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Domenica mattina l’insediamento di don Giuseppe Manzoni

È tutto pronto per celebrare l’ingresso del nuovo parroco don Giuseppe Manzoni (assistente ecclesiastico Scout Agesci per la Zona Cremonese) presso le parrocchie di Casalbellotto, Fossacaprara, Quattrocase, Vicomoscano. La Messa di ingresso, unica per le quattro parrocchie, sarà presieduta da monsignor Antonio Napolioni domenica 6 ottobre alle ore 10 presso la chiesa di S. Pietro apostolo in Vicomoscano.

In vista del lieto evento, le comunità si sono ritrovate mercoledì 2 ottobre alle ore 21 per un momento di preghiera condivisa, condotta da don Davide Barili, vicario zonale della Zona 5. «Nel segno della continuità, il parroco uscente don Ottorino Baronio e il parroco entrante don Giuseppe Manzoni si sono più volte incontrati, per confrontarsi sul futuro della comunità – dichiara don Barili –. Don Baronio consegna al nuovo arrivato una pastorale strutturata in nove anni di servizio e che, nella libertà che è propria di ogni pastore, don Manzoni accrescerà sicuramente con il suo contributo».

La celebrazione sarà allietata dal coro interparrocchiale diretto dal maestro Cesare Visioli.

Alla Messa seguirà un rinfresco presso l’oratorio per dare a don Manzoni il benvenuto.

 

Biografia di don Manzoni

Classe 1958, originario di Caravaggio, don Giuseppe Manzoni è stato ordinato nel giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero pastorale a Fornovo S. Giovanni in qualità di vicario. In quegli anni ha intrapreso gli studi presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, continuando poi alla Pontificia Università Lateranense, dove ha ottenuto la licenza in Teologia Pastorale. Insegnante in Seminario dal 1999 (fino al 2003 è stato anche vicerettore ed economo), dal 1999 al 2007 è stato assistente Giovani AC e dal 2002 al 2005 assistente ecclesiastico FUCI e MEIC. Dal 2005 al 2007 ha ricoperto l’incarico di vicecancelliere di Curia e notaio del Tribunale ecclesiastico. Don Manzoni, che dal 2003 è assistente ecclesiastico AGESCI, dal 2007 al 2013 è stato parroco delle comunità di S. Marino, Gadesco e Pieve Delmona. Dal 2013 era parroco delle parrocchie di Piadena, Vho e Drizzona. Ora mons. Napolioni gli ha affidato l’incarico di parroco dell’unità pastorale di Vicomoscano, Quattro Case, Fossa Caprara e Casalbellotto.




Il ricordo di don Natale Bellani a 10 anni dalla morte

Dieci anni fa, dopo una lunga malattia, moriva don Natale Bellani. Parroco di Bonemerse, era una figura di sacerdote che ricordava in qualche modo il don Camillo di Guareschi. Sanguigno nei modi ma profondamente paterno,  si è occupato per tanti anni dell’educazione dei giovani (prima all’oratorio di San Pietro al Po e poi a Bonemerse), insegnando a tanti la bellezza del canto e della liturgia. Come ricordano i suoi amici, don Natale però ha lasciato in eredità a chi ha avuto la fortuna di incontrarlo un solo grande insegnamento: tenere fisso lo sguardo su Gesù. Era infatti profondamente innamorato di Cristo e lo ha testimoniato nel corso di tutta la sua vita sacerdotale, fatta di fedeltà alla Chiesa locale e di appartenenza meditata e appassionata al Movimento di Comunione e Liberazione.

Giovedì 3 ottobre alle ore 21 (giorno del suo dies natalis) e domenica 6 ottobre alle 9.30 verranno celebrate nella chiesa di Santa Maria Nascente a Bonemerse due Messe in suo ricordo, mentre una mostra sarà esposta sul sagrato. Sempre domenica 6, dopo la celebrazione eucaristica, ci sarà la visita al cimitero sulla tomba del sacerdote castelleonese per una benedizione speciale.

Sabato 12 ottobre alle ore 21 ci sarà, sempre in chiesa, un concerto del coro del Liceo musicale di Cremona, sempre dedicato a don Natale.

L’attuale parroco di Bonemerse, don Mario Bardelli, ha tenuto particolarmente a questa ricorrenza, senza indulgere in ricordi nostalgici che risulterebbero forse vuoti, ma nella certezza che “il nostro ricordo, la nostra preghiera, il nostro impegno sincero nel continuare quel cammino incontro a Cristo che per tanti anni don Natale ha condiviso con questa comunità sono il modo più bello e più vero per ricordarlo con grande riconoscenza”.




Vicomoscano ha accolto il nuovo parroco don Giuseppe Manzoni

Si è svolto domenica 6 ottobre linsediamento del nuovo parroco di Casalbellotto, Fossacaprara, Quattrocase, Vicomoscano don Giuseppe Manzoni.

Come dabitudine è stato rispettato il protocollo che ha previsto laccoglienza, sul sagrato della Chiesa di S. Pietro apostolo in Vicomoscano, dellautorità civile che ha parlato a nome dellintera comunità. Per loccasione era presente il sindaco di Casalmaggiore e frazioni Filippo Bongiovanni, che si è impegnato a nome dellamministrazione comunale a essere a disposizione per eventuali future collaborazioni nel nome del «più alto fine che è il bene comune».

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da mons. Antonio Napolioni, alla presenza di numerosi sacerdoti, tra cui don Claudio Rubagotti parroco di Casalmaggiore e don Davide Barili vicario della Zona 5, a significare la vicinanza delle parrocchie limitrofe e di tutta la zona pastorale.

Significativo il saluto iniziale del Vescovo, durante il quale ha presentato la comunità come un unicum per laffluenza e la partecipazione attiva di tanti giovani e famiglie. «Ecco il segno che questa comunità ha grande cura delle famiglie, dei ragazzi, delloratorio, della loro crescita». E ha proseguito con un ringraziamento a don Baronio, parroco per nove anni. «Il pensiero va a don Ottorino e a tutti coloro che con lui hanno operato con tanto impegno e va alla staffetta che ora il Signore ci fa compiere con don Giuseppe».

Dopo la lettura del decreto di nomina proclamato da don Barili, la comunità parrocchiale ha dato il benvenuto a don Giuseppe e, attraverso le parole di una parrocchiana, ha promesso di affiancarlo nel suo nuovo cammino «come un unico gregge dietro lo stesso Signore».

Nella sua omelia il Vescovo ha invece valorizzato il tema del servizio come dono ricevuto, a partire dallattualizzazione della Parola del giorno. «Se facciamo il nostro dovere come un dono ricevuto, quel dovere cambia sapore». E ha ribadito la centralità della fede come testimonianza cristiana. «La vostra testimonianza di fede che ci date oggi è meravigliosa. Perché se la fede divide, non è fede. Se unisce è fede cristiana».

È seguito il saluto di don Giuseppe, che si è soffermato su due punti in particolare: il valore delle relazioni e la preghiera. Le amicizie «sanno durare nel tempo e anche nella comunione dei santi nella vita ultraterrena» ha dichiarato ringraziando i tanti parrocchiani presenti, compresi quelli provenienti da parrocchie lontane. E, citando Bruno il Certosino e Benedetto XVI che hanno fatto della preghiera «il centro della loro vita», ha rivelato come la preghiera sarà il fulcro nodale della sua pastorale. «Non ho programmi da proporre a queste comunità vive ma se sapremo pregare vuol dire che crederemo nel Signore. Allora sarà tutto possibile».

La celebrazione, che è stata allietata dal coro della comunità interparrocchiale beato Vincenzo Grossi, diretto dal maestro Cesare Visioli, si è conclusa con un banchetto in oratorio per dare il benvenuto al nuovo parroco.

Photogallery (di Filippo Peschiera e Stefano Ponzoni)

 

Biografia di don Manzoni

Classe 1958, originario di Caravaggio, don Giuseppe Manzoni è stato ordinato nel giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero pastorale a Fornovo S. Giovanni in qualità di vicario. In quegli anni ha intrapreso gli studi presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, continuando poi alla Pontificia Università Lateranense, dove ha ottenuto la licenza in Teologia Pastorale. Insegnante in Seminario dal 1999 (fino al 2003 è stato anche vicerettore ed economo), dal 1999 al 2007 è stato assistente Giovani AC e dal 2002 al 2005 assistente ecclesiastico FUCI e MEIC. Dal 2005 al 2007 ha ricoperto l’incarico di vicecancelliere di Curia e notaio del Tribunale ecclesiastico. Don Manzoni, che dal 2003 è assistente ecclesiastico AGESCI, dal 2007 al 2013 è stato parroco delle comunità di S. Marino, Gadesco e Pieve Delmona. Dal 2013 era parroco delle parrocchie di Piadena, Vho e Drizzona. Ora mons. Napolioni gli ha affidato l’incarico di parroco dell’unità pastorale di Vicomoscano, Quattro Case, Fossa Caprara e Casalbellotto.




Devozione e cultura del popolo: a Romanengo una mostra sui santini

Una mostra per sensibilizzare sull’importanza del recupero della chiesa di Santa Maria della Misericordia di Romanengo. È questa la finalità dell’esposizione di santini e libri di preghiera intitolata “I Santini: devozione e cultura del popolo” organizzata dalla parrocchia di Romanengo in occasione della festa patronale, dedicata alla Madonna del Rosario, che sarà celebrata domenica 6 ottobre.

A curarne l’allestimento è Arrigo Pisati, giovane appassionato di storia locale e attivo in parrocchia che, con l’aiuto di alcuni collaboratori, ha disposto al primo piano dell’oratorio maschile circa 2.400 santini (alcuni dei quali manufatti), suddivisi per categoria.

Le immaginette sacre visibili nei corridoi dell’ex-convento francescano, oggi trasformato in oratorio, coprono un arco di tempo che va dall’inizio del XIX secolo fino ai giorni nostri, e sono espressione della cosiddetta ”Inculturazione della fede”, la fede impastata con la cultura del popolo.

«La quasi totalità della raccolta – spiega Pisani – appartiene ad un privato che 26 anni fa, nel 1993, aveva allestito un’esposizione analoga nella chiesa di Santa Maria della Misericordia (comunemente detta “Chiesina”). In quell’occasione l’evento era finalizzato al restauro di alcune tele conservate in essa». Oggi è la chiesa stessa a versare in condizioni precarie, pertanto in occasione della festa della comunità, la sagra patronale, la parrocchia mira a sensibilizzare la popolazione, dal punto di vista culturale, sul valore artistico di questo edificio sacro. Per questo sta nascendo una nuova commissione del consiglio pastorale, che ha come prerogativa quella di incrementale l’interesse per la “Chiesina”, espressione di fede e di storia.

Al fine di dare continuità alla pratica di realizzazione delle immaginette sacre celebrata nella mostra, è stato prodotto, grazie al contributo di don Giancarlo Regazzetti, sacerdote “fidei donum” in Brasile e romanenghese di origine, un nuovo santino, in continuità con la tradizione, guardando al futuro con innovazione.

La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile venerdì 4, sabato 5, domenica 6, venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 ottobre nei seguenti orari: dalle 15.30 alle 18 e dalle 21 alle 22.30.

La rilevanza di espressioni di devozione-pietà popolare (come lo sono i santini) viene ricordata anche da papa Francesco nella Evangelii Gaudim: ”Non è bene ignorare la decisiva importanza che riveste una cultura segnata dalla fede, perché questa cultura evangelizzata al di là dei suoi limiti, ha molte più risorse di una semplice somma di credenti posti dinnanzi agli attacchi del secolarismo attuale. Una cultura popolare evangelizzata contiene valori di fede e di solidarietà che possono provocare lo sviluppo di una società più giusta e credente e possiede una sapienza peculiare che bisogna saper riconoscere con uno sguardo colmo di gratitudine” (EG 68).

 

Il contesto della sagra

Nonostante la parrocchia sia dedicata ai santi Giovanni Battista e Biagio, nella sagra patronale di Romanengo, celebrata la prima domenica ottobre, si festeggia la Madonna del Rosario.

Le iniziative proposte sono molteplici, tra cui spicca la Messa solenne di domenica 6 ottobre alle ore 18.30, seguita dalla processione per le vie del paese con la statua della Vergine, in cui saranno visibili dei quadri viventi ispirati alla vita di Maria. Quest’anno a presiedere la celebrazione sarà padre Vittorio Bongiovanni, missionario in Sierra Leone. Oltre a ciò la parrocchia, guidata dal parroco don Emilio Merisi, organizza la pesca di beneficenza e la mostra sui santini.




Cristo Re ha inaugurato i nuovi locali dell’oratorio: «Spazi più accoglienti per ragazzi e famiglie»

«Il cortile dei sogni deve essere accogliente, non solo per chi ci vive quotidianamente, ma anche per coloro che lo attraversano, che entrano per la prima volta, o che passano». È questa la filosofia che ha guidato il rifacimento di alcuni locali – su tutti il bar – dell’oratorio di Cristo Re, a Cremona.

Dopo l’inaugurazione, avvenuta nella mattinata di domenica 29 settembre, don Pierluigi Fontana, vicario parrocchiale, prova a raccontarci le idee che hanno ispirato questo progetto: «Innanzitutto bisogna dire che c’era la necessità di rendere più funzionali certi ambienti, ma non ci siamo soffermati su questa esigenza. Pensiamo che in un locale accogliente e a misura d’uomo ognuno possa sentirsi a casa. E magari può anche pensare di ritornarci!».

Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso anche il parroco, don Enrico Trevisi: «Un intervento era necessario, perché ambienti così vissuti e frequentati devono risultare belli, puliti ed accoglienti. Altrimenti ci troviamo davanti ad una forma che non veicola bene il messaggio cristiano che vogliamo trasmettere».

Nonostante il momento non facilissimo per la vita degli oratori della diocesi di Cremona, la scelta è stata quella di investire sulle strutture per renderle più vivibili, abitabili. Don Fontana ha spiegato così la questione: «Rilanciare un’esperienza come quella oratoriana significa anche fare delle scelte. La nostra è stata quella di adeguare gli spazi a beneficio dei ragazzi e delle famiglie. Ma realizzare un progetto come questo significa anche collaborare».

Sì, perché l’ideazione del nuovo bar e dei nuovi ambienti «non è stata realizzata semplicemente dai tecnici del settore – ha proseguito Fontana – ma ha visto protagonisti anche i giovani e i ragazzi che hanno potuto dire la loro, esprimere le loro idee e suggerimenti, affinché questo luogo possa essere realmente di tutti».

La realizzazione del progetto ha visto dunque la partecipazione dei parrocchiani, sia in termini di progettazione che di supporto concreto. «Tante persone hanno voluto, e vogliono tutt’ora, dare un loro contributo – racconta don Fontana – e ci tengo a ringraziarli. Alcuni con un’offerta, altri con il proprio tempo, hanno partecipato a questo cantiere. Ed è per questo che abbiamo scelto di inaugurare il bar e i locali sotto la chiesa al termine della messa delle 10, la più frequentata. Così ciascuno dei presenti ha potuto vedere il risultato di questo sforzo comune e viverlo in prima persona, insieme ai fratelli».

I lavori, a Cristo Re, sono di fatto conclusi. I ragazzi, i giovani e le famiglie hanno a disposizione un luogo in cui si può sognare per davvero.

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Il professor Ambrosini fa chiarezza sull’immigrazione: «Conoscere per superare i pregiudizi» (audio integrale)

Una vivace e documentata panoramica sullo stato dell’immigrazione in Italia. Una diversa prospettiva su una questione al centro delle cronache, offerta attraverso la lucida esposizione del prof. Maurizio Ambrosini -sociologo, docente presso l’Università di Milano, divulgatore e giornalista -, ospite di eccezione  dell’incontro organizzato da Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Acli, Masci, Volontariato Vincenziano e svoltosi nella serata di martedì 2 ottobre presso la Parrocchia dell’Annunciazione di Cassano d’Adda.

Molti i pregiudizi da sfatare e le errate informazioni da correggere in merito ai fenomeni migratori che interessano il nostro Paese. “Non consideriamo migrazione quella proveniente da Stati ricchi, né vi comprendiamo coloro che sono riscattati dall’eccellenza individuale come, per esempio, i calciatori . – ha esordito Ambrosini – Sono invece considerati immigrati coloro che rientrano nella duplice alterità di stranieri e di poveri”. “Le informazioni da Bar Sport  – ha proseguito – indicano che il fenomeno dell’immigrazione si troverebbe in drammatico aumento. I dati statistici, in verità, rivelano che l’immigrazione in questi anni si presenta come  stazionaria: circa 5 milioni e mezzo di immigrati regolari e circa 600.000 irregolari “.

Ascolta l’audio integrale dell’intervento

Da rivedere si mostrano anche le errate percezioni in merito alle caratteristiche sociali e culturali degli immigrati: “L’immigrazione in Italia, nel complesso, è prevalentemente di origine europea, femminile e di formazione cristiana – ha infatti  chiarito Ambrosini – L’immigrazione vista dalla gente comune è diversa dalla reale situazione. La percezione è che gli immigrati rappresentino il 25% della popolazione italiana, mentre assommano a poco più del 9%”.  Il fenomeno comunque esiste e va affrontato senza demonizzazioni; è così accaduto che “nel corso degli ultimi venticinque anni, i vari governi succedutisi in Italia con ben sette sanatorie abbiano regolarizzato  la posizione di molti immigrati irregolari. Un milione di arrivi sono stati regolarizzati dai governi di centro destra”.

Occorre poi procedere ad  ulteriori precisazioni. “I principali gruppi di immigrati presenti in Italia giungono da Romania, Albania, Marocco, Cina e Filippine: nazioni non ricche ma neanche ridotte alla fame.- rivelano i dati presentati dal docente  – Si tratta oltretutto di migranti poveri ma non poverissimi: l’emigrazione è infatti soprattutto un fenomeno della classe media, che si sente minacciata dalla situazione economica e politica del proprio Paese, temendo  l’impoverimento”.

“La gente comune nei confronti dell’immigrazione ha ansie e preoccupazioni spesso legate alla sicurezza, alla diminuzione della incolumità e delle certezze morali. – non ha inoltre esitato a precisare il professor Ambrosini – Nei sondaggi quasi sempre chi ha paura non conosce direttamente persone immigrate: le zone europee con pochi immigrati sono solitamente quelle che esprimono tanti voti elettorali a forze e partiti che sono contro le migrazioni”.

Una delle ricette possibili per evitare atteggiamenti prevenuti e ostili è quindi quella di “creare occasioni di scambio e relazione”. “Occorre scostarci da quello che i nostri occhi ci dicono – è stato il monito finale di Maurizio Ambrosini – ma per affrontare concretamente il fenomeno abbiamo anche bisogno di politici che sappiano ben governarlo: c’è necessità di saggi conservatori”. Variegato e intenso il dibattito suscitato, alla fine della corposa relazione, dal numeroso e interessato pubblico presente: una riprova di come l’argomento immigrazione sia vissuto con particolare intensità dalla quotidianità di ciascuno.

 




Quattro lampade per illuminare il cammino di S. Bernardo, Borgo, Zaist e Maristella

Una lampada, consegnata a ognuna delle quattro parrocchie della nuova unità pastorale, per illuminare il cammino da compiere, nella vita quotidiana di ogni comunità e nel legame di unità con la Chiesa diocesana. È questo il gesto che ha concluso la celebrazione di insediamento dei cinque sacerdoti di San Bernardo, Beata Vergine Lauretana e S. Genesio nel quartiere di Borgo Loreto, S. Francesco d’Assisi nel quartiere Zaist e Immacolata Concezione nel quartiere Maristella di Cremona.

Parroco delle prime due parrocchie – e moderatore dell’unità pastorale – è don Pietro Samarini, che assume anche l’incarico di vicario zonale della zona pastorale 3. Parroco delle altre due don Gianni Cavagnoli (già parroco dello Zaist).

Per loro un ingresso un po’ inusuale rispetto al solito. Non solo perché anziché una Messa, nella serata di sabato 28 settembre si è scelto di vivere una celebrazione della Parola. Ma soprattutto perché insieme a loro si sono ufficialmente insediati altri tre sacerdoti, condivisi da tutte e quattro le parrocchie: il vicario don Piergiorgio Tizzi e i collaboratori parrocchiali don Ottorino Baronio e don Antonio Agnelli.

Tutti loro, prima della celebrazione, hanno ricevuto il saluto dell’Amministrazione comunale di Cremona nelle parole dell’assessore Barbara Manfredini. Accanto a lei, in fascia tricolore, anche il primo cittadino di Spinadesco Roberto Lazzari.

Dopo che i due parroci – seguendo il rito proprio degli insediamenti – hanno asperso l’assemblea con l’acqua benedetta, un caloroso applauso ha dato loro il benvenuto. Un gesto più eloquente di tante parole e che ha sostituito il rituale saluto della parrocchia: così la piccola impasse nel trovare l’incaricato prescelto ha finito per offrire una sintesi neutrale di unità pastorale, senza alcuna preferenze tra parrocchie, che sono state comunque tutte egualmente rappresentate nelle letture della celebrazione.

Nell’omelia monsignor Napolioni ha voluto ricordare che è la vita di Dio a riempire di bellezza la vita umana prima di soffermarsi proprio sulla nuova «squadra» dei cinque sacerdoti. Quasi scherzando sulle formule giuridiche che definiscono il loro ruolo, ma con la certezza che per quattro parrocchie che insieme hanno circa 10mila abitanti è davvero una fortuna poter contare sulla presenza di un gruppo così consistente di preti, soprattutto nel confronto con altre regioni d’Italia. «Beati noi se cogliamo questa come una grande opportunità a crescere insieme. Io ve li do – ha affermato il Vescovo – nella misura in cui li aiuterete a camminare insieme». E ancora: «Non dividetevi e non divideteli! Chiedete loro di stare insieme, dialogare, pensare, capirsi e trovare le strade su cui poi ciascuno farà la sua parte con la propria comunità in un cammino di unità pastorale che nemmeno il vescovo sa con chiarezza come dovrà funzionare». E rivolto ai cinque sacerdoti ha affermato: «Vi chiedo di fare a gara di umiltà, di ascolto, di fiducia, di attenzione fraterna. Dio voglia che questo nuovo inizio del cammino di unità pastorale sia un cammino di famiglia presbiterale. Io so che lo desiderate!».

L’abbraccio di pace tra il Vescovo e i cinque sacerdoti e poi tra di loro è stato il successivo gesto significato, dopo la professione di fede da parte dei cinque sacerdoti. Per giungere quindi alla consegna di una lampada per ciascuna delle quattro parrocchie, che il Vescovo ha consegnato ai parroci e ai collaboratori, visto che ognuno di loro abiterà una una diversa comunità: don Samarini a San Bernardo, don Baronio a Borgo Loreto, don Cavagnoli allo Zaist e don Agnelli al Maristella, con il vicario don Tizzi che, pur risiedendo allo Zaist, sarà certamente il più facilitato nell’essere percepito come vicario “di tutti”.

Al Vescovo e ai cinque sacerdoti poi un regalo da parte della comunità: per alcuni una riproduzione dell’immagine della Madonna Lauretana, per altri quella della Madonna della Rosa, riprendendo due dei dipinti conservati nella chiesa di Borgo Loreto.

L’ultima parola è stata lasciata a don Pietro Samarini, in qualità di moderatore dell’unità pastorale. Il suo è stato il saluto rivolto ai nuovi parrocchiani, ma nello stesso tempo anche un “ben ritrovati” a quanti già aveva conosciuto negli anni da vicario a San Bernardo, dove ora ritorna da parroco. Lo sguardo però, più che al passato, è stato rivolto al futuro: al nuovo cammino da intraprendere, insieme.

Dopo le firme di rito sui verbali, l’accoglienza ai nuovi sacerdoti è proseguita in oratorio con un momento di festa. In attesa dell’appuntamento, all’indomani, nelle quattro chiese, per iniziare a tutti gli effetti il nuovo cammino.

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Biografia dei sacerdoti dell’unità pastorale

Parroco delle parrocchie di “S. Bernardo” e della “Beata Vergine Lauretana e S. Genesio” a Borgo Loreto, oltre che moderatore dell’unità pastorale costituita insieme alle parrocchie dello Zaist e del Maristella, è don Pietro Samarini. Classe 1956, originario di Genivolta, è stato ordinato il 20 giugno 1981. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Cremona, proprio nella parrocchia di S. Bernardo. Nel 1995 il trasferimento a Vescovato sempre come vicario. Nel 1995 è stato nominato parroco di Barzaniga e Mirabello Ciria. Dal 2004 era parroco di Spinadesco. Come vicario zonale della Zona pastorale 2 nel 2017 è stato amministratore parrocchiale di Soncino, Isengo, Melotta e Casaletto di Sopra. Mons. Napolioni l’ha scelto anche come nuovo vicario zonale per la Zona pastorale 3, quella della città di Cremona, prendendo il testimone da don Pierluigi Codazzi, diventato direttore della Caritas diocesana.

 

Don Giovanni Cavagnoli, già parroco di S. Francesco d’Assisi allo Zaist diventa parroco anche della parrocchia “Immacolata Concezione”  al Maristella. Classe 1950, originario di Trigolo, è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1974. Laureato in Liturgia a Roma, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Pomponesco, proseguendo poi, sempre come vicario, nella parrocchia di S. Imerio dal 1980 al 1991, anno in cui il vescovo Assi gli ha affidato la comunità di S. Bernardo come parroco. Nel 2000 il trasferimento, sempre come parroco, a Cristo Re, dove è rimasto per 16 anni. Incaricato per la Pastorale liturgica dal 1984, nel 1997 ha assunto la guida della sezione di Pastorale liturgica dell’Ufficio diocesano per il Culto divino. Inoltre, dal 1977, è insegnante in Seminario. Dal 2016 era parroco della comunità di S. Francesco d’Assisi, nel quartiere Zaist di Cremona. È anche direttore della Rivista Liturgica, l’importante pubblicazione delle Edizioni Camaldoli.

 

Vicario delle quattro parrocchie dell’unità pastorale è don Piergiorgio Tizzi. Classe 1978, originario di Sabbioneta, è stato ordinato il 21 giugno 2003. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Caravaggio. Dal 2009 era vicario delle parrocchie di Viadana (S. Maria Assunta e S. Cristoforo – S. Maria Annunciata – Santi Martino e Nicola e S. Pietro Apostolo) e dal 2015 anche di quella della parrocchia di Buzzoletto.

 

Collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale è don Ottorino Baronio. Classe 1963, originario di Cremona (Cristo Re), è stato ordinato il 20 giugno 1987. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Bozzolo; nel 1995 il trasferimento a Viadana S. PIetro, sempre come vicario. Nel 2000 è stato nominato parroco di Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo. Dal 2007 era parroco di Vicomoscano, Quattrocase, Fossa Caprara, Casalbellotto.

 

Collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale è don Antonio Agnelli. Classe 1957, è stato ordinato il 19 giugno 1982 mentre risiedeva nella parrocchia di Scandolara Ripa d’Oglio. Ha iniziato il proprio ministero come vicario alla Beata Vergine di Caravaggio in Cremona; nel 1983 il trasferimento a Casalbuttano sempre come vicario. Dal 1995 al 2004 è stato parroco di Dosimo e Quistro e dal 2004 al 2017 di Corte de’ Frati. Dal 2016 è assistente spirituale delle Acli cremonesi. Dal 2017 era collaboratore parrocchiale di S. Bernardo in Cremona. È laureato in Teologia dogmatica.




Sabato a Fiesco l’ingresso del nuovo parroco don Marino Dalè

La comunità di Fiesco attende e si prepara all’ingresso del nuovo parroco designato dal vescovo Antonio Napolioni. Si tratta di don Marino Dalè, classe 1969, ordinato sacerdote nel 1996. Oltre agli incarichi come vicario prima e parroco poi, è stato anche insegnante. A Fiesco si avvicenderà a don Angelo Rossi, che ne è stato parroco negli ultimi dieci anni.

Per accogliere il nuovo pastore, la comunità di Fiesco ha programmato un triduo di preparazione che avrà inizio mercoledì 25 settembre (ore 20.30) con l’adorazione eucaristica guidata da don Gianluca Gaiardi sul tema “Il Sacerdote ministro dell’Eucaristia”. Giovedì 26 settembre sarà presente don Gianpaolo Maccagni che, durante la Messa delle 20.30, dedicherà l’omelia a “Il Sacerdote pastore della comunità”. Venerdì 27 settembre, invece, i ragazzi saranno protagonisti della preghiera pomeridiana (ore 17), mentre la sera è prevista la celebrazione penitenziale guidata da don Davide Osio che offrirà una riflessione su “Il Sacerdote segno della misericordia di Dio”.

L’ingresso di don Marino Dalè è previsto per sabato 28 settembre alle 16, durante la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Per l’occasione, la parrocchia di San Procopio avrà i colori dell’accoglienza, della gioia e della festa. Dopo la celebrazione la comunità potrà incontrare il suo nuovo pastore in un momento conviviale.

 

Biografia di don Dalè

Nato a Brescia il 25 aprile del 1969, perito elettrotecnico presso l’ITIS di Cremona, don Marino Dalè è entrato in Seminario, per diventarne sacerdote nel 1996. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Fornovo San Giovanni e insegnante presso la scuola casearia di Pandino; nel 2001 il trasferimento a Cremona, come vicario di S. Ilario. Dal 2002 al 2006 ha prestato servizio a Cassano d’Adda come incaricato per la pastorale scolastica e vicario della parrocchia dell’Annunciazione. Dal 2006 era parroco di Gombito e San Latino, e dal 2017 anche parroco di Formigara e Cornaleto. Dal 2018 è cappellano dell’Ordine di Malta.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari amici di Fiesco,

è usanza scrivere qualche riga per presentarsi alla nuova parrocchia che si è chiamati a guidare. La tentazione può essere quella di scrivere qualcosa di tanto fumoso, entusiastico, dolciastro, quanto inutile. Uso quindi un linguaggio semplice e immediato come ci ha abituato anche papa Francesco. Vengo a voi dopo tredici anni di vita parrocchiale a Gombito e San Latino a cui, negli ultimi due anni, si erano aggiunti anche Formigara e Cornaleto. A queste parrocchie erano preceduti altri incarichi negli oratori e nelle scuole. Il mio bagaglio di esperienza mi ha segnato, maturato e lo porto nel cuore, non lo potrò certo dimenticare; non sarebbe giusto e nemmeno possibile. Un padre non dimentica i primi figli quando se ne aggiungono degli altri, li rende semplicemente partecipi di una storia, di una avventura che continua arricchendosi. Ho cinquant’anni. Qualcuno si è detto sorpreso del fatto che vengo in un paese che ha meno abitanti delle mie parrocchie precedenti, ma sono persuaso che la vita di un prete e ancor più delle parrocchie non dipende dal numero degli abitanti, ma da tanti altri fattori mossi in gran parte dalla provvidenza di Dio. Inoltre la vita talvolta ci impone scelte che sembrano irrituali o umilianti, ma occorre avere “fede e fiducia in Dio sempre” come ripeteva San Giovanni Bosco, ben conosciuto a Fiesco in ragione della presenza salesiana alla Badia. Mi rendo conto che fare il parroco oggi è impresa ardua, il mondo cambia velocemente e con esso anche le esigenze religiose e spirituali connesse a tale ministero.

In questo mutare e cambiare vedo comunque più opportunità che ostacoli che pure non mancheranno. Un antico proverbio ci ricorda che “quando si alza il vento qualcuno costruisce muri, altri costruiscono i mulini a vento”.

Mi piacerebbe fare così insieme a voi nella speranza di non trovarmi troppe volte a lottare invece, contro i mulini a vento. Per essere sinceri conosco poco la vostra, anzi la “nostra” parrocchia, se non per sentito dire. Programmi non ne ho e non saprei nemmeno come elaborarne uno, avendo sempre ritenuto temerari e presuntuosi tutti coloro che, nella storia, hanno preteso, o pretendono, di imbrigliare il lavoro dello Spirito Santo e la libera risposta dell’uomo entro schemi precostituiti. Infatti nella quasi totalità i vari programmi e riassetti sono falliti, falliscono e falliranno miseramente. Ciò che fiorisce è ciò che viene da Dio, ciò che è eterno, ciò che è sicuro perché fondato sulla parola di Dio, sull’insegnamento di Gesù Cristo e sulla Grazia che viene comunicata nella Chiesa attraverso i sacramenti e non sulle manie degli uomini. Sarebbe bello che al termine di questa mia esperienza, che mi auguro lunga, si potesse dire che, insieme, abbiamo lasciato il mondo migliore di come lo abbiamo trovato e che le nostre anime si sono indirizzate al paradiso di cui sentiamo poco parlare ma che ci attende come orizzonte ultimo e sicuro al termine della nostra vita. Per tutto il resto penso che si tratti di guardare al futuro con occhi limpidi e realistici e attingere alla grande tradizione della Chiesa che vede nello scorrere del tempo la mano di Dio che accompagna gli uomini e che noi chiamiamo più semplicemente “provvidenza”. Grazie della vostra accoglienza.

Non vedo l’ora di condividere con voi il tempo che il Signore ci donerà, poiché non c’è nulla di più prezioso del tempo perché è il prezzo dell’eternità.

Che il Signore ci benedica e la Madonna della misericordia ci custodisca.

Don Marino Dalè




Don Marino Dalé si presenta alla comunità di Fiesco

Nel pomeriggio di sabato 28 settembre ha fatto il suo ingresso come nuovo parroco don Marino Dalé nella parrocchia di San Procopio martire di Fiesco, una comunità piccola ma molto viva e unita.

Dall’oratorio antistante la chiesa parrocchiale è uscita la processione che si è fermata sul sagrato della chiesa per l’accoglienza del sindaco di Fiesco che ha salutato il nuovo presbitero con parole piene di speranza.

Il saluto del sindaco

Il canto del coro parrocchiale ha accolto in chiesa la processione formata dai chierichetti e dai presbiteri giunti per l’occasione: a presiedere la celebrazione eucaristica mons. Antonio Napolioni, concelebrata dal nuovo parroco insieme a don Giambattista Piacentini, vicario della Zona 2.

Al termine del saluto della comunità parrocchiale per bocca di un suo rappresentante, durante il quale si è espressa la gratitudine per l’arrivo del nuovo pastore, è stato donato un orologio a don Dalè: «segno del trascorrere del tempo, auspicio di un tempo fecondo da trascorrere insieme».

Il saluto della comunità

Nella sua omelia il Vescovo di Cremona ha ricordato come «anche il prete, che noi consideriamo un professionista delle cose di Dio, è un uomo di Dio battezzato chiamato alla santità: don Marino, fra poco, farà la sua professione di fede davanti a noi alla quale noi ci uniremo perché abbiamo bisogno di chi osa credere non solo insieme a noi ma anche davanti a noi». Infatti mons. Napolioni ha poi proseguito evidenziando come «ci accorgiamo che abbiamo bisogno di andare oltre le singole attività della parrocchia per riscoprire l’esperienza di fede più profonda anche con l’aiuto dei nostri parroci».

L’omelia di mons. Napolioni

Al termine della celebrazione eucaristica l’intervento di don Marino nel quale presentandosi ha salutato la comunità che è chiamato a guidare prendendo a simbolo quattro luoghi: «Il primo luogo è la chiesa parrocchiale: non abbiatene paura, frequentatela quotidianamente poiché custodisce il tesoro più grande che è l’eucarestia. Il secondo è la casa parrocchiale che non è una tana, ma sarà aperta a tutti per un caffè e l’ascolto. Poi c’è l’oratorio che la tradizione ci ha dato per i giovani, viviamolo! Infine il quarto punto sono le strade del paese, simbolo del cammino che abbiamo da percorrere insieme, salutandoci a vicenda e cercando di volerci un po’ bene, perché come dice il Papa siamo tutti un po’mendicanti di amore».

Il saluto di don Marino Dalé

Al termine della celebrazione eucaristica si è tenuto un felice momento conviviale presso l’oratorio parrocchiale, un’occasione conviviale per iniziare a fare conoscenza con don Marino all’inizio di questo nuovo cammino.

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Matteo Lodigiani

 

Biografia di don Dalè

Nato a Brescia il 25 aprile del 1969, perito elettrotecnico presso l’ITIS di Cremona, don Marino Dalè è entrato in Seminario, per diventarne sacerdote nel 1996. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Fornovo San Giovanni e insegnante presso la scuola casearia di Pandino; nel 2001 il trasferimento a Cremona, come vicario di S. Ilario. Dal 2002 al 2006 ha prestato servizio a Cassano d’Adda come incaricato per la pastorale scolastica e vicario della parrocchia dell’Annunciazione. Dal 2006 era parroco di Gombito e San Latino, e dal 2017 anche parroco di Formigara e Cornaleto. Dal 2018 è cappellano dell’Ordine di Malta.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari amici di Fiesco,

è usanza scrivere qualche riga per presentarsi alla nuova parrocchia che si è chiamati a guidare. La tentazione può essere quella di scrivere qualcosa di tanto fumoso, entusiastico, dolciastro, quanto inutile. Uso quindi un linguaggio semplice e immediato come ci ha abituato anche papa Francesco. Vengo a voi dopo tredici anni di vita parrocchiale a Gombito e San Latino a cui, negli ultimi due anni, si erano aggiunti anche Formigara e Cornaleto. A queste parrocchie erano preceduti altri incarichi negli oratori e nelle scuole. Il mio bagaglio di esperienza mi ha segnato, maturato e lo porto nel cuore, non lo potrò certo dimenticare; non sarebbe giusto e nemmeno possibile. Un padre non dimentica i primi figli quando se ne aggiungono degli altri, li rende semplicemente partecipi di una storia, di una avventura che continua arricchendosi. Ho cinquant’anni. Qualcuno si è detto sorpreso del fatto che vengo in un paese che ha meno abitanti delle mie parrocchie precedenti, ma sono persuaso che la vita di un prete e ancor più delle parrocchie non dipende dal numero degli abitanti, ma da tanti altri fattori mossi in gran parte dalla provvidenza di Dio. Inoltre la vita talvolta ci impone scelte che sembrano irrituali o umilianti, ma occorre avere “fede e fiducia in Dio sempre” come ripeteva San Giovanni Bosco, ben conosciuto a Fiesco in ragione della presenza salesiana alla Badia. Mi rendo conto che fare il parroco oggi è impresa ardua, il mondo cambia velocemente e con esso anche le esigenze religiose e spirituali connesse a tale ministero.

In questo mutare e cambiare vedo comunque più opportunità che ostacoli che pure non mancheranno. Un antico proverbio ci ricorda che “quando si alza il vento qualcuno costruisce muri, altri costruiscono i mulini a vento”.

Mi piacerebbe fare così insieme a voi nella speranza di non trovarmi troppe volte a lottare invece, contro i mulini a vento. Per essere sinceri conosco poco la vostra, anzi la “nostra” parrocchia, se non per sentito dire. Programmi non ne ho e non saprei nemmeno come elaborarne uno, avendo sempre ritenuto temerari e presuntuosi tutti coloro che, nella storia, hanno preteso, o pretendono, di imbrigliare il lavoro dello Spirito Santo e la libera risposta dell’uomo entro schemi precostituiti. Infatti nella quasi totalità i vari programmi e riassetti sono falliti, falliscono e falliranno miseramente. Ciò che fiorisce è ciò che viene da Dio, ciò che è eterno, ciò che è sicuro perché fondato sulla parola di Dio, sull’insegnamento di Gesù Cristo e sulla Grazia che viene comunicata nella Chiesa attraverso i sacramenti e non sulle manie degli uomini. Sarebbe bello che al termine di questa mia esperienza, che mi auguro lunga, si potesse dire che, insieme, abbiamo lasciato il mondo migliore di come lo abbiamo trovato e che le nostre anime si sono indirizzate al paradiso di cui sentiamo poco parlare ma che ci attende come orizzonte ultimo e sicuro al termine della nostra vita. Per tutto il resto penso che si tratti di guardare al futuro con occhi limpidi e realistici e attingere alla grande tradizione della Chiesa che vede nello scorrere del tempo la mano di Dio che accompagna gli uomini e che noi chiamiamo più semplicemente “provvidenza”. Grazie della vostra accoglienza.

Non vedo l’ora di condividere con voi il tempo che il Signore ci donerà, poiché non c’è nulla di più prezioso del tempo perché è il prezzo dell’eternità.

Che il Signore ci benedica e la Madonna della misericordia ci custodisca.

Don Marino Dalè




Domenica alle 18 in Duomo Messa in suffragio di mons. Boccazzi

Domenica 29 settembre alle 18 in Cattedrale, con l’Eucaristia presieduta da don Giosuè Regonesi, sarà ricordato – in occasione del 40esimo della morte – mons. Carlo Boccazzi, sacerdote originario di Viadana, personaggio di spicco della vita religiosa cremonese soprattutto durante il Ventennio fascista quando, per volontà dell’arcivescovo mons. Giovanni Cazzani, divenne intelligente interlocutore tra la Chiesa cremonese e i gerarchi fascisti.

“L’ultima settimana di aprile 1945 – scriveva mons. Carlo Pedretti nel volume dedicato proprio alla figura di mons. Boccazzi – fu “cruciale” per mons. Carlo Boccazzi, parroco della Cattedrale di Cremona, docente di teologia dogmatica nei Corsi riuniti, ospiti desiderati nel Collegio “Sacro Cuore” delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù. Nei primi mesi del ’45, l’arcivescovo Cazzani li aveva richiamati, da tutta la diocesi, in questo istituto educativo, per non perdere un anno di studi: aperto con pericolo fisico, ma con viva speranza di molti. Anche la mamma di mons. Boccazzi, nel suo buonsenso mantovano, diceva: «Per mal che vada, il mio don Carlo le calze rosse le ha per sempre». Alludeva al rischio politico, più che a quello fisico. La piccola cronaca di quei giorni (25 aprile-1 maggio) lo vide preoccupato in casa canonica: eppure, bastava percorrere la vicinissima via Cistello: ma il bravo e caro rettore mons. Virginio Dondeo, prefetto degli studi, giustamente gli impose di non uscire di casa: qualche malintenzionato poteva offenderlo pubblicamente. Egli ricomparve, tutto rivestito del rosso canonicale, al funerale cittadino dei fratelli Di Dio, capi partigiani della Repubblica della Val Toce”.

Classe 1901, originario della parrocchia di Castello in Viadana, è stato ordinato sacerdote nel 1924. Segretario del vescovo Cazzani dal 1926. Nel 1932 è stato nominato canonico e parroco della Cattedrale, incarico che ha ricoperto sino alla morte, avvenuta il 26 agosto 1979 .presso la clinica Ancelle della Carità.