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Nuovi parroci, l’insediamento di don Rota a Gussola ha chiuso il calendario degli ingressi

Provocatorie, certamente, sono state le parole del vescovo Antonio Napolioni durante l’omelia in occasione della Messa di insediamento di don Roberto Rota come parroco di Gussola e Torricella del Pizzo, presieduta nel pomeriggio di domenica 27 ottobre a Gussola. L’ultimo degli ingressi di parroci previsti in queste settimane. «Essere pubblicani significa riconoscersi umili, bisognosi della misericordia e dell’amore di Dio», ha spiegato il pastore della Chiesa cremonese.

Linea, quella dell’umiltà, su cui si è mosso anche il sindaco di Gussola, Stefano Belli Franzini, che, nel saluto di benvenuto al nuovo parroco, ha ribadito la disponibilità da parte dell’Amministrazione a «sostenere e accompagnare il cammino della parrocchia, affinché, insieme, ma con umiltà, si possa guidare la comunità».

La celebrazione è poi proseguita, come di consueto, dopo la lettura del decreto di nomina, con l’aspersione, da parte di don Rota, dell’intera assemblea – molto numerosa – e con il saluto delle parrocchie al nuovo parroco.

«Le nostre sono comunità pronte a camminare insieme – ha spiegato Marco Cappa, di Gussola, – ma hanno bisogno di una guida. Per questo siamo felici del suo arrivo e attendiamo con trepidazione il momento in cui, finalmente, potremo iniziare il nostro percorso».

Quello alla condivisione è stato anche uno degli inviti che il Vescovo ha rivolto e ai presbiteri e ai laici: «Per noi cristiani la priorità è l’annuncio del Vangelo ai fratelli, la volontà di aiutarli a scoprire, dentro di loro, la luce dell’amore di Dio. In questo i ministri siano da esempio, si mettano al servizio e vivano pienamente la comunità!».

Don Rota non sarà infatti solo a guidare le nuove parrocchie che gli sono state affidate: ad affiancarlo ci sarà don Umberto Leoni,  vicario di Gussola da ben 58 anni.

Prima della conclusione della celebrazione, animata dalla corale della parrocchia, il nuovo parroco ha avuto l’occasione di rivolgere il proprio saluto alla comunità.

Don Rota si è detto «felice di poter iniziare un nuovo cammino, un viaggio da vivere insieme guardando al futuro». Non è mancato un piccolo momento di commozione: «È bello vedere così tante persone, molte delle quali le ho incontrate nei miei anni di ministero; mi fa piacere sentire il loro l’affetto e la loro vicinanza. Questo è essere Chiesa».

La Messa si è conclusa in un clima di festa e gioia, espressione della gratitudine, da parte delle parrocchie di Gussola e Torricella del Pizzo, nei confronti della disponibilità ed attenzione che, fin da subito, don Roberto Rota ha dimostrato nei confronti dei fedeli.

Andrea Bassani

Photogallery della celebrazione

 

Biografia di don Rota

Classe 1959, originario della parrocchia di S. Agata in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1983. Ha iniziato il proprio ministero come vicario al Boschetto, nella periferia di Cremona, dove è rimasto sino al 1991. Nel frattempo è stato impegnato presso la Curia vescovile: prima come addetto della Ragioneria (1984/1995), poi come cassiere (1995/2004), ricoprendo anche l’incarico di direttore della Cassa del Clero (1993/2004) e poi quello di responsabile dell’Ufficio assistenza e pensione clero (1997/2004). Dopo essere stato collaboratore parrocchiale a Cremona nella parrocchia di S. Giuseppe, presso il quartiere Cambonino (1999), è stato nominato parroco di Olmeneta (2000/2004). Segretario per il Giubileo del 2000, è stato anche incaricato diocesano FACI-Federazione nazionale del clero italiano (2001/2008) e presidente della Società di mutuo soccorso tra i sacerdoti (2007/2008).

Dal 2004 era parroco di Castelverde e Castelnuovo del Zappa, dal 2017 anche di Costa S. Abramo e dal 2018 anche di Marzalengo e S. Martino in Beliseto. Ora mons. Napolioni l’ha scelto come successore di don Ettore Conti in qualità di parroco delle parrocchie “Annunciazione” in Gussola e “S. Nicolò vescovo” in Torricella del Pizzo.

Dal 2008 don Rota è incaricato diocesano del Segretariato Pellegrinaggi e dell’Ufficio per la Pastorale del turismo e dei pellegrinaggi; oltre che, dal 2012, presidente dell’agenzia turistica diocesana ProfiloTours.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari Amici

Rivolgo, da queste pagine, un primo saluto alle comunità di Gussola e Torricella del Pizzo che si stanno preparando ad accogliermi come Parroco.

Dal 26 maggio scorso, quando è stata resa pubblica la decisione del Vescovo, il mio pensiero e la mia preghiera, nel subbuglio dei sentimenti e delle emozioni, sono stati anche per voi, per i malati e per tutte le persone che vedono nel Prete un riferimento: chiedo al Signore di non deludere attese e speranze e di saper andare incontro a tutti con animo lieto e generoso! Un pensiero anche per chi si sente ai margini, è disinteressato o non credente: a tutti, nella comune appartenenza alla società umana, la mia attestazione di stima e il desiderio sincero di poter partecipare alla costruzione di un mondo più giusto e solidale.

Il mio pensiero è dunque per tutti e per ciascuno; è un pensiero di totale affidamento al Signore e alla sua volontà per essere capaci tutti – popolo di Dio e pastore – sempre, con gioia ed entusiasmo, di seguirlo per le strade lungo le quali ci condurrà.

A don Umberto che, sono certo, continuerà ad offrire il suo prezioso contributo, a don Alfredo che ritrovo dopo qualche anno, nato e cresciuto tra voi, a don Gino che da Parroco della vicina Martignana, sono certo, non mi farà mancare consigli e aiuto, il mio saluto fraterno; a don Ettore il grazie e l’augurio di buon lavoro nella sua nuova missione.

Non è facile entrare in corsa, lungo un cammino già tracciato. Per questo, sono certo, mi perdonerete lentezze, accordandomi quel tempo di ambientamento tra voi che sarà fatto soprattutto di ascolto, per poter poi, insieme, assumere quelle decisioni che occorrono, consapevole degli impegni anche gravosi che andranno ad assommarsi a quello di incaricato diocesano del turismo e tempo libero che mi vedrà in alcuni momenti, lontano dalla Parrocchia, perché impegnato in viaggi e pellegrinaggi.

Non conosco l’ambiente casalasco perché nei nei 36 anni di ministero non ci sono state occasioni, ma so che siete persone schiette che dicono quello che pensano: vi chiedo di essere così anche con me; di aiutarmi e di sostenermi.

Non so cosa vi aspettate da me, ma un prete, per tanto fantasioso e intraprendente che possa essere, non può mai prescindere da ciò a cui il Signore lo ha chiamato: l’annuncio della sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la carità fraterna: è su questo ultimo aspetto che vi chiedo una particolare disponibilità per costruire insieme una comunità dove ci si voglia bene, ci si aiuti tutti, perché nessuno deve sentirsi escluso, nessuno deve rimanere indietro.

E poi ci sono le sfide per la manutenzione del notevole patrimonio artistico e delle strutture pastorali per la quale servirà la disponibilità di tutti e il coraggio di scelte impegnative.

Così, in attesa di incontrarci, vi chiedo una preghiera e vi assicuro il mio ricordo.

 Don Roberto




Il Vescovo a San Bassano: «Fare comunità intorno al Vangelo»

«Fare comunità intorno al Vangelo». È questo il messaggio che il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, ha lasciato a don Angelo Ruffini, già parroco di San Bassano e Santa Maria dei Sabbioni, che, nel pomeriggio di sabato 26 ottobre, si è insediato anche nelle parrocchie di Cornaleto, Formigara, Gombito e San Latino.

La celebrazione si è svolta presso la chiesa parrocchiale di San Bassano, alle cui porte don Ruffini è stato accolto dai sindaci dei vari paesi coinvolti. A rivolgere il proprio saluto al parroco, a nome di tutti, è stato il primo cittadino di Gombito, Massimo Caravaggio, che si è detto felice di poter iniziare «un nuovo cammino da vivere insieme» e fiducioso in un futuro che possa parlare la lingua della condivisione.

Successivamente il vicario della zona pastorale seconda, don Giambattista Piacentini, ha letto pubblicamente il decreto di nomina del nuovo parroco il quale, successivamente, ha ricevuto dal Vescovo l’aspersorio e ha benedetto i numerosi fedeli presenti alla celebrazione.

Don Ruffini ha poi ricevuto il saluto di una rappresentante delle comunità a lui affidate, Savina, da Formigara, la quale ha espresso il desiderio, da parte di tutte le parrocchie, di mettersi in gioco per «crescere insieme e costruire un’unica grande famiglia».

Le parrocchie di cui don Ruffini è stato nominato parroco, infatti, sono in cammino verso la costituzione di una unità pastorale. Ed è proprio in questo segno che si è articolata la riflessione del vescovo Napolioni durante l’omelia. «Se crediamo che il pastore è uno, e uno il gregge – ha sottolineato il Vescovo – non possiamo che riconoscere e tentare di vivere il grande valore comunitario che la fede cristiana porta con sé e invita a far proprio».

Mons. Napolioni ha poi ricordato a tutti i presenti, a partire dai presbiteri, quale sia la vera missione della Chiesa: «E’ l’annuncio del Vangelo a dover essere prioritario, non l’organizzazione di strutture e organigrammi sui quali, poi, immancabilmente, prevalgono campanilismi e divisioni». E per ribadire ulteriormente il concetto, il pastore della Chiesa cremonese ha usato le parole della liturgia domenicale: «Gesù stesso ci invita a non avere la presunzione di sentirci superiori agli altri, ma ad essere umili, a vivere come una comunità di piccoli; solo così potremo essere uniti e forti nel suo nome».

La Messa, animata dalle corali delle varie parrocchie, è poi proseguita in modo consueto fino al tradizionale saluto che il nuovo parroco rivolge alle comunità presenti. Don Ruffini ha invitato tutti i parrocchiani a «sentirsi parte di una squadra, in cui ciascuno è chiamato a spendersi per il bene degli altri, a partire da noi sacerdoti».

Il suo ministero sarà infatti supportato da don Davide Ottoni, che ha lasciato la comunità di Soresina, e dai presbiteri che già risiedono nelle parrocchie: don Luigi Pietta, don Luigi Parmigiani e don Mario della Corna.

Al termine della celebrazione, per tutti i presenti, è stato allestito un buffet, presso l’oratorio, per celebrare in un clima di serenità e convivialità questo primo passo di un cammino che vuole essere condiviso e comunitario.

Andrea Bassani

 

Photogallery della celebrazione

 

Biografia dei nuovi sacerdoti

Don Angelo Ruffini, classe 1964, originario di Calvatone, è stato ordinato il 18 giugno 1994. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a S. Bassano; nel 1999 il trasferimento a Castelleone, sempre come vicario. Nel 2004 è stato nominato parroco di Drizzona e Voltido. Nel 2005 è diventato parroco in solido dell’unità pastorale di S. Giovanni in Croce, Solarolo Rainerio, Voltido, Casteldidone, S. Lorenzo Aroldo. Dal 2011 era parroco di “S. Martino vescovo” in San Bassano e “S. Maria Annunciata” in S. Maria dei Sabbioni (Cappella Cantone). Ora mons. Napolioni gli ha affidato anche le parrocchie di “S. Andrea apostolo” in Cornaleto, “Ss. Nazario e Celso” in Formigara, “Ss. Sisto e Liberata” in Gombito e “S. Cuore e S. Latino” in S. Latino, in vista della nuova unità pastorale.

 

Don Davide Ottoni, classe 1979, originario di Torre Pallavicina, è stato ordinato l’11 giugno 2005. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Calvenzano; nel 2009 il trasferimento a Soncino come vicario della parrocchia di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo e di quella di S. Pietro apostolo, insieme a quella di S. Bartolomeo apostolo in Isengo. Dal 2011 era collaboratore parrocchiale a Soresina. Ora diventa collaboratore dell’erigenda unità pastorale di Cornaleto, Formigara, S. Bassano, Gombito, S. Latino, S. Maria dei Sabbioni.

 

 

1 + 1 = SEI   Messaggio per l’avvio del cammino dell’erigenda unità pastorale

Chi ha detto che uno più uno fa due, ad ogni costo e in ogni circostanza? Abbiamo scoperto che se due persone, con due punti di vista diversi, si mettono in dialogo profondo, ascoltandosi l’un con l’altro e rispettando le opinioni altrui, possono arricchirsi di diversi punti di vista e la loro unione può far maturare altre idee non presenti prima del loro incontro. E allora uno più uno può fare quattro, cinque o sei. A noi piace pensare che, oggi, faccia sei. Perché le nostre singole comunità insieme faranno una comunità grande, un’unità grande che sarà ricca perché avrà dentro di sé sei punti di vista. Forse c’è da fare qualche passo per imparare a superare la paura di uscire dall’ombra dei nostri campanili, per conoscerci un po’ di più e scoprire quanto fanno bene e quanto arricchiscono le relazioni. Così facendo 1+1=SEI, dove quel “sei” ti chiama in causa in prima persona: sei tu, per primo, a far in modo che il dialogo si crei, che la relazione inizi e sei tu per primo che ne uscirai arricchito. Conosciamoci, affrontiamo insieme, nella comunione questa nuova esperienza che scopriremo essere una ricchezza per tutti se la vivremo con disponibilità, apertura, ascolto e dialogo.

1+1=SEI perché sei tu, con le tue qualità, con i tuoi talenti, con tutto te stesso a testimoniare che collaborare significa crescere nella condivisione; crescere nella condivisione porta ad essere corresponsabili. Sei tu a far in modo che si stia bene insieme, che si viva in comunione. E lo stare bene insieme connota gli amici di Cristo già dalle prime comunità cristiane quando i discepoli affascinavano la gente da come si volevano bene. Con questa prospettiva vivremo l’unità pastorale non come un’imposizione dall’alto, proprio perché non è così. È un nuovo modello di Chiesa, un nuovo modo di fare comunione e di essere testimoni di questa comunione. Non siamo soli, c’è il Padre che ci sostiene e ci ama per primo, c’è Gesù che cammina con noi, resta al nostro fianco e c’è lo Spirito che vive in noi e ci fortifica nel cammino. Questa è la prima, vera certezza.

1+1=SEI perché prima di tutto devi riscoprire il tuo essere amico di Cristo. L’esperienza di Triuggio ci ha permesso di fare anche un viaggio dentro noi stessi per riscoprire quei valori certi come l’ascolto, la condivisione, l’accoglienza dell’altro, la fiducia, valori che spesso diamo per scontati e non approfondiamo. Solo scoprendo chi siamo, cosa vogliamo essere possiamo affermare con chiarezza che desideriamo camminare insieme con lo sguardo rivolto a Gesù, ascoltando la ricchezza che c’è in ognuno di noi, dicendo bene gli uni degli altri, aprendoci al cambiamento.

Riscoprendo noi stessi, riconoscendoci tutti in cammino su un’unica strada, sapendoci scelti e chiamati da Dio in questo tratto di storia, potremo affermare nuovamente che 1+1=sei. Dove un uno sta per ciascuno di noi e l’altro sta per Dio che ci chiama. E quel SEI? Quel SEI è ciò che Dio vuole da noi in questo momento. Dio ci sta chiedendo una forma di comunione per noi nuova; attraverso la voce del vescovo chiede di far nascere quest’unità Pastorale e sa che faremo fatica, così come ne siamo coscienti noi.  Ma non dobbiamo attendere che ci sia la comunità perfetta e ideale per metterci in gioco, perché non ci sarà mai. La comunità è formata da noi che non siamo e non saremo mai perfetti. È fatta da noi che abbiamo limiti e potenzialità, che siamo imperfetti, ma anche capaci di cose belle. Quindi in quanto costituita da noi non sarà mai una porzione di Chiesa perfetta. Potrà però incamminarsi verso l’ideale di santità solo seguendo Dio, attraverso l’ascolto della sua Parola, lo spezzare il pane e la Carità. Il compito che è chiesto a ciascuno è di accogliere e amare l’altro così come lo accoglie e lo ama Dio e aiutarlo a compiere la Sua Volontà.

Buon cammino a tutti!

Il parroco don Angelo Ruffini  
con il gruppo di laici delle sei parrocchie
che hanno partecipato all’evento di Triuggio




Domenica 27 ottobre a Castelleone il Pianista di Yarmuk

La chiesa della Trinità di Castelleone ospiterà nel pomeriggio di domenica 27 ottobre il concerto Note d’autunno, un concerto pianistico particolare, infatti, si esibirà al pianoforte Aeham Ahmad, il musicista siriano che si oppone alla violenza della guerra con la potenza delle note. Aeham Ahmad, nato nel 1988, pur vivendo nel campo profughi palestinese di Yarmouk nei pressi di Damasco, conosce la musica classica e si diploma al conservatorio.

Per reagire alle distruzioni e alle devastazioni della guerra decide di utilizzare la musica suonando il suo pianoforte per le strade, in mezzo alle macerie, eseguendo i suoi pezzi accompagnato dal violino del padre. Purtroppo due anni fa i miliziani dell’ISIS hanno incendiato il suo pianoforte, uccidendo anche un bambino che stava ascoltando la sua esibizione. Aeham Ahmad ora vive a Wiesbaden, cittadina tedesca non lontana da Francoforte. I video dei suoi concerti lo hanno fatto conoscere e ora è un pianista di professione. Il concerto è organizzato in collaborazione con la Pro loco e la Città di Castelleone, la Parrocchia dei santi Filippo e Giacomo e il CUAMM Medici con l’Africa ed è un modo per dare voce a storie di guerra e di ingiustizia  attraverso la musica e la cultura.

Locandine




Sabato 26 ottobre a San Bassano nuovi incarichi per don Angelo Ruffini

Sabato 26 ottobre, alle 18, nella chiesa parrocchiale di San Bassano, il vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni, presiederà la Messa di insediamento di don Angelo Ruffini – Classe 1964, originario di Calvatone, già parroco di San Bassano e Santa Maria dei Sabbioni – nominato parroco di Cornaleto, Formigara, Gombito, e San Latino, in vista della prossima costituzione in Unità pastorale delle sei comunità.

Nell’occasione inizierà il suo ministero anche il nuovo collaboratore parrocchiale don Davide Ottoni, che lascia Soresina (risiederà a Gombito). Continuerà a risiedere a Gombito, garantendo il proprio servizio per le comunità di Cornaleto, Formigara, Gombito e San Latino, anche don Luigi Pietta, così come don Luigi Parmigiani, residente a Formigara. Completa l’équipe dei sacerdoti don Mario della Corna, collaboratore a San Bassano e Santa Maria dei Sabbioni oltre che presidente della Fondazione Istituto “Vismara-De Petri”, presso la quale risiede.

La celebrazione del 26 ottobre sarà animata dalle corali delle diverse parrocchie. Dopo la Messa è previsto un momento conviviale presso la sala polivalente dell’oratorio.

In cammino verso l’unità pastorale i laici impegnati a diverso titolo nelle sei parrocchie hanno vissuto un intenso momento di formazione nei giorni 12 e 13 ottobre (foto qui sotto), presso la villa Sacro Cuore di Triuggio (MB), occasione di comunione spirituale e di condivisione sul mutamento in atto.

 

Biografia dei nuovi sacerdoti

Don Angelo Ruffini, classe 1964, originario di Calvatone, è stato ordinato il 18 giugno 1994. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a S. Bassano; nel 1999 il trasferimento a Castelleone, sempre come vicario. Nel 2004 è stato nominato parroco di Drizzona e Voltido. Nel 2005 è diventato parroco in solido dell’unità pastorale di S. Giovanni in Croce, Solarolo Rainerio, Voltido, Casteldidone, S. Lorenzo Aroldo. Dal 2011 era parroco di “S. Martino vescovo” in San Bassano e “S. Maria Annunciata” in S. Maria dei Sabbioni (Cappella Cantone). Ora mons. Napolioni gli ha affidato anche le parrocchie di “S. Andrea apostolo” in Cornaleto, “Ss. Nazario e Celso” in Formigara, “Ss. Sisto e Liberata” in Gombito e “S. Cuore e S. Latino” in S. Latino, in vista della nuova unità pastorale.

 

Don Davide Ottoni, classe 1979, originario di Torre Pallavicina, è stato ordinato l’11 giugno 2005. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Calvenzano; nel 2009 il trasferimento a Soncino come vicario della parrocchia di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo e di quella di S. Pietro apostolo, insieme a quella di S. Bartolomeo apostolo in Isengo. Dal 2011 era collaboratore parrocchiale a Soresina. Ora diventa collaboratore dell’erigenda unità pastorale di Cornaleto, Formigara, S. Bassano, Gombito, S. Latino, S. Maria dei Sabbioni.

 

 

1 + 1 = SEI   Messaggio per l’avvio del cammino dell’erigenda unità pastorale

Chi ha detto che uno più uno fa due, ad ogni costo e in ogni circostanza? Abbiamo scoperto che se due persone, con due punti di vista diversi, si mettono in dialogo profondo, ascoltandosi l’un con l’altro e rispettando le opinioni altrui, possono arricchirsi di diversi punti di vista e la loro unione può far maturare altre idee non presenti prima del loro incontro. E allora uno più uno può fare quattro, cinque o sei. A noi piace pensare che, oggi, faccia sei. Perché le nostre singole comunità insieme faranno una comunità grande, un’unità grande che sarà ricca perché avrà dentro di sé sei punti di vista. Forse c’è da fare qualche passo per imparare a superare la paura di uscire dall’ombra dei nostri campanili, per conoscerci un po’ di più e scoprire quanto fanno bene e quanto arricchiscono le relazioni. Così facendo 1+1=SEI, dove quel “sei” ti chiama in causa in prima persona: sei tu, per primo, a far in modo che il dialogo si crei, che la relazione inizi e sei tu per primo che ne uscirai arricchito. Conosciamoci, affrontiamo insieme, nella comunione questa nuova esperienza che scopriremo essere una ricchezza per tutti se la vivremo con disponibilità, apertura, ascolto e dialogo.

1+1=SEI perché sei tu, con le tue qualità, con i tuoi talenti, con tutto te stesso a testimoniare che collaborare significa crescere nella condivisione; crescere nella condivisione porta ad essere corresponsabili. Sei tu a far in modo che si stia bene insieme, che si viva in comunione. E lo stare bene insieme connota gli amici di Cristo già dalle prime comunità cristiane quando i discepoli affascinavano la gente da come si volevano bene. Con questa prospettiva vivremo l’unità pastorale non come un’imposizione dall’alto, proprio perché non è così. È un nuovo modello di Chiesa, un nuovo modo di fare comunione e di essere testimoni di questa comunione. Non siamo soli, c’è il Padre che ci sostiene e ci ama per primo, c’è Gesù che cammina con noi, resta al nostro fianco e c’è lo Spirito che vive in noi e ci fortifica nel cammino. Questa è la prima, vera certezza.

1+1=SEI perché prima di tutto devi riscoprire il tuo essere amico di Cristo. L’esperienza di Triuggio ci ha permesso di fare anche un viaggio dentro noi stessi per riscoprire quei valori certi come l’ascolto, la condivisione, l’accoglienza dell’altro, la fiducia, valori che spesso diamo per scontati e non approfondiamo. Solo scoprendo chi siamo, cosa vogliamo essere possiamo affermare con chiarezza che desideriamo camminare insieme con lo sguardo rivolto a Gesù, ascoltando la ricchezza che c’è in ognuno di noi, dicendo bene gli uni degli altri, aprendoci al cambiamento.

Riscoprendo noi stessi, riconoscendoci tutti in cammino su un’unica strada, sapendoci scelti e chiamati da Dio in questo tratto di storia, potremo affermare nuovamente che 1+1=sei. Dove un uno sta per ciascuno di noi e l’altro sta per Dio che ci chiama. E quel SEI? Quel SEI è ciò che Dio vuole da noi in questo momento. Dio ci sta chiedendo una forma di comunione per noi nuova; attraverso la voce del vescovo chiede di far nascere quest’unità Pastorale e sa che faremo fatica, così come ne siamo coscienti noi.  Ma non dobbiamo attendere che ci sia la comunità perfetta e ideale per metterci in gioco, perché non ci sarà mai. La comunità è formata da noi che non siamo e non saremo mai perfetti. È fatta da noi che abbiamo limiti e potenzialità, che siamo imperfetti, ma anche capaci di cose belle. Quindi in quanto costituita da noi non sarà mai una porzione di Chiesa perfetta. Potrà però incamminarsi verso l’ideale di santità solo seguendo Dio, attraverso l’ascolto della sua Parola, lo spezzare il pane e la Carità. Il compito che è chiesto a ciascuno è di accogliere e amare l’altro così come lo accoglie e lo ama Dio e aiutarlo a compiere la Sua Volontà.

Buon cammino a tutti!

Il parroco don Angelo Ruffini  
con il gruppo di laici delle sei parrocchie
che hanno partecipato all’evento di Triuggio




A San Pietro al Po un convegno e un libro per riscoprire l’affresco capolavoro di Bernardino Gatti

Sabato 26 ottobre, a partire dalle ore 9, 30, nel refettorio dell’ex convento di San Pietro al Po di via Cesari 18, si terrà un interessante convegno dal titolo La moltiplicazione dei pani e dei pesci di Bernardino Gatti.

L’occasione di questo convegno, organizzato dalla parrocchia cittadina guidata da don Antonio Bandirali, è stata offerta da una significativa ricorrenza: infatti, nel settembre del 1549 Bernardino Gatti detto il Sojaro, pittore pavese lungamente attivo anche in importanti cantieri cremonesi, piacentini e parmensi, viene interpellato dall’abate di San Pietro al Po, Colombino Rapari, per affrescare una delle pareti del refettorio monastico in cui quotidianamente i monaci consumavano il loro pasto. Il Rapari, proprio in quell’anno era diventato abate del monastero cremonese e, contestualmente, rettore generale dell’ordine dei Canonici lateranensi agostiniani che, fin dalla metà del Quattrocento, si trovavano nel cenobio di via Cesari.

L’opera, lodata dalla critica fin dal Cinquecento, è stata oggetto di diversi contributi che, tuttavia, non hanno approfondito la complessa rete di relazioni che l’ha generata e non l’hanno mai collegata alla situazione storica in cui essa è nata; alla metà del Cinquecento, infatti, la città di Cremona era un centro importante del luteranesimo lombardo e da San Pietro erano fuggiti diversi monaci accusati di eresia; allo stesso tempo, però, era anche una città vitale, soprattutto dal punto di vista artistico.

Per celebrare i 470 anni dalla realizzazione di questo dipinto, è stato organizzato l’incontro in cui verranno presentati gli studi di alcuni prestigiosi relatori che offriranno nuovi spunti di indagine e interessanti novità sui personaggi raffigurati, sul significato delle scelte iconografiche e sulle tecniche artistiche utilizzate.

Nel volume degli Atti – che sarà possibile acquistare durante il convegno – confluiscono diverse suggestioni e punti di vista: a Mariella Morandi spetta il compito di inquadrare l’opera nel contesto storico- artistico dell’epoca; Beatrice Tanzi, invece, presenta l’abate Colombino Rapari, committente di questo affresco e figura di primo piano del panorama religioso del XVI secolo. Silvia Cibolini offre una lettura analitica dell’opera, ponendola in relazione con i grandi maestri dell’arte rinascimentale e identificando alcuni dei personaggi ritratti. Don Maurizio Compiani fornisce un’originale interpretazione dell’affresco partendo dalle Sacre Scritture; infine, compete a Vincenzo Gheroldi l’approfondimento sulla tecnica utilizzata dal Gatti per l’esecuzione dell’opera. La giornata sarà accompagnata dalle musiche di Angela Alessi.

Il ricavato della vendita del volume degli Atti del convegno, curato dalle Edizioni Cremonaproduce e stampato da Fantigrafica, contribuirà a coprire le spese del restauro della chiesa di Santa Lucia, afferente alla parrocchia di San Pietro e chiusa da alcuni mesi.

 




«Fermiamo i barconi con l’educazione», l’impegno di padre Bongiovanni in Sierra Leone tra formazione e dialogo con l’Islam

Nell’ambito delle celebrazioni con cui la Diocesi di Cremona ha voluto onorare il Mese missionario straordinario indetto da papa Francesco, si situa la testimonianza di Vittorio Bongiovanni, padre saveriano dal 1960, originario della terra di don Primo Mazzolari, da 44 anni in Sierra Leone, paese a maggioranza islamica, ospite di una serata all’oratorio Maffei di Casalmaggiore.

«Fermiamo i barconi con l’educazione» è il motto di colui che ha scelto di impegnarsi nella sua missio ad gentes partendo dall’educazione di bambini e giovani che in Sierra Leone mancano di opportunità formative, essendo costretti a sottostare a vessazioni e privazioni di ogni sorta, dal lavoro minorile ai matrimoni combinati.

«Quando sono arrivato a Kabala, il villaggio in cui vivo, non c’erano molte scuole e quelle presenti erano a pagamento. Insieme ai sierraleonesi ne abbiamo aperte altre a disposizione della popolazione più fragile – dichiara padre Vitttorio – Oggi dirigo una cinquantina di scuole, in cui ogni classe conta circa 70 bambini e bambine senza differenza di origine religiosa».

In questa terra a occidente del grande continente africano, dove la povertà è sempre più acuita dai cambiamenti climatici e la mancanza di prospettiva conduce tanti giovani a fare la scelta di arruolarsi nelle milizie di Boko Haram, c’è spazio per un’alternativa, c’è spazio per un progetto di vita. Perché di questo si tratta: aiutare i giovani ad andare a scuola per costruire il futuro del loro Paese, costruendo una classe dirigente responsabile che porti avanti i valori cristiani, spesso condivisi anche dalla popolazione di fede musulmana.

«Le nostre scuole sono frequentate indistintamente da cristiani e musulmani. Anche all’ultimo grest estivo erano iscritti più di 1000 bambini, 50 cristiani e 950 musulmani. Con loro ci troviamo uniti nella diversità rispettando l’identità di ciascuno».

Là dove la Parola di Cristo è proposta con la testimonianza di vita e senza imposizioni, capita anche che alcuni membri della comunità islamica si convertano al cristianesimo senza che le famiglie si oppongano.

«Nel giugno scorso ho battezzato circa 70 giovani musulmani che sono diventati cristiani» racconta padre Vittorio. E poiché la conversione è un cammino, questo percorso viene attraversato dal giovane con la sua famiglia, che mai si oppone alla scelta di entrare a far parte della comunità cristiana. «Purché continui a pregare, mi dicono i padri dei ragazzi battezzandi, che vada pure e che segua quel che vuole» racconta padre Bongiovanni. Addentrandosi, così, in un terreno molto delicato, fatto di differenze tra islam «moderato e aperto a questa amicizia con noi cristiani» e islam radicale, costituito da quella parte di musulmani che considerano i cristiani «gente del libro», eretici, bestemmiatori, nemici da perseguitare.

In Sierra Leone, capitale Freetwon, colonia britannica per quasi 200 anni, dichiarata indipendente nel 1961, la popolazione di fede islamica è moderata.

E questo produce, oltre alle conversioni, anche la nascita di famiglie miste, dove i coniugi sono musulmani e cristiani. Matrimoni liberi ma complessi, talora valutati con ponderatezza dalla Chiesa stessa che ne riconosce la problematicità.

«Sono stato direttore del Centro Catechistico Diocesano e il Vescovo mi ha chiesto di studiare il problema dei musulmani che sposano i cristiani». Ogni anno padre Vittorio conduce corsi di formazione per le coppie miste, perché la scelta del matrimonio sia consapevole e matura. Eppure, nonostante l’impegno profuso, è ancora alto il tasso di separazione nei primi anni di matrimonio (circa il 70%).

Ma non per questo ci si arresta in un percorso di integrazione.

«Quando il Papa parla di dialogo con i musulmani – dice padre Bongiovanni riferendosi all’esortazione apostolica “Amoris laetitia” di papa Francesco (2016) – dice che occorre comprendere le radici comuni, vedere le differenze delle nostre identità religiose e contribuire più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica».

La stessa fratellanza che ha dato il titolo al documento siglato tra il Pontefice e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb durante il viaggio apostolico del febbraio scorso negli Emirati Arabi Uniti “Sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza civile” e che padre Bongiovanni considera centrale quando opera come pastore della sua parrocchia, testimonianza  perfetta di pluralismo religioso vissuto.

L’intervento di padre Bongiovanni




Presentato a Soresina il libro “Madre Agostina Moscheni: missionaria del Sacro Cuore di Gesù”

È stata presentata, domenica 20 ottobre presso il Monastero della Visitazione di Soresina, la pubblicazione “Madre Agostina Moscheni: missionaria del Sacro Cuore di Gesù”, opera di Emilia Cominetti, archivista parrocchiale e coordinatrice del Gruppo Culturale San Siro.

Già autrice di numerose pubblicazioni frutto di altrettante ricerche, con questa pubblicazione viene restituita a Soresina una figura di cui, fino ad ora, non vi era traccia, ma dalla vita e dalle opere straordinarie. Un inedito dunque che colma una lacuna nella storia religiosa della parrocchia voluta fortemente dai discendenti di quarta generazione, fino ad ora unici testimoni di questa madre missionaria del Sacro Cuore di Gesù.

Nella sua presentazione, la prof. Emilia Cominetti ha ampiamente descritto l’eccezionale scoperta e l’imponente ricerca d’archivio condotta per ricostruire la vita e le opere di madre Agostina Moscheni che si sono intrecciate indissolubilmente a quelle di santa Francesca Saverio Cabrini (patrona universale degli emigranti) e alla fondazione della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore. Una congregazione le cui opere hanno attraversato i cinque continenti grazie ad un “esercito” di suore (nel boom dell’operato della congregazione se ne contano 1.300) tutte ispirate dall’amore del Sacro Cuore di Gesù, un amore che lega la congregazione al carisma di San Francesco di Sales e di Santa Margherita Maria Alacoque.

Non a caso, la presentazione della pubblicazione è avvenuta al Monastero della Visitazione, a pochi giorni dall’apertura dell’anno giubilare Alacoquiano, e in occasione della giornata missionaria mondiale, in questo mese missionario che Papa Francesco ha voluto “straordinario”.

Se santa Francesca Saverio Cabrini può essere considerata la prima donna ad affrontare l’impegno missionario – mondo tipicamente maschile – ed in totale indipendenza (la congregazione fondata non dipende da ordine maschile), madre Agostina Moscheni non appare da meno. Francesca, infatti, la vuole accanto, insieme ad altre 7 sorelle, per la fondazione della congregazione, di cui la soresinese è co-fondatrice ed economa. Dalla lettura di un epistolario di oltre 2.500 lettere, è stato possibile ricostruire la vita, ma soprattutto le opere di madre Moscheni che sposò in toto lo spirito assistenziale di santa Francesca, senza dimenticare due dictat fondamentali: efficienza e parsimonia. Il tutto in totale obbedienza, spirito di carità e missionarietà, ma anche con caparbietà e capacità di affrontare il pericolo e faticosità di numerosi viaggi e spostamenti non certo facilitati dalla comodità dei mezzi di trasporto di oggi. Il tutto con uno spirito imprenditoriale e organizzativo tipici di chi deve gestire un’impresa e farla funzionare. Ecco perché madre Agostina si è persino trasformata in progettatrice, capomastro, muratore di ospedali, educandati ed orfanotrofi, in prima linea, dando direttive ad ingegneri e maestranze, portando la sua opera dove santa Francesca ha ritenuto necessaria la sua presenza, compiendo viaggi transatlantici tra l’Italia e l’America. Proprio in America, infatti, seguì Francesca Cabrini che, sbarcata nel 1889, si era resa conto della condizione tragica degli emigranti italiani in America a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Dai documenti acquisiti emerge una vista sulla condizione (terribile) degli Italiani costretti a emigrare, nella speranza di un futuro migliore. Considerati, nella scala sociale, gli ultimi, dopo gli uomini di colore, gli italiani erano ghettizzati e si auto-ghettizzavano, chiudendosi in cerchie in base al dialetto parlato. Gli emigranti italiani, infatti, non parlavano nemmeno la propria lingua. Da subito l’obiettivo di Francesca Cabrini fu il recupero della dignità religiosa degli italiani e la creazione di una rete di servizi per assisterli. E proprio madre Agostina Moscheni che, raggiungendo Francesca Cabrini, in un primo viaggio nel 1908 e in un secondo definitivo nel 1912, fu delegata a seguire la costruzione di queste opere essenziali per la comunità italiana: collegi ed orfanatrofi a Rio de Janeiro, potenziamento dell’ospedale Columbus a New York, orfanatrofio a Newart in New Jersey, scuola-orfanatrofio a Los Angeles, orfanatrofio di Denver in Colorado fino all’ultimo lavoro in Los Angeles nel 1924 della Casa Madre Cabrini.

Una presentazione appassionata che, oltre a spiegare la ricerca d’archivio e tratteggiare la figura di madre Moscheni, ha permesso di far conoscere meglio santa Francesca Saverio Cabrini e il suo insegnamento, inquadrandolo nel più ampio messaggio del Sacro Cuore di Gesù, con numerosi agganci al carisma di San Francesco di Sales e santa Margherita Maria Alacoque.

Nella sua presentazione Emilia Cominetti ha voluto ringraziare anche il Gruppo Missionario di Soresina, che oltre alla famiglia Lucenti-Moscheni, ha scelto di contribuire alla realizzazione della pubblicazione.

All’intervento di Emilia Cominetti, si è aggiunta una breve riflessione del parroco don Angelo Piccinelli che non ha potuto fare a meno di sottolineare come cambino i tempi, ma non le esigenze: l’impegno di santa Francesca Cabrini e di madre Agostina Moscheni era un impegno missionario verso gli ultimi, gli emigranti italiani in una terra sconosciuta a caccia di fortuna. Un impegno non molto diverso da quello a cui il Papa richiama oggi i cristiani alla luce delle nuove ondate migratorie e dei nuovi ultimi.

Tra il pubblico, in prima fila, visibilmente commossi, alcuni discendenti di quarta e quinta generazione di madre Agostina Moscheni.

La pubblicazione è ora disponibile, per chiunque fosse interessato, presso il centro parrocchiale.

La pubblicazione sarà oggetto anche di una conferenza presso l’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù (con sede a Codogno) il prossimo 17 novembre, in prossimità della ricorrenza della memoria (13 novembre) di Santa Francesca Cabrini, patrona universale degli emigranti.

 

 




«Il cuore missionario di Castelleone», storie di uomini e donne “in uscita”

“Io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita”. Le parole del messaggio di papa Francesco per l’ottobre missionario 2019 riecheggiano nelle testimonianze dei missionari all’incontro “Il cuore missionario di Castelleone”, tenutosi il 18 ottobre, alle 21, presso l’oratorio parrocchiale, davanti a una sala San Bernardino Realino completamente occupata.

Don Davide Ferretti, sacerdote cremonese che, a breve, andrà a raggiungere a Salvador de Bahia, Brasile, l’altro sacerdote cremonese don Emilio Bellani, ha utilizzato le carte geografiche per dimostrare che solo evitando di sentirsi al centro è possibile incontrare gli altri. Don Davide è già stato a Salvador de Bahia e in questa sua esperienza è stato accompagnato da alcuni ragazzi cremonesi, tra i quali Gloria Manfredini che ha portato immagini e parole per ricordare la sua esperienza.

Si parte dal confronto spiazzante con la favela alle attività con i bambini  per rendersi conto, solo dopo il ritorno a casa, che la ricchezza che si è ricevuto deve essere data in altro modo.

Suor Agostina Valcarenghi, castelleonese, adoratrice ha trascorso trentotto dei suoi cinquantatré di convento in missione, in Zaire, in Senegal, in Colombia, di nuovo in Senegal. Nella sua attività missionaria ha sempre potuto contare sulla generosità dei castelleonesi, soprattutto in Colombia, e ora tornata in Italia, e a settantasei anni, cerca di fare la missionaria presso la casa di riposo La Pace, a Cremona, e si considera una donna felice perché ha fatto la volontà di Dio.

Le testimonianze con i contributi video sono iniziati con suor Mirella Fiorentini, missionaria canossiana da anni in Argentina dove opera in attività educative, mentre Chiara Gallarini si trova a Mombasa, in Kenya, per l’attuazione di un progetto della Commissione per il Dialogo Interreligioso volto a superare il clima sociale difficile esistente nel paese e a instaurare relazioni positive tra le diverse realtà religiose presenti.

Donata Galloni è ritornata da un mese  in Africa, a Bangui, nella Repubblica  Centrafricana, dove per il Cuamm supporta un progetto presso l’Ospedale pediatrico Universitario di Bangui, e con lei attualmente collabora un’altra castelleonese, Stefania Cristiani.  Donata ricorda che davanti all’assenza di servizi di base funzionanti è imperativo farsi prossimo come possibile e con l’aiuto di tutti.




L’ingresso a Piadena di don Pezzetti, «missionario di carità»

È stato un regalo davvero speciale quello che don Antonio Pezzetti ha ricevuto dal Vescovo per il suo 59esimo compleanno: il dono è stato quello delle tre comunità parrocchiali di Drizzona, Piadena e Vho, di cui nel pomeriggio di domenica 20 ottobre è diventato ufficialmente parroco.

La storia di questo sacerdote bergamesco, originario di Misano Gera d’Adda, l’ha ben ricordata Matteo Priori, il sindaco di Piadena-Drizzona (comune nato all’inizio dell’anno a seguito della fusione delle omonime realtà civiche precedenti), che nel saluto istituzionale, sul sagrato della chiesa, ha rimarcato il suo impegno di carità in venticinque anni di servizio presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona, e di cui diciotto anche come direttore di Caritas Cremonese. Un prete «missionario in mezzo a noi», venuto «per servirci e per amarci» ha detto ancora il primo cittadino, facendo anche una fotografia della realtà locale, in ambito caritativo ma non solo.

Tra i sacerdoti concelebranti, accanto al Vescovo, don Pierluigi Codazzi, che da don Pezzetti ha preso il testimone per la pastorale caritativa in diocesi. E ancora chi in ambito caritativo ha operato, prima e insieme a don Antonio. Non mancava naturalmente il vicario don Paolo Fusar Imperatore, alcuni parroci della zona e gli amici sacerdoti, oltre ai due diaconi permanenti che prestano il proprio servizio in Caritas: Cesare Galantini e Marco Ruggeri.

Folta la delegazione giunta dalla Casa dell’Accoglienza e dalle diverse strutture Caritas, con operatori, volontari e ospiti. Ma non mancavano neppure, insieme ai parenti, alcuni amici d’infanzia di Misano e persone conosciute ad Antegnate, dove fu vicario all’inizio del suo ministero per nove anni, prima del trasferimento a Cremona.

In una chiesa gremita, dopo la lettura del decreto di nomina di don Pezzetti (che assume anche l’incarico di vicario zonale della Zona pastorale 4), i gesti caratteristici della Messa di insediamento di un nuovo parroco (aspersione dei fedeli e incensazione dell’altare). Quindi il saluto, a nome delle tre comunità parrocchiali, letto da Cristina Priori, che ha fotografato la realtà delle tre parrocchie e del loro cammino di comunione senza dimenticare fatiche e difficoltà.

Nell’omelia il Vescovo ha voluto subito chiarire a don Pezzetti che, pur lasciando i molteplici fronti di impegno della Caritas, «venendo qui il campo si allarga». Così mons. Napolioni ha delineato i nuovi ambiti di carità cui don Antonio sarà chiamato a spendersi. Anzitutto per l’incarico di vicario zonale, a fianco del Vescovo e dei sacerdoti del territorio (cui dovrà prendersi cura e «dare fastidio») per impostare la pastorale di questa terra.

E poi nel suo nuovo ruolo di parroco, nel quale sarà «chiamato a vivere la carità pastorale». Anzitutto nella vita della parrocchia, al fianco della gente, in una famiglia, con la quale radunarsi attorno all’altare. Ma anche diventando «missionario di carità», attento alle povertà più nascoste. Ma sempre mettendo al primo posto la Parola di Dio, evitando di impostare logiche e bilanci sul fare prima che sull’essere e sul ricevere. In altre parole, per essere «una comunità di discepoli prima che di organizzatori». Perché, ha concluso il Vescovo tornando sulla «carità pastorale», è «meglio una carità senza pastorale che una pastorale senza carità».

La celebrazione è stata animata con il canto dalla corale parrocchiale di Piadena con all’organo Maurizio Vezzoni e sotto la direzione di Stefano Griffini, che per l’occasione ha sostituito il direttore del coro, impegnato nella veste di primo cittadino.

Prima della conclusione della Messa il saluto del nuovo parroco, fatto di tanti grazie e non senza qualche commozione. «È il momento di fare festa sapendo che da domani inizia il cammino vero, vivendo il Vangelo e stringendoci le mani», ha detto don Pezzetti rifacendosi all’immagine usata prima delle Messa dal sindaco.

Il pomeriggio è quindi continuato in oratorio, dove don Pezzetti ha potuto salutare i vecchi amici e iniziare a conoscere la nuova comunità che gli è stata affidata.

 

Photogallery della celebrazione

 

 

Biografia di don Antonio Pezzetti

Classe 1960, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Antegnate. Nel 1994 ha iniziato la sua opera presso la Casa dell’accoglienza di Cremona con l’incarico di vicedirettore di cui nel 1997 è diventato direttore, assumendo anche l’incarico di vicedirettore della Caritas diocesana, ufficio che ha poi guidato a partire dal 2001, affiancando anche il ruolo di vicepresidente della Fondazione S. Facio. Dal 2008 al 2016 è stato anche responsabile del Segretariato diocesano migrantes. Lasciata la struttura di accoglienza di Cremona, assumerà l’incarico di parroco di Piadena, Vho e Drizzona, prendendo il posto di don Giuseppe Manzoni. Inoltre è stato scelto come nuovo vicario zonale della Zona pastorale IV, in sostituzione di don Davide Ferretti.

 

Saluto del nuovo parroco

Un saluto a tutti voi piadenesi, a quelli che vivono la vita della Chiesa nell’Unità Pastorale formata dalle tre realtà parrocchiali di S. Maria, del Vho e di Drizzona, e a quelli che semplicemente abitano nel territorio dell’ormai unico Comune.

Un saluto che vuole essere per tutti anche augurio di bene e di impegno per la vita che state vivendo, a partire dalle autorità civili e militari, alle persone impegnate nelle varie istituzioni, nel mondo del lavoro e nelle realtà del volontariato, della cultura e dello sport.

Avremo presto modo di incominciare ad incontrarci e conoscerci.

Il mio saluto vuole arrivare prima di tutto ai più deboli e ai più fragili della comunità: gli ammalati e gli anziani soli, le famiglie in difficoltà per molteplici fragilità, i poveri in spirito e i poveri che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Un saluto particolare a voi ragazzi e giovani che siete non solo il nostro futuro ma anche il presente del nostro essere Chiesa. La comunità ha bisogno di voi e voi avete bisogno degli adulti e delle alleanze educative che potremo insieme realizzare.

Sono grato ai tanti che a vario titolo e in diversi modi hanno lavorato e continuano a impegnarsi perché la nostra unità pastorale sia vitale e vivace, in ricerca della volontà di Dio e del bene dei fratelli.

Un saluto anche a coloro che sono giunti in questa comunità da terre lontane, con culture e fedi diverse, nella consapevolezza che ogni diversità può diventare arricchimento.

Ricordo con stima i sacerdoti che mi hanno preceduto nel ministero in mezzo a voi e un saluto anche ai sacerdoti originari di questa comunità.

Scriveva il Vescovo Antonio nell’annunciare le varie nomine di quest’anno: «E’ comprensibile il dispiacere del distacco da realtà che ciascuno ha cercato di guidare e servire con amore, instaurando spesso profondi rapporti di amicizia e condivisione. Ma è altrettanto fecondo il ricominciare, raccogliendo quanto altri hanno già seminato, e portando elementi di novità, nel quadro di una pastorale di comunione di cui nessuno può essere protagonista isolato»

Ecco io ricomincio da voi, con voi e per voi il mio ministero sacerdotale, ritorno in una comunità dopo 25 anni spesi a servizio della chiesa nella realtà della Caritas diocesana. Non ho progetti pastorali particolari, insieme a don Paolo, al Consiglio Pastorale e a voi, in comunione con la chiesa diocesana e in collaborazione con le altre parrocchie della zona pastorale, cercheremo di costruire ponti e relazioni che dovranno rendere sempre più veri i nostri rapporti umani e sempre più incisivo l’impegno comune per la missione e l’evangelizzazione delle nostre comunità.

A presto

don Antonio




Il Vescovo al successore di don Ferretti in partenza per il Brasile: «L’arrivo di don Ettore è altrettanto una scommessa missionaria»

Le comunità di Ca’ de’ Soresini, Castelponzone, Cingia de’ Botti, Motta Baluffi, S. Martino del Lago, Scandolara Ravara, Solarolo Monasterolo e Vidiceto, dell’erigenda unità pastorale nella Zona pastorale IV, hanno accolto nella mattina di domenica 20 ottobre, presso la chiesa di S. Maria Assunta in Scandolara Ravara, il nuovo parroco e futuro moderatore dell’unità pastorale, don Ettore Conti. Con lui anche il nuovo collaboratore don Paolo Tonghini. Tra i concelebranti anche don Marco Genzini e don Luigi Carrai, già collaboratori parrocchiali in alcune delle parrocchie della nuova unità pastorale.

La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Napolioni, è stata preceduta dal saluto del sindaco di Scandolara Ravara, Ennio Roberto Oliva, accompagnato dai primi cittadini degli altri Comuni Fabio Rossi (Cingia de’ Botti), Dino Maia (San Martino del Lago), Matteo Carrara (Motta Baluffi) e Stefano Belli Franzini (Gussola).

«La parrocchia è il fulcro della coesione sociale e quindi troverà sempre in noi amministratori il massimo della collaborazione – ha dichiarato Oliva a nome di tutti gli amministratori intervenuti -. Speriamo in un rapporto in cui si possano progettare e realizzare opere che possano migliorare nel tempo le relazioni e il buon vivere dei nostri cittadini».

La Messa ha avuto inizio con la lettura del decreto di nomina, cui è seguito il saluto di benvenuto di una parrocchiana, che a nome delle comunità si è soffermata sul ruolo del sacerdote. «Il sacerdote non è sacerdote per sé ma sacerdote per noi. Tutti abbiamo bisogno del parroco e di qualcuno che ci parli di Dio, che ci aiuti a mettere insieme le nostre sensibilità e diversità».

Il fulcro dell’omelia del vescovo Napolioni, invece, è stato incentrato sulla Giornata missionaria mondiale, celebrata proprio in questa giornata, ricordando don Davide Ferretti (in partenza per Salvador de Bahia come “fidei donum”), che dal 2007 era stato parroco di Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo e dal 2014 anche di Scandolara Ravara e Castelponzone.

«La partenza di don Davide deve segnare la nostra Chiesa diocesana e in particolare queste parrocchie. Esattamente come l’arrivo di don Ettore e don Paolo è altrettanto una scommessa missionaria». In una società in continua trasformazione culturale e religiosa, dove il pluralismo è legittimamente in crescita, la missione di parroci, parrocchiani e laici è e resta ascoltare la voce di Gesù, per vivere umilmente il Vangelo e far fronte alle sfide che la modernità porta con sé. «Meglio essere cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo» la conclusione del Vescovo ispirando alle parole di sant’Ignazio di Antiochia.

La liturgia, animata dal coro interparrocchiale diretto dal maestro Pierpaolo Vigolini, si è conclusa con il saluto del nuovo parroco che ha voluto nuovamente rimarcare la necessità di una sempre maggiore collaborazione – in particolare tra sacerdoti – nella vita della nuova unità pastorale, con il coraggio di saper ripartire anche dopo errori o difficoltà.

A conclusione di questa giornata di festa, alle 21 presso la chiesa parrocchiale di Cingia de’ Botti, l’elevazione musicale mariana “Maria, donna dei nostri giorni”, a cura dal coro dell’Associazione musicale “Giuseppe Denti”, con riflessioni da don Tonino Bello.

 

La photogallery della celebrazione

 

Biografia di don Ettore Conti

Classe 1954, originario di Misano, è stato ordinato il 24 giugno 1978. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Caravaggio; nel 1984 il trasferimento a Robecco d’Oglio, sempre come vicario. Dal 1990 al 2004 è stato parroco di S. Michele Sette Pozzi in Malagnino e dal 1997 al 2004 amministratore parrocchiale di S. Savino. Dal 2004 era parroco di Gussola e dal 2011 anche di Torricella del Pizzo. Nel nuovo incarico pastorale affidatogli dal vescovo Napolioni, prende il testimone da don Davide Ferretti e don Gian Paolo Mauri.

 

Biografia di don Paolo Tonghini

Classe 1975, originario di Piadena, è stato ordinato il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Covo, nel 2002 è stato trasferito a Soresina sempre come vicario. Dal 2005 ha risieduto presso la Tenda di Cristo di Rivarolo del Re. Nel 2010 è stato cappellano dell’ospedale Oglio Po. Nello stesso anno è stato nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Bellaguarda, Buzzoletto, Casaletto Po, Pomponesco e Salina.

 

Il saluto del nuovo parroco

Carissimi,

il Vescovo mi ha scelto per essere un fratello che vive con voi l’esperienza fantastica della fede. Egli manda i suoi sacerdoti nelle comunità per testimoniare la vita in Cristo quale segno dell’Amore e della Misericordia Divina. Vengo a voi, e non sono solo, insieme ad altri confratelli che svolgono lo stesso ministero in Cristo, per esprimere nelle comunità la comunione mediante lo spezzare il pane e l’annuncio della Parola di Dio. Le attività e le esperienze saranno il frutto di un dialogo fra sacerdoti e laici analizzato e attuato alla luce Parola di Dio.

Vivremo esperienze positive sia quando saranno di comune accordo, sia quando le diversità di vedute ci imporranno scelte giuste ma non sempre condivise: niente paura, se ci lasciamo guidare dalla carità di Cristo, la nostra faticosa costruzione sarà salda sulla roccia della Chiesa.

Vivremo grandi e piccoli gesti che daranno valore alle iniziative singole o comunitarie ma non dimenticheremo mai di essere una comunità di parrocchie che hanno un cuore solo e un’anima sola, che tutto fanno nel nome di Cristo Gesù.

Il nostro lavoro, le iniziative umane e pastorali ci dovranno portare ad attuare la parola di Gesù: ” non rallegratevi perché i demòni si sottomettono voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc. 10,20 ).

Ringrazio i sacerdoti che vivranno con me il ministero sacerdotale e mi saranno guida e sostegno in questa nuova esperienza pastorale.

Grazie a tutti voi che mi accogliete come sono e mi sopporterete in tanti momenti della vostra vita.

Pregate per me.

don Ettore Conti