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Anche il vescovo Napolioni al taglio del nastro del nuovo pronto soccorso pediatrico

L’Ospedale di Cremona ha un nuovo Pronto soccorso pediatrico. Inaugurato nel pomeriggio di lunedì 7 ottobre, è stato realizzato grazie alla generosa donazione dell’Associazione Giorgio Conti Onlus in occasione del trentesimo anniversario dalla fondazione. Sarà attivo a pieno regime a partire da giovedì 10 ottobre 2019.

Sono intervenuti: Giuseppe Rossi (Direttore Generale ASST di Cremona), mons. Antonio Napolioni (Vescovo di Cremona), Vito Danilo Gagliardi (Prefetto di Cremona), Rosita Viola (Assessore alle Politiche Sociali e della Fragilità, Comune di Cremona), Carla Melloni (Questore di Cremona), Gian Domenico Auricchio (Presidente Camera di Commercio), Adriana Rinaldi (Presidente Associazione Giorgio Conti Onlus), Claudio Cavalli (Direttore UO Pediatria Aziendale, ASST di Cremona), Giovanni Fasani (Associazione Giorgio Conti Onlus), Federico Lena e Matteo Piloni (Consiglieri di Regione Lombardia). Presente anche Camillo Rossi, ex Direttore Generale dell’ASST Cremona, che nel 2018 aveva dato avvio al progetto.

Soddisfazione ed emozione. Questo il sentire comune di chi è intervenuto alla presentazione, perché Il Pronto Soccorso Pediatrico è un autentico dono alla città di Cremona e ai suoi abitanti. Un luogo pensato per accogliere i bambini come se l’ospedale fosse un “parco giochi”, con tanto di alberi, sedute colorate, case di legno per parlare, leggere e disegnare. Bellissima la sala con i mobili che riprendono lo skyline di Cremona dove spiccano il Torrazzo e la Cattedrale.

Per questo non poteva mancare la musica. Due i momenti d’intrattenimento per il pubblico. Ad anticipare l’evento, nell’atrio dell’Ospedale di Cremona, un flash mob di hip hop a cura degli allievi della scuola Infinity Dance. Mentre all’interno della sala d’attesa del Pronto Soccorso si è esibita una rappresentanza dell’Orchestra Giovanile di Cremona Mousikè, diretta dal maestro Gianluigi Bencivenga. In particolare hanno partecipato Lucia Camisaschi (violino), Andrea Camisaschi (pianoforte), Elena Montalto (clarinetto), Tea Vignoli (clarinetto) e Tommaso Signore (tromba).

Inoltre la presenza dell’Associazione dal naso al cuore VIP ha portato una ventata di allegria nel pubblico attraverso l’improvvisazione e il coinvolgimento giocoso.

«Ringrazio l’Associazione Giorgio Conti per questo regalo meraviglioso – ha affermato Giuseppe Rossi – Direttore Generale dell’ASST di Cremona. Un dono alla città che rende l’Ospedale di Cremona ancora più amico dei bambini». «Il nuovo Pronto Soccorso Pediatrico – ha continuato Rossi – è un luogo che rispetta le esigenze dei piccoli pazienti e delle loro famiglie; uno spazio concepito come un luogo ludico, per cercare di rendere meno traumatico l’impatto che una struttura sanitaria può avere sui bambini. Sotto il profilo funzionale e organizzativo il miglioramento è decisamente significativo. In precedenza il Pronto Soccorso Pediatrico era ubicato all’interno del reparto di Pediatria in uno spazio un po’ sacrificato. Oggi, il Pronto Soccorso è dotato di ambienti specifici dedicati all’accoglienza, al Triage, alla visita e all’osservazione breve». «Tutto questo – conclude Rossi – favorirà il lavoro degli operatori, lo svolgimento delle attività di primo soccorso e cura. Migliorano la logistica e tutti gli aspetti di comfort e privacy. Il risultato è frutto di un accurato lavoro di progettazione svolto realizzato dell’architetto Federico Fasani che, in collaborazione con il nostro Ufficio Tecnico, ha valutato le migliori possibilità di intervento e riqualificazione degli ambienti».

«Questo progetto – ha spiegato Adriana Rinaldi, Presidente dell’Associazione Giorgio Conti – è nato dal desiderio di lasciare una traccia concreta e fruibile dentro la Città. Lo scorso anno la nostra Associazione ha compiuto trent’anni, un tempo di attività intensa durante il quale centinaia di bambini sono stati aiutati ad avere una vita normale. Tengo molto a precisare che i risultati conseguiti dalla ‘Giorgio Conti’ sono frutto delle moltissime donazioni che abbiamo ricevuto. Ci sembrava bello in occasione del nostro trentesimo compleanno restituire qualcosa di utile all’intera comunità».

 

PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO: 10MILA ACCESSI NEL 2018
La nuova struttura risponde anche a questo bisogno

 

«Il Pronto Soccorso Pediatrico – ha spiegato Claudio Cavalli, Direttore dell’UO di Pediatria Aziendale – è anzitutto un luogo di accoglienza, dove deporre ansie e paure quando un bambino non sta bene. Al tempo stesso, per la nostra Azienda, il Pronto Soccorso Pediatrico, essendo un servizio ad accesso diretto per bambini e adolescenti dai 0 ai 18 anni, è una ‘finestra aperta sulla città’, concetto che l’architetto Federico Fasani ha ben sviluppato attraverso l’ambientazione che ha saputo ricreare».

«Nel 2018 – ha continuato Cavalli – gli accessi al Pronto Soccorso pediatrico sono stati circa 10mila. Un dato che è stato tenuto in considerazione a livello progettuale per lo sviluppo di un’area di 300 metri quadrati circa. Il nuovo Pronto Soccorso Pediatrico è, infatti, caratterizzato da spazi pensati ad hoc, come l’Osservazione Breve, dove le due stanze di degenza permettono sia di fornire l’assistenza specialistica fin da subito, poco prima di essere ricoverati, sia di avviare cure risolutive senza dover ricorrere al ricovero. Non solo. Il sistema di videosorveglianza a circuito chiuso offre maggior garanzia in termini di sicurezza e sorveglianza dei piccoli pazienti».

«Tutti elementi questi, che sono convinto favoriranno un approccio più disteso, razionale e tranquillizzante alle problematiche di ogni bambino o ragazzo che si rivolgerà alla nostra Unità di Pediatria – ha concluso Cavalli. Oggi posso dire che Cremona dispone finalmente di un servizio moderno e decisamente migliorativo per il quale mi sento di garantire, da parte dello Staff medico ed infermieristico da me diretto, il massimo impegno per essere sempre più performanti rispetto alle necessità dei nostri pazienti e delle loro famiglie».




L’Unitalsi cremonese pellegrina a Loreto

La Sottosezione cremonese dell’Unitalsi ha vissuto, da martedì 1 a venerdì 4 ottobre il pellegrinaggio a Loreto. In tutto 28 i partecipanti: 8 malati, 11 sorelle, 2 barellieri, 1 medico e 6 pellegrini. Di seguito il diario dell’esperienza.

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Martedì 1 ottobre

Nel giorno in cui la Chiesa festeggia santa Teresa di Lisieux, patrona delle Missioni, pur non essendo mai stata missionaria, è iniziato il nostro pellegrinaggio in pullman verso Loreto.

Dopo il viaggio e il pranzo, al pomeriggio alle 16.30 tutti insieme abbiamo fatto il Passaggio alla Santa Casa e alle 17 ci siamo ritrovati per la Messa, celebrata in Basilica Superiore dal rettore padre Franco Carollo.

Nell’omelia, anche in considerazione della coincidenza con l’inizio del mese missionario, il rettore si è posto e ha posto ai pellegrini delle domande: “chi siamo come comunità cristiana? Siamo accoglienti?”, indicando uno stile di “inclusione” che deve caratterizzare la vita di ciascuno e invitando a non essere chiusi in se stessi e ad avere un cuore aperto verso tutti e per tutti. Al pari di Maria che non si è mai chiusa in se stessa, ma si è aperta con un “sì” alla chiamata di Dio.

Mercoledì 2 ottobre

La giornata è iniziata con il trasferimento a Osimo, dove, nella chiesa dedicata a san Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti, è stata celebrata la  Messa dal direttore spirituale don Gianluigi Vercellini.

Nella festa degli Angeli Custodi il celebrante ha invitato a imparare a custodire le persone a noi affidate e i valori di cui ognuno di loro è portatore.

Durante la celebrazione e è stata festeggiata una coppia di sposi che ha raggiunto il 40° anniversario di matrimonio. Successivamente abbiamo avuto l’opportunità di seguire una guida che ha illustrato le bellezze artistiche di Osimo e approfondito la storia della città e di san Giuseppe da Copertino. Il Santo – sacerdote appartenente all’Ordine dei Frati Minori Conventuali –  è il patrono di Osimo e di Copertino (provincia di Lecce). A S. Giuseppe da Copertino vengono attribuiti miracoli ed estasi che, secondo la tradizione, lo avrebbero portato a elevarsi e compiere voli.

In serata non si è potuta purtroppo effettuare la prevista fiaccolata in seguito al maltempo. In Basilica Superiore si è recitato il Rosario meditato introdotto dal rettore padre Carollo, che ha ricordato che Loreto è il “santuario dei santuari”. San Giovanni Paolo II ha detto: “La Santa Casa di Loreto è il primo santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità”. Con particolare devozione si è fatta la processione all’interno del Santuario, al seguito della statua della Madonna.

Giovedì 3 ottobre

La giornata inizia con il Rosario, introdotto da una meditazione del rettore su san Giuseppe, di cui è stata tratteggiata la figura – collegandola anche all’attualità – in particolare evidenziando come il Vangelo non ne parla molto, pur essendo determinante ed essenziale nella vita di Gesù.

Nel pomeriggio, al seguito di una guida, abbiamo visitato il Museo Antico Tesoro della Santa Casa, collocato nel braccio occidentale del Palazzo Apostolico, che conserva un enorme ed eterogeneo patrimonio di arte e di fede proveniente dalla Basilica o donato alla Santa Casa nel corso dei secoli.  Ciò a testimonianza del prestigio di cui gode il Santuario Lauretano in tutto il mondo.

Successivamente in Basilica Superiore abbiamo condiviso con i frati e le suore dei vari ordini francescani la Messa con la celebrazione del Transito di San Francesco. Cerimonia molto sentita e partecipata, a conferma della continua presenza del Santo – patrono d’Italia –  in mezzo a noi. Pure molto sentita e partecipata l’adorazione eucaristica, sempre in Basilica Superiore, a conclusione della giornata.

Venerdì 4 ottobre

In mattinata è stata celebrata la Messa del pellegrinaggio, durante la quale è stato “accolto” con una breve cerimonia il personale del primo anno.

A seguire – a conclusione – un passaggio alla Santa Casa, a conferma che non siamo venuti per caso, ma chiamati dall’eco di quell’eccomi detto da Maria all’Angelo che le annunciava la buona novella.




Enzo Bianchi tuona contro «l’afonia» dei cattolici in politica e richiama l’appello di don Mazzolari (audio completi e video intervista)

Un appuntamento molto partecipato e apprezzato dai presenti quello che si è svolto a Bozzolo sabato 5 ottobre dal titolo “Questa è l’ora: appello ai cattolici”.

L’incontro, organizzato da “Amici del dialogo-Associazione di cultura e politica area Oglio Po”, in collaborazione con la Fondazione don Primo Mazzolari e la Parrocchia di San Pietro Apostolo di Bozzolo, ha visto tra i relatori il prof. Giovanni Borsa direttore della rivista mazzolariana “Impegno”, padre Giuseppe Riggio caporedattore della rivista gesuita “Aggiornamenti sociali” e padre Enzo Bianchi fondatore della “Comunità monastica di Bose”.

I cattolici devono essere visibili. Papa Francesco e prima ancora il Vangelo portano a fare una scelta di campo pre-politica, apartitica, non ideologica. Ma portano a scegliere. Per il bene della polis, della città, per il bene pubblico. Questo in sintesi quanto è stato condiviso dai relatori presenti.

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A partire da don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, che nell’introdurre i lavori ha confidato che «non è stato facile preparare questo incontro ma noi abbiamo insistito perché ci fosse questo momento in questo momento. Tante le resistenze interne alle parrocchie e dentro l’ecclesialità stessa nel parlare di politica». Perché pare ci si dimentichi il senso proprio delle parole, nel suo significato originale. «Per superare la tentazione di tanti cattolici di rintanarsi nelle sagrestie sazi di un culto privato e personale -continua don Pisani – occorre spingerli a decidersi in quale chiesa vorrebbero riconoscersi. Nella chiesa di don Primo e di papa Francesco, che è quella del Concilio Vaticano II? O in quella di alcune ideologie tradizionaliste o dietrologie, che vorrebbero riportarci al medioevo clericale, alle vecchie dogane, ai muri del silenzio, ai reticolati assassini magari ammantati dall’idea della difesa dei nostri valori e della nostra fede? Quale chiesa vogliono scegliere i cristiani?».

Dopo queste sollecitazioni, è stato il momento di una riflessione da parte del prof. Borsa che, a partire dagli studi promossi dalla Fondazione Mazzolari, ha attualizzato il motto di don Primo “il Vangelo è un invito a fare, fare è la prima beatitudine”. «La fede è incarnata – ha dichiarato – nella lucida osservazione della realtà che la circonda, sia essa la pieve sull’argine oppure le trincee, l’Italia del fascismo o quella della ricostruzione. Fra la gente a cui don Primo andava incontro scorgeva allora la necessità di un’azione riformatrice». La stessa di cui c’è necessità oggi. La stessa, per utilizzare i citati termini di don Primo dalle pagine della sua “Rivoluzione cristiana”, che  gli faceva dire che «nessuno può eguagliare la passione rivoluzionaria del cristiano perché nessuno può eguagliare la sua sete di salvezza. E ci si salva con gli altri. Ci si salva salvando».

L’audio dell’intervento del prof. Borsa

A seguire, è stato il momento di un lungo excursus storico di padre Riggio che, partito dal Non expedit di Pio IX (che impediva ai cattolici di impegnarsi nella politica sia attiva che passiva), passando attraverso “l’Appello ai liberi e forti” di don Sturzo, per arrivare all’Assemblea costituente del dopo guerra e al caso Moro, ha ripercorso per tappe la partecipazione dei cattolici alla vita politica del loro Paese. Fino ai tempi attuali. Dato significativo nel presente è il forte astensionismo alle ultime elezioni europee, il che significa un profondo disinteresse per la politica, «da troppi dileggiata». Mentre grande è «la sfida della vocazione all’impegno politico», per ricordare l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco.

L’audio dell’intervento di padre Riggio

Da ultimo, l’intervento probabilmente più atteso, perché si sa che padre Enzo Bianchi, oltre che essere il fondatore della comunità monastica di Bose, è anche molto vicino agli ambienti papali. E ci si aspetta da lui delle provocazioni e delle novità. Le quali non sono tardate ad arrivare.

«Viviamo nel tempo della crisi ma il vero problema si chiama aporia, aporia come incertezza, come non comprendere e non sapere, non saper dire né decidere né operare delle scelte -ha dichiarato- Questo perché manca l’operazione faticosa e paziente del discernimento, della lettura dei segni dei tempi».

E, sollecitando a interrogarsi su quello che è necessario nell’hic et nunc, qui e ora, nel mondo europeo del secondo millennio, ha portato l’auditorium a riflettere, con partecipazione a tratti commossa, sull’incapacità dei cattolici, dei cristiani, a stare nella polis. «Un’afonia dovuta a un’astenia della loro fede. Continuiamo a interrogarci sui mezzi con cui i cattolici possono essere presenti in politica. Ma il problema è più radicale. C’è stato un allontanamento. I cattolici sono stati delegittimati e sostituiti da soggetti ecclesiastici che hanno avocato a sé il discernimento della politica italiana. Si è negata ai fedeli laici la possibilità di essere cristiani adulti e maturi. La loro voce è stata impedita». Bianchi addita pertanto a una certa visione di chiesa la colpa di non aver lasciato spazio al laicato di vivere nella polis l’ispirazione cristiana, che è quella che nasce dalla parola di Dio e che chiede di essere partecipi alla vita della città. L’ispirazione che non si accontenta del servizio agli altri nella verità e nella carità, ma che è anche un’assunzione di scelta e di azioni nella politica, nell’economia, nel governo della città.

«Spetta ai cattolici la funzione immediata nel partecipare in prima persona alla vita pubblica».

La concezione cristiana della politica, allora, dev’essere «eversiva e anormale», perché solo così si distacca da ciò che nella storia è vincente. «La fede cristiana chiede oggi una rifondazione. Il fondamento è e resta Gesù Cristo ma il modo di vivere il cristianesimo in questa società di oggi è nuovo e chiede che noi rifondiamo la nostra prassi e la nostra presenza. Ma questo dipende da una fede che abbia una vera passione per Gesù Cristo, il che significa una vera passione per l’uomo. Altrimenti la nostra sterilità continuerà ad essere attestata».

L’audio dell’intervento di Enzo Bianchi

Erano presenti il sindaco di Bozzolo, l’on. Giuseppe Torchio, la senatrice Albertina Soliani, l’on. Bruno Tabacci e l’on. Pierluigi  Castagnetti.

 

A BREVE IL VIDEO INTEGRALE DEL CONVEGNO




CL, la giornata comune nel ricordo di don Bellani

Dieci anni fa moriva don Natale Bellani, sacerdote castelleonese “di stanza” a Cremona. Parroco a San Pietro al Po prima e a Bonemerse poi, fu per generazioni di giovani un punto di riferimento forte nella fede e nelle diverse circostanze (belle o brutte che siano) che la vita mette di fronte. Profondamente innamorato di Cristo, obbediente alla Chiesa e legato al Movimento di Comunione e Liberazione, è ancora oggi per molti una figura a cui guardare. Anche per questo CL ha voluto dedicare la giornata comune, svoltasi domenica 6 ottobre in Seminario, al ricordo – non nostalgico – di questo sacerdote.

Al tavolo dei relatori si sono avvicendanti Paolo Mirri (responsabile di CL a Cremona), Cristiano Guarneri (giornalista), don Antonio Moro e Gianfranco, un giovane padre che molto deve alla paternità di don Natale nei suoi confronti. «Siamo qui non per celebrare il ricordo di qualcuno che non c’è più – ha detto Mirri al folto pubblico – ma perché possiamo essere incoraggiati dalla paternità e autorità di un amico che ha fatto veramente esperienza di Cristo. Anche per questo ascolteremo la testimonianza di persone che vivono ancora di quel seme da lui germogliato».

Il primo a intervenire è Cristiano Guarneri. Dopo aver ripercorso brevemente la vita di don Natale – nato a Castelleone il 23 settembre del 1946 – e il suo percorso umano e di fede, Guarneri ha portato la propria esperienza di amicizia con don Bellani. «Ero giovane e insieme a mio fratello Simone avevamo il pallino della musica. Io suonavo la chitarra, lui il basso. Siccome frequentavamo l’oratorio, eravamo abituati a un dialogo schietto con il don. Lui ci prendeva sempre sul serio. Anche quando gli leggevamo – noi giovanissimi – delle poesie di Jim Morrison o come quando ci diede lo spazio per poter avere una sala prove dove suonare. Si ricordava di ciascuno, di ciascuno alla sera ripeteva il nome per affidarlo a Dio e fissarselo nel cuore. Anche per questo ci affascinava e poi quel fascino è diventato un affetto, che rimane ancora oggi. Perché ci parlava di cose grandi e vere, e noi lo capivamo».

Anche “Genfry” è uno di quelli che allora frequentavano l’oratorio di Bonemerse. «Arrivai lì dopo il divorzio dei mie genitori, in una condizione molto difficile. A 16 anni allora iniziai ad abitare nella casa del vicario, che era vuota. Ho avuto la fortuna di poter vedere con quale attenzione pregava, cantava, come si dedicava ai ragazzi, alle persone in difficoltà. Soprattutto ero colpito dalla sua amicizia con gli altri sacerdoti di CL, con cui si trovava regolarmente. E poi dalla sua cultura e dalla sua fede: ci invitava sempre a pregare il vespro, e io lo seguivo. Per me è stato un padre e oggi che io sono diventato papà, indico a mio figlio le stesse cose».

Commosso e delicato anche il racconto di don Antonio Moro, prossimo ai 50 anni di sacerdozio, di cui moltissimi passati nella parrocchia di Stagno Lombardo, non lontano da Bonemerse. «L’ho sempre considerato un grande prete. Era felice di essere prete. Quando ci incontravamo in casa sua, vedevo la grandezza del suo lato umano: guardavo cosa aveva aula sua scrivania, cosa leggeva, cosa meditava e restavo sempre colpito perché io ero un lazzarone sotto questo aspetto. Io gli dicevo “stai più quieto”, lui invece aveva una energia di lavoro che mi stupiva. Si presentava sempre felice e se poteva cantava. In sagrestia cantava, in casa cantava il gregoriano ed era felice. Lo guardavo e lo ammiravo. Come accoglieva me, accoglieva anche gli altri sacerdoti, pieno di delicatezza e serietà. Accoglieva anche i fratelli nel bisogno, accompagnava i giovani e non li abbandonava mai. Verso la fine, venne quella dolorosa e terribile malattia: mi ha colpito la preghiera dei suoi figli. Quella casa là (la casa parrocchiale di Bonemerse, ndr). Quante volte mi sono chiesto: “ma reggerà il pavimento?”, tanto c’era gente a pregare e a cantare intorno al suo capezzale. Credo  che oggi sia in paradiso a cantare le lodi del Signore. La Messa che diremo sarà per lui ma per chiedere la grazia di restare in un cammino che lui ci ha dato di incontrare: quello rivolto a Gesù».

La conclusione è ancora di Mirri: “Questa figliolanza che ha vissuto lui con Cristo deve essere per noi oggi sfida per una vita nuova, alla continua ricerca di questa paternità e autorità”.

La giornata è continuata con la celebrazione dell’Eucaristia e la possibilità di vedere una mostra dedicata proprio a don Bellani.

 

Il ricordo di don Natale Bellani a 10 anni dalla morte




Fidanzati e Giovani Sposi, i percorsi di Famiglia Buona Novella a Cremona e nella Zona 1

Una proposta pensata per coppie di fidanzati che non sono ancora in procinto di sposarsi. Si tratta di un percorso per approfondire le fondamenta per una felice e duratura relazione di coppia. A proporlo è l’associazione Famiglia Buona Novella in due sedi: Cascina Moreni a Cremona (“Fidanzati in relazione”) e a Brignano e Agnadello per la Zona 1 (“Giovani innamorati”)

Quando inizia una storia d’amore comincia un tempo prezioso: il tempo dello “stare insieme”, quello del fidanzamento. Un arco di tempo più i meno lungo che viene donato per avere la possibilità di conoscere l’altro. È in questa relazione a due che si gioca il futuro di una possibile e prossima famiglia. Il percorso ha lo scopo di fornire alcuni strumenti che riteniamo possano essere utili per affrontare con serenità una relazione amorosa.

I percorsi sono costituiti da incontri mensili, guidati da equipe di coppie di sposi.

La modalità degli incontri prevede il ritrovo alle ore 19 per l’apericena, dalle ore 20 alle ore 21:30 l’incontro di gruppo e a seguire ci sarà la possibilità di fermarsi per confrontarsi anche personalmente con le coppie accompagnatrici.

L’itinerario “FIDANZATI IN RELAZIONE” è proposto presso l’associazione Famiglia Buona Novella a Cremona in via pennelli, 5 (c/o Cascina “Fabio Moreni”). Per informazioni e iscrizioni agli itinerari: scrivere a info@famigliabuonanovella.it oppure telefonare a Sara 338 1031260 o Stefano 348 7112553S

Locandina

L’itinerario “GIOVANI INNAMORATI” è proposto in zona 1 ad Agnadello presso l’oratorio e a Brignano Gera d’Adda presso il Santuario Madonna dei Campi. Per l’adesione contattare: don Daniele 338 1403310 o don Francesco 338 6467362 o Alberto e Nadia 339 3244068

Locandina

Famiglia Buona Novella propone inoltre il cammino “Giovani sposi”, un itinerario pensato per coppie di sposi nei primi anni di matrimonio, per crescere nella relazione di coppia e per approfondire il Sacramento del Matrimonio alla luce della parola di Dio.

I percorsi sono costituiti da incontri mensili, guidati da equipe di coppie di sposi.
La modalità degli incontri prevede il ritrovo alle ore 19 per l’apericena, dalle ore 20 alle ore 21:30 l’incontro di gruppo e a seguire ci sarà la possibilità di fermarsi per confrontarsi anche personalmente con le coppie accompagnatrici.

L’itinerario “GIOVANI SPOSI” è proposto presso l’associazione Famiglia Buona Novella a Cremona in via pennelli, 5 (c/o Cascina “Fabio Moreni”)
Per informazioni e iscrizioni agli itinerari: scrivere a info@famigliabuonanovella.it
oppure telefonare a Sara 338 1031260 o Stefano 348 7112553S

Locandina




Pizzighettone, il 12 ottobre nella chiesa di San Bassiano al via il Festival Organistico

A Pizzighettone il prossimo 12 ottobre alle ore 21, nella chiesa arcipretale di San Bassiano, si apre la seconda edizione del Festival Organistico, ciclo di tre concerti (con ingresso libero) volti a valorizzare l’antico e prezioso Organo Angelo Amati del 1843, recentemente restaurato.

L’Unità Pastorale di Pizzighettone, con il Patrocinio del Comune di Pizzighettone e la collaborazione della Pro Loco, organizza questa prestigiosa iniziativa. L’intento è di offrire a tutti una proposta musicale di spessore che si colloca nel solco della vocazione musicale del nostro territorio cremonese, nella convinzione che la buona musica può contribuire a creare momenti di serenità e ad elevare la qualità della nostra vita, specie in questi tempi di ansie e incertezze.

Nel primo appuntamento si esibirà il duo organo/violino Ruggeri-Uinskyte (in foto) con l’esecuzione delle celebri “Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi.

Nel secondo appuntamento di sabato 19 ottobre alla consolle dell’organo siederà il giovane organista pavese Simone Pietro Quaroni che proporrà un’affascinante “Promenade à Paris”, passeggiata nel repertorio organistico parigino tra il XVIII e il XIX secolo.

Il Festival Organistico si concluderà domenica 27 ottobre con l’esibizione della Schola Cantorum “Ettore Rancati” di Castelleone accompagnata all’organo dal maestro Marco Molaschi. Verranno proposti brani del XVIII e XIX secolo.

Protagonista assoluto del Festival sarà il grande organo Amati, autentico gioiello dell’arte organaria ottocentesca. Dotato di oltre 1200 canne, ha una ricchezza di registri tale da renderne una sonorità da vera e propria orchestra.

Locandina del Festival




A Cassano d’Adda l’insediamento di don Bariselli come nuovo parroco di Cristo Risorto

Il caloroso, sincero e partecipato abbraccio di una intera città, ha salutato nel tardo pomeriggio di domenica 6 ottobre,  l’arrivo di don Vittore Bariselli nella parrocchia di Cristo Risorto in Cassano d’Adda. È il terzo parroco che si avvicenda alla guida della comunità sorta, nel 1987, dal frazionamento della parrocchia matrice dell’Immacolata e San Zeno.

«Ho letto il messaggio di presentazione che don Vittore ha inviato ai parrocchiani – ha esordito il sindaco Roberto Maviglia, nell’indirizzo di saluto seguito alla breve processione di ingresso – e vi si evince da un lato la nostalgia nel lasciare il precedente incarico, dall’altro la voglia di iniziare una nuova sfida, entrando in sintonia con una diversa realtà». «Troverà qui una comunità vivace con tanta voglia di fare e pronta al confronto e alle novità per affrontare un nuovo cammino di crescita – ha rassicurato il primo cittadino -,  troverà una chiesa e un oratorio non solo di mattoni e di cemento ma soprattutto di persone e di legami. Abbiamo un obiettivo da raggiungere insieme: il bene di tutti; la collaborazione dell’Amministrazione comunale è assicurata fin da ora».

«Nell’accoglierla tra noi non possiamo non ricordare i sacerdoti che hanno operato prima di lei nella comunità di Cristo Risorto, ognuno con il proprio stile di servizio alla Chiesa», sono state invece le parole di accoglienza della comunità parrocchiale, affidate alla voce di Giusy Braggiè. «Dal Paradiso gioirà don Carlo Valli che circa cinquanta anni fa volle intensamente la costruzione di questa chiesa, in una zona periferica allora composta solo di campi e prati». «Il compito che la attende non sarà facile – ha proseguito la rappresentante parrocchiale – ma avremo un nuovo compagno di viaggio al quale chiediamo condivisione e trasparenza e al quale assicuriamo condivisione e preghiera». Il dono di un libro liturgico alla nuova guida pastorale ha simbolicamente contrassegnato l’inizio di questa impegnativa avventura.

«Ho ascoltato dalla vostra presenza un clima di affetto, evidenti nelle parole e negli atteggiamenti di tutti voi presenti e tanto numerosi – ha esordito il Vescovo – l’assemblea è  il primo sacramento e io non mi stanco mai di sperimentare la forte attrazione che esiste tra a parrocchia e il suo parroco». «A cosa serve il prete se non servire? – ha poi interrogato il Vescovo, rifacendosi alla lettura del Vangelo – Il prete non è un padrone delle cose di Dio o della comunità, ma un dono del Signore che ciascuno ha ricevuto». «Occorre ricominciare con Gesù con cuore nuovo, ricordandosi che i nostri granelli sono potenti quando si uniscono – è stata l’esortazione finale -. Voglia il Signore che questo nuovo inizio sia vissuto secondo il Vangelo, a cuore aperto».

Dense di commozione le prime parole rivolte dal neoparroco ai nuovi fedeli. «Non credo alle coincidenze – ha esordito don Vittore -. Credo che la Provvidenza, alle volte per vie non comprensibili, tracci le strade dei credenti e che talvolta con sassolini nella scarpe proponga nuovi cammini. Credo sia la Provvidenza, infatti, ad avermi messo sul cammino di Cassano; la stessa Provvidenza che mi ha dato una famiglia che in ventidue anni di sacerdozio mi ha sempre seguito e accompagnato in ogni spostamento». Un sentiero, in definitiva, già tracciato quello che ha condotto don Vittore Bariselli a Cassano d’Adda e resosi sempre più intellegibile nell’incontro con tanti sacerdoti che hanno caratterizzato le tappe importanti della sua missione e del suo apostolato nelle varie sedi della Diocesi: don Renato Onida, già vicario a Cassano, don Giulio Brambilla, cassanese di origine, don Giovanni Sanfelici, vicario a San Zeno, che poi don Vittore sostituì a Bozzolo. «A Bozzolo infine ho ritrovato don Giansante Fusar Imperatore che ora ritrovo a Cassano – ha ricordato don Vittore -. Le fatiche e le inquietudini non hanno mai vinto la gioia. Ora la Provvidenza e il Vescovo mi chiedono un cambiamento». «Non sarò più il Peter Pan della diocesi, come più vecchio vicario di oratorio – ha simpaticamente concluso il neoparroco –. Non è il momento di fare programmi ma sicuramente non potremo iniziare il cammino senza considerare che i ragazzi e i giovani meritano il nostro sguardo, così come la formazione cristiana degli adulti e la ricerca di collaborazione con le altre comunità parrocchiali di Cassano d’Adda».

Un momento di festa e convivialità ha infine accompagnato don Vittore nel distacco dai vecchi parrocchiani di Castelleone e nella conoscenza dei nuovi fedeli di Cristo Risorto.

Photogallery (di Federico Conti)

Marco Galbusera

 

Biografia di don Bariselli

Don Vittore Bariselli, classe 1972, è stato ordinato il 21 giugno 1997, mentre risiedeva nella parrocchia di Calcio. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Bozzolo. Nel 2004 il trasferimento, sempre come vicario, a Castelleone e Corte Madama. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuovo parroco di Cristo Risorto in Cassano d’Adda.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Vi confesso che in questo giorni mi sento molto vicino all’uomo di oggi. Emozioni, saluti, prospettive per il futuro, la fatica di lasciare Castelleone, il timore di essere inadeguato per un passaggio della mia vita, generano quelle incertezze che confondono e limitano la libertà del cuore e la fede nella Provvidenza.

Cerco di fare un esercizio spesso invocato: andare all’essenziale, ritrovare i fondamenti del vivere cristiano, perché il vento della paura e il fascino del tempo non sconvolgano la direzione del Vangelo di Cristo.

Mi chiedo: nel mondo multiculturale e multietnico, possiamo vivere da cristiani senza seguire le ammalianti voci del tempo e farci vincere dalla paura, indegna compagna per un credente?

Le tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, ci possono aiutare ed essere faro alla nostra comunità parrocchiale di Cristo Risorto.

Quale fede siamo chiamati a vivere e celebrare oggi? Quando possiamo dirci credenti? In un tempo dove indifferenza ed individualismo fanno la voce grossa: qual è il seme della fede credente?

L’evangelista Giovanni ci dice, che tutto quello che possiamo conoscere e dire di Dio ci è stato rivelato in Gesù Cristo, nel Dio fatto uomo, Lui è la Parola fatta Carne. Gesù è immagine del Dio invisibile, Gesù ci mostra il Padre , Dio si rivela nella umanità di Cristo. Gesù è il maestro e proprio perché vero uomo possiamo imitarlo; lasciandoci sedurre dalla sua Parola, ritroveremo la forza rivoluzionaria di Cristo, che il tempo e l’abitudine ci hanno fatto perdere o dimenticare. La liturgia è chiamata a dare voce alla fede per trasfigurare la storia e regalare la speranza e la forza di vivere la carità. Avete mai letto il libro Leone di Paola Mastrocola? È la storia di un bambino, Leone, che interroga la vita di chi gli sta attorno perché è un credente che prega senza vergogna e crede nella forza della preghiera: un piccolo rivoluzionario. E’ però necessario un esercizio, perché la nostra fede si radichi e fecondi, che ci lasciamo interpellare dall’ascolto della storia, dal silenzio e dalle domande dei nostri giovani: saranno capaci di aiutarci a purificare il linguaggio e la celebrazione della fede.

“Da questo vi riconosceranno, dall’amore che avrete gli uni per gli altri. Amatevi come io ho amato voi.” Da come riusciremo ad amarci , saremo riconoscibili in Gesù. Non basta ascoltare la Parola, occorre praticare la carità , attualizzarla nell’oggi. Guardiamo ai Santi come nel tempo e con fantasia Evangelica hanno interpretato l’Amore Crocifisso. Quanti cristiani e santi della porta accanto, hanno vissuto in modo originale l’unico comandamento dell’amore. Gesù, ci giudicherà sulle nostri omissioni “Avevo fame, sete, ero malato… e non mi avete incontrato nel fratello. Come ci ricorda il Papa, occorre una carità eversiva, senza paura e senza voler vincere seguendo le logiche del mondo. Manifestare con la vita un amore gratuito fino ad amare il nemico: il mondo lo comprende, ne può rimanere affascinato avvicinando a Dio i cuori dei lontani.

La speranza in un tempo dove incertezza e crisi paralizzano la fiducia, dove l’io soffoca il noi, dove pace interiore e salutismo sono diventati i nuovi comandamenti, la comunità credente quale speranza deve testimoniare? Siamo custodi della promessa che il perdono vincerà sul male e che l’Amore vince la morte. La Grazia dello Spirito che opera in ogni uomo perché creato a sua immagine e somiglianza è la speranza che possiamo narrare al mondo. Diamo voce alle famiglie giovani, perché possano aiutarci a scoprire la bellezza della speranza cristiana e viverla in relazioni di amicizia e fiducia.

Con la fiducia tipica dei piccoli, capaci di fidarsi e abbracciare chi tende loro le braccia, le nostre famiglie potranno riappropriarsi o ravvivare la fede battesimale, accompagnando i loro figli nei percorsi catechistici.

L’oratorio, con la molteplicità dei linguaggi educativi, dal teatro al grest, dai campi estivi a quelli di servizio, dall’associazionismo ai movimenti, dallo sport alla catechesi, mi piacerebbe potesse diventare per i ragazzi, i giovani e gli adulti un laboratorio delle virtù cristiane per sperimentare la bellezza e leggere insieme i sogni della vita.

Nel tempo dell’indifferenza la comunità parrocchiale, deve diventare luogo accogliente come una famiglia, una seconda casa per vincere le solitudini, un luogo fisico ed esistenziale per trovare rifugio , forza e slancio quando la quotidianità ci fa sentire come canne sbattute dal vento.

Mi piacerebbe che la comunità parrocchiale potesse essere luogo per sperimentare le tre virtù e rendere desiderabile la vita cristiana.

Grazie a don Antonio e ai sacerdoti che hanno lavorato nella parrocchia di Cristo Risorto, con umiltà raccolgo la testimonianza di servizio con gioia inizio con voi un cammino di semina.

Don Vittore




Don Oldoni nuovo parroco di Pumenengo: una missione nella tenerezza di Maria

È stata una genuina festa in famiglia quella che a Pumenengo, nel primo pomeriggio di domenica 6 ottobre, ha caratterizzato l’insediamento di don Andrea Oldoni quale nuovo parroco della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo.

«Sono trascorse solo due settimane dal saluto a don Angelo Ferrari – sono state le parole di benvenuto del Sindaco  Mauro Barelli –: un saluto che è stato intriso di tristezza, ma che oggi sa invece trasformarsi in gioia». «Mi sono spesso interrogato sui motivi della strana immigrazione di sacerdoti da una parrocchia all’altra – ha proseguito il primo cittadino –. La verità è che il prete non appartiene alla sua gente se non per la fede. Egli appartiene a Dio e in lui conosce e ama gli uomini». «Tuttavia il Signore non si risentirà – è stato il simpatico augurio del Sindaco – se auspichiamo per don Andrea la più lunga permanenza possibile tra di noi, permettendoci di apprezzare la sua missione e anche la sua passione per i presepi, caratteristica quest’ultima che denota una persona di grande fede».

Un canto composto dallo stesso don Andrea Oldani, particolarmente apprezzato in diocesi anche per le sue capacità artistiche, ha aperto la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Dopo la lettura del decreto di nomina, l’aspersione dei fedeli e l’incensazione dell’altare, il nuovo parroco ha ricevuto il saluto di un rappresentante parrocchiale.

«A che serve un prete? – ha esordito il Vescovo – Serve a parlarci di Dio, della sua grazia del suo perdono».  «Un prete – è stata la simpatica metafora di Mons. Napolioni – è come un pezzo di acquedotto un tubo non incrostato che va a raccogliere acqua alla sorgente per diffonderla alla comunità». «I cambiamenti – ha proseguito nell’omelia – fanno male anche bene a ciascuno di noi e nella comunità avviene la stessa cosa. Sono meravigliato della vostra fede: la vita di un prete si arricchisce sempre di più così come quella dei fedeli e tutti insieme, come tante briciole, possiamo spostare le montagne, certi di  una fede che va al di la delle difficoltà e delle simpatie». «Un oggi dopo l’altro non so cosa faremo ma andremo in braccio a Dio – ha concluso –. Il Signore, fa sempre la differenza”.

Breve ma denso di spunti di riflessione, il saluto rivolto da don Andrea alla sua nuova comunità: «Siamo servi inutili, non nel senso di incapaci ma nella prospettiva di non attenderci alcun utile – ha esordito il nuovo parroco di Pumenengo –. Siamo servi motivati solamente  dall’amore». «Accetto questo nuovo servizio con serenità perché un segno profondo mi lega a questa nuova comunità – ha rivelato don Oldoni -. Sono partito nella mia vocazione dal Santuario di Caravaggio e ora riprendo il nuovo cammino partendo  dal Santuario della Rotonda: la tenerezza della Madonna mi accompagna». «Camminiamo insieme concordi; l’uomo deve essere in cammino e il cuore ci invita a raggiungere una meta – è stata la esortazione finale -. Fermarsi  blocca la novità dello Spirito Santo, mentre camminare con umiltà, sapendo ritornare sui propri passi quando è necessario, è la soluzione migliore. Lasciamoci guidare dall’umiltà, dalla qualità delle relazioni, dalla gratuità».

Photogallery (di Federico Conti)

 

 

Biografia di don Andrea Oldoni

Classe 1958, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato il 19 giugno 1982. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Soresina. Nel 1996 è stato nominato parroco di Crotta d’Adda. Dal 2006 era parroco di Barbata, incarico che ora lascia per assumere la guida della comunità di Pumenengo in sostituzione di don Angelo Ferrari.




“Scoutismo cremonese in cammino”, sabato alle 16 la presentazione del libro

“Scoutismo cremonese in cammino. 1915-2018”. Questo il titolo del libro (Edizioni Fantigrafica) che sarà presentato ufficialmente nel pomeriggio di sabato 5 ottobre, alle 16, presso la sala dei Quadri di Palazzo comunale, a Cremona. Un testo che racconta la nascita e lo sviluppo dell’associazione sul territorio cremonese (nelle diocesi di Cremona e Crema) quello curato da Enrico Gabbioneta, magister della comunità Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) del gruppo scout Cremona 2.

Alla presentazione del volume, oltre all’autore, interverranno il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, l’assistente ecclesiastico di Zona don Giuseppe Manzoni, il “semper scout” Umberto Cariani, Diego Guercilena (capo Cngei) e Daniele Colturato (capo Agesci).

Il libro sarà a disposizione dal 7 ottobre presso la libreria Del Convegno di corso Campi 71, a Cremona.




Domenica a Cassano d’Adda l’ingresso del nuovo parroco di Cristo Risorto

L’intera comunità cittadina di Cassano d’Adda sta vivendo con particolare attesa e curiosità i giorni che ancora mancano all’ingresso ufficiale nella parrocchia di Cristo Risorto di don Vittore Bariselli. Il sacerdote originario di Calcio sarà la terza guida pastorale della giovane parrocchia cassanese, sorta nel 1987 in seguito al frazionamento della storica e fino ad allora unica parrocchia dell’Immacolata e San Zeno. Succede a don Antonio Moro, che ha lasciato la comunità alla fine dello scorso mese di giugno e che a sua volta subentrò nel settembre del 1998 a don Cristino Cazzulani.

Venerdì 4 ottobre alle 21 un incontro di preghiera guidato da don Giansante Fusar Imperatore, parroco dell’Immacolata e San Zeno, rappresenterà il principale appuntamento di preparazione e ringraziamento per il dono del nuovo pastore. Un momento di intensa partecipazione e condivisione che vedrà coinvolte tutte le associazioni parrocchiali e i collaboratori.

L’accoglienza di don Bariselli è programmata per le 17.30 di domenica 6 ottobre, festa della Madonna del Rosario e – singolare coincidenza – sagra patronale di Cassano d’Adda. Dall’incrocio tra via Cristo Risorto e via Leonardo da Vinci si snoderà una breve processione che accompagnerà don Bariselli nella vicina chiesa, dove sarà accolto dal vescovo Antonio Napolioni, dal clero cittadino e dal caloroso abbraccio di tutti i fedeli. Prima della Messa delle 18 sul sagrato della chiesa parrocchiale il saluto del sindaco Roberto Maviglia.

Don Vittore sarà solo alla guida pastorale, essendo la parrocchia priva di vicari dal 2014, dopo il trasferimento di don Cristiano Labadini. Troverà tuttavia la solida collaborazione dei parroci dell’Immacolata e San Zeno, Annunciazione e San Pietro in Cascine.

 

Biografia di don Bariselli

Don Vittore Bariselli, classe 1972, è stato ordinato il 21 giugno 1997, mentre risiedeva nella parrocchia di Calcio. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Bozzolo. Nel 2004 il trasferimento, sempre come vicario, a Castelleone e Corte Madama. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuovo parroco di Cristo Risorto in Cassano d’Adda.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Vi confesso che in questo giorni mi sento molto vicino all’uomo di oggi. Emozioni, saluti, prospettive per il futuro, la fatica di lasciare Castelleone, il timore di essere inadeguato per un passaggio della mia vita, generano quelle incertezze che confondono e limitano la libertà del cuore e la fede nella Provvidenza.

Cerco di fare un esercizio spesso invocato: andare all’essenziale, ritrovare i fondamenti del vivere cristiano, perché il vento della paura e il fascino del tempo non sconvolgano la direzione del Vangelo di Cristo.

Mi chiedo: nel mondo multiculturale e multietnico, possiamo vivere da cristiani senza seguire le ammalianti voci del tempo e farci vincere dalla paura, indegna compagna per un credente?

Le tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, ci possono aiutare ed essere faro alla nostra comunità parrocchiale di Cristo Risorto.

Quale fede siamo chiamati a vivere e celebrare oggi? Quando possiamo dirci credenti? In un tempo dove indifferenza ed individualismo fanno la voce grossa: qual è il seme della fede credente?

L’evangelista Giovanni ci dice, che tutto quello che possiamo conoscere e dire di Dio ci è stato rivelato in Gesù Cristo, nel Dio fatto uomo, Lui è la Parola fatta Carne. Gesù è immagine del Dio invisibile, Gesù ci mostra il Padre , Dio si rivela nella umanità di Cristo. Gesù è il maestro e proprio perché vero uomo possiamo imitarlo; lasciandoci sedurre dalla sua Parola, ritroveremo la forza rivoluzionaria di Cristo, che il tempo e l’abitudine ci hanno fatto perdere o dimenticare. La liturgia è chiamata a dare voce alla fede per trasfigurare la storia e regalare la speranza e la forza di vivere la carità. Avete mai letto il libro Leone di Paola Mastrocola? È la storia di un bambino, Leone, che interroga la vita di chi gli sta attorno perché è un credente che prega senza vergogna e crede nella forza della preghiera: un piccolo rivoluzionario. E’ però necessario un esercizio, perché la nostra fede si radichi e fecondi, che ci lasciamo interpellare dall’ascolto della storia, dal silenzio e dalle domande dei nostri giovani: saranno capaci di aiutarci a purificare il linguaggio e la celebrazione della fede.

“Da questo vi riconosceranno, dall’amore che avrete gli uni per gli altri. Amatevi come io ho amato voi.” Da come riusciremo ad amarci , saremo riconoscibili in Gesù. Non basta ascoltare la Parola, occorre praticare la carità , attualizzarla nell’oggi. Guardiamo ai Santi come nel tempo e con fantasia Evangelica hanno interpretato l’Amore Crocifisso. Quanti cristiani e santi della porta accanto, hanno vissuto in modo originale l’unico comandamento dell’amore. Gesù, ci giudicherà sulle nostri omissioni “Avevo fame, sete, ero malato… e non mi avete incontrato nel fratello. Come ci ricorda il Papa, occorre una carità eversiva, senza paura e senza voler vincere seguendo le logiche del mondo. Manifestare con la vita un amore gratuito fino ad amare il nemico: il mondo lo comprende, ne può rimanere affascinato avvicinando a Dio i cuori dei lontani.

La speranza in un tempo dove incertezza e crisi paralizzano la fiducia, dove l’io soffoca il noi, dove pace interiore e salutismo sono diventati i nuovi comandamenti, la comunità credente quale speranza deve testimoniare? Siamo custodi della promessa che il perdono vincerà sul male e che l’Amore vince la morte. La Grazia dello Spirito che opera in ogni uomo perché creato a sua immagine e somiglianza è la speranza che possiamo narrare al mondo. Diamo voce alle famiglie giovani, perché possano aiutarci a scoprire la bellezza della speranza cristiana e viverla in relazioni di amicizia e fiducia.

Con la fiducia tipica dei piccoli, capaci di fidarsi e abbracciare chi tende loro le braccia, le nostre famiglie potranno riappropriarsi o ravvivare la fede battesimale, accompagnando i loro figli nei percorsi catechistici.

L’oratorio, con la molteplicità dei linguaggi educativi, dal teatro al grest, dai campi estivi a quelli di servizio, dall’associazionismo ai movimenti, dallo sport alla catechesi, mi piacerebbe potesse diventare per i ragazzi, i giovani e gli adulti un laboratorio delle virtù cristiane per sperimentare la bellezza e leggere insieme i sogni della vita.

Nel tempo dell’indifferenza la comunità parrocchiale, deve diventare luogo accogliente come una famiglia, una seconda casa per vincere le solitudini, un luogo fisico ed esistenziale per trovare rifugio , forza e slancio quando la quotidianità ci fa sentire come canne sbattute dal vento.

Mi piacerebbe che la comunità parrocchiale potesse essere luogo per sperimentare le tre virtù e rendere desiderabile la vita cristiana.

Grazie a don Antonio e ai sacerdoti che hanno lavorato nella parrocchia di Cristo Risorto, con umiltà raccolgo la testimonianza di servizio con gioia inizio con voi un cammino di semina.

Don Vittore