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A Roma per la canonizzazione di Grossi

Anche la Diocesi di Cremona con il suo Vescovo domenica 18 ottobre sarà in piazza S. Pietro per la canonizzazione del sacerdote cremonese don Vincenzo Grossi. Diversi i gruppi presenti, con differenti programmi di viaggio.

 

La proposta diocesana

Il Segretariato diocesano pellegrinaggi, attraverso l’agenzia ProfiloTours, ha predisposto per l’occasione un programma di viaggio, in sinergia con le Figlie dell’Oratorio (la congregazione fondata da don Grossi) e la Diocesi di Lodi (dove l’istituto religioso ha la propria casa madre).

Il pellegrinaggio diocesano vede coinvolte le realtà legate alla figura del nuovo santo o alla presenza delle sue suore: Cremona, Pizzighettone, Sesto Cremonese e Viadana.

La partenza dei pellegrini è fissata la mattina di sabato 17 ottobre. Nel pomeriggio a Roma, nella basilica di Santa Prassede, il momento di spiritualità che darà ufficialmente inizio al pellegrinaggio.

A caratterizzare la mattinata di domenica sarà la solenne cerimonia di canonizzazione del Santo pizzighettonese in piazza San Pietro. Nel pomeriggio tempo per relax e turismo, con una visita panoramica guidata alla città.

L’ultimo momento previsto per il gruppo cremonese nella Capitale sarà lunedì 19 ottobre. I pellegrini cremonesi, insieme a mons. Lafranconi, si ritroveranno con i fedeli lodigiani guidati da mons. Maurizio Malvestiti e la delegazione delle Figlie dell’Oratorio con la nuova generale, madre Rita Rasero, per la Messa di ringraziamento, prevista nella basilica di S. Giovanni dei Fiorentini. Al termine, la visita alle “Camere di san Filippo Neri”. Dopo il pranzo, la partenza alla volta di Cremona, dove il rientro è previsto in serata.

 

Giovani e famiglie pizzighettonesi

Dalle parrocchie in riva all’Adda anche una proposta di pellegrinaggio – dal titolo “La via è aperta: bisogna andare” – per adolescenti, giovani e famiglie. Una prima modalità di partecipazione, rivolta ad adolescenti e giovani, prevede la sistemazione in palestra; la seconda è pensata, invece, per adulti e famiglie. Per entrambi i gruppi il pernottamento è previsto presso il Collegio Internazionale Seraphicum di Roma (zona Eur).

La partenza da Pizzighettone venerdì 16 ottobre alle 13.30: in serata l’arrivo a Roma.

La giornata di sabato 17 sarà dedicata alla visita della città: le famiglie potranno muoversi in autonomia, mentre per i ragazzi è previsto un itinerario unitario.
Domenica 18 il gruppo parteciperà in piazza S. Pietro alla Messa di canonizzazione. Dopo il pranzo, la partenza per il rientro.

 

Il pellegrinaggio di Vicobellignano

Anche la parrocchia di Vicobellignano ha predisposto un pellegrinaggio che, facendo tappa in alcune località italiane di interesse religioso e culturale, avrà il proprio culmine nella celebrazione di canonizzazione.

Nella prima mattina di sabato 17 ottobre è prevista la partenza del gruppo da Vicobellignano. In mattinata tappa ad Arezzo, antica città etrusca e romana, terra di vescovi-conti e di famiglie guerriere le cui torri punteggiano ancora il centro medievale.

In serata l’arrivo a Roma, dove domenica mattina è prevista la partecipazione alla Messa di canonizzazione in piazza S. Pietro.

Nel pomeriggio di domenica 18 ottobre il trasferimento a Bolsena, dove nel 1263 avvenne il più famoso miracolo eucaristico della storia, che ha dato origine alla festa del Corpus Domini.

Nella mattinata di lunedì 19 ottobre è in programma la visita alla grandiosa abbazia di Monte Oliveto Maggiore, uno dei principali complessi monastici d’Italia. Tappa a Siena per il pranzo e tempo libero per la visita della città; quindi il rientro a Vicobellignano.




Mons. Lafranconi: “È l’uomo che fa il volto della società”

È un vero e proprio cambiamento d’epoca quello che la società sta vivendo. Tante le sfide da poter cogliere come opportunità. Lo ha sottolineato il vescovo Lafranconi nel tradizionale incontro di inizio Avvento con i rappresentanti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale. Una lunga e articolata riflessione che ha preso spunto dal Convegno ecclesiale nazionale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Proprio Cirsto risulta, infatti, l’esemplare originale di cui ogni uomo è copia, e nello stesso tempo il criterio per giudicare l’uomo e tutto ciò che è umano.

Si è aperto con alcune citazioni del discorso di Papa Francesco al recente Convegno ecclesiale nazionale il tradizionale incontro tra il Vescovo e i rappresentanti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro diretto da Sante Mussetola. L’appuntamento è stato presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona nella mattina del 29 novembre, come ormai tradizione nella prima domenica di Avvento.

Tra i presenti non mancavano il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, con alcuni assessori e consiglieri, alcuni membri del Consiglio provinciale, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luciano Pizzetti, e il consigliere regionale Carlo Malvezzi. E ancora il capo di Gabinetto della Prefettura, Beaumont Bortone, insieme al vicequestore vicario Gerardo Acquaviva e altri rappresentanti delle forze di polizia.

Al centro dell’incontro il tema del Convegno di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E proprio sulla figura di Gesù, Dio che si fa uomo nel Natale, si è soffermato mons. Dante Lafranconi nella propria riflessione, con un riferimento anche all’immagine del cristo Glorioso raffigurato nella cupola del duomo toscano, al quale Papa Francesco aveva guardato per sottolineare le realtà di re e giudice del Figlio di Dio, ma anche la sua condizione umana e di povertà espressa nell’ “Ecce homo” con cui Pilato lo mostra da condannato alla folla.

Gesù Cristo, dunque, come riferimento per l’uomo, ha evidenziato mons. Lafranconi sottolineandone una duplice funzione: da un lato l’esemplare originale di cui ogni uomo è copia; dall’altro il criterio per giudicare l’uomo e ciò che è umano. “Gesù Cristo punto di riferimento per ogni uomo – ha sottolineato – perché si è fatto uomo come tutti: sia per coloro che lo accettano che per quelli che lo rifiutano, per i quali non cessa di essere uomo”.

In questa prospettiva l’amministratore apostolico, sulla falsariga del discorso pronunciato dal Pontefice a Firenze, si è soffermato su tre termini.

Anzitutto l’umiltà, che porta all’apprezzamento e alla stima dell’altro. “Nella mia vita – si è domandato il Vescovo – è vero che io considero gli altri superiori a me stesso? O il mio essere uomo procede su parametri diversi: la ricerca del prestigio, del consenso, …?”

Quindi il disinteresse. “Spesso il proprio interesse – ha spiegato –fa dimenticare quello degli altri, o induce a creare una comunanza di interessi non sempre veri”. Da qui l’invito a cercare davvero il bene dell’altro: nei rapporti interpersonali, così come in quelli istituzionali. E qui un piccolo sfogo del Vescovo sul termine “opposizione” usato in politica. “Come se la funzione della minoranza – ha detto – fosse quella di andare contro, invece di cercare il bene vero in un confronto capace di aiutare chi è al governo a fare un passo oltre. Quando supereremo questo linguaggio erroneo? E soprattutto quando supereremo questa dinamica?”.

Infine il termine “beatitudine”. L’uomo beato è quello che ispira la propria condotta a quella di Gesù, dando così un senso a tutto ciò che deve affrontare nella propria vita”.

Un Cristo giudice – quello rappresentato nel duomo di Firenze – ma anche condannato a morte, che dunque invita a riconoscere ogni uomo cosi come si presenta, anche con le proprie povertà. Mons. Lafranconi ha fatto esempi molto concreti: da quanti vivono forme di disabilità a coloro che hanno compiuto malvagità, da chi è deturpato dal vizio o dalla malattia, da chi è malridotto da alcool e droga o sfregiato dalla violenza di altri uomini. In ogni caso del tutto simili a quel Gesù che Pilato ha mostrato alla folla dicendo “Ecce homo”. Proprio guardando a questo Gesù sfigurato – ha precisato il Vescovo – “riconosco che nessun uomo può essere considerato materiale di scarto”. Un riconoscimento della realtà umana in tanti uomini sfigurati che – ha ricordato il Presule – viene riconosciuta in tante espressioni di volontariato e di servizio. Da qui, con un riferimento al prossimo Giubileo della Misericordia, l’attenzione si è postata sulle opere di misericordia corporali e spirituali.

Guardare al Cristo come esempio di umanità, dunque, ma anche come criterio di giudizio, come ricorda il capitolo 25 del Vangelo di Marco (quello che avrete fatto a questi piccoli l’avrete fatto a me). “Non dimentichiamo, ed è bello pensare – ha detto in questo senso – che il criterio che costituirà la base del nostro essere gudicati e questo. Non c’è differenza di riferimento tra chi l’ha conosciuto e chi non l’ha conosciuto”.

Ma come tutto questo incide sulla vita sociale? Anzitutto tenendo presente la fondamentale dignità dell’uomo. Con due prospettive.

La prima quella di un impegno spicciolo, senza etichette, ma contrassegnato da scelte personali consapevoli, nelle quali ciascuno “l’uomo fa il volto della società in cui vive, dando il proprio contributo perché questa società sia una famiglia di persone che si stimano e si aiutano reciprocamente”. “Questa presenza, non connotata socialmente – ha sottolineato – ma segnata dal vivere una coscienza rettamente ispirata ai valori umani è tanto più importante in un clima democratico. Perché non si costituisce nessuna società veramente umana con l’apporto democratico di tutti se il tessuto umano non porta dentro di sé il desiderio e l’impegno per il bene. Abbiamo tutti quanti sotto gli occhi le conseguenze dell’esportazione della democrazia. Se non c’è una mentalità che aiuti ogni persona a riconoscere la propria dignità, la propria responsabilità, a sentirsi parte attiva di questo tessuto organico che è il corpo sociale, quello che può garantire alla meno peggio è un regime totalitario”. E ancora: “Si apre davanti a questa nostra era un percorso che è estremamente affascinate: quello di far crescere la consapevolezza della dignità di ogni persona in tutti i popoli, in tutte le culture, in tutte le forme istituzionali, in ogni pase. In fondo mi sembra il costante richiamo di questi vaggi del Papa nelle periferie”.

Ma è possibile dare un contributo alla società umana anche affrontando i cambiamenti in atto tenendo fermi i criteri di quell’umanesimo espresso in Gesù Cristo. “Sul piano del pensiero e dell’agire – ha detto ancora mons- Lafranconi – perché insieme creano cultura e cercano le strade per andare incontro al riconososcimento e all’affermazione delle dignità di ogni uomo. Da questo punto di vista io credo che viviamo il nostro tempo, con tutti i suoi cambiamenti, non tanto pensando che costituiscono problemi, ma belle sfide!”. Per usare l’espressione di Papa Francesco, non un’epoca di cambiamento, ma il cambiamento di un’epoca.

E qui il Vescovo ha voluto soffermarsi sulla principali sfide di fronte a cui l’uomo si trova oggi, pur nella consapevolezza che se da un lato offrono meravigliose opportunità sino ad ora impensate, dall’altra, però, devono essere affrontate con attenzione e consapevolezza. Come nel caso delle biotecnologie o delle questioni legate alla procreazione.

Poi la necessità di azzerare le discriminazioni, “che, pero, non vuol dire parificare tutto e tutti”, anzi “riconoscere ogni individualità”. Dal tema della famiglia a quello dell’immigrazione, davanti al quale “non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte ai pericoli, ma non possiamo neppure chiudere le frontiere”. Sino ad arrivare al tema dell’ecologia, nella consapevolezza che tali sfide si possono affrontare solo con il dialogo, che non può essere sinonimo di negoziazione.

Il pensiero di mons. Lafranconi è quindi tornato a quell’umanesimo nuovo che trae ispirazione ed esempio dal Cristo. E qui, con un accenno agli attentati di Francia e all’attenzione premurosa dimostrata dai parigini nei confronti di quanti erano rimasti coinvolti loro malgrado negli attacchi, anche un’iniezione di speranza guardando a quelle tante persone che nella propria esistenza vivono almeno un po’ di questa una nuova umanità. “Questi segni – ha concluso l’amministratore apostolico – dicono il riconoscimento della dignità di ogni uomo e quella radice profonda che vede in ogni uomo la possibilità di andare incontro a chi è smarrito. Anche questo è un segno bello di speranza che, unita alla continuità dell’opera di Dio in noi, ci dà la sicurezza che si possono affrontare le sfide di oggi e anche trovare quelle strade che, anche se lunghe, portano a soluzioni buone”.

 

Relazione di mons. Dante Lafranconi

 

Al termine dell’articolato intervento del Vescovo, durato poco meno di un’ora, Sante Mussetola ha voluto ringraziare mons. Lafranconi, al termine del suo episcopato, per quanto fatto in questi anni in ambito sociale. È quindi seguito il dibattito con gli interventi di alcuni dei presenti.

 

Intervento di Sante Mussetola

 

A rompere il ghiaccio è stato l’imprenditore Gianni Mainaridi, già presidente dell’Ucid, seguito da Rocco Rossetti, esponente del Partito Cristiano Europeo, e da un membro del coordinamento di Banca Etica. Ha quindi preso la parola il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, seguito dal consigliere regionale Carlo Malvezzi. Da ultimo al microfono è andato Erminio Trevisi, docente dell’Università Cattolica e membro della Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro.

 

Dibattito e conclusione di mons. Lafranconi

 

La mattinata si è quindi conclusa nella cappella del Centro pastorale diocesano dove mons. Lafranconi ha presieduto l’Eucaristia. La Messa è stata concelebrata da don Irvano Maglia, delegato episcopale per la Pastorale e direttore del Centro pastorale diocesano.

 

Omelia di mons. Dante Lafranconi

 

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L’ordinazione episcopale del cremasco mons. Franco Manenti. Presente anche il vescovo Lafranconi

Festa di Chiesa e festa di popolo nella diocesi sorella di Crema: il vicario generale e parroco della Santissima Trinità, mons. Franco Manenti, nel pomeriggio di domenica 22 novembre è stato ordinato vescovo. Eletto il 17 ottobre titolare della Chiesa di Senigallia, vi farà il suo ingresso il 10 gennaio. A concelebrare questa solenne liturgia anche l’amministratore apostolico di Cremona Dante Lafranconi, accompagnato dal segretario e cerimoniere don Flavio Meani e da alcuni sacerdoti docenti dell’Istituto superiore di scienze religiose colleghi del nuovo vescovo. Presente anche il rettore del Seminario, don Enrico Trevisi.

Occasione doppiamente significativa, quella di oggi: il nuovo presule che ha scelto come motto “È vicino a voi il Regno di Dio” ha infatti ricevuto la consacrazione nella solennità di Cristo, re dell’universo. “Provvidenziale coincidenza” la definisce nell’omelia il vescovo di Crema, Oscar Cantoni, che subito dopo sottolinea come “oggi siamo chiamati a contemplare il volto di Cristo crocifisso e risorto, centro del tempo e Signore della storia”. E sempre in tema di concomitanze: nella solennità di Cristo re, la cattedrale di Crema venera anche il crocefisso “miracoloso”. Curioso poi l’avvicendamento di presuli tra il nostro territorio e la regione ecclesiastica Marche: mentre Crema dona un vescovo a Senigallia, la diocesi di Camerino – San Severino offre un presule a Cremona. E’ il vescovo eletto Antonio Napolioni.

 

Accanto a monsignor Cantoni, ieri, stanno una decina di confratelli. Tra questi, i 4 “conconsacranti”: innanzitutto Giuseppe Orlandoni, amministratore apostolico di Senigallia e predecessore di monsignor Manenti; poi i presuli di origine cremasca: Carlo Ghidelli, arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona, Rosolino Bianchetti, vescovo di Quiché (Guatemala) e Franco Croci, titolare di Potenza Picena. Numerosissimi i sacerdoti. E tantissimi cremaschi a gremire sia la cattedrale, sia la vicina sussidiaria di San Bernardino collegata in diretta audiovideo. Senza dimenticare i ben 150 senigalliesi che non hanno voluto mancare l’occasione.

 

Liturgia eucaristica solenne, dunque: animata dal canto della Missa de Angelis, a significare l’unità della Chiesa locale con quella universale; e impreziosita dal rito di consacrazione episcopale, “effusione di grazia” sul nuovo presule. Che presiderà la diocesi marchigiana “con il mandato del Papa”, ricorda la formula di presentazione dell’eletto, ma solo dopo che lo stesso – secondo “l’antica tradizione dei santi padri” – ha assunto l’impegno di adempiere il ministero degli apostoli. Scaturisce da qui la preghiera di ordinazione: rivolta al Dio che ha “costituito capi e sacerdoti” per non “lasciare mai senza ministero” il suo “santuario”, affinchè quello stesso Dio “effonda” sull’eletto lo “Spirito” trasmesso “ai santi apostoli che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa”. Parole solenni, quella della liturgia, accompagnate dall’imposizione delle mani e seguite dai riti esplicativi: l’unzione del capo con il sacro crisma, la consegna del libro dei Vangeli, dell’anello e del pastorale, e l’imposizione della mitria. Monsignor Manenti è vescovo, e accede alla pienezza del sacerdozio. A suggellare questa sua nuova condizione, lo stesso “Tu es sacerdos” composto dallo zio defunto – omonimo, compaesano di Sergnano, e per decenni maestro di cappella in Duomo – per l’ordinazione presbiterale, il 28 giugno 1975. Ad eseguirlo, prima dello scambio di pace del nuovo presule con i confratelli, la polifonica “Francesco Cavalli” della cattedrale diretta da Alberto Dossena, accompagnata all’organo da Luca Tommaseo e alla tromba Gioele Uberti Foppa.

 

Durante l’omelia, al “caro don Franco” monsignor Cantoni aveva chiesto “la totale donazione di sè” e il “quotidiano martirio d’amore” per la sua Chiesa, sull’esempio del “pastore dei pastori” che “non si stanca mai di trasmettere sgli uomini la ricchezza soprannaturale del suo amore”. Subito dopo, gli aveva ricordato che quello vescovile “non è un titolo d’onore ma di servizio”, e che egli dovrà essere “servo dei servi di Dio”, lontano dal fascino delle “apparenze immediate”. E lo aveva invitato a seguire l’esempio “dei grandi pastori che hanno illuminato la Chiesa di Crema”: il cardinale Marco Cè, patriarca di Venezia originario della diocesi, e il vescovo Carlo Manziana da cui il nuovo vescovo ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.

 

Mons. Manenti prende la parola dopo la Comunione, e le sue parole diventano subito un inno di gratitudine alla famiglia e alla Chiesa di Crema. “Ricordo i miei genitori – dice visibilmente emozionato –: un padre muratore che ha rinunciato a costruirsi la casa per far studiare noi 4 figli; e una madre che al già gravoso lavoro domestico ne aggiungeva altro fuori. Li immagino oggi, felici in Paradiso”. Poi il ricordo di “questa cattedrale, nella quale 40 anni fa sono stato ordinato prete, per poi servirla 10 anni nel ruolo di coadiutore”. Il suo pensiero va quindi ai numerosi sacerdoti e ai vescovi che l’hanno accompagnato nel dispegarsi della sua vocazione. Infine ai parrocchiani della Santissima Trinità “che ora provano sentimenti contrastanti: di gioia, perchè il loro parroco è diventato vescovo; e di tristezza, perchè se ne va”. Quindi un saluto ai fedeli giunti da Senigallia (“Terra forse un po’ lontana”), guidati da sindaco e vicesindaco. Per tutti, l’accorato appello a “proseguire nella preghiera”.

 

Dopo la consacrazione ecclesiale, martedì sarà la volta di una decisamente più laica: presso il Rotary club Crema, il vescovo Franco riceverà la massima onoreficenza del sodalizio quale illustre cittadino che – attraverso il servizio al prossimo – porterà lontano il nome della città e della provincia.
Marcello Palmieri
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Foto “La Nuova Immagine” di Crema



Al Teatro San Carlo di Caravaggio «La Scelta». In scena testimonianze dalla guerra nell’Ex Jugoslavia

Coraggio, fratellanza e umanità sui campi di battaglia durante la guerra nell’Ex Jugoslavia. Queste le tematiche al centro dello spettacolo «La Scelta. E tu cosa avresti fatto?», che sabato 28 novembre, alle ore 21, sarà proposto al teatro «San Carlo» presso l’Oratorio «San Luigi Gonzaga» di Caravaggio. L’evento è  organizzato dalla Caritas della zona pastorale prima e della parrocchia dei Santi Fermo e Rustico.

Marco Cortesi e Mara Moschini porteranno sulla scena il racconto di quattro storie vere raccolte dalla dottoressa Svetlana Broz – nipote del capo di governo jugoslavo Josip Broz, meglio conosciuto come Tito – che ha lavorato come medico durante il sanguinoso conflitto.

Si tratta un esempio di teatro civile, in cui vengono raccontate testimonianze di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla complicità dell’odio, aiutando amici e bisognosi nel tragico e disumano contesto della guerra. Un’occasione per rinnovare il valore della fratellanza e della dignità dell’uomo, difese, anche con piccoli gesti, a costo della vita stessa.

La Scelta è uno spettacolo ideato e interpretato da Marco Cortesi e Mara Moschini che, dopo 350 repliche sui palcoscenici italiani e esteri, è arrivato anche in libreria nella versione libro+DVD.

 

Marco Cortesi
Marco Cortesi è attore e regista. Diplomato presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, sviluppa la sua produzione teatrale come attore monologante di teatro civile alternando il lavoro come autore e attore in tv (con il programma “Testimoni” per Rai Storia da lui ideato e interpretato). Tra i suoi lavori teatrali, nati da un’attenta indagine d’inchiesta, “Le donne di Pola”, monologo sulla guerra nella Ex- Jugoslavia con oltre 350 repliche, un libro ed un DVD, “L’Esecutore”, un documentario-teatrale in formato Libro+DVD sull’ultimo boia di Francia, scritto da Paolo Cortesi e liberamente ispirato ad una storia vera (Infinito Edizioni) e “La Scelta”, quattro storie vere dal conflitto di Bosnia basato sul libro “I Giusti nel Tempo del Male” della Dott.ssa Svetlana Broz (Ed. Erickson) ora un libro+DVD per Edizioni Erickson. Il suo ultimo lavoro “Rwanda” sulle vicende del genocidio rwandese del 1994 ora in tournèe.

 

Mara Moschini
Fin da giovanissima Mara Moschini si dedica al mondo del teatro e del musical. Ha partecipato in qualità di attrice a 10 episodi della seconda serie del programma TV “Testimoni” in onda su Rai Storia (ideata e interpretata da Marco Cortesi). E’ coautrice e interprete degli spettacoli e dei film-documentari prodotti da MC – Teatro Civile; tra questi: “La Scelta”, basato sul libro “I Giusti nel Tempo del Male” della Dott.ssa Svetlana Broz (Ed. Erickson), ora disponibile in formato Libro+DVD (Edizioni Erickson), il film-documentario liberamente ispirato ad una storia vera “L’Esecutore” (scritto da Paolo Cortesi per la regia di Marco Cortesi) sulle memorie dell’ultimo boia di Francia, edito da Infinito Edizioni in formato Libro+DVD. Firma inoltre la regia dello spettacolo di teatro civile e narrazione “Rwanda” in collaborazione con Marco Cortesi sulle vicende del genocidio rwandese del 1994.




Il saluto al Vescovo di AC, CL e Neocatecumeni

Al nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, tre tra le maggiori aggregazioni ecclesiali operanti in diocesi hanno indirizzo un saluto e un augurio: l’Azione Cattolica, Comunione e Liberazione e il Cammino Neocatecumenale. Ne pubblichiamo interamente i messaggi.

 

Azione Cattolica: «Confermiamo il nostro impegno al servizio delle persone»

L’Azione Cattolica di Cremona accoglie con gioia il nuovo Vescovo Antonio, da poco nominato e che si appresta a guidare la nostra Chiesa particolare. Questo momento di cambiamento nella storia della Chiesa cremonese ci interpella e ci stimola a ripensare e confermare il nostro impegno al servizio delle persone che incontriamo nella quotidianità della nostra esperienza, e verso le quali testimoniamo la gioia della Buona Notizia di Gesù.

Al nuovo Vescovo consegniamo le nostre esperienze come strumento di evangelizzazione ma anche opportunità di crescita e formazione di un laicato responsabile, disponibile, attento ai cambiamenti della società e alle nuove domande degli uomini, delle donne, dei giovani, dei ragazzi e di quanti cercano il Signore.

Ci uniamo quindi in preghiera per ringraziare il Signore per questo nuovo dono e per pregarlo affinché conceda al Vescovo Antonio la sapienza per guidare la Chiesa e mettere a frutto i doni e i talenti che essa porta. Ringraziamo il Signore anche per il Vescovo Dante, che ci ha accompagnato in questi anni, perché gli conceda serenità e ancora nuove opportunità di servizio gioioso alla Sua missione.

La Presidenza diocesana di Azione Cattolica

 

Comunione e Liberazione: «La fede in Gesù unica risposta al grido di felicità dell’uomo»

Eccellenza Reverendissima, a nome della comunità diocesana di Comunione e Liberazione La ringrazio di aver risposto alla chiamata del Signore che La condurrà a guidare e servire la Chiesa cremonese come successore del Vescovo Dante Lafranconi, nel solco ininterrotto della successione apostolica.

Siamo rimasti colpiti dal messaggio che ci ha paternamente inviato nell’imminenza della Sua nomina, soprattutto laddove ci richiama al fatto che “… Veramente la realtà è sempre superiore alle nostre idee, ai nostri schemi. Specie quando si lascia fecondare dalla fantasia dello Spirito, che sempre ama e guida la sua Chiesa, anche in questo tempo. Allora lo sconcerto umano può scomparire, e il dono della fede apre all’obbedienza …” e dove ci invita a “… tenere fisso lo sguardo su Gesù, che ci viene incontro, ci precede sempre …”.

Queste parole sono state l’ennesima occasione per porci quella fondamentale domanda, rivoltaci anche recentemente da Papa Francesco allo stadio di Firenze: “ chi è Gesù per gli uomini e le donne di oggi? … Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16.15)”.

Chi è Gesù per me? Attraverso l’incontro con il Carisma donato da Dio a don Luigi Giussani abbiamo riconosciuto che la fede in Gesù Cristo è l’unica possibilità di risposta a quel grido di felicità e salvezza che alberga nel nostro cuore e nel cuore di ogni uomo, di ogni tempo e luogo.

Gesù è entrato per sempre nella storia umana e vi continua a vivere, con la sua bellezza e potenza, in quel corpo fragile e sempre bisognoso di purificazione, ma anche infinitamente ricolmo dell’amore divino, che è la Chiesa” (Papa Benedetto XVI).

Non desideriamo altro, attraverso tutti i nostri limiti, che vivere con la Chiesa e per la Chiesa e servire con tutto noi stessi, in filiale obbedienza a Lei, questa Chiesa cremonese, assicurandoLe la nostra preghiera ed il nostro sostegno nella Sua nuova missione episcopale.

In attesa di presto incontrarLa, ci affidiamo alla Madonna, perché ci aiuti ogni giorno a diventare degni delle promesse di Cristo. “Veni Sancte Spiritus, Veni per Mariam”.

Avv. Paolo Achille Mirri
Responsabile Fraternità di Comunione e Liberazione Diocesi di Cremona

 

Cammino Neocatecumenale: « Siamo pronti a metterci in gioco per una Chiesa in uscita»

Carissimo Vescovo Antonio, quando arriverà nella Sua diocesi di Cremona troverà anche noi, i fratelli delle comunità del Cammino Neocatecumenale.

Ci troverà nella parrocchia cittadina di S. Ilario e in altre due parrocchie, dislocate ai punti estremi della diocesi, quasi a voler comprendere tutto quanto il territorio: Viadana e Cassano d’Adda.

E ci troverà – se vorrà fare un giro per la città nelle domeniche del tempo pasquale – nelle piazze, per cantare, ballare, portare annunci e testimonianze. Sa, noi siamo particolarmente attratti dall’ “odore delle pecore”, è tipico del nostro carisma cercare le persone là dove le persone vivono e si muovono e raggiungerle con lo stesso annuncio di salvezza che ha raggiunto noi.

Salutiamo con riconoscenza il Vescovo Dante, che ci ha voluto bene e ci ha sempre incoraggiato.

Accogliamo con entusiasmo Lei, Vescovo Antonio, e siamo ansiosi di averla in mezzo a noi. Venga a trovarci, La aspettiamo.

Conoscerà le nostre famiglie, i nostri figli, vedrà questo piccolo popolo che si è radunato intorno ad un annuncio risuonato per la prima volta ormai 25 anni fa (era il 1990).

Siamo pronti a metterci in gioco perché la Chiesa sia sempre più una Chiesa “in uscita”. Eccellenza, può contare su di noi!

Cammino Neocatecumenale – Cremona




Mons. Lafranconi a Soresina: “La Vita consacrata testimonianza della signoria e della libertà di Cristo”

Nel pomeriggio di sabato 21 novembre, in occasione della Giornata mondiale “pro orantibus”, a favore cioè delle monache di clausura, l’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi ha presieduto la celebrazione del Vespro nella chiesa del Monastero della Visitazione di Soresina insieme alle claustrali visitandine e alle rappresentanti degli altri ordini religiosi presenti in diocesi. La celebrazione, che quest’anno ha assunto un particolare significato collocandosi nell’ultimo scorcio dell’Anno della Vita consacrata, è avvenuta in comunione spirituale con l’altro monastero di clausura presente in diocesi: quello delle Domenicane di S. Sigismondo, a Cremona.

La Chiesa ormai da più di 50 anni ha scelto il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, per celebrare la giornata “pro Orantibus”. L’esempio della Santa Bambina che con determinazione si ritira nel Tempio di Gerusalemme, lasciando i genitori, dice con eloquenza la bellezza della Vita Consacrata, quale grande e preziosa grazia sia la vocazione religiosa, l’essere cioè chiamati da Dio “a donarsi interamente a Lui sommamente amato, per essere con nuovo e speciale titolo destinati al servizio e all’onore di Dio” (Lumen Gentium 44a).

A introdurre la celebrazione il saluto di suor Luisa Ciceri, delle Adoratrici del SS. Saramento di Rivolta d’Adda responsabile diocesana dell’USMI: “Nel sì di Maria – ha detto la religiosa – il nostro sì, nella sua adorazione la nostra adorazione. Mentre ringraziamo il Signore di essere qui insieme a celebrare la liturgia, affidiamo a Lui in modo particolare le Sorelle Visitandine che oggi rinnovano l’offerta della loro esistenza. Unite a loro, preghiamo perché, come ci chiede il Papa, tutte noi possiamo essere donne di speranza, che sanno aspettare il domani di Dio, cogliendo i segni di resurrezione nei drammi della storia, la nostra di oggi. Davvero la nostra esistenza sia intercessione, vita gioiosamente offerta per la salvezza del mondo”.

Con l’esposizione dell’Eucaristia per l’adorazione si sono quindi aperti i primi Vespri di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, presieduta dall’amministratore apostolico mons Dante Lafranconi.

Accanto al vescovo emerito, il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, il vicario don Andrea Piana e il collaboratore parrocchiale don Andrea Ottoni, oltre naturalmente al cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

In chiesa diverse rappresentanze di suore delle varie congregazioni presenti in diocesi e molti parrocchiani sensibili alla vita del loro Monastero. E naturalmente non mancavano le padrone di casa, le monache visitandine, dietro la grata posta al fianco dell’altare.

Nella sua riflessione mons. Lafranconi, dopo aver guardato alla regalità di Cristo Re, si è soffermato sulla libertà data da Dio all’uomo e con il riferimento all’Alto che libera da un possibile “delirio di onnipotenza”. “Pensate quanto è significativa questa testimonianza di libertà – ha sottolineato –, come testimonianza della signoria del Signore Gesù, nel nostro contesto sociale, dove spesso la libertà è intesa come poter carpire a Dio la possibilità di fare tutto quello che voglio, senza badare agli altri e neppure al senso della mia esistenza e della mia storia. La Vita consacrata è testimonianza della signoria di Cristo perché la esprime negli stessi termini con cui l’ha espressa Lui”.

È stata dunque una occasione “per ringraziare il Signore del dono della Vita consacrata, testimonianza della signoria e della libertà di Cristo. E siamo qui per chiedere al Signore per tutti i consacrati la grazia di vivere in pienezza questo segno di testimonianza, espressa attraverso i voti”.

Al termine dell’omelia è stato il momento del rinnovo dei voti da parte delle claustrali. Per le visitandine, infatti, la Giornata “pro orantibus” coincide anche con il giorno del rinnovo dei propri voti. “Ogni anno, il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, dopo tre giorni di raccoglimento, tutte le Sorelle rinnovano pubblicamente, benché soltanto per devozione, i loro voti di religione”: così si legge nelle Costituzioni dell’Ordine della Visitazione di S. Maria. Una consuetudine voluta dai Santi fondatori, Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, e che da più di 400 anni è fedelmente osservata. Significativa la data scelta dai Santi Fondatori, poiché la Madonna nel mistero della sua Presentazione al Tempio è la precorritrice, il modello e la patrona delle anime che si consacrano al Signore nella Vita Religiosa.

Una consuetudine di cui si conserva memoria nel grande Libro del Monastero, dove ogni monaca, nelle pagine a lei riservate, scrive di volta in volta: “Io ho confermato i miei Voti in questo giorno della Presentazione della Madonna 21 novembre … Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen” e vi appone la propria firma.

Dopo la benedizione eucaristica, e le parole di saluto del parroco, il saluto delle suore con il Vescovo e un rinfresco offerto dalle Visitandine.

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Omelia del vescovo Lafranconi




Video saluto alla Chiesa cremonese del vescovo eletto mons. Napolioni

Video saluto alla Chiesa cremonese del vescovo eletto mons. Antonio Napolioni. Nel messaggio, registrato mercoledì 18 novembre a Camerino nell’ambito dell’incontro con la delegazione cremonese guidata da mons. Lafranconi, a meno di 48 ore dall’annuncio, il nuovo vescovo esprime il desiderio di venire presto a Cremona, dando a tutti l’appuntamento al giorno della sua ordinazione episcopale nella Catterale di S. Maria Assunta: nel pomeriggio di sabato 30 gennaio.

“La gioia e la commozione di tanta gente – afferma mons. Napolioni – mi dice che quello che sta accadendo non mi riguarda solo individualmente, ma è un evento di Chiesa. Veramente è l’amore di Dio che si manifesta, nella pochezza delle nostre vicende umane, e ci dice: camminate insieme”.

“Avremo tempo sia per prepararci, ma soprattutto per vivere insieme tutto il tempo che il Signore vorrà – continua il Vescovo eletto – conoscendoci, riconoscendo le sue tracce, lodando Dio e mettendoci a servizio dei più deboli”.

Infine un grazie: “Grazie di questa vostra disponibilità. E soprattutto della preghiera, che vi chiedo di non far mancare a un povero uomo, credente, che è chiamato a guidare i fratelli sulle vie del Vangelo”.

Il reportage da Camerino con video e foto

Vai allo speciale sull’elezione del vescovo Napolioni




In Ospedale secondo incontro sull’accompagnamento spirituale in alcuni casi difficili: on-line i contributi audio

Continua in tema di formazione la collaborazione avviata lo scorso anno tra l’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, diretto da don Maurizio Lucini, e l’Azienda ospedaliera di Cremona con l’intento di proporre un ciclo di incontri per i volontari che si accostano ai malati, i cappellani, i religiosi e tutti gli operatori sanitari. Tema affrontato quello dell’accompagnamento spirituale in alcuni casi difficili.

 

L’incontro del 22 ottobre

Il ciclo di incontri, che dà la possibilità di ricevere accrediti ECM, ha preso avvio giovedì 22 ottobre presso l’aula magna dell’Ospedale di Cremona con la relazione della prof. Antonella Arioli, docente presso l’Università Cattolica di Piacenza, sul tema “Coltivare la ricerca di senso nelle situazioni limite dell’esistenza”. L’intervento della prof. Arioli ha dato continuità al percorso che si è realizzato un anno fa sempre all’ospedale sulla ricerca del significato nella sofferenza.

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Relazione della prof. Arioli:   audio (mp4)    slide (pdf)

La buona partecipazione, più di novanta gli iscritti, dice quanto interesse suscitino queste tematiche e soprattutto quanto bisogno di formazione c’è fra coloro che operano quotidianamente a contattato con i sofferenti e i loro famigliari. Da come si evince dal programma, si affronterà il tema dell’accompagnamento per casi molto complessi.

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L’incontro del 19 novembre

Secondo appuntamento 19 novembre con il dottor Renato Bottura, medico geriatra direttore sanitario dell’Istituto Geriatrico Fondazione Mons. A. Mazzali (Mantova), esperto di malati con patologia di Alzheimer.

 

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Relazione della prof. Bottura:   audio (mp4)

 

 

Brochure del corso




A Soresina celebrazione con mons. Lafranconi nella Giornata Pro Orantibus : alle 16.30 i Vespri nella chiesa del Monastero della Visitazione

Nel pomeriggio di sabato 21 novembre, in occasione della Giornata mondiale “Pro Orantibus”, l’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi sarà presso il Monastero della Visitazione di Soresina per la celebrazione del Vespro insieme alle claustrali visitandine e le altre religiose delle diocesi. L’appuntamento è alle ore 16.30.

La celebrazione di quest’anno, che assume un particolare significato collocandosi nell’ultimo scorcio dell’Anno della Vita consacrata, avverrà in comunione spirituale con l’altro monastero di clausura presente in diocesi: quello delle Domenicane di S. Sigismondo, a Cremona.

Il canto dei Primi Vespri della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo sarà presieduto dal Vescovo, che sarà affiancato dal delegato episcopale per la Vita Consacrata don Giulio Brambilla, insieme ai sacerdoti della parrocchia di Soresina guidati da don Angelo Piccinelli.

La Chiesa ormai da più di 50 anni ha scelto il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, per celebrare la giornata “pro Orantibus”, a favore cioè delle monache di clausura. L’esempio della Santa Bambina che con determinazione si ritira nel Tempio di Gerusalemme, lasciando i genitori, dice con eloquenza la bellezza della Vita Consacrata, quale grande e preziosa grazia sia la vocazione religiosa, l’essere cioè chiamati da Dio “a donarsi interamente a Lui sommamente amato, per essere con nuovo e speciale titolo destinati al servizio e all’onore di Dio” (Lumen Gentium 44a.)

Per le monache visitandine questa giornata coincide anche con il giorno del rinnovo dei propri voti. “Ogni anno, il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, dopo tre giorni di raccoglimento, tutte le Sorelle rinnovano pubblicamente, benché soltanto per devozione, i loro voti di religione”: così si legge nelle Costituzioni dell’Ordine della Visitazione di S. Maria. Una consuetudine voluta dai Santi fondatori, Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, e che da più di 400 anni è fedelmente osservata.

Di questa annuale rinnovazione si conserva memoria nel grande Libro del Monastero, ove ogni Sorella professa nelle pagine a lei riservate scrive di volta in volta: “Io ho confermato i miei Voti in questo giorno della Presentazione della Madonna 21 novembre … Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen” e vi appone la propria firma.

Significativa la data scelta dai Santi Fondatori, poiché la Madonna nel mistero della sua Presentazione al Tempio è la precorritrice, il modello e la patrona delle anime che si consacrano al Signore nella Vita Religiosa.




Sabato 28 in oltre 40 supermercati la «Colletta alimentare»

La fame è una brutta bestia. Lo sa bene John Van Hangel, di Phoneix, Arizona. Fa il volontario in una mensa per i poveri, il refettorio San Vincenzo. Con un vecchio furgone ogni giorno va in giro a cercare prodotti alimentari per i poveri. Un giorno alla mensa si presenta una donna, il marito in carcere, dieci figli da sfamare. È costretta a raccattare il cibo dalla spazzatura di un supermercato. Così ai volontari viene un’idea: si mettono in contatto con il market e da lì a poco nasce una “banca” in cui depositare le eccedenze alimentari in modo da poterle distribuire ai più bisognosi. È il 1967 e noi vi abbiamo appena raccontato di come nacque la prima Food Bank al mondo. La prima, dicevamo, perché oggi nel mondo ne esistono 786 e anche l’Italia fa la sua parte grazie alla rete di carità della Fondazione Banco Alimentare.

La storia straordinaria della “Colletta”, come la chiamano i 135mila volontari che ogni anno – l’ultimo sabato di novembre – sostano davanti ai supermercati chiedendo agli avventori di donare cibo per i più bisognosi, è viva più che mai anche a Cremona e Provincia. Il prossimo sabato potrete trovare in oltre 40 supermercati della provincia di Cremona i volontari con la pettorina gialla che domanderanno ai clienti se – con generosità – vorranno donare del cibo ai più poveri. La raccolta privilegia alimenti a lunga conservazione come pasta, riso e olio e alimenti per l’infanzia. Il cibo raccolto sarà poi destinato a diversi enti caritativi presenti sul nostro territorio (circa 30), tra cui numerose Caritas parrocchiali, San Vincenzo de Paoli, Frati Cappuccini e Casa S. Giuseppe e S. Lorenzo.

È un’occasione di gratuità grandissima per ciascuno di noi, specialmente oggi che la crisi, gli attentati e le guerre sembrano essere l’unica cosa di cui il mondo può parlare.

Per sostenere la Fondazione Banco Alimentare, che opera comunque tutto l’anno per distribuire le migliaia di tonnellate di cibo raccolte alle famiglie più bisognose – si potrà anche inviare un SMS al 45502 (2 euro da telefono cellulare o 2/5euro da telefono fisso) dal 22 novembre al 6 dicembre. La campagna è anche presente sui social network con l’hastag #colletta15.

Come ha ricordato papa Francesco nel Discorso ai volontari del Banco Alimentare in una recente udienza a Roma: “Di fronte all’emergenza della fame, possiamo fare qualcosa di umile, e che ha anche la forza di un miracolo. Possiamo educarci all’umanità, a riconoscere l’umanità presente in ogni persona, bisognosa di tutto”. Che dire allora? Buona Colletta 2015 a tutti!

Maria Acqua Simi