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«Moses», il musical dei giovani di Castelleone al Teatro San Domenico di Crema sabato 19 ottobre

Al teatro San Domenico, sabato 19 ottobre alle ore 21, la compagnia Dirottateatro dell’Oratorio di Castelleone metterà in scena il Musical «Moses, vedrai miracoli se crederai». Uno spettacolo che racconta la schiavitù degli Ebrei presso gli Egizi, e, attraverso la vita di Mosè e il suo incontro con Dio, l’esodo del popolo ebraico verso la terra promessa.

La scelta di dedicare un musical alla figura di Mosé è inserita nella vita concreta dell’oratorio. Proprio con questo musical, infatti, la comunità ha salutato il vicario Don Vittore Bariselli ed ha accolto Don Matteo Alberti. La vicenda di Mosé e del suo poplo, in più, tocca da vicino, la quotidiana vita di ciascuno.

Mosè di fronte al fuoco del roveto ardente, rimane in ascolto e in dialogo con Dio,  ma quel roveto brucia senza consumarsi, è «fiamma che infiamma»: l’entusiasmo che deriva da motivazioni profonde brucia gli aspetti superflui del vivere, ma non consuma le energie, anzi le alimenta e scalda il cuore.

Mosè tiene insieme il popolo. Un popolo che è fatto da tante persone, diverse per età, per esperienze personali, per sensibilità, per capacità. «Crescere insieme» è nel logo dell’oratorio di Castelleone. E il musical è una esperienza di gruppo: tutti possiamo stare insieme. Bisogna puntare in alto, migliorare la qualità, ma nessuno deve sentirsi escluso. Tutti devono sentirsi parte di un lavoro comunitario, stimando e godendo delle doti altrui, ma anche pazientando per i limiti che ognuno di noi ha, imparando il rispetto per il lavoro e i tempi degli altri, dando il meglio senza personalismi né esibizionismi.

C’è poi un Mosè legislatore, che a nome di Dio dà i comandamenti, fissa delle regole, interviene con decisioni forti. I “comandamenti” del vivere insieme in oratorio, come la correttezza di comportamento, la generosità, la dedizione, il servizio agli altri, lo spirito di sacrificio, la puntualità, la fedeltà agli impegni, la collaborazione fraterna… sono aspetti fondamentali per il gruppo che ha realizzato il musical.

Così, come Mosè e il popolo hanno camminato insieme verso la Terra Promessa, così anche i giovani castelleonesi hanno percorso tanta strada nell’esperienza dei musical iniziata 14 anni fa. Un’esperienza che continua senza cambiare il riferimento ai veri obiettivi. «Non saranno le iniziative a rendere bella l’esperienza anche in futuro – spiegano i giovani della Compagnia – ma le cose che agiremo saranno belle in ragione della ricchezza interiore che ci metteremo e che accoglieremo in noi».

Dopo aver fatto tanto a nome di Dio, Mosè vede da lontano la Terra Promessa, ma non vi entra. Purtroppo succede che, nel lungo cammino della vita, qualcuno si allontani e poi ritorni, o che altri si aggiungono e ci accompagnano per un tratto di strada, o ci lascino. Ma nella vita quotidiana di un oratorio si ricomincia ogni mese, ogni giorno. E il nuovo oratorio di Castelleone è un nuovo inizio: è il traguardo di tanto cammino ma è anche il punto di partenza per qualcosa di nuovo.

Locandina




«Uno Stradivari per Daniele», concerto d’organo e violino al santuario di Castelleone

Uno Stradivari per Daniele è il titolo che è stato dato al concerto che si terrà il prossimo 19 ottobre presso il Santuario della Beata Vergine della Misericordia di Castelleone. Titolo volutamente evocativo per onorare e ricordare, con l’utilizzo di strumenti prestigiosi, il giovane organista Daniele Bandirali, prematuramente scomparso nel 1987, sia attraverso il suono del maestoso organo Serassi 1836, recentemente restaurato anche con il contributo della famiglia e del fratello di Daniele, don Antonio Bandirali sia con l’utilizzo di un violino Stradivari.

Il concerto prevede la presenza dell’Accademia Concertante d’Archi di Milano e coro, per la direzione del maestro Mauro Ivano Benaglia, compagno di studi di Daniele Bandirali presso il Conservatorio di Milano, che ha condotto l’Accademia Concertante a ottenere prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Dell’Accademia fa parte il primo violino Lorenzo Meraviglia, giovane ma già apprezzato talento, che per il concerto utilizzerà il violino Omobono Stradivari 1740 e l’archetto da violino Giovanni Lucchi, mentre l’oboe è affidato a Marino Bedetti che ha al suo attivo importanti collaborazioni concertistiche in Italia e all’estero.

Il programma del concerto prevede il Doppio concerto in re minore BWV 1060 per violino, oboe e archi di Johann Sebastian Bach e lo Stabat mater per soprano, contralto, coro femminile, archi e organo di Giovanni Battista Pergolesi. Il concerto sarà presentato da Lucia Rebuzzini e al termine dello stesso il presidente di ANLAI (Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana) Gualtiero Nicolini, consegnerà al M°Lorenzo Meraviglia il Premio ANLAI 2019 quale miglior artista interprete dell’anno dopo i successi ottenuti alla Carnegie Hall di New York e al Musikverein di Vienna.

I fondi raccolti durante il concerto saranno destinati alla costruzione del nuovo oratorio.

 




A Viadana al via l’esperienza di auto mutuo aiuto con il Centro di consulenza familiare Ucipem

Il Centro di consulenza familiare Ucipem di Viadana promuove due iniziative gratuite per dare una mano ai cittadini e alle famiglie in alcuni momenti delicati dell’esistenza, come la sofferenza psicologica e la pubertà.

La prima iniziativa prende il nome di “Progetto Ama”. L’acronimo sta per “Auto mutuo aiuto”: l’idea è di mettere in relazione persone che, a seguito di particolari vicissitudini personali, si trovino nella necessità di aprirsi e confrontarsi per ritrovare sorriso e fiducia. In zona non esistono esperienze simili, tranne quella degli Alcolisti Anonimi. «Il gruppo – spiegano al consultorio – si rivolge a persone che vivono o hanno vissuto gravi prove, come lutti, separazioni, traumi e patologie invalidanti. Attraverso il dialogo tra i partecipanti, ognuno potrà comprendere meglio ciò che ha vissuto, ascoltare le esperienze altrui, liberare il pianto, trovare magari consigli utili e motivi di ispirazione». Obiettivo: cercare le risorse per superare le situazioni di difficoltà.

Ogni gruppo sarà dotato di un facilitatore: una persona che ha a sua volta sofferto, e che è stata debitamente formata a ricoprire il ruolo. Suo compito non sarà fornire soluzioni e imporre risposte, bensì moderare il confronto, dare parola a ognuno dei presenti, agevolare lo scambio di impressioni e riflessioni, aiutare i partecipanti a condividere le proprie risorse e a sostenersi reciprocamente.

Le persone interessate terranno un colloquio preliminare con la consulente familiare: i gruppi saranno infatti costituiti in modo da mettere assieme cittadini con vissuti analoghi. Ogni gruppo sarà composto al massimo da dodici persone. Le riunioni, da un’ora e mezza circa, avranno cadenza settimanale.

Il Centro di consulenza familiare promuove inoltre il percorso “Il mio corpo che cambia. Laboratorio per mamme e figlie 9-13 anni”: attività ludiche e interattive per affrontare il tema della corporeità, rafforzare i legami affettivi, fornire una visione positiva della femminilità. «L’obiettivo è di aiutare mamme e figlie ad affrontare tematiche delicate in un clima di confidenza e complicità, affinché le più giovani possano acquisire consapevolezza del significato di sessualità e femminilità, e imparino a non abusare del proprio corpo, bensì a valorizzarlo». In futuro si vorrebbe ampliare l’iniziativa alle ragazze 10-14 anni e al rapporto papà-figli maschi.

Per informazioni, rivolgersi allo 0375 781436. Il consultorio Ucipem è presieduto da don Angelo Maffioletti, ha sede in via Garibaldi 52, e apre al pubblico il lunedì e giovedì dalle 15 alle 19, e il martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12.




Il 18 ottobre “Il cuore missionario di Castelleone”

In occasione del mese missionario straordinario, la parrocchia di Castelleone organizza per la serata di venerdì 18 ottobre, alle 21, in oratorio, nella nuova sala San Bernardino Realino, l’incontro “Il cuore missionario di Castelleone”. La serata prevede la presenza don Davide Ferretti, sacerdote cremonese che a breve partirà per il Brasile; andrà a raggiungere don Emilio Bellani, originario di Castelleone, che opera già da diversi anni come “fidei donum” della diocesi cremonese a Salvador di Bahia.

Ci saranno anche le testimonianze di alcuni ragazzi di Cremona e di suor Agostina Valcarenghi, missionaria castelleonese, mentre per altri membri della comunità castelleonese impegnati in missione come suor Mirella Fiorentini, Donata Galloni e Chiara Gallarini ci sarà un contributo video.

L’incontro permetterà di riflettere sul senso della missionarietà attraverso le parole di persone che la vivono in prima persona, permettendo di approfondire anche il tema dell’ottobre missionario 2019, indicato da papa Francesco, “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”.

Nelle ultime due settimane di ottobre, presso la sala parrocchiale di Via Roma, a Castelleone, gli Amici delle missioni e l’Associazione Quetzal allestiranno una grande mostra vendita Pro missioni il cui ricavato andrà a sostegno dei missionari castelleonesi.




Madre Agostina Moscheni, un libro sulla soresinese missionaria del Sacro Cuore di Gesù

Nata a Soresina quasi centosettant’anni fa, fondò l’Istituto religioso delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù insieme a madre Francesca Saverio Cabrini, che la Chiesa venera come santa e che ha insignito del titolo di patrona dei migranti. Lei è madre Agostina Moscheni e la sua figura è stata recentemente riscoperta grazie a un’approfondita ricerca d’archivio promossa dalla famiglia. Proprio lo studio condotto dall’archivista parrocchiale, prof. Emilia Cominetti, ha portato a raccogliere le vicende della religiosa soresinese in un libro che sarà presentato nel pomeriggio di domenica 20 ottobre alle 17.30 presso il Monastero della Visitazione di Soresina.

Madre Agostina Moscheni, dalla ricostruzione dei documenti presenti in archivio parrocchiale e dalla lettura della ricca produzione epistolare della Congregazione cui apparteneva, risulta avere avuto un ruolo cruciale nella fondazione di un Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, totalmente consacrato all’assistenza, materiale e spirituale, degli emigranti italiani in America a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Non solo, è stato possibile appurare la stretta collaborazione con santa Francesca Saverio Cabrini.

La ricerca ha permesso di avere una vista sulla condizione (terribile) degli Italiani costretti a emigrare, nella speranza di un futuro migliore. Madre Agostina Moscheni ha condiviso da vicino le vicissitudini degli emigranti, le loro miserie, le loro paure, le loro necessità e si è adoperata, con spirito imprenditoriale, per offrire loro aiuto. Le sue opere, spirituali e materiali, sono ben descritte nel libro frutto della proficua ricerca d’archivio condotta.

Leggendo il libro, si può notare come madre Agostina Moscheni appartenga ai “santi della porta accanto” cui il Papa fa spesso richiamo, oltre a essere “Missionaria del Sacro Cuore di Gesù”.

Volutamente dunque il libro, opera di Emilia Cominetti e del Gruppo Culturale San Siro di cui è coordinatrice, è sponsorizzato anche dal Gruppo missionario locale e sarà presentato in coincidenza con il Mese missionario straordinario nell’ottobre 2019 indetto da papa Francesco.

L’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù (con sede a Codogno), avuta notizia della pubblicazione, ha già chiesto ad Emilia Cominetti la disponibilità per tenere una conferenza sulla consorella e sulle sue opere. La conferenza si svolgerà il prossimo 17 novembre, in prossimità della ricorrenza della memoria di santa Francesca Cabrini (13 novembre), patrona universale degli emigranti.




Linù, una nonna da colorare

Sabato 26 ottobre 2019, alle 16.30 alla Libreria Paoline di via Decia 1 a Cremona, presentazione, lettura animata e laboratorio per bambini  (dai 5 anni in su) con Eleonora Fornasari e Monica Bauleo, rispettivamente autrice e illustratrice di “Linù, una nonna da colorare”, nuovo titolo della collana Storie di cuore, diretta da Michele Casella. L’incontro s’inserisce nel programma del Festival “Storie Bambine”.

 

Nonna Linù è una nonnina simpatica e bravissima nel fare i dolci ma, da quando è rimasta sola, tutto nella sua casa è diventato grigio. E non solo nella sua casa, anche nel suo cuore, persino le sue mani, i suoi occhi e i suoi vestiti hanno perso colore.

Cosa potrà colorarla? Nulla se non l’affetto, la generosità e la gioia di tre fratellini, del loro cagnolone e del loro papà.

 

Eleonora Fornasari firma il nuovo libro della Collana “Storie di cuore” (per bambini dai 5 ai 7 anni), diretta da Michele Casella, impreziosito dalle divertenti illustrazioni di Monica Bauleo. Un racconto di emozioni, relazioni familiari, incontro tra generazioni.

Come gli altri libri della collana, anche questo è caratterizzato da brevità e semplicità narrativa; da illustrazioni originali e da un simpatico personaggio, Balò, il palloncino che, volando liberamente, vive diverse avventure e assume la forma di un cuore quando i protagonisti della storia riescono a fare una scelta di gentilezza, di empatia, di solidarietà o a innescare gesti “di cuore” nei confronti degli altri.

 

Scopo della collana è educare i piccoli lettori alla gentilezza e alla cordialità verso gli altri, presentando gesti concreti all’interno di storie realistiche o fantasy; alla consapevolezza che i grandi sentimenti, di cui sentono tanto parlare, come l’amicizia, l’altruismo, la generosità, in realtà non sono concetti astratti, ma nascono dal comportamento quotidiano.  La collana offre spunti significativi per educare fin dalla Scuola dell’infanzia alla socializzazione, all’accoglienza del diverso, alla non-violenza. Aspetti molto importanti su cui anche il MIUR, nella formazione contro il bullismo, sta puntando. Inoltre da ogni libro è possibile (attraverso QRcode – http://qr.paoline.it/sdclab) accedere a un laboratorio didattico per aiutare gli insegnanti o gli educatori a fruire della storia con il gruppo classe o con gruppi di lettura creativa.

 

Note su autrice e illustratrice – Eleonora Fornasari, autrice televisiva per Rai Ragazzi e sceneggiatrice di serie d’animazione in Italia e nel Regno Unito, è dottore di ricerca e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Esperta di contenuti audiovisivi per l’infanzia, ha tenuto lezioni e seminari su questo tema, presso diverse università internazionali. – Monica Bauleo illustratrice, si è formata presso la Nemo di Firenze, accademia di arti digitali. Esperta in character design e progettazione editoriale, collabora con diverse case editrici italiane ed estere, tra cui Paoline, Giunti, Rizzoli, Pearson, kokklini klosti. Per Paoline ha illustrato “Un fratellino speciale” (2017).

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San Luca, le reliquie dell’Evangelista esposte nella chiesa dei Barnabiti a Cremona

Un’antica urna che dai documenti risulta essere stata donata nel 1505 da Iacobus Cambius, uno dei fratelli Cambi, orefici, meglio conosciuti come “i bombarda”, contiene un cranio che la tradizione vuole essere stato quello di San Luca evangelista. Siamo in corso Garibaldi nella chiesa dedicata a chi, come racconta Dante, fu lo “scriba mansuetudinis Christi”. La dedicazione della chiesa la presenza di questo antichissimo reliquiario sono il motivo dei festeggiamenti che ogni anno, il 18 ottobre, vedono protagonista “il caro medico”.

Le celebrazioni di quest’anno vedranno esposta alla venerazione dei fedeli la preziosa reliquia presso la chiesa di corso Garibaldi per tre giorni, da venerdì 18 a domenica 20 ottobre.

Sabato 19 ottobre la santa Messa delle ore 18.00 sarà presieduta da mons. Sergio Pagano, padre barnabita e Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano.

Domenica 20 ottobre alle ore 21 al termine della santa Messa animata dal coro gregoriano sant’Antonio Maria Zaccaria, le reliquie verranno riposte nella loro custodia in sacrestia.

 

Sergio Pagano

Entrato nell’ordine barnabita nel 1966, mons. Sergio Pagano si laurea pochi anni più tardi in Teologia con specializzazione in Liturgia e approfondisce i suoi studi conseguendo il diploma alla scuola vaticana di paleografia diplomatica e archivistica. La sua dedizione ai documenti antichi e la sua formazione in tale campo lo porta a ricoprire l’incarico di vice-prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano e di docente di Archivistica e di Diplomatica della scuola vaticana.




Giuseppina Vannini, una vita per i malati

Irrompe presto, nella vita di madre Giuseppina Vannini, anzi, di Giuditta – così l’avevano chiamata i suoi genitori – la chiamata del Signore, ma rispondere sì al suo sposo si rivelerà più difficile del previsto. Tanto, infatti, dovrà soffrire prima di realizzare il suo sogno: vestire finalmente il velo da religiosa.

La vocazione passa attraverso la via della Croce

Rimasta orfana di entrambi i genitori a quattro anni e separata dai suoi fratellini, è allora che Giuditta dice il suo primo sì, accettando la propria vita tra le orfanelle del Conservatorio Torlonia a Roma, gestito dalle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli. Qui matura presto la sua vocazione, che non trova, però, un istituto in cui sbocciare. Tornata a Roma dalla zia, e poi a Napoli dove lavora come maestra d’asilo, Giuditta sa che non è quella la sua strada. Nel 1891 partecipa a un corso di esercizi spirituali dove incontrerà il padre camilliano Luigi Tezza, che qualche mese prima, in quanto Procuratore generale, aveva ricevuto il compito di ripristinare le Terziarie camilliane. Padre Tezza comprende il disegno divino e le offre di prendere parte a questo progetto. Giuditta ha bisogno di riflettere, ma poi accetta: “Eccomi a sua disposizione – gli dice – non sono capace di nulla, io. Confido però in Dio”.

Il calvario del nuovo istituto
La nuova comunità prende forma con Giuditta e altre due il 2 febbraio 1892 con l’imposizione dello scapolare crociato in una cerimonia che ha luogo nella stanza, trasformata in cappella, in cui era morto San Camillo de Lellis. Tre anni dopo Giuditta, ormai suor Giuseppina, diventa superiora generale. Al nuovo istituto occorre, però, l’approvazione definitiva dell’autorità ecclesiastica: Papa Leone XIII la rifiuta per ben due volte, quindi impone alla nuova famiglia di allontanarsi da Roma e di trasformarsi in Pia associazione. Ma ecco in agguato un’altra prova: vengono messe in giro voci calunniose sulla condotta di Padre Tezza, cui viene proibito perfino di incontrare le suore. Nel 1900 partirà per il Perù dal quale non farà più ritorno.

Il carisma delle Figlie di San Camillo

La Provvidenza, però, non lascia sola la nuova Santa: al momento della sua morte, nel 1911, le Camilliane contano già 156 religiose professe e sedici case religiose tra Europa e America. La principale eredità che la fondatrice lascerà alle sue consorelle è la pura e semplice assistenza fisica e spirituale del malato, esercitata a domicilio come negli ospedali, nei lebbrosari e nelle case di cura, nei centri di riabilitazione europei come nelle terre di missione. Proprio come voleva Gesù.

 

Ascolta l’intervista a Suor Maria Bernadette Rossoni



Madre Vannini, la sofferenza è vinta solo dall’amore

Nella città eterna, piazza san Pietro ha il ruolo privilegiato di offrirsi al mondo come cassa di risonanza di tutte quelle parole che Dio pronuncia con la vita dei suoi santi. Così anche in occasione della canonizzazione di madre Giuseppina Vannini che, come il card. Newman ed altri beati, ha mostrato la santità della Chiesa divenendone segno e frutto tra i più maturi ed eloquenti.

I santi parlano al mondo, ma per Madre Vannini, sono tanti i motivi che la rendono in un certo senso unica anche a livello diocesano. In primis c’è da considerare che si tratta di

una santa figlia della Città eterna, una romana doc.

Un evento questo, che non si verificava da 411 anni, cioè da quando Francesca Ponziani, meglio nota come Francesca Romana non saliva all’onore degli altari nel 1608 canonizzata appunto da Paolo V. È interessante quindi scoprire come la vita di questa suora, vissuta a cavallo tra il 1800 e il 1900, sia stata anzitutto

una testimonianza viva di fede e carità verso gli ultimi

per gli uomini e le donne di quel tempo. Ma soprattutto, appare chiaro quanto la sua storia, intrecciata a doppio filo con quella dei suoi poveri, dei suoi ammalati e carcerati, sia stata un segno così luminoso per la città e la diocesi da esser indicata, proprio dal cardinale vicario Angelo De Donatis nel settembre scorso, modello ed esempio da imitare per ascoltare “il grido della città”. Nata il 7 luglio del 1859, nel cuore della capitale, rimarrà ben presto orfana. Affidata alle cure delle suore Vincenziane crescerà nel desiderio di consacrarsi alla vita religiosa. Dopo diversi tentativi di discernimento negli istituti a lei vicini, sarà Padre Luigi Tezza a indicarle la strada: ripristinare le Terziare Camilliane. Una vita, la sua, spesa a servizio dei malati e degli infermi nel corpo e nell’anima, la cui eredità conta oggi ottocento suore professe, strutture sanitarie in 23 paesi e 4 continenti. Nella loro professione di fede figli e figlie di san Camillo aggiungono ai consueti tre voti religiosi, un quarto in cui si impegnano a non abbandonare mai i malati, neanche quelli infettivi.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“La sofferenza è vinta solo dall’amore – spiega suor Bernardette Rosoni, postulatrice delle Figlie di San Camillo – ed è quanto ha messo in pratica la nostra fondatrice. San Camillo ai suoi religiosi chiedeva di servire gli ammalati con cuore di madre, ed è stata proprio Giuseppina Vannini a declinare con la sua maternità questa esortazione, con un amore femminile verso gli ammalati”.

Qual è il clima che si respira in questi giorni alle soglie di questa data importante?

“C’è questo clima di attesa e di grandissima gioia per noi.

I festeggiamenti per celebrare la nostra fondatrice sono tutti all’insegna delle opere di misericordia con appuntamenti nella città tra malati e carcerati.

Stiamo ricevendo numerose visite qui alla casa generalizia di Grottaferrata e la scorsa settimana il vescovo di Sinop (diocesi brasiliana in cui nel 2007 è avvenuto il miracolo per la canonizzazione) è stato qui da noi condividendo l’entusiasmo di poter sentire questa santa vicina alla sua diocesi e all’Amazzonia e cogliendo la sua intercessione di madre anche in questo Sinodo”.

Suor Bernadette, qual è la parola che Giuseppina Vannini incarna con la sua vita?

“Servizio e carità, cioè

una vita donata agli altri per lenire la sofferenza dei fratelli, degli ammalati, dei poveri. La fondatrice però ha anche una predilezione per i bambini.

Nella sua vita ha sofferto tanto sin da piccola e ci sono alcuni avvenimenti in cui lei ha portato dei bambini nella casa per curarli e per accudirli. Attualmente anche nelle grazie di cui riceviamo segnalazioni, noi vediamo questa predilezione per i piccoli.

La sua è una carità molto larga, verso tutti”.

Il miracolo che ha sancito la canonizzazione riguarda invece un operaio brasiliano. Era il 19 febbraio del 2007 e Arno Celson Klauck mentre lavora alla costruzione della casa di Riposo Madre Giuseppina Vannini precipita nel vano dell’ascensore ad un’altezza di 10 metri. Nella caduta, che vede staccarsi anche una parete, l’operaio invoca la santa “Madre mia aiutami!” e all’arrivo dei primi soccorsi l’uomo viene trovato completamente illeso, ad accezione di un taglio sul labbro.

Madre Vannini, una donna in ascolto del suo Sposo, della sua Chiesa, del grido della sua città, una testimonianza attuale che ha fatto dell’esortazione di San Camillo ai suoi religiosi “più cuore nelle mani fratelli, più cuore” un vero e proprio programma di santità.

Hortensia Honorati




Domenica 20 ottobre alle 15.30 l’ingresso di don Antonio Pezzetti a Piadena

Farà il suo ingresso domenica 20 ottobre, alle15.30, il nuovo parroco dell’unità pastorale di Piadena-Vho-Drizzona. Si tratta di don Antonio Pezzetti, per anni direttore della Caritas cremonese, in prima fila accanto agli ultimi, e oggi chiamato a vivere una diversa esperienza, nel ruolo di parroco.

L’unità pastorale si preparerà all’ingresso del nuovo parroco in due diverse occasioni: un momento di preghiera, venerdì 18 ottobre, alle 21, nella parrocchiale di Piadena, e la partecipazione, sabato 19 ottobre alle 21 nella Cattedrale di Cremona, alla veglia missionaria, durante la quale si saluterà anche don Davide Ferretti, vicario zonale uscente della Zona 4.

La Messa di insediamento del 20 ottobre (ore 15.30) sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Don Antonio sarà accolto dall’intera comunità e dal sindaco Matteo Priori nel chiostro della chiesa di S. Maria e poi raggiungerà il sagrato per dare inizio, nella chiesa piadenese, alla celebrazione della Messa. Ad animare l’Eucaristia sarà la Corale parrocchiale, ma il canto finale sarà affidato alla Corale africana della Casa dell’Accoglienza.

Al termine della celebrazione, la comunità festeggerà insieme al suo nuovo parroco con un rinfresco in oratorio.

In attesa che l’unità pastorale ascolti le prime parole del suo nuovo parroco, don Pezzetti ci tiene a dire: «Dopo tanti anni vissuti al servizio della Chiesa in un ambito particolare come quello della carità, ora mi sembra bello poter vivere il mio servizio dentro una comunità parrocchiale, condividendo con la gente e con la loro vita il mio essere prete».

Nella sua nuova missione, don Antonio sarà affiancato da don Paolo Fusar Imperatore, vicario già da un paio di anni a Piadena, Vho e Drizzona. Don Paolo, ordinato sacerdote nel 2007, oltre ad essere impegnato come vicario, è anche docente e responsabile dell’Archivio storico diocesano.

 

Biografia di don Antonio Pezzetti

Classe 1960, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Antegnate. Nel 1994 ha iniziato la sua opera presso la Casa dell’accoglienza di Cremona con l’incarico di vicedirettore di cui nel 1997 è diventato direttore, assumendo anche l’incarico di vicedirettore della Caritas diocesana, ufficio che ha poi guidato a partire dal 2001, affiancando anche il ruolo di vicepresidente della Fondazione S. Facio. Dal 2008 al 2016 è stato anche responsabile del Segretariato diocesano migrantes. Lasciata la struttura di accoglienza di Cremona, assumerà l’incarico di parroco di Piadena, Vho e Drizzona, prendendo il posto di don Giuseppe Manzoni. Inoltre è stato scelto come nuovo vicario zonale della Zona pastorale IV, in sostituzione di don Davide Ferretti.

 

Saluto del nuovo parroco

Un saluto a tutti voi piadenesi, a quelli che vivono la vita della Chiesa nell’Unità Pastorale formata dalle tre realtà parrocchiali di S. Maria, del Vho e di Drizzona, e a quelli che semplicemente abitano nel territorio dell’ormai unico Comune.

Un saluto che vuole essere per tutti anche augurio di bene e di impegno per la vita che state vivendo, a partire dalle autorità civili e militari, alle persone impegnate nelle varie istituzioni, nel mondo del lavoro e nelle realtà del volontariato, della cultura e dello sport.

Avremo presto modo di incominciare ad incontrarci e conoscerci.

Il mio saluto vuole arrivare prima di tutto ai più deboli e ai più fragili della comunità: gli ammalati e gli anziani soli, le famiglie in difficoltà per molteplici fragilità, i poveri in spirito e i poveri che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Un saluto particolare a voi ragazzi e giovani che siete non solo il nostro futuro ma anche il presente del nostro essere Chiesa. La comunità ha bisogno di voi e voi avete bisogno degli adulti e delle alleanze educative che potremo insieme realizzare.

Sono grato ai tanti che a vario titolo e in diversi modi hanno lavorato e continuano a impegnarsi perché la nostra unità pastorale sia vitale e vivace, in ricerca della volontà di Dio e del bene dei fratelli.

Un saluto anche a coloro che sono giunti in questa comunità da terre lontane, con culture e fedi diverse, nella consapevolezza che ogni diversità può diventare arricchimento.

Ricordo con stima i sacerdoti che mi hanno preceduto nel ministero in mezzo a voi e un saluto anche ai sacerdoti originari di questa comunità.

Scriveva il Vescovo Antonio nell’annunciare le varie nomine di quest’anno: «E’ comprensibile il dispiacere del distacco da realtà che ciascuno ha cercato di guidare e servire con amore, instaurando spesso profondi rapporti di amicizia e condivisione. Ma è altrettanto fecondo il ricominciare, raccogliendo quanto altri hanno già seminato, e portando elementi di novità, nel quadro di una pastorale di comunione di cui nessuno può essere protagonista isolato»

Ecco io ricomincio da voi, con voi e per voi il mio ministero sacerdotale, ritorno in una comunità dopo 25 anni spesi a servizio della chiesa nella realtà della Caritas diocesana. Non ho progetti pastorali particolari, insieme a don Paolo, al Consiglio Pastorale e a voi, in comunione con la chiesa diocesana e in collaborazione con le altre parrocchie della zona pastorale, cercheremo di costruire ponti e relazioni che dovranno rendere sempre più veri i nostri rapporti umani e sempre più incisivo l’impegno comune per la missione e l’evangelizzazione delle nostre comunità.

A presto

don Antonio