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Paderno Ponchielli ricorda don Angelo Scaglioni nella festa patronale di san Dalmazio

L’edizione 2019 della festa di san Dalmazio, patrono di Paderno Ponchielli, sarà dedicata a don Angelo Scaglioni, deceduto lo scorso 5 novembre, parroco di questa comunità della campagna cremonese dal 1981 al 1989. Unanime il desiderio di ricordare e di onorare questo vulcanico sacerdote che ha davvero rivoluzionato la vita dell’intero paese, spendendosi in modo particolare per i ragazzi e i giovani.

Ormai è tradizione festeggiare San Dalmazio, che nel calendario cade il 5 dicembre, la prima domenica dell’ultimo mese dell’anno, che spesso coincide con l’inizio dell’Avvento.

Domenica 1° dicembre, alle ore 11, sarà l’arcivescovo mons. Claudio Giuliodori, assistente generale dell’Università Cattolica e vescovo emerito di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli, Treia, a presiedere il solenne Pontificale durante il quale l’Amministrazione comunale offrirà il cero votivo. L’Eucaristia, animata dalla corale parrocchiale, sarà proprio celebrata in suffragio di don Scaglioni.

Nel pomeriggio, alle ore 17, un grande evento culturale e musicale: il Coro Polifonico Cremonese, diretto dal maestro Federico Mantovani e accompagnato all’organo dal maestro Marco Ruggeri, eseguirà la Messa solenne di Amilcare Ponchielli. Tre le voci soliste: Luca Bodini (tenore), Valentino Salvini (baritono) e Francesco Azzolini (basso).

Al termine dell’esibizione sarà conferito il “Dalmazio d’oro”, un riconoscimento istituito quattro anni fa dalla Parrocchia con il patrocinio del Comune di Paderno che premia chi si impegna per il bene comune. Quest’anno la commissioni ha assegnato il “Dalmazio d’Oro” a Adriano Violanti, classe 1956, in pensione da 5 anni dopo ben 42 anni di lavoro presso l’officina meccanica Gennari di Paderno. Questa la motivazione del premio: “Da quando è andato in pensione si è messo a disposizione della comunità parrocchiale curando tutti i giorni, compresi quelle festivi, la pulizia e il decoro delle zone esterne dell’oratorio e della chiesa arcipretale con esemplare dedizione, estrema discrezione e grande precisione”.

La giornata si concluderà in oratorio con un grande rinfresco per tutta la cittadinanza.

Intanto il parroco don Claudio Rasoli invita ad addobbare il paese con i nastri gialli e rossi, i colori di Paderno: «Già l’anno scorso quasi tutti i cittadini hanno risposto all’appello, rendendo il nostro amato paese accogliente e festoso. Anche per chi non è credente la festa patronale rappresenta un forte momento di socialità, di riscoperta delle proprie origini, di impegno rinnovato nel costruire una comunità unita, solidale e propositiva. Gli addobbi vogliono essere un altro segno di riconoscenza nei confronti di don Angelo che tanto ha fatto per rendere vivo e colorato Paderno».




Giornata “pro orantibus”, il 21 novembre appuntamento a S. Sigismondo

Nello giorno in cui si fa memoria della presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa invita a pregare per le donne chiamate dal Signore alla vita contemplativa. Le claustrali sono, per il mondo intero, preziose tramite con il Padre. Il loro silenzio orante insegna come l’ascolto e la preghiera siano lo strumento più efficace per operare un discernimento ineccepibile. Attraverso di essi diventa più facile comprendere la realtà, prendere decisioni e compiere azioni, senza soccombere passivamente a “ciò che capita”.

Giovedì 21 novembre, in occasione dell’annuale Giornata “pro orantibus”, presso la chiesa monastica di San Sigismondo, a Cremona, si svolgerà un momento di spiritualità e riflessione aperto a tutti, anche se rivolto in particolare alle religiose della diocesi. Appuntamento alle 16.30 con il canto del Vespro e la catechesi proposta dal domenicano padre Riccardo Barile, priore del convento di Fontanellato.

Sarà anche un’occasione in cui, tramite la vicinanza alle monache domenicane e in unione spirituale anche con il Monastero della Visitazione di Soresina, esprimere il grazie a tutte le claustrali che hanno donato al Padre la forza della loro preghiera quotidiana e incessante per le fragilità del mondo e per la sua salvezza.

Altro appuntamento di preghiera a San Sigismondo, nella giornata del 21 novembre, sarà la Messa del mattino, alle 7.

Al monastero della Visitazione di Soresina, invece, adorazione eucaristica dalle 17 sino alle 18, quando vi sarà la Messa con il rinnovo dei voti religiosi.




Don Codazzi agli operatori della carità della Zona 1: «Dobbiamo essere segni di speranza, a partire dalle nostre comunità»

Un momento di confronto, di formazione e di programmazione riservato agli operatori e ai volontari che sono a contatto con povertà, sofferenze e malattie per progettare insieme l’animazione della carità nelle unità pastorali e nelle parrocchie della zona pastorale 1. Si è svolto nella mattinata di sabato 16 novembre all’oratorio di Mozzanica, su iniziativa della Caritas diocesana, in occasione della Settimana della carità e alla vigilia della terza Giornata mondiale dei poveri.

“La speranza dei poveri non sarà mai delusa”: questo il tema-guida dell’incontro condotto dal direttore di Caritas Cremonese don Pierluigi Codazzi con l’ausilio dell’operatore del Centro d’ascolto Alessio Antonioli  e alla presenza del vicario zonale don Marco Leggio, parroco di Antegnate. Fra i presenti anche don Mario Martinengo, parroco di Agnadello.

La prima riflessione è stata tratta dal salmo 9: «Dio non abbandona nessuno – ha detto don Codazzi –, ma trovare il modo per non abbandonare nessuno è compito nostro. Compito nostro è anche rigenerare la speranza nelle nostre comunità. Noi dobbiamo essere segni di speranza per le persone che incontriamo, ma anche per la comunità intera». Il termine comunità ha fatto spesso capolino nella discussione, perché «prendersi cura del fratello ultimo e povero significa anche prendersi cura delle nostra comunità».

«Ci chiediamo – ha proseguito il direttore della Caritas dando un altro spunto di riflessione – chi siano i poveri all’interno della nostra comunità?». Le risposte sono state molteplici. Le povertà non sono solo quelle di anziani e malati, ma anche di chi è soggetto a dipendenze (quelle generate da sostanze, ma anche dal gioco, ad esempio), degli individualisti. Poi vi sono le povertà di relazione e di formazione. Tutte problematiche complesse, di fronte alle quali il volontario, l’operatore e la Caritas sono chiamati a chiedersi, come ha fatto notare Alessio Antonioli, di che cosa abbiano davvero bisogno i poveri oggi. Compito non semplice da affrontare, perché a volte il loro grido di povertà è silenzioso e per ascoltarlo, come ha detto don Pier, «occorre dotarsi di antenne particolari».

Diversi gli interventi dei presenti, anche piuttosto schietti. Come quello di un volontario che ha invocato una presenza più assidua dei sacerdoti accanto ai laici per un supporto formativo. Ma al riguardo don Martinengo ha ribadito come i laici siano perfettamente in grado di assumersi responsabilità.

Da ultimo, ampio spazio è stato dedicato alla fase organizzativa del lavoro di quest’anno.




Comunità insieme per incontrare ogni tipo di povertà

Nella mattinata di domenica 17 novembre, presso l’oratorio di Castelleone, si è tenuta la Giornata della carità, incontro conclusivo della serie di incontri, che la Caritas diocesana ha organizzato nelle diverse zone della diocesi in occasione della Settimana della carità, incontri ai quali erano invitati in particolare gli operatori parrocchiali e i volontari a contatto con le diverse fragilità presenti nelle parrocchie

Ha condotto l’incontro don Pier Codazzi, nuovo responsabile diocesano della Caritas, e Fabiana Ferrari, referente Caritas della zona pastorale II, presenteanche il vicario zonale, don Giambattista Piacentini.
Dopo la preghiera del Salmo 9, commentato da don Pier, Fabiana Ferrari ha introdotto il tema dell’incontro partendo proprio da un versetto del salmo 9: “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”, che papa Francesco ha messo al centro del suo messaggio per l’odierna Giornata mondiale dei poveri. Così gli operatori e i volontari sono stati sollecitati a interrogarsi su quale sia il reale bisogno dei poveri, se i poveri gridano ancora? Cosa gridano? Gridano sempre la loro condizione di povertà?

Ne è uscito un ventaglio di tipologie di carità molto ampio e in un certo senso sorprendente, in quanto si va oltre alla povertà economica e materiale, che resta sempre importante, ma si evidenziano altre fragilità. Ecco quindi emergere la solitudine delle persone, il desiderio di essere anche solo ascoltate e accolte. Preoccupa la fragilità delle famiglie lasciate sole con figli coinvolti in problemi di dipendenza da sostanze, da alcol e dal gioco. Esistono i malati psichici, gli anziani soli, quelli che hanno perso il lavoro e nello stesso tempo la dignità. Emerge con sempre più forza il bisogno forte di spirituali e la ricerca di Dio, domande che non sempre trovano risposte anche per la povertà delle Comunità
Ogni parrocchia della zona, pur avendo molti aspetti in comune con le altre, rivela attenzione per una fragilità diversa, dovuta alle varie sensibilità che animano le Caritas parrocchiali.
I luoghi dovei gruppi Caritas incontrano le persone vedono come luogo privilegiato i centri di ascolto, ma non è l’unica modalità. Proprio per venire incontro alle diverse esigenze delle parrocchie la Caritas diocesana propone per la fine di gennaio e l’inizio di febbraio tre incontri formativi poiché “la Chiesa scopre di essere un popolo che ha la vocazione di non far sentire nessuno straniero o “escluso” che si articolerà su tre tematiche: prendersi cura del fratello,  prendersi cura della comunità, prendersi cura del creato.

Gli incontri si terranno in ogni zona, ma saranno modellati sulle esigenze specifiche di ogni territorio.

Alle 11, nella chiesa parrocchiale di Castelleone è stata celebrata la S. Messa diocesana per la terza “Giornata Mondiale dei Poveri” concelebrata da don Giampaolo Maccagni, Vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale in rappresentanza del vescovo, don Pier Codazzi e don Giambattista Piacentini.




Il 25 novembre a Cella Dati una serata con Teresa di Lisieux

Il prossimo 25 novembre, presso la chiesa parrocchiale S. Maria Assunta in Cella Dati, l’Unità Pastorale di Sospiro propone un incontro di grande interesse, sulla figura di una delle Sante più popolari degli ultimi secoli: Teresa di Lisieux.

Scarica la locandina della serata

Questo incontro si inserisce in una serie di catechesi mensili tenute da don Umberto Zanaboni su “Gesù di Nazareth: il volto della misericordia”.  L’incontro su Teresa di Lisieux sarà guidato da suor Antonella Piccirilli che presenterà il suo volume “Fragile come tutti, felice come pochi” (ed San Paolo) dedicato alla vita della santa.

Un libro che apre il velo della vita quotidiana apparentemente semplice di Thérèse e ne racconta l’anima e la psicologia. Come in un romanzo, incontriamo una bambina capricciosa, addirittura difficile nei suoi rapporti con la madre, poi una fanciulla che lotta con una struttura psichica complicata e fragile, una giovane suora della quale la sua maestra delle novizie dice che è difficile e non promette nulla di buono. Alla fine si penetra in un mondo di miracoli: non della piccola Teresa, ma della divina Grazia che trasforma non soltanto l’anima di Teresa in un giardino, ma anche la sua psiche in una sinfonia d’amore. Leggendo le vicende spirituali e psichiche di Teresa si capisce che non esiste la santità come tale, ma esistono i Santi, ciascuno e ciascuna in suo modo originale e che la santità non è uno stato, ma un cammino dinamico verso una sempre più grande perfezione. Al termine della serata sarà possibile acquistare il libro in fondo alla chiesa.

Durante il viaggio apostolico in Madagascar, il 7 settembre 2019, anche papa Francesco, al termine del suo intervento alle religiose contemplative presenti, così ha parlato di S. Teresa del Bambino Gesù e del suo rapporto con essa: «Questa Teresa adesso accompagna un vecchio. E voglio dare testimonianza di questo, perché lei mi ha accompagnato in ogni passo. Mi accompagna, mi ha insegnato a fare i passi. Ma tante volte sono nevrotico, la mando via. Delle volte la ascolto, delle volte i dolori non mi fanno ascoltarla bene, ma è un’amica fedele. Per questo non vi ho voluto parlare di teorie: ho parlato della mia esperienza con una santa».

locandina del ciclo di incontri




Il 21 novembre a S. Michele Messa in suffragio di mons. Maurizio Galli

Giovedì 21 novembre, nell’anniversario della nascita del vescovo Maurizio Galli (Soresina 21 novembre 1936), l’indimenticato rettore del Seminario di Cremona e assistente Scout sarà ricordato con la Messa di suffragio che l’arcivescovo cremonese mons. Gian Carlo Perego presiederà alle 18 a Cremona, nella chiesa di S. Michele Vetere, dove mons. Galli fu vicario.

L’evento è promosso dalla Parrocchia in sinergia con il gruppo Masci Cremona2. Saranno presenti sacerdoti cremonesi e fidentini.

In serata, presso cascina Moreni, proseguendo una tradizione ultra decennale, saranno consegnate al rettore del Seminario di Cremona, don Marco d’Agostino, due borse di studio per altrettanti seminaristi cremonesi.

Nell’occasione sarà anche chiusa la raccolta firme, che sarà presentata al Comune di Cremona, con la richiesta di dedicare una via, una piazza o un parco al vescovo Maurizio Galli.

Mons. Maurizio Galli morì il 1° giugno 2008 nella casa di cura Ancelle della Carità di Cremona.

Nato a Soresina nel 1936, era però cresciuto nella comunità cittadina di Sant’Agata. Ordinato sacerdote nel 1961, era stato vicario a San Michele Vetere in Cremona e vice assistente di Azione Cattolica.

L’esperienza più significativa e apprezzata è legata certamente al Seminario: dal 1978 al 1982 è stato animatore e dal 1982 al 1998 rettore.

Il 2 aprile 1998 è stato eletto vescovo di Fidenza ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale per le mani di mons. Giulio Nicolini il 2 maggio 1998 nella Cattedrale di Cremona. Il 7 giugno 1998 ha preso possesso della Chiesa di Fidenza che ha guidato fino al 30 giugno 2007.

Mons. Maurizio Galli è sepolto nella Cattedrale di San Donnino, a Fidenza.




In visita alla Cattedrale con guide speciali

«Ci piace pensare che la cultura non ha barriere, anzi le deve abbattere». Con queste parole il vescovo Napolioni spiega il sostegno della diocesi all’iniziativa «Nuova luce su ArteAssieme» promossa dall’Azienda Socio–Sanitaria Territoriale di Cremona con la collaborazione di target Turismo e associazione Come Together.

Il progetto propone un percorso di visite guidate uniche, organizzate da un gruppo di utenti, volontari, familiari, operatori del Centro Psico Sociale di Cremona, Esperti in Supporto tra Pari e guide turistiche professionali all’interno della Cattedrale di Cremona. Il primo appuntamento – sold out – è stato giovedì, e i partecipanti hanno ammirato i capolavori cinquecenteschi del Duomo sotto una luce nuova – come spiega ancora il vescovo – «con lo sguardo di chi racconta l’arte non per mestiere ma per passione».
Uno sguardo che abbraccia la bellezza degli affreschi e quella dell’attenzione alla cura, in un percorso che fa dell’arte un medium potente per favorire l’inclusione sociale e il benessere delle persone interessate da un problema di salute mentale. Il percorso è iniziato con lo studio degli affreschi attraverso cui le guide hanno potuto condividere riflessioni consapevoli, profonde e leggere, interpretando le opere attraverso il loro vissuto che ha dato vita a chiavi di lettura insolite e dense di significato. «Per l’Asst di Cremona – spiega il direttore generale Giuseppe Rossi – questo progetto è un autentico esempio di come si possa fare assieme e con ottimi risultati. Istituzioni, operatori sanitari, pazienti, volontari e cittadini sono qui accomunati dal desiderio di offrire la propria competenza ed esperienza per intraprendere percorsi terapeutici sempre più integrati e soprattutto umanistici. Attraverso l’arte, infatti, è stato possibile entrare in contatto con l’altro, con la città e soprattutto con la conoscenza di sé». Un dialogo che ha trovato espressione nel confronto con il pubblico e con un luogo di comunità: «La Cattedrale – aggiunge il vescovo – da sempre è patrimonio spirituale e culturale che appartiene a tutta la città di Cremona, che così racconta la fede cristiana, raggiungendo tutti, dai piccoli ai grandi, deboli, fragili o forti che siano».

La seconda e ultima serata del progetto «Nuova luce su ArteAssieme» è in programma per giovedì 21 novembre. La partecipazione richiede una prenotazione (le visite sono a numero limitato) che è possibile effettuare fino ad esaurimento posti contattando l’agenzia Target Turismo ai numeri 0372 407081 e 347 6098163, oppure scrivendo una e–mail a arteassieme@targetturismo.com.




Consegnato il Premio di bontà intitolato a Lidia Bittanti

Martin Mosetich, diciottenne residente a Cremona, e Francesco Bianchi, diciassettenne, anch’esso residente in città, sono i vincitori dell’edizione 2019 del Premio di bontà intitolato a Lidia Bittanti e consegnato nella mattinata di lunedì 18 novembre nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale alla presenza dell’assessore alle Politiche sociali e della fragilità Rosita Viola, di Marilena Antonioli Paloschi e Claudio Bodini, in qualità di rappresentanti delle famiglie Bittanti–Antonioli promotrici del premio, di mons. Alberto Franzini delegato dal Vescovo di Cremona, e di Laura Rossi dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Cremona 3, in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Territoriale. Sono intervenuti alla cerimonia famigliari, amici dei premiati oltre a chi ha segnalato i due ragazzi.

L’apposita commissione, riunitasi il 7 novembre scorso, al termine di una valutazione attenta e scrupolosa delle domande pervenute, ha deciso di assegnare un premio di mille euro a Martin Mosetich – segnalato da Valeria Margaroli, docente dell’Azienda Speciale per i Servizi all’Istruzione Cr. Forma, e un altro premio, sempre di mille euro, a Francesco Bianchi – segnalato da Paolo Feroldi, Presidente della sezione di Cremona dell’AID (Associazione Italiana Dislessia) e da Loredana Uberti, Presidente del Comitato di Cremona della Croce Rossa Italiana –  in quanto rispondenti allo spirito del bando.

La commissione ha deciso di assegnare il premio a questi due ragazzi per le esperienze realizzate, intense, continuative, che sono diventate percorsi di vita, di prospettiva, ma anche di crescita umana e di scelta consapevole, storie di vita che colpiscono per la loro intensità, per la grande generosità, per altruismo e solidarietà.

Prima della consegna del premio, ognuno dei componenti la commissione, a partire dalla signora Marilena Antonioli Paloschi, ha fatto un breve intervento, sottolineando che, in una società spesso rappresentata solo per quanto non funziona o per gli aspetti negativi, in realtà vi sono molti esempi di amore e disponibilità verso il prossimo da parte anche di molti giovani, aspetto questo rimarcato infine dall’Assessore Rosita Viola per la quale nella nostra comunità ci sono molte persone che ogni giorno si fanno carico degli altri in varie forme: e questo non è cosa da poco, soprattutto in un momento in cui essere buoni in senso lato ha assunto quasi un tratto negativo. A seguire chi ha fatto le segnalazioni ne ha spiegato brevemente di persona i motivi.

 

Premio di mille euro a Martin Mosetich, 18 anni, ex allievo di Cr. Forma, residente a Cremona

Motivazione: per l’affetto manifestato nei continui atti di responsabilità e di sacrificio nei confronti della sua famiglia

Martin, 18 anni, vive con la madre e con il fratello maggiore affetti da malattie invalidanti. Si occupa di loro ogni giorno con una dedizione davvero ammirevole e con grande spirito di sacrificio. In particolare, l’attenzione alle esigenze della madre è la sua priorità con modalità più che amorevoli ed affettuose. Iscritto al corso di Operatore presso sala bar di Cr.Forma, ha portato a termine i primi due anni con successo, ma si è poi visto costretto a interrompere gli studi per cercarsi un lavoro così da potere contribuire al bilancio familiare.

 

Premio di mille euro a Francesco Bianchi, 17 anni, studente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Stanga”, residente a Cremona

Motivazione: per la serietà, l’impegno e gli atti di sincera gratuita generosità dimostrati nel campo del volontariato sociale

Francesco, 17 anni, nonostante le vicissitudini che hanno caratterizzato la sua esistenza sin dalla tenerà età, è un ragazzo molto generoso, mosso dal desiderio di essere di aiuto al prossimo. Francesco è infatti dotato di un grande altruismo, sempre pronto a dare una mano e un sostegno a chi si trova in difficoltà. Dimostra queste sue qualità nella sezione di Cremona dell’Associazione Italiana Dislessia dove, pur non frequentando i laboratori specifici come socio o fruitore, si dimostra disponibile a sostenere le attività come volontario: è infatti il primo ad offrirsi per dare aiuto. Così avviene anche alla Croce Rossa. Qui partecipa con regolarità ai servizi proposti, impegnandosi con serietà e senza risparmiarsi. Nonostante la giovane età, trascorre molto del suo tempo libero nell’Associazione dimostrando una graduale e costante maturazione personale nell’ambito del sociale e della cura dei più deboli. Molteplici sono i suoi gesti di attenzione verso le persone. Un esempio per altri giovani.

 

Premio di bontà intitolato a Lidia Bittanti

Lidia Bittanti nasce a Cremona il 17 settembre 1906, la prima di quattro figli. Diventata una giovane donna, Lidia decide di staccarsi dalla famiglia, lascia Cremona e con una amica si sposta nella città di Parma per avviare un’attività commerciale, un negozio di biancheria. Manifesta da subito la sua intraprendenza, sa muoversi con disinvoltura e abilità. Il commercio è la sua vita e con coraggio si divide dall’amica aprendo un negozio tutto suo. Mantiene lo stesso articolo di vendita ma prende contatti con la città di Firenze e avvia una fiorente azienda di confezioni: la IMCERF, acronimo di “Impresa Confezioni e Ricami Fiorentini”. Passano gli anni, il negozio non basta più. Dopo essersi sposata inizia un’attività di vendita dei suoi articoli ad altri negozi e in altre città. Nel 1955 rientra a Cremona. Ancora una volta si rinnova, ha capacità e idee in campo commerciale. Decide per una nuova attività: non vuole più vendere prodotti realizzati da altre aziende ma vendere ciò che lei stessa produce. L’orientamento è per un articolo nuovo in espansione sul mercato: il costume da bagno. Conosceva il mercato e aveva fatto la sua scelta. Alcuni famigliari, a vario titolo, l’aiuteranno ma è lei che porta avanti e sviluppa quella che rimarrà pur sempre una piccola attività imprenditoriale. Sa progredire ma soprattutto rinnovarsi per seguire un mercato in evoluzione. La grande mossa fu andare negli Stati Uniti a rifornirsi di un prodotto nuovo per fare i costumi da bagno, il tessuto LASTEX, che rivoluzionò il mercato. La sua vita fu semplice e misurata; visse fino alla fine con la vicinanza di sua mamma in una casa in via Elio Crotti in Cremona. Al piano terreno il laboratorio e gli uffici. Si interessava di tutto il ciclo della lavorazione dei costumi da bagno. Negli ultimi anni però cedette la gestione del laboratorio e curò totalmente il rapporto commerciale con i suoi clienti. Condusse la sua azienda fino al 1966 quanto una grave malattia la obbligò in poco tempo a lasciare. Fu lucida fino all’ultimo e come suo desiderio ebbe modo di esprimere le sue volontà nel segno dell’altruismo e della solidarietà, valori in cui credeva e che la famiglia rispettò pienamente. Destinò un aiuto economico a diverse presone che sapeva in difficoltà e volle che il suo denaro fosse destinato ai giovani. La famiglia, tenendo conto delle sue volontà, ha istituito questo premio, attraverso un’importante donazione al Comune, per ricordarne la memoria.




«Non ci si può dire cristiani se non si considera come nostro compito vivere la carità»

Una comunità si interroga sul ruolo della carità nella vita del cristiano. E lo fa a partire da Bozzolo dove, nella serata di lunedì 11 novembre, gli operatori della carità della Zona pastorale 5 hanno incontrato don Pierluigi Codazzi e Marco Ruggeri, rispettivamente direttore e operatore della Caritas diocesana. Scopo della serata, il cui titolo “La speranza dei poveri non sarà mai delusa” richiama il messaggio di papa Francesco scritto in occasione della III Giornata mondiale dei poveri che si celebrerà il prossimo 17 novembre, è stato quello di confrontarsi con le varie comunità presenti sul territorio per coglierne le ricchezze e raccogliere le criticità.

Presenti, oltre a don Davide Barili (vicario zonale della Zona 5) e don Maurizio Lucini (responsabile dell’area pastorale “Nel mondo con lo stile del servizio”), una folta rappresentanza di laici impegnati in azioni di carità per le comunità di San Martino, Bozzolo, Vicomoscano, Rivarolo del Re, San Martino dell’Argine, Rivarolo Mantovano, San Matteo delle Chiaviche, Calvatone,  Casalbellotto, Viadana e Casalmaggiore.

In un dialogo franco e reciproco con i relatori, i volontari hanno descritto i servizi offerti in questi ultimi anni a chi vive nel fabbisogno per le più svariate ragioni esistenziali. E hanno immaginato insieme quanto implementare per estendere il livello di attenzione alle nuove forme di povertà attualmente presenti nel territorio: famiglie separate, giovani privi di lavoro e prospettive, anziani soli, malati, migranti, donne vittime di violenza domestica. Questi solo alcuni degli ambiti a cui un cristiano che voglia vivere fino in fondo il suo essere di Cristo dovrebbe andare incontro.

«La carità fa parte dell’essere cristiano – ha dichiarato don Davide Barili, referente per la zona 5 -. Non ci si può dire cristiani se non si considera come nostro compito vivere la carità».

Non il bisogno al centro dello sguardo della comunità, dunque, ma la persona. La centralità dell’essere umano alla guida di ogni scelta cristiana, perché si evitino inutili quanto pericolose categorizzazioni, classificazioni, inquadramenti. Tornare al fulcro del messaggio di vita cristiano che è la relazione, attraverso la quale cogliere poi anche, ma solo in un secondo tempo, la necessità dell’altro su cui intervenire. Vivere in un rapporto di orizzontalità la propria intimità con Cristo. Solo passando dall’uomo si scopre il Dio incarnato dei cristiani. Riecheggiano così le parole di don Primo Mazzolari, che lo stesso pontefice ha citato nel suo messaggio preparatorio: «Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie». Così come quelle del Salmo 9, la cui lettura ha aperto l’incontro: «Il Signore non dimentica il grido dei poveri» (Sal 9,13).

«Occorre avere il coraggio che avevano i profeti – sollecita don Codazzi – che alzavano la voce per gridare l’ingiustizia, spesso alla base della povertà. Ma Dio è giudice giusto».

Tante le sollecitazioni arrivate dagli operatori presenti. Tante le riflessioni a partire da esperienze personali vissute nel contesto ecclesiale. Ma anche la richiesta di venire messi nelle condizioni di operare al meglio in un contesto sociale sempre più complesso e delicato. Immancabile una promessa da parte di don Codazzi: presto partirà una formazione diocesana (31 gennaio, 7 e 14 febbraio 2020) finalizzata ad analizzare il tema della cura dell’altro, dal fratello, alla comunità, fino al creato, nell’ottica dell’ecologia integrale con cui è stata pensata l’enciclica Laudato si’. Tutti gli operatori saranno invitati a partecipare e a far propria una visione di cristianità che permetta a tutti i poveri della terra di sentirsi inclusi in un panorama di speranza e di fraternità operosa.




Una rete di carità tra lungo le strade della diocesi

Una carità che da e per tutti. E’ questo il senso dell’incontro tenutosi nella mattinata di domenica 10 novembre presso l’oratorio di Sospiro, nell’ambito della Settimana Diocesana della Carità promossa dalla Caritas cremonese. Sono intervenuti don Pierluigi Codazzi – nuovo direttore di Caritas -, il responsabile dell’area pastorale “Nel mondo con lo stile del servizio” don Maurizio Lucini e il diacono Marco Ruggeri.

È stata un’occasione di confronto aperto, di dialogo e di testimonianza con molti parrocchiani e operatori della carità della zona pastorale IV, presenti per discutere delle sfide “del fare del bene” oggi.

Ci troviamo infatti in un contesto sempre mutevole e dove “fare rete” diventa più che mai necessario per vincere i grandi mali che affliggono l’uomo contemporaneo: la solitudine e la povertà in primis.

Filo conduttore è stato un brano tratto dal Salmo 9: “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”. Le parole del Salmo – riprese da Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale dei poveri (che si celebra domenica 17 novembre)  – manifestano del resto una incredibile attualità. Esprimono una verità profonda che la fede riesce a imprimere soprattutto nel cuore dei più poveri: è possibile ed è necessario restituire la speranza perduta dinanzi alle ingiustizie, alle sofferenze e precarietà della vita. L’impegno di tutti – e l’impegno di Caritas va in questa direzione – sarà dunque quello di lavorare sempre più a stretto contatto con le numerose realtà caritative (associazioni, gruppi, movimenti) presenti sul territorio cremonese al fine di creare un’educazione alla carità che sia condivisa e che possa allargarsi, per poter rispondere in maniera convincente ed esaustiva alle emergenze quotidiane.

Ci sono molti casi di indigenza, malattia, solitudine ma anche la delicata situazione dei migranti o di madri rimaste sole in giovane età a cui far fronte. Uniti, perché – come diceva don Primo Mazzolari – “la carità è la poesia del Cielo portata sulla terra”.