1

Musei Vaticani, l’anno di Raffaello inizia col capolavoro del suo maestro Perugino

Rientra nei Musei Vaticani,  con la sua cornice e la sua “cimasa” dalle quali era stata separata nel 1797 per le requisizioni napoleoniche, la “Pala dei Decemviri” di Pietro Perugino, e l’occasione è l’apertura delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del suo allievo, il grande Raffaello Sanzio da Urbino. Dopo essere stata ammirata a Perugia nella sua ritrovata unità e bellezza originariada ottobre 2019 a fine gennaio 2020, la Pala sarà esposta nella Pinacoteca vaticana dall’8 febbraio al 30 aprile.

Tornano insieme Madonna con Bambino e Cristo in pietà 

Un’occasione imperdibile, nata dalla collaborazione tra i Musei del Papa e la Galleria Nazionale dell’Umbria, per ammirare anche nella Pinacoteca Vaticana la ricomposizione della celebre Pala del maestro umbro: la tavola con la Madonna in trono con Bambino e Santi dei Musei Vaticani reinserita nella sua splendida cornice originale e riunita alla cimasa raffigurante il Cristo in pietà del museo perugino.

Separati dal 1797, quando Napoleone portò a Parigi la tavola  

I due dipinti, realizzati nel 1495 per la Cappella del Palazzo dei Priori di Perugia, furono separati nel 1797, in seguito alle requisizioni francesi che portarono a Parigi la sola grande tavola. Cornice e cimasa furono invece lasciate nel Palazzo. Dopo la caduta di Napoleone, la tavola non fu restituita a Perugia ma, per disposizione di Pio VII, entrò a far parte della Pinacoteca Vaticana.

 

Jatta: un’opera che fa parte della storia dei Musei Vaticani

Ricordata dal Vasari e dalle successive fonti storico-artistiche per la sua bellezza, la Pala è firmata sulla pedana del trono dal suo autore. Così ci presenta l’opera e la mostra, inaugurata la sera del 7 febbraio, il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta.

Ascolta l’intervista a Barbara Jatta

http://https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2020/02/07/18/135472042_F135472042.mp3

«Questa del Perugino è una delle opere identitarie delle nostre collezioni. Quando Luca Beltrami insieme a Pio XI concepisce questa nuova pinacoteca la pone nella stanza precedente al grande salone dedicato a Raffaello. Esporre Perugino in questa occasione è un modo di fare tornare un po’ indietro anche la storia di questi Musei. l’opera arriva grazie al soggiorno che ha a Parigi per le asportazioni napoleoniche, ma arriva grazie a Canova quando decide di riportare le opere, dopo la caduta di Napoleone, non nei luoghi d’origine ma in Vaticano per una maggiore condivisione. Tante nostre opere identitarie fanno parte di quella riacquisizione: pensiamo a Caravaggio, pensiamo alla Madonna di Foligno di Raffaello, pensiamo al Domenichino, grazie all’intuizione di Canova di avere delle opere d’arte importanti condivise all’interno del Vaticano».

Cosa ci può anticipare dell’evento molto atteso del ritorno degli arazzi di Raffaello in Cappella Sistina?

«Sarà un’operazione unica, probabilmente irripetibile, non è mai fatto in questo modo. Sarà veramente un modo di apprezzare quel luogo, che è una catechesi visiva, nel massimo del suo splendore, ma soprattutto in quella concezione era stata voluta da Papa Leone X a completamento del forte messaggio religioso che la Cappella Magna dei Palazzi pontifici voleva dare».

Cosa significa Raffaello per i Musei Vaticani e come cercherete di omaggiarlo a 500 anni dalla morte?

«Dopo questa mostra e l’esposizione degli arazzi in Cappella Sistina, dal 17 al 23 febbraio, a fine aprile avremo un convegno internazionale di studi che farà punto su 37 anni di grandi ricerche, di restauri e anche di scoperte archivistiche avvenute tra la celebrazione dei 500 anni della nascita, nel 1983, e questo anniversario della morte. Avremo poi una mostra fotografica molto interessante, sempre qui nella sala 17 della Pinacoteca, della fototeca storica sulle opere di Raffaello. E in autunno una mostra che in qualche modo terminerà le celebrazioni. Sarà un omaggio di Papa Francesco che si priverà, dal suo appartamento privato, di due opere importanti che raffigurano i santi patroni di Roma, san Pietro e san Paolo, realizzate da fra’ Bartolomeo, ma il san Pietro finito da Raffaello, come sappiamo dalle fonti ed è evidente anche guardando l’opera. Verranno restaurati e ricollocati in questa sala temporaneamente, per poi ritornare a Palazzo. Infine un progetto di riallestimento: la risistemazione della sala ottava della Pinacoteca, quella dedicata a Raffaello, con una nuova illuminazione, molto sofisticata sia degli arazzi che delle pale».

 

Cornini: dalla bottega del Perugino, il classicismo di Raffaello 

Abbiamo chiesto a Guido Cornini, responsabile scientifico del Dipartimento delle Arti dei Musei Vaticani, di parlarci dell’opera di Pietro Perugino e dell’esposizione in Pinacoteca:

Ascolta l’intervista a Guido Cornini

http://https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2020/02/07/18/135472054_F135472054.mp3

«Questa esposizione a un doppio valore: da una parte un’operazione di alta filologia, perché, per la prima volta in quasi 250 anni, permette il ricongiungimento qui, e poco prima a Perugia, di una pala d’altara preziosissima dipinta da Pietro Perugino intorno al 1496 , con una propria cimasa ovvero l’elemento sommitale sopra la cornice con la cornice stessa, che varie traversie storiche avevano separato. Questo è potuto avvenire grazie alla disponibilità di uno scambio reciproco tra i Musei Vaticani e la Galleria nazionale dell’Umbria. Era successo che i francesi avevano fatto delle requisizioni a Perugia come nel resto dello Stato della Chiesa e a Roma in particolare, portandosi via le opere d’arte destinate al Museo di Napoleone. Caduto Napoleone dopo la sconfitta di Waterloo, i francesi dovettero restituire agli antichi proprietari le opere d’arte. Ma questa di Perugia, in particolare, restò da Roma perché era stato nei desideri delle potenze che avevano appoggiato la richiesta di restituzione del Papa, attraverso buoni uffici di Antonio Canova, di mantenere, come già a Parigi, le opere d’arte ad una visione pubblica, per “l’istruzione dell’estera gioventù studiosa” come riportano in modo colorito i documenti dell’epoca. Quindi non sono tornate nel chiuso dei palazzi e delle chiese ma sono state allineate in un disegno storico artistico moderno. La cornice che è un’opera di intaglio sopraffino che era rimasta vuota per tutti questi anni».

Raffaello ragazzino e allievo di Perugino può aver visto il maestro realizzare quest’opera?

«Quest’opera fu realizzata dal Perugino come un forte atto di espressione civica per la sia città d’adozione Perugia, che gli da’ il nome, anche se era nato a Città della Pieve. Raffaello dopo essere stato istruito dal padre, pittore della cerchia di Federico da Montefeltro, di Urbino, viene messo dal padre a bottega dal Perugino, nel capoluogo umbro. Quindi è certo che Raffaello abbia assistito alla realizzazione delle opere in gestazione nella bottega fra le quali questa. Raffaelo aveva più o meno 13 anni, e sicuramente ha fatto tesoro di quello che vedeva in quelle occasioni, le architetture, gli sfondi, il modo di disegnare le figure di quel grande maestro. Proprio qui nei palazzi Vaticani i dipinti del suo maestro il Perugino, nella Stanza dell’incendio, saranno gli unici ad essere rispettati da Raffaello e non essere distrutti».

Quali le particolarità di quest’opera?

«Raffigura una sacra conversazione, che era il nome convenzionale che si dava all’epoca, ad una situazione di gruppo in cui una Madonna col bambino direttamente seduta trono ma poteva essere anche in piedi, era circondata da santi che variavano a seconda della devozione della chiesa alla quale la pala era destinata. Questa invenzione stilistica si situa intorno agli anni cinquanta del Quattrocento a Firenze in particolare nell’ambito del Beato Angelico. 30-40 anni dopo, all’epoca del Perugino, si è evoluta allo stadio che vediamo. I santi riuniti con la Madonna sono san Lorenzo, san Ludovico da Tolosa, sant’Ercolano, e san Costanzo, i patroni della città di Perugia e quindi appropriati per la Cappella del Palazzo Dei Priori, sede della magistratura cittadina e del governo della città. E’ il momento più alto della produzione stilistica del Perugino, manifesto degli stilemi della pittura umbra di fine Quattrocento, che vediamo trasmigrare puntualmente nel primo Raffaello come ossatura di fondo, prima di arrivare al Raffaello classicista delle Stanze, delle Logge e di Villa Madama».




La figura di don Primo Mazzolari nell’interpretazione dei bambini della primaria del Boschetto

“Chi è Primo?Sulle orme del ragazzino di San Colombano”. È il titolo del prossimo appuntamento della rassegna “Musica al Museo”, organizzata dal Settore Cultura Musei e City Branding del Comune di Cremona, in programma domenica 16 febbraio, alle ore 11, nella sala Manfredini del museo civico “Ala Ponzone” di via Ugolani Dati 4.

Protagonisti saranno i bambini della classe quinta della scuola primaria del Boschetto (Istituto Comprensivo Cremona Uno) che, attraverso canti e letture animate di brani tratti dalle opere di don Primo Mazzolari, cercheranno di ricostruire la figura del sacerdote nato nella cascina di San Colombano, situata nel loro quartiere, oltre a delineare la figura di Maria Teresa Zaniboni, maestra e amica di don Mazzolari, alla quale è stata intitolata la loro scuola. Il programma è molto vario, fatto di musiche, canti, coreografie e letture di testi che prendono spunto proprio dalle parole del sacerdote cremonese, ma non solo.

Chi è Primo? Dicono i ragazzi: Primo è un frammento del grande puzzle dell’umanità, una goccia nel fiume del tempo, una parola scritta nel romanzo della vita. Primo è l’invito a partecipare adesso! E così la parola vera, chiara e audace di don Primo Mazzolari, la parola che non passa, viene raccolta dai bambini della classe quinta della Scuola primaria “Maria Teresa Zaniboni” del Boschetto e portata come messaggio di estrema attualità in un breve momento di condivisione del lavoro svolto. Sulle orme del parroco dei lontani, le parole si fondono nella musica, le note diventano una danza, i gesti tornano a comunicare quel messaggio di speranza per il futuro dell’umanità.

L’ingresso è libero e gratuito sino ad esaurimento dei posti disponibili. Chi volesse abbinare al concerto la visita al Museo Civico “Ala Ponzone” deve munirsi di biglietto d’ingresso. Per informazioni: museo.alaponzone@comune.cremona.it – tel 0372 407770 – info.turismo@comune.cremona.it – 0372 407081.




Rivolta d’Adda, inaugurata la mostra “Antichi telai per tessere la liturgia”

La parrocchia di Santa Maria e San Sigismondo in Rivolta d’Adda mette in vetrina i suoi paramenti sacri. Lo fa con la mostra dal titolo “Antichi telai per tessere la liturgia”, inaugurata sabato 8 febbraio alle 19 a Palazzo Celesia, sede dell’oratorio Sant’Alberto e di altre attività, dove al secondo piano sono state allestite due sale con esposti venticinque paramenti. Monsignor Dennis Feudatari, parroco di Rivolta, ha guidato i primi visitatori di questa rassegna (fra cui il sindaco Fabio Calvi e il presidente della Bcc di Caravaggio, Adda e Cremasco Giorgio Merigo) presentando le caratteristiche del materiale esposto, evidenziandone la provenienza, il significato, legato sia alla forma che ai tessuti che ai colori, e il contesto storico in cui è stato creato ed utilizzato.

La mostra, organizzata in occasione della fiera di Sant’Apollonia con il patrocinio di Comune di Rivolta d’Adda, Diocesi di Cremona e Oratorio parrocchiale, rimarrà aperta sino a domenica prossima, 16 febbraio. «Abbiamo scelto di allestirla proprio ora perché in questi giorni c’è la fiera di Sant’Apollonia, che è una fiera commerciale e questi manufatti rappresentano l’imprenditoria attorno alla liturgia» ha spiegato monsignor Feudatari.

I visitatori possono ammirare venticinque paramenti fra cui diversi tipi di piviale, dalmatica e pianeta, risalenti al diciassettesimo, al diciottesimo e al diciannovesimo secolo e un baldacchino processionale del 1700. Tutti i paramenti sono caratterizzati da un prezioso lavoro di tessitura. I ricami, in filamenti d’oro o in filamenti d’argento che riproducono fiori, fogliame prezioso, frutti, adagiati su sfondi di vari colori, sono di pregevole fattura, così come le stoffe.

«C’è anche un paramento – ha raccontato il parroco – che a suo tempo ha mandato la fabbriceria della parrocchia di Rivolta in tribunale, per un contenzioso con la ditta che lo produsse e con la prefettura».




“Anche per uno solo – essere missionari in Kazakistan”, il 14 febbraio don Livio Lodigiani a Sant’Abbondio

Il Gruppo missionario della parrocchia di Sant’Abbondio organizza, nella serata di venerdì 14 febbraio a Cremona (ore 21), l’incontro intitolato “Anche per uno solo – essere missionari in Kazakistan”. L’evento, strutturato sull’intervento di don Livio Lodigiani, che per 23 anni ha operato in Kazakistan come sacerdote fidei donum, si terrà presso la sala del chiostro (ingresso da piazza Sant’Abbondio).




“Il Vaticano nella tormenta”. In uscita l’opera che descrive il rapporto tra la Chiesa Cattolica e i totalitarismi europei

In uscita “Il Vaticano nella tormenta. Dall’archivio della gendarmeria pontificia”, opera, elaborata da Cesare Cantanti, che fa luce sugli anni del pontificato di Papa Pio XII.“I rapporti con il regime fascista sono di reciproco sospetto: Mussolini fa spiare i monsignori, i cardinali e il papa stesso. Hitler odia la Chiesa cattolica perché la considera un potere trasversale, che può sempre sfuggire al controllo assoluto dello Stato. […] A un certo punto abbiamo anche un piano di Hitler per rapire il papa e deportarlo in Germania o nel Liechtenstein e si elabora un contro-piano di “difesa passiva ma energica” che prevede anche il sacrificio di tutti i militari che faranno “scudo col proprio corpo alla Sacra ed Augusta Persona del Sommo Pontefice”.

L’opera rivela, in seguito all’apertura dei segreti dell’Archivio storico vaticano, il rapporto tra la Chiesa Cattolica e i totalitarismi europei, negli anni bui del secondo conflitto mondiale.

Il libro sarà presto disponibile presso tutte le librerie San Paolo al prezzo di €25.

Disponibili in anteprima l’introduzione dell’autore e la prefazione di Andrea Riccardi.

 




“L’amore per la Parola di Dio”, una raccolta delle riflessioni di Papa Paolo VI

Costante è stato il richiamo di Paolo VI, durante il suo pontificato, al culto e all’amore per la Parola di Dio. In un’udienza concessa all’Associazione Biblica Italiana nel 1970, per la quale si affida al consiglio di un grande esperto, il padre Carlo Maria Martini, allora Rettore Magnifico del Pontificio Istituto Biblico, ribadì tutta l’ansia della Chiesa nel favorire «ogni sforzo che tenda a raggiungere un’intelligenza sempre più profonda della Sacra Scrittura, per poter istruire i suoi figli con le divine parole».

In occasione della Domenica della Parola di Dio istituita da Papa Francesco, Mons. Leonardo Sapienza ripropone in questo volume, intitolato “L’amore per la Parola di Dio” di Paolo VI, alcune delle riflessioni più significative del Papa “Maestro della Parola”. Con la speranza che possano essere di aiuto a immergerci nel mare della Sacra Scrittura, come la chiama Sant’Ambrogio, per conoscerla sempre meglio e tradurla nella vita di ogni giorno.

“L’amore per la Parola di Dio”, a cura di Mons. Leonardo Sapienza, uscirà nel 2020 presso tutte le librerie San Paolo al prezzo di €12,50.

Leggi l’intera presentazione dell’opera




Domenica a Scandolara Ravara pranzo di beneficenza per il decimo anniversario dell’associazione Newtabor

Il giorno 13 febbraio ricorre il decimo anniversario della fondazione dell’associazione internazionale Newtabor OdV. Per questa occasione è stato organizzato un pranzo di beneficenza, domenica 16 febbraio 2020, presso la mensa delle scuole di Scandolara Ravara in Piazza Italia, di fianco alla chiesa S. Maria Assunta. L’evento è stato organizzato insieme ai volontari e ai collaboratori dell’Oratorio di Scandolara Ravara e Castelponzone e con il patrocinio del Comune di Scandolara Ravara.L’evento è stato organizzato per raccogliere fondi per i progetti missionari e umanitari del Newtabor, ma parte del ricavato sarà destinato alla missione diocesana di Salvador de Bahia, in Brasile, dove operano i “fidei donum” cremonesi don Emilio Bellani e don Davide Ferretti.

Don Ferretti è stato parroco di queste parrocchie fino allo scorso anno e per questo è stato pensato di coinvolgere tutta l’unità pastorale di Scandolara Ravara, Castelponzone, Motta Baluffi con Solarolo Monasterolo, San Martino del Lago, Ca’ de Soresini, Cingia de Botti e Vidiceto.

Durante il pranzo conviviale ci sarà anche l’opportunità di presentare l’Associazione Newtabor con tutti i progetti che sono in via di realizzazione in varie parti del mondo.

Scarica la brochure dell’associazione




“Eredi di futuro”, secondo appuntamento il 9 febbraio a Soresina

Continua in Zona II il percorso formativo per giovani, intitolato “Eredi di futuro”, il cui secondo appuntamento sarà domenica 9 febbraio, alle ore 18, presso l’oratorio Sirino di Soresina.

L’ospite della serata sarà Marta Danelli, volontaria dell’associazione Albero di Cirene, associazione nata nel 2002 a Bologna per la promozione e la valorizzazione della persona, in qualunque condizione essa si trovi.

Strutturato sulla declinazione di quattro verbi, “Eredi di futuro” propone questa volta una testimonianza focalizzata sul verbo “abitare”, calato nel contesto del progetto “Non sei sola”. Marta racconterà quindi cosa significa per lei abitare a Casa Magdala, a stretto contatto con giovani donne uscite da situazioni di violenza e sfruttamento.

Scarica la locandina




Cura delle fragilità ed ascolto della Parola nel cuore della visita del Vescovo a Bozzolo e San Martino dall’Argine

Il Vescovo Antonio Napolioni arriva puntuale a San Martino dall’Argine venerdì 7 febbraio. Nessun cerimoniale, affabile e semplice nei modi, rivolge le prime parole agli anziani perché “radici della comunità” e vicini alla meta, al “rifugio” sicuro in fondo alla “via perfetta di Dio” che ci aspetta.

Quando si rivolge a tutti nel solenne canto del Vespro, ci chiama al discernimento comunitario, per “assaporare meglio chi siamo agli occhi di Dio,  per scoprire in lui Gesù” ed essere, nel cuore, “popolo in festa”, “cenacolo di discepoli missionari” nella unità pastorale, operosi in spazi aperti al dialogo ma sommessi, perché risalti la presenza di Dio.

Ai membri dei Consigli pastorali ricorda che “La Parola ci chiama, ci interpella, ci illumina” e nell’incontro stravolge ogni formalità, sollecitando sapientemente la riflessione sull’ essere sale e luce, segno di speranza in una società oscurata che fatica a trovare Gesù. Ci sollecita perché  è  urgente “rievangelizzarci”,  sfidando diversità e complessità in comunione e nell’ascolto di Gesù.

Ai bambini incuriositi dalla papalina violacea racconta della crisi adolescenziale quindi della gioia di aver ritrovato se stesso e il Signore nell’esperienza scout e ai capi consiglia di mantenere vivo questo spirito, in un cammino di fede da tramandare, al passo coi tempi e con una visione di insieme.

Loro, commossi, lo salutano nella celebrazione eucaristica di oggi donandogli la cenere dell’ultimo bivacco, simbolo della fragilità umana ma augurio di buona strada da percorrere con ardore e passione.

Infine l’indirizzo pastorale lasciato alle Parrocchie riunite, nella solennità di un gesto che non lascia spazio a diverse interpretazioni: il Vangelo passato di mano in mano, da lui ai preti, fino ai bambini, perché arrivi di casa in casa e ognuno si faccia Chiesa missionaria e discepola, sale della terra e luce del mondo.

Omelia della Messa conclusiva

Photogallery

 

Nel programma della visita pastorale una speciale attenzione è stata riservata alla realtà socio–sanitaria ed assistenziale.

«La valle dell’Oglio, culla di educatori, da Ferrante Aporti a don Primo Mazzolari – afferma il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio – è incubatoio di cooperazione, volontariato, cura ed accoglienza, rilanciate dalla Rerum Novarum, nella carità e solidarietà del territorio, con una storia ricca di realizzazioni concrete». Si tratta delle Case di Riposo, Domus a Bozzolo e Baguzzi–Dassù a San Martino, e l’Ospedale, vero valore identitario per la comunità. «È sorto nel Quattrocento nel futuro quartiere Trinità ad opera dei “Disciplini” – continua il Sindaco – contro le volontà di Vespasiano Gonzaga non fu mai trasferito al Tribunale ma in Borgo Lungo (ora via Bonoldi). Identità non solo e non tanto per testimoniare quel quarto di nobiltà di Provincia napoleonica, sede di Tribunale – Ospedale secondo solo al Poma di Mantova – quanto per garantire al Presidio Multifunzionale di Riabilitazione continuità e specialità di cura dopo il taglio della qualifica “per acuti”, la fuga a Mantova ed ora pare a Pieve di Coriano, distante 75 chilometri, della Riabilitazione Cardiorespiratoria».

Il destino della struttura ospedaliera è in divenire. «Assegnati i lavori del POT (Presidio Ospedaliero Territoriale) dotato di medici di base e specialisti, di Consultorio, mantenendo l’organico, si attende il recupero dell’intera struttura – sottolinea Torchio – dal chiostro ai pluviali, da troppo in lista d’attesa, alla funzionalità piena di Radiologia, all’incremento dei posti per sub–acuti, al potenziamento riabilitativo, ematico e dei prelievi anche grazie al supporto concreto di Ail ed una prospettiva al Centro Medico San Restituto, con la nuova gara di prossima assegnazione».

E aggiunge una nota per il legislatore: «Incombenze quali relazioni sismiche, guardie mediche interne, reti di fibra ottica, aggiunte al taglio dei disabili gravi, lievitano gli oneri di migliaia di euro annui sulle rette di degenza nelle Case di Riposo. Si rischia di indebolire quella rete di solidarietà a cui ha concorso storicamente la presenza religiosa sia nell’assistenza che nell’educazione». Aspetto non irrilevante nel leggere la storia dell’impegno cristianamente orientato a servizio della collettività.

 

Dal punto di vista pastorale è il Parroco moderatore dell’Unità don Luigi Pisani a cogliere il cuore della Visita del vescovo Napolioni a Bozzolo e San Martino dall’Argine, come occasione di conoscenza, verifica e nuova proposta:

«La visita pastorale del Vescovo a una comunità parrocchiale serve per mettere un po’ tutti «sull’attenti» e rispolverare alcuni atteggiamenti tipici del credente: lasciarsi radunare, saper ascoltare, imparare a discutere, decidersi per un impegno nella realizzazione delle scelte concordate e condivise. Così penso sia stato per le nostre comunità di Bozzolo e S. Martino dall’Argine – da poco tempo messe insieme per formare un’Unità pastorale – che hanno accolto con gioia il Vescovo Antonio.

Sotto la presidenza e l’accompagnamento del Pastore abbiamo riflettuto essenzialmente su due ambiti: la verifica del cammino di Unità pastorale e la proposta di «nuova evangelizzazione» per gli adulti. Sul primo tema le difficoltà, evidentemente, sono emerse da subito. Ma potremmo anche timidamente dire siano state affrontate con serenità e speranza. I primi passi condivisi hanno interessato la liturgia, con il ritrovo periodico dei gruppi liturgici per l’animazione dei momenti forti dell’anno liturgico e delle ricorrenze, per la cura del canto liturgico, per vivere insieme il Triduo pasquale. Nel settore catechistico unitaria è divenuta la formazione dei catechisti del percorso catecumenale vissuto in ambedue le Parrocchie, l’animazione della Messa dei ragazzi nella celebrazione della Eucaristia domenicale, gli incontri con i genitori del cammino catecumenale (alcuni svolti insieme, altri nelle singole parrocchie).

La vita degli oratori si è organizzata insieme, con due grandi iniziative estive: Grest e campiscuola. Preparazione e formazione degli educatori vengono attuate insieme e secondo l’indicazione diocesana. Unitaria è anche la conduzione legale ed economica dei due bar degli Oratori.
Condivise sono anche la visita agli ammalati, la benedizione delle famiglie ogni anno con l’aiuto di sacerdoti e suore, il giornalino parrocchiale che esce con diversa intestazione ma riporta alcuni articoli in comune.

Questo è il cammino già intrapreso e sperimentato. Non privo di difficoltà, ma anche di soddisfazioni e di speranze. Problema aperto: la parrocchia di S. Martino richiederebbe la presenza stabile di un sacerdote per un riferimento più frequente per la gente. Cosa che attualmente si realizza solo in due giorni alla settimana.
Riguardo l’evangelizzazione i sacerdoti sono impegnati nella catechesi per i ragazzi della scuola elementare e media, in un appuntamento metodico di catechesi con adolescenti e giovani (novità recente e significativa). Una scelta non priva di difficoltà ma da sostenere con assiduità e determinazione.

Diversa è la situazione del mondo adulto: a Bozzolo in parrocchia è già attuato un cammino di catechesi per adulti, limitata ad alcuni periodi forti dell’anno. A San Martino – tuttavia – tale proposta non ha avuto successo. L’occasione della Visita pastorale è stata quindi preziosa per un’ulteriore proposta di nuova evangelizzazione, nella forma dei «Centri di ascolto» ospitati in alcune famiglie, convocando i residenti più prossimi. Un tentativo da sperimentare suddividendo adeguatamente il territorio in una decina di punti di ritrovo, sotto la guida e l’accompagnamento di un sacerdote, di una suora o di un laico che precedentemente abbiano concordato temi e modalità.

Un’esperienza ovviamente da sottoporre a verifica e aggiornamento per renderla sempre più idonea all’obiettivo di raggiungere una più ampia accoglienza di adulti rispetto a quanto la catechesi tradizionalmente condotta in parrocchia abbia ottenuto. Un progetto sul quale invocare la benedizione del Signore.

 

La riflessione è dunque centrata sulla dimensione Unitaria, come sottolinea Emilia Gazzoni, educatrice e catechista:

«Pur nella diversificazione di significati attribuiti all’unità pastorale, il concetto in sé si struttura in una mappa di parole–chiave imprescindibili che richiedono una nuova idea di sistema ecclesiale. Comunione e missione «profondamente coniugate tra loro… al punto che la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione» (Giovanni Paolo II – Esortazione apostolica Christifideles laici, 32) delineano il percorso da seguire per una Chiesa già chiamata a riflettere sui cambiamenti epocali della società.

Se articolate nella «vita domestica» delle parrocchie in unità, comunione e missione diventano efficaci nella misura in cui nel territorio si procede con logica integrativa in progetti interparrocchiali di ministerialità diffusa dove laici e presbiteri possano esprimere al meglio la propria vocazione. Ma non «da necessità virtù» nasce l’unità pastorale, perchè è un dato di fatto il calo dei preti che faticano a garantire impegni e messe. C’è necessità invece di una «nuova cristianità», di un «alfabeto essenziale» per «irradiare la fede» e perché «tutti abbiano l’abbondanza della vita in Cristo, la gioia del Vangelo, la possibilità di relazioni fraterne» (mons. Antonio Napolioni, Linee pastorali 2019–2020).

Con decreto vescovile del novembre 2018 si è costituita l’unità pastorale tra Bozzolo e San Martino dall’Argine, comunità mantovane della Diocesi di Cremona, a poca distanza l’una dall’altra, in un territorio già caratterizzato da interazioni e scambio di risorse. Siamo in cammino, a piccoli passi stiamo affrontando un passaggio culturale impervio, più o meno consapevoli che la questione riorganizzativa non è la meta. Per procedere nella giusta direzione e non lasciare intentata questa occasione di forte crescita cristiana, dobbiamo dotarci di un rinnovato fervore spirituale, di una visione prospettica di fede, di una più incisiva missione evangelica».




Dal 7 al 9 febbraio, il Vescovo incontra le parrocchie di Bozzolo e San Martino dall’Argine

Da venerdì 7 a domenica 9 febbraio, la Visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni farà tappa in territorio mantovano per l’incontro con le comunità di Bozzolo e San Martino dall’Argine.Si inizia venerdì con la Messa alla casa di riposo di S. Martino e la successiva visita nelle abitazioni di alcuni ammalati. Dopo il pranzo con i sacerdoti dell’unità pastorale, il pomeriggio a Bozzolo sarà dedicato ai giovani del catechismo, ai catechisti e ai genitori accompagnatori. In serata, infine, l’ incontro con i Consigli pastorali presso la casa “Piccola Betania”.

Nella mattinata di sabato, invece, il Vescovo farà visita alla casa di riposo di Bozzolo e incontrerà i ragazzi del catechismo di S. Martino. Nel pomeriggio sarà all’ospedale di Bozzolo per un incontro con lo staff medico e con gli ammalati. In serata, nella casa parrocchiale di Bozzolo, con il locale gruppo Scout.

Domenica 9 febbraio alle 10.30 nella chiesa di Bozzolo il vescovo presiederà la Messa conclusiva, seguita dal pranzo comunitario offerto in oratorio dove i parrocchiani potranno porgere il proprio saluto a monsignor Napolioni a conclusione della visita pastorale.