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Nuova sede per la Madonnina Campagnola di Pédar

È stata ufficialmente inaugurata sabato 8 dicembre, nella nuova sede presso l’area verde di piazzale Gandhi, la Madonnina Campagnola di Pédar. La benedizione è stata affidata al parroco don Antonio Censori. La santella si trovava originariamente ai bordi di un fosso, lungo il vicolo di Ronconuovo, una strada sterrata nelle campagne a nord di Viadana.

Il dipinto – realizzato anni fa su un pannello di faesite 50×40 da Pietro Borettini (il 90enne cantastorie Pédar, cantore delle tradizioni contadine e della “viadanesità”) – raffigura la Madonna in trono: il Bambino in braccio regge un giglio di campo, mentre sullo sfondo appare una scena di vita agreste. Alcuni volontari del Club San Pietro avevano poi contributo all’allestimento dell’edicola: la nicchia in legno, le opere di fondazione e murarie, la posa di panchine e piante ornamentali, la predisposizione della rete di protezione su cui potevano crescere i rampicanti.

Poiché da quelle parti di auto non ne passano, la Madonnina Campagnola era divenuta un punto di riferimento per le passeggiate di molti cittadini: una piccola oasi di pace e spiritualità. Tanti si fermavano per una breve preghiera, per scambiare due parole, per sostare un attimo in silenzio o magari anche per studiare. L’ex parroco don Virginio Morselli aveva lanciato la consuetudine di celebrarvi il rosario, in occasione del mese mariano di maggio.

Nelle settimane scorse, il podere su cui la santella sorgeva è passato di mano; e la nuova proprietà ha chiesto che la struttura venisse spostata. Un altro agricoltore di Ronconuovo si era reso disponibile a ospitare la Madonnina; ma l’area era troppo lontana dal paese e così i volontari del Club San Pietro, in accordo con Pédar, hanno deciso di riallestire l’edicola religiosa davanti alla loro sede. Nei giorni scorsi la reinaugurazione.




Soresina, festa patronale con Mons. Sigalini

Una chiesa gremita, la prepositurale di San Siro in Soresina, ha accolto mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina, intervenuto per la ricorrenza del Santo patrono Siro. In prima fila, ad accoglierlo, i bambini e i ragazzi dell’ACR giovani tanto cari al Vescovo che si è occupato di pastorale giovanile a livello nazionale e dell’organizzazione di tante giornate mondiale della gioventù, quando Papa era Giovanni Paolo II.

La giornata patronale unisce mondo religioso e secolare: i sacerdoti soresinesi di nascita e di ministero, in comunione con i sacerdoti della Zona Pastorale Seconda, il sindaco Diego Vairani e gli assessori, le autorità civili e militari, la Pro Loco, i rioni, le associazioni … tutti intervenuti per celebrare San Siro e chiedere la sua misericordiosa benedizione sulla comunità soresinese.

Dopo l’ingresso, il parroco don Angelo Piccinelli ha salutato e ringraziato il Vescovo Sigalini. Nel suo messaggio di benvenuto, don Piccinelli ha ricordato Siro, proto Vescovo di Pavia, tratteggiandone le caratteristiche, per poi passare al ricordo di don Maurizio Galli, soresinese, Vescovo di Fidenza, di cui ricorre il decennale della scomparsa. Del Vescovo Galli ha ricordato le doti di predicatore, insegnante e guida per molti seminaristi.

Subito dopo, il presidente della Pro Loco Pier Paolo Bolzoni e un volontario, Luciano Galli, sono stati invitati a portare il cero votivo che, ogni anno, per tradizione, offrono in occasione della festa patronale, quale richiesta di protezione per tutta la comunità.

Carica di significato l’omelia del Vescovo Sigalini che può essere così riassunta: “Viviamo in un’epoca in cui la tendenza a tirare a campare ogni tanto ci assale, fino a dimenticarci degli altri. Dio invece è all’opera sempre e si propone alla vita dell’uomo con un piano di salvezza. Dio ha soltanto un obiettivo: convertire il cuore dell’uomo per distruggere i muri, creare accoglienza, profondere giustizia. Quello che la vita non dà, infatti, lo deve offrire il cuore. Con Gesù arriva un dinamismo nuovo, di bontà. Questo dinamismo, Siro lo ha vissuto con intensità, quando le Diocesi cominciavano a prendere vita dopo le persecuzioni di Diocleziano. Siro è ricordato come pastore caritatevole, in un’epoca cercava di superare il periodo delle persecuzioni. Siro, nella difficoltà di ricostruire la pace dopo un periodo buio, è stato molto deciso, misericordioso e generoso”.

Ascolta qui l’omelia di mons. Sigalini

Il Vescovo Sigalini ha ricordato anche il Vescovo Maurizio Galli, un ricordo personale, basato su esperienze vissute in gioventù e su un’amicizia consolidata negli anni. Di lui ha detto: “Era un uomo sempre sereno, ma tenace. Viveva rigidamente le proprie convinzioni senza mai imporle agli altri, ma proponendole”.

Nel momento più solenne della celebrazione, quello della consacrazione, “tradendo” i suoi trascorsi dedicati ai giovani, il Vescovo Sigalini si è lasciato andare ad un tono più familiare ed ha invitato i ragazzi, schierati in prima fila, a far sentire forte il loro “Amen”.

La Messa solenne è stata accompagnata musicalmente dal coro Psallentes.

A celebrazione conclusa, i festeggiamenti sono proseguiti in oratorio per una cena comunitaria. Prima del momento conviviale però il Vescovo ha benedetto gli spazi dedicati alla nuova direzione dell’Oratorio.

Buona partecipazione anche al concerto del Corpo Bandistico “Igino Robbiani” di venerdì 7 dicembre. Il concerto ha visto la partecipazione del coro Psallentes così da alternare musiche per sola banda a intermezzi cantati. Durante il concerto si sono esibiti i gli allievi del corso propedeutico all’ingresso nella banda.

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A Casirate il presepe vivente

Ambientato nella suggestiva cornice del giardino di Villa Blondel, sede del Comune di Casirate, nel  pomeriggio di domenica 16 dicembre, su iniziativa dei volontari dell’oratorio San Marco e della parrocchia, è andato in scena il presepe vivente di Casirate. Una settantina i figuranti, sia bambini che ragazzi e adulti, che hanno dato vita alla sacra rappresentazione a partire dalle ore 16.

Numerose le situazioni che sono state ricreate: il rifugio per la Sacra Famiglia, la reggia di Re Erode (Lorenzo Casarotti) con la sua corte, un interno di un’antica casa contadina, una vecchia scuola con maestra e scolaretti, il recinto dei pastori e diverse altre postazioni di antichi mestieri.

Una vera famiglia casiratese ha interpretato la Sacra Famiglia. Si tratta di Roberto Gazzetto, di sua moglie Cassandra e del loro figlioletto Federico.

Iniziato con Giuseppe e Maria che hanno percorso i vialetti del giardino di Villa Blondel in cerca di ospitalità, senza fortuna, il presepe è proseguito con l’omaggio al Bambin Gesù da parte dei pastori e degli abitanti del villaggio per poi terminare con l’arrivo dei re magi (Romano Piazza, Ezio Pelosi e Roberto Locatelli) accompagnati alla capanna della Natività dal loro seguito.

Le parole del vicario don Gabriele Barbieri, una preghiera ed un canto finale hanno concluso, attorno alle 18, la sacra rappresentazione.

Per tutti i presenti, alcuni punti di ristoro posizionati sulla via d’accesso al Comune hanno offerto vin brulé, dolci e tè caldo.

L’allestimento del presepe vivente 2018 ha richiesto un paio di mesi di lavoro, intensificato negli ultimi giorni. Scene e costumi sono stati fatti in casa e di anno in anno vengono aggiornati e, se possibile, arricchiti di particolari. Tutti i gruppi che ruotano attorno all’oratorio hanno partecipato all’organizzazione alla rappresentazione. Diversi i ragazzi delle scuole superiori che hanno fatto da figuranti così come le famiglie. Ottima la cornice di pubblico.

 

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Movimento Cristiano Lavoratori, a Romanengo incontro su don Mazzolari

Nella serata di venerdì  7 dicembre nei locali del circolo del Movimento Cristiano Lavoratori di Romanengo , Don Bruno Bignami , direttore dell’ufficio nazionale di pastorale sociale e per il lavoro della Cei e presidente della Fondazione «Primo Mazzolari» di Bozzolo, terrà una relazione sulla figura del prete di Bozzolo e in particolare del suo impegno politico sociale fra le due guerre mondiali.

La figura di Don Primo Mazzolari – recentemente anche ricordato in un convegno organizzato nella sede dell’Unesco a Parigi alla presenza del segretario di stato della Santa Sede , il cardinale Pietro Parolin , del Vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni presente con la delegazione della diocesi cremonese e dello stesso Don Bignami – rappresenta una significativa testimonianza di quanto il prete di Bozzolo seppe fare anche in campo sociale e politico mediante il suo impegno a servizio della società.




Giovani e vocazione, riflessione e confronto con il vescovo Antonio

E’ stato ricco di spunti e di emozioni l’incontro tra i giovani  e il Vescovo Napolioni tenutosi venerdì 7 dicembre presso l’Auditorium Giovanni Paolo II nella Parrocchia di S. Stefano a Casalmaggiore. La serata è rientrata nel percorso proposto ai giovani della zona pastorale V “Chiedimi se sono felice” predisposto da Diocesi, Federazione oratori e Azione Cattolica. L’incontro, il secondo dopo quello del 16 novembre tenutosi presso l’oratorio San Pietro di Viadana, è stato incentrato sul tema della vocazione e ha avuto per titolo “Vivi o sopravvivi?”.

Presenti tanti giovani lavoratori, studenti universitari e liceali che hanno partecipato al Sinodo dei giovani da poco conclusosi e che hanno intrapreso un cammino di riflessione sulla loro vita e sul servizio prestato chi nelle parrocchie, chi nei viaggi organizzati a Lourdes con Unitalsi Cremona, tutti indistintamente nella propria realtà di riferimento. Giovani con gli occhi pieni di esperienze e tanta voglia di intervenire, dichiarare, riflettere, sintetizzare, partire dalle proprie scelte di vita e dai dubbi esistenziali per diventare adulti consapevoli e cristiani nel mondo.

Lo stesso Vescovo ha voluto predisporre la serata come possibilità di confronto sincero, di ricerca reciproca, di condivisione, permettendo che, dopo una breve premessa tratta dalla Lettera pastorale “Gesù per le strade. Il sinodo dei giovani ci spinge…”, da poco consegnata da Napolioni alla Diocesi, fossero proprio i giovani i protagonisti di questo momento.

A partire da parole-chiave rappresentative di alcune scelte del vivere quotidiano, i ragazzi hanno potuto sviluppare, in forma laboratoriale, un metodo di esplorazione del proprio vissuto, capace di condurre a conoscere se stessi e il proprio cuore. La domanda che si sono fatti è dove si nasconde la vocazione e come si vive una fede incarnata che modifica le aspettative, i progetti di vita, i piaceri, le curiosità. La risposta è stata trovata nella parola Amore. L’amore che sa vedere le necessità dell’altro e vi sa rispondere concretamente; l’amore che sa essere accettato e sa cogliere l’importanza della reciprocità.

Centrale dunque il tema della comunione. La vocazione non è un fatto privato, esclusivo ed escludente. L’amore vocazionale per essere tale deve essere condiviso, “effusivo e diffusivo” per usare i termini proposti dal Vescovo. Anche se certamente ha bisogno di coltivare nel silenzio la lealtà con se stessi e il riconoscimento della propria identità, la vocazione è relazione perché deriva dalla chiamata che l’uomo può rifiutare o accogliere, dopo una prima iniziale obiezione, paura, titubanza. Sarà il riconoscimento della propria volontà di vivere pienamente da Figlio di Dio, in ogni incontro, ambiente, dimensione del quotidiano, che permetterà alla propria esistenza di evolvere in maniera significativa, fino a giungere alla felicità piena.




Un ponte di solidarietà tra Soresina e il Togo

Da quasi un ventennio, un gruppo di soresinesi realizza progetti in Togo. Si tratta del Gruppo Amici del Togo nato nel 2001 dopo un’esperienza condivisa in terra d’Africa da alcuni giovani legati da un rapporto di amicizia con un sacerdote togolese, Père Honoré Melessoussou. La scoperta di una realtà povera di risorse, mezzi e strumenti, come quella del Togo, ha spinto i partecipanti a costituirsi come gruppo per dare continuità al rapporto nato, rispondendo alle richieste di aiuto degli abitanti dei villaggi.

Numerose le opere realizzate negli anni, volte soprattutto ad aiutare i ragazzi, privi di scuole e di tante altre necessità. In particolare, il gruppo sostiene in via continuativa Père Honoré e invia con costanza medicinali, materiale didattico e sportivo; nel 2002 ha dato avvio al sostegno agli insegnanti e nel 2003 sono partite le adozioni a distanza e le borse di studio. Sono state costruite due scuole, nel 2007 a Oulità e nel 2010 a Mounà dove, già nel 2003 era stata costruita la chiesa. Nel 2014 il gruppo ha inaugurato la Casa dello Studente a Hiheatro su un terreno che ha acquistato. La casa rappresenta una speranza: quella di poter proseguire gli studi per un futuro migliore. La lontananza, infatti, è una delle cause di interruzione degli studi a livelli superiori. Grazie alla Casa dello Studente quale base di appoggio, i ragazzi che abitano in villaggi molto piccoli hanno la possibilità di continuare la scuola.

Nel 2017 il Gruppo si è lanciato in una nuova avventura e ha acquistato un terreno dell’estensione di 10 ettari da destinare alla coltivazione del legno (il tek) con la finalità di rivenderlo e utilizzare i suoi frutti per la popolazione locale. 2500 piantine sono state piantate in 3 dei 10 ettari acquistati, in attesa di metterne al tre a dimora. Il progetto infatti è a lungo termine, perché i primi frutti si vedranno nell’arco di un decennio. Una parte del terreno è stata destinata alla coltivazione di frutta e ortaggi, garantendo così un sostentamento alle famiglie del villaggio adiacente la piantagione.

Il progetto è molto ambizioso e ha richiesto un cospicuo impegno economico, ma il gruppo è certo che i benefici a lungo termine saranno molti. Ecco perché questo Natale è stato destinato a raccogliere fondi per continuare ad investire nella piantagione di tek. In particolare, i volontari del Gruppo Amici del Togo allestiranno una bancarella sul sagrato della chiesa di San Siro domenica 23 dicembre, per tutta la mattinata.

Scarica qui la locandina

Alla domanda su cosa porta a credere in questo progetto e ad andare avanti, ecco cosa risponde un membro del gruppo: “Avendo toccato con mano la realtà del Togo risulta ancora più evidente quanto un piccolo contributo possa avere un riscontro davvero positivo sulla vita di molte persone. I progetti che finanziamo permettono a molti ragazzi di continuare gli studi, di avere un supporto spesso indispensabile per guardare al futuro con più speranza. Così come guarda al futuro il nostro nuovo progetto del tek, che mira a raggiungere un bacino ancora più importante di persone. Riuscire a regalare un sorriso e un aiuto concreto vale da solo tutto l’impegno”.

Per conoscere meglio il gruppo e tutte le novità sui progetti basta tenere monitorata la pagina Facebook, costantemente aggiornata nei contenuti, Amici del Togo Soresina.

 




8 dicembre, per l’AC è la Giornata dell’adesione

L’8 dicembre l’Azione Cattolica festeggia tradizionalmente la Giornata dell’adesione. In questa occasione, in numerose parrocchie e unità pastorali della diocesi (circa 60), l’AC propone momenti di riflessione, di festa, di convivialità, di preghiera, perché l’adesione si mostri non solo come atto privato di chi sceglie di formalizzare la partecipazione associativa, ma sia anche atto pubblico, di impegno preso di fronte alla comunità.

Oggi aderire ad un’idea e ad un progetto non è più tanto di moda, perché significa prendere parte, prendere posizione, accogliere una proposta insieme alla fatica di portarla avanti, sentendola e sapendola propria. Si pensa, infatti, che aderire a una proposta sia un fatto statico, che ingabbia e limita la creatività di ciascuno, mentre si tratta esattamente del contrario. Ogni esperienza aggregativa, se viva e reale, non è limitante, non è statica e ferma, ma sa leggere la realtà e, seppure fedele ai principi che l’hanno fondata, sa generarsi e generare nuove risposte e nuove occasioni di andare avanti.

Proprio i tempi che stiamo vivendo, così veloci e, rapidi, a volte incomprensibili, ci spingono a vivere ogni occasione di aggregazione, di impegno, di confronto e relazione, con l’occhio aperto e sapiente di chi vi sa cogliere domande e di chi sa pensare percorsi, dinamiche, processi di cambiamento.

Aderire è anche questo: sentirci tutti interpellati in percorsi di cambiamento, prima di tutto di noi stessi e, di conseguenza, della realtà che abbiamo intorno: cambiamento costruttivo, generativo, di conversione e ricerca, quindi.

La ricchezza ulteriore di un’associazione, inoltre, si potenzia di una forza in più: quella del gruppo, della relazione, della condivisione e del confronto, vissute in un clima di famiglia, di passione condivisa, di responsabilità che si rinforzano proprio perché potenziate dal fare insieme. In associazione ci si confronta, si condivide, si lavora insieme e si fanno proposte, per quelli che sono a fianco di ciascuno e per chi è più lontano, perché diventa importante condividere la bella esperienza che si fa.

Lo slogan dell’8 dicembre 2018 ci invita a essere “Ricaricati”, perché collegati gli uni gli altri, ma anche ad una storia, a un’esperienza, a percorsi, a una visione di uomo e di Chiesa. Ci invita a stare legati nonostante le storie diverse da cui proveniamo e le diverse età, che diventano risorsa e promessa di felicità l’una per l’altra in un reale scambio intergenerazionale, dove gli adulti servono i ragazzi, ma al tempo stesso ricevono da loro entusiasmo e nuove domande di vita, a cui trovare risposte d’amore.

Per questo, ai circa 1.800 associati di Azione Cattolica auguriamo che, ancora, questo 8 dicembre sia occasione di ri-generazione.

Silvia Corbari
presidente AC diocesana

Preghiera per la Giornata dell’adesione




Casa dolce casa: sul palco di Castelleone una speciale compagnia teatrale

Nella serata del 3 dicembre la Sala della comunità “Giovanni Paolo II” della parrocchia di Castelleone ha ospitato la compagnia teatrale Tracce d’Arte che ha presentato lo spettacolo “Casa dolce casa”. La data dello spettacolo, allestito in collaborazione con la pro loco e la città di Castelleone, è importante perché il 3 dicembre è la Giornata internazionale della disabilità e la compagnia Tracce d’arte è formata da una trentina di attori diversamente abili e da otto dei loro educatori coadiuvati e guidati da Massimiliano Bozzoni.

Tutti i componenti della compagnia teatrale provengono da realtà presenti sul territorio che da anni si occupano di disabilità: il Seme di Castelleone, l’Anffas di Crema, il Centro Primavera di Camisano e Lo Scricciolo di Fiesco.

La Compagnia teatrale festeggia quest’anno i suoi primi dieci anni di attività e ha già messo in scena sei spettacoli che sono il risultato finale dei diversi laboratori realizzati ogni anno. L’ultimo lavoro è appunto “Casa dolce casa”. La casa, infatti, è il luogo dove si vivono i momenti più semplici e più intimi, dove tutta la famiglia si ritrova, dove si litiga e si fa la pace, dove ci si incontra o ci si scontra, dove si corre o  si riposa, insomma dove si vive la vita di tutti i giorni, speciale ed unica e che racconta qualcosa di tutti.

Lo spettacolo è stato intenso e con momenti altamente suggestivi, grazie alle ottime performance degli attori, sottolineate dal gradimento del gran numero di spettatori che ha riempito in ogni ordine di posto la sala del cineteatro dell’oratorio.




Catechisti «con la fiducia del seminatore»

Si è svolto nel Santuario di Caravaggio lunedì 3 dicembre alle ore 21 il tradizionale appuntamento di inizio avvento per i catechisti della zona 1. Un incontro di preghiera semplice, ma estremamente profondo, presieduto dal neo Rettore mons. Amedeo Ferrari.

Ad aiutare i catechisti nella riflessione sulla propria missione è stata scelta la parabola del seminatore (Mt 13, 1-23) esplicitata in tre simboli – terra, acqua e un mucchietto di semi – che uno alla volta venivano portati ai piedi dall’altare, dove un piccolo allestimento richiamava il terreno da coltivare.

Tre simboli, tre letture tratte dalla lettera di San Giacomo apostolo, dal Libro del profeta Isaia e dal Vangelo di Giovanni, e tre brevi momenti di silenzio hanno composto l’incontro.

Preziose le parole del mons. Ferrari durante la sua breve omelia: «Dalle parole dei profeti capiamo che la fatica del seminatore non è mai inutile. La Parola porta sempre frutto, anche quando noi non vediamo i risultati».

E ancora: «Dobbiamo quindi maturare una fiducia vera, non illusa o ingenua, perché Dio ci ha detto che il seme crescerà. I nostri sforzi non sono inutili». Importante è anche l’invito che ha rivolto ai catechisti di guardare i bambini e i ragazzi che hanno davanti e di domandarsi a quale terreno possono assomigliare, per meglio coglierne le fragilità e aridità.

L’incontro si è poi concluso con la possibilità di lasciare un’offerta per l’iniziativa diocesana Avvento di Fraternità (quest’anno devoluto alla missione congolese delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda) e con una preghiera davanti allo speco della Vergine.

I prossimi appuntamenti da fissare in agenda sono previsti per il 23 febbraio presso l’oratorio di Masano – dove si terranno dei workshop per catechisti – e per il 30 marzo presso il centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio per il convegno regionale dei catechisti.




Soresina, Messa con mons. Sigalini per la festa patronale

A Soresina si respira già aria di festa per le prossime celebrazioni in onore del Santo Patrono Siro. Il 9 dicembre, alle 18, nella chiesa prepositurale, appunto dedicata a San Siro, per la solennità patronale interverrà il Vescovo Domenico Sigalini (già Assistente Generale dell’Azione Cattolica Italiana e Vescovo Emerito di Palestina).

Concelebreranno la Messa i sacerdoti soresinesi d’origine e di ministero. Durante la Messa, la Pro Loco offrirà il cero votivo al Santo, quale richiesta di protezione per tutta la comunità. Seguirà una cena comunitaria in Oratorio.

Per prepararsi alla solennità patronale, venerdì 7 dicembre, alle 21, nella parrocchiale, il Corpo Bandistico “Igino Robbiani” proporrà, con la collaborazione del Coro Psallentes, un’elevazione musicale.