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L’accoglienza come scelta di un’umanità controcorrente

“Umanità: voce del verbo accogliere” è il titolo del primo incontro del percorso proposto per i giovani della zona pastorale 1. Oltre un centinaio di ragazzi hanno affollato l’oratorio S. Tarcisio di Covo per entrare a far parte di quelle storie di incontri che avrebbero poi costituito il comune denominatore della serata. Due le testimoni che hanno portato la propria esperienza sul tema della accoglienza a cui va il ringraziamento di tutta la zona: Paola e Benedetta .

“Quelle dei migranti sono storie di incontro tra le persone e le culture” è l’estratto della Christus Vivit di Papa Francesco che apre la serata, introducendo la bellezza della relazione come trait d’union tra le due testimonianze che, pur diverse tra loro, trovano come elemento fondamentale la relazione con l’altro. Paola racconta infatti come ha rivalutato la propria storia e il proprio punto di vista dopo i primi incontri con i richiedenti asilo che ogni giorno si affacciano agli uffici della Caritas di Crema dove lavora come psicologa e come ha potuto constatare che sono proprio le differenze ciò che in realtà unisce. L’ unità nella diversità è ciò che ha sperimentato anche Benedetta al liceo d’eccellenza di Rondine, quando passando un anno con ragazzi provenienti da zone di guerra che si trovavano a condividere la propria quotidianità, ha potuto sperimentare ciò che definisce una “trasformazione creativa del conflitto”.

Immersi nel contesto mediatico contemporaneo, queste testimonianze suonano come voci fuori dal coro che sicuramente possono restituire speranza a quelle comunità che ancora si spendono per costruire legami e unirsi nell’accoglienza del diverso. Le scelte controcorrente comportano però una continua maturazione nella consapevolezza che non può rimanere confinata all’ambiente professionale o scolastico ma coinvolge ogni aspetto della vita.

Se è la famiglia che infatti ha spinto Benedetta nella decisione di intraprendere il suo quarto anno liceale a Rondine, la giovane racconta di aver preso consapevolezza giorno dopo giorno della bellezza della sua scelta. In questa presa di posizione sicuramente la fede non passa in secondo piano. Il costante esercizio nella carità e l’opportunità di ritagliarsi spazi di riflessione sono elementi che Paola identifica come essenziali per affrontare i momenti più difficili senza lasciarsi travolgere dalle difficoltà che inevitabilmente l’incontro con l’altro comporta.

Il tono semplice dell’incontro con narrazioni che partono dall’esperienza quotidiana non ha lasciato indifferenti i giovani presenti che ancora una volta hanno scelto di infittire l’intreccio di storie che legano non solo chi arriva da molto lontano ma anche chi vive in comunità molto vicine tra loro come quelle della stessa zona.




Unitalsi in festa nella Giornata dell’adesione

Come ogni anno, nella prima domenica di Avvento, l’Unitalsi celebra la Giornata nazionale dell’adesione. La ricorrenza a Cremona è stata anticipata a domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re, con la Sottosezione cremonese dell’Unitalsi che ha preso parte alla Messa delle 11 in Cattedrale presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dall’assistente diocesano don Maurizio Lucini, il parroco della Cattedrale mons. Alberto Franzini e il cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

Nell’omelia mons. Napolioni ha voluto riflettere sul significato della solennità liturgica: «La festa di Cristo Re – ha affermato – è di grande profondità spirituale e di grande rilevanza umana. Chi e cosa regna nel mio cuore e nella mia vita? Oggi, nel nostro tempo dell’individualismo ci verrebbe da rispondere che conta solo il proprio ego a discapito di tutti gli altri».

Il vescovo ha voluto poi ricollegarsi allo spirito unitalsiano approfondendo un significato più profondo e veritiero, perché «l’Unitalsi ci ricorda che è bello e necessario stare insieme, stringersi la mano e salta così la differenza tra chi ha bisogno e chi soccorre: nel profondo del nostro cuore non c’è la legge dell’individualismo ma la legge dell’amore, della condivisione». Infatti, concludendo, ha poi ribadito come «la vera unità, la vera Unitalsi, è l’unità con Cristo Gesù».

Durante la celebrazione i volontari unitalsiani, dame e barellieri, in divisa ufficiale, hanno rinnovato il loro “sì” alla scelta di stare accanto a malati e disabili, che ogni anno accompagnano in pellegrinaggio verso i santuari di Lourdes, Loreto e Caravaggio, condividendo con loro momenti di preghiera anche nelle varie realtà parrocchiali e nelle strutture, sostenendo la loro piena inclusione in ogni ambito della vita.

Ad animare la celebrazione eucaristica il coro “Vox Lucis” guidato dal maestro Armando Maria Rossi.

La giornata è proseguita con il consueto pranzo alla Casa dell’Accoglienza insieme al vescovo Antonio e un pomeriggio di festa presso il Centro pastorale diocesano di Cremona alla quale hanno partecipato tutte le persone che hanno incontrato l’Unitalsi nella loro vita e ne condividono le finalità.

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A Casalmorano i funerali di mons. Talamazzini con un «a rivederci»

«Perseveranza nella preghiera, amore a Gesù e alla santa Chiesa, devozione filiale alla Vergine santissima e una particolare attenzione ai piccoli, ai poveri e ai sofferenti». Sono queste le raccomandazioni che monsignor Angelo Talamazzini ha voluto lasciare ai propri cari e alle persone che ha amato e servito nei suoi 55 anni di ministero. A dare voce al suo testamento spirituale il vescovo Antonio Napolioni nei funerali presieduti, nel pomeriggio di sabato 23 novembre, a Casalmorano.

Il suo paese, «il più caro», dove lo scorso anno aveva deciso di ritirarsi sentendo sempre più il peso degli anni. Vicino ai suoi cari, che l’hanno accompagnato sino all’ultimo, quando le difficoltà erano cresciute, tanto da rendere necessario un ricovero in ospedale. Pochi giorni prima del decesso, avvenuto giovedì 21 novembre, presso la casa di riposo dove risiedeva.

Il secondo Angelo del presbiterio diocesano salito in Cielo nelle ultime settimane, ha ricordato, con riferimento anche alla recente scomparsa di don Scaglioni, monsignor Napolioni, che ha anche espresso la vicinanza del vescovo emerito Lafranconi, impossibilitato a essere presente per impegni pastorali.

Nella chiesa parrocchiale di Casalmorano tanti preti (con i canonici del Capitolo della Cattedrale) e una folta assemblea si è stretta attorno ai familiari del canonico. Oltre alla gente del paese folte rappresentanze da Casalbuttano (dove nel 1963 aveva iniziato il proprio ministero come vicario), da Corte de’ Frati (dove fu parroco per la prima volta) e S. Michele Vetere, in città, che servì per vent’anni prima di spostarsi di poche centinaia di metri, in Cattedrale, come canonico e penitenziere.

Nell’omelia del vescovo Napolioni è emersa con chiarezza la figura di monsignor Talamazzini, incontrato pochi giorni prima della morte e di cui ha voluto in particolare ricordare la consapevolezza di essere salvato dal Signore. Una certezza che ha potuto sperimentare nei momenti difficili della propria vita e che l’ha accompagnato sino all’ultimo. In quella salda fiducia nel Signore, e anche nelle persone, che monsignor Talamazzini esprimeva a tutti con il proprio sorriso, capace di mettere ciascuno a proprio agio. Un sorriso di ascolto e accoglienza, che in tanti hanno potuto sperimentare, soprattutto nel confessionale della Cattedrale dove «ha offerto in abbondanza la misericordia di Dio», «colpito dallo stile di papa Francesco».

Sempre consapevole che il Vangelo illumina, purifica e orienta i nostri desideri: lo ha imparato lui e ha cercato di aiutare i fratelli a farlo a loro volta, cercando sempre di fare almeno un po’ di bene. Come egli stesso auspicava nel suo testamento spirituale concluso son un «a rivederci in Cielo a Dio».

Al termine della Messa, dopo la benedizione, la salma è stata trasferita nel cimitero locale, dove è stato tumulato.

A rivederci don Angelo!

R.A.M.

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Profilo di monsignor Talamazzini

Nato a Casalmorano il 29 gennaio 1937, monsignor Talamazzini fu ordinato presbitero l’8 giugno 1963. Una classe di undici sacerdoti, oggi rappresentata solo da monsignor Giuseppe Perotti, don Raffaele Carletti e don Angelo Bravi. Iniziò il suo ministero pastorale come vicario a Casalbuttano. Nel 1977 assunse l’incarico di parroco di Corte de’ Frati. Nel 1984 il trasferimento a Cremona, nella parrocchia di San Michele vetere, dove rimase come parroco vent’anni. Lasciata la parrocchia di San Michele, il vescovo Lafranconi l’ha voluto come membro del Capitolo della Cattedrale, affidandogli nello stesso tempo l’incarico di penitenziere della Cattedrale. Nel 2018 monsignor Talamazzini decise di ritirarsi presso la casa di riposo di Casalmorano, suo paese natale, dove ha scelto di essere sepolto.

 

 

Riproponiamo il testo dell’intervista che monsignor Talamazzini, quale penitenziere della Cattedrale, rilasciò al nostro Portale nel maggio 2013.

«Grazie ai richiami alla misericordia è tornata a confessarsi gente lontana da 30 anni»

In questi ultimi tempi, grazie al carisma di Papa Francesco e ai suoi continui richiami alla misericordia di Dio, il numero di quanti sono ritornati a celebrare il sacramento della Riconciliazione è aumentato.  L’ondata di novità e di entusiasmo portata da Jorge Mario Bergoglio ha toccato anche il confessionale di mons. Angelo Talamazzini, da nove anni penitenziere della diocesi oltre che canonico del Perinsigne Capitolo della Cattedrale. Per lui anche la gioia di accogliere persone che da 30 anni non si inginocchiavano davanti al confessore.

Sabato 11 maggio al santuario di Castelleone, dedicato proprio alla Madonna della Misericordia, il vescovo Lafranconi aveva parlato di un aumento delle confessioni in questo ultimo periodo, anche a fronte del nuovo Pontefice. «Certamente questo papa semplice, che parla continuamente di misericordia – spiega il penitenziere della Cattedrale – ha influito su una fascia di persone che da tempo non si confessava e forse era anche psicologicamente lontana dalla Chiesa». A testimoniarlo sono gli stessi penitenti che entrano in confessionale: «Mi ha colpito il fatto – spiega ancora mons. Talamazzini – che i fedeli, senza essere interrogati al proposito, dicano di essere contenti di questo Papa, di essere rimasti ottimamente impressionati. Direi che improvvisamente, proprio attraverso la figura di Francesco, hanno sentito la Chiesa molto vicina ai loro problemi. In modo particolare ha commosso la sua frase: “Dio mai si stanca di perdonarci, caso mai siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”. E poi ha colpito molto anche un’altra frase, sotto forma di auspicio: “Come vorrei ci fosse una Chiesa povera per i poveri”. Parole molto significative in quanto pronunciate in questa stagione di crisi. Tutti sono ammirati dalla sua semplicità e anche dal fatto che abiti in poche stanze a Santa Marta invece che negli appartamenti del Palazzo Apostolico».

Ma cosa porta dopo tanti anni a riaccostarsi alla Confessione? Secondo il penitenziere della Cattedrale di Cremona non è tanto una decisione personale, quanto la Grazia di Dio. «Io credo fermamente che è la grazia di Dio che prepara. Uno non ci pensa, poi comincia a rifletterci, poi decide di confessarsi e inizia anche a dare una sterzata alla propria vita. Credo che dietro la scelta di confessarsi ci sia una preparazione remota, anche se, certamente, ci può essere uno stimolo magari dovuto a una malattia o una guarigione, personale o di chi sta accanto, o un problema di difficile soluzione. Si arriva alla conclusione che l’aiuto degli uomini e delle istituzioni può aiutare, ma serve soprattutto l’aiuto di Dio. È dunque la vita che prepara; poi c’è anche una preparazione prossima, anche attraverso un sussidio che aiuta nell’esame di coscienza».

La Confessione, dunque, non sembra assolutamente passata di moda. «Direi che – afferma il Canonico – se la confessione non ci fosse (Gesù l’ha istituita) bisognerebbe inventarla. C’è un forte desiderio di parlare, di essere ascoltati in un ambito così segreto; e poi sentire “Io ti assolvo dai tuoi peccati”. Forse sugli abitudinari queste parole non hanno quell’impatto forte che è presente invece sempre in chi torna alla confessione dopo tanti anni. C’è gente che dice: “Adesso sono contento”, “Mi sento liberato”, “Mi ha dato coraggio”. Situazioni che si ripetono con tanta frequenza».

Eppure anche per molti cattolici la confessione rimane un appuntamento un po’ ostico. «Quando qualcuno mi dice di far fatica a confessarsi io rispondo che il sacramento ha il nome in testa: bisogna fare una penitenza. Sicuramente per noi, abituati a vivere nel nostro mondo e anche un po’ sospettosi a parlare di noi stessi, la confessione, che costringe ad aprirsi completamente, costa. E però è un prezzo che viene ripagato da un senso di novità e libertà».

Gli “abitudinari” della confessione comunque non mancano e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono anche tanti giovani. «Non credo affatto che a muovere queste persone sia solamente l’abitudine, ma sentimento e motivazioni serie: c’è sempre un bisogno autenticità». Una pratica costante che a volte sfocia in una vera e propria direzione spirituale. «Essa – precisa mons. Talamazzini – di per sé è distinta dal sacramento della Riconciliazione. Però spesso la confessione, specialmente se il penitente viene più volte, diventa anche direzione spirituale».

«In questi 9 anni da penitenziere – conclude mons. Talamazzini – ho scoperto più da vicino le anime, che ci sono, anche dove non lo si direbbe. E ho scoperto che la gente è meno indifferente di quanto si pensi. Proprio nella confessione vengono a galla le esigenze dello spirito, che sono presenti in tutti, anche se magari in modo latente o soffocate da pregiudizi. Comunque sempre si sente l’esigenza di pulizia interiore».

Chi è il penitenziere

Il penitenziere è il sacerdote autorizzato a confessare anche in tutti quei casi speciali, che di norma sono sottratti alla competenza del sacerdote ordinario. Il penitenziere, ai sensi del codice di diritto canonico (can. 508), fa parte del Capitolo dei Canonici e per delega del Vescovo ha, in forza dell’ufficio, la facoltà ordinaria, che però non è delegabile, di assolvere in foro sacramentale dalle censure “latae sentetiae” non dichiarate non riservate alla Sede Apostolica (scomunica, interdetto, sospensione). Tale facoltà riguarda in diocesi anche gli estranei e i diocesani anche fuori del territorio della diocesi.




Un progetto di rinascita per la chiesa cittadina di Santa Lucia

Nella mattinata di venerdì 15 novembre, presso la casa parrocchiale di San Pietro al Po, il parroco don Antonio Bandirali ha chiarito la situazione della chiesa di Santa Lucia, attualmente ancora chiusa al pubblico. Le criticità emerse sono molteplici, da problemi strutturali ad interventi artistici. Infiltrazioni d’acqua susseguitesi nel tempo hanno portato a danni consistenti, causando caduta di intonaco, stucco e pellicola pittorica; a questo si aggiungono la presenza di fessurazioni, il restauro della volta centrale e la revisione dell’interno del campanile. Una situazione che dunque rende necessari ulteriori interventi sulla struttura, in termini di messa in sicurezza e a norma dei vari impianti. 

«Queste problematiche – spiega la restauratrice Federica Cattadori – hanno richiesto una programmazione del lavoro di ristrutturazione e restauro in più fasi.: una fase cautelativa, per mettere in sicurezza l’edificio, una fase di pulitura delle superfici e di alleggerimento della parte pittorica, per un ritorno alla freschezza ed originalità dei dipinti originali, ed infine una fase di consolidamento profondo ed ancoraggio delle parti in distacco».

Considerata la complessità dei lavori, è stata necessaria (ed è ancora in corso) una consistente opera di monitoraggio ed analisi completa dei vari aspetti, sotto la supervisione dalla Sovrintendenza. Risulta pertanto difficile scandire delle tempistiche precise, sebbene sia importante sottolineare che i lavori siano già iniziati con la realizzazione di un primo ponteggio.

La chiesa di Santa Lucia non porta però solo preoccupazioni, ma anche speranza ed entusiasmo: Ezio Gozzetti, architetto direttore dei lavori, definisce la chiesa come un «bellissimo manufatto, straordinariamente efficace e dall’omogeneità splendida». Insomma un piccolo gioiello ricco di storia ed elementi pittorici poco conosciuti: per questo i lavori di ristrutturazione e restauro potrebbero anche diventare una bellissima occasione di studio e incontro con esperti di storia dell’arte e beni culturali.

I laboriosi interventi sono stati sostenuti con il contributo della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona e le generose offerte della comunità, anche se la strada è ancora lunga. «Tuttavia – sottolinea don Antonio – il problema non è solo economico. Occorre riprendere e rivalutare il culto di Santa Lucia, tanto amata e sentita non solo dalla comunità parrocchiale, ma da tutta quanta la cittadinanza».

Per questo il 29 novembre, alle ore 21, presso la chiesa di San Pietro al Po, si terrà un evento promosso dalla associazione dal CrArt “Cremona Arte e Turismo” dedicato proprio alla figura di santa Lucia; nella stessa chiesa, dal 1° dicembre verrà esposta la statua della santa e il 13 dicembre si celebrerà la Messa. Occasioni di incontro, preghiera e raccolta di offerte per sostenere questo progetto ambizioso di rigenerazione culturale e spirituale per il bene di tutta la città.




Unitalsi, domenica la Giornata dell’adesione con la Messa in Cattedrale

Come ogni anno, nella prima domenica di Avvento, l’Unitalsi celebra la Giornata nazionale dell’adesione. La ricorrenza a Cremona sarà però anticipata a domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re, con la Sottosezione cremonese dell’Unitalsi che prenderà parte alla Messa delle 11 in Cattedrale presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dall’assistente diocesano don Maurizio Lucini, il parroco della Cattedrale mons. Alberto Franzini e i sacerdoti amici dell’Unitalsi che potranno esserci. La celebrazione potrà essere seguita in diretta sul nostro portale, sui canali social della Diocesi e in tv su Cremona1 (canale 80).

Durante la celebrazione i volontari unitalsiani, dame e barellieri, in divisa ufficiale, rinnoveranno il loro “sì” alla scelta di stare accanto a malati e disabili, che ogni anno accompagnano in pellegrinaggio verso i santuari di Lourdes, Loreto e Caravaggio, condividendo con loro momenti di preghiera anche nelle varie realtà parrocchiali e nelle strutture, sostenendo la loro piena inclusione in ogni ambito della vita.

La giornata proseguirà con il consueto pranzo alla Casa dell’Accoglienza e un pomeriggio di festa presso il Centro pastorale diocesano di Cremona. L’invito è rivolto anche a tutte le persone che hanno incontrato l’Unitalsi nella loro vita e ne condividono le finalità.




Arteassieme, in Cattedrala la salute mentale ritrova le parole

Nella serata di giovedì 21 novembre, in Cattedrale, si è svolta la serata conclusiva di Arteassieme, il  progetto di cultura, benessere e inclusione promosso da Target Turismo (attiva nell’organizzazione di eventi del settore turistico e culturale), Come Together (associazione che opera nel campo della salute mentale) e ASST Cremona (Azienda Socio-Sanitaria Territoriale), da sempre impegnata nella promozione della salute.

Ad emergere con forza dalle intense interpretazioni delle guide è che l’arte è arte e non è una terapia funzionale a specifiche categorie di persone; che le persone sono persone a prescindere dalla loro condizione. Ieri sera abbiamo imparato che attraverso l’arte è possibile esprimere l’inesprimibile e ritrovare le parole.

Grazie allo studio degli affreschi i partecipanti hanno potuto agire riflessioni consapevoli, profonde e leggere; hanno saputo interpretare attraverso il loro vissuto le rappresentazioni pittoriche, dando chiavi di lettura insolite e dense di significato, espressione della condizione umana, della malattia e della capacità di vivere il proprio tempo e rinascere.

Questo è stato possibile anche perché “Monsignor Napolioni, Vescovo di Cremona, ci ha aperto le porte della cattedrale – spiegano gli organizzatori. Il suo gesto ci ha consentito, anzitutto di esaudire un desiderio, quello di raccontare il Duomo di Cremona in modo insolito. Ma soprattutto di assecondare un’esigenza umana molto profonda, quella di essere riconosciuti come individui capaci all’interno della società”.

L’esperienza di ArteAssieme si è rivelata un autentico laboratorio, una fucina di talenti e creatività che ha consentito alle persone che hanno partecipato di condividere saperi ed emozioni, di sperimentare nuove opportunità relazionali.

 

ARTEASSIEME, DI COSA SI TRATTA

“Nuova Luce su ArteAssieme” nasce da un’idea condivisa tra realtà che operano sul territorio cremonese in ambiti diversi: Il progetto intende valorizzare gli affreschi cinquecenteschi della Cattedrale di Cremona, attraverso uno sguardo inconsueto, grazie a visite guidate uniche, organizzate da un gruppo eterogeneo: utenti, volontari, familiari, operatori del Centro Psico Sociale di Cremona, Esperti in Supporto tra Pari (ESP) e guide turistiche professionali (Target Turismo).

Un’esperienza in cui l’Arte diviene medium potente per favorire l’inclusione sociale e il benessere delle persone interessate da un problema di salute mentale e al contempo azione emblematica anti stigma. Per far emergere l’originalità e l’essenza di ciascuno a scapito degli stereotipi più diffusi e di un concetto sterile di normalità. Per partecipare è necessario prenotare.

L’iniziativa si svolge con il contributo di Fondazione Città di Cremona. Con il patrocinio e la collaborazione di Comune di Cremona e Diocesi di Cremona.




Ricordato il vescovo Galli con alcune borse di studio per il Seminario

Silenzio e contemplazione, sono queste le parole sottolineate maggiormente giovedì sera, nella chiesa di San Michele, a Cremona, davanti a un’assemblea formata da fedeli e sacerdoti delle diocesi di Cremona e di Fidenza. A presiedere l’Eucarestia l’arcivescovo di Ferrara–Comacchio, Gian Carlo Perego, originario di Agnadello. L’occasione è stata il ricordo di monsignor Maurizio Galli, vescovo di Fidenza, ma per i cremonesi soprattutto sacerdote, assistente scout e rettore del Seminario vescovile.

Presenti, infatti, anche i seminaristi diocesani e il gruppo scout adulti Masci, promotori dell’evento insieme alla parrocchia nell’anniversario della nascita: proprio il 21 novembre del 1936 nasceva a Soresina monsignor Galli, prematuramente scomparso undici anni fa dopo un periodo di malattia.

Introduzione alla celebrazione

Nell’omelia, l’arcivescovo Perego ha fatto memoria del suo rapporto con Galli e delle esperienze condivise, raccontando di un uomo appassionato al ministero, semplice, attento alla fraternità e agli ultimi, ma anche ricco di stimoli per la formazione.

L’Arcivescovo ha collegato anche il ricordo con le due importanti ricorrenze della giornata: la presentazione al tempio della Beata Vergine Maria e la giornata delle claustrali. Da qui l’accenno alla contemplazione e al silenzio, per riscoprire e rinnovare ogni giorno quella gioia di restare alla presenza del Signore. Due esempi di dedizione completa e umile a Dio, un sì orante e silenzioso.

È stata richiamata inoltre, l’apertura e l’interesse all’associazionismo e al mondo del volontariato, proprio a voler sottolineare l’importanza che ha dato, nel suo ministero, alle persone in difficoltà.

Omelia di monsignor Perego

Prima delle benedizione finale, anche il parroco, don Angelo Manfredini, oltre che a ringraziare tutti i presenti, ha voluto accennare un ultimo ricordo con l’insegnamento a guardare sempre in alto. E non è mancato neppure uno speciale ricordo per monsignor Angelo Talamazzini, parroco a San Michele dal 1984 al 2004, deceduto proprio la mattina.

Saluto di don Aldo Mandredini

Al termine della Messa un rappresentante degli scout ha consegnato al rettore del Seminario, don Marco d’Agostino, alcune borse di studio in ricordo di monsignor Galli, sacerdote che ha saputo dare una grande importanza alla formazione. Nell’occasione è stata anche chiusa la raccolta firme che sarà presentata al Comune di Cremona con la richiesta di intitolare al vescovo Maurizio Galli una via, una piazza o un parco della città.

Intervento del rappresentante Masci

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Profilo del vescovo Maurizio Galli

Nato a Soresina nel 1936 e cresciuto nella comunità di Sant’Agata, a Cremona, monsignor Galli fu ordinato sacerdote nel 1961.

Vicario a San Michele Vetere in Cremona e vice assistente di Azione Cattolica, dal 1978 al 1982 è stato animatore in Seminario e quindi rettore.

Il 2 aprile 1998 fu eletto vescovo di Fidenza, ricevendo l’ordinazione episcopale per le mani di mons. Giulio Nicolini il 2 maggio 1998 nella Cattedrale di Cremona. Il 7 giugno 1998 prese possesso della Chiesa di Fidenza, che guidò fino al 30 giugno 2007.

Mons. Maurizio Galli morì il 1° giugno 2008 nella casa di cura Ancelle della Carità di Cremona. È sepolto nella Cattedrale di San Donnino, a Fidenza.

 

 




Un nuovo documento per la formazione alla vita contemplativa

“L’arte della ricerca del volto di Dio” è il nuovo documento sulla formazione della vita monastica che sarà presentato il 21 novembre a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, proprio nella Giornata Pro Orantibus in cui la Chiesa in tutto il mondo celebra il dono della vita contemplativa. Trecento monache, da tutta Italia ma anche da Paesi come l’Albania, la Romania e persino da Betlemme, sono attese al Convegno per approfondire il tema della formazione intesa come “arte” della ricerca, tensione continua verso una crescita umana e spirituale. L’arte della ricerca del volto di Dio vuole essere uno strumento che aiuti la persona a vivere in armonia la relazione con Dio, con il prossimo e con il mondo. Si legge nel documento: “La formazione deve prevedere una sana ed equilibrata informazione che apra all’umanità intera, specialmente quella che soffre. La contemplativa è chiamata ad abitare la storia coltivando lo sguardo interiore”.

I lavori del Convegno

Il Convegno, organizzato dal Segretariato Assistenza Monache, avrà inizio alle ore 9.30 e sarà strutturato attraverso relazioni, testimonianze, momenti di incontro. Si concluderà alle ore 17.00 con la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Card. Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica (CIVCSVA), nella basilica di San Giovanni in Laterano. Oltre al cardinale João Braz De Aviz, interverranno tra gli altri, mons José Rodríguez Carballo, OFM, arcivescovo segretario CIVCSVA, il prof. Vincenzo Buonomo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, suor Giuseppina Fragasso, vice presidente del Segretariato Assistenza Monache.




Al Centro Consulenza Familiare di Viadana un gruppo di auto mutuo aiuto per superare le prove più dure

E’ disponibile sul sito del Centro Consulenza Familiare di Viadana la locandina del “Progetto A.M.A.” che si rivolge a persone che vivono o hanno vissuto gravi prove nella vita: lutti, separazioni, traumi, malattie invalidanti. Sono previsti incontri di gruppo che si basano sul concetto di Auto mutuo aiuto e saranno guidati da un facilitatore.

Il gruppo di auto mutuo aiuto si propone di comprendere, attraverso il dialogo tra i partecipanti, ciò che ognuno ha vissuto al fine di cercare le risorse personali per superare la situazione di difficoltà.

Il gruppo sarà composto da massimo 12 persone, gli incontri dureranno 1 ora e mezza circa, avranno cadenza settimanale e saranno guidati da un facilitatore. La partecipazione al gruppo prevede un colloquio preliminare con la Consulente Familiare.

Scarica la locandina




«Dalla paura all’incontro», storie e numeri dell’immigrazione con mons. Perego e l’avvocato Mbody

”Immigrazione: dalla paura all’incontro”, è stato il tema del secondo incontro del Novembre Sociale, tenutosi lo scorso 17 novembre, iniziativa organizzata dalla Parrocchia di Castelleone. Per trattare un argomento così attuale e molto sentito dall’opinione pubblica  sono intervenuti come relatori  S.E. mons. Giancarlo Perego, Arcivescovo di Ferrara e Comacchio, già direttore della Fondazione Migrantes e l’avvocato Abdoulaye Mbody, primo avvocato africano del foro di Milano.

Mons. Perego ha impostato il suo intervento fornendo una serie di dati sul fenomeno delle migrazioni per illustrarne la vastità e la complessità, ma anche per dimostrare come la percezione di molte persone riguardo all’immigrazione sia lontana dalla realtà. Sarebbe necessario poter contare su una corretta informazione per valutare il fenomeno migratorio con maggiore consapevolezza e serenità.

All’interno degli oltre 5 milioni e 200 mila stranieri presenti nel nostro paese, concentrati soprattutto nel nord, mons. Perego ha individuato alcuni mondi. Si parte con il mondo del lavoro, una parte importante del tessuto produttivo del nostro paese è costituito da stranieri, non solo per i servizi alla persona, ma anche nel settore imprenditoriale e commerciale. Il mondo della famiglia che genera matrimoni misti con il contributo di nascite alla scarsa crescita demografica italiana. Il mondo della scuola che vede ormai il 10% di studenti di origine straniera e il mondo religioso. Esiste poi il piccolo mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Ascolta l’intervento di mons. Perego

L’avvocato Abdoulaye Mbody ha dato un taglio molto dinamico e spigliato al suo intervento presentando un video dove comparivano anche i suoi genitori per spiegare la storia della loro famiglia. Il padre di Abdoulaye era uno dei tanti vu cumprà che s’incontravano in Italia, ma grazie alla sua forza di volontà e all’aiuto di alcune persone ha potuto trovare un lavoro regolare e ricongiungersi alla sua famiglia. Abdoulaye spinto dall’esempio del padre, alle sue capacità e all’aiuto di chi ha creduto in lui, come la sua maestra, è riuscito a laurearsi e a diventare avvocato. Mbody ritiene che il titolo dell’incontro inquadri in maniera corretta il problema dell’immigrazione: i problemi nascono dalla paura dell’incontro, dal non voler conoscere la realtà dei migranti.

Ascolta l’intervento dell’avvocato Mbody