“Siete già la mia famiglia”

Carissimi parrocchiani di Cavatigozzi, quando il vescovo Antonio mi ha comunicato la mia nomina a vostro parroco, sono stati molti e confusi i sentimenti che ho provato. Su tutti, però, è prevalso quello della più sentita gioia di poter iniziare il mio nuovo ministero sacerdotale con voi. Vi assicuro che ho sentito subito voi come miei fratelli e sorelle, come famiglia in cui vivere tutto il tempo che il Signore mi vorrà concedere qui ed ora. Vorrei conoscervi già ad uno ad uno, piccoli e grandi, vicini e lontani, con le vostre storie umane e spirituali, per condividere con
ciascuno le gioie e le fatiche di questo cammino comune. So che mi occorrerà un pò di tempo e tanto impegno per diventare parte di questa famiglia: vi chiedo tanta pazienza.

Saluto con grande simpatia e stima i collaboratori parrocchiali, le famiglie, gli anziani, gli ammalati. Un caro saluto ai ragazzi e ai giovani della Parrocchia e dell’Oratorio nell’attesa di cominciare a lavorare insieme. L’oratorio deve diventare il centro di educazione alla vita e alla fede delle nuove generazioni.

Un affettuoso saluto anche al mio predecessore, don Franco, con tanta stima e tanta riconoscenza per il paziente lavoro svolto in questi venti anni con voi. Affido a Cristo Buon Pastore il mio nuovo ministero nella certezza che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”.

Invoco dal Signore la benedizione su ciascuno e sul cammino che insieme percorreremo. Un caro ricordo nella preghiera di tutti i giorni.

Arrivederci a presto.

Don Alfredo

 

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Vidalengo, sabato la Parrocchia di S. Giovanni a Porta Latina accoglie i nuovi sacerdoti

Nominato parroco di Vidalengo con decreto vescovile del giugno scorso, nel pomeriggio di sabato 7 ottobre monsignor Giansante Fusar Imperatore, parroco di Caravaggio e vicario zonale della Zona pastorale 1, farà il suo ingresso ufficiale come parroco anche della parrocchia di S. Giovanni a Porta Latina, nella frazione di Caravaggio, dove succede a don Edoardo Nisoli, che si è ritirato per raggiunti limiti d’età.

Insieme a al nuovo parroco, la comunità di Vidalengo accoglierà anche i nuovi collaboratori delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo: don Paolo Ardemagni e don Gabriele Filippini. La Parrocchia di Caravaggio conta inoltre sul vicario don Andrea Piana e il collaboratore parrocchiale don Bruno Grassi.

Il programma prevede l’accoglienza di monsignor Fusar Imperatore alle 17.30 ai confini del paese, in fondo a via Bolagnos. Da lì il nuovo parroco, in corteo, arriverà nella piazza del paese dove riceverà il benvenuto del sindaco Claudio Bolandrini e dell’Amministrazione comunale. Alle 18 avrà inizio la Messa solenne, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. A seguire, rinfresco per tutti.

In preparazione a questo momento la parrocchia di S. Giovanni a Porta Latina ha organizzato due appuntamenti: giovedì 5 ottobre, alle 20.30, in chiesa parrocchiale un incontro di preghiera; venerdì 6 ottobre, sempre alle 20.30, Messa in suffragio di tutti i defunti della parrocchia.

Domenica 8 ottobre don Giansante Furar Imperatore presiederà la Messa delle 10 nella chiesa parrocchiale di Vidalengo.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

 

Monsignor Giansante Fusar Imperatore, classe 1956, originario di Romanengo, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. Ha iniziato il proprio ministero come vicario della parrocchia “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” in Viadana; quindi nel 1984 è stato nominato vicerettore del Seminario di Cremona. Nel 1990 ha assunto l’incarico di segretario vescovile. È stato successivamente parroco di Bozzolo (2002-2008) e della parrocchia “S. Maria Immacolata e S. Zeno” in Cassano d’Adda (2008-2021); oltre che amministratore parrocchiale di Rivolta d’Adda (2016) e della parrocchia “Cristo Risorto” in Cassano d’Adda (2019). Nel 2021 è stato nominato parroco di Caravaggio e nel 2022 vicario zonale della Zona pastorale 1. Ora è stato nominato anche parroco di Vidalengo.

 

Don Paolo Ardemagni, classe 1962, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1986. È stato vicario delle parrocchie “S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo” in Soncino (1986-1996) e “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio” in Cremona (1996-1999). Nel 1999 è stato nominato parroco di Fengo, dove è rimasto sino al 2009; negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di consulente ecclesiastico del CSI di Cremona; inoltre dal 2000 è stato anche amministratore parrocchiale di Luignano e dal 2004 anche parroco di Acquanegra. È stato successivamente parroco della parrocchia “Annunciazione” in Cassano d’Adda (2009-2017). Nel 2017 è stato nominato parroco di Robecco d’Oglio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

Don Gabriele Filippini, classe 1971, originario di Casirate d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. È stato vicario a Robecco d’Oglio (1997-2001), Fornovo San Giovanni (2001-2004) e nelle parrocchie di Sospiro, Longardore, San Salvatore e Tidolo (2004-2010). Nel 2010 è stato nominato sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari parrocchiani, mentre sto per iniziare il mio servizio come parroco anche di Vidalengo, entro volentieri nelle vostre case. È un entrare, il mio, in punta di piedi, di chi non vuole disturbare ma ha piacere di aprire un canale di dialogo che durerà il tempo che il Signore mi darà ancora da vivere e nella misura in cui vorrete aprirmi la vostra porta. Arrivo senza la pretesa di inventare cose nuove. Sono riconoscente al Signore per il lavoro che i miei predecessori hanno fatto in mezzo a voi, a partire da don Pierino (che ho conosciuto e incontrato varie volte) e poi continuato assiduamente da don Edoardo. Se è vero che non sarò parroco solo di Vidalengo (perché devo continuare il servizio anche a Caravaggio) è anche vero che avrete a disposizione ben cinque preti. So bene che non posso garantirvi la mia assidua presenza: nel mio modo di pensare il parroco dovrebbe essere colui che sta in mezzo alla sua gente, così ho imparato fin da piccolo e così mi piacerebbe fare. Le contingenze dei tempi ci impongono di pensare diversamente e siccome non posso dividermi in due, posso solo lavorare perché ogni parrocchiano affidato alle mie cure possa imparare a sentirsi “uno” con tutti coloro che il Signore chiama a costruire la comunità parrocchiale. Tutti percepiamo la consapevolezza di essere diventati pochi dopo essere stati molti, sia come numero di preti che come partecipazione dei parrocchiani alla vita della comunità, in primis la partecipazione alla messa domenicale, segno esplicito del sentirsi chiesa. Non si tratta di tornare ad essere molti ma di imparare ad essere contenti del regalo che il Signore ci ha fatto: abbiamo ricevuto il dono di sapere e di vivere l’essere famiglia intorno all’altare, dono che tanti nostri fratelli hanno messo da parte, perdendosi il meglio della vita cristiana. A noi custodire questo dono, sapendo che non è il trovarsi fisico in una chiesa ma il sentirsi parte della Chiesa che dobbiamo annunciare: valore assai annebbiato oggi, in una società che si rifugia nell’individuale. L’impegno a camminare, anche come parrocchia, in sintonie con parrocchie vicine, non può che evidenziare questo dono. È questo il senso e il dono di una comunità di preti, ben cinque, a servizio di più comunità. Non nego che lo stare insieme tra noi, impegno faticoso e non scontato, ci fa bene. Sono certo che farà bene anche al crescere di cristiani in cammino verso l’unità con il Signore Gesù. Per questo, in punta di piedi, vi chiedo: fate un po’ di posto, almeno nelle vostre preghiere, a me e ai miei collaboratori perché impariamo ad essere in cammino con le due comunità che ci sono state affidate”.

 

 

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Domenica mattina al Cambonino don Arienti si insedia come nuovo parroco

La comunità parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, domenica 8 ottobre con la celebrazione eucaristica delle 10.30 presieduta dal vescovo Antonio Napolioni accoglierà ufficialmente il nuovo parroco don Paolo Arienti, già parroco della parrocchia di S. Ambrogio. Per l’occasione la S. Messa di S. Ambrogio delle ore 10 sarà sospesa.

Don Arienti è anche moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari”, che comprende le parrocchie di S. Ambrogio e del Cambonino insieme a quelle del Boschetto e del Migliaro (queste ultime guidate da don Maurizio Ghilardi).

Insieme a don Arienti, inizierà il suo nuovo incarico anche don Umberto Zanaboni: il sacerdote che dallo scorso anno è responsabile in diocesi della pastorale missionaria e ricopre il ruolo di vicepostulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari, risiederà al Cambonino con l’incarico di collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale, così come don Nicolas Diene, cappellano della comunità africana anglofona, già in servizio nell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” come collaboratore dal 2021.

In preparazione all’ingresso del nuovo parroco la comunità del Cambonino è chiamata a ritrovarsi nel pomeriggio di venerdì 6 ottobre per la Messa, con l’adorazione dalle ore 17 fino alle 21, quando si terrà un momento comunitario di adorazione con testi mazzolariani presieduto da don Ghilardi.

È stato successivamente fissato un momento di incontro con i sacerdoti e i fedeli del quartiere dopo la Messa di domenica 22 ottobre per riflettere e scambiarsi vicendevolmente le prospettive future da percorrere insieme.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Paolo Arienti, classe 1972, originario di Piadena è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1999. Ha iniziato il ministero sacerdotale a Cremona come vicario della parrocchia “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio”. Nel 2002 per continuare gli studi è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2004 al 2011 è stato vicario a “Cristo Re” in Cremona e segretario dell’Ufficio evangelizzazione e catechesi. Dal 2011 al 2021 è stato responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, presidente della Federazione Oratori Cremonesi e dell’associazione NOI, oltre che consulente ecclesiastico del CSI di Cremona. Dal 2017 al 2021 è stato inoltre coordinatore dell’area pastorale “In ascolto dei giovani”. Nel 2012 è stato nominato parroco in solido delle parrocchie di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato; e dal 2014 al 2018 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2000 è docente in Seminario e dal 2008 anche presso l’Istituto superiore di Scienze religiose “S. Agostino”. Nel 2021 è stato nominato parroco della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, con anche il ruolo di moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (S. Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Ora è stato nominato anche parroco della parrocchia “Ss. Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona.

 

Don Umberto Zanaboni, classe 1975, originario di Pandino, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta e dal 2008 lo è stato anche di Breda Cisoni, Ponteterra e Villapasquali; successivamente è stato vicario di Caravaggio (2009-2016). Nel 2016 è stato nominato parroco di Cella Dati, Derovere e Pugnolo, e dal 2019 è stato anche collaboratore parrocchiale di Longardore, San Salvatore, Sospiro e Tidolo. Nel 2018 è stato scelto come vicepostulatore della causa di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari e dal 2022 ricopre il ruolo di incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. Dal 2021 al 2023 è stato collaboratore parrocchiale della parrocchia “Santi Fabiano e Sebastiano martiri” in Cremona. Nel 2023 è stato nominato amministratore parrocchiale dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Ora è stato nominato collaboratore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” in Cremona, formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro.

 

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SOS dalla cupola del Duomo di Casalmaggiore: presentati gli interventi di recupero

È il simbolo della città e del suo importante passato. È quel “monte” visibile per chilometri e che attira gli sguardi su di sé, come ricordò il vescovo Antonio Napolioni nella sua ultima visita pastorale. È richiamata negli eventi, nelle feste, nelle iniziative della cittadinanza. È la cupola del Duomo di Casalmaggiore; una maestosità fragile e malata su cui le parrocchie casalasche hanno deciso di intervenire con un cantiere ad alta quota. Nel pomeriggio di sabato 7 ottobre, all’auditorium “Giovanni Paolo II” dell’Oratorio Maffei, è stata organizzata una presentazione pubblica dei prossimi e decisivi interventi strutturali all’edificio sacro. In particolare, si è mostrato l’iniziale e urgente restauro architettonico della lanterna della cupola della chiesa, ormai pericolosamente a rischio crollo dopo il terremoto del 2012.

Oltre al parroco don Claudio Rubagotti presente l’incaricato diocesano per i Beni culturali don Gianluca Gaiardi, il geometra e supervisore dei lavori Stefano Busi e il grafico Marco Visioli. Poco il pubblico presente, tra cui il sindaco Filippo Bongiovanni e il vicesindaco Giovanni Leoni. Un dettaglio che il parroco don Claudio Rubagotti ha rimarcato all’introduzione dell’appuntamento. «È qualcosa che riguarda e appartiene a tutti: il Duomo non l’ho fatto e voluto io ma, è una realtà condivisa. Spero ci sia un passaparola su che cosa si sta facendo a questa grande struttura e come intendiamo recuperare le risorse economiche per affrontare questa spesa immane».

Le operazioni di messa in sicurezza della lanterna e del tamburo della cupola, il primo e il secondo lotto delle tappe previste per il restauro della chiesa, comportano infatti da sole una spesa di circa un milione di euro. Un percorso finanziato per il 70% dalla Conferenza episcopale italiana tramite i contributi dell’8xmille per i successivi tre anni e svolto in sinergia con l’Ufficio Beni culturali della Diocesi, la Soprintendenza, le ditte partecipanti e i professionisti tecnici coinvolti. Le restanti e ingenti spese restano a carico delle parrocchie.

Don Gianluca Gaiardi ha descritto le scelte prese nel corso del tempo per il recupero e la conservazione della struttura, descrivendo questa progettualità «complessa, articolata e potenzialmente poco costosa» e in che modo la Diocesi «si è messa in gioco» nei processi burocratici per l’ottenimento delle autorizzazioni e dei contributi previsti «cercando di contenere le spese dei cantieri». Infatti, l’elemento oneroso dei preventivi di spesa è la creazione del ponteggio per la realizzazione del cantiere ad alta quota, a quasi 52 metri di altezza. «Ci auguriamo che le preoccupazioni non siano solo dei tecnici, dei sacerdoti o degli amministratori, ma anche di una comunità informata e che si prenda carico insieme di questa bellezza».

Il geometra Stefano Busi ha illustrato la critica situazione attuale e le soluzioni mirate a livello strutturale del “cupolino”, dove «la difficoltà maggiore è proprio l’altezza nel quale verranno eseguiti tali interventi». Se dall’esterno il suo aspetto sembra integro, all’interno i tecnici hanno rilevato «grosse sorprese purtroppo negative». Una volta costruito il ponteggio elevato e collaudato l’ascensore nel vano centrale, l’accesso all’interno della stretta lanterna ha mostrato la fragilità dei muri e come essa, durante il sisma, sia ruotata su se stessa e sia staccata dal resto della struttura, rimanendo «in piedi grazie alla forza di gravità».

L’intervento, dunque, consisterà nella sistemazione dei serramenti in ferro e nell’unione delle componenti esterne e interne del “cupolino” tramite perforazioni, in cui saranno inseriti dei tiranti d’acciaio per “ancorare” tutta la struttura in una sorta di “cintura” di sicurezza. La medesima operazione sarà eseguita anche con il tamburo sottostante, «rendendo tutta la cupola un corpo unico». Il secondo step, sfruttando dunque la presenza del ponteggio, «sarà risanare i serramenti lignei del tamburo, la verifica di tutte le vetrerie e infine il rinforzo dei maschi murari». In futuro si metterà mano al manto del tetto del Duomo e del sottotetto, anch’esso gravemente danneggiato dalle infiltrazioni d’acqua, «cominciando dall’abside alla sagrestia», per poi concludersi «sul portale d’ingresso e la parte sulla Fondazione Busi».

Da qui il nuovo appello di don Claudio a partecipare con una libera donazione, in particolare con l’iniziativa della raccolta fondi ogni terza domenica del mese durante le Messe, per arrivare alla copertura necessaria delle spese di cura questo simbolo incerottato.




Per i 300 anni della chiesa di Villastrada un convegno ne ha raccontato l’arte e la storia

Domenica 8 ottobre, nella chiesa di Sant’Agata in Villastrada, nel Mantovano, si è tenuto un convegno, aperto al pubblico, sulla storia e l’arte della chiesa, in occasione del trecentesimo della sua fondazione. Sono intervenuti due esperti d’arte: i professori Arturo Calzona e Michele Danieli. È stata presentata la relazione sulla ricerca storica effettuata da Edgardo Azzi, Rosa Marina Lombardi, Pierluigi Minghetti. Ha coordinato gli interventi Giorgio Milanesi, docente di Storia dell’arte e vicepresidente della Società Storica Viadanese.

Hanno aperto l’incontro il sindaco di Dosolo, Pietro Bortolotti, e Emanuela Pedrazzini, coordinatrice del Gruppo Oratorio di Villastrada.

L’incontro, che si è concluso con i ringraziamenti del parroco, don Angelo Ruffini, ha visto la partecipazione di tante persone che hanno apprezzato i diversi interventi, ammirato le bellezze artistiche e si sono appassionate alla narrazione storica basata sui documenti che fanno parte del nutrito e ben ordinato archivio parrocchiale.

È stata una giornata importante per la comunità villastradese e per tutto il territorio, una tappa significativa nel percorso che il Gruppo Oratorio di Villastrada ha tracciato per questo anno trecentesimo di un edificio che al valore religioso associa quello della bellezza del barocco mantovano.

R. Marina Lombardi




Beata Vergine delle Grazie, don Maffezzoni: «Cercheremo di tenere accesa la scintilla di gioia dell’incontro con il Signore»

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Tre parrocchie: Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Una comunità – quella dell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” – riunita in una gremita chiesa di Roncedello per l’ingresso del nuovo parroco, don Alessandro Maffezzoni, nel pomeriggio di domenica 1° ottobre. A presiedere l’Eƒucaristia il vescovo Antonio Napolioni, affiancato dal nuovo parroco, dal vicario zonale della zona pastorale 5 don Davide Barili e da alcuni altri sacerdoti diocesani.

La celebrazione è iniziata con l’arrivo dei celebranti in processione sul sagrato della chiesa, accolti dai sindaci Filippo Bongiovanni di Casalmaggiore (di cui è frazione Roncadello), Nicola Cavatorta di Viadana (di cui sono frazioni Cicognara e Cogozzo) e Marco Pasquali di Sabbioneta (dove don Maffezzoni era vicario dal 2015). Proprio il primo cittadino di Casalmaggiore ha espresso il saluto dell’Amministrazione comunale al nuovo parroco. «Un nuovo capitolo – ha detto – si apre per l’unità pastorale della “Beata Vergine delle Grazie”, che ha la particolarità di essere su due province, e sulle frazioni di due Comuni: Casalmaggiore e Viadana. E che con l’arrivo di don Alessandro cercherà di proseguire nel suo percorso di crescita spirituale». E ancora: «Abbiamo da offrire volontà, collaborazione, disponibilità a percorrere insieme il cammino che lei vorrà indicarci, accogliendoci reciprocamente come dono della Divina Provvidenza».

 

Il saluto del sindaco Bongiovanni

 

Dopo il saluto sul sagrato, ha avuto inizio la Messa, che si è aperta con la lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale, e con il saluto di una rappresentante del Consiglio pastorale: «Caro don Alessandro, la accogliamo come un padre misericordioso, come un fratello maggiore che sa educare e come un amico con cui collaborare». «Il fulgido esempio di don Primo Mazzolari di cui lei diviene successore alla guida della parrocchia di Cicognara le sia di ispirazione nella cura dei poveri, nell’accoglienza dello straniero nella ricerca dei lontani che cercano Cristo senza ancora saperlo. Che la Beata Vergine delle Grazie la guidi e la accompagni nel suo ministero».

 

Il saluto della comunità

 

L’omelia del vescovo Napolioni si è aperta commentando il Vangelo del giorno, la parabola dei due figli e della vigna. «Una parabola che sentiamo spesso, anche nella nostra vita quotidiana». «I due figli vengono qui un po’ estremizzati», ha spiegato il vescovo, facendo quindi un parallelismo con le nomine dei nuovi parroci: «Nessuno mi ha mai detto “no”, “non ne ho voglia”, nemmeno “sissignore”. Certo è che qualcuno lascia malvolentieri una comunità quando si trova bene. Altri non vedono l’ora di prendersi responsabilità. Ci sono i nostri sentimenti, la nostra testa e il nostro cuore, la nostra umanità». Ma il Signore suggerisce di «non fidarsi dell’istinto, che magari fa dire “non ne ho voglia” o “mi butto” – ha aggiunto –. Calma, aspettiamo il giorno dopo. Vediamo che cosa accade davvero». Un invito a riflettere, a rendersi conto. Ma chi può aiutare l’uomo a rendersi conto, a convertirsi, a prendere lo slancio nella propria vita? «Ce lo dice con chiarezza san Paolo con due indicazioni», ha evidenziato mons. Napolioni. «La prima sul valore della comunità, che posso applicare volentieri a questa unità pastorale». «Anch’io posso dire, con san Paolo, qui c’è qualche consolazione in Cristo, qualche conforto, qualche consolazione di Spirito». «La seconda indicazione è ancor più potente e decisiva»: «san Paolo ci dice “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”». «Davvero il primo compito del sacerdote è la comunione con Gesù – ha evidenziato il vescovo –, stare talmente tanto con Lui che riusciamo a far stare un po’ più con Lui anche gli altri». Ha quindi concluso: «Grazie Signore, perché ci dai tanti fratelli e sorelle con cui camminare. Li affido gli uni agli altri, con tanta fiducia e con un pizzico di curiosità».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è proseguita con la professione di fede recitata dal nuovo parroco, che al termine della Messa ha salutato le sue nuove comunità, ringraziando commosso il vescovo, i concelebranti, i presenti e tutte le parrocchie che ha accompagnato e che lo hanno accompagnato. Uno sguardo poi al “nuovo”: «Mi rivolgo a voi, cari parrocchiani. Da oggi inizia il mio ministero di parroco tra voi. Voglio proseguire il cammino dell’unità pastorale già avviato da don Andrea (Spreafico, ndr) e i sacerdoti che lo hanno aiutato». Nelle sue parole anche un riferimento ai giovani, fonte viva delle comunità: «Non facciamo mancare loro il sostegno e la fiducia – ha sottolineato don Maffezzoni –. Facciamo che possano trovare nell’oratorio, oltre che un luogo accogliente e aggregativo, un luogo educativo ai valori cristiani, in cui vivere il confronto e l’accoglienza». Ha dunque concluso: «Cercheremo di tenere accesa questa scintilla di gioia dell’incontro con il Signore, perché in Gesù ci è stato detto e dato tutto. In Lui tutto si eleva».

 

Il saluto di don Maffezzoni

 

Dopo la Messa si è tenuto un momento conviviale presso l’oratorio di Cicognara, un’occasione per le tre parrocchie per iniziare a conoscere il nuovo parroco. A seguire, alle 18.30 nella chiesa di Cicognara, la società musicale “Estudiantina” di Casalmaggiore presenterà “Banda in concerto”, un’esibizione musicale di benvenuto a don Maffezzoni.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1978, originario della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, don Alessandro Maffezzoni è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario della parrocchia “Ss. Clemente e Imerio” in Cremona (2004-2008) e di quelle di Casalbuttano e San Vito (2008-2015). Dal 2015 era vicario delle parrocchie di Breda Cisoni, Ponteterra, Sabbioneta e Villa Pasquali. Nell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” prede il testimone da don Andrea Sprefico, trasferito a Cremona come nuovo parroco della Beata Vergine di Caravaggio.

 

 

Il saluto di don Alessandro Maffezzoni sul giornalino parrocchiale

Carissimi parrocchiani dell’Unità Pastorale Beata Vergine delle Grazie di Cogozzo, Cicognara e Roncadello. È la prima volta che mi rivolgo a voi e lo faccio con un po’ di emozione, come vostro nuovo parroco. Anch’io come voi mi trovo ad affrontare un cambiamento importante per la mia vita. Per voi l’arrivo del nuovo pastore, a servizio dell’Unità Pastorale, racchiude certamente qualche incognita. Vi domanderete “cosa accadrà?”, potrete affidarvi al “sentito dire” o “alla fama” che a volte ci precede. Anche per me è tutto nuovo nei tempi e nelle situazioni. Dalla mia ordinazione il 12 giugno del 2004, così tutte le volte che ho affrontato dei cambi nelle diverse parrocchie dove sono stato chiamato a svolgere il mio ministero, S. Imerio a Cremona, Casalbuttano, Sabbioneta e le parrocchie che compongono la comunità, mi sono sempre trovato davanti situazioni nuove, non soltanto per la geografia dei luoghi, ma anche per la storia delle comunità e delle persone che ho avuto la gioia di incontrare.

Ogni volta che ho trovato disponibilità, ma anche quando ho trovato qualche resistenza, tutto mi ha aiutato a crescere come uomo, come cristiano ed anche come sacerdote al servizio della Chiesa. Sono certo sarà così anche con voi. Già da questi primi giorni tra voi, mi avete dato una dimostrazione di bella accoglienza e disponibilità. Sono certo potremo fare un tratto di strada insieme, nel quale ci sosterremo reciprocamente e cresceremo insieme umanamente ma anche nella fede in Gesù Cristo. Se da parte mia saprò sempre indicarvi l’unico vero Maestro e Pastore da seguire e a cui affidarvi darò sempre valore al mio ministero tra voi e potrò esservi di aiuto.

Da parte vostra se mi aiuterete non soltanto nelle cose “da fare”, ma anche nel mantenere viva la fame di vita vera e di verità, di cui l’uomo ha sempre bisogno, mi aiuterete a dare senso al ministero del prete tra Voi. In particolare, penso ai nostri ragazzi e ai nostri giovani, affinché non cadano nell’inganno di pensare che la fame materiale sia l’unica da ascoltare, da soddisfare, dimenticandosi così dello Spirito e dei valori che ne derivano.

Concludo dicendo che entro in “punta di piedi”, nel cammino che avete intrapreso con i pastori che mi hanno preceduto, nel passato e nell’immediato, nella consapevolezza di aver sperimentato anch’io, quanto dice l’apostolo Giovanni nel dialogo con i discepoli dopo l’incontro con la Samaritana al pozzo: “Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo, infatti, si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica” (Gv 4,36-38).

 

 

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