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L’incontro del vescovo eletto Antonio con la comunità del Seminario

La prima giornata cremonese di mons. Napolioni si è conclusa in Seminario con un intenso quanto informale incontro con la comunità guidata dal rettore don Enrico Trevisi. Il vescovo eletto di Cremona era accompagnato da mons. Lafranconi, dal vicario generale mons. Mario Marchesi, dall’economo diocesano mons. Carlo Abbiati e dal segretario-cerimoniere don Flavio Meani. Don Antonio, come ama farsi chiamare, ha partecipato anzitutto al canto del vespro e, al termine, insieme al suo predecessore ha impartito la benedizione.

Nel suo breve saluto ricordando di essere stato per 5 anni vicerettore e poi per 12 anni rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano “Pio XI” di Ancona, ha detto di voler instaurare con i seminaristi un rapporto aperto e franco pur nel rispetto del ruolo e delle competenze dei superiori. È seguito la cena alla quale hanno partecipato anche i sacerdoti residenti in Seminario: don Antonio Facchinetti, don Maurizio Lucini e don Paolo Fusar Imperatore. Presenti, naturalmente, il vicerettore don Marco D’Agostino e il direttore spirituale don Primo Margini.

L’incontro vero e proprio si è svolto dopo, nella casa “Le Quattro del pomeriggio”, attorno ad una fetta di torta al cioccolato e alcune bicchieri di amaro portato da don Napolioni dalla sua terra marchigiana. Il nuovo pastore ha poi voluto conoscere personalmente tutti i seminaristi, in modo particolare don Francesco Gandioli che riceverà l’ordinazione sacerdotale il prossimo giugno. Ha chiesto poi delucidazioni sulla vita quotidiana, sullo studio teologico condiviso con le diocesi di Lodi, Vigevano e Crema, sugli impegni pastorali, sui momenti di vita comunitaria. Non è mancata la promessa di portare l’intera comunità in visita nelle sue terre ricche di arte, storia e fede.

“Che cosa accomuna me e voi? – ha chiesto ai giovani che si preparano al sacerdozio -. La docibilitas, ovvero la disponibilità ad imparare sempre, a mettersi sempre in discussione: io la chiama la giovinezza spirituale. Tra gli auguri più belli che ho ricevuto dopo la mia nomina episcopale c’è quello di una cara amica che mi ha detto: «So che saprai guidare perchè ti sei sempre fatto guidare»”.

Mons. Napolioni ha poi chiesto una particolare preghiera perchè settimana prossima vivrà gli esercizi spirituali che lo prepareranno all’ordinazione e all’ingresso in diocesi: “A Camerino – ha concluso – tutti sono stati concordi nella mia scelta di celebrare l’ordinazione a Cremona. D’altra parte non ci si può unire in matrimonio senza la sposa”.

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Mons. Lafranconi per l’Immacolata: “Maria profezia di misericordia”

La Vergine Maria come “profezia di misericordia per ogni uomo”. Così l’amministratore apostolico, mons. Dante Lafranconi, nella Messa Pontificale presieduta la mattina dell’8 dicembre in Cattedrale. Il pensiero è andato naturalmente a S. Pietro dove, proprio mentre a Cremona iniziava la celebrazione, aveva appena preso avvio il rito di apertura dalla Porta Santa.

Prendendo spunto dalle letture, mons. Lafranconi ha anzitutto sottolineato la presenza da sempre dell’uomo nel disegno d’amore misericordioso del Padre: un amore gratuito che non si esprime solo di fronte a un contraccambio.

In controluce all’immagine dell’uomo, che non sempre ha fiducia in Dio e ne prende le distanze con il peccato, quella di Maria, “esempio di questa grazia di Dio che previene l’uomo”. “È facile – ha spiegato mnos. Lafranconi – vedere dentro il volto di Maria l’amore di Dio che in Cristo va a cercare ogni uomo, anche quello che ha dimostrato di non fidarsi di Lui. Per quanto possa essere andato lontano, con i suoi capricci o con i suoi egoismi, Dio va a cercarlo, facendosi uomo e mettendosi dentro la storia per incrociarlo sulle vie comuni dell’uomo: quella della famiglia, quella del lavoro, quella dei sentimenti, quella degli affetti, quella della sofferenza. Il disegno di Dio contempla fin dall’inizio l’Incarnazione e dentro questo disegno Maria è scelta per fornire al Figlio di Dio la natura umana. Per questo Dio la preserva immune dal peccato. Per questo Maria è Immacolata”.

“Maria è segnata in una maniera unica dalla misericordia di Dio – ha proseguito l’amministratore apostolico – per essere profezia di misericordia per ogni uomo. Proprio per questo motivo il Papa ha scelto la festa dell’Immacolata per aprire l’Anno Santo della Misericordia”.

Qui il richiamo esplicito alla celebrazione che negli stessi minuti Papa Francesco stava presiedendo in Vaticano. “La festa dell’Immacolata Concezione è il momento in cui si apre la Porta della Misericordia, ‘dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza’ – ha affermato richiamando la bolla d’indizione del Giubileo –. Uniti al Papa, che questa mattina ha già aperto la Porta Santa della Misericordia in San Pietro, rivolgiamo il nostro sguardo a Maria, la Madre della Misericordia. ‘La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio’”.

La Messa, animata dal coro della Cattedrale, è stata concelebrata da alcuni dei canonici, con il presidente del Capitolo mons. Giuseppe Perotti, e il parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini.

 

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Don Alessandro Capelletti amministratore parrocchiale della comunità di Pomponesco dopo la rinuncia di don Anselmi

Il vescovo Lafranconi, in data 24 agosto, ha accettato la rinuncia alla parrocchia “Ss. Sette Fratelli martiri” in Pomponesco, presentata da don Marco Anselmi. In pari data ha nominato amministratore parrocchiale della stessa parrocchia don Alessandro Capelletti (in foto), vicario zonale della zona pastorale undicesima.

Biografia dei sacerdoti interessati

Don Alessandro Capelletti è nato a Covo il 27 maggio 1956 ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. È stato vicario nelle parrocchie di San Leonardo a Casalmaggiore (1980-1888) e Immacolata e San Zeno a Cassano d’Adda (1988-1997). Nel 1997 il trasferimento a Dosolo come parroco. Nel 2011 mons. Lafranconi gli ha affidato anche la comunità di Correggioverde in qualità di amministratore parrocchiale. Dall’ottobre 2014 è vicario zonale della Zona pastorale undicesima.

Don Marco Anselmi è nato a Cremona il 1° gennaio 1971 ed è stato ordinato sacerdote da mons. Giulio Nicolini il 22 giugno 1996. È stato vicario nelle parrocchie riunite di Viadana (Castello, Santa Maria e S. Martino) dal 1996 al 2003, a Soresina dal 2003 al 2006, a Rivarolo Mantovano dal 2006 al 2011, e a Casalmaggiore S. Stefano dal 2011 al 2013. Nell’estate 2013 il trasferimento a Pomponesco come parroco.

 




Prima visita del vescovo eletto mons. Napolioni a Cremona. On-line l’audio dell’incontro con la stampa

Prima visita informale a Cremona per il vescovo eletto mons. Antonio Napolioni. Giunto all’ombra del Torrazzo nel pomeriggio di giovedì 26 novembre, mons. Napolioni ha incontrato presso Palazzo vescovile il suo predecessore e i suoi più stretti collaboratori. Insieme a mons. Lafranconi ha quindi fatto tappa in Cattedrale, dove è stato accolto dal parroco mons. Alberto Franzini, prima dell’incontro con la stampa nella sala conferenze della Curia. Conclusione di giornata in Seminario.

Nessun programma prestabilito, se non quello di “ascoltare, conoscere e proseguire un cammino già iniziato”. È questa la strada sulla quale mons. Antonio Napolioni intende iniziare il suo episcopato cremonese. Le sue parole in una sala conferenze della Curia di Cremona che nel pomeriggio di giovedì 26 novembre si è riempita di giornalisti, fotografi e cameraman. Circa una quindicina, che hanno incontrato il vescovo eletto di Cremona e hanno avuto modo di un primo momento di conoscenza e confronto.

L’occasione è stata la prima visita informale che mons. Napolioni ha fatto a Cremona. L’arrivo nel pomeriggio, facendo subito tappa a Palazzo vescovile, dove ha incontrato il suo predecessore e i suoi più stretti collaboratori: in particolare il vicario generale, mons. Mario Marchesi, e l’economo diocesano, mons. Carlo Abbiati, naturalmente alla presenza anche del segretario e cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

Quindi, proprio accompagnato da mons. Lafranconi, mons. Napolioni ha visitato la Cattedrale. Ad accoglierlo il parroco mons. Alberto Franzini, insieme al collaboratore parrocchiale mons. Antonio Trabucchi e i due sagristi. Dopo una sosta silenziosa di preghiera nella cappella del Santissimo non è mancata neppure la tappa in cripta, dove il Vescovo eletto ha pregato davanti all’urna del patrono sant’Omobono, soffermandosi poi presso le tombe dei vescovi cremonesi, in modo particolare l’arcivescovo Giovanni Cazzani, del quale è stato recentemente aperto il processo per la beatificazione. Mons. Napolioni è stato rimasto letteralmente incantato del massimo tempio cittadino.

Alle 18 l’appuntamento è stato quindi nella sala conferenze della Curia per un primo incontro con la stampa locale. Carta stampata, siti web e televisioni, l’intero panorama della comunicazione cremonese non ha voluto mancare. L’incontro, moderato da mons. Attilio Cibolini, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali e portavoce del Vescovo e della Curia, ha visto interamente protagonista mons. Napolioni, che ha voluto subito rendere omaggio al suo predecessore, seduto al suo fianco. Non parole di circostanza: “Sono felice di essere a fianco del vescovo Dante – ha esordito –, che ho ammirato negli anni passati quando ho avuto occasione di incontrarlo. Non immaginavo certo di dovergli succedere, per la fantasia spirituale e il discernimento del Papa e della Chiesa”.

“Oggi vi incontro ancora da prete”, ha quindi proseguito mons. Napolioni, che sarà consacrato vescovo in Cattedrale il prossimo 30 gennaio, sottolineando tre parole d’ordine che rappresentano una sintesi della sua storia e del suo ministero: la gente, i giovani e i sacerdoti.

Proprio il clero sarà una delle priorità del suo episcopato, con un obiettivo chiaro: “Conoscere i sacerdoti e stare accanto a loro – ha precisato –, aiutarli a essere preti contenti e capaci di servire le loro comunità al meglio. Chiedo scusa se starò magari un po’ meno con la gente, di come vorrei io stesso, per stare di più laddove i preti ne hanno bisogno”. “Credo che gli uomini Chiesa – ha proseguito – devono dialogare con tutti gli uomini e le donne che incontrano sul territorio, e quindi con le culture, con le religioni, con la complessità del mondo, con quello che lo Spirito Santo stesso sta suscitando nel nostro tempo”.

Preciso il riferimento ai media e al mondo della comunicazione, che “Spero non sia solo la civiltà dell’immagine – ha auspicato – ma la civiltà della parola, del dialogo alla ricerca della verità, del servizio alla vita di tutti e al bene comune. Quindi – ha detto rivolto agli operatori della comunicazione presenti – vi ringrazio dell’attenzione, di quello che fate e di come vorrete servire la comunità ecclesiale, affinché la sua parola e la sua missione sia a beneficio di tutti e non sia mai interpretata faziosamente o in maniera legata a interessi particolari”. Poi una piccola tirata d’orecchie, che più che del rimprovero aveva il sapore di una richiesta: “A volte siete frettolosi! Non abbiamo più il tempo di riflettere e capire! Anch’io corro molto, ma maggior ragione qui dovrò imparare ad ascoltare, a riflettere e a capire. Oggi abbiamo grande bisogno di discernimento”.

Non sono mancate le domande e si è scherzato sui primi cento giorni di governo, che al nuovo vescovo serviranno – ha detto – per imparare le vie, i nomi e le facce. Poi ha aggiunto: “Sono tanti i verbi che ho in mente per i primi cento giorni, ma non sono certo quelli di un governante: sono quelli di un fratello che è chiamato anche a essere padre. E che deve prima conoscere la famiglia, altrimenti di chi si assume il ruolo di padre?”.

Tra le curiosità incalzate dai giornalisti quella di non essere mai stato prima sul territorio diocesano. Anzi, mons. Napolioni ha confessato: “Ogni volta che attraversavo la pianura padana dicevo: io qui non ci starei manco morto. E invece ci starò da vivo e volentieri! Il vero incontro con la vita è con i volti!”. E poi rispondendo a una domanda sulla sua reazione alla nomina a vescovo ha aggiunto: “Man mano che ho conosciuto i volti concreti di questa Chiesa ho trovato sempre più pace. In questo momento prevale la serenità e la percezione che è un’opera di Dio”.

Inevitabile una domanda sulla Cattedrale appena visitata. “Dire che mi è piaciuta è poco!”. E poi si è soffermato su un fatto particolare: “Sono stato parroco di una parrocchia senza chiesa, con l’aula liturgica nel salone di un istituto che originariamente era una manifattura tabacchi. Però abbiamo vissuto un’esperienza di comunità splendida. Ora credo che il Signore mi ‘ricompensi’ mettendomi in una Cattedrale così bella, ma mi chieda anche di viverci con lo stesso calore con cui ho vissuto in parrocchia in questi anni”.

Sempre in un clima molto familiare, incalzato dalle domande dei giornalisti, mons. Napolioni ha parlato anche del Seminairo, dei giovani e della famiglia, con l’auspicio che le parrocchie possano essere una trama di comunità educanti, dove le famiglie vivono fino in fondo il loro dono e la loro missione. “I giovani non vanno lasciati soli! Non basteranno iniziative di intrattenimento o catechesi, se la famiglia e le altre agenzie educative non si guardano in faccia e non si trasmettono fiducia … pensate, ad esempio, al rapporto delicatissimo tra genitori e insegnanti”.

A chiudere l’incontro è stato il vescovo Lafranconi, che ha espresso la sua gioia per questo passaggio di consegne che si preannuncia un nuovo e ulteriore passo nel cammino della Chiesa cremonese, compiuto nella successione apostolica. “Dalla prima telefonata che abbiamo avuto e poi dall’incontro la settimana successiva – ha detto mons. Lafranconi – ho veramente ringraziato il Signore per averlo sentito così vicino e fratello, e per certi aspetti anche in sintonia con tante corde del mio cuore. Questo è anche un impegno per noi, di continuare in questa sintonia. La predica più efficacie è quella che si dà nella carità, nella stima e nell’aiuto reciproco: io vorrei proprio essere fedele in questo, e mi sembra che anche lui lo desideri”.

Come sarà essere vescovo emerito? A questa domanda mons. Lafranconi ha detto di voler rispondere tra un anno, sull’esperienza concreta e non sulla fantasia. E qui la conferma di una notizia, già nell’aria: mons. Lafranconi continuerà a risiedere a Cremona. Abiterà – ha precisato lui stesso – in via Faerno, presso la struttura che un tempo ospitava le Angeline.

Prima dell’arrivederci, e dello spostamento in Seminario, il saluto di mons. Napolioni con una semplice ma significativa affermazione: “Sappiate che se direte e scriverete ‘i nostri vescovi’ noi saremo contenti!”.

 

L’incontro del vescovo eletto mons. Napolioni con gli organi di informazione

Photogallery della vista in Cattedrale e dell’incontro con la stampa




L’annuncio nel Concistoro: domenica 18 ottobre il rito di canonizzazione del sacerdote cremonese

Domenica 18 ottobre il beato don Vincenzo Grossi, sacerdote della diocesi di Cremona e fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, sarà iscritto nell’Albo dei Santi. L’annuncio ufficiale è stato dato la mattina di sabato 27 giugno nel Concistoro ordinario pubblico tenuto da Papa Francesco nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano.

Insieme al beato don Vincenzo Grossi, il prossimo 18 ottobre diventeranno santi anche la beata Maria dell’Immacolata Concezione (superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce) e i beati Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin (coniugi, padre e madre di famiglia).

L’annuncio ufficiale è arrivato sabato 27 giugno quando, alle 10, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha presieduto la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro ordinario pubblico per il voto su alcune cause di canonizzazione.

Tra queste, appunto, il sacerdote cremonese e fondatore delle Figlie dell’Oratorio, il beato don Vincenzo Grossi. Ciò avviene dopo che, il 5 maggio scorso, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante un miracolo attribuito all’intercessione del beato Vincenzo Grossi. Si tratta di una guarigione avvenuta 25 anni fa a Pizzighettone, paese natale del beato Grossi.

L’annuncio della data di canonizzazione è arrivata anche a Castelveccana (Va) dove dal 21 giugno scorso è riunito il Capitolo generale delle Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso fondato dal beato Grossi. «L’ormai vicina proclamazione della santità di don Vincenzo Grossi – ha commentato la superiora generale, madre Marilena Borsotti – ci aiuta a sentire più viva la sua protezione e a sentirci parte di una storia guidata dalla grazia di Dio».

La notizia è stata appresa con particolare gioia in diocesi di Cremona, e in particolare nei luoghi segnati dalla presenza di don Grossi. Nello specifico a Pizzighettone: originario del paese rivierasco, appena ordinato prete fu vicario a Gera; e dal 1873 al 1883 parroco di Regona. La Pastorale giovanile interparrocchiale di Pizzighettone si è già mobilitata per essere presente con i propri ragazzi a Roma il prossimo ottobre per prendere parte alla cerimonia di canonizzazione.

E proprio il sito internet delle parrocchie di Pizzighettone sottolinea la coincidenza tra la data della canonizzazione e l’89esima Giornata missionaria mondiale.

«Nel messaggio scritto per questa occasione – ricorda il sito delle parrocchie pizzighettonesi – il Santo Padre, afferma: “Il cinquantesimo anniversario del Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e meditare questo documento che suscitò un forte slancio missionario negli Istituti di vita consacrata. Nelle comunità contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dell’intimo legame della vita contemplativa con la missione. Per molte congregazioni religiose di vita attiva l’anelito missionario scaturito dal Concilio Vaticano II si attuò con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dall’accoglienza di fratelli e sorelle provenienti dalle terre e dalle culture incontrate nell’evangelizzazione, tanto che oggi si può parlare di una diffusa interculturalità nella vita consacrata. Proprio per questo è urgente riproporre l’ideale della missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di sé all’annuncio del Vangelo”».

E il sito delle parrocchie di Pizzighettone prosegue: «Un punto essenziale, quello dell’anelito missionario nella vita consacrata, anche per l’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, riunito in questi giorni a Castelveccana Villa Immacolata, a Castelveccana (VA), nel XVI capitolo generale. Le religiose sono chiamate non solo a scegliere la nuova madre generale che guiderà l’ordine per i prossimi anni ma anche a rileggere il carisma e la spiritualità del loro padre fondatore, partendo da quella frase che don Grossi consegnò alle sue suore: “La via è aperta: bisogna andare”. Chiamate dal Signore ad essere benedizione per il mondo, le Suore Figlie dell’Oratorio vogliono “abbracciare il futuro con speranza”, per essere nelle nostre comunità e nel mondo, presenza della Sua Risurrezione».




Unità pastorale Pomponesco, Bellaguarda e Casaletto Po con Viadana

Novità importanti per l’unità pastorale di Salina, Casaletto Po, Bellaguarda e Buzzoletto, che da un lato si amplia integrando la corposa realtà di Pomponensco, ma dall’altra vede la migrazione della parrocchia di Buzzoletto verso il capologo viadanese. Sono queste le principali novità, anticipate nella serata di giovedì 15 ottobre a Pomponesco nell’incontro tra il Vescovo e i Consigli pastorali delle cinque parrocchie interessate, e comunicate ufficialmente il 18 ottobre durante le Messe domenicali. La nuova unità pastorale sarà guidata dal parroco moderatore don Davide Barili, affiancato dal parroco in solido don Paolo Tonghini e dal collaboratore parrocchiale don Maurizio Germiniasi, da poche settimane tornato dal Brasile.

I provvedimenti vescovili

Il Vescovo di Cremona, S. E. mons Dante Lafranconi, con decreti in data 17 ottobre, ha nominato don Davide Barili (già parroco moderatore dell’Unità pastorale delle Parrocchie “S. Maria Maddalena” in Bellaguarda, “S. Ignazio martire” in Casaletto Po e “S. Antonio abate” in Salina) parroco e moderatore anche della Parrocchia vacante “Ss. Sette Fratelli martiri” in Pomponesco, aggregandola all’unità pastorale. Nello stesso tempo ha nominato don Paolo Tonghini parroco in solido anche della suddetta Parrocchia e don Maurizio Germiniasi collaboratore parrocchiale della riorganizzata Unità pastorale.

Inoltre il Vescovo Lafranconi, sempre con decreti in data 17 ottobre, ha nominato don Antonio Censori (già parroco delle Parrocchie “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Maria Annunciata”, “Ss. Martino e Nicola” e “S. Pietro apostolo” in Viadana) parroco anche della Parrocchia “Spirito Santo” in Buzzoletto, scorporandola dall’Unità pastorale con Bellaguarda, Casaletto Po e Salina. Anche per la Parrocchia di Buzzoletto sono stati nominati: don Piergiorgio Tizzi e son Fabio Sozzi vicari parrocchiali e mons. Floriano Danini, don Luigi Parmigiani e don Enzo Cipro come collaboratori parrocchiali.

Incontro con i consigli pastorali

Le novità riguardanti le parrocchie viadanesi erano state presentate nell’incontro che la sera di giovedì 15 ottobre si è svolto nella sala parrocchiale dell’oratorio di Pomponesco. Presenti i membri del Consiglio pastorale parrocchiale della comunità Ss. Sette Fratelli Martiri insieme a quelli del Consiglio della vicina unità pastorale. Accanto al Vescovo il delegato per la Patorale don Irvano Maglia, il vicario zonale don Alessandro Capelletti e i due sacerdoti dell’unità pastorale: il moderatore don Davide Barile e il parroco in solido don Paolo Tonghini.

Al centro della serata la comunicazione, da parte del Vescovo, di allargare l’unità pastorale formata dalle frazioni viadanesi alla comunità di Pomponesco, e nello stesso tempo scorporare la parrocchia di Buzzoletto, affidandola alla cura pastorale di don Antonio Censori, già parroco delle quattro parrocchie di Viadana: S. Maria Assunta e S. Cristoforo, S. Maria Annunciata, S. Pietro apostolo e Ss. Martino e Nicola, e degli altri preti che prestano servizio in queste comunità. Una scelta, quest’ultima, che porterà a una configurazione ecclesiale sulla scia della strutturazione urbanistica.

Nel proprio intervento il Vescovo ha motivato la scelta di questo riassetto in coerenza con il disegno di ristrutturazione delle parrocchie portato avanti a livello diocesano, certo a fronte di una prospettiva di carenza di preti, ma soprattutto nell’ottica di un più proficuo coordinamento tra parrocchie vicine, in modo da dare maggiore impulso ai vari settori pastorali: in primis quello della catechesi e quelli che mirano alla cura di famiglie e giovani. Da qui un vero e proprio appello alla disponibilità e sensibilità ecclesiale, con il Vescovo che ha invitato tutti a farsi promotori di una collaborazione sincera per questo nuovo progetto.

Se le reazioni del Consiglio pastorale di Pomponesco (dove andrà a risiederà don Davide Barili) sono state di piena disponibilità, qualche perplessità è stata, invece, espressa dai rappresentanti di Buzzoletto che, rimarcando la positività dell’esperienza vissuta in questi ultimi anni, hanno espresso il proprio timore per l’accorpamento con le parrocchie di Viadana, soprattutto per il rischio di perdita di intensità nella vita comunitaria.

Dai rappresentanti di Salina (dove d’ora in poi risiederà don Maurizio Germiniasi), Casaletto Po (dove continuerà ad abitare don Paolo Tonghini) e Bellaguarda è arrivata una espressione comune di stima verso quanto operato dai sacerdoti in questi quattro anni, ma non sono mancate preoccupazioni in vista di un nuovo equilibrio da ristabilire con l’integrazione di Pomponesco, soprattutto a fronte dello spostamento di don Barili.

Perplessità che secondo il Vescovo potranno essere affrontate nel migliore dei modi con il lavoro di équipe tra i sacerdoti e la loro sintonia con le varie comunità. Uno sforzo da compiere – ha sottolineato mons. Lafranconi – soprattutto pensando al futuro di queste parrocchie, e cioè guardando al bene delle generazioni più giovani.

L’incontro è terminato con un arrivederci: quello a domenica 25 ottobre quando, alle 17, il Vescovo presiederà l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di Pomponesco, dando a tutti gli effetti avvio al nuovo cammino parrocchiale.

Biografia dei sacerdoti della nuova Unità Pastorale 

Il parroco moderatore don Davide Barili è nato a Cremona il 1° agosto 1968 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995; la prima Messa l’ha celebrata a Calvatone, paese d’origine della sua famiglia. Il suo primo incarico pastorale è stato come vicario a Mozzanica. Nel 2000 il trasferimento, sempre in qualità di vicario, nella parrocchia “S. Stefano protomartire” di Casalmaggiore. Nell’estate del 2011 son Barili è stato promosso parroco: mons. Lafranconi gli ha affidato le comunità viadanesi dell’Unità pastorale di Salina, Bellaguarda, Buzzoletto e Casaletto Po, con l’incarico di parroco “moderatore”, collaborando con don Paolo Tonghini, parroco “in solido” dal 2010. Ora la riorganizzazione di questa Unità pastorale che perde Buzzoletto, ma acquisisce Pomponesco, dove don Barili andrà a risiedere.

Il parroco in solido don Paolo Tonghini è nato a Cremona il 25 luglio 1975 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000; ha celebrato la prima Messa nella chiesa di Santa Maria Assunta in Piadena, paese d’origine della sua famiglia. La sua prima missione l’ha svolta nella comunità di Covo in qualità di vicario parrocchiale, poi nel 2002 fu trasferito nella parrocchia di Soresina sempre dedicato alla gioventù. Dal 2005 ha prestato il proprio servizio nelle Tende di Cristo fondate dal camilliano padre Francesco Zambotti. Dal 2010 è parroco in solido dell’Unità pastorale di Salina, Bellaguarda, Buzzoletto e Casaletto Po (dove risiede) e cappellano dell’Ospedale Oglio Po.

Il collaboratore parrocchiale don Maurizio Germiniasi è nato a Casalmaggiore il 29 maggio 1949 ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1975 mentre risiedeva nella parrocchia di Vicoboneghisio. È stato vicario a Sabbioneta (1976-1984), quindi parroco a Bellaguarda (1984-1990) e a Martignana di Po (1990-1995). Nel 1995 la scelta di diventare sacerdote fidei donum e la partenza per il Brasile dove ha servito diverse comunità. Ultima è stata la parrocchia di Piranahs nella diocesi di dom Scampa: in essa nel 2013 ha accolto il vescovo Dante prima dell’inizio della Gmg di Rio de Janeiro. Al rientrato dal Brasile il Vescovo lo ha nominato collaboratore parrocchiale della rinnovata unità pastorale di Pomponesco, Bellaguarda, Casaletto Po e Salina (dove risiederà).

Biografia dei sacerdoti delle parrocchie di Viadana e Buzzoletto

Il parroco don Antonio Censori è nato a Scandolara Ravara il 5 marzo 1948. Ordinato sacerdote il 22 giugno 1974, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Cingia de’ Botti. Nel 1978 il trasferimento ad Antegnate e, nel 1985, alla parrocchia di Cristo Re in Cremona, sempre in qualità di vicario. Dal 1991 al 2000 ha ricoperto anche il ruolo di incaricato per la pastorale dei fieranti e circensi. Nell’anno del grande Giubileo è arrivata la promozione a parroco: il vescovo Giulio Nicolini gli affidò, infatti, le comunità di Sospiro, Tidolo, San Salvatore e Longardore. Dal 2006 al 2014 è stato vicario zonale della Zona VIII. Tra il 2010 e il 2011 è stato anche amministratore parrocchiale di Derovere e Vidiceto. Nell’estate del 2014 mons. Lafranconi gli ha affidato la guida delle quattro parrocchie del comune di Viadana, aggiungendo ora anche quella della frazione di Buzzoletto.

Il vicario don Piergiorgio Tizzi è nato a Bozzolo il 27 maggio 1978. Ordinato sacerdote il 21 giugno del 2003, ha celebrato la sua prima Messa a Sabbioneta. Il suo primo incarico pastorale è stato come vicario a Caravaggio. Nel 2009 il vescovo Lafranconi l’ha trasferito a Viadana, presso le comunità di “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” in Castello, “S. Maria Annunciata” e “Ss. Martino e Nicola”, parrocchie guidate dal parroco mons. Floriano Danini. Dopo l’arrivo di don Censori è stato nominato vicario di tutte le parrocchie del comune di Viadana e ora anche della frazione di Buzzoletto.

Il vicario don Fabio Sozzi è nato a Cremona il 29 maggio 1976. Ordinato sacerdote il 12 giugno 2004 ha celebrato la sua prima Messa nella chiesa di San Lorenzo Aroldo, paese d’origine della sua famiglia. Ha iniziato il proprio ministero pastorale come vicario presso la comunità di Bozzolo (MN). Nell’estate del 2010 il Vescovo Lafranconi l’ha trasferito, sempre come vicario, nella parrocchia di “S. Pietro” a Viadana, dove era parroco don Virginio Morselli.  Dopo l’arrivo di don Censori è stato nominato vicario di tutte le parrocchie del comune di Viadana e ora anche della frazione di Buzzoletto.

Il collaboratore parrocchiale mons. Floriano Danini è nato a Pomponesco (Mn) il 28 novembre 1936. Ordinato sacerdote nel giugno del 1962, ha iniziato il suo ministero pastorale proprio da Viadana, come vicario della parrocchia “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, a quel tempo retta da mons. Gerolamo Aguzzi. Nel 1966 la nomina a prorettore del Collegio “Benozzi” con sede sempre a Viadana. Nel 1977 il vescovo Amari lo ha promosso parroco, destinandolo a Cavatigozzi, alle porte di Cremona, dove rimase per dieci anni. Nel 1987 il trasferimento in città, dove è stato parroco delle parrocchie di S. Bernardo e S. Francesco d’Assisi. Infine mons. Enrico Assi nel 1991 lo ha nominato parroco di “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Maria Annunciata” e “Ss. Martino e Nicola” in Viadana (Mn), comunità che ha continuato a guidare sino all’ingresso del successore, don Censori. Mons. Danini dal 2003 al 2014 è vicario zonale della Zona pastorale XI. Attualmente collaboratore parrocchiale di tutte le parrocchie del comune di Viadana, ora lo sarà anche della frazione di Buzzoletto. Nel 2000 Giovanni Paolo II lo ha insignito del titolo di Cappellano di Sua Santità.

Il collaboratore parrocchiale don Luigi Parmigiani è nato a Formigara il 30 dicembre 1942 ed è stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1966. È stato vicario nella comunità di Persico (1967-1969) e poi in quella di Castelleone (1969-1976). Dal 1976 al 1979 è stato parroco di S. Michele Arcangelo in Castelnuovo del Zappa. Per otto anni, dal 1979 al 1987, ha ricoperto l’incarico di presidente della Federazione Oratori Cremonesi. Nel 1987 il vescovo Assi lo scelse come nuovo parroco di Robecco d’Oglio, dove rimase fino al 1999 quando fu trasferito alla guida della comunità “Santi Apollinare e Ilario” in Cremona. Dal 1998 al 1999 è stato anche amministratore parrocchiale di S. Pietro Apostolo in Castelnuovo Gherardi. Nel 2004 un nuovo trasferimento, questa volta come parroco di Soresina e amministratore parrocchiale di Farfengo. Nel 2010 la nomina a collaboratore parrocchiale di San Bassano e nel 2011 quella a parroco di San Martino in Beliseto e Marzalengo. Nell’estate del 2014 è stato nominato collaboratore parrocchiale di tutte le parrocchie del comune di Viadana, ora lo sarà anche della frazione di Buzzoletto.

Il collaboratore parrocchiale don Enzo Cipro, della diocesi di Como, originario di Gironico, è stato ordinato sacerdote il 14 giugno 2003. Quindi l’incarico di vicario parrocchiale  della Parrocchia “Ss. Vito e Modesto” in Lomazzo. Il 1° giugno 2015 il vescovo Lafranconi l’ha nominato collaboratore parrocchiale di tutte le parrocchie del comune di Viadana, incarico che d’ora in poi estenderà anche alla frazione di Buzzoletto.




«Confessione sacramento della misericordia»: le relazioni di don Compiani e mons. Franzini all’incontro di formazione del clero

Un’intera mattinata di studio sulla “Confessione sacramento della misericordia” si è svolta giovedì 26 novembre in Seminario. Fortemente voluto dall’amministratore apostolico, mons. Dante Lafranconi, l’incontro ha visto la partecipazione di oltre cento sacerdoti. Presenti anzitutto coloro che saranno chiamati ad amministrare il perdono sacramentale nelle quattro chiese giubilare durante l’Anno Santo della misericordia: Cattedrale di Cremona, Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, quello della Misericordia di Castelleone e quello della Fontana di Casalmaggiore.

Un’occasione di formazione che ha coinvolto anche molti altri sacerdoti della diocesi e che ha permesso di approfondire temi quali il significato biblico della misericordia di Dio, la dimensione ecclesiale del perdono, l’aspetto penitenziale della vita del cristiano e non da ultimo gli atteggiamenti fondamentali del confessore.

Al tavolo dei relatori il biblista don Maurizio Compiani che ha svolto una puntuale relazione di carattere biblico-teologico e il teologo, nonchè parroco della Cattedrale di Cremona, mons. Alberto Franzini che si è soffermato più sugli aspetti spirituali e pastorali.

Ad introdurre il breve convegno il vescovo Lafranconi che ha offerto alcune brevi suggestioni: anzitutto ha ricordato che prima di essere confessore il prete è un credente che si confessa, in secondo luogo ha invocato una preparazione previa al ministero perchè nell’accostamento dei penitente occorre fare una preziosa quanto delicata opera di discernimento. Quindi il presule ha invitato i sacerdoti ad abiturare i fedeli a prepararsi alla Confessione, per questo ha disposto che in ogni chiesa ci siano dei sussidi che invitino alla preghiera e all’esame di coscienza prima di accostarsi al sacramento: “Ci sono peccati – ha detto – che le persone non confessano mai: penso, per esempio, alle omissioni nella formazione della propria coscienza, l’assenza totale ai percorsi di catechesi parrocchiale, la mancanza di uno spirito di carità”. Da qui l’invito a investire tempo e risorse sulla formazione interiore delle persone.

Don Maurizio Compiani ha quindi presentato un’avvincente relazione sul significato della misericordia attingendo a piene mani dalla Sacra Scrittura, in modo particolare dalle cosiddette parabole della misericordia dell’evangelista Luca. L’idea cardine del suo intervento – “La misericordia è condizione della nostra salvezza” – è tratta dalla bolla di indizione del Giubileo e trova pieno riscontro nel magistero dei Papi predecessori di Francesco, in modo particolare Giovanni Paolo II con la Dives in misericordia.

Posto il fatto che a fronte di un calo delle confessioni è sempre più difficile per i sacerdoti amministrare questo sacramento, il biblista cremonese ha sottolineato l’importanza di una preparazione biblico-teologica che eviti delle prassi penitenziali diverse le une dalle altre se non addirittura errate.

Per la Sacra Scrittura la misericordia di Dio non è bontà o benevolenza, ma la sua incrollabile fedeltà che sorregge, supporta e salva l’uomo superando ogni ostacolo e in modo particolare l’infedeltà dell’uomo stesso. Don Compiani ha spiegato che la misericordia rivela il male dentro di noi e intorno a noi, fino al punto di poterlo riconoscere in tutta la sua ampiezza e profondità, senza nessuna paura, perchè da esso l’uomo è già per grazia salvato. A tal proposito il relatore ha commentato in maniera approfondita la parabola del figliol prodigo evidenziando l’atteggiamento del padre che, con la sua compassione infinita, spiazza sia il figlio minore sia quello maggiore invitandoli a riconoscersi fratelli. Infine il biblista ha ricordato che il perdono, pur essendo sempre personale, si fa presente nella comunità: esso conduce la comunità verso il peccatore e al tempo stesso riconduce il peccatore entro la comunità. Quest’ultima, infatti, è chiamata a farsi carico del perdono di Dio che trova la sua efficacia nel mistero Pasquale ove l’amore di Dio manifestatosi nel Crocifisso trionfa per sempre.

Da parte sua mons. Franzini si è soffermato più sugli aspetti pratici. Anzitutto ha ricordato che la confessione, per essere davvero efficace, deve rientrare in un contesto organico di vita penitenziale, altrimenti rimane una “Cattedrale nel deserto” che incide davvero poco sull’impegno di conversione. Da qui l’invito a riscoprire alcune pratiche che possono sembrare anche faticose e pesanti, ma che in realtà conducono ad una profonda libertà interiore. Il teologo ha poi riflettutto sull’importanza della personalizzazione della confessione che permette un dialogo tra penitente e confessore così da riuscire a scavare nel profondo del proprio cuore svelando efficacemente il male che lo attanaglia. Importante è ancora la distinzione tra peccati veniali e mortali, così come la capacità di consegnare delle penitenze che siano serie e che non si limitino a qualche preghiera recitata velocemente.

Quali poi gli attegiamenti del confessore? Un’adeguata preparazione teologico-dottrinale che escluda l’utilizzo di private opinioni e che, però, aiuti a tenere conto del contesto culturale e sociale in cui si svolge il proprio ministero e dei condizionamenti concreti del penitente, in modo da riuscire a distinguere il più possibile, nel misterioso ambito della coscienza, l’atto veramente umano, il solo moralmente responsabile, dall’atto “dell’uomo”, spesso condizionato da meccanismi psicologici che tolgono o diminuiscono la responsabilità.

Infine la raccomandazione alla prudenza nei gesti e nelle parole e la capacità di dare dei consigli così da aiutare il penitente a formarsi una coscienza: un compito oggi quasi totalmente dimenticato, ma che è la premessa sia per una fruttuosa confessione sia per una più significativa conversione della propria vita.

Il tema sarà sviluppato nelle singole zone pastorali, durante la prossima riunione del clero, grazie ad una schema appositamente redatta da don Compiani e mons. Franzini.

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Figlie dell’Oratorio in Capitolo

Sono settimane di particolare rilevanza, quelle a cavallo tra giugno e luglio, per le Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso fondato dal sacerdote cremonese don Vincenzo Grossi. Il XVI Capitolo generale, in programma dal 21 giugno al 7 luglio a Ronchiano di Castelveccana (in foto), infatti, si svolge con l’attenzione rivolta alla canonizzazione del Fondatore. Per don Grossi, beatificato il 1° novembre 1975 dal beato Papa Paolo VI, il 5 maggio scorso è arrivata l’autorizzazione alla promulgazione del decreto riguardante un miracolo attribuito alla sua intercessione.

Il Capitolo delle Figlie dell’Oratorio

Da domenica 21 giugno a martedì 7 luglio le Figlie dell’Oratorio vivranno il loro XVI Capitolo generale, sul tema “Chiamate ad essere benedizione”. Località scelta per l’importante assise è la Casa di spiritualità Villa Immacolata, che l’Istituto religioso fondato dal don Grossi possiede a Ronchiano di Castelveccana (Va). Il lavori porteranno anche all’elezione della nuova superiora generale e delle quattro consigliere generali. Ne abbiamo parlato con l’attuale generale, madre Marilena Borsotti.

Madre, qual è il significato di questo importante appuntamento?

«Per il nostro Istituto il Capitolo è una esigenza e un appuntamento regolato che si svolge ogni sei anni e risponde al bisogno di verifica, di rinnovamento e di realistica programmazione, come ben dettagliato nel Codice di Diritto canonico. Non è un evento privato, è prima di tutto un fatto ecclesiale: per questo è importante che sia conosciuto, che si preghi per esso; perché i membri che vi partecipano si impegnino a coltivare un autentico spirito di comunione e collaborazione, compiendo scelte in sintonia con il cammino della Chiesa, in fedeltà al carisma di appartenenza e con attenzione ai segni dei tempi. Mente e cuore devono perciò essere attenti allo Spirito Santo e alla sua missione rinnovatrice e consolatrice. Non è costruttivo ripiegarsi sulla propria povertà e insufficienza, ma molto più fecondo aprirsi all’opera cesellatrice dello Spirito, inoltrandosi decisamente verso i sentieri della fedeltà e della incarnazione del carisma dell’Istituto, secondo quanto i tempi esigono e permettono. Il Capitolo è anche il contesto nel quale avviene l’elezione della nuova superiora generale e delle quattro consigliere generali».

Per una felice e provvidenziale coincidenza durante il Capitolo generale, il prossimo 27 giugno, è fissato il Concistoro, ultimo atto del processo di canonizzazione del vostro Fondatore.

«L’ormai vicina proclamazione della santità di don Vincenzo Grossi ci aiuta a sentire più viva la sua protezione e a sentirci parte di una storia guidata dalla grazia di Dio. Viene spontaneo il confronto con la piccolezza, con la povertà sperimentata, con la complessità delle situazioni e si scopre di essere solo “cinque pani e due pesci” di fronte a un grandissimo progetto di donazione. Ma tutto ciò non deve far prevalere il pessimismo. Il beato Vincenzo insegna che agli occhi di Dio non è prioritaria la logica quantitativa, ma quella qualitativa. Dio ama ciò che è piccolo e povero e la sincerità del cuore, come nel caso della povera vedova di cui Gesù ha apprezzato l’offerta dei due spiccioli: una cifra insignificante dal punto di vista umano ed economico, ma immensa agli occhi di Dio perché portatrice di un “tutto” donato senza rimpianti. Le Figlie dell’Oratorio si affidano alla preghiera di ogni fedele, perché questa “buona notizia” possa esprimersi sempre più anche attraverso di loro».

Altra significativa coincidenza è l’Anno della Vita consacrata indetto da Papa Francesco.

«L’indizione dell’Anno della Vita consacrata ha dato la possibilità di usufruire di nuovi e sostanziosi contributi emessi dalla Congregazione per gli Istituto di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, quali le lettere circolari “Rallegratevi”, “Scrutate” e “Le linee per l’amministrazione dei beni negli Istituti di Vita consacrata”».

Come arrivate al Capitolo e quale sarà il filo conduttore?

«Il Capitolo è stato preceduto da diversi mesi di preghiera e di preparazione, tenendo in considerazione il tema scelto: “Chiamate ad essere benedizione”. Prima di tutto si è cercata luce nella Parola di Dio, in particolare prendendo come riferimento la Prima Lettera di Pietro. L’autore, in questo breve e significativo testo, invita “ad adorare il Signore, Cristo, nei nostri cuori, sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi. E che tutto sia fatto con dolcezza e rispetto” (1Pt 3,15), consapevoli che “non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, fummo liberati dalla nostra vuota condotta ereditata dai nostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1,18-19). Per questo siamo chiamati a essere benedizione, poiché “è benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande bontà ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (1Pt 1,3-4). Noi Figlie dell’Oratorio sentiamo urgente l’appello, dopo avere ricevuto la benedizione, a essere benedizione attraverso quei mezzi che la nostra vocazione ci mette a disposizione: la preghiera, la vita fraterna, l’apostolato, l’amore alla gioventù, l’attenzione ai poveri, il senso ecclesiale. Don Vincenzo ci voleva gioiosamente “offerte” per la gloria del Padre e per il bene di quanti sono sul nostro cammino. Diceva: “Dovete essere vittime nel vero senso della parole”, esortando ad un dono generoso, fedele, di sapore eucaristico, perché dall’Eucaristia prende forza».

Il programma del Capitolo

Il Capitolo generale prevede diversi appuntamenti di preghiera, di lavoro personale e di gruppo, di condivisione in assemblea e di votazione.

Una apposita commissione ha elaborato una scheda di lavoro, con alcune domande-stimolo poste all’attenzione delle singole sorelle e delle comunità. Alcuni incontri intercomunitari, animati e verbalizzati, hanno permesso di raccogliere i contributi nati dalla riflessione, quindi sintetizzati e fatti confluire in uno Strumento di lavoro che offre la base per il lavoro capitolare.

La fase delle elezioni, nella quale vengono coinvolte tutte le suore di voti perpetui attraverso schede appositamente preparate e scrutinate, ha permesso di identificare i nominativi delle sorelle che partecipano al Capitolo come membri delegati, unitamente ai membri di diritto composti dalla superiora generale e dalle consigliere uscenti insieme all’economa generale.

I lavori capitolari sono articolati in diverse fasi. Dopo un giorno di ritiro spirituale, la solenne celebrazione eucaristica, con particolare invocazione dello Spirito Santo, dà inizio al Capitolo generale vero e proprio. Dopo l’appello delle Capitolari si procede agli “Atti preliminari”, che prevedono l’elezione delle scrutatrici, della segretaria del Capitolo, delle moderatrici, di una commissione di tre suore per l’esame della relazione sullo stato economico dell’Istituto, quindi l’approvazione dell’agenda che regola i lavori capitolari giorno per giorno, del regolamento, dello strumento di lavoro, nato con il contributo di tutte.

Segue la “sessione informativa”, nella quale la superiora generale, che ha terminato il suo mandato, espone una relazione dettagliata circa i vari aspetti della vita dell’Istituto che riguardano l’ultimo sessennio. Quindi l’economa generale espone con precisione le note riguardanti la situazione economica e l’amministrazione. Le relazioni vengono analizzate dalle capitolari con l’ausilio di schede di lavoro preparate dal Consiglio di presidenza, quindi si condivide in ambito assembleare. Inizia poi per diversi giorni la riflessione sullo Strumento di lavoro, in modo personale, di gruppo e assembleare, sempre seguita dal Consiglio di Presidenza. Ogni giornata viene verbalizzata dalla segretaria.

Il Capitolo si avvia quindi verso la fase elettiva: ponendosi in atteggiamento di più attento discernimento, si prega e si riflette per procedere alla elezione della nuova superiora generale e delle sue consigliere, cercando di individuare le persone che possano contribuire a porre in atto le linee di futuro che vanno consolidandosi.

Si continua con l’ultima sessione plenaria per la formulazione di un “Documento finale” e “Linee di orientamento per il nuovo sessennio”, che devono avere in sé una buona sintesi fra realismo e cristiana audacia.

Nel corso del Capitolo, nelle tappe più significative, l’Eucaristia quotidiana sarà presieduta da alcuni vescovi, proprio per sottolineare il carattere ecclesiale del Capitolo. All’inizio sarà presente mons. Luigi Stucchi, vicario episcopale della Diocesi di Milano per la Vita consacrata. Compiuta l’elezione della nuova superiora generale e del Consiglio, si unirà al ringraziamento delle Figlie dell’Oratorio il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti. Al termine dei lavori capitolari interverrà mons. Francesco Brugnaro, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, per invocare dal Signore la forza di compiere quanto intuito e poter procedere con maggiore fedeltà sulle vie del Vangelo.




Sabato sera di adorazione e testimonianze al santuario della Madonna del Riposo di Pandino per i giovani delle zone pastorali 1 e 2

Serata di adorazione, preghiera e testimonianza la sera di sabato 21 novembre presso il santuario della Madonna del Riposo di Pandino. L’iniziativa, promossa dalle Suore Adoratrici del SS. Sacramento insieme alle Serve del Focolare, ha visto la presenza di una sessantina di giovani e scout appartenenti alle parrocchie delle zone 1 e 2 della diocesi, che hanno dato il via a un cammino che inizialmente si presentava più faticoso del previsto, caratterizzato dal silenzio, dalla preghiera del rosario e da alcune provocazioni che avrebbero scandito il pellegrinaggio notturno da Agnadello a Pandino. Ma la pioggia ha “benedetto” un pellegrinaggio virtuale, fatto non con i piedi ma con il cuore, davanti a Gesù Eucarestia

Presso il santuario Madonna del riposo di Pandino, giovani, religiose e sacerdoti si sono infatti raccolti per vivere un momento di adorazione. Pandino avrebbe dovuto essere la tappa finale del percorso – dal significativo slogan “Step by step…per gustare la vita!”, ma la fine ancora una volta è stata la chiave di lettura di quanto condiviso nella serata.

L’adorazione ha dato il senso alla condivisione di esperienze vissute da alcuni giovani testimoni e ha preparato il terreno al momento conclusivo di fraternità.

Ancora una volta la grinta dei giovani sfida luoghi e tempi (anche atmosferici) per testimoniare la bellezza della sequela.




Anche a Cremona il film “Chiamatemi Francesco”: dal 3 all’8 dicembre al CineChaplin

Dopo l’anteprima mondiale in Vaticano il 1° dicembre, giovedì 3 dicembre esce nelle sale italiane “Chiamatemi Francesco”, il primo film sulla vita di Papa Francesco, ripercorrendo la vita di Jorge Mario Bergoglio dalla giovinezza fino al 13 marzo 2013, giorno dell’elezione a Pontefice. La pellicola, diretta da Daniele Luchetti, prodotta da TaoDue e distribuita da Medusa, sarà proposta anche a Cremona, presso il CineChaplin di via Antiche Fornaci. Nel giorno del lancio, il film sarà proposto alle 15.30 e alle 21; stessi orari anche venerdì 4 dicembre. Sabato e Domenica le proiezioni saranno alle 17, alle 19 e alle 21. Ultime possibilità nelle serate di lunedì 7 e martedì 8 dicembre, sempre alle 21.

“Chiamatemi Francesco” è il racconto del percorso che ha portato un figlio di emigrati italiani in Argentina dalla vocazione, attraverso gli anni bui della dittatura militare e l’intensa opera pastorale nelle periferie di Buenos Aires, a diventare la guida della Chiesa Cattolica. Una storia mai vista e tutta da raccontare.

Il film è un viaggio umano e spirituale di più di mezzo secolo, sullo sfondo di un paese – l’Argentina – che ha vissuto momenti storici controversi, fino all’elezione al soglio pontificio nel 2013. Negli anni della giovinezza Jorge è un ragazzo come tanti, peronista, con una fidanzata, gli amici e una professoressa di Chimica, Esther Ballestrino, cui rimarrà legato per tutta la vita. Tutto cambia quando la vocazione lo porterà a entrare, poco più che ventenne, nel rigoroso ordine dei Gesuiti.

Durante la dittatura militare di Videla, Bergoglio viene nominato, seppur ancora molto giovane, Padre Provinciale dei Gesuiti per l’Argentina. Questa responsabilità in un momento così tetro metterà alla prova, nel modo più drammatico, la fede e il coraggio del futuro Papa. Jorge nonostante i rischi si impegnerà in prima persona nella difesa dei perseguitati dal regime – ma pagherà un prezzo umanamente altissimo vedendo morire o “scomparire” alcuni tra i suoi più amati compagni di strada.

Da questa esperienza Bergoglio uscirà cambiato e pronto a vivere il suo impegno futuro nella costante difesa degli ultimi e degli emarginati. Divenuto Arcivescovo di Buenos Aires continuerà la sua opera di aiuto agli abitanti delle periferie, difendendoli dalle sopraffazioni del potere e promuovendone la crescita individuale e collettiva. Il racconto si conclude con l’indimenticabile serata in cui, in una piazza San Pietro stracolma di folla, Jorge Bergoglio vestito di bianco e con una croce di ferro, saluterà il mondo con il nome di Francesco, con la schietta semplicità e l’umanità profonda con cui tutti siamo abituati a conoscerlo.

L’idea di raccontare la vita di questo Papa è venuta al produttore Pietro Valsecchi, fondatore della casa di produzione TaoDue, pochi mesi dopo l’elezione al Soglio Pontificio, quando è apparsa chiara la portata storica di questa figura. Pier Silvio Berlusconi e i vertici di Mediaset hanno subito sostenuto il progetto di un’opera cinematografica di respiro globale che sarà commercializzata in tutto il mondo.

Il progetto si è rivelato molto impegnativo e ha richiesto 15 settimane di riprese in Argentina, Germania e Italia, 3.000 comparse, innumerevoli ricerche storiche e religiose per una pellicola che vuol coniugare il necessario rispetto delle verità storiche con un linguaggio cinematografico emozionante.

Un film con cast internazionale (con Rodrigo De la Serna come Bergoglio giovane, Sergio Hernández come Bergoglio maturo, Muriel Santa Ana, José Ángel Egido, Alex Brendemüh) ma regista italiano, dedicato al primo pontefice proveniente dal continente americano, una figura che unisce aree del mondo, lingue, culture, generazioni e classi sociali diversissime tra loro.

“Chiamatemi Francesco” sarà distribuito in dicembre da Medusa Film in 700 sale italiane. A Cremona, dal 2 all’8 dicembre, presso il CineChaplin di via Antiche Fornaci 58 (tel. 0372-453005).