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«Se incroceremo lo sguardo di Cristo tutto potrà cambiare»

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Si è conclusa domenica 10 marzo, con la celebrazione in tarda mattinata della Messa solenne nella chiesa parrocchiale caravaggina dei Santi Fermo e Rustico, la visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni alle comunità di Caravaggio e della frazione Vidalengo. Tre giornate intense nelle quali il Vescovo ha incontrato bambini e genitori, giovani e meno giovani, anziani ed ammalati, insegnanti, imprenditori, amministratori comunali, educatori e volontari di queste due realtà (una molto più grande dell’altra) che da settembre hanno iniziato un cammino insieme, accomunate dal fatto di avere un unico parroco, monsignor Giansante Fusar Imperatore, anche vicario della Zona pastorale I della diocesi.

Gioioso l’incontro con gli alunni della scuola Conventino-La Sorgente, un bel momento di festa nel quale non sono ovviamente mancati degli spunti di riflessione.

In tutti gli eventi di questa visita lo spirito è stato sempre propositivo, teso a sottolineare, da parte del Vescovo, il messaggio di un Dio “Che ha tanto amato il mondo” e ad evidenziare e incoraggiare ciò che c’è di buono, senza naturalmente nascondere problematiche che esistono, a Caravaggio e a Vidalengo come dappertutto. Ad esempio, nel caso degli educatori delle due parrocchie, incontrati sabato mattina nel salone del nuovo oratorio, monsignor Napolioni ha avuto parole di ringraziamento e di incoraggiamento: «Voi avete una vocazione – ha detto – e la vita come vocazione è un’avventura di comunione che ne riempie il senso».

Un intero pomeriggio, quello di sabato, è stato dedicato a Vidalengo, con gli incontri con i ragazzi e i genitori, la visita agli ammalati e la celebrazione della Messa delle 18.

 

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A proposito di celebrazioni, molto partecipata quella domenicale di chiusura della visita pastorale. Accento al Vescovo c’erano il parroco monsignor Giansante Fusar Impertore, il vicario don Andrea Piana e i collaboratori parrocchiali don Paolo Ardemagni, don Bruno Grassi e don Gabriele Filippini, oltre al diacono permanente Roberto Cavalli. Fra i banchi il sindaco Claudio Bolandrini e subito dietro i cresimandi che durante la Messa hanno ricevuto una particolare benedizione in vista del sacramento che andranno a ricevere.

«Entriamo nel cuore di Gesù – ha detto il vescovo all’inizio della celebrazione –, che è Colui che va verso la Pasqua rinnovando lo sguardo d’amore nel cuore di Dio per noi». Un invito ribadito anche nell’omelia: «Se incroceremo lo sguardo di Cristo tutto potrà cambiare e anche chi non crede potrà lasciarsi guidare e ricominciare a farlo». E ancora: «È un amore disarmante quello di Gesù, che ci fa scoprire che una luce si riaccende. È lui la speranza, è lui la Pasqua che ci viene incontro e che ci aiuta a camminare come popolo di salvati».

Da parte del parroco, prima della benedizione finale, il grazie di fine-visita: «Grazie al vescovo perché ci ha ricordato quanto Dio ci vuole bene. Abbiamo sempre bisogno di sentircelo ripetere».

Il Vescovo tornerà a Caravaggio per l’inaugurazione del nuovo oratorio. Un gioiello. «In questa visita pastorale – ha detto Napolioni – abbiamo avuto la possibilità di annusarlo»: profuma infatti tutto di nuovo. Mancano ancora i permessi e le certificazioni normative, dopodiché potrà essere fissata la data dell’inaugurazione.

 

Il video integrale della celebrazione conclusiva




Visita pastorale, nel fine settimana il Vescovo a Caravaggio e Vidalengo

Le parrocchie di Caravaggio e di Vidalengo accolgono da venerdì 8 a domenica 10 marzo il vescovo Antonio Napolioni per la visita pastorale. Caravaggio e Vidalengo: due parrocchie nella provincia di Bergamo, un solo Comune, un unico parroco, monsignor Giansante Fusar Imperatore, che da un anno ha la responsabilità di entrambe le comunità.

«Quella di Vidalengo – spiega il parroco – essendo più piccola è caratterizzata da un forte senso d’appartenenza. Un gruppo di volontari porta avanti le attività, seppur con numeri ridotti. Caravaggio è una realtà molto vivace dal punto di vista delle attività cittadine, mentre la parrocchia vive il suo momento di maggior partecipazione con il Grest. Il percorso catechistico è partecipato, ma non da tutti e fra coloro che non vi aderiscono ci sono anche dei bambini italiani».

Nella visita il vescovo avrà modo di vedere di persona lo stato del nuovo oratorio. Proprio nelle scorse settimane sui canali social della parrocchia caravaggina è stato postato un video che annuncia la conclusione dei lavori di riqualificazione del complesso intitolato a san Luigi Gonzaga. Monsignor Giansante fa il punto della situazione: «La parte strutturale è quasi del tutto finita. Resta da concludere qualcosa sull’impiantistica e si attendono le autorizzazioni dei vigili del fuoco. Auspichiamo di poterlo inaugurare in occasione del Grest. Comunque il rinfresco finale, dopo la messa di domenica mattina, si terrà proprio nel cortile dell’oratorio». La sua realizzazione è iniziata nel 2018 con la posa della prima pietra, ma se ne parlava già dal 2014.

Non sorride, il parroco, quando gli si chiede della frequenza alle Messe, nota dolente a Caravaggio e Vidalengo come dappertutto. «I ragazzi vengono a Messa – continua il sacerdote – se sono coinvolti in qualche attività, come il catechismo della domenica mattina, altrimenti in chiesa non li si vede. C’è un gruppo di giovani che il vicario, don Andrea Piana, cura con molta attenzione e abbiamo un gruppo scout molto attivo. Elementi che orbitano attorno all’oratorio ci sono, ma per vederli partecipare, come ho detto, devono essere coinvolti in qualche attività».

Per quel che riguarda le realtà parrocchiali sia a Caravaggio che a Vidalengo c’è l’Azione Cattolica. Da segnalare anche le Acli, con i servizi di patronato, un gruppo che si ritrova una volta la settimana per la recita del Rosario in parrocchia, un gruppo che frequenta il santuario di Santa Maria del Fonte e una decina di ministri straordinari della Comunione.

La parrocchia può contare anche sulle celebrazioni trasmesse in diretta radiofonica su RCN – Radio Cittanova In Blu, in fm e in streaming, che trasmette anche alcuni programmi di intrattenimento e spiritualità a cura di un gruppo di volontari della comunità che mantengono viva l’eredità dell’ex Radio Magnolia.

Nella sua visita il Vescovo avrà modo di incontrare queste ed altre realtà locali: nella giornata di venerdì i bambini della scuola paritaria Conventino-La Sorgente (alle 11.30), gli insegnanti (alle 16.30) ed il mondo del volontariato (alle 18.30); sabato gli educatori (alle 9.30), i cresimati del 2023 (alle 10.30), l’Amministrazione comunale (alle 11.30), i ragazzi ed i genitori di Vidalengo (alle 16.30) e gli adolescenti ed i giovani (alle 20.30).

Non mancheranno le visite agli ammalati e sono previsti incontri sia con le realtà produttive del territorio sia con un’associazione di promozione sociale che, grazie ad un progetto inclusivo, organizza momenti d’accoglienza ai visitatori della chiesa di San Bernardino.

Gli ultimi appuntamenti domenica 10 marzo: alle 9.30 il Vescovo incontrerà i ragazzi e i genitori di Caravaggio, quindi alle 11 la Messa nella chiesa parrocchiale dei Santi Fermo e Rustico trasmessa in diretta tv su Cremona1 e i canali web e social della Diocesi.




Quaresimali di Soresina, sotto la lente il messaggio di pace di don Mazzolari e don Milani

Per il terzo appuntamento dei Quaresimali, giovedì 7 marzo, la Parrocchia di Soresina ha chiesto l’intervento del prof. Matteo Truffelli per una relazione sulla scomoda profezia di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani sul tema della pace da perseguire con ostinazione.

Presidente della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo, docente di Storia del pensiero politico all’Università di Parma e già presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Truffelli, dopo un’introduzione del parroco don Angelo Piccinelli, ha ampiamente documentato la storia di Mazzolari, il suo percorso e il suo cambiamento, fino al radicale “no” alla guerra, sotto qualunque forma, raffrontando il suo pensiero a quello di don Milani. Ne è uscito un quadro di pace, anzi di “profeti della pace”: in tempi di guerre drammatiche, hanno maturato pensieri di pace e invitato a non scegliere la guerra come soluzione. Un invito rivolto ai singoli, alla collettività e alla politica che comportò non pochi “problemi” ai due sacerdoti. Due preti il cui pensiero è sempre più attuale.

Numerosi i passaggi degli scritti lasciati come eredità da Mazzolari e Milani proposti dal professor Truffelli, oltre al ricordo di vicende che hanno segnato il percorso di fede dei sacerdoti e alla visita di Papa Francesco, il 20 giugno 2017, sulle tombe dei due sacerdoti: un recupero della loro memoria e del loro pensiero di pace, così necessario in questi tempi di guerre in cui i deboli diventano più deboli e gli innocenti pagano il prezzo di guerre promosse sulla scia di nostalgici imperialismi, integralismi e manie di potere.

Truffelli ha lasciato ai presenti alcuni spunti di riflessione ispirati soprattutto agli scritti di Mazzolari: la pace è una questione urgente, serve ora (Adesso o mai più come sosteneva Mazzolari) ed è un cammino di conversione personale che può essere condiviso e, diventando collettivo, può condizionare la politica, perché c’è bisogno di una politica diversa, capace di più creatività attraverso una riscoperta del senso evangelico della politica (pensiero che accomunava Mazzolari e Milani).

Alla fine della sua relazione, il professor Truffelli si è reso disponibile per un dibattito informale con la platea.

 

Il prossimo appuntamento sarà giovedì 14 marzo sul tema “L’imperatore Carlo I d’Austria uomo di pace in tempo di guerra”, che si oppose all’inutile strage del primo conflitto mondiale. Relatore sarà il giornalista Mauro Faverzani, co-autore del libro “Carlo I, un imperatore per l’Europa”. L’incontro sarà alle 20.45 nella Sala del Podestà (via Matteotti 4).

Inoltre, la Parrocchia di Soresina ospiterà, domenica 17 marzo, il ritiro spirituale zonale con la lectio divina proposta dal vescovo Antonio Napolioni. La Lectio si terrà presso la Chiesa del Buon Pastore dell’Oratorio Sirino a partire dalle 20.30.

 

Dal pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa all’oggi, la relazione del giornalista Gianpiero Goffi ai Quaresimali di Soresina




Il Vescovo in visita nelle comunità di Soncino e Casaletto

Al via nella serata di giovedì 29 febbraio, alle 20.30, con una preghiera in San Giacomo con i collaboratori e i volontari della parrocchia, la visita pastorale del vescovo Antonio alle parrocchia di Soncino e Isengo, insieme anche a quelle di di Casaletto di Sopra e di Melotta.

Una realtà importante quella soncinese, formata dalle parrocchie di Santa Maria Assunta e San Giacomo apostolo (Pieve), dalla quella di San Pietro apostolo e quella della piccola frazione di Isengo intitolata a San Bartolomeo apostolo. «Proprietà – spiega il parroco don Giuseppe Nevi – la parrocchia ne ha in abbondanza, dalle chiese alla scuola materna e all’oratori. Ciò, dal punto di vista amministrativo, richiede parecchio impegno. A proposito di immobili, in questi anni abbiamo sistemato tante cose. Il prossimo obiettivo è la ristrutturazione dell’oratorio che ha bisogno di spazi. Proprio perché si tratta di un ex monastero, fondato dalla beata Stefana Quinzani, gli spazi a disposizione sono abbastanza piccoli per le esigenze odierne. C’è anche un teatro dismesso che vorremmo sistemare, ma il desiderio è di realizzare anche un nuovo salone. Non è un caso che l’oratorio risenta parecchio, in inverno, di questa situazione. Diciamo che in primavera, con la possibilità di sfruttare l’area all’aperto, rinasce quanto ad attività».

Dal punto di vista religioso anche Soncino – che può contare sulla presenza di un vicario parrocchiale, don Gabriele Barbieri – non è immune dal calo di presenze che ovunque gli eventi liturgici fanno registrare, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19. «Abbiamo puntato molto – continua don Nevi – sulla liturgia, intesa come riscoperta dell’incontro domenicale, e anche feriale per certi aspetti, che è sempre preparata nei particolari così come curiamo il canto, affidato a una piccola schola cantorum». «Purtroppo c’è l’assenza totale, domenicale, non solo di adolescenti e giovani, ma anche dalle fasce d’età che arrivano ai 45-50 anni. Proprio per questo, dopo la visita pastorale sarà conferito un mandato ai missionari Passionisti per tenere una serie di incontri e di visite alle famiglie nel tentativo di riavvicinarle alla liturgia. L’appuntamento sarà dal 10 al 24 marzo prossimi. Il loro mandato continuerà anche il prossimo anno, puntando sulle giovani famiglie per concludersi poi con una missione popolare rivolta a tutti i parrocchiani».

Quanto al programma della visita pastorale, sia la giornata di venerdì che quella di sabato saranno fitte di appuntamenti per il vescovo, che concluderà ufficialmente la sua presenza a Soncino domenica mattina, con la messa solenne delle 11 nella chiesa della Pieve trasmessa in diretta tv su Cremona1 e i canali web e social della Diocesi.

Venerdì 1 marzo Napolioni inizierà la giornata incontrando i bambini dell’asilo Santa Cerioli (alle 9) e proseguirà con la visita ad alcune realtà lavorative del borgo (che avrà una coda martedì 5 marzo con la visita alla Cieffe Milano). Alle 12.30 incontrerà ragazzi e docenti del Cfp della cooperativa InChiostro, mentre alle 15 sarà all’asilo San Martino. A seguire, presiederà nella chiesa di San Giacomo la Via crucis con i bambini e i ragazzi della catechesi e poi incontrerà, alle 17,30 i bambini della scuola dell’infanzia in oratorio.

Sabato il vescovo celebrerà la Messa alle 9 a Isengo, dopodiché sarà alla Fondazione Soncino Onlus e, alle 11.30 nella sala consiliare del Municipio per l’incontro con gli amministratori comunali. Nel pomeriggio, alle 18.30 in oratorio guiderà la preghiera con i ragazzi delle scuole superiori e il conferimento del mandato ai missionari della missione adolescenti. In serata, alle 20.30, ancora in oratorio, incontrerà i genitori dei ragazzi delle scuole superiori.

Ma la visita pastorale toccherà anche le parrocchie di Casaletto di Sopra e di Melotta. Qui il vescovo vivrà sabato pomeriggio, alle 15.30, nella sala Fantasy di Casaletto di Sopra, un incontro coi parrocchiani, cui farà seguito la celebrazione della Messa alle 17 in chiesa parrocchiale. «Siamo una comunità piccola – afferma don Massimo Cortellazzi, che dopo essere stato collaboratore parrocchiale, da settembre è diventato parroco insieme a anche Romanengo –. Sommando Casaletto e Melotta arriva forse a 600 abitanti, alcuni dei quali non originari del posto. La visita del nostro vescovo, per noi figura essenziale e punto di riferimento, è un evento che ci siamo preparati a celebrare degnamente».




A San Marino un altare dedicato al beato Carlo Acutis

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Nella chiesa parrocchiale di San Marino, alle porte di Cremona, un altare è ora dedicato al beato Carlo Acutis, il ragazzo italiano scelto tra i 13 patroni della Gmg di Lisbona dopo essere stato beatificato nell’ottobre 2020, a quattordici anni dalla morte. Una vita prematuramente spezzata, ma sempre segnata da una forte devozione all’Eucaristia e una grande dedizione alla carità, che si faceva anche annuncio appassionato attraverso i più moderni mezzi della tecnologia. Il suo ritratto, riprodotto in un quadro dall’artista Michela Vicini, pittrice, street artist e maestra madonnara cremonese, che campeggia in una degli altari laterali della chiesa, è stato benedetto dal vescovo Antonio Napolioni in occasione della Messa celebrata nel pomeriggio di domenica 18 febbraio.

Proprio la figura del beato è stata al centro dell’omelia del Vescovo. «Qualche volta – ha detto – bisogna distrarsi dalle cose di quaggiù per farci prendere dalle cose di lassù. Questo è successo a quel bambino, quel ragazzo, Carlo, che si è fatto prendere sicuramente dalla scuola, dal gioco, dalla natura, dal computer e dagli interessi di un ragazzo della sua età, ma qualcosa di più gli accadeva spesso, sempre di più, tanto da avere proprio nella Messa quotidiana, nell’Eucarestia, nell’adorazione il suo appuntamento privilegiato». «Un giovane che ha dato una svolta alla su vita quasi senza rendersene conto», ha aggiunto Napolioni, spiegando che «nel tempo la fede ha bisogno di modelli. E ci accorgiamo che, come dice il Papa, ci sono anche i santi della porta accanto: un ragazzo tra tanti altri, un prete tra tanti altri, un malato come tanti altri».

Il Vescovo ha poi voluto rivolgere un augurio a tutti i fedeli, auspicando che «il sorriso, il volto del beato Carlo, la preghiera a lui siano per voi questa pagina di Vangelo in più da poter leggere ogni volta che entrate in questa chiesa». «E non ne fate solo un rimprovero, una pretesa per i vostri ragazzi – ha detto ancora –. Non rivestiamo di moralismo chi è una goccia stupenda di grazia purissima. Lui sapeva stare con tutti i suoi amici, con i poveri lungo la strada, lui sapeva stare con l’umanità e continuerà a stare con l’umanità, confusa, disperata, ma candidata ad essere innamorata del suo Dio».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Insieme al vescovo Antonio Napolioni hanno concelebrato l’Eucaristia i sacerdoti dell’unità pastorale di San Marino, Gadesco, Pieve Delmona, Persico, Dosimo e Quistro: il parroco moderatore don Livio Lodigiani, il parroco in solido don Andrea Aldovini e il collaboratore parrocchiale don Gianpaolo Civa.

Al termine della Messa il Vescovo si è portato davanti all’immagine del beato Acutis per la benedizione dell’immagine, davanti alla quale dopo la celebrazione i presenti hanno sostato in preghiera personale.

«Acutis era un ragazzo che viveva una vita ordinaria resa tuttavia straordinaria per la capacità di riempirla con piccoli ma grandi gesti di fede – spiega don Andrea Aldovini, parroco in solido dell’unità pastorale –. Ed è questo che vorrei trasmettere ai giovani di oggi: anche in tempi come questi è possibile vivere la stessa vita in un altro modo. La figura di questo ragazzo mi ha sempre impressionato e interrogato per la sua testimonianza di vita cristiana e per il suo volto nel quale ho visto quello di Cristo».




Visita pastorale a Soncino e Casaletto, il Vescovo: “Non si deve mai avere paura di seguire il Signore»

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«Gioia, gratitudine e speranza. Sono i sentimenti che porto nel cuore, perché in questi giorni ci siamo incontrati, ci siamo capiti, ci siamo ascoltati e ci siamo voluti bene». Così il vescovo Antonio Napolioni all’inizio della Messa solenne, nella mattinata di domenica 3 marzo, nella pieve di Santa Maria Assunta, che ha concluso la sua visita pastorale alle parrocchie di Soncino (con la frazione Isengo) e di Casaletto di Sopra e Melotta. Una celebrazione presieduta dal vescovo e concelebrata dal parroco di Soncino don Giuseppe Nevi con il vicario don Gabriele Barbieri e don Rinaldo Salerno (residente in paese) e da don Massimo Cortellazzi, parroco di Romanengo, Casaletto di Sopra e Melotta.

Una Messa molto partecipata – alla presenza anche del gruppo scout Soncino1 – nella quale il vescovo ha esortato a essere «Chiesa di Gesù che porta a compimento la legge di Dio nel discorso della montagna», a essere «Chiesa del Tempio, dove per Tempio si intende Cristo, la sua persona e il suo corpo» e conclusa ricordando agli abitanti di una terra ricca di santità, passata, presente e futura che “non si deve mai avere paura di seguire il Signore».

Iniziata nella serata di giovedì 29 febbraio con una un momento di preghiera che il vescovo ha vissuto insieme agli operatori e ai volontari delle parrocchie nella chiesa San Giacomo, la visita pastorale ha toccato ogni aspetto del tessuto sociale, spirituale e politico-amministrativo di Soncino e dei paesi limitrofi.

Significativa la visita alla Rsa della Fondazione Soncino, nella quale si tocca con mano, quotidianamente, la fragilità delle persone, così come l’incontro, in forma privata, con delle famiglie del posto provate da recenti lutti.

Molto sentito anche il momento dell’incontro con gli amministratori comunali e con il volontariato locale nella mattinata di sabato, presso la sala consiliare del Municipio, dove il sindaco di Soncino Gabriele Gallina, presente il suo collega di Casaletto di Sopra Roberto Moreni, ha fatto gli onori di casa presentando e dando la parola prima ai suoi assessori e poi agli esponenti dell’associazionismo locale. A tutti quanti il vescovo ha spiegato che «Se la parrocchia è più parrocchia, se il Comune è più Comune, se la famiglia è più famiglia c’è un guadagno per tutti, ma questo guadagno è proficuo se c’è un discernimento comune»; dopodiché ha rivolto loro un’esortazione: «Che questa consuetudine di dialogo fra le associazioni, la Chiesa e le Istituzioni sia sempre più fruttuosa».

 

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Fra le realtà visitate dal presule anche il centro di formazione professionale della cooperativa InChiostro, da lui definita come una scuola particolarmente importante e interessante perché «promuove l’integrazione aiutando la società a essere migliore e sostenendo, con il suo operato, che le diversità possono diventare ricchezza».

Non sono mancati i classici momenti delle visite pastorali: l’incontro con i bambini delle scuole materne, quello con i ragazzi e i giovani e pure quelli con le loro famiglie.

Né è stato tralasciato un apposito momento (sabato pomeriggio) con le comunità di Casaletto di Sopra e di Melotta.

«Al termine di questa visita pastorale – commenta don Giuseppe Nevi – vi sono un paio di riflessioni da fare. La prima è che vanno coniugate fede e ragione: non si può credere senza pensare e non si può pensare senza credere. La seconda è sui vari mondi che abbiamo incontrato in questi giorni: sotto un’apparente normalità esistono persone di grande fede». Lo stesso don Nevi, al termine della Messa di domenica mattina, nel suo saluto finale, ha sottolineato come a conclusione della visita pastorale «si va avanti con la certezza che l’opera del Signore si realizza anche nel nostro tempo».

 

Il video integrale della celebrazione nella Pieve di Soncino

 

 




Dal pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa all’oggi, la relazione del giornalista Gianpiero Goffi ai Quaresimali di Soresina

Nell’elegante cornice della Sala del Podestà di Soresina, giovedì 29 febbraio per il secondo dei cinque appuntamenti dei Quaresimali proposti dalla Parrocchia di San Siro, è intervenuto il giornalista e ricercatore Gianpiero Goffi con una riflessione sulla travagliata storia di Gerusalemme e della Terra Santa a 60 anni dal viaggio di papa Paolo VI in quei luoghi.

Goffi ha puntualmente documentato il pellegrinaggio del Pontefice in Terra Santa a 60 anni di distanza da quello storico viaggio, avvenuto dal 4 al 6 gennaio 1964. Un excursus che il giornalista ha collegato alla situazione attuale attraverso la voce di chi, all’epoca, ha documentato il pellegrinaggio di Paolo VI e di chi, nel tempo, ha scritto di quel viaggio epocale (il primo in aereo per un Papa, ma soprattutto il primo in Terra Santa).

Il giornalista cremonese ha reso particolarmente arricchente la sua relazione grazie alle citazioni di scritti di vescovi e storici cremonesi che hanno vissuto quei giorni “in diretta”. Particolare attenzione è stata data alle numerose presenze religiose a Gerusalemme e alla difficile situazione di convivenza nei luoghi sacri, tanto da dover redigere regole di condivisione a dimostrazione di una situazione di divisione e conflitto mai veramente risolta. Il ricco racconto ha permesso ai presenti di immedesimarsi e vedere idealmente i luoghi sacri visitati dal Papa, quasi attraverso gli occhi della folla che accolse Paolo VI.

Una riflessione che ha evidenziato come i gesti di Papa Paolo VI – dalla decisione, a pochi mesi dalla sua elezione al pontificato, di recarsi in Terra Santa fino alla scelta dei luoghi da visitare in prima persona e all’incontro con il patriarca ecumenico Antenagora – andassero in una sola direzione: la pace. Pace tra tutti i popoli, tra tutte le religioni, tra tutte le culture.

 

 

L’intervento di Goffi si è dunque ben inserito nel programma dei Quaresimali soresinesi che vogliono spingere a meditare sul tema “L’audacia della pace: compito e profezia”, perché, come sottolineato dal parroco don Angelo Piccinelli, che ha introdotto la relazione di Goffi, «non ci misuriamo mai abbastanza con l’importanza della pace».

Una pace che, a 60 anni dal viaggio di papa Paolo VI, rimane, purtroppo, evocata, ma mai raggiunta. E dunque, dalle parole del relatore e di don Piccinelli si può trarre la conclusione che resta la speranza che questo rievocare il pellegrinaggio di Paolo VI aiuti i presenti a “lavorare” in una prospettiva di pace, per Gerusalemme, il cui nome, ironia della sorte, significa “città di pace” e per tutto il mondo, perché la pace è speranza e dove c’è speranza, c’è vita.

Il prossimo appuntamento è giovedì 7 marzo. Interverrà, presso il salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” a partire dalle 20.45, con il prof. Matteo Truffelli, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, docente di Storia del pensiero politico all’università di Parma e già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, che relazionerà in merito a “L’ostinazione per la pace … la scomoda profezia di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani”.

 

 

“L’audacia della pace: compito e profezia”, l’intervento di don D’Agostino al primo Quaresimale di Soresina




Al Cambonino una serata su Mazzolari con la proiezione del documentario inedito di Ermanno Olmi

 

La proiezione del documentario su don Primo Mazzolari che Ermanno Olmi realizzò con Corrado Stajano, su proposta della Rai nel 1967, e che mai fu mandato in onda, ha reso davvero unica la serata sul parroco di Bozzolo promossa nella serata di giovedì 22 febbraio dall’unità pastorale di Cremona che proprio a lui è stata intitolata (visto che comprende anche la parrocchia del Boschetto dove Mazzolari nacque il 13 gennaio 1890). Il docufilm, di 25 minuti, fortunosamente ritrovato alcuni mesi fa negli archivi dell’emittente di Stato, è stato proposto nella chiesa San Giuseppe, nel quartiere Cambonino.

La serata si è aperta con il saluto del parroco moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Don Paolo Arienti ha voluto sottolineare il «bisogno di cultura»: «a volte – ha detto – fuori dalla Chiesa manca e ci possiamo accorgere di quanta cultura invece ci serve. Ma se manca anche dentro alle comunità ecclesiali succede che ci si occupa solo del rito rendendo sterile la vita».

Ha quindi preso la parola in collegamento da New York il prof. Stefano Albertini, originario di Bozzolo e oggi direttore di Casa Italia, che ha introdotto la visione del cortometraggio «che ripropone la realtà e la vita di don Mazzolari in maniera poetica: una narrazione discreta che ha lasciato molto spazio alle immagini». «La sera prevista della messa in onda, il Giovedì Santo del 1967 – ha ricordato Albertini – fu trasmesso invece un documentario sulle farfalle: questo provocò molte polemiche, anche a livello politico, fino ad arrivare a interrogazioni parlamentari. La Rai non trasmise mai il filmato, pur assicurando l’inserimento della trasmissione in palinsesto in una data successiva».

La pellicola non fu mai trasmessa e il filmato fu perso. Contemporaneamente la Rai commissionò a un altro Olmi, il giornalista Massimo, un altro documentario su don Primo, intitolato “Il profeta della Bassa” (disponibile anche sul sito della Fondazione e su YouTube). «Massimo Olmi produsse, con la consulenza di Arturo Chiodi, ragazzo di Mazzolari divenuto giornalista, un documentario giornalistico più che decoroso, con molte interessanti testimonianze ai bozzolesi sul loro parroco». E ancora: «In Rai il film di Ermanno Olmi scomparse da ogni archivio e da ogni teca, ma a un certo punto a Ennio Chiodi, figlio di Arturo, venne l’idea di cercare nel “nastro bobinone”, una bobina dove la Rai registrava tutte le trasmissioni della giornata come registrazione di sicurezza in caso di problemi e proprio lì fu trovato questo film. Nulla ad oggi si sa, invece, dei motivi e dei mandanti della censura».

 

L’intervento del prof. Stefano Albertini

 

La serata è poi proseguita con la riflessione di don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari e direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il Lavoro. Il sacerdote cremonese ha riflettuto sulla centralità dei poveri nel pensiero del parroco di Bozzolo: «Mazzolari, partendo dalla visione dei Padri della Chiesa, acquisisce la grande consapevolezza che i poveri sono il cuore e la presenza stessa di Cristo nella Chiesa. È possibile trovare Cristo in tre luoghi: l’Eucarestia, la Parola di Dio, i poveri». «La valorizzazione del povero – ha detto ancora don Bignami – permette di rivedere tanti assetti e tante modalità di pensare la pastorale e la vita cristiana». E ha precisato: «Uno dei testi mazzolariani fondamentali è “Il Samaritano”, che dice esattamente qual è l’approccio al povero: va accolto per quello che. Ed è curioso che nel Vangelo è uno straniero colui che accoglie e dà una risposta di carità al povero». Il cristiano allora «deve farsi povero come Cristo, così come la Chiesa deve fare l’esperienza della povertà. Tutti temi recuperati dal Concilio Vaticano II quando si è compreso in maniera approfondita che la via della povertà di Cristo è anche la via della testimonianza della Chiesa».

 

L’intervento di don Bruno Bignami

 

Infine, ha preso la parola in collegamento video il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che ha incentrato la sua riflessione sul senso della complessità e della povertà da vedere non solo nel prossimo, ma anche in se stessi: «Bisogna assumere uno sguardo nuovo che accetta la complessità della realtà, quindi domandarsi chi sono i poveri nella nostra città: i giovani, gli immigrati, chi ha problemi nel complesso mondo del lavoro, le persone sole. Ma il clima non favorisce: perché quando si apre lo sguardo su chi sono i poveri, la presenza della persona povera mette in crisi, perché mette in discussione i propri diritti». E ha aggiunto: «La risposta a questo problema è già in atto: dobbiamo provare a trasformare la risposta di una generosità personale rispetto alla povertà in una risposta politica, nella consapevolezza che non esistono ricette semplici. Servono risposte che hanno bisogno di tempo, accettando la fatica di cercarle insieme riconoscendo quanto già è stato fatto».

 

L’intervento del prof. Gianluca Galimberti

 

“La parola ai poveri” era il titolo dell’incontro, ispirato alla rubrica che negli anni ’40 e ’50 apparve su Adesso, il quindicinale di don Primo Mazzolari, dedicata proprio alla condizione dei poveri e recentemente ripubblicata con una breve ma profonda prefazione di Papa Francesco. Quello dei poveri è uno dei temi centrali della spiritualità di don Primo Mazzolari: un’attenzione che diventa impegno personale e richiamo sociale su cui riflettere e levare anche voci di denuncia.

La serata – cui ha preso parte una delegazione di Bozzolo, con il parroco don Luigi Pisani e il sindaco Giuseppe Torchio, insieme ad alcuni membri della Fondazione Mazzolari – è stata realizzata grazie alla sinergia tra l’Unità pastorale “Don Primo Mazzolari”, il Comune di Cremona, la Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo e la Postulazione della Causa di beatificazione.




Dal 23 al 25 febbraio prosegue la visita pastorale nel Casalasco

Dopo la tappa nell’unità pastorale “San Vincenzo Grossi”, dal 23 al 25 febbraio la visita pastorale del vescovo continua ancora in territorio casalasco, nelle parrocchie di Agoiolo e Vicobellignano, guidate da don Gabriele Bonoldi, e in quelle di Camminata, Cappella e Vicoboneghisio, di cui è parroco don Alfredo Assandri.

L’arrivo del vescovo Antonio Napolioni è previsto per venerdì, a metà mattinata. Alle 10.30, infatti, visiterà la scuola primaria di Vicobellignano, prima dell’incontro con anziani e malati. Nel pomeriggio, alle 14.30, avrà luogo la visita alla cooperativa sociale “Storti Maria” di Vicoboneghisio. A seguire, alle 16, sarà celebrata la Via Crucis a Cappella e, alle 17.30, il vescovo presiederà la Messa a Vicobellignano. Dopo la celebrazione ci sarà spazio per un’ulteriore visita a malati e anziani del territorio. In serata, alle 20.30, il vescovo Napolioni incontrerà, a Vicoboneghisio, tutti gli operatori delle due unità pastorali (Consigli pastorali, catechisti e volontari dei vari ambiti parrocchiali).

La mattinata di sabato 24 febbraio sarà caratterizzata dalla Messa delle 10.30 a Camminata. Alle 11, il vescovo farà quindi una speciale visita a una signora di Vicoboneghisio che ha recentemente compiuto cento anni. Alle 14.30 mons. Napolioni andrà a conoscere la comunità educativa per minori “Senghor” di Vicoboneghisio. Alle 15.30 avrà luogo l’incontro con i genitori e i ragazzi dell’iniziazione cristiana a Vicobellignano. Alle 17 la Messa ad Agoiolo e, alle 18.30, l’incontro con gli adolescenti in oratorio a Vicobellignano. Con loro anche il momento conviviale della pizzata e la conclusione della giornata.

La visita pastorale si concluderà domenica 25 febbraio con un doppio appuntamento: la Messa alle 9 a Vicoboneghisio e alle 11 a Vicobellignano, quest’ultima trasmessa in diretta televisiva su Cremona1 (canale 19) e sui canali web e social della Diocesi.

Agoiolo e Vicobellignano, entrambe frazioni di Casalmaggiore, fin dagli anni ’70 hanno visto nascere nuovi insediamenti abitativi. «Ma questa realtà non è andata di pari passo con il coinvolgimento nella vita comunitaria delle parrocchie – evidenzia don Bonoldi –. L’obiettivo, da sempre, è l’integrazione dei vecchi residenti con le loro tradizioni consolidate e le nuove famiglie giunte in questi decenni». «La continuità territoriale con Casalmaggiore e i suoi servizi non ha favorito questo intendimento – prosegue il sacerdote –. Qualcosa si riesce a realizzare nell’ambito del catechismo con l’incontro tra le giovani famiglie e figli, e la presenza della scuola elementare può facilitare questo dialogo».

Due frazioni, quelle di Agoiolo e Vicobellignano, in cui non esistono realtà associative legate direttamente alla parrocchia. Ciò nonostante – sottolinea ancora don Bonoldi – «non mancano invece le persone che collaborano per il funzionamento delle strutture e dell’oratorio. Nota positiva è il piccolo gruppo di adolescenti perseveranti negli incontri formativi e nell’animare l’attività estiva del Grest. Nota dolente è, invece, la partecipazione alle celebrazioni liturgiche che dopo la pandemia ha visto quasi dimezzare il numero dei presenti». E conclude: «La visita del Vescovo potrà dare nuovo impulso a ciò che già si muove, ma anche aprire nuovi percorsi che possano essere la risposta alle tante situazioni che con il tempo sono cambiate».

Un pensiero a cui si aggiungono le parole del parroco dell’altra unità pastorale coinvolta: «La visita pastorale dà la possibilità ai parrocchiani di poter incontrare e dialogare con il Vescovo – spiega don Alfredo Assandri –. Come era già successo, ma in contesti diversi e senza la possibilità di fermarsi a lungo».




Nella chiesa di Antegnate due terrecotte accompagnano il tempo di Quaresima

Suggestiva installazione per la Quaresima nella chiesa parrocchiale di Antegnate: due terrecotte, quasi manichini, spogliati, deturpati, eppure dignitosi. Presenti, vicini, senza imporre la loro presenza, eppure fastidiosi. Il capo chino parla più di diretti occhi di fuoco. Perché dignità non è imporre il proprio sguardo, ma ostendere la propria nuda presenza.

In piedi un povero Cristo, in mutande, neanche delle più belle, banali: se non fosse per la corona di spine chi lo prenderebbe per Gesù? L’altro, a fianco, è a sua immagine.

Ma quale viene prima e quale viene dopo? Quale è il modello e quale è la copia? Poco importa: “Quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. Quello un po’ più piccolo è lui. Non c’è più copia, non c’è qui originale.

Sulle scapole ci sono ganci per ali: nessun volo è concesso. Piuttosto una catena, pesante dura scura; come una cisti o un marchio. Una catena che incatena a se stessi. Un peso da vivere, che però si vede solo di spalle. Una prigionia nascosta, che fa di questa terracotta una cella.

Terrecotte plasmate e messe lì. Non fanno nulla, stanno. Eppure splendono di vita, ma non di una luce che abbaglia, di una luce fangosa. Un grumo di materia che nell’evoluzione ha preso una forma, un manichino insufflato che sta e sta.

Se luce deve essere, deve essere dentro. Incatenata libertà. Incateneta dignità. Tutto sta dentro in questa argilla manipolata e cotta. Dio l’ha fatta e vi ha messo qualcosa di suo. Questo basta.